Colombia – estate 2010

Viaggio on the road in un paese incredibile, bellissimo, pazzo, che ci ha saputo coinvolgere con storie e avventure memorabili, renendoci protagonisti di un film che giorno dopo giorno si è scritto sotto i nostri occhi e sotto i nostri piedi.
Scritto da: udg35
colombia - estate 2010
Partenza il: 02/08/2010
Ritorno il: 21/08/2010
Viaggiatori: 1 + 3
Spesa: 3000 €
La Colombia, un paese incredibile, bellissimo, pazzo, che ci ha saputo coinvolgere con storie e avventure memorabili, renendoci protagonisti di un film che giorno dopo giorno si è scritto sotto i nostri occhi e sotto i nostri piedi. E come non parlare dei Colombiani, un popolo accogliente, gentile, simpatico, divertente e il più delle volte completamente fuori di testa. Ma contemporaneamente un popolo fiero e orgoglioso del proprio Paese, commovente per l’entusiasmo che mette nel raccontare la propria storia, un popolo ottimista e innamorato della vita

Dimenticate gli stereotipi e i pregiudizi che si hanno generalmente della Colombia, droga, farc, rapimenti, violenza. Noi abbiamo viaggiato tre settimane on the road, zaino in spalla, e non abbiamo mai avvertito alcuna sensazione di pericolo. Certo, stiamo parlando di un paese comunque ricco di contraddizioni, in cui ancora oggi l’esercito presidia le strade per prevenire possibili rigurgiti di guerrilla (presente in alcune zone periferiche, soprattutto ai confini con Venezuela ed Ecuador), ma generalmente basta essere consapevoli ed informati, evitare le zone a rischio e tenere comunque gli occhi aperti. Insomma, le normali precauzioni da adottare in qualsiasi posto del mondo.

Se avrete fiducia, scoprirete un paese meraviglioso, che può offrire qualsiasi tipo di panorama, dalle ande al mar dei carabi, dall’amazzonia ai deserti, dalle grandi metropoli ai piccoli paesini sperduti tra colline rigogliose.

Insomma, partite, godetevi la Colombia e soprattutto parlate con la gente, fatevi raccontare le loro storie, la loro Storia, scoprirete un popolo bellissimo, accogliente, curioso, un po’ pazzo, pieno di contraddizioni ma anche pieno di entusiasmo, orgoglio, ottimismo e voglia di vivere.

Il mio viaggio è durato tre settimane, nella prima ho fatto un giro da solo partendo da Bogotà fino a San Augustin, passando per Salento e la Valle del Cocora e Popayan. Le altre due settimane ho viaggiato con la mia fidanzata e una coppia di amici, che nel frattempo mi avevano raggiunto a Bogotà, e ci siamo dedicati alla zona del caribe.

Inutile dire che ogni zona visitata merita davvero di essere vista, sia per le bellezze naturali e architettoniche, sia per poter penetrare a fondo nella complessa realtà e nell’umanità di questo fantastico paese, potendone apprezzare le diverse sfaccettature e contraddizioni.

Di seguito l’itinerario con qualche spunto logistico.

1) Bogotà: atterrato in una notte fredda e piovosa, ho dormito in un ostello della Candelaria e la mattina successiva alle 8.35 ho subito preso un volo per Armenia (114 Euro solo andata, 40 minuti contro le 8 ore e passa di bus, tra l’altro lungo una strada ripida e tutta curve, visto che si scende in picchiata dai 2.600 metri di altitudine di Bogotà), poi taxi fino alla stazione dei bus di Armenia e da lì ho preso una buseta per Salento (ce ne sono circa ogni 20 minuti).

2) Salento: ho alloggiato presso l’Hostal Ciudad de Segorbe, camera con bagno privato a 14 Euro, ottimo, pulito e il proprietario è molto gentile e da un sacco di informazioni. Quando ci sono stato era semi vuoto (forse perchè era nuovo).

Salento è un paesotto molto carino, si mangia un ottima trota cucinata in mille modi e si respira un’aria fresca di montagna che rigenera. Ho fatto una bellissima passeggiata nei dintorni a visitare una finca produttrice di caffè e poi la mattina successiva sono andato a visitare la Valle del Cocora. Ho preso la jeep dalla piazza principale di Salento alle 7.30, 30 minuti fino a Cocora, da lì 1 ora e 50 la camminata fino alla Reserva Acaime (un po’ attraverso la bellissima valle puntellata dalle famose palme da cera e un po’ attraverso la foresta nebulare) e 1 ora e 40 il ritorno, poi ho preso la jeep delle 12.30 per tornare a Salento e da lì il bus per Armenia delle 13.40.

Da Armenia ho preso il bus delle 15 per Popayan (diretto con sosta a Cali – 12 Euro) e sono arrivato a Popayan alle 22.30 circa.

3) Popayan: ho alloggiato presso l’Hostal Trail (16 Euro stanza con bagno privato – basico ma buono).

Popayan l’ho girata solo qualche ora la mattina successiva, è una piccola e deliziosa città, tutta bianca e molto fotogenica. Alle 11.30 poi ho preso il bus per San Augstin (11 Euro, 6 ore)

La strada che collega Popayan a San Augustin è per lunghi tratti sterrata, praticamente una serie di buchi con un po’ di strada intorno, tanto che ci si mettono 6 ore per fare 130 km. Sembra di essere su una giostra più che su una buseta, però si attraversano panorami bellissimi, prima abbiamo attraversato colline e pascoli, poi salendo siamo entrati nella giungla e nella nebbia (qualche anno fa in quelle zone si nascondevano i guerriglieri), non si vedeva nulla intorno e faceva un freddo becco, poi ad un certo punto siamo spuntati su un paramo, un altopiano disseminato di queste piante tipo palme ma alte pochi centimetri (ci siamo dovuti fermare anche un’oretta in mezzo al nulla perchè la strada presentava una vera voragine e solerti tripuladores colombiani la stavano riparando). Finalmente intorno alle 17.30 sono arrivato a San Augustin.

4) San Augustin: ho alloggiato all’Hotel Maya (6 Euro stanza doppia uso singola con bagno privato), un bellissimo posto, arroccato sulla strada più antica di San Augustin, tenuto da un tizio di nome Mario, colombiano giramondo che ha un sacco di storie da raccontare.

A San Augustin ho fatto 2 notti, è un paesino sperduto tra le colline in cui si respira un’aria davvero affascinante. Il giorno successivo al mio arrivo ho fatto un bellissimo tour a cavallo nelle colline circostanti, a visitare siti archeologici sparsi in panorami bellissimi. Se avessi avuto più tempo ci sarei stato sicuramente un giorno in più. Ma visto che di tempo non ne avevo (i miei compagneros stavano arrivando dall’Italia), la mattina successiva alle 5.30 ho preso un bus che da San Augustin mi ha portato a Bogotà via Neiva in 11 ore (arrivo ore 17.30 circa – 19 euro).

5) Bogotà: qui mi sono ricongiunto con i miei compagneros, arrivati in serata dall’Italia. Avevo prenotato due stanze all’Hostal Cranky Croc ma non ce le hanno tenute, quindi la prima notte abbiamo dormito nell’unico buco dove avevo trovato posto (Hostal Adventurieros, da evitare come la peste). Da tener presente che era sabato e che proprio in quel week end c’era il passaggio di consegne tra il Uribe e il nuovo Presidente Santos, quindi gran festa, gran folla e grandi misure di sicurezza.

La notte dopo ci siamo trattati bene e abbiamo alloggiato all’Hotel Casa Decò, penso l’hotel più bello della Candelaria, posto super lusso tenuto da un italiano, una suite bellissima per 4 a 30 euro ciascuno, abbondante colazione con menestrello inclusa.

Bogotà è molto bella, almeno la zona della Candelaria, tante botteghe, ristorantini, localini. E bisogna per forza salire al Montserrate con la funicolare, dall’alto si vede un panorama della città che lascia senza fiato (forse anche a causa dei 3.150 metri di altitudine).

Secondo i nostri programmi, da Bogotà saremmo dovuti salire sino al Caribe via terra con un paio di tappe, ma a causa di qualche imprevisto (smarrimento degli zaini degli amici da parte di avianca, ritrovati dopo 2 giorni) abbiamo cambiato programmi e, appena recuperati gli zaini, abbiamo preso un volo delle 15 per Santa Marta (1 ora – 100 Euro), dall’aeroporto di Santa Marta abbiamo preso un taxi che ci ha portato nel posto da dove partono i bus per Rioacha (una piazzola lungo una strada un po’ fuori la città), alle 18.30 siamo partiti per Rioacha (2 ore e mezza), siamo arrivati alle 20.30, scendendo al volo dal bus visto che a Rioacha pare non ci sia una stazione.

6) Rioacha: abbiamo dormito all’hotel Castillo del Mar (60 Euro quadrupla con bagno con a/c).

A Rioacha non c’è davvero nulla, infatti la mattina dopo alle 9.30 abbiamo preso subito un taxi per Uribia (porta di ingresso della Penisola de la Guajira – 1 ora per 6 Euro in 4) e alle 11 da Uribia una buseta collettiva che in 2 ore e mezza di deserto sterrato, unici turisti stipati insieme a varia umanità locale, ci ha portato a Cabo la Vela (bucando un paio di volte).

7) Cabo la Vela (la Guajira): abbiamo alloggiato alle cabanas Jarrinapi (12 euro cabana per due con bagno), un ottimo posto dove si mangia anche molto bene (se hai la pazienza di aspettare che i “simpatici” wayuu ti servano…).

Cabo la Vela è un posto bellissimo, magico, il mare non è da cartolina ma è un posto dove hai netta la sensazione di essere ai confini del mondo. Abbiamo fatto 2 notti ma io sarei stato anche di più. Da fare assolutamente la traversata a piedi del deserto (2 ore) per arrivare al Pilon de Azucar e alla sua bellissima spiaggia.

Il giorno prima di partire abbiamo arrangiato il passaggio per tornare a Uribia (non sempre ci sono trasporti pubblici, noi che avevamo fretta abbiamo dovuto affittare un passaggio in jeep a 60 euro in 4), poi da Uribia taxi per Rioacha, da Rioacha bus per Santa Marta (2 ore) e da Santa Marta taxi per Taganga (10 minuti).

8) Taganga: alloggiato all’Hotel Techos Azules, visto che gli ostelli più famosi indicati nella Loely Planet erano tutti pieni. L’hotel è buono, un po’ decentrato (poco + di 5 minuti a piedi, un po’ scomodo la sera – 48 Euro in 4 per appartamentino con bagno e cucina).

Taganga è un paesotto di pescatori carino e vivace, pieno di turisti mochilleros e localini dove si può bere e mangiare a poco prezzo, la spiaggia è bruttina però è un buon punto di partenza per il Tayrona.

Il giorno dopo alle 10 abbiamo preso un taxi per Canaveral (ingresso del Tayrona – 1 ora per 60cop in 4). Da Canaveral abbiamo camminato per circa 45 minuti nella jungla (e nel fango) per arrivare ad Arrecifes e poi altri 30 per Cabo San Juan (passando per la Piscina). Consiglio: lasciate gli zainoni in deposito all’albergo di Taganga e portatevi solo uno zainetto con lo stretto necessario per il parco.

9) Parque Tayrona: abbiamo dormito a Cabo San Juan, si possono scegliere diverse soluzioni, tra cui tenda (fornita da loro), amaca a bajo e amaca arriba (all’aperto su un promontorio a picco sul mare). Noi abbiamo optato per l’amaca arriba per 35cop a testa, esperienza fantastica dormire cullati dalla brezza dell’oceano. L’area attrezzata è molto spartana, ci sono pochi bagni in comune (sperando che funzionino) e c’è solo una cucina che dà da mangiare ad orari stabiliti. Il parque Tayrona è bellissimo, con una natura selvaggia e rigogliosa.

Il giorno dopo alle 15.30 abbiamo preso la barca che da Cabo San Juan va a Taganga in 1 ora per 40 cop a testa (pare che di solito quel tratto di mare sia molto mosso, noi per fortuna l’abbiamo trovato tranquillo).

10) Taganga: abbiamo passato un’altra notte a Taganga, in un hotel senza nome lungo la spiaggia trovato non ricordo bene come (30 Euro la quadrupla con bagno).

Il giorno dopo da Taganga abbiamo preso un taxi per il terminal dei bus di Santa Marta (30 minuti circa per 8cop) e da lì alle 12 una buseta della compagnia Brasilia che in 4 ore, passando per Barranquilla, ci ha portato a Cartagena.

11) Cartagena: abbiamo dormito all’Hotel Casa Villa Colonial (40 Euro la doppia con bagno), ottimo albergo, pulito e confortevole, fuori dalle mura ma a 5 minuti dalla zona centrale.

Non c’è bisogno di dire che Cartagena è bellissima e vale tutto il tempo che vorrete starci. Perdetevi nelle sue viette e scattate milioni di fotografie.

Da Cartagena poi noi avremmo dovuto prendere un volo per San Andrès e da lì la coincidenza per Providencia. Purtroppo la notte prima del nostro volo si è verificato un incredibile incidente aereo all’aeroporto di San Andrès (un fulmine ha colpito un aereo in atterraggio, sbattendolo sulla pista e rompendolo in quattro tronconi. Nessun morto tra i passeggeri tranne una signora causa infarto, il giorno successivo i quotidiani colombiani titolavano “es un milagro!!”) e pertanto l’aeroporto dell’isola è rimasto chiuso per diversi giorni (inizialmente ci avevano detto che saremmo potuti partire il giorno successivo, ma la speranza si è spenta presto).

A quel punto abbiamo ragionato su un’alternativa che ci permettesse di passare gli ultimi giorni di vacanza spalmati su una spiaggia (in fondo era il programma che avevamo per Providencia) e consultando la sempre fidata Lonely Planet abbiamo deciso per las Islas de San Bernardo, un arcipelago di isolette a poche ore di bus da Cartagena (sostanzialmente sono la parte più a nord delle Islas del Rosario, accessibili direttamente da Cartagena).

Abbiamo quindi preso un bus da Cartagena che in 2 ore e 45 ci ha portato a Tolù, cittadina da cui partono le imbarcazioni per la Islas de San Bernardo, dove siamo arrivati a pomeriggio inoltrato e dove abbiamo deciso di passare la notte.

12) Tolù: abbiamo alloggiato all’Hostal Villa Bobilla (6 Euro a testa per una quadrupla con bagno), un buon ostello, forse l’unico del posto.

Tolù è una cittadina sicuramente non turistica, quella zona è frequentata maggiormente da turisti colombiani ma non ad agosto, non c’è molto ma è sicuramente un posto pittoresco, dove si può apprezzare la palcida vita della provincia caribegna. Da notare che in paese non ci sono taxi veri e propri ma dei trabiccoli tipo risciò a pedali (ce ne sono da 2 o da 4 persone) che ti portano in giro sparando musica latino americana a volume imbarazzante.

La mattina successiva alle 8.30 circa abbiamo preso una piccola imbarcazione (60 cop a testa) che in 1 ora ci ha portati sull’Isla Mucura, una delle Islas de San Bernardo.

13) Isla Mucura: abbiamo alloggiato al Resort Mucura, 100 Euro a coppia per una cabana doppia con bagno, colazione, pranzo e cena. Non il tipico resort che potreste immaginare, un bel posto isolato e semideserto, dove anche il personale si fa vedere solo quando deve servire i pasti (buoni).

L’isola era praticamente deserta, pochissimi turisti, c’erano solo i locals che sono personaggi abbastanza fuori di testa che passano le giornate a cazzeggiare e ad “assistere” i pochi turisti che passano di lì. Le isole dell’arcipelago sono abitate da questa comunità di pescatori (che vivono tutti ammassati su un’isoletta, l’Islote, dove c’è il villaggio vero e proprio) che si sostentano con la pesca e il turismo. Quando dei turisti arrivano sulle isole, uno degli isolani si offre come loro “angelo custode” e offre vari servizi, quali per esempio un giro in barca alla barriera corallina, un pranzo con l’aragosta, un cocktail servito sul bagnasciuga… tenete presene che sul’isola, a parte il resort non ci sono bar e ristoranti propriamente detti, ci sono dei posti molto caserecci dove ti servono qualcosa quasi come fossi loro ospite.

Se dovesse capitarvi di passare di lì, cercate in giro Juan Gillermo, el Rasta, lui saprà sicuramente prendersi cura di voi nel modo migliore…. 🙂

Siamo stati un paio di notti a Mucura, poi il giorno della partenza alle 15 abbiamo preso l’imbarcazione per Tolù e da lì il bus delle 17.30 che in 4 ore (causa 3 posti di blocco lungo la strada) ci ha riportati a Cartagena.

14) Cartagena: abbiamo dormito ancora all’Hotel Villa Colonial (62 Euro la quadrupla con bagno).

Il giorno dopo abbiamo passato l’ultima mattinata gironzolando per la bellissima Cartagena e poi nel pomeriggio siamo andati all’aeroporto, visto che ahinoi alle 17.45 partiva il volo che, via Bogotà e Madrid, ci avrebbe riportati in Italia.

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Cartagena

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Isla Mucura

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Bogotà

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Salento

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Colombia

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San Augustin

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Cabo la Vela (La Guajira)

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Valle del Cocora

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Popayan

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La Guajira

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Parque Tayrona (Cabo San Juan)



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