Classiche Seychelles
Iniziamo subito coi prezzi: le Seychelles si fanno pagare, spesso anche troppo nonostante siano oramai una destinazione oggetto di turismo di massa e non più esclusivamente d’élite. Non sarà tanto per il volo aereo quanto più per coloro che desiderano la comoda soluzione del pernottamento con prima colazione. Il costo complessivo del viaggio è stato di circa 1800 Euro in camera e colazione (tasse, trasferimenti tra le isole e verso gli alloggi compresi). Se proprio si vuol andare al risparmio la soluzione ottimale sarebbe quella dell’appartamento “No catering” dove ci si cucina da soli provvedendo al supermercato. Ancor di più condividendo l’affitto con altre persone, tipo un gruppo di amici o una famiglia. Infine, si stanno affacciando anche nuove agenzie – questo mi ha raccontato una tour operator del posto – che con prezzi veramente stracciati sistemano le persone in alloggi quasi di fortuna. Ricordo che definì “baracche” questi alloggi. Comunque, c’è chi ama anche fare le ferie così ed è giusto che abbia la sua parte di paradiso.
Al cambio attuale di dicembre 2015, 1 Euro vale 14 Rupie. Con un rapido calcolo, in loco, moltiplicate il valore delle rupie x 7 ed avrete il valore approssimativo in Euro.
Di seguito alcuni prezzi (dicembre 2015):
Gelato tipo Magnum: 2,10 Euro
Sigarette: 4,20 Euro (nazionali in solo pacchetto da 10)
Birra 0.33 in bottiglia al supermercato: 2,80 Euro
Coca Cola 0.33 al supermercato: 2,50 Euro
Noce di cocco da bere: 3,5 Euro
Autobus: 35 Cent a viaggio (70 se con A/C)
Escursione con motoscafo e pranzo incluso verso isole minori: da 65 Euro (a persona) a 150 Euro più tasse di sbarco di 14 Euro (le tasse di sbarco perché spesso sono isole private)
“Pizza margherita” con Coca Cola: 14 Euro
Ingresso Vallée de Mai: 20 Euro
Frullato di frutta fresca: 5,50 Euro
Frullato di frutta fresca con rum: 9 Euro
Cena per due con due birre, due antipasti e due primi a base di pesce: 85 Euro
Cena per due con due birre, due primi, due contorni al Take Away: 20 Euro
Partiamo con un paio di giorni a Mahé dopo un volo con il classico scalo nei paesi del golfo persico. Ricordo che per scali oltre le 8 ore potete chiedere al banco della compagnia un voucher per consumare gratuitamente un pasto nel ristorante convenzionato. Evitate comunque lo scalo lungo come la peste se potete, perché 8 o 10 ore a pascolare in un aeroporto sono deleterie… a volte basta spendere spendere 50 o 100 Euro in più ed evitare tale sosta.
Ci siamo affidati ad un network di agenti di viaggio perché, nonostante fosse tutto anche organizzabile in autonomia, avevamo poco tempo nella preparazione del viaggio e questo ci ha risparmiato un sacco di ore davanti al pc a legger recensioni o a discutere sui prezzi. In pratica il nostro agente ha organizzato tutto lui quello che avremmo fatto noi (prenotazione volo, trasferimenti, alberghi…) tutto appoggiandosi ad una delle 3 maggiori agenzie di viaggio locali. Chi ha tempo, prima di partire e/o in loco se bassa stagione, può tranquillamente organizzare tutto da sé.
Giunti a Mahé, con organizzazione svizzera, l’agenzia ci trasferisce alla sistemazione di destinazione a bel Ombre (la parte “discotecara” dell’isola… se così si può definire) al Casa Dani (consigliata e recensita ottimamente anche da me su TA). In realtà Bel Ombre è una zona con alta concentrazione di B&B, hotel ed appartamenti turistici. Qualche locale, musica e simpatici punti di street food dove assaggiare le specialità locali a buon prezzo. La bellissima spiaggia, frequentata anche molto dai locali, lascia subito un sapore delizioso in bocca su quanto poi ci aspetterà nelle altre isole.
Il giorno successivo il tempo non è meraviglioso (è stato il solo giorno di brutto tempo trovato) sicché abbiamo preso l’autobus e ci siamo diretti a Victoria per visitarla. Il traffico ed il caos regnano sovrani ma in realtà la visita della vera e propria città si completa in 4 o 5 vie. Il mercato, che chiude a metà pomeriggio, è un buon punto per gli acquisti di spezie (se al rientro avete qualche ora prima del volo magari) e di souvenir . Anche su Francis Rachel St. ci sono un paio di negozi di artigianato locale assolutamente da visitare. Parte della giornata scorre poi alla visita del Giardino Botanico (ingresso a pagamento) che è un bellissimo arboreto purtroppo povero di indicazioni e mal strutturato nel percorso da seguire. Si gira a zigzag da un’area all’altra avendo a che fare con indicazioni solamente di tipo scientifico che ai molti non dicono nulla e fanno solo intuire il tipo di pianta che si sta osservando. Qui troverete il primo approccio anche con le famose tartarughe che se osserverete non vi costeranno nulla ma se vorrete toccarle o foraggiarle invece sì. E’ una spesa stupida ed inutile, non fatela. Troverete nell’arcipelago numerose altre tartarughe osservabili e toccabili gratuitamente.
Da qui decidiamo, finita la visita, di mangiare al nostro primo take away e, senza alcun dubbio, diamo al nostro palato il primo approccio della cucina creola e del suo delizioso mix di dolce e piccante. Si entra in questi locali, di solito nascosti, piccoli ed angusti, ci si mette in fila e si ordina ciò che si vuole. E’ facile individuarli dalla strada semplicemente perché appendono un cavalletto e/o una bacheca fuori con i piatti del giorno. Solitamente il riso è sempre compreso. Pagare in rupie vi facilita sempre il tutto anche se, calcolatrice alla mano, qualsiasi attività vi accetterà gli Euro senza applicare commissioni onerose. Prelevate ai bancomat sparsi ovunque (500, 1000 rupie alla volta) e, qualora la transazione vi venisse negata, cercatene un altro. Capiterà spesso questo tipo di situazione che è dovuta solamente a mancanza di denaro all’interno della macchina e/o a malfunzionamenti. Non desistete, almeno 1 su 3 vi erogherà contante.
Proseguiamo con un autobus verso la parte occidentale dell’isola fino a Baia Lazare dove, visto il sole tornato a splendere, ci fermiamo in questa meravigliosa insenatura a fare un bagno.
E’ già stato detto e stradetto ma una protezione solare ad altissimo fattore è il passaporto per una vacanza tranquilla senza ustioni o bruciature. Siamo sotto il sole dell’equatore, che non è nemmeno avvicinabile al nostro più caldo sole di agosto. Personalmente, usando sempre un SFP 50 e mai esponendomi al sole, sono tornato con un colorito più che bronzeo (ed ho la pelle molto chiara). Il pomeriggio trascorre quindi velocemente ed in fretta in questa piccola località. Verso le 16.30 ci accingiamo a fare rientro a Bel Ombre.
Calcolando che i trasporti cessano gradualmente con le 18.00 e che sempre verso quell’ora cala il sole ed arriva buio in un attimo, i pomeriggi in realtà sono più brevi dei nostri. Quell’orario, per coloro che decideranno di usare i servizi di trasporto collettivi, sarà sempre un punto fisso per tutta la vacanza. Un’ottima cena in pensione e la mattina seguente ci si dirige verso Praslin.
Il trasferimento viene effettuato in motoscafo che in 1 ora ci fa giungere al porto di sbarco. Nei pacchetti, le agenzie locali organizzano tutto ottimamente e quindi è abbastanza inutile farsi proporre il volo aereo in alternativa. Coloro in autonomia faranno bene a prenotare per entrambi le soluzioni i biglietti online non tanto per i posti a disposizione quanto più perché si può risparmiare qualcosa. Sui motoscafi ricordate che i posti su tetto sono quelli più costosi; non ci si può salire con il normale biglietto in classe economica. Se il trasferimento verrà fatto sotto una pioggia torrenziale verrete ripagati intimamente del vostro biglietto in economy. 😉
A Praslin siamo al Berjaia, un vecchio hotel ad Anse Volbert che probabilmente ha perso lustrini e pailettes già da tempo. Non lo sconsiglio ma nemmeno mi sento di fare il contrario. Sono convinto che in zona esistano sistemazioni migliori. Praslin è un’isola piccola ma ogni località è facilmente raggiungibile con l’autobus.
La zona di Anse Volbert è tecnicamente un ottimo punto di partenza per tutte le direzioni dell’isola. Molti turisti noleggiano l’auto ma, personalmente, non trovo sia necessario. Sì, si è indipendenti, si ha l’aria condizionata ma poi altri benefici non ne vedo. Pochissime possibilità di noleggiare la bicicletta: la zona del centro/sud (Anse Consolation, Valleé de Mai) dell’isola è praticamente una rampa continua mentre la restante può essere ancora praticabile (per Anse Lazio esiste una ciclabile che aggira la salita (nella località di Anse Takamaka). Il problema non è tanto la pendenza quanto più il fatto che bisogna pedalare sotto il sole con oltre 40°C ed un’umidità altissima. La difficoltà sta tutta lì.
Tornando ad Anse Volbert la località offre bancomat, ristoranti, una gelateria (i gelati li trovate anche al supermercato). Poca vita notturna ma tanti barbeque in funzione nei ristornati e negli alberghi. La spiaggia è bellissima ma il fondo è molto basso sicché non è il massimo per nuotare. Tralasciando un paio di sere al ristorante noi andavamo a prendere il cibo al Take Away Gala di Baia S.Anne (apre alle 18.00, mentre il ristorante alle 18.30) che ci ha sempre fornito ottimi pasti. Si partiva alle 17.30 da Volbert con l’autobus, alle 18 si ordinava il cibo, un quarto d’ora per averlo ed alla 18.30 si rientrava con l’ultimo autobus.
Decidiamo nei giorni seguenti di visitare Valleé de Mai che, seppur splendido, è a parer mio troppo sopravvalutato come luogo. Ma le considerazioni le farò alla fine. Poi verso Grand Anse (la parte dove c’è l’aeroporto) che non offre nulla d’interessante anche e soprattutto perché risente tantissimo della bassa marea ed è quasi impossibile fare un bagno decente. La parte sud rimane abbastanza dimenticata ed anche qua, come abbiamo potuto notare, la bassa marea miete vittime. Spiagge piccole e deliziose come Anse Consolation appaiono, in bassa marea, come acquitrini. Anse Lazio, oltre ad essere un luogo bellissimo, è forse l’unica spiaggia che consente di nuotare ottimamente (una parte del mare è anche recintato per maggior sicurezza) e di fare del buon snorkeling. Noi abbiamo trovato aquile di mare, tartarughe ed una buona quantità di pesci. La barriera è comunque anche qua tutta sbiancata. I cambi di marea intorpidiscono l’acqua quindi lo snorkeling non è sempre possibile.
I due ristoranti sulla spiaggia sono carissimi (20 Euro a piatto di media) quindi è il caso di provvedere prima della partenza al cibo qualora abbiate la necessità di mangiare a mezzogiorno. Esiste un ristorante con prezzi discreti all’inizio di Anze Lazio, dove si ferma l’autobus, ma calcolando che bisogna tornare indietro e rifarsi tutta la rampa sotto ad un caldo atroce è da scartare subito. Esiste però il famoso Honesty bar nella parte sinistra della spiaggia che comunque ha sempre qualcosa da sgranocchiare (patatine, noccioline, a richiesta anche tramezzini). Ad Anse Lazio c’è anche un grande recinto di tartarughe visitabile gratuitamente: potrete dar loro da mangiare qualche foglia e fare le foto senza che nessuno vi chieda un soldo. In realtà Praslin finisce qua perché oltre non offre molto. Se si vuol di più si deve sempre tenere in considerazione la possibilità di fare escursioni nelle isole vicine che, a dir la verità, si limitano a traghettarvi da una spiaggia all’altra. Va da sé, come già detto, che il forte caldo limita comunque molto gli spostamenti a piedi ed anche una semplice passeggiata lontano dalla spiaggia diventa un sudario poco godibile (sotto i 24°C non scende mai la temperatura).
Da Praslin ci si sposta poi in una mezz’ora verso La Digue, meta finale del viaggio. L’isola delle biciclette. Verissimo! Ce ne sono ovunque! Diciamo che il circondario di La Passe è abbastanza pianeggiante ma la parte centrale dell’isola è bella in piedi mentre per Grand Anse vi aspetterà al rientro una bella salita. Mi ripeto, è solo il caldo a rendere tutto più difficile.
Se Praslin era calma, La Digue è un dormitorio. L’isola è più monotona rispetto a Mahé o Praslin ma, a pare mio, offre spiagge come Grand Anse ed Anse Cocos forse ben più belle di Anse Lazio. Le spiagge della parte sud orientale dell’isola, quelle più belle, non sono praticabili tutto l’anno. Nella prima parte dell’anno sono battute incessantemente da un vento fortissimo e le correnti, già molto presenti, si fanno ancora più insidiose. Noi eravamo ancora nel periodo “bello” e quindi abbiamo potuto fare un bellissimo tuffo a Grand Anse (seppur sempre in zona sicura perché risacca e correnti sono fortissime) come anche ad Anse Cocos, Petite Anse. Il problema, oltre al mare molto mosso è sempre riuscire a trovare un po’ di ombra e, trovata anche, sperare che il posto non sia invaso da rifiuti e schifezze. Una toccata anche a Anse Banane a fare snorkeling; qua barriera è bellissima e ci sono molti pesci ma il fondale è roccioso e le scarpette sono obbligatorie. Il problema della bassa marea costringe a fare snorkeling in pozze o vie che fanno rasentare i coralli. Con l’alta marea è già più fattibile ma anche qua le correnti sono veramente forti e le pinne sono un ottimo corredo qualora si voglia uscire di qualche metro. Una bellissima cena da Chez Jules (vi costerà un’ottantina di Euro e comunque è bene prenotare) ed un rientro in piena notte (ricordarsi la torcia).
La salita al Nido dell’Aquila regala un panorama bellissimo (seppur va detto che la vegetazione lo limita in parte). Lasciate le bici al bivio in paese e salite a piedi perché è impossibile farlo in bicicletta, sia per la pendenza sia per il caldo. L’ultimo tratto è fatto in piena vegetazione quindi obbligatorie scarpe da ginnastica. Sono circa 3km di salita dal centro del paese.
Contrariamente a quanto ho letto nei vari forum sull’essenzialità di una guida per muoversi nei sentieri posso solamente smentire. E’ vero, i sentieri sono segnati malissimo, poco tracciati e spesso non liberi dalla vegetazione ma basta semplicemente scaricarsi le mappe delle isole offline sul proprio telefono (poi le si useranno con Maps o altre app di navigazione) e la precisione dei sentieri segnate sulle stesse non vi farà sgarrare di nemmeno 50 cm. A tal proposito, il percorso che porta da Anse Banane ad Anse Cayman e poi Cocos è, soprattutto nel tratto verso Cayman, di notevole difficoltà perché ci si muove tra i blocchi di granito e con una tracciatura (frecce e punti bianchi) difficile da notare. E’ un percorso per escursionisti molto esperti, non per tutti. Noi, abituati alla montagna come siamo abbiamo trovato comunque più che impegnativo il primo tratto. L’alternativa è quello di farlo con bassa marea ma ci vogliono ottime scarpette perché è tutta una lastra di pietrisco e coralli. Da Cayman a Cocos e via via le cose sono più semplici. Lo si fa tra la vegetazione quindi il problema è solo dato dalle frasche o dagli insetti. La traccia c’è.
Anse Cocos è meravigliosa ma gli unici punti con un po’ d’ombra sono dei veri e propri letamai di plastica, frasche marce e deiezioni.
Rimane, seppur a pagamento (7 Euro ), il posto migliore dell’isola Anse d’Argent. Per accedervi si paga l’ingresso e magari si visita anche l’Unione Estate, questo parco/arboreto dove vedrete piantagioni di vaniglia, lavorazione della copra, e l’ennesimo grande recinto di tartarughe a cui potrete dar qualche foglia ed accarezzare. Tre negozietti di souvenir tenuti a condizioni pietose. La spiaggia è meravigliosa. Non fermatevi alla prima perché li ci stanno i turisti della giornata, del tour di 4 ore o delle crociere. Percorrete il sentiero che via via vi mostrerà piccole spiaggette e ripari ombrosi. La barriera corallina non è un granché e nemmeno pesci se ne vedono molti (ad Anse Lazio ci sono veri e propri banchi…) ma qui pascolano le tartarughe, il mare è calmo ed anche in bassa marea è possibile bagnarsi nelle varie pozze senza tagliarsi visto che il fondo è sabbioso. E’ brutto dirlo, ma si capisce perché l’amministrazione abbia messo a pagamento questa parte dell’isola. Numerosi chioschetti per bere qualcosa, ristorarsi o consumare della frutta. Tutti con i medesimi prezzi.
Oltre a ciò, rientro a Mahé via Praslin. Se avete numerose ore prima del volo potete lasciare la valigia gratuitamente in aeroporto al posto di Polizia. Con le ultime rupie potete prendere un autobus verso Victoria e poi rientrare con gli acquisti fatti in aeroporto. Non comperate oggettistica e souvenirs in aeroporto perché costano 4/5 volte in più che Victoria sebbene alcuni cartelli dicano il contrario. Il mercato, come detto all’inizio, è un buon posto per l’acquisto di spezie.
CONSIDERAZIONI
Che dire, un po’ il mondo ho avuto la fortuna di averlo visto, ma credo che forse le Seychelles, a livello paesaggistico, abbiano preso uno dei primi posti nella mia classifica personale. Solo a livello paesaggistico.
Dopo, come mi accingo a raccontare, ci sono troppe cose che non funzionano.
Anzitutto ci si aspetterebbe che una nazione vissuta di turismo elitario per almeno 30 anni avesse raggiunto uno standard qualitativo più che buono. In realtà la ricchezza non è stata distribuita e il nuovo turismo (quello che si è affacciato qua come alle Maldive) è stato mal recepito. Si ha come l’impressione che ora governo e popolazione vogliano rifarsi sugli attuali turisti da “pacchetto vacanze o fai da te” per i guadagni mai acquisiti in 30 anni di turismo fatto da milionari soggiornanti in esclusivi e blindatissimi resorts. Ad esempio, per recarsi alla spiaggia di Anse d’Argent (La Digue) si paga 7 Euro in quanto incorporata nel parco Unione Estate. L’Unione Estate è un bellissimo parco/arboreto nella parte occidentale dell’isola che, oltre a consentire l’accesso alla spiaggia, vi terrà occupati a vedere un enorme recinto di tartarughe di terra, piantagioni di vaniglia, lavorazione del cocco e la casa (in ristrutturazione da chissà quanti anni) del film erotico Emanuelle. In realtà il parco è tenuto abbastanza male: pochissime indicazioni, nessuna linea di percorso da seguire. Tutto, come ve ne accorgerete molto in fretta, è fatto per spillare più soldi possibili ai turisti. Perché, visto il parco, ci si domanda se fosse stato meglio utilizzare una guida per capire meglio quel tipo di coltivazione o quel tipo di processo produttivo. All’ingresso v’è ad esempio, un fatiscente negozio polveroso con un commesso svogliato che vende spezie e souvenir (le marmellate evitatele visto che non hanno il sottovuoto) e che lascia una sola domanda: 7 Euro d’ingresso al giorno, anni di turismo di élite e ancora non vi è la volontà di presentarsi in modo decoroso verso coloro che, nello specifico caso, versano un contributo. Va da sé per altre due capanne/tettoie che vendono la stessa oggettistica nel parco medesimo. Chiedendo il perché di tale sciatteria la risposta è sempre la stessa: stanno per essere ristrutturati. A Vallée de Mai (Praslin) non si va molto meglio, con 20 Euro d’ingresso si passeggia in uno splendido palmeto di Coco de Mer dove la segnaletica dei vari vegetali è assente o gravemente deficitaria. Motivo? Il solito: 40 Euro e prendi la guida autorizzata all’esterno che ti racconterà tutto. Ci mettiamo nello stesso calderone, per finire, l’orto botanico di Vittoria (Mahe) bellissimo sì, ma senza un briciolo di indicazioni o di percorso segnalato. Lì poi si raggiunge il massimo, perché osservare le tartarughe è gratuito ma semmai si volesse dar loro qualche foglia o poterle toccare vanno spese le ennesime centinaia di rupie. UNESCO, presidenti di qui, di là e, come a La Digue, si ha difficoltà a trovare un cestino per le immondizie. Nessuna manutenzione ai sentieri. Tutto è fatto apposta per obbligare il turista a desistere ed a prendere questa o quell’altra guida locale per poter fare un tratto di sentiero o di spiaggia.
I ristoranti non si sono ancora adeguati con i prezzi e 20 ed oltre Euro per un primo piatto sono davvero onerosi. Alle Maldive spendevo gran lunga di meno e, tecnicamente, hanno problemi logistici e di produzione maggiori (non hanno piantagioni di frutta e verdura ad esempio). Qui c’è una buona produzione interna di frutta e verdura, pesce a km zero ed ancora tutto è carissimo. Si cade così nelle ennesime e pietose scene di turisti che al mattino a colazione arraffano tutto il cibo possibile e se lo portano via per la giornata. Le attività spesso e volentieri caricano commissioni del 15% su consumazioni con carta di credito e le escursioni, quasi sempre, vanno pagate in contanti. Pena l’impossibilità di effettuarle e/o il solito ricarico del 15%.
Invasi da una generazione rasta, che di rasta oltre al fumo ed ai dredl ha gran poco, dedita a far nulla dalla mattina alla sera (a Praslin soprattutto). Pronti ad offrire l’escursione scontata ed a bersi l’incasso in birra (pensateci bene prima di dar soldi a questa gente…) o giocarselo con le numerose lotterie. Va poi da sé che i più scaltri vi proporranno varie droghe.
Se penso alle cure ed alle attenzioni gratuite che ho ricevuto nel sudest asiatico posso solo fare impietosi confronti. Non vi è la volontà di presentarsi e di darsi da fare per mostrarsi nel modo migliore, forse le sole agenzie di viaggio locali sono le uniche che cercano di dare questa immagine attraverso una organizzazione ottima e puntuale. Ricordo uno Sri Lanka pulitissimo dove non c’era carta in terra. Mentre angoli splendidi di queste isole sono invasi da schifezze e rifiuti. E’ colpa dei turisti sì, ma anche dei locali che non hanno la minima voglia di impegnarsi. Il problema, come accade anche qui in Italia per molte località, è che ora stanno arrivando da qualche anno turisti a frotte ed in realtà basta solo sedersi ed incassare. Quello che non hanno preso coi miliardari degli anni ‘80/’90 lo stanno piano piano incassando ora. Così funzionano le Seychelles attualmente.
Ricordo l’operatrice creola, venuta a fare un controllo sulla positività del viaggio che, lasciandoci esterrefatti ci disse “gli italiani sono tantissimi negli ultimi anni, sempre di più da quando da voi c’è la guerra”.
Per ora, a quanto ho potuto vedere dai tavoli vicini, rimane una destinazione per il turista del “to go”: quello che vuole provare l’esclusività ma che è costretto a farsi i panini alla mattina a colazione ed a rubar frutta per limitarsi poi così a spendere il meno possibile sull’isola. Chiaro poi vai al ristorante italiano e 6 anelli di totano (SEI!!!) spacciati come frittura ti vengono poi fatti pagare ben 17 Euro. E non oso pensare se avessi voluto ordinare un tagliolino ai porcini (c’era anche quello a menù)… Ci sono i Take Away sì ma si spende sempre e comunque più che in Italia.
La popolazione è cordiale ma oltre alla gentilezza di circostanza non va. Insomma, nonostante il caldo terrificante aleggia sempre una freddezza mista a noia. Cito il rientro a Praslin in motoscafo dove un passeggero locale in evidente stato di ubriachezza è stato foraggiato per tutto il viaggio di birra, filmato dall’equipaggio con i telefonini e lasciato indisturbato, tra le risate generali del personale di bordo, ad infastidire i passeggeri.
Internet viene offerto a pagamento da una rete pubblica su tutte le isole. Ci sono dei chioschi tipo bancomat dove dopo un pagamento di circa 7 Euro avrete 1 ora di navigazione in wifi attraverso delle credenziali fornitevi. Alcune pensioni/B&B lo offrono gratuitamente in determinati orari (di solito ai pasti) mentre altre attività preferiscono affidarsi alla rete pubblica e quindi fornire internet a pagamento. In generale la connessione non è buona. Spessissimo sovraccarica e quindi impossibilitata anche a fornire i sufficienti Mb per spedire una foto.
Forse una delle poche cose positive che ho notato è che nessuno si aspetta mance. Ma non compensa il resto. Per ora credo che non farò ritorno per un bel po’ di tempo in queste paesaggisticamente meravigliose isole. Sì, credo siano uno dei luoghi più belli al mondo che abbia mai visto ma, visto che non ero in viaggio di nozze, emotivamente purtroppo mi ha lasciato ben poco.