Città imperiali del Marocco

Viaggio di gruppo in autobus tra Fes, Marrakech, Meknes e Rabat per una settimana da mille e una notte
Scritto da: antocimani
città imperiali del marocco
Partenza il: 21/12/2013
Ritorno il: 28/12/2013
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €

Tour del Marocco 21-29 dicembre 2013

Per questo viaggio invernale abbiamo scelto un tour organizzato che ci avrebbe permesso di visitare nel giro di una settimana buona parte del Marocco senza troppo stressarci per ottimizzare tempi e costi. I percorsi proposti erano un po’ gli stessi per tutti i tour operator (a volte persino gli hotel erano uguali) ma i prezzi cambiavano, in qualche caso anche di tanto. Per questo motivo abbiamo richiesto vari preventivi e dopo averli confrontati abbiamo scelto quello che ci sembrava il migliore. Abbiamo scelto alberghi 4 stelle (si ha la possibilità di chiedere anche il circuito low cost con hotel comfort e quello lusso, con ovvia variazione di prezzi) e pensione completa, pensando fosse la soluzione più comoda in un viaggio che prevede ritmi serrati e poco tempo libero a disposizione. Le cene le abbiamo consumate tutte in hotel, molto pratico, mentre a pranzo ci siamo sempre appoggiato a ristoranti locali che ci hanno fatto assaggiare nell’ordine pesce, cous cous, pastilla, tajine, kebab e mechoui.

Nessun problema intestinale per mio marito, io invece le ultime 48 ore le ho trascorse non proprio serenamente a causa di una spremuta di succose arance rosse bevuta nella piazza Jema El Fna in un bicchiere che forse non era limpidissimo… A parte questo il viaggio è stato eccezionale.

Siamo partiti da Bari con un volo di avvicinamento per raggiungere Roma da dove decolla la compagna di bandiera marocchina Royal Air Maroc, utilizzata per questi circuiti. Per entrare in Marocco con un tour organizzato non è necessario il passaporto, anche se troverete informazioni contrastanti. Il sito della Farnesina (http://www.viaggiaresicuri.it/index.php?marocco) è molto chiaro in merito, potete stampare una copia della circolare e portarla con voi, nel caso trovaste in aeroporto personale poco informato.

Dopo circa due ore di attesa all’imbarco, a causa di una protesta per overbooking sul nostro volo, e altre 3 di percorrenza siamo atterrati a Casablanca in tarda serata dove il corrispondente locale ci attendeva. Arrivati in hotel (Barcelò Casablanca, catena alberghiera spagnola con hotel a 4 e 5 stelle, abbastanza buono in termini di pulizia e confort considerando gli standard locali) ci attendeva la cena a buffet, calda e varia. L’indomani mattina di buon’ora inizia il nostro giro della città: quartiere Habous, mercato, Palazzo reale, piazza Mohammed V, moschea di Hassan II. Quest’ultima l’abbiamo visitata, con un supplemento, all’interno con regolare e simpatica guida in lingua italiana. La moschea, costruita per due terzi sul mare e che appare imponente dall’esterno, all’interno è inimmaginabile. È, dopo La Mecca, l’edificio religioso islamico più grande al mondo: il suo piazzale può accogliere 80000 fedeli, mentre la navata interna ne ospita 25000. Il minareto è, con i suoi 210 metri, il più alto al mondo.

Consumiamo il pranzo in una terrazza sul lungomare di Casablanca, kilometri di stabilimenti balneari, piscine artificiali, chioschi e locali alla moda, e subito dopo saliamo in autobus verso Rabat.

Rabat è la capitale politica e amministrativa del Marocco. La nostra visita inizia dalla Kasbah Oudaya, cittadella fortificata dalle viuzze strette e tortuose dipinte in bianco e azzurro, patrimonio dell’Unesco.

Al termine della visita guidata decidiamo di inoltrarci, sebbene un po’ titubanti, nel suk di Rabat che si trova poco distante dal nostro albergo. È molto grande e circondato da alte mura di terracotta. Ci si accede da diverse porte da cui si dipanano, come fili di una matassa, vicoli e stradine che si incrociano, si intersecano, scorrono parallele, affollate di ogni genere di mercanzia e in cui se si hanno i pantaloni alla caviglia è meglio! E’ questo il nostro primo approccio con l’arte della contrattazione, i colori e gli odori del Marocco. Dopo cena usciamo ancora per pochi minuti per non farci sfuggire la Torre di Hassan, minareto della omonima moschea incompiuta, alla luce della luna. L’indomani mattina il tour riprende esattamente da qui: oltre alla spianata visitiamo dall’interno il mausoleo di Mohammed V guardato a vista da un iman intento nelle sue preghiere e ci spostiamo poi all’interno della Cittadella reale (Mechouar) che ospita il Palazzo reale e tutte le varie istituzioni (scuole, uffici, moschee) riservate ai membri della famiglia del sovrano.

Si riparte in direzione di Fes, dove resteremo due giorni.

Dopo appena due ore di viaggio arriviamo a Meknes e veniamo smistati per nazionalità e affidati ad una guida locale davvero preparata e simpatica, che parla perfettamente l’italiano. Con lui ci dirigiamo verso i granai di Moullay Ismail, fondatore della città, e poi lasciate le nostre scarpe in file ben ordinate visitiamo il suo mausoleo (uno degli unici tre santuari islamici in cui anche i non musulmani possono entrate). Di grande effetto è la Bab Al Mansour, la più bella porta delle mura di Meknes che consentiva l’accesso alla città.

Dopo pranzo percorriamo ancora qualche chilometro e sostiamo a Volubilis, sito archeologico romano patrimonio dell’Unesco. Si possono ammirare, ancora ben conservati, i resti della basilica, dell’acquedotto e delle terme ed in particolare i mosaici policromi a pavimento che la nostra guida bagna con dell’acqua per farci prendere coscienza dei colori originali. Qui incontriamo un esemplare di macaco marocchino di pochi mesi che si diverte a giocare con noi, rubacchiare, scroccare del cibo ma che alla fine ci ringrazia dandoci la mano.

L’indomani è completamene dedicato alla medina di Fes, la migliore conservata secondo le varie guide. Fes è famosa per la lavorazione della ceramica decorata in blu cobalto e il giro inizia proprio in una fabbrica statale in cui i creatori di questi meravigliosi oggetti sono ragazzi e ragazze recuperati dalla strada che hanno avuto modo di apprendere un mestiere.

Compriamo solo due piccoli tajine da esposizione riservandoci di fare altri acquisti nel suk.

Il suk, appunto, questo sconosciuto…odori, sapori, colori.

Tessuti, spezie, chincaglierie, saponi, dolciumi, frutta secca, frittelle, olive, pane, babouche, couscouchiere, carne, pesce, lumache, il tutto in un labirinto caotico e affascinante.

Visitiamo l’esterno della moschea Al Karouine, e dall’interno la Madrasa al Attarine e il caravanserraglio Nejjarine, attualmente sede del museo del legno. Dalla sua terrazza apprezziamo per la prima volta le famose concerie di Fes. Continuiamo il giro con la casa dei tappeti e giungiamo presso un laboratorio di pelli. Ci dotiamo dell’immancabile rametto di menta fresca e saliamo le strette scale che ci portano su in cima e che offrono alla nostra vista centinaia di vasche colorate in cui uomini, che i nostri occhi percepiscono come minuscoli robottini, immersi fin oltre la vita, pestano le pelli, le spazzolano, le sbiancano con la calce viva, le tingono con prodotti naturali e le mettono al sole per l’asciugatura. L’odore è acre ma niente di insopportabile specie se, come nel nostro caso, non si ha lo stomaco debole. Trascorriamo la serata, la vigilia di Natale, a Fes in un bell’hotel. Il nostro programma era quello di fare un hamman e un savonnage marocchino ma poiché anche nelle migliori strutture (anche questa volta siamo in un Barcelò) le sale sono separate per sesso, desistiamo. Ci concendiamo ugualmente un bagno caldo e ci prepariamo per una passeggiata sui grandi boulevard che portano al Palazzo reale.

Ben riposati e dopo una abbondante colazione affrontiamo il ‘giorno più lungo’ del tour, lo spostamento a Marrakech, ben 12 ore di viaggio. Attraversiamo la catena montuosa dell’Atlante trovando addirittura la neve nella località di Ifrane, conosciuta come la piccola Svizzera, per paesaggio e costo della vita.

Dall’autobus si scorgono boschi verdeggianti che si alternano a distese desertiche, baracche, case di terracotta, minuscoli villaggi in cui però è sempre presente un bazar e un barbecue acceso.

Sostiamo a Benin Mellal per un frugale pasto. Il tragitto si rivela più lungo e scomodo del previsto e arriviamo in città che è praticamente ormai buio. Alle dieci, quando le nostre famiglie si stanno per mettere a tavola in Italia, noi siamo già a letto. Guardiamo in tv la S.Messa di Natale e ci addormentiamo presto. Domattina vedremo, finalmente, la città delle mille e una notte.

Marrakech si rivela, in effetti e fin da subito, l’incarnazione del mondo arabo per eccellenza. Possiede tutti quegli elementi che ci si aspetta di vedere in Marocco, dall’architettura alla vita quotidiana. Visitiamo il Palazzo di Bahia, fatto costruire dal visir di Hassan I, Ahmed Ben Moussa, nel XIX secolo per ospitare le sue concubine. È conosciuto come il Palazzo della Bella, si trova nella Mellah di Marrakech ed è costituito da una serie di saloni, adornati da marmi e zellij, e giardini fioriti in tipico stile moresco.

Proseguiamo con le Tombe Saadiane che ospitano i mausolei della dinastia Sadiana di Marrakech. Le Tombe risalgono al tempo del sultano Ahmad al-Mansur al-Dahabi (1578-1603) ma sono state scoperte e restaurate solo recentemente. Si tratta di uno dei monumenti più conosciuti di Marrakech e per questo motivo ci sono file interminabili fuori dalle sale, che si visitano solo dall’esterno. Nei cortili riposano invece i resti dei servi e dei soldati della famiglia reale. Alla luce del tramonto la location è davvero molto suggestiva. In un angolino, un artigiano crea, da semplici scarti di mattonelle, zellij simili a quelli che rivestono mura e pavimento della sala delle dodici colonne. Con un euro, anche noi abbiamo portato a casa un ricordo diretto di questa esperienza.

Immancabile, anche qui, il suk. Ma stavolta ci sentiamo degli esperti e non abbiamo più paura di perderci, almeno non tanta come prima! Sosta organizzata a nostro discapito (ma è anche giusto contribuire all’economia locale) in erboristeria. Pur volendo, è impossibile resistere e usciamo dal negozio imbambolati e anche un po’ storditi dai profumi ma con la busta piena e il portafoglio quasi vuoto.

Pranziamo in hotel e poi torniamo in centro per visitare dall’esterno la moschea della Koutobia, il cui minareto servì come modello per la Torre della Giralda di Siviglia, e per alcune ore libere in piazza Jema El Fna, nota alle cronache perche teatro di scontri durante la primavera araba.

Oltre ad ospitare personaggi caratteristici come i venditori di acqua e gli stregoni, scimmiette ammaestrate, e incantatori di serpenti, dalle sette di sera in poi la piazza si trasforma nel più grande ristorante a cielo aperto. Le krita si susseguono e propongono ciascuna una specialità: lumache in brodo, teste di agnello bollite, interiora, carne arrostita, pastilla, olive, frutta secca. Le panche sono piene di gente del posto e noi non ci fermiamo ad assaggiare solo perche ci aspetta la grande cena da Chez Ali.

Nei programmi la si trova solitamente con il nome di cena Fantasia e, diciamolo pure, di creatività c’è n’è davvero tanta. Confessiamolo: è tutto finto ma molto ben organizzato e spassoso. Il campo tendato si trova poco fuori Marrakech e dall’esterno assomiglia parecchio al palazzo di Sherazade.

All’ingresso donne e uomini in costumi delle differenti tribù marocchine ci accolgono invitandoci a farci fotografare con loro (le foto molto carine si possono acquistare a fine serata per soli due euro a copia). Ci accompagnano sotto un’enorme tenda berbera e ci accomodiamo al tavolo. Giovani camerieri ci servono nell’ordine insalata marocchina, harira, cous cous alle verdure e mechoui. Quest’ultimo è un montone intero arrostito sul fuoco e servito su un letto di menta fresca. I piatti sono stati intervallati da coreografie e musiche che coinvolgevano anche gli ospiti .

Dopo cena, tutti a prendere posto nel grandissimo anfiteatro per assistere alla cavalcata berbera e alla sfilata delle tribù beduine. Lo spettacolo si rivela davvero carino, le cariche dei cavalieri sono accompagnate da colpi a salve di fucili berberi. Alla fine nel cielo stellato il tappeto volante di Aladino ci sorvola e ci saluta invitandoci alla pace e alla tolleranza.

Abbiamo ancora una mattinata a disposizione per gli ultimi acquisti. A piedi e a passo svelto raggiungiamo nuovamente il centro e ci addentriamo nel suk ma il tempo passa in fretta e contrattiamo una carrozzella che ci riaccompagni in hotel. Per 7 euro, ma dopo un interminabile tira e molla, si parte. Il cocchiere, che a noi sembra anziano e senza denti, probabilmente non avrà cinquant’anni. Abbiamo avuto modo di constatare che le cattive condizioni di vita invecchiano la popolazione rapidamente e i che i bambini diventano presto grandi. L’hotel di Marrakech è probabilmente il meno pulito ma ha una grandissima piscina attrezzata e una hall da far invidia a quelle di Las Vegas. Prendiamo gli ultimi istanti di sole in piscina e poi saliamo sull’autobus per raggiungere Casablanca da dove il giorno seguente ripartiremo per l’Italia.

Consigliamo questo tour perche molto ben organizzato, con pochi tempi morti ed ideale per un primo avvicinamento al Marocco. Meglio scegliere il circuito 4 stelle, o avendone la possibilità, quello a 5. Sconsigliamo invece il low cost per via delle carenti condizioni igieniche e perche è richiesta una maggiore capacità di adattamento. La differenza tra uno è l’altro è di circa 200 euro a persona. Consigliamo anche la pensione completa, disponibile con il supplemento di un centinaio di euro, dato il poco tempo libero a disposizione e le difficoltà linguistiche. Torneremo, sicuramente, in Marocco per spingerci nel Sahara e nella Valle di Dades, set cinematografico di molti campioni di incassi. Per ora sogniamo riguardando le foto scattate durante questo viaggio.



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