Cipro,porta d’oriente
Mentre il sole comincia il suo lento e fantasmagorico tuffo nei flutti infiniti del Mediterraneo,il Boeing si mette in linea con la pista dell’aeroporto di Larnaca. Il pilota,forse un pò distratto a contemplare i riflessi dorati delle onde (da queste acque è uscita Afrodite,non so se rendo l’idea),tocca l’asfalto un pò troppo velocemente,frena con forza obbligando passeggeri e membri dell’equipaggio a solidarizzare con lui puntando i piedi finchè il jet,vibrando assai,non si ferma (intatto) davanti al terminal.
Tiro un profondo sospiro e,quando viene aperto il portellone,vengo subito rigenerato dall’aria dolce di un tramonto d’aprile e da un gustosissimo profumo d’arance: sono pronto a cominciare l’avventura,l’esplorazione dell’isola che costituisce da sempre il ponte ideale fra oriente ed occidente.
Si prende a noleggio un’utilitaria un pò piccola per la mia carrozzeria XXL; oltretutto ha il volante a destra,perchè i ciprioti,in eredità dal lungo periodo di occupazione inglese,hanno avuto (anche) la guida a sinistra.
Si impara rapidamente, basta il rischio di un frontale con un camion che trasportava pecore: una energica strombettata, una raffica di ” vaffan ” belati da pecore che, nella frenata, si erano ammucchiate una sull’altra, e da quel momento non ho sbagliato più.
Ma è un pedaggio che un appassionato di archeologia deve serenamente pagare. Il contributo di Cipro alla storia della civiltà parte da molto lontano,dalla preistoria. La cultura neolitica, con ogni probabilità importata dal Vicino Oriente, è databile al IV° millennio a.C. ; sull’isola sono stati identificati più di una trentina di siti, ed il più importante è Kirokhitia.
Oggi questo luogo è una collina di sassi abbastanza in disordine, ma allora vi abitavano quattro/cinquemila persone in capanne circolari e con un’organizzazione sociale ben definita.
Sapevano convogliare le acque delle risorgive per l’irrigazione,costruivano muri con pietre squadrate, tenevano animali domestici e producevano affilatissimi strumenti di selce.
La vera rivoluzione culturale esplose però nel III ° millennio, allorchè si scoprì rame in abbondanza; fu così che Cipro divenne un’unica, grande fonderia che produceva armi, strumenti e vasellame in metallo, che poi potevano venire proficuamente esportati in tutta l’area mediterranea.
Di queste operazioni commerciali si occuparono i Minoici prima ( finchè l’esplosione di Santorini non li ridimensionò drasticamente), i Micenei poi.
Il museo di Nicosia ( un’elegante palazzina neoclassica immersa nel verde delle tamerici, circondata dalle casematte rinforzate da sacchi di sabbia: la divisione dell’isola fra greci e turchi è un problema ancora lungi dall’essere risolto) trabocca di reperti di quest’epoca: dalle ceramiche dipinte ai grandi calderoni di bronzo, dalle statuette di arte cicladica ai gioielli ed alle monete.
Poi,all’inizio del primo millennio,passarono e lasciarono testimonianze un pò tutti ( fenici, assiri, egiziani, persiani, greci, romani). Quello che rimane visibile ai giorni nostri sono soprattutto strutture di epoca romana : a Kourion (la romana Curium ), nei pressi dell’odierna Limassol, rovine greche si mescolano a quelle romane e a quelle paleocristiane, i resti dei templi pagani ai coloratissimi mosaici (tanto simili a quelli di Aquileia ) dei primi seguaci della nuova religione arrivata dalla non lontanissima Palestina.
I più bei mosaici di epoca greca sono comunque a Paphos, sulla costa sud occidentale,proprio là dove,uscendo dalla spuma del mare,emerse “…Afrodite,l’amica del sorriso, e andò all’ara profumata d’incenso… ” Questa,perlomeno,è la testimonianza di Omero che, con le divinità, preferiva stare sul generico: gironzolando per le corti principesche, a parlar male degli dèi davanti a nobili bigotti avrebbe certo rischiato sgradevoli accuse di empietà.
Esiodo invece, che era un rude e per niente diplomatico contadino, si poneva meno problemi. Dice infatti nella sua Teogonia che ” Afrodite nacque in Cipro battuta dai flutti, Eros la accompagna e Desiderio la segue.
Lei ebbe come destino ciance di fanciulle e sorrisi ed inganni ed il dolce piacere…” Insomma,se non dice che Afrodite era una donnina allegra,poco ci manca ! Comunque la maggior parte delle raffigurazioni a mosaico è dedicata ad un’altra divinità dalla moralità francamente incerta, Dioniso.
Qui viene giustamente celebrato come l’inventore del vino ( e c’è da ammettere che a Cipro se ne beve di splendido ), prima di iniziare il suo bizzarro viaggio verso l’oriente su un carro trainato da pantere (!).
Ci sarebbe da visitare anche Famagosta, ma è malauguratamente nella parte settentrionale dell’isola, sotto controllo turco.
Arrivarci è un pò complicato per chi si trova nel sud dell’isola: occorre un permesso delle Nazioni Unite ( rilasciato in un ufficio dagli orari eufemisticamente “incerti”), è valido a tempo e per un percorso preconcordato, per cui se buco una gomma,se sbaglio strada o se incrocio una turco-cipriota che mi fa un’ammaliatrice danza del ventre,mi ritrovo a dormire sotto un ponte perchè non ho il visto.
Non mi solletica per niente l’idea di fare la fine del protagonista del film ” No men’s Land “, e per stavolta lascio perdere: la prossima volta,magari,ci arriverò senza problemi dal porto turco di Antalya,o forse,meglio ancora,la dilagante unità europea metterà fine a questa anacronistica divisione.
Peccato comunque: vedere le fortificazioni veneziane,ricordare l’eroico sacrificio di Bragadin,passare sotto i rilievi col leone di San Marco,avrebbe certo avuto un certo effetto per un veneto in viaggio lontano dalla laguna.
A questo punto sarà utile lasciar perdere il nutrimento culturale e pensare a quello gastronomico,che sarà anche un ” accanimento terapeutico ” (come si dice con una frase molto di moda,purtroppo,in questo inizio di 2009 ), ma sa concedere anche i suoi giusti piaceri.
In una piccola trattoria di Nicosia c’è l’occasione giusta, con un cameriore, patetico nel suo tentativo di darsi un’aria da chef,mentre sembra l’apprendista stregone dei cartoni animati: malgrado si tenti di fargli capire che quanto c’è sul tavolo è senz’altro ottimo, ma soprattutto abbondante, continua imperterrito a portare piattini succulenti e tutti diversi gli uni dagli altri. Mi ricordo di involtini di foglie di vite con riso, polipi in umido, maiale affumicato, moussaka,tutto barbaramente irrorato da vino dolce (e forte ) non mescolato.
Con passo incerto si torna poi all’aeroporto: l’aereo sta scaldando i motori per tornare in occidente, ma suonano di più i versi di un inno omerico, dedicato, manco a dirlo, ad Afrodite.
“… Dea augusta dalla corona d’oro, la bella Afrodite che ha in suo dominio le mura di tutta Cipro circondata dal mare, risonante fra la soffice spuma; e le Ore dall’aureo diadema la accolsero felici, la vestirono con vesti divine, sul capo immortale posero una corona d’oro.
Intorno al delicato collo ed al petto fulgente l’adornarono con i monili d’oro di cui anch’esse,le Ore dall’aureo diadema, si adornano quando vanno all’amabile danza degli dèi …” L’aereo è già alto,Cipro ( tutta unita ) è una macchia verde e marrone su un mare di smeraldo.
Tornerò,Afrodite luminosa,tornerò ! KURUSH
Se occorrono fotografie,ne ho un certo numero a disposizione,ma ho difficoltà “tecniche” a trasmetterle elettronicamente. Fatemi eventualmente sapere dove ve le posso spedire. Grazie