Cipro in camper luglio 2007
Telefonata all’Ambasciata di Cipro sud a Roma e risposta in simil italiano: “ ma va !!! “.
OK non lo guarderemo più. Nel nostro caso è stato completamente inaffidabile.
Arriviamo al Pireo alle 16,00 del 12.08.07. Cerchiamo il gate del traghetto per Cipro, perché secondo l’Ente del Turismo di Cipro, il traghetto c’è, http://www.Turismocipro.It/. Iniziamo una lunga odissea per i vari gate, sono 10. Ci sballottolano da una parte all’altra. Ma non si trova nessuna traccia della Louis Cruises Lines. Dopo due ore la dogana passeggeri dopo l’ultimo gate ci dice che una volta c’era la linea ma che ora non c’è più. Forse c’è una sorta di cargo dopo circa 5 km dal gate 1. Ci arriviamo ed è una zona proprio da navi merci. Chiediamo e ci mandano di fronte ad un natante grande un tre volte i mezzi da sbarco americani usati in Normandia. Veramente piccolo per affrontare il Mediterraneo orientale. Tutto arrugginito. Gli hanno appena cambiato il nome. Ora è Notos. Ha solo una stiva con pareti altissime ed un piccolissimo ponte solo per il comando, a poppa. Non c’è nessuno a cui chiedere. Non abbiamo avuto dubbi sul fuggire verso il Pireo. Ci rivolgiamo ad una grossa agenzia sul vialone dei gate, la EFKLIDIS TRAVEL PIRAEUS . Ci dice “ahiahiahiahiiiiiiiiiiii”, c’era ma non c’è più. In effetti riguardando il sito precedente, c’è un rimando al sito del ministero del turismo cipriota http://www.Visitcyprus.Com/ , che dice “ Al momento non esiste un servizio di traghetti tra Cipro ed altri paesi ”. Demoralizzati, erano le 19.00, essendo appena partito il traghetto per Rodi e da lì a Marmaris. Abbiamo deciso di prendere l’indomani un traghetto per Kios a 280€ e li per Çesme per la modica cifra di 135€ per soli 10 km di distanza. Domenica 15 luglio. Dopo aver attraversato la Turchia arriviamo a Tusucu alle 09,00. C’è mercato, con tanta frutta e verdura e vestiario vario. Tasucu è una cittadina sul mare che vive del turismo turco e del passaggio con traghetto per Cipro nord, Girne/Kyrenia. Prendiamo un chay e ce lo fanno pagare caro 1£, mentre nell’attesa dell’imbarco, fino a sera, lo pagheremo 0,50£. Andiamo all’agenzia della Fergun, www.Fergun.Net, per acquistare il biglietto: 2 poltrone e camper 185£, partenza alle 24.00 ed arrivo previsto alle 08.00, reale alle 10.30. Mentre aspettiamo il biglietto notiamo una cartina geografica di Cipro Nord con molte informazioni attraverso simboli. Vediamo che vi sono molti campeggi e la cosa ci predispone bene. Non siamo affezionati ai campeggi, anzi, ma sapere che alla bisogna ci sono, aiuta. Alle 18.00 lasciamo il camper in coda per l’imbarco. Guardiamo le cicogne su un camino ed aspettiamo che alle 21.00 aprano i cancelli della dogana. Di camper nemmeno l’ombra, come nell’attraversare la Turchia da Çesme a Tasucu. Macchine di immigrati in Europa che tornano verso nord e sud dell’isola. Vi è anche una nutrita comitiva di rom rumeni che poi ritroveremo a fare la “stagione” nel sud. Aprono i cancelli. Fanno entrare un tot di mezzi alla volta i cui passeggeri si lanciano nel capire i passaggi e ritorni, come un gioco dell’oca, tra i tre gabbiotti di dogana più il controllo passaporti nella palazzina. Allora: 1)- a sinistra, si fa vedere il foglio rilasciato a Çesme, si paga un diritto, di circa 16£; 2)- con la ricevuta si va a quello di fronte che lo registra e mette un timbro; 3)- poi si va nella palazzina a sinistra per il controllo passaporti/carta d’identità passeggeri. Sono molto spiazzati dalla presentazione della carta d’identità. Poi vedono che siamo italiani e registrano l’uscita dal paese; 4)- ritorno ai gabbiotti fuori, secondo a destra per registrazione delle pratiche fatte e rilascio documento; 5)- con lo stesso si va all’ultimo gabbiotto sempre di destra, con il funzionario più competente e capace che trascrive tutti i dati del mezzo, marca, modello, chassis e targa e finalmente con i documenti, dopo aver visionato il mezzo andiamo all’imbarco. Evviva!!! Stiamo per salire e.., ricordate il gioco dell’oca?, manca la firma del capo del custom. Corsa veloce a ritroso con i documenti alla ricerca del capo, perso tra i Tir. Capo molto imbranato che non capendo la carta d’identità e l’uso del foglio aggiunto trascrive la registrazione sulla mia C.D.I.. Chissà se la carta è ancora regolare in Italia? Ritorno di corsa al traghetto e finalmente imbarchiamo. Importante sapere che partono due traghetti contemporaneamente della stessa compagnia ma che non sono mai uguali, e scopriamo che per puro caso quello con cui andiamo, non ha stiva, tutto aperto con entrata avanti e dietro e quindi possiamo restare in camper durante il viaggio, così come fanno i camionisti e molti automobilisti. Al ritorno invece capitiamo nell’altro e purtroppo i mezzi vanno sotto tranne i camion che non ci entrerebbero e quindi dobbiamo stare nella bolgia del salone. Quindi chiedete di stare in quello aperto al momento del biglietto. Stando in camper siamo molto rilassati e dormiamo subito, tanto ormai è quasi mezzanotte. Il mare è buono. Lunedì 16. Al mattino ci svegliamo alle 07.30 facciamo subito colazione per andare a vedere l’arrivo ormai imminente. Non è così. Guardiamo indietro e si intravede la costa turca. Guardiamo avanti e si vede Cipro. Non siamo a metà, ma poco più avanti. E’ sconcertante vedere quanto va piano. Il moto ondoso dalla Turchia ci supera da dietro, alzandoci. Se si guarda nella direzione di marcia il vento da dietro ci alza i capelli. Insomma siamo più lenti delle ondine e del vento che vanno nella nostra stessa direzione. Pazzesco!!! Solo dopo tre ore arriveremo a Girne. Anche se ci aspetta sicuramente un po’ di burocrazia doganale, non possiamo non ammirare la bellissima fortezza di Girne, che domina l’ingresso al porto turistico. Noi entreremo in quello commerciale. Ricordate che la £ turca è la valuta anche di Cipro Nord. E qui ricominciamo il gioco dell’oca. Allora: 1)- scesi dalla carretta si lascia subito il mezzo e si va con i documenti personali nella nuovissima palazzina azzurra per i passeggeri; 2)- poi aggiungendo quelli del camper si va al primo sportello del primo gabbiotto a sinistra del passaggio doganale; 3)- poi al secondo sportello del gabbiotto di destra; 4)- poi al secondo gabbiotto dello sportello di sx per l’assicurazione del mezzo. Fatela di 30gg, per stare più tranquilli. Questo perché la ns. Carta verde non copre Cipro Nord ed è invece valida per il sud, ma conteggiate il ripasso a nord. Costo di 130£ ( 70,00€); 5)- ritorno al gabbiotto di dx ma questa volta al primo sportello. Verifica pratica e via si corre al camper per uscire dalla dogana. Arrivo alla sbarra. Sale per vedere dentro. Ok. Guarda i documenti e… ci rimanda allo sportello allo 2° sportello di dx perché manca la “mitica” Yellow Paper, senza la quale non si entra e soprattutto non si esce da Cipro Nord. Finalmente entriamo in terra di Cipro. Occhio alla guida. Anche se a nord, in tutta l’isola si guida a sinistra. Fate moltissima attenzione. Siamo stanchi, fa caldo. Imbocchiamo subito la superstrada per Nicosia/Lefkosa-Famagosta/Gazimagusa, vogliamo andare subito verso la penisola di Karpaz in un campeggio a sistemarci un po’. Passiamo sotto il castello di St.Hilarion che ci ripromettiamo di visitare al ritorno, come tutta la zona di Girne. Lungo la strada ci fa molta impressione la quantità notevole di cartelloni pubblicitari riguardanti alcolici, donne, ecc. Non proprio in linea con l’atmosfera dominante della Turchia e non che qui non siano predominanti i veli. Arriviamo a Gazimagusa e cambiamo un po’ di valuta. La cosa è un po’ laboriosa perché sono ancora nella fase del cambio dalla vecchia alla nuova £. Praticamente hanno tolto 3 zeri alla vecchia ed hanno stampato le nuove. Ricordate quello che proponevano di fare in Italia quando avevamo l’inflazione al 20%? Ecco loro lo hanno fatto, con la conseguenza che in banca passano intere giornate a contare miliardi di vecchie £ che portano i comuni cittadini. Finalmente si mangia in un chiosco di fronte all’Università popolata di studenti stranieri. Rifocillati andiamo verso nord. Vicino al sito archeologico di Salaminas vediamo l’insegna di bungalow-camping. Rimaniamo un po’ sconcertati quando ci vogliono mettere di fianco ai bagni, si proprio ai cessi. E’ molto sporco ed abbandonato. Solo qualche roulotte-bungalow diroccata. Ce ne andiamo! Altre due volte ci ritroviamo nella stessa situazione. Lungo la strada si iniziano a vedere grandi aree lottizzate con inizi di cantieri per zone residenziali di villette e villette. A Bogaz addirittura un’altra distesa di villette a pochi metri da una grossa raffineria in riva al mare. Povero mare! Povera Cipro!! Ci rassegniamo ad usare la nostra doccia, ma solo dopo essere arrivati a quella che viene presentata come la zona di bellissime distese di dune di sabbia e mare cristallino vicino alla punta est dell’isola. Superiamo Dipkarpaz/Rizokarpaso e cominciamo a vedere delle belle baie, nella costa sud, con qualche chioschetto con bungalow e ristorantino. Rimaniamo scioccati, forse perché distrutti da tutte queste piccole e grandi difficoltà, nell’arrivare di fronte ad una distesa di dune fino al mare, 4 km prima del monastero di St. Andreas. Turtle’s Beach Hasan è il suo nome. 500m. Di pista di sabbia fino ad un boschetto a 100m dalla spiaggia. Qui 3-4 giovani gestiscono un ristorantino, 5-6 bungalow che affittano ai turisti di passaggio soprattutto da sud con macchine a noleggio(hanno la targa rossa), con dei piccoli bagni. Il tutto per il signore e signora Hasan. Doccia a 2£, a disposizione di chi va in spiaggia e degli ospiti. Va tutto con tanti piccoli generatori. Affitto ombrelloni e lettini sulla spiaggia. Spiaggia enorme, vietata dalle 20 alle 08 perché arrivano le tartarughe. Caldo, molto caldo. Sono le 18.00 e siamo a 42°. Fermiamo il camper, salutiamo i ragazzi, chiediamo se si può stare lì davanti, se possiamo mangiare. Ovviamente non ci sono problemi. Ci spogliamo, costume e di corsa a fare un bel tuffo rigenerante. Che bello!!! Siamo noi ed altre 6 persone in una spiaggia di 2-3km. L’addebitiamo all’ora, ma nei giorni seguenti, scopriremo che più o meno è sempre così. Dopo un’ora andiamo a farci una bellissima doccia. Ci rilassiamo nell’attesa della cena che con aperitivo, bibite, due bei piatti vari di carne ed due insalate miste alla turca ci verrà a costare 48£ (26€) non poco, ma visto l’isolamento e le difficoltà tecniche, è accettabile. Una notte un po’ agitata per l’eccesso di silenzio, che fa sentire il più piccolo fruscio, immaginate uno scalpiccio di zoccoli di asino, ma che ci ricompensa con un cielo stellato da togliere il fiato.
Martedì 17 luglio. Risveglio un po’ sul rinco. Immediato avvio alla spiaggia, ma solo dalle 08 alle 20. Ci sono le tartarughe di notte e non si può andare in spiaggia. Alla luce del sole mattutino lo spettacolo è bellissimo. Dune, macchia mediterranea sulle più alte, mare limpido e pulito, spiaggia enorme e lunghissima. Soli. Pazzesco. Eppure sono le 09.00. Caldo. Bagni. Pucciate lunghissime. Siamo già rigenerati. Che facciamo? Andiamo a visitare qualcosa. Ripartiamo in direzione del Capo S. Andreas, a circa 5 km. Purtroppo anche qua qualcuno è riuscito a costruire qualche obbrobrio, ristorante o albergo che sia. Arriviamo al Monastero Apòstolos Andréas. Suggestivo per il luogo. Alte scogliere con grandi onde che si infrangono. Paesaggi. Molto meno per l’edificio in sé. Da trent’anni tenta di darsi una fisionomia meno legata all’oggi, divisione geografica, statuale, religiosa, ecc.. Non è facile, ma bisogna volerlo in due, e come per il resto dei problemi dell’isola, a noi è sembrato che i più propensi siano gli abitanti, ripeto, gli abitanti al nord. Ci torneremo. Grande piazzale con molte bancarelle di nord ciprioti, piene di icone, merletti, stoffe, foto d’epoca, ecc.. Ufficio dell’Onu di controllo della situazione e interno della chiesa veramente desolante, a parte l’immagine dell’Apòstolos e pochissimo altro. Veramente triste. Andiamo via mentre vanno e vengono alcune auto o bus di turisti e/o pellegrini greco ciprioti. Tornando indietro ci fermiamo sul bordo della strada che dall’alto ci mostra la spiaggia e le dune delle tartarughe. Bellissimo. Sono le 12.00 e decidiamo, nonostante il caldo, di andare a vedere il castello di Kantara. Non sembra lontano. Passiamo di nuovo a Dipkarpaz. Sulla destra, dal centro del paese, di nuovo verso est ma a nord, si può andare sia ai resti romani che alle successive cappelle e chiesette. All’uscita del paese, verso ovest, notiamo, sulla sinistra, una fontana. Ci tornerà utile. Subito dopo, la strada scende sulla costa nord e subito sulla destra una strada sterrata porta a costeggiare altre dune, spiagge e mare bello. E’ un peccato che proseguendo sulla strada principale si inizino a trovare vari centri residenziali, villette a schiera, porticcioli turistici in costruzione. Superiamo Yeni Erenkoy. Attenzione dopo 2/3 km c’è Yesilkoy. In quel tratto si va a 50 km/h e c’è sempre, ma sempre, una pattuglia della polizia solo per cuccare chi non lo sa. L’unico posto a nord o a sud in cui li abbiamo trovati. Occhio! Proseguiamo per Gazimagusa. Dalla strada principale, per Kantàra non fate il nostro errore di arrivare a Cayirova e prendere a destra per Zeybbekoy e Kaplica. La strada è strettissima e curve, sale sul crinale per riscendere sulla costa nord. Sulla costa nord incontriamo una simpaticissima coppia romana con una SW SUBARU ed una tenda sul tettuccio. Si arriva a Kaplica e si risale per una stradina rotta e sterrata, in salita tutta curve ancora più stretta e veramente pazzesca. Dopo 7 km di pena, arriviamo ad un incrocio da dove vediamo un cartello per Gazimagusa. Strada migliore e prostrazione. Va bene andiamo al castello. Altri due km. Panorama mozzafiato. A destra la costa sud con tutto il golfo di Gazimagusa dalla città, appena visibile, alla penisola di Karpaz. A sinistra, tutta la costa nord occidentale. Il castello in se è proprio una rocca di avvistamento e guardia scavata e costruita nella roccia, sullo spartiacque della catena nord dell’isola. Bello. Ci fermiamo poco sotto in una area pic-nic per una spaghettata rigenerante. Ripartiamo e facciamo l’altra strada. Va bene sia per scendere a nord che a sud della catena. In poco arriviamo a Bogaz. Saperlo all’andata…Che rabbia! Torniamo verso Dipkarpaz rifacendo la strada dell’andata, lungo la costa nord. Decidiamo di tornare al Turtle’s Beach di Hasan, per ripassare una serata calma, tranquilla e rinfrescarci.
Mercoledì 18 luglio. Il mattino dopo ce la prendiamo con comodo con bagni e sole, ma il nostro spirito nomade ci fa venir voglia di vedere altro e così verso le undici ripartiamo. Questa volta ci fermiamo alla fontanella dopo Dipkarpaz verso Yeni Erenkoy. Non ha una pressione potente ma si riempie il serbatoio. Quindi ci dirigiamo verso Salamis. Arriviamo a queste bellissime rovine romane e paleocristiane in riva al mare. Niente male si parcheggia a due passi. Un po’ follemente alle 12.30 entriamo e ci becchiamo tutto il sole ed il caldo non irrilevante. Ma un buon cappellino, la brezza marina e bottiglia d’acqua ci permettono di apprezzare un sito archeologico molto bello. Il gymnasium, il teatro ed i resti paleocristiani. Nonostante il caldo e lo sfinimento, ne valeva veramente la pena. Andiamo in camper ed aprendo tutti i vetri, pur stando a 45°, si crea una piacevole corrente d’aria. Bello il camper anche per questo. Anche 14 anni fa a Palmira (Sirya) o Petra (Giordania), bastava aprire tutti vetri per star bene. Comunque, scatolette e brezza marina, guardando un mare bello e tranquillo.
Ripartiamo alle 15, ed in 30 minuti siamo a Gazimagusa. Posteggiamo al parcheggio di fianco a quello dei taxi, appena dietro la bellissima cattedrale gotica di San Nicola, oggi moschea di Lala Mustafa Pascia. Ci facciamo un bel giro di tutto il centro storico di Gazimagusa, piccolo, in cui è bello passeggiare e riposarsi in un bar bevendo un chay. Sono le 18 e scoprire continuamente che non vi sono campeggi dove rinfrescarsi, ci fa venir voglia di andare a sud dove secondo tutte le guide ad, un centinaio di chilometri, dovrebbero esserci fior fior di campeggi attrezzati e funzionali dove poterci rilassare per qualche giorno senza stare per forza in mezzo alla strada. Facciamo un ultima spesa in un minimarket ed un pieno di gasolio, pensando che di là costerà di più, sullo stradone che dal centro in venti minuti ci porta al confine con la Repubblica di Cipro Sud. Qui non vi sono problemi dalla parte turca, se non qualche incertezza burocratica del doganiere rispetto alla Yellow Paper. Dall’altra parte solo un controllo di routine nel mezzo per possibili contrabbandi di sigarette, in realtà per la curiosità di vedere come è fatto un camper all’interno. Infine si attraversa e poi costeggia la base militare aerea inglese e ci si dirige verso Protaras. Notiamo che il gasolio costa di meno al sud, circa 0,55 sterlina CYP al litro. In euro circa 0,95. Arriviamo a Protaras verso le 19,30 ed evitiamo subito il centro di questa cittadina trasformata, come quasi tutta la costa sud fino alla lontana Coral Bay, in una sorta di Disneyland. Veramente pacchiana. Ci fermiamo a mangiare in ristorantino familiare sulla strada per Agia Napa. Scopriamo i Mezedes di Cipro. Tanti piattini a base vegetariana, di carne o di pesce, deliziosi se preparati in modo tradizionale e casalingo. Con insalata greca, dolci locali vari ed la mitica retzina, 18 sterline CYP, 31 euro. Non tanto, ma neanche poco. Sarà circa così in tutta Cipro Sud.
Chiediamo informazioni per un campeggio, ma ci dicono che quello di Protaras non c’è più mentre ad Agia Napa ce n’è uno bello. Ci dirigiamo verso la rinomatissima località che non si smentisce in quanto città divertimentificio. Troviamo cartelli che ci consolano sulla esistenza del campeggio. Arriviamo in centro verso le 22 e cominciamo a chiedere. Ognuno ci indirizza dove vuole e quindi per sicurezza chiediamo al parcheggio dei taxi. La laconica risposta è che non esiste più almeno dal 2002. Ci hanno fatto su delle villette a schiera. Distrutti da questa notizia, su consiglio dei tassisti ci fermiamo in un grande parcheggio sulla destra del porticciolo e ci immergiamo nella bolgia notturna della cittadina. Dopo un po’, non apprezzando molto il tutto, torniamo in camper. Sono le 23. Fuori ci sono circa 35°. Stando a dieci metri dal mare speriamo un po’ nella brezza o umidità notturna. Pia illusione diventa anche peggio. In più le musiche ed il vociare del divertimentificio arriva a noi pur essendo almeno ad un kilometro. In piena notte arrivano anche gli emuli di Schumacher e Valentino Rossi, ma la nostra stanchezza dopo un bel po’ ci renderà sordi e ciechi. Giovedì 19 luglio. Il mattino sarà più traumatico e triste, dovendo rimetterci in viaggio in quelle condizioni dopo un giro della cittadina e di Capo Greko, bello ma non in condizioni per essere apprezzato appieno. Decidiamo di andare verso Larnaka, fermandoci prima a Nissi Beach per farci un bel bagno e prendere un po’ di sole. Da tutti ritenuta una stupenda spiaggia con bel mare, noi l’abbiamo trovata piccola e con troppi ombrelloni e chioschi, con spiaggia molto sporca e mare mediamente scarso. Che fare? Scappiamo! Ci dirigiamo, sempre più demoralizzati, verso il Forest Beach Camping, poco prima Larnaka. Si comincia a sentire un po’ di odore stagnante da discarica. Sarà la zona. Cerchiamo il campeggio, abbondantemente pubblicizzato sui cartelli stradali turistici riferiti alle bellezze ed ai servizi della zona. Chiediamo dappertutto. Nulla. Finché troviamo una signora che ci dice che non c’è più da tre anni. Indovinate cosa ci stanno facendo? Ebbene sì: villette! Andiamo verso Larnaka con l’autostrada e l’odore è sempre più forte. Panorama: grandi cementifici con relativi fumi e polvere; enormi discariche. Il tutto non invita a fermarsi. Decidiamo di fare una toccata e fuga a Larnaka, anche perché ormai sono quasi le 13. Mangiamo ed andiamo un po’ in giro tra mura del forte turco, nel vecchio quartiere turco, che non lo è più da molto, la chiesa Agios Lazaros. Basta ora bisogna pensare, sperare?, al campeggio o altra soluzione per la notte. Puntiamo quindi verso Limassol, dove circa 30km prima dovremmo trovare il campeggio di Governor’s Beach. La baia non è male. Miracolo: troviamo il campeggio, dall’esterno sembra buono, anche se soprattutto stanziale, casette mobili. Non c’è in giro nessuno. Entriamo e lo spiazzo dove fermarsi è molto assolato e vicino ai servizi, ma visto che c’è pochissima gente non ci diamo peso. Per fortuna che abbiamo molto filo elettrico perché dobbiamo attaccarci molto lontano. Oltre ad un paio di tende non prevedono mezzi con queste necessità. Scopriamo una lavatrice a gettoni e la avviamo subito. Facciamo un salto in spiaggia dove troviamo una ventina di persone in uno spazio piccolissimo e con sabbia-brecciolino molto scura. Acqua non molto meglio di Rimini. Ciliegina finale: ad 1km sulla sinistra porticciolo della Marina Militare di Cipro Sud ed 1km dopo una grande centrale di una nota industria italiana con enorme camino e relativi fumi. OK!!! Non ci interessa. Abbiamo dovuto pagare 3gg. Anticipati e li sfrutteremo tutti, per lavaggi vari, base per visite culturali nei dintorni e puccetta in mare visto che i 45-46° di giorno non ci mollano. Dobbiamo diventare di bocca buona. E chi se ne frega del resto. Sono le 19 e cominciamo a pensare alla cena. Mentre si prepara e si stendono i panni, che si asciugheranno in un paio d’ore anche senza il sole, cominciano ad arrivare grosse auto cariche di gente, circa una ventina, e scopriamo che i nostri vicini in tenda sono i romeni del traghetto da Tasucu. Sono molto casinari, ma va bene un po’ di colore e gaiezza. Anche loro debbono mangiare ed iniziano a racimolare pezzi di legno qua e là. I fumi, a tre-quattro metri cominciano ad appestarci. Va bene! Poi sui fuochi mettono grossi pezzi di carne ed i fumi aumentano in maniera esponenziale. Di altro calore non avevamo proprio bisogno ed oltre tutto dobbiamo mangiare in fretta per non appestarci e chiudere le finestre di quel lato per sopravvivere successivamente. Che bello. Nel frattempo sono arrivate altre grosse macchine e stracariche di gente: i loro amici. Piantano tende dappertutto. Otteniamo che non ci chiudano l’uscita perché al mattino vorremmo uscire presto per fare un giro. Nei bagni non andiamo più, perché ormai circa una cinquantina, soprattutto adulti, vi si sono acquartierati e tutti i nostri sensi sono pesantemente sollecitati. Anche i nuovi venuti debbono mangiare e ci vogliono nuovi fuochi. Iniziano a tagliare i rami di due alberelli e dei cespugli intorno. Nonostante l’ora, le 22, la festa è da poco cominciata. Stiamo per fuggire, ma decidiamo che siamo molto stanchi e proviamo a leggere stando dentro il camper. Per fortuna siamo solo a 30-32° e sembra sopportabile al punto che crolliamo profondamente nel sonno. Venerdì 20 luglio. Sono le 07. Eravamo preoccupati, ma ci svegliamo tranquilli e riposati. La varia umanità è già in agitazione. Facciamo colazione. E’ arrivata una nuova grossa auto. Ne scendono due “similmanager” che avevamo conosciuto sul traghetto insieme agli altri. Parlando ci dicono che loro hanno quella zona perché verso Polis di loro ce ne sono troppi e pochi turisti. Qui invece da Protaras fino a Coral Bay c’è molto lavoro e quindi staranno fino a fine stagione. Quando ci prepariamo a fare il giro programmato capiamo quale lavoro. Una signora anziana raccoglie tutta una serie di pacchetti dai vari gruppi e li passa ai “similmanager” che tranquillamente di fronte a noi, con grandi sorrisi, aprono, squadrano, soppesano e stabiliscono il valore. Sono collane, orologi, anelli e bracciali. Non sono patacche! Noi ricambiamo i sorrisi, salutiamo calorosamente e ci avviamo all’uscita coscienti che non saremmo tornati, nonostante l’anticipo dei 3gg.
E’ proprio una bella giornata alle 08 siamo sull’autostrada per Nicosia, da dove usciamo quasi subito per visitare la cappella reale nella cittadina di Pyrga. La cappella di Santa Caterina, è una bellissima testimonianza di arte gotica, fatta costruire dal re Giacomo di Lusignano nel 1421. Se la trovate chiusa chiedete alla caffetteria-ristorante di fronte. Il vecchietto che vi illustrerà i begli affreschi bizantini, sarà contentissimo di farlo. Non fategli fretta. Lasciate in offerta qualche sterlina.
Proseguiamo verso Lefkara. Attraversiamo quella che dovrebbe essere la foresta incantevole di Machairas. Qui purtroppo gli incendi hanno colpito molto e della foresta rimarrà per un bel po’ solo una vegetazione di alberi abbastanza rada. Arriviamo a Pano Lefkara, paese dei più belli di Cipro all’inizio della catena dei Monti Troodos. Qui le donne del paese ricamano i veri lefkartika. Veramente belli. Ci dirigiamo verso il convento di suore ortodosse di Agios Minas dove vi è una grande e bella icona di San Giorgio e molte altre icone che dipingono le stesse suore anche su commissione.
Scendiamo verso Choirokoitia, si pronuncia Chirokitia, dove vi è uno spettacolare insediamento dell’Età della Pietra. La città neolitica fu abitata dall’8000 al 6000 a.C.. Veramente da non perdere. I reperti rinvenuti li vedrete poi al Museo Nazionale di Cipro a Nicosia.
Essendo scesi, il caldo torna ad essere insopportabile e solo stando in camper con le finestre aperte si soffre meno. Ci dirigiamo alle rovine di una delle più importanti città stato di Cipro, Amathus. Non ci vuole molto, tra resti del tempio di Afrodite, l’agorà ed il ninfeo. Sono veramente resti. A 50m il mare è una bella vista. Via, andiamo a Limassol e vediamo com’è. Una delusione!. E’ una città moderna con il più grande porto della Repubblica di Cipro. A parte il castello turco ed il quartiere vecchio, turco anche esso, il resto non merita. Saremo velocissimi. Andiamo verso ovest superando la penisola di Akrotiri per vedere il castello di Kolossi. Una imponente torre fortificata medievale. Bella. Di sfuggita diamo un occhiata a Kourion, uno dei principali siti archeologici di Cipro. Il Teatro, la Villa di Eustolio, la Basilica, i Mosaici, lo Stadio ed il Santuario di Apollo Hylates. Varrebbe la pena una visita molto approfondita, ma oggi non siamo in condizioni e soprattutto fa un caldo pazzesco. Manca l’aria. Rinviamo la visita a un altro momento.
Non tornando al campeggio di Governor’s Beach, andiamo avanti. Dovrebbe esserci un campeggio vicino all’aeroporto di Pafos. Il “Zenon Gardens” di Geroskipou, proprio sulla spiaggia. Arriviamo e non troviamo nulla. Ci dicono che è chiuso da molto. Sono le 18 e ricominciamo ad agitarci. A circa 50km, a Coral Bay, è segnalato un altro campeggio. Superiamo Pafos e, dopo mezz’ora, incontriamo cartelli turistici che segnalano il campeggio. Vista l’esperienza non ci illudiamo molto. Ma ci dovremo ricredere. Proprio entrando nell’abitato turistico, subito sulla sinistra la prima traversa vediamo l’insegna del Feggari Restaurant – Camping. Chiediamo e una simpatica signora anziana ci porta sul retro dove un terreno un po’ incolto, ma con tre casupole di servizi funzionanti, qualche albero decente, funge da Camping, incastrato tra tante villette con piscina,. Sveniamo dalla gioia. Siamo noi ed una scolaresca francese con piccole tende. Che pace!. Questa volta sul serio faremo bagni, visite intorno e rilassamento. Da quando siamo entrati a Cipro Sud, no anzi da Atene, ho una voglia pazzesca di Moussaka. Chiedo alla signora e mi dice che lo troverò a cena, fatto da lei. Subito tutti i collegamenti, i fili per i panni, il camper incastrato tra due begli alberi con tanta ombra, tavolino e seggiole aperte ed a fare la doccia. Ci si prepara per andare a cena nel ristorante. Simpatici, accoglienti la signora, il figlio intrattenitore e la moglie russa che porta a tavola. Mangiamo e beviamo bene con circa 20 £CYP. Andiamo a passeggio in questa località riminese in miniatura: pub, shopping, giochi, gelaterie, karaoke, ecc. Ecc.. Il tutto per queste frotte di inglesi che arrivano con voli charter, affittano queste villette con piscina. Si alzano alle 11, fanno colazione, si rilassano, fanno un po’ casino in piscina nel primo pomeriggio, devono tanta birra o altro, si preparano per la sera, escono, bevono, mangiano qualcosa, bevono fanno un po’ di sceneggiate fino alle 2 o 3 di notte. A vedere molto intorno non ci si va . Poi si ricomincia per una o due settimane e poi a casa e sul posto nuova infornata. Coral Bay è comoda. C’è un ottimo servizio di bus con tutto il litorale della bella cittadina di Pafos. Veramente efficiente. Quindi non è necessario muoversi con il camper per andare a vedere i siti archeologici o a fare lo struscio di sera. Pafos è molto interessante. Ma ora a nanna. Fa caldo ma si dorme bene. Che bello!!.
Sabato 21 luglio. Giornata di svacco. Colazione. Ricerca di un passaggio tra villette ed hotel appena costruito che ha praticamente chiuso lo spazio a mare della strada. Passando nel giardino del hotel, riusciamo ad arrivare ai ciottoli a riva. Demoralizzante. Troviamo un varco resti di alghe ed altro e pucciamo in un punto pulito. Stiamo un po’ e cominciamo a notare strani rivoli liquidi dal cemento di sostegno delle case ed hotel. Troppo simili a scarichi non proprio di origine certa. Ce ne andiamo. Torniamo a farci docce in campeggio e poi passeggiata e rifornimenti alimentari e no. Pranzo. Sbraco con libro e pennica fino a sera. Cena dalla signora, passeggiata e nanna. Ottima dormita. Quanto è importante contare sui servizi con questo caldo asfissiante.
Domenica 22 luglio. Ci svegliamo alle 07, fatta la colazione, usciamo e ci dirigiamo verso Kouklia per visitare il santuario di Afrodite, dea della fertilità. In realtà già nel IV millennio qui vi era una adorazione di una dea della fertilità. Poi i Micenei, nel 1200 a.C. Imposero Afrodite e nel IV secolo d.C. I cristiani imposero la Madonna. In realtà del santuario sono rimaste soprattutto delle fondamenta e tutto ciò che si è trovato è all’interno della fortezza de La Covocle, costruita dai Lusignano per controllare la costa e la produzione della canna da zucchero. Il museo, seppur piccolo, vale la pena. Di fronte vi è la chiesetta di Nostra Signora di Afrodite avvolta da corde per difenderla dagli spiriti maligni. Sta di fatto che la venerazione di Afrodite, pur vietata dai cristiani, è proseguita fino ad oggi come omaggio individuale delle giovani donne.
Decidiamo di proseguire verso Petra Tou Romiou (Pietra del Romano), luogo nel quale Afrodite sarebbe sorta dal mare. La Pietra fa riferimento ad un episodio del tentativo di sbarco degli Arabi, che sarebbe stato fermato dal lancio di enormi pietre da parte di un bizantino. Dato che i bizantini si ritenevano i Romani dell’Impero d’Oriente, ecco la Pietra del Romano. Rispetto alla nascita dal mare di Afrodite in questo luogo, bisogna non solo prendere con le pinze le leggende, ma soprattutto i Ciprioti. Tutta l’isola ha a che fare con Afrodite, secondo la leggenda, ma qui più che per altre leggende, ci si sente un po’ meno propensi a tollerare gli eccessi. Pare che prima della seconda guerra mondiale non vi fosse alcun riferimento a certi luoghi, come questo, su nessuna cartina o guida. Ciò è accaduto solo dopo. Sta di fatto che è una carina spiaggia di ciottoli, non eccessivamente pulita, e di mare che per risacca è anche esso non eccelso. Vi è un buon parcheggio a monte con chiosco e souvenir, con un passaggio pedonale alla spiaggia, sotto la strada.
Dato il caldo folle decidiamo di andar via verso il Monastero di Neophytos a nord-est di Pafos a circa 300m di altitudine. E’ uno dei monasteri più importanti di Cipro. Si divide in due zone. Quello originario, rupestre del XII secolo in cui si ritirò Neophytos, chiuso alle visite per grossi lavori di assestamento e l’altro del XV secolo aperto. All’interno molto suggestiva la quantità e qualità degli ornamenti. Quelli ortodossi lo sono veramente tanto soprattutto in bellezza. La devozione con tutta la procedura esteriore è veramente, pur nel rispetto, uno spettacolo che ci fa sentire un po’ di troppo.
Usciamo ed ammiriamo il panorama verso valle ed il mare della costa di Pafos.
Tornando verso Coral Bay, sono le 14, invece di andare in campeggio, decidiamo di fare un tuffo in mare ed andiamo nella famosa spiaggia ad ovest. E’ una baia, con sui promontori laterali ville ed il Grand Hotel Coral Bay. Si arriva in un parcheggio decente, una spiaggia non eccelsa ed un mare nella norma del luogo. Purtroppo. Stiamo a rinfrescarci una mezz’ora, ci asciughiamo e torniamo al camper per andare al campeggio. Una mega doccia fresca, un buono spuntino e sbracamento totale con libro in mano fino a sera. Mangiamo in camper. Notiamo una certa freddezza della signora. Viene staccata troppo spesso la luce dai bagni dove teniamo inserita la spina. La paghiamo 2£CYP al dì e quindi non capiamo perché la troviamo staccata. Quindi dopo una passeggiata, andiamo a dormire. Saranno i due alberi, sarà la rilassante certezza dei servizi, ma la notte, nonostante il caldo, si dorme bene.
Lunedì 23 luglio. Usciamo ed andiamo a prendere l’autobus n.10 per Pafos. Il biglietto si fa a bordo. Arriviamo al porto ed entriamo nel parco archeologico. Veramente da sballo, non tanto per quanto vi è in piedi di mura e colonne, veramente poche se no solo le fondamenta, ma per i bellissimi mosaici. Portatevi sempre cappellini e tanta acqua. Dopo due ore usciamo e andiamo al porto dove si trova un bel Forte Turco su precedente Bizantino e Franco. Visita al Pilastro di San Paolo. Il caldo è sfiancante. Cosa non si fa per la cultura e le vacanze!!!. A piedi andiamo alla Catacomba di Agia Solomoni. Proprio sopra di essa, troviamo un albero enorme a cui sono appesi una quantità enorme di pezzi di stoffa. Ve li annodano i fedeli perché si ritiene che Salomoni aiuti i malati di occhi. Una scala ripida scende verso l’imbocco della grotta-santuario, dove veniva venerata una martire ebrea del 166 a.C.. Luogo di cui si sono impadroniti successivamente i cristiani. Nel buio più completo, si possono intravedere residui di affreschi del XII secolo. Il tutto veramente molto suggestivo e da non mancare. Andiamo a prendere il bus 10 proprio di fronte e dopo qualche fermata in direzione Coral Bay, si arriva alle Tombe dei Re. Monumento architettonico dei più importanti di Cipro. Anche se chiamate dei Re, in queste bellissime costruzioni sotterranee in realtà venivano deposti altissimi funzionari amministrativi dei faraoni d’Egitto. Sito veramente molto bello quasi in riva al mare. Attenzione alle scale ripidissime. E’ buona cosa non avere ciabatte. Portatevi un bastone per farvi sentire preventivamente dai possibili serpenti (ne abbiamo incontrato uno nerissimo e non piccolo). Andiamo via e sempre con il bus 10 torniamo al campeggio. Sono le 15. Siamo a pezzi, ma per fortuna ci sono le docce, c’è il camper e l’ombra. Il filo della corrente è di nuovo staccato. Mangiucchiamo e pennichella. Sia chiaro, sempre fuori, perché in camper nonostante l’ombra non si può stare. Il caldo è molto forte. La freddezza della signora si è trasformata in atteggiamento odioso. Mentre riempiamo il serbatoio, ci chiude il rubinetto e ci chiede se è proprio necessario riempirlo. Avevamo già pagato e sapeva che saremmo andati via l’indomani e senza mangiare da loro l’ultima cena. Beh!, gli eravamo caduti dal cuore. Sì, quello del portafoglio!!! Questa notte gli inglesi intorno sono rimasti in piscina e fanno un fracasso bestiale tipico da pub e da ubriachi ciucchi. Martedì 24 luglio. Notte un po’ difficile, ma contenti di andar via. Ci ha staccato il filo della corrente anche questa notte. Andiamo via a malincuore perché non sappiamo se ritroveremo una struttura un minimo decente come questa o una struttura comunque. Abbiamo la sensazione che se questa è alta stagione ed eravamo solo noi ed un gruppo di canoisti in tenda (che hanno sostituito i francesini), forse non durerà molto il campeggio ma dello spazio ne faranno ulteriori villette con piscine. Da dopo il Pireo, fino ad oggi non abbiamo mai incontrato altri camper o veicoli itineranti. In confronto 14 anni fa in Turchia, Siria e Giordania ne avevamo trovati tantissimi. Andiamo verso ovest, ad Agios Georgios presso Pégela. E’ una chiesetta non eccelsa. Fuori vi è un bel panorama che spazia da est ad ovest e sotto, il porticciolo di pescatori con un po’ di ristorantini, si dice, di buon pesce. Ma sono le 10 e non è proprio il caso. Andiamo oltre verso la Spiaggia di Lara. Qui inizia il Parco della Penisola di Akamas. E si vede. Spariscono le costruzioni. La costa e i suoi vasti boschi fino quasi a nord, a Polis, sono l’ideale per escursioni a piedi. Subito dopo Pégela finisce l’asfalto, ma è pienamente percorribile con il camper a bassa velocità. Si arriva ad una prima indicazione di Lara che è in realtà un punto di osservazione e ristorantino nella baietta prima di quella vera. Può servire come punto di riferimento. Bisogna andare oltre senza temere un po’ di sabbia. E’ poca cosa. Si arriva ad uno slargo con indicazione di Riserva delle Tartarughe. Fermatevi tranquillamente, ma solo dalle 08 alle 20, poi bisogna andar via. Non è permesso il campeggio in tutta l’area. Scendiamo a piedi fino in fondo sulla spiaggia, facendo attenzione alle aree delimitate per le tartarughe. L’acqua è bella ed un bagno ci sta proprio bene. Un po’ di sole e si torna in camper per una grossa anguria. Il caldo non molla mai e senza ombra, anche vicino all’acqua la brezza marina del pomeriggio è super bollente. Dopo un po’ torniamo in acqua a mollo per un’oretta. Facciamo le foto di rito alle protezioni, sono le 17, ed andiamo via. Guardiamo la cartina e ci dice che si può andare avanti sullo stesso tipo di strada superando la dorsale della penisola e scendere di là già a Polis con soli una ventina di chilometri, contro moltissimi di più se torniamo quasi a Pafos. La strada, pur sterrata, non è come quella precedente nel tratto in piano a 20km/h ed in seconda, diventerà molto peggio quando si supererà la dorsale sul lato sud. Il tutto a circa 5-10km/h ed in prima. In cima scendendo verso Polis, sarà stretta ma asfaltata. Tornassimo indietro non la rifaremmo. Arriviamo alle 20 a Loutra Tis Afroditis, con un piazzale, delle bancarelle all’ingresso del sentiero breve che porta alla sorgente dei Bagni di Afrodite. Tenete sempre presente quanto dicevo della capacità inventiva locale a Petra Tou Romiou. Parcheggiamo e visto il buio andiamo al ristorante a picco sul mare. Mangiamo. Chiediamo informazioni ed andiamo a dormire. Fa sempre molto caldo nonostante l’ampia vegetazione.
Mercoledì 25 luglio. Ci svegliamo nell’assoluto silenzio. Abbiamo dormito decentemente. Non c’è quasi nessuno, se non un paio di turisti con macchina a noleggio e le ragazzine delle due bancarelle. Andiamo a vedere i Bagni di Afrodite. E’ una sorgente che da una fenditura passa ad una vaschetta, sembra naturale, per poi scorrere subito verso il salto a mare. Il tutto molto ombreggiato da felci e alberi di fico. A parte il cartello, nel mondo ce ne sono a milioni di posti simili, senza la pretesa di essere di Afrodite. Usciamo, ci mettiamo il costume, torniamo al ristorante da dove una lunga scalinata ripida porta giù al mare dove facciamo il bagno in quattro o cinque persone. Un bel mare. Veramente bello. Tornando su troviamo una fila di docce e dei bagni a disposizione dei bagnanti. Piacevole sorpresa. Alle 11 partiamo e andiamo a Polis. Arriviamo alle 11,30: non c’è nulla da vedere. La spiaggia e il mare sono così-così. Il campeggio con pochi alberi e ad alto fusto sembra un po’ desolato e una serie di tendine simil-romeno di Governor’s Beach ci fa decidere per proseguire verso Kato Pyrgos. Si vede che questa è tutta una zona poco turistica. Qualcuno inizia a costruire villette, ma non sono le speculazioni delle grosse immobiliari del sud, almeno non ancora. A un certo punto, a Pachyammos, si è obbligati ad una fortissima salita verso l’interno per aggirare un pezzo di territorio in riva al mare dove i turchi sbarcarono durante la guerra con la Grecia, creando una testa di ponte. Non ci si può fermare, non si possono fare foto anche se dall’alto è proprio uno spettacolo. È pieno di torrette di avvistamento dei greci, dell’ONU e dei turchi. Fa impressione. Non fate come noi che siamo riscesi subito dopo la testa di ponte turca. Non ne vale la pena. Non c’è nulla e giunti a Kato Pirgos si deve risalire per andare verso i monti Troodos. A Kato Pirgos sbagliamo strada e finiamo dritti contro la casamatta turca della linea verde. Ce ne rendiamo conto solo quando ci fermiamo ad una sbarra ed appaiono i militari turchi. Di fianco nell’ultima casa di Kato una famiglia pranza tranquillamente in veranda con una grossa bandiera greca appesa fuori. Sono a due metri. La strada è stretta e facciamo fatica a fare retro marcia. Ci avviamo a fare questa ammazzata tra le montagne. La strada è buona ma lunghissima e tortuosa. Arriviamo alle 15.30 a Panaria tou Kykkou,il monastero più ricco, più grande e più visitato di Cipro. Si vede dal grande piazzale pieno di bancarelle di souvenir. Che dire: il monastero è veramente bello e pieno zeppo di ricchezze. Risale all’XI secolo, ma dopo un incendio del 1813, è stato ricostruito ed alcuni mosaici sono addirittura degli anni ’80. Sappiate che se non volete perdere tempo, le donne debbono avere gonna lunga, ma gli uomini o pantalone intero o niente. Il pareo per coprire i vostri polpacci non è accettato. Verso le 17.30 ci dirigiamo a Kalopanagiotis, dove troviamo chiuso il monastero abbandonato di Agios Ioannis Lampadistis con il tetto a fienile. Li ritroveremo spesso. Durante la lunghissima occupazione turca nell’entroterra i monasteri si camuffavano così. Cercavano di passare per strutture contadine. Passiamo la notte al fresco, siamo in montagna. Giovedì 26 luglio. Al mattino andiamo per la visita pensando agli orari appesi. Non fatelo. Poco prima telefonate al monaco-custode, il quale si muoverà solo allora se non ha altro da fare (abbiamo aspettato 2 ore). Il numero di telefono lo troverete sui cartellini degli orari. Telefonate sempre, anche negli altri monasteri non abitati. Questo monastero del XI secolo, è stato edificato in onore di San Giovanni Lampadistis che nel torrente sottostante operava guarigioni. E’ composto dalla chiesa con cupola a croce con dentro affreschi rovinati, da una cappella latina con bellissimo affresco, “Banchetto di Abramo”, e da un’altra chiesa. Il complesso è patrimonio dell’umanità dell’Unesco, come tutto ciò che troveremo andando avanti per questi monti. Hanno ragione: è magnifico e molto suggestivo. Proseguiamo per Pedoulas con la sua bella chiesa Archangelos Michail del XIV secolo. Arriviamo sul Monte Olimpo, 1951m s/m. Molto turistico. Alle 12,30 sotto un forte sole, fra fresco. Si vede un discreto campeggio stanziale. Proseguiamo verso Panagia Arakiotissa subito fuori Lagoudera. Ricordatevi di telefonare. Tipica struttura a fattoria con sotto la chiesetta con cupola. Gli affreschi sono tra i più importanti e belli di Cipro. Davanti vi è un albero enorme e altissimo fatto a candelabro. Impressionante. Proseguendo verso nord, siamo arrivati appena in tempo ad Asinou dove sorge completamente isolata la chiesetta splendidamente affrescata di Phorbiotissa dell’XI secolo. Non perdetela. Queste chiesette ortodosse sono certamente la parte più bella di Cipro e la più tipica: il resto molto meno. Sono le 16,30 e decidiamo di andare a Nicosia. Dopo due ore lungo la linea verde arriviamo e ci sembra di entrare in un forno bollente. A prima vista sembra dinamica, viva. Ci fermiamo in un grosso parcheggio a pagamento sul Bastione Tripoli, proprio di fronte all’Holiday Inn. E’ tutto allo scoperto, ma non ci sono alternativa, se si vuole stare vicino al centro sono tutti così. Fuori è tutto molto costruito e desolato. Ci facciamo una gran bella doccia in camper. Mitico il camper. Ripuliti usciamo per andare a passeggio. Sono le18.30. L’impatto con il caldo è stordente, nonostante la doccia. Siamo un bagno di sudore (i gradi sono sempre oltre 45 e l’umidità è come un macigno sui polmoni). Andiamo per la passeggiata centrale della città, da parte greca. Arriviamo alla linea verde e l’effetto è impressionante. Cominciamo a percepire una sorta di depressione psicologica della gente. È come se fossero sotto traccia. Con la guerra hanno perso tutto. Non sono più la capitale perché divisa. Non hanno più l’aeroporto, perché è lungo la linea verde. Sono un’attrattiva solo per la linea verde. Per gli abitanti della città è stato un trauma da cui dopo 33anni non si sono ripresi. Anche perché vi si sono avviluppati in pieno. Nel 2006 al referendum sul trattato di pace dell’ONU per la riunificazione del paese, hanno votato in massa NO. Nel nord invece, SI. Un po’ di storia. Cipro è sempre stata di confine e quindi tesa nei rapporti religiosi e quindi etnici. Ma la caparbietà e l’ostinazione mediatrice dell’arcivescovo Makarios tenevano insieme il paese, pur tra contraddizioni notevoli. Makarios era uno dei leader del movimento dei paesi non allineati insieme a Tito, Nerhu e Ciu-En-Lai. Questo non piaceva molto. Soprattutto alla potenza di riferimento, gli USA. Ma dopo il colpo di stato del 1967 dei colonnelli in Grecia, si rinvigorirono le tendenze nazionaliste di unificazione alla Grecia. Fintando che nel ’74 i colonnelli greci fecero un colpo di stato contro Makarios. Anche molti nazionalisti vi si opposero ma dovettero soccombere. Così come la reazione della minoranza, 30%, turca. Il tutto si badi bene con il beneplacito di Kissinger, segretario di stato USA, il quale chiuse l’altro occhio quando la Turchia, sotto la dittatura dei generali turchi decise l’invasione da nord a protezione della sua parte. Sia la Grecia che la Turchia erano e sono parte integrante della NATO, alleanza militare. Questi sono dati ufficiali degli archivi di stato USA e non pareri di parte. Quindi è storia. Caduta la dittatura in Grecia, il sud è diventata Repubblica di Cipro ed è tornato Makarios. Il nord nell ’83 è stata dichiarata Repubblica Turca di Cipro Nord. La popolazione delle due parti si è poi arroccata dalla propria parte. Tornando all’oggi, Nicosia è nelle condizioni peggiori, da una parte e dall’altra. Sono le 19 e fa un caldo bestiale. Non siamo amanti dei fast food, ma oggi appena ne vediamo uno entriamo per prendere una cola. Vi restiamo un’ora. Fà un fresco, ma un fresco bellissimo. E’ pieno come un uovo e non si può occupare un tavolo con una bibita. Usciamo nostro malgrado e proseguiamo il giro. Siamo inseguiti dalla banda musicale della polizia municipale, che attraversa il centro. Ci fermiamo a mangiare in uno dei tanti ristorantini tipici. Mangiamo sotto una enorme ventola a soffitto. Non male ma un po’ caro. Inevitabile. Torniamo al caldo afoso e passeggiamo. Sono le 21.30 e la depressione collettiva è maggiore. Torniamo al volo nel fast food per un’altra bibita. Questa volta non c’è gente e ci rimaniamo un’ora e mezza guardando uno spettacolo di danza di strada fuori dalla vetrata. Alle 23 andiamo in camper. È tremendo. Apriamo tutto ma è comunque una tortura tutta la notte. Siamo a 40°. Nudi in piedi e poi stanchi, seduti, non c’è soluzione di continuità nel grondare di sudore. Per ore. Finché verso le 3 crollo. Patrizia un po’ prima, grazie alle sue pezze calde ma bagnate.
Venerdì 27 luglio. Ci alziamo. Alziamo prevede che si sia stati a letto e dormito. Ma chi? Abbiamo dormito in piedi, al massimo seduti perché il letto diventava subito un termosifone bollente ed un oceano d’acqua. Fà già un gran caldo. Andiamo prima alla Moschea Omeriye che fino al 1570 era la Chiesa degli Agostiniani. Bella. Al sud non ne troverete un gran che. A Cipro Sud, essendo crocevia del mediterraneo orientale, si trovano molti immigranti nordafricani, mediorientali ed orientali. I maggiori frequentatori di questa moschea sono proprio loro. Di fronte si trova la Hamam Omerye Baths risalente al XIV secolo, patrimonio dell’Unesco, con la Moschea. Qui abbiamo avuto un forte abbattimento fisico e psicologico dovuto al caldo. Abbiamo reagito solo dopo una buona cola fredda. Ci avviamo verso la Porta di Famagosta costeggiando internamente il perimetro dei Bastioni. È proprio una gran Porta. Chiusa e dove sulle e dentro le mura di sera ci sono attività culturali e ludiche. Torniamo passando al Palazzo Arcivescovile con una enorme statua in ricordo dell’Arcivescovo Makarios. Proseguiamo verso la chiesa di Faneromeni del 1872. È la chiesa più grande di Nicosia Sud. Si passa davanti alla piccola ed abbandonata Moschea Arablar. Al Sud come al Nord sono state abbandonate se non maltrattate, molte moschee e chiese. Le religioni…!?!?!?!? Attraversiamo la Lidras, via shopping di Nicosia. In fondo termina alla Linea Verde. Che tristezza! Costeggiandola, verso ovest, si attraversa il quartiere maronita, trascurato e che negli spazi abbandonati viene riempito da immigrati indiani, cingalesi. Uscendo dalla Porta di Pafos, ci ritroviamo subito sulla destra l’inizio dei Bastioni della parte di Nicosia Nord. Li costeggiamo esternamente verso nord per raggiungere il Checkpoint Ledra Palace, che si può attraversare solo a piedi o bici. Si chiama Palace perché proprio a cavallo della Linea Verde si trova l’ex Hotel Palace, oggi alloggio per i soldati dell’ONU. Passato il controllo documenti proseguiamo verso la piazza Ataturk dove troviamo la Colonna Trionfale Veneziana. È caratteristica, carina ma certo il tempo l’ha molto consumata. Qui notiamo la stessa vivacità che si trova in una qualsiasi città turca. È molto rilassante. Ci prendiamo una ciambelletta con il sesamo, tipica turca ed una bottiglia d’acqua. Proseguiamo verso il mercato coperto, che si trova a ridosso della Linea Verde. Lungo la strada molti negozi di oreficeria, gioielleria e tessuti. Il Mercato è proprio un mercato ortofrutticolo. Poca cosa. Subito fuori, di fronte alla entrata della Moschea di Selemiye, ci fermiamo per un ottimo chay. Rigenerante! Già Cattedrale di Santa Sofia, del XIII secolo, dal 1571 Moschea di Selemiye, era il luogo dove venivano incoronati i Lusignano. Enorme e bella. Atmosfera. Siamo stanchi. Sono le 11. Torniamo verso il Ceckpoint e visitiamo Buyuk Han, Grande Ristoro. Del XVI secolo, era un caravanserraglio per mercanti e bestie. Al centro una piccola Moschea ottogonale con cupola. Il tutto da non perdere. Noi invece ci siamo persi lungo la Linea Verde verso ovest per cercare una chiesa Armena. Ci raccatta la solita cortesia ed ospitalità turca. Un signore, probabilmente mosso a pietà dalle nostre facce esauste, ci tira su con un furgone e ci porta vicino agli uffici amministrativi e giudiziari. Tanti bei chioschetti ci rigenerano le batterie. Andiamo al Checkpoint, lo superiamo e torniamo a sud. Troviamo un posteggio taxi. Il Museo Nazionale di Cipro non è lontano, un paio di km. Troppi in quel momento. Saliamo su un taxi e quando gli diciamo la destinazione, breve, cerca di farci desistere, lo capisco, ma noi non molliamo. Impreca. Alla fine saranno 6£CYP. Non ci saluta. Amen. Entriamo e ci accasciamo. Un’aria condizionata da paradiso terrestre. Bellissima. Dopo un bel po’ ci alziamo dalle poltroncine e paghiamo il biglietto d’ingresso. Molto lentamente, per goderci il fresco ma soprattutto per la bellezza notevole degli oggetti esposti. Qui si trova tutto quello che non trovate nei luoghi di scavo di Cipro. Estasianti. Molto a malincuore, verso le 13.30 usciamo e torniamo al camper. Ci fermiamo ai vari chioschi per cercare cartoline. Ne troviamo, poi dobbiamo cercare i francobolli che per l’estero si trovano solo negli uffici postali o facenti funzione nei paesini. E’ dura. Sono le 14 ed il caldo è insopportabile. In camper, dopo aver aperto tutto, piccolo spuntino e dopo esserci guardati bene, ma bene!, negli occhi decidiamo che non ne possiamo più. Basta! Abbiamo dato. Mettiamo in moto e puntiamo subito a Gazimagusa. Dopo 2 ore di autostrada e strada normale finale, ci fermiamo poco prima del confine. Facciamo il pieno di diesel, perché è più conveniente e in un supermercato riusciamo a spendere le ultime £CYP. Passiamo il controllo sud cipriota velocemente. Dalla parte turca, l’incertezza del funzionario dell’andata, ci rallenta. Noi non siamo cime per l’inglese, loro altrettanto. Ne veniamo fuori con qualche dubbio, per fortuna infondato. Qui a differenza di Girne, dove si ottiene la Yellow Paper, si ha la Green Paper senza la quale il mezzo non esce. Sono le 17. Entro cena vogliamo arrivare da Hasan. Ci fermiamo a Gazimagusa, dove di fronte alla Torre di Amleto, c’è l’agenzia della Fergun traghetti. Vorremmo prenotare il traghetto di ritorno per lunedì mattina. Potenza del calcio siamo tutti allegri. Loro Galatasaray e Fenerbahçe di Istambul. Il calcio non ci interessa ma a loro fa piacere. Prenotato, galoppiamo senza problemi ed arriviamo alle 19.30. Prenotiamo la cena. Mia grossa corsa per un tuffo in mare prima che non si possa per le tartarughe. Che bello. Torno e con Patrizia ci facciamo una bella doccia. Freschi e rinvigoriti. Dal patio rialzato notiamo un vecchio camper subito dietro le dune. Vediamo un signore avvicinarsi ai tavoli e ci presentiamo. E’ italiano, di Lanzo Torinese. Viaggia da solo. Non ha fretta, non ha destinazioni, quando sarà stufo smetterà. Ceniamo insieme e ci raccontiamo delle nostre vicissitudini. Anche lui non ha trovato camper in giro. Ha visto solo un furgonato tedesco a Nicosia nord. Chiacchieriamo molto e poi proviamo ad andare a nanna. Durante la notte si sta un po’ meno caldi, non freschi ma meno bollenti. Ci vengono a trovare i tanti asini della zona, che brucano intorno al camper. Vi è un cielo stellato da infarto. Guardandolo ci si addormenta.
Sabato 28 luglio. Il sole è già cocente. Sorge dal mare e ci becca subito. Fatta colazione ci dirigiamo alla spiaggia per l’ultimo bagno del posto. In spiaggia siamo in una decina. Per l’immensità della spiaggia è pazzesco. Verso le 11 decidiamo di tornare in camper, mangiare e fuggire. Salutiamo e alle 12.30 partiamo. Facciamo il pieno d’acqua alla solita fontanella dopo Dipkarpaz/Rizokarpaso. All’altezza di Pervolia prendiamo seguiamo l’indicazione per Gecitkale, così tagliamo un bel po’ di strada evitando Gazimagusa. La strada è ottima anche se non autostrada come l’altra. Ad una trentina di km da Nicosia si rientra sull’autostrada. Superiamo la capitale del Nord puntiamo verso il castello di St.Hilarion. Usciamo dall’autostrada e ci inerpichiamo. Passiamo davanti ad una grossa caserma e… ci bloccano con i fucili in mano. Dopo le 18 non si può più passare. Coprifuoco. Si deve tornare indietro. Peccato volevamo dormire lassù per stare al fresco e domattina essere subito pronti alla visita. Ci dirigiamo a Girne. Non sappiamo dove andare. Fa caldo e quindi proviamo ad andare in alto. Almeno un po’. Decidiamo per l’Abbazia di Bellapais. Ad una rotatoria incrociamo un furgonato tedesco che ci saluta molto felice, ma il traffico ci impedisce di cambiare direzione. Saliamo verso l’Abbazia. Vi arriviamo passando per una stradina piena di ristorantini. Forse il paesino, Beylebeyi ruota tutto sul turismo dell’Abbazia e del panorama che si può vedere. È proprio così. Abbazia, del XII e XIII secolo, bellissima. Panorama di tutta la zona di Girne e del mare verso la Turchia notevole. Un po’ di fresco. Arriviamo alle 19. Ci mettiamo in fondo sulla destra della terrazza-parcheggio, non grande. Appena in tempo dopo 10 minuti non ci sarebbe stato più posto per un camper. Inizia un via vai pazzesco di auto per i ristoranti ed il panorama. La maggior parte per i ristoranti, una parte minore per il panorama e sono soprattutto i giovani con birre e mangiare vario. Dai locali viene una musica turca da danza del ventre e bande tradizionali locali. Dai giovani una rincorsa a chi gli amplificatori più potenti. Dietro di noi c’è un albero di fichi che, o per fame o perché veramente buoni, sembrano l’attrazione della serata o degli habitué. Solo che il nostro camper è proprio a ridosso e quindi sembra di avere tutti dentro. C’è da dire che sono molto discreti, a parte arrampicarsi su quel povero albero. La musica aumenta sempre di più. Un gruppo mette alto il volume di musica un po’ occidentale. Una coppia, lui simil militare, risponde con musica turca assordante e mette a tacere gli altri. Sono le 24 e i locali iniziano a chiudere. Il parcheggio si svuota momentaneamente. A riempire i vuoti ci pensano altri giovani con altrettanti radio potentissime. Alle 4 sarà ancora così, ma noi saremo crollati. Certo sempre con un occhio aperto, il camper ha tutte le finestre aperte e anche se i turchi o turchi ciprioti sono ottime persone, siamo condizionati dalle nostre abitudini.
Domenica 29 luglio. Alle 7.30 facciamo colazione e l’ultima macchina va via. Un po’ frastornati, andiamo giù a Girne. Il caldo continua ad essere micidiale. Arriviamo in città e parcheggiamo. Scendiamo sul lungo mare ad ovest. Passeggiamo andando verso il Castello. Dove nei secoli venivano stivate le merci, soprattutto carrube, oggi è tutto locali. Pub, ristoranti, pizzerie, paninoteche e agenti marittimi di gite e noleggio natanti. Il tutto sul porticciolo una volta commerciale ed oggi turistico Arriviamo al Castello del X secolo sviluppato dai Veneziani e che nel XVI prese l’aspetto attuale. Dentro vi era un carcere, la chiesa di Agios Georgios, la torre sopra la chiesa da cui si vede un panorama notevole. Nel cortile vi è l’ingresso del Museo del Relitto, del III sec. A.C.. Fanno impressione lui e tutte le cose che con esso hanno ritrovato. Da non perdere. Torniamo indietro sfiancati dopo 2 ore. Ci sediamo in un caffè e chiediamo un chay turco. Non c’è verso dato che siamo occidentali ci becchiamo un thé Lipton. Al tavolo turco di fianco porteranno un chay in bicchierini con zollette. Va bè. Ripartiamo ed andiamo al castello di St.Hilarion. Arriviamo alle 12. Decidiamo di andare subito a visitarlo. Costruito come monastero-fortezza nel X secolo in onore del monaco eremita Agios Ilarion. Insieme a Kantara e Buffavento faceva parte del sistema di avvistamento lungo la catena montuosa che corre da est ad ovest nel nord. Diventato poi residenza estiva, come li capiamo!!!, dei Lusignano. Oggi gli danno quasi una caratterizzazione disneyana. È dura risalire i tanti livelli, i tantissimi gradini. Ma ne vale veramente la pena. Bellissimo. Usciamo e torniamo giù a Girne. Notiamo che facendo la strada fatta ieri ed oggi, c’è il problema del coprifuoco serale perché sovrasta la base militare con comando generale, ma se si viene dalla parte opposta, Krini, non ci sono problemi. A saperlo ieri sera. Mannaggia. Compriamo le cartoline e i francobolli mancanti e le spediamo. Sono le 15. Mangiamo in una pizzeria sul molo. Abbiamo un megaventilatore puntato addosso. Sia chiaro anche tutti gli altri tavoli con avventori ne hanno uno. Non siamo noi ad essere delle mezze calzette. Dopo decidiamo di andare in camper verso ovest per cercare una spiaggia e fare un bel bagno. La costa è lunga, ma Castelporziano a ferragosto è meno popolata e più pulita. Arriviamo a Lapta. Siamo stufi e rinunciamo. Torniamo indietro. Lungo la strada c’è un fast food di fianco ad un grande supermercato. Doccia e ripulirsi. Non possiamo rinunciare a ricaricare le batterie col fresco. Bibita e due ore sbracati. Facciamo un salto al super prima che chiuda. Ed ora? Sono le 21. Mangiamo un menù al fast e ci rimaniamo finché chiude alle 23. Il piazzale è ben illuminato e c’è un po’ di aria. Rimaniamo lì a dormire. Nel fast iniziano le pulizie con la musica molto alta. Finiranno!?!? Sì, alle 2.30. Patrizia è partita ma io sono agitato dalla musica. Lunedì 30 luglio. Sveglia alle 8. Colazione e guida fino al porto di Girne. Entriamo ed esplichiamo le ultime formalità per il biglietto. Poi andiamo ad aspettare l’inizio delle procedure di confine. Mentre aspettiamo, conosciamo l’equipaggio del furgonato tedesco dell’altra sera. Sono qua da soli 4 gg. E vanno via perché ci sono poco vento e poche onde. Loro fanno solo windsurf e surf. Andranno su qualche isola greca. Troviamo anche quei simpaticissimi romani con Subaru SW e tenda sopra. Ci facciamo compagnia per tutta la procedura dei documenti ed il viaggio. Ricordatevi i due traghetti. Purtroppo noi tutti andiamo in quello in cui i mezzi medio-piccoli si devono mettere giù con un montacarichi impressionante. Il camper ci sta giusto. Peccato, staremo in salone su quelle scomodissime poltroncine. Grazie anche alla loro simpatia non ci accorgiamo di arrivare a Tusucu alle 20. Salutiamo tutti con un po’ di magone. Ci mettiamo un’ora e mezza prima di uscire dall’area doganale. Conclusioni. Cipro? Molto bella, nonostante il caldo e le difficoltà. Non ha strutture ricettive valide per il campeggio. Basta saperlo. Ma ne vale molto la pena!!! Traghetti? 1)- Dalla Grecia in poi tutto diventa, a volte, troppo aleatorio ed inaffidabile.
2)- Se si viene da nord, Italia od Europa, non vale più la pena di andare a Bari o Brindisi. Da Ancona o Venezia, se si considerano tutte le voci di costo, viene uguale e più comodo. Da Roma in giù, no.
In conclusione, come per l’altro della Turchia, bisogna andare e vivere le proprie esperienze proprio perché sono frutto delle proprie emozioni. Buon viaggio.