Cinque giorni in Toscana

25 APRILE 2007 PETRIGNONE - SANTA LUCIA - SAN GIMIGNANO Dopo una gestazione durata un anno esatto, io e Sara decidiamo di concederci una vacanza utilizzando un voucher acquistato quasi un anno prima, che ci dà diritto a tre notti di pernottamento in una struttura convenzionata. La scelta ricade su di un agriturismo toscano, il San Carlo...
Scritto da: Culdefeu
cinque giorni in toscana
Partenza il: 25/04/2007
Ritorno il: 29/04/2007
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 500 €
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25 APRILE 2007 PETRIGNONE – SANTA LUCIA – SAN GIMIGNANO Dopo una gestazione durata un anno esatto, io e Sara decidiamo di concederci una vacanza utilizzando un voucher acquistato quasi un anno prima, che ci dà diritto a tre notti di pernottamento in una struttura convenzionata. La scelta ricade su di un agriturismo toscano, il San Carlo Agriturismo Residence in località San Carlo Pomarance, un paesino sito nel cuore della Comunità montana dell’Alta Val di Cecina. Partiamo verso le otto del mattino da Petrignone e dopo circa tre ore giungiamo a Santa Lucia, una frazione di San Gimignano dove alloggeremo la prima notte avendo la prenotazione al San Carlo dal giovedì alla domenica. Rintracciato il campeggio Boschetto di Piemma – Parco Selva delle Torri all’interno del quale è individuato l’appartamento riservato tramite internet per la cifra di cinquanta euro, espletiamo le procedure di rito e trasportiamo in macchina le valigie in quella che per una notte sarà la nostra abitazione. Al fine di raggiungere il nostro alloggio, attraversiamo tutto il campeggio avventurandoci forzatamente per una strada in discesa che di fatto ci porta in una sorta di conca dove regna un silenzio d’altri tempi. Gli appartamenti sono quattro, tutti facenti parte di un’unica struttura dalla bizzarra sagoma curva rivestita in legno, ed ognuno di questi richiama un elemento naturale primordiale, nel nostro caso l’acqua. L’arredo interno è un inno all’IKEA e nonostante le ridotte dimensioni la camera è veramente carina. Depositati i bagagli decidiamo di andare a visitare San Gimignano, ma qui accade l’imprevisto. Per guadagnare l’uscita del campeggio è necessario infatti affrontare una ripida salita del venti percento, al culmine della quale la strada svolta a gomito in un punto ove vi è un piccolo scalino. Avendo la macchina con l’assetto ribassato quanto basta per toccare in qualsivoglia protuberanza del terreno, affronto la rampa con velocità ridotta. Il timore oltre al fatto di poter toccare con la parte bassa della vettura, è che nella direzione opposta possa sopraggiungere in questa stradina un altro mezzo (solo in un secondo tempo scoprirò trattarsi di senso unico), cosicché giunto al gradino commetto l’imprudenza di arrestare completamente la marcia, per poi accelerare nella speranza di ripartire. A questo punto dal cofano si alza un denso fumo bianco ed all’interno dell’abitacolo l’Arbre Magique viene istantaneamente annientato da una puzza di plastica bruciata che lascia temere il peggio. Piuttosto preoccupato procedo in retromarcia, lascio la macchina nel parcheggio adiacente l’appartamento e senza nessuna cognizione di meccanica osservo perplesso l’origine di questa nebbia che a differenza del cattivo odore sembra lentamente attenuarsi. Essendo il venticinque aprile, cercare un’officina aperta sarebbe utopistico, quindi decidiamo di lasciare la macchina a riposo e valutare una volta tornati dalla nostra passeggiata. Acquistiamo alla reception del campeggio i biglietti per raggiungere San Gimignano con un bus-navetta la cui fermata si trova esattamente dirimpetto all’ingresso del camping ed inganniamo il tempo nell’attesa che questo arrivi leggendo i depliant informativi della zona. Il piccolo bus, sfatando ogni preconcetto italico, è puntuale al secondo, tanto che a causa di un elevato tasso di deconcentrazione rischiamo di perderlo. Per un breve tratto di strada siamo costretti a rincorrerlo, ma una volta saliti sul mezzo sembra che per un po’ i nostri contrattempi saranno messi da parte. Veniamo lasciati all’ingresso di Porta San Giovanni, il cui vicolo con un susseguirsi ininterrotto di negozi di prodotti tipici mi richiama alla memoria in maniera mirabolante la Hofgasse ad Innsbruck. Siamo subito colpiti da questo piccolo borgo, che in questa giornata di sole mette in mostra più che mai la bellezza dei suoi edifici e delle numerosi torri che si stagliano in un cielo che pare dipinto. Dopo aver consumato una pizza al trancio, percorriamo via San Giovanni e trovandoci di fonte al Museo della Pena di Morte decidiamo di addentrarci. L’ingresso costa dieci euro, ma comprende per chi ne avesse voglia di visitare anche il Museo della Tortura, che si trova a ridosso di Porta San Giovanni. L’aria che si respira all’interno delle sale dove ha luogo l’esposizione è intrisa di un fastidioso effluvio di colla che rende ancor più gravosa la visita in questo antro della follia umana. Ogni sorta di tortura viene descritta minuziosamente e gli strumenti posti in esposizione stanno a testimoniare quanto odio e perversione possono covare nel cuore di un uomo. Al termine della visita decidiamo di soprassedere sul Museo della Tortura, a detta di Sara troppo divertimento in una sola giornata sarebbe troppo. Ci concediamo allora un gelato in Piazza della Cisterna, quindi riprendiamo a vagabondare senza una meta precisa, poiché di fatto qualunque angolo di questa cittadina è meritevole di essere osservato. Visitiamo allora il municipio, le viuzze più recondite, tralasciando soltanto la basilica di Santa Maria Assunta, poiché riteniamo che un monumento di culto deve permettere l’ingresso libero, mentre di fatto l’accesso è previo pagamento. Prima di tornare sui nostri passi ci rechiamo alla Rocca di Montestaffoli, dove passeggiamo all’interno delle mura tra giovani coppie e scolaresche in gita che approfittano della bella giornata per stendersi al sole. Dall’alto delle mura, contemplando il meraviglioso paesaggio che si para di fronte ai nostri occhi, stabiliamo di cenare in uno dei numerosi ristoranti di San Gimignano e di conseguenza ci rechiamo alla fermata dell’autobus per rientrare in campeggio al fine di prepararci per la serata. Il tempo passa e della navetta sembra non esservi traccia, siamo rimasti gli unici avventori al riparo della pensilina e cominciamo a domandarci se la puntualità del viaggio d’andata sia stata solo un caso fortuito. Scoraggiati dalla lunga ed infruttuosa attesa ci avviamo a piedi raggiungendo il campeggio distante circa due chilometri e mezzo in meno di un’ora. A dispetto di ciò rimaniamo colpiti dalla piacevole passeggiata e concordiamo per darle seguito in serata quando ci recheremo a mangiare in un agriturismo notato per strada. La macchina nel frattempo continua a conservare quell’odore sospetto, ma nessuna spia si accende ed a primo acchito sembrerebbe tutto a posto, quindi dopo aver studiato il tragitto da affrontare metto in moto la vettura e lanciatomi a tutta velocità raggiungo l’ingresso del campeggio dove la lascio in sosta tutta la notte. Dopo una doccia rigenerante ci proiettiamo in strada, mentre il sole in procinto di tramontare conferisce alle colline nuovi toni, non meno affascinanti di quelli trasmessi dalla cocente luce pomeridiana. L’agriturismo designato per la cena risulta essere in realtà solo uno spaccio per la vendita di olio e vino, cosicché ci spingiamo nel centro storico di San Gimignano com’era originariamente nei nostri progetti e ci accomodiamo al ristorante La Mandragola, un bel locale elegante tutt’altro che economico, dove le portate, seppur ottime, sono servite in formato mignon. Consumata la cena operiamo qualche acquisto in un negozio ancora aperto, dopodichè al chiaro di luna raggiungiamo passo dopo passo l’appartamento dove tardiamo poco a prendere sonno.

26 APRILE 2007 SANTA LUCIA – POMARANCE – LARDERELLO – VOLTERRA – PETRIGNONE Alle otto ci alziamo e prepariamo i bagagli che nel frattempo sono raddoppiati grazie agli acquisti della giornata precedente. Dopo una fugace colazione a base di biscotti, ci dirigiamo alla reception dove perfezioniamo il saldo del pernottamento e, caricate valigie e sportine nella macchina, imbocchiamo la strada in direzione di Pomarance speranzosi di incontrare quanto prima un concessionario Volkswagen. La fortuna ci sorride al punto che il primo edificio all’ingresso del comune di Volterra è proprio quello che cercavamo. Il personale è molto gentile ed i miei timori vengono spazzati via quando con sicurezza il capofficina afferma che nella concitazione ho manovrato con imperizia la leva della frizione, ma che non vi è motivo di preoccuparsi perché la macchina non ha subito nulla di grave. Queste parole sono una boccata d’aria fresca che rendono se possibile il sole ancor più luminoso. Riprendiamo il nostro tragitto e dopo una lunga sequela di tornanti raggiungiamo il Residence San Carlo, localizzato un paio di chilometri oltre il centro di Pomarance. Il casale è grazioso, ha un ampio giardino ed è al riparo da qualunque forma di rumore, in definitiva si tratta di un piccolo paradiso a tutti gli effetti. Il nostro arrivo coglie i proprietari di sorpresa, tant’è che li attendiamo per la consegna delle chiavi esplorando la zona. La piscina tanto bramata rimarrà coperta da un telone per tutto il tempo della nostra permanenza, dunque conserveremo il rammarico di non esserci fatti una bella nuotata, ma questo sarà in pratica l’unico neo se così lo si può definire. La stanza che ci viene assegnata fa parte di un complesso fabbricato alle spalle dell’edificio principale; scaricati i bagagli prendiamo possesso della nostra nuova abitazione, che è composta di un bagno spazioso, una camera matrimoniale ed una cucina con tavolo da pranzo. Il ballatoio comunicante con la camera da letto offre una bellissima vista sulla conca sottostante, dove in una tempesta di verde ed oro emergono sporadiche abitazioni di campagna. Senza perdere tempo chiediamo al padrone la possibilità di noleggiare gratuitamente le mountain-bike come da contratto ed una volta equipaggiati di tutto punto partiamo con vigore in direzione di Larderello, dove ci attendono i soffioni boraciferi. Poterli vedere in Italia dopo averli osservati qualche anno addietro in Islanda mi affascina e l’idea di dover pedalare per quasi tredici chilometri su strade con ripetuti saliscendi non mi spaventa affatto. Tuttavia, causa un preparazione fisica idonea per un the pomeridiano dalla regina, alla prima salita maledico la mia presunzione. Non abbiamo infatti ancora raggiunto la strada asfaltata che sono già prossimo a gettare la spugna, ma non sopporto che Sara possa farcela ed io no, quindi perduro nel mio incedere e quando è lei a fare l’andatura riesco persino a togliermi qualche piccola soddisfazione. In meno di due ore (dopo essere riusciti ad inforcare un bivio sbagliato in una strada dove è sufficiente seguire la direttiva principale) arriviamo a destinazione, sebbene la mia per lunghi tratti sia stata più una scampagnata con bici al seguito che una vera e propria pedalata. Appena giunti a Larderello notiamo inevitabilmente e repentinamente lo smisurato stabilimento dell’Enel dove avviene la trasformazione dell’energia geotermica, ed al cui interno si trova anche il relativo museo a cui si può accedere gratuitamente. Prima di vedere i soffioni boraciferi siamo però allettati dall’idea di poterci immergere nelle calde acque della piscina geotermica, ma una volta averla trovata scopriamo che l’impianto aprirà solo nel pomeriggio. Ripieghiamo allora alla ricerca di un posto dove fermarci a mangiare, e di fronte al parcheggio dell’industria una ragazza ci indica gentilmente come unica soluzione alla nostra richiesta un bar poco distante, mentre proseguendo tarpa le mie ali spiegando che i soffioni sono sfruttati per intero dall’Enel e che dunque non vi è alcuna possibilità di vederli in attività se non a seguito di una visita guidata. Dopo questa triste notizia ci rechiamo a pranzare in quella che scopriamo essere la mensa a cui accedono gran parte dei dipendenti delle industrie locali. Una chiassosa scolaresca di ragazzini in gita fa da contorno al nostro dopo pranzo, durante il quale notando il peggiorarsi delle condizioni atmosferiche concordiamo vista la distanza da dover percorrere di rincasare quanto prima, abbandonando l’idea del bagno nella piscina riscaldata. Dopo un inizio stentato, scopriamo meravigliandocene che la strada scorre quasi interamente in discesa, tanto da riuscire ad accumulare velocità sufficiente per affrontare di inerzia i lunghi tratti pianeggianti. Evidentemente all’andata le strade che ci sembravano in piano erano in realtà leggermente in salita, di conseguenza per fare ritorno al residence impieghiamo circa quarantacinque minuti. Ci sdraiamo qualche minuto sul letto e dopo una doccia rigenerante ci rechiamo a Volterra, dove trovato parcheggio a ridosso delle mura cittadine facciamo il nostro ingresso varcando Porta San Francesco. Come nel caso di San Gimignano camminiamo a lungo per le stradine senza meta alcuna, poiché anche qui ogni singolo squarcio è meritevole di essere visto. Percorrendo via Gramsci osserviamo un negozio di prodotti tipici toscani denominato Enoelaioteca da Pina, che reclamizza uno spazio interno adibito a taverna talmente insolito da farci ripromettere di consumarci qualcosa prima di tornare in Romagna. Dopo circa due ore di girovagare con diverse tappe nei negozi più suggestivi, optiamo per mangiare a La Mangiatoia, una pizzeria gestita da un gruppo di giovani. Il locale sebbene piccolissimo è molto carino e la pizza da diciassette euro che consumiamo in due ha il diametro della ruota di uno scooter, lo spessore di uno StarTac ed abbonda di condimenti, e nonostante sia molto buona ci risulta impossibile terminarla. Verso le ventuno e trenta inforchiamo la strada in direzione di Petrignone, Sara il mattino seguente ha un importante colloquio di lavoro a qualche decina di chilometri da casa e riteniamo che partire adesso sia la scelta giusta. Siamo tuttavia molto stanchi e prima di arrivare a destinazione facciamo opportunamente alcune pause, finché all’una di notte arriviamo a destinazione e senza troppi convenevoli ci infiliamo sotto le coperte.

27 APRILE 2007 PETRIGNONE – POMARANCE – VOLTERRA – POMARANCE La sveglia suona puntuale alle sette e trenta, dopodichè ci prepariamo per recarci a Cotignola, luogo del colloquio di lavoro. A seguito di questo ripartiamo per tornare nuovamente in Toscana, ma la tortuosità delle strade rende disagevole più dei giorni precedenti il viaggio di Sara, che soffre terribilmente il rapido susseguirsi delle curve. Procedendo di conseguenza a velocità ridotta, cogliamo l’occasione per rifiatare facendo sosta lungo la strada a Castèl San Gimignano presso l’agriturismo Podere Casanova che commercializza prodotti di coltura biologica. Facciamo incetta di vini ed oli per una cifra ragguardevole, soprattutto se considero che quando vado in vacanza all’estero in luoghi ben più inconsueti non acquisto nulla se non la maglia della nazionale di calcio e la patch della nazione da cucire nello zaino. Ripreso il nostro cammino l’arrivo a Pomarance è una benedizione per Sara che in cuor suo abomina ogni singola curva affrontata e tutte quelle che ci si prospettano per i giorni a venire. Durante il tragitto un traffico intenso di motociclette ha colorato queste strade particolarmente indicate per i centauri, che hanno avuto comunque il loro bel da fare con le numerose pattuglie stradali disseminate quest’oggi per quel che mi è dato vedere appositamente per loro. Arrivati a destinazione ci organizziamo per visitare Volterra e dopo aver parcheggiato nuovamente a ridosso delle mura ci procuriamo all’ufficio informazioni la mappa della città e con essa riprendiamo l’esplorazione da dove eravamo rimasti il giorno prima. Diretti al Parco Archeologico passiamo di fronte ad una gelateria nella quale ci fermiamo a consumare una coppa di gelato prima della piacevole passeggiata nel giardino, al termine della quale raggiunto il cancello d’uscita camminiamo costeggiando per un tratto le mura della Fortezza Medicea, la cui struttura assolve la funzione di penitenziario. Come additato il giorno prima, facciamo tappa all’Enoelaioteca da Pina, ma essendo di fretta ci limitiamo a fare qualche rapido acquisto e ad osservare la bellissima taverna, quindi tenendo presente che questa sera è nostra intenzione festeggiare rientriamo a Pomarance dove ci prepariamo per la serata. Sul tardi siamo nuovamente per le stradine di Volterra diretti al Don Beta, un ristorante consigliatoci il giorno prima da un negoziante, ma una volta giunti a destinazione carichi di aspettative scopriamo che la cucina ha chiuso alle ventidue in punto, mentre noi abbiamo sforato di qualche minuto. Un po’ rammaricati ci dirigiamo ad Il Pozzo Degli Etruschi, un altro buon ristorante a detta del commerciante, dove si reca solitamente a mangiare la gente del posto, e sebbene la cucina anche qui rispetti tale orario di chiusura, veniamo fatti accomodare ugualmente. Insieme a noi vi sono pochi altri avventori, ma del resto il locale è piccolo e l’orario parla chiaro. Le portate sono più consistenti di quelle serviteci al La Mandragola ed al termine del pasto siamo soddisfatti altresì dalla gentilezza del ristoratore e dalla giusta spesa. Usciti per ultimi dalla taverna, facciamo due passi attraversando il viale dei pub dove i giovani volterrani passano le loro serate e ci fermiamo in uno di questi per consumare velocemente un gelato. Rientrati in macchina osserviamo furtivamente il Teatro Romano che all’ombra delle mura medievali grazie all’artifizio di una sapiente illuminazione assume un fascino magnetico, quindi all’una di notte rincasiamo al residence e come per le sere precedenti il sonno giunge puntuale.

28 APRILE 2007 POMARANCE – CASCIANA TERME – VOLTERRA – POMARANCE Quest’oggi abbiamo programmato di rilassarci a Casciana Terme, una località termale ad un’ora di macchina da Pomarance. Dopo la frenesia che ha contraddistinto questi ultimi giorni, ci concediamo la mattinata per riposarci nel letto, ma alle undici per non vanificare i nostri propositi decidiamo di partire, facendo preventivamente sosta a Saline di Volterra dove Sara acquista in farmacia una coppia di polsini che facendo ricorso ai precetti della medicina cinese dovrebbero renderle il viaggio in macchina meno gravoso. La strada che percorriamo per dirigerci a Casciana mi trascina inevitabilmente in un flashback dal momento in cui mi passano di fronte agli occhi le immagini delle verdi Lofoten, fatte di continui saliscendi e solcate da strade che si snodano fino a scomparire all’orizzonte. Ad impreziosire ancor più questo paesaggio ci pensa un sole lucente e le belle case rustiche che di rado incrociamo nel nostro incedere. Poco dopo l’ora di pranzo giungiamo a destinazione, ma le indicazioni per le terme sono evanescenti ed a causa del nostro scarso senso dell’orientamelo nonostante le ridotte dimensioni del paese abbiamo un bel da fare per scovarle. Dopo aver constatato alla reception di essere arrivati fuori tempo massimo per qualunque genere di massaggio, ci addentriamo in un dedalo di corridoi al fine di raggiungere la piscina all’aperto nella quale sciogliere un po’ i muscoli nell’acqua che il depliant informativo spaccia a trentasei gradi. Lo spogliatoio degli uomini è piccolo, il numero degli armadietti esiguo, tant’è che molti clienti sono obbligati a lasciare gli indumenti e probabilmente qualcosa di ben più prezioso alla mercè di altri avventori, ma l’ambiente lascia intendere che il pericolo di furti è quanto mai un miraggio, anzi, è più probabile che qualche anima misericordiosa notando lo scarso spessore del mio portafoglio lo rimpingui. Sara, reduce da un periodo di volontariato in Togo in qualità di infermiera, ha portato come ricordo di questo viaggio extension da un metro che complicano la vita alla receptionist che molto gentilmente si prodiga alla ricerca di una cuffia sufficientemente capiente per quella massa di capelli che sembra non volerne sapere di venir confinata. Alla fine le riesce a procurare una cuffia trasparente del genere da doccia, sufficiente quanto basta a contenere la grande quantità di capelli, ma che per ovvie ragioni non aderisce alla testa come dovrebbe. E’ in ogni modo l’unica soluzione e messa da parte questa pratica ci avviamo alla piscina ansiosi di immergerci. L’acqua è veramente gradevole, ed anche se non si tratta della Bláa Lónið in Grindavík, il relax che provo è impagabile e per un’oretta mi sposto da un getto all’altro, da un idromassaggio ad una serie di gradoni sommersi dove mi lascio crogiolare al sole. Paghi usciamo per sdraiarci al sole, ma l’aria inaspettatamente gelida ci coglie di sorpresa regalandoci due brutti minuti, il tempo necessario a recuperare le nostre cose e trovare un punto idoneo del prato dove stenderci. Verso le due del pomeriggio ci congediamo e consumati velocemente un paio di tramezzini al bar delle terme, ci concediamo una passeggiata nella piazza principale del paese dove sono in allestimento gli stand della fiera annuale di prodotti tipici e dell’artigianato locale. Nonostante molti siano già operativi, siamo gli unici avventori. Compiuti gli immancabili acquisti, ripieghiamo verso la macchina e ripartiamo per rientrare a Pomarance dove abbiamo intenzione di prepararci in maniera da raggiungere Volterra in orario utile per fare una sorta di aperitivo all’Enoelaioteca. Rispettiamo la tabella di marcia e dopo aver parcheggiato al nostro solito posto, percorrendo la scalinata retrostante le rovine del Teatro Romano abbiamo una bella vista dello stesso illuminato dal sole. In pochi minuti siamo seduti ad un tavolino pronti ad ordinare, affascinati dalla taverna curata in ogni minimo dettaglio, dalla musica di stampo celtico che pervade l’ambiente e dall’aspetto vagamente fantasy. La situazione nel frattempo però ci sfugge di mano e quello che doveva essere un frugale assaggio, diventa un pasto vero e proprio, tanto che prima di recarci al ristorante per cenare ci abbandoniamo ad una più che mai opportuna passeggiata per le vie del centro nel tentativo di espiare le nostre colpe. Dopo aver scrutato ogni angolo del borgo, ci rechiamo al Don Beta, il ristorante dove la sera prima non eravamo riusciti a cenare causa chiusura della cucina. Attendiamo pochi minuti all’ingresso affinché si liberi un tavolo, quindi ci accomodiamo per poi ordinare. Si tratta di un bel ristorante, anche se personalmente a livello di estetica ho preferito di gran lunga il La Mandragola ed il Pozzo Degli Etruschi; le portate sono decorose e l’unica vera pecca che gli si può imputare è il tempo che trascorre solitamente tra una portata e quella successiva, e nel nostro caso anche per l’attesa interminabile della consegna del conto. Usciti dal locale facciamo quindi l’ennesimo tour per le stradine del centro e rincasiamo nuovamente a notte fonda.

29 APRILE 2007 POMARANCE – LIBBIANO – VOLTERRA – PETRIGNONE Come sempre siamo mattinieri, anche perché oggi dobbiamo sgombrare la camera a favore degli affittuari che ci daranno il cambio. Le valigie hanno conservato la loro forma originale, ma il numero di sportine è aumentato in maniera imprevedibile, tanto che saturiamo il bagagliaio e buona parte dei sedili posteriori, un bel primato per una vacanza di pochi giorni a poche centinaia di chilometri da casa. Salutiamo la moglie del gestore che alla nostra richiesta ci consiglia un paio di percorsi interessanti in zona per fare trekking e ci lasciamo alle spalle San Carlo con un po’ di tristezza per questi giorni di vacanza che lentamente stanno scivolando via. Con la scusa di dover ancora fare colazione, decidiamo di fermarci nel centro di Pomarance dove acquistiamo in una pasticceria qualche dolciume che consumiamo pigramente al sole su di una panchina nella piazza principale del paese, quindi con calma visitiamo il piccolo paesino, trafficato quest’oggi da molte famiglie ed anziani. Il centro storico è molto carino sebbene lo si possa esplorare per intero in pochi minuti, e gli edifici tutti bellamente restaurati danno l’impressione di vivere in un tempo senza fretta, proponendo Pomarance come il posto indicato per chi voglia vivere in piena serenità senza la frenesia tipica e conformata della società moderna. Sara vorrebbe visitare la chiesa, ma è in procinto di svolgersi una funzione, cosicché desistiamo ed al termine della nostra camminata approfittiamo dell’ufficio informazioni per procurarci una cartina della Riserva Naturale di Monterufoli-Caselli per sapere qualcosa di più di quello che potremo vedere girovagando per i boschi della zona. Verso mezzogiorno arriviamo a Libbiano, un piccolo borgo situato al termine di una stradina trafficata unicamente da sporadici vacanzieri ed abitato in inverno da meno di trenta anime (così ci viene detto). Lasciata la macchina a ridosso del bar-ristorante, visitiamo la piccola chiesa del paese, chiediamo indicazioni precise e finalmente ci avventuriamo su di una strada sterrata dalla quale si diramano i veri e propri sentieri da trekking. Essendo entrambi totalmente a digiuno della più elementare norma di escursionismo, ci atteniamo ad un discorso di razionalità, evitando di inforcare sentieri segnalati con coefficienti di difficoltà troppo alti e seguendo le più elementari norme del buonsenso. Il cielo per tratti velato ci risparmia sudate abissali, in modo tale che camminiamo ininterrottamente per tre ore attraverso un paesaggio relativamente uniforme, ma intimo, fresco e privo di smog, dove la vivacità è conferita essenzialmente dalle numerose macchie di piccoli fiori colorati. Finalmente troviamo un sentiero che riteniamo alla nostra portata, ma ad un certo punto l’erba alta ed una condizione generale di abbandono forse legato alla stagione ancora non propriamente adatta per certe escursioni, ci suggeriscono di tornare sui nostri passi. Nel tratto di ritorno siamo sorpresi di incontrare sul bordo della carreggiata l’essere vivente che meno ci saremmo aspettati di vedere in questa scampagnata sebbene i depliant lo descrivessero come uno degli abitanti tipici di queste lande, una testuggine palustre che infastidita dalla nostra presenza si ritrae nel suo guscio. Giunti al punto di partenza posso asserire che questa passeggiata è stata piacevole e per nulla impegnativa, anche se la mia caviglia ballerina accuserà il peso dell’escursione per i giorni a seguire. Prima di ripartire vogliamo visitare il paese, un insieme di case e viuzze dal sapore antico. Se per Pomarance abbiamo impiegato pochi minuti, per Libbiano è sufficiente meno della metà del tempo, che si riduce nel momento stesso in cui comincia a scendere una fastidiosa pioggia che ci costringe a correre fino alla macchina dove tolti gli scarponi riprendiamo la strada di casa. Il nostro progetto prevede tuttavia l’ennesima tappa a Volterra, più precisamente alla consueta Enoelaioteca. Oggi, più che nei giorni passati, il traffico in prossimità della mura è intenso e per la prima volta siamo costretti a rinunciare al nostro parcheggio per lasciare la vettura a pagamento. Alla taverna siamo in pochi giorni diventati clienti abituali e vista la presenza pressoché nulla di avventori cogliamo l’occasione per sederci nel mezzanino dove è inserito un tavolino molto appartato che avevo già in precedenza adocchiato. E’ solo pomeriggio, ma di fatto si tratta di una vera e propria cena. Mangiamo e beviamo senza ritegno (un’esperienza personalmente nuova) ed il conto sebbene salato ben rapporta la qualità delle pietanze. Salutiamo i gestori che esprimono gratitudine per aver pagato loro almeno una rata dell’università del figlio, quindi tuffatici nuovamente per le strade del centro completiamo gli acquisti e di seguito diretti in Piazza dei Priori ci concediamo un breve tour del mercatino di prodotti artigianali che questo weekend è l’attrazione principale di Volterra. All’imbrunire torniamo alla macchina, la vacanza è giunta alla conclusione e domani si torna a lavorare. Nel tragitto di ritorno si cominciano a tirare le somme di questi giorni ed in conclusione posso affermare che la gentilezza in questo angolo di toscana si spreca (che lo si faccia esclusivamente con l’intenzione di spennare il cliente non ci è dato saperlo, ma rimane comunque un dato di fatto la disponibilità di ogni singolo individuo incontrato nel darci indicazioni quando avevamo perso la bussola e la simpatia di coloro che ad uno sguardo ci hanno sempre rivolto un sorriso o qualche parola). A questo aggiungo i meravigliosi paesaggi ed il senso di rilassatezza che questi riescono ad infondere… e la certezza che saranno nuovamente meta di una futura vacanza!



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