Cina, terra di grandi contrasti
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Il nostro viaggio comincia molti mesi prima della data di partenza. Intorno a febbraio incominciamo a pensare alle vacanze estive. Dove si va quest’anno? Premetto che io ho un’amica cinese vissuta qualche mese qui in Italia, alla quale, quando è ripartita per la Cina, avevo promesso che prima o poi sarei andata a trovarla. E allora perché non facciamo prima, e andiamo proprio in Cina? E Cina sia! E già incominciano i dubbi. Facciamo un viaggio organizzato da un’agenzia (visto che si tratta di un paese di difficile gestione “linguistica” e sarebbe di certo più comodo e meno faticoso) oppure facciamo il nostro classico “fai da te”? Grazie alle rassicurazioni della mia amica cinese, che ci promette supporto nell’organizzazione “fai da te” del viaggio, la nostra idea di andare in Cina si concretizza. Il suo supporto ”spirituale”, ci fornisce quel pizzico di coraggio in più che ci mancava, e allontana le nostre paure sul fare un viaggio “fai da te” in Cina. Incomincia uno studio approfondito di diari di viaggio e guida Lonely Planet, per poter configurare un ipotetico giro. Cosa vedere? Cosa tralasciare? È veramente difficile decidere, anche perché di cose belle da vedere ce ne sarebbero tantissime, ma siccome abbiamo “solo” una ventina di giorni a disposizione è di fondamentale importanza fare un itinerario di viaggio che ci consenta di vedere il più possibile, senza però passare nei luoghi in modo troppo veloce e superficiale. Dopo aver fatto 6-7 itinerari possibili, ci decidiamo per quello che ricalca un po’ quello che i tour-operator chiamano la “Cina classica”, e cioè, Pechino, Xi’an, Guilin, Shanghai. Deciso più o meno il percorso comincia lo “studio” dei voli, Internazionali e nazionali. Meglio Alitalia? Meglio Air-China? Meglio Air-China che comprenda un viaggio multi tratta? E anche qui dubbi si dubbi. Alla fine, siccome volevamo avere ancora un po’ libertà sulla decisione del tempo di permanenza nelle varie località, cosa che sarebbe stata impossibile se avessimo acquistato un biglietto multi tratta Air-China da subito, abbiamo deciso di viaggiare Alitalia. Il biglietto Roma-Pechino-Roma, l’abbiamo acquistato l’8 maggio, non appena abbiamo visto che i costi dei biglietti stava cominciando a salire. Prezzo 676 euro a persona. Poi ci siamo dedicati per più di un mese al “consolidamento” del nostro itinerario di viaggio, ragionato anche in funzione della visita che avremmo dovuto fare alla mia amica che abita a Tianjin (“cittadina “ a circa 180 km da Pechino), meta piuttosto inconsueta nei vari tour. Verso la metà del mese di giugno comincio ad informarmi sul visto per entrare in Cina. Dove farlo? Cosa è richiesto? Quanto costa? Scarico i moduli che trovo online in rete e provo ad andare a fare il visto. L’agenzia che se ne occupa è situata a 5 minuti a piedi dal mio ufficio, una gran botta di… fortuna, soprattutto vista la fatica che ci è voluta per fare la richiesta. Tutta baldanzosa, dopo aver compilato i moduli per il visto e aver fatto le 2 fototessere richieste, mi reco all’ufficio visti. Appena vedono il modulo da me compilato mi dicono che non va bene, e quindi mi tocca ricompilarlo con i moduli presenti in sede. E va bene. Ricompilati i moduli ritorno allo sportello e subito mi chiedono la prenotazione degli alberghi dove alloggerò per tutto il viaggio. E’ indispensabile fornire tutto l’itinerario di viaggio, altrimenti niente visto. Ovviamente non ho tutti i pernotti prenotati anche perché, come già detto, volevamo avere la libertà di restare in un posto a seconda del gradimento. Quindi, mogia mogia, me ne torno in ufficio. Prossimo step è prenotare tutti gli hotel e fissare definitivamente un itinerario di viaggio. Dopo alcuni giorni ritorno all’ufficio visti. Porto la lista degli hotel dove pernotteremo e tutte le email di risposta con le prenotazioni. Però, per un paio di tappe, invece di prenotare tramite siti standard come “booking.com o Agora”, ho preso contatti direttamente via email con gli ostelli. Per cui, per queste prenotazioni, porto all’ufficio visti lo scambio di e-mail avute con l’ostello nelle quali c’è la conferma della prenotazione. Ovviamente… non vanno bene. Incomincio ad innervosirmi. E’ vero che la Cina è un paese dove vige un regime, ma adesso sto cominciando a stancarmi. Siccome non voglio disdire le due prenotazioni per i due ostelli “incriminati”, come consigliatomi a mezza bocca anche dall’addetto dell’ufficio visti, faccio delle prenotazioni su booking.com, dove è possibile fare la cancellazione gratuita, mi faccio inviare la conferma della prenotazione, la allego all’altra documentazione per il visto, che comprende anche i passaporti, e con le dita incrociate ritorno all’ufficio visti… e sono tre. E finalmente, mi accettano la richiesta di visto. Ma non è ancora detto che me lo diano. Dopo tre giorni lavorativi, con il cuore palpitante, torno all’ufficio visti e… finalmente, dopo pagamento della “modica” somma di 86 eurini a persona, mi restituiscono i passaporti, con i nostri bei visti. Però… che fatica… ma se abitavamo in un’altra città come avremmo fatto? L’unica sarebbe stata dare mandato ad un’agenzia di viaggi. Non ci pensiamo più. Ora abbiamo altre cose di cui preoccuparci, e cioè scegliere una buona assicurazione sanitaria da fare, che copra eventuali problemi di salute. Pare che in Cina, soprattutto in un viaggio “fai da te” sia fortemente consigliato fare un’assicurazione sanitaria, in quanto, in caso di problemi di salute, il costo degli interventi sanitari sono molto costosi. Dopo aver letto varie opinioni in rete scegliamo la Premium della Columbus al costo di 65 euro a persona. E anche questo è fatto. Altro step è quello di prenotare i voli interni. Anche qui siamo assaliti da qualche dubbio e incertezza. Meglio farli subito? Meglio farli prima di partire sperando che le tariffe si abbassino in po’ in funzione di qualche last minute? Meglio farli in loco, a seconda del fatto che si voglia restare più o meno tempo in un posto? Comunque, visto che abbiamo prenotato i pernottamenti, decidiamo di farli qui. Teniamo sott’occhio per qualche giorno il sito http://www.elong.net/ (N.B. Consigliamo vivamente, qualora si acquistino i voli domestici online, di ricontrollare, il giorno prima di prendere il volo, la propria e-mail con la quale si è fatta la prenotazione, perché purtroppo i voli sono soggetti a cambiamenti di orario e di vettore aereo. Potrebbe capitare ciò che è successo a noi, e cioè che ci hanno cambiato il volo, mettendo me e il mio fidanzato uno su 2 voli differenti, che partivano a distanza di ore l’uno dall’altro. Abbiamo dovuto chiamare Elong mentre eravamo lì e, anche se talvolta con un po’ di difficoltà, siamo riusciti a risolvere) e vediamo che ci sono delle notevoli oscillazioni nei prezzi dei voli interni, che per noi saranno 4. Quindi in un paio di settimane, a seconda di quando i prezzi dei voli da noi scelti scendevano, abbiamo acquistato le 4 tratte interne: Tianjin-Xian (100 euro), Xi’an-Guilin, (85 euro), Guilin-Shanghai (93 euro) e Shanghai-Pechino (81 euro) . Quest’ultima tratta avevamo anche pensato di farla con il treno untraveloce (che comunque ci mette almeno 4 ore e mezza) ma il costo di un posto di seconda classe era praticamente equivalente al costo del volo. Insomma, non siamo ancora partiti e già abbiamo speso quasi 1300 euro… chi ben comincia… rimane presto al verde. In realtà speriamo che questo sia il costo maggiore di tutto il viaggio, considerando che per 18 notti abbiamo prenotato ostelli e alberghi che complessivamente ci verranno 500 euro in due. Durante il periodo di preparazione al viaggio, abbiamo contattato alcune agenzie o guide singole per informarci sulla possibilità di fare tour organizzati per visitare senza pensieri alcune delle città e siti in programma. I prezzi propostici per tour individuali o di gruppo, con guida parlante in italiano o in inglese(se si vuol risparmiare) sono comunque piuttosto elevati. Quindi, alla fine, decidiamo di organizzarci quando saremo sul posto (avendo, comunque, già i contatti, in caso non si voglia far tutto da noi). Tra l’altro, pare che gli ostelli nei quali abbiamo prenotato abbiano un desk dove organizzano loro stessi dei tour. Vedremo.
20-21 Agosto Lunedì-Martedì
Volo Roma Pechino (arrivo a Pechino il 21 alle 7.30 del mattino)
Far East International Youth Hostel (info@fareastyh.com) 220 yuan a notte per 3 notti
E finalmente arriva il gran giorno. Si parte. Il nostro volo Alitalia parte alle 15.30. Puntualissimo. Dopo 9 ore e mezza di un volo tranquillo, trascorso a vedere film e a dormire (magari), puntualissimi alle 7.30 del mattino atterriamo all’aeroporto principale (il Capital Airport) di Pechino. Il tempo è bello e fa caldo. L’aeroporto è nuovo, e i cartelli con le indicazioni sono scritti anche in inglese. Ritiriamo i bagagli velocissimamente e cambiamo i primi 200 euro per affrontare le prime spese. Il cambio in aeroporto non è particolarmente vantaggioso, infatti è meglio cambiare il meno possibile. Alla dogana passiamo praticamente inosservati e la cosa non ci dispiace, visto che abbiamo portato dei doni alimentari alla mia amica e che mi sarebbe dispiaciuto se ce li avessero sequestrati. Ad attenderci ci sono delle persone che sono state inviate dalla mia amica cinese (che non finirò mai di ringraziare) la quale ci ha organizzato tutti i trasporti aeroporto-hotel in ogni città visitata. Questo ci ha evitato, soprattutto all’arrivo in Cina, stanchi dal un lungo volo, l’impatto con i tassisti o i mezzi pubblici che, con il jet lag che ti dice che sono le 2 di notte e si dovrebbe dormire, mentre invece sono le 8 del mattino e si deve star svegli, non sarebbe particolarmente gradito. Con un Transit ci tuffiamo nel traffico del mattino… e che traffico (quello di Roma al confronto sembra quello di un paesino di campagna). Dopo un’ora e mezza abbondante riusciamo ad arrivare nella zona dove si trova il nostro ostello. Osservando la zona viene spontaneo pensare che le favelas esistano anche a Pechino. L’impatto è decisamente forte. Il nostro autista, nonostante abbia impostato l’indirizzo del nostro ostello sul navigatore, sbaglia strada più volte nel fitto dedalo di strette stradine dell’hutong (termine che indica i vecchi quartieri delle città cinesi) dove si trova il nostro ostello. E pensare che abbiamo prenotato volutamente qui perché volevamo un posto che avesse ancora il fascino della vecchia Cina… ma questo quartiere è decisamente “troppo” affascinante per i nostri gusti. Finalmente e con tanta fatica, anche per il nostro autista che ha dovuto guidare il pulmino in mezzo a strettissime strade schivando (e non so come) macchine, biciclette, persone, animali, lavori in corso, riusciamo ad arrivare vicino all’ostello con la macchina. Ebbene sì, ho detto vicino perché l’ultimo tratto l’abbiamo dovuto fare a piedi e con le valigie pesanti in mano, perché la strada era occupata da un camion che spurga le fognature. Cominciamo bene! Che puzza. Finalmente individuiamo il nostro ostello/albergo la cui costruzione in stile moderno e a 3 piani stride decisamente con le “case/catapecchie” che costituiscono l’hutong. E da fuori sembra anche carino. Ci rincuoriamo un po’. Nella hall le formalità per prendere la stanza, che si paga in anticipo, e solo in seguito capirò perché, sono veloci. Il personale parlicchia l’inglese e comunque le persone che ci hanno accompagnato fin qui dall’aeroporto (che ci hanno procurato anche una tessera telefonica locale e una cartina della città con i caratteri occidentali) ci danno una mano. Prendiamo le nostre chiavi/card e cominciamo a percorrere un lungo corridoio per raggiungere la nostra stanza. Il corridoio si fa sempre più squallido, man mano che ci allontaniamo dalla hall. Finalmente arriviamo alla porta della nostra stanza, la apriamo e… orrore! La stanza è bruttissima, squallida e maleodorante. Ci consoliamo (ma nemmeno troppo) dicendo la solita frase “vabbè, tanto ci dobbiamo solo dormire, l’importante è che sia centrale come posizione”. Appena andiamo in bagno, però, capiamo il perché di quella puzza insopportabile. Lo scarico non scarica, e la puzza viene dai residui organici dei precedenti fruitori della stanza. Ci viene da vomitare. Chiamiamo la reception e subito ci mandano un omino armato di un enorme sturalavandino che comincia a strurare la tazza. Che schifo! E’ decisamente troppo. Richiamiamo la reception e chiediamo un cambio di stanza. E’ libera quella di fianco alla nostra, quindi dello stesso livello della nostra. Chiedo se è possibile averne una migliore, ma purtroppo, siccome quando ho fatto la prenotazione ho sbagliato, prenotando una stanza di tipo economico, non è possibile cambiare perché quelle di livello superiori sono tutte occupate (consiglio di non fare lo stesso errore nostro). Quindi non ci resta che stringere i denti, e in questo caso anche il naso, e ci trasferiamo nella stanza di fianco brutta e squallida come la precedente, ma meno puzzolente. Lasciamo i bagagli e “scappiamo” dalla stanza per andare a fare un giro nei dintorni dell’ostello, per cambiare un po’ di euro e per informarci su eventuali escursioni organizzate. La strada principale è piena di negozi di strumenti musicali, con i ragazzi che prendono lezione di musica seduti fuori dai negozi…abbastanza caratteristico. Il nostro giro dura poco, però, perché siamo veramente stanchi. Quindi, dopo aver cambiato un po’ di euro in banca, ad un tasso decisamente migliore (7.60), torniamo in stanza a riposare. Dopo un sonno ristoratore e prima di uscire di nuovo, scendiamo nella hall dove c’è una persona preposta ad organizzare tour della città e dintorni.
Siccome a Pechino ci staremo solo due giorni e mezzo decidiamo di fare due tour organizzati: il primo è per visitare la Grande Muraglia del sito di Mutianyu (380yuan con inclusi pranzo e biglietto della funivia); il secondo è per la visita del Palazzo d’Estate, la città Proibita e il Palazzo del Cielo. Per quest’ultimo tour riusciamo a spuntare uno sconto (cominciamo con la tecnica della contrattazione, indispensabile qui in Cina) e invece di 300 yuan ne paghiamo 250 a persona. Poi usciamo e ci “perdiamo” gradevolmente nell’hutong. Che bello, ora, dopo aver riposato, tutto sembra meno squallido. Anzi, ora ci rendiamo conto di quanto sia pittoresco questo quartiere. Tutti ci sorridono e noi scattiamo foto a gogò. Cerchiamo di raccapezzarci nel dedalo di stradine per raggiungere piazza Tian’amen, e grazie alle indicazioni della gente del posto arriviamo in quella che è considerata la piazza più grande del mondo. E in effetti l’aggettivo che mi viene da associare a questa piazza è “esagerata”. Vi arriviamo che sono le 19 e poiché l’accesso alla piazza è consentito solo attraverso varchi di controllo, tipo quelli che sono in aeroporto, (che tra l’altro sono presenti anche a tutti gli accessi alle stazioni della metro) siccome è tardi e si sta tenendo la cerimonia dell’abbassa bandiera, non ci fanno entrare. Cominciamo a familiarizzare con il fatto che i cinesi sono tanti… ma veramente tanti. E cominciamo a familiarizzare anche con la loro discutibile abitudine (agli occhi di occidentali come noi) di sputare. Questa usanza, anche se è stata da qualche tempo vietata, è una pratica comune a tutti, giovani e vecchi, e fa veramente impressione sentire il classico rumore “preparatorio all’atto”, girarsi aspettandosi di vedere in azione un vecchietto malconcio, e invece vedere in azione una bella, giovane e curatissima ragazza su tacco 10. Mah! In piazza Tian’amen c’è il mausoleo a Mao Tse Dong, con il suo faccione che guarda imperscrutabile. Ovviamente migliaia di cinesi si fanno foto sotto la sua effige, e noi con loro. Per cena scegliamo di provare la famosa anatra laccata cinese, e sulla via dell’ostello c’è una ristorante molto caratteristico, appartenente ad una famosa catena, il Quanjudè Roast Duck Restaurant, che è un palazzo a molti piani adibito tutto a ristorante, in cui mangiamo per la prima volta l’anatra laccata e i noodles in brodo. Tutto buono anche se un po’ caro, rispetto allo standard cinese (300 yuan). Poi finalmente a ninna.
22 Agosto Mercoledì: Pechino
Stamattina sveglia alle 5,45 e partenza per il tour alla grande muraglia alle 6.30. In stanza abbiamo un boiler con il the’ e ci prepariamo la colazione con un po’ di biscotti italiani, portati per affrontare eventuali momenti di “crisi alimentare”. Puntuali partiamo e col nostro pulmino passiamo davanti al mausoleo di Mao al cui ingresso, in fila per l’orario di apertura delle 8.30 ci sono già centinaia di cinesi… e sono solo le 6.30. Incredibile! Nonostante l’ora, il traffico è già molto sostenuto e ci mettiamo più di un’ora per uscire dalla città. Solo tenendo sotto mano la cartina e seguendo il percorso del pulmino ci riusciamo a rendere veramente conto dell’immensità di questa città. Usciti da Pechino il viaggio diventa molto piacevole e la strada è immersa nel verde. Lungo la strada ci sono delle zone in cui ci sono parcheggi di taxi, e sono migliaia e migliaia. Veramente impressionante. Dopo 2 ore dalla partenza arriviamo al sito di Mutianyu (ingresso 45 yuan). Noi abbiamo preso la funivia sia all’andata che al ritorno per raggiungere il punto di accesso alla grande muraglia, ma volendo ci si può arrivare a piedi (40 minuti di salita ripida) e discendere tramite una pista a cavallo di una sorta di toboga (che pare sia molto divertente). La salita con la funivia dura un paio di minuti, e finalmente siamo all’ingresso della grande muraglia. L’emozione è veramente grandissima e nessuna foto vista precedentemente rende giustizia della bellezza del posto. Una volta arrivati in cima con la funivia si può scegliere di percorrere il tratto di destra o quello di sinistra della muraglia. Noi scegliamo quello di sinistra, perche si vede che si inerpica maggiormente sulla montagna con un tratto ripidissimo. Questo è un posto veramente magico, che induce a momenti di riflessione, raccoglimento, dinanzi ad un tale spettacolo della natura e dell’uomo che cerca di prenderne il controllo. Centinaia di foto, ovviamente. Arrivati in cima, con grande fatica percorrendo l’ultimo tratto dove c’è una scalinata ripidissima, lo spettacolo lascia senza fiato… e non solo per le scale ;-). Dopo un paio di ore a zonzo sulla muraglia torniamo alla base della funivia. Presi dall’entusiasmo abbiamo comprato 2 magliette, sulla prima bancarella incontrata, con la scritta in inglese ”Io ho scalato la grande muraglia” (come farne a meno?). E purtroppo abbiamo preso la nostra prima fregatura e pagandole 80 yuan (circa 11 euro). In realtà abbiamo contrattato un po’ con l’ambulante che era partita da 280 yuan e quindi avevamo pensato di aver fatto un buon affare. Solo quando abbiamo incontrato le altre decine di venditori con le stesse magliette abbiamo capito il perché del grande sorriso della signora che ci aveva venduto le magliette… gli altri venditori ne vendevano 2 al prezzo di un dollaro…grr! Niente male come sòla. Ma la prendiamo come lezione per il futuro. Il nostro tour prevede anche il pranzo e mangiamo niente male. Verso le 15 siamo di nuovo in ostello. Il pomeriggio decidiamo di visitare la zona commerciale di Wangfujing e raggiungiamo l’Oriental Plaza, famoso shopping center, con la metro (economica, comoda e facilmente fruibile dagli occidentali in quanto presenti indicazioni in inglese). Lo shopping center è meraviglioso, con negozi di gran lusso (non ho mai visto in vita mia negozi così lussuosi come in Cina) e molto, molto costosi. Impossibile comprare qualcosa L. Questo shopping center sbuca sulla via pedonale Wangfujing, anche questa piena di negozi di grandi marche. Ma la caratteristica principale di questa strada è che da questa ci si immette in una “quartiere mangereccio”. Questo “quartiere, costituito da alcune stradine pedonali, è di sera dedicato completamente al cibo. Di tutti i tipi, e quando dico “tutti” non esagero. Ci sono decine di banchetti dove si preparano, oltre ai classici ravioli ripieni e cotti in mille diversi modi e agli spiedini di carne e di pesce classici, spiedini di scarafaggi, scorpioni, tarantole, stelle marine, serpenti, lucertole, uccellini in miniatura (forse pulcini)… insomma un orrore bello e buono. Ma talmente pittoresco che non si può proprio perdere una visita qui. Anche gli odori qui sono molto forti, soprattutto in prossimità dei banchetti che vendono (lo abbiamo capito solo in seguito) un certo tipo di tofu. Una delle puzze più nauseabonde mai provate nella nostra vita. Comunque questo posto, con tutti i suoi personaggi stravaganti, tra cui quelli intenti a preparare spiedini con scorpioni vivi, è veramente una fonte spettacolare di foto.
23 Agosto Giovedì: Pechino
Anche stamattina sveglia presto e alle 7.30 siamo operativi per il nostro tour alla Città Proibita, al Tempio del cielo e al Palazzo d’estate. Per fortuna oggi siamo gli unici a fare questo tour e quindi riusciamo ad imporci per evitare varie soste in vari negozi più una per un massaggio ai piedi che sarebbero inclusi nel tour. La nostra guida, un po’ antipatica, parla un cinenglish un po’ difficile da seguire, e corre come una matta, tanto che se fosse per lei le tre visite del tour le faremmo in un’ora. Prima tappa è la Città proibita. La Città Proibita o Palazzo imperiale, chiamato anche Palazzo d’Inverno è uno dei principali monumenti del paese, poiché rappresenta un simbolo della Cina tradizionale e allo stesso tempo il massimo capolavoro in buono stato di conservazione dell’architettura classica. Ogni anno, milioni di cinesi e di stranieri, circa diecimila al giorno, vi si recano per ammirare nell’immenso complesso i tesori e gli oggetti preziosi, il potere e lo splendore, l’abbondanza e il lusso degli antichi imperatori. Il Palazzo imperiale presenta una pianta simmetrica e copre una superficie di 720.000 mq. È circondato da un corso d’acqua largo 50 m e da un muro alto 10,4 m, munito a ciascun angolo di una torre di guardia. II complesso è costituito da due settori distinti: uno esterno, i cui edifici erano destinati agli incontri politici e alle cerimonie, e uno interno, riservato alla famiglia imperiale e al suo seguito. I sei edifici maggiori si allineano lungo un asse principale orientato secondo la direzione nord-sud e sono affiancati da numerosi porticati e altri palazzi, disposti lungo le coordinate. I materiali da costruzione predominanti sono il legno e le mattonelle invetriate gialle (il giallo era il colore imperiale). La storia del Palazzo imperiale inizia nel XIII secolo, allorché la casa regnante degli Yuan si stabilì a Pechino facendovi erigere la propria residenza. L’imperatore Yongle della dinastia Ming, dopo la conquista del potere rifiutò di insediare la propria capitale a Nanchino preferendole Pechino, dove fece ampliare il Palazzo imperiale che, nel 1420, a lavori ultimati, aveva così ormai acquisito 1’aspetto odierno. Nei secoli seguenti, esso fu la residenza dei ventiquattro imperatori Ming e Qing sino al 1911. Costruita tra il 1406 e il 1420, il complesso è composto di 980 edifici divisi in 8.707 camere e copre 720.000 m². Il complesso del palazzo esemplifica la sontuosa architettura tradizionale cinese, ed ha influenzato gli sviluppi culturali e architettonici dell’Asia orientale. Nel 1987 la Città Proibita è stata inserita nell’elenco dei Patrimoni dell’umanità dell’Unesco, che la riconosce come la più grande collezione di antiche strutture in legno che si sia conservato fino ai giorni nostri. La Città Proibita, è considerata il più grande complesso di palazzi esistente al mondo coprendo 72 ettari. Il complesso è veramente enorme complesso e noi ne visitiamo (solo esternamente perché in nessuna costruzione è possibile entrarvi) solo una parte. E’ decisamente una delle cose da non perdere a Pechino, ma consiglio di fare questa visita da soli, senza prendere un tour organizzato. Dopo un paio di ore ci trasferiamo al parco all’interno del quale si trova il Tempio del cielo. Nel parco, il cui ingresso costa 40 yuan, ci sono molti arzilli vecchietti che ballano, fanno sport e soprattutto giocano ad uno strano badminton, fatto senza racchetta ma utilizzando i piedi. E’ un piacere stare a guardarli, anzi, sarebbe, perché la nostra guida “velocista” incalza e corriamo al complesso di costruzione e templi denominati “ Tempio del cielo” (ingresso 20 yuan).
Il Tiantan o Tempio del Cielo: si trova nella parte sud di Pechino. Il complesso è costituito da 3 edifici: l’Altare Circolare), la Celeste volta imperiale e il Tempio della preghiera per i buoni raccolti. Al Tempio del Cielo l’imperatore andava a fare sacrifici 2 volte all’anno: al solstizio d’estate e a quello d’inverno. I sudditi dovevano rimanere in casa senza poter guardare la processione dell’imperatore e senza mai poter accedere al Tempio. L’Altare circolare, costruito nel 1530, è composto da 3 terrazze circolari in marmo bianco, delimitato da balaustre: la terrazza dell’uomo, della terra e del cielo. Il numero 9 e i suoi multipli, simbolo del Cielo e dell’Imperatore, s trovano nella disposizione dei blocchi di marmo e elle scale. Infatti alle terrazze si giunge attraverso tre rampe di scale di 9 gradini ciascuna; allo stesso modo, i blocchi di marmo della piattaforma superiore sono stati disposti in cerchi concentrici formati da nove, poi da 18 e così di seguito fino a 81 piastre. I pilastri delle balaustre delle terrazze sono 360 e stanno a simboleggiare i giorni del calendario lunare cinese. Sull’Altare circolare l’imperatore compiva i solenni sacrifici. Il tempio Celeste volta imperiale è un tempio circolare costruito nel 1530. Mirabile costruzione poggiante su un piedistallo di marmo, costruita in legni e ceramiche policrome e sormontata da un tetto di tegole blu a forma di cono terminante con una sfera dorata. Interessanti sono i fenomeni acustici che si possono ottenere. Qui si conservavano le tavolette sacre che venivano portate sull’Altare circolare quando l’imperatore presiedeva il rito. Il Tempio della preghiera per i buoni raccolti, costruito, nel 1420, dall’imperatore Yongle, è considerato il più significativo esempio dell’architettura religiosa cinese. La base circolare è costruita da 3 terrazze di marmo bianco: sull’ultima si eleva un edificio circolare con un triplice tetto conico di tegole blu sormontato da una sfera dorata. Nell’interno vi sono 4 grosse colonne, alte 19 m che simboleggiano le 4 stagioni. Attorno a queste 4 colonne sono disposte, in doppio cerchio, altre 24 che simboleggiano i 12 mesi dell’anno (quelle all’interno) e le 12 ore del giorno (quelle del cerchio esterno). Al centro, si trovano dei troni su cui venivano poste, quando l’imperatore veniva a pregare per ottenere buoni raccolti, le tavolette con i nomi scolpiti degli antenati dell’imperatore in carica. Il tempio fu colpito da un fulmine nel 1889 che lo bruciò completamente. Venne ricostruito esattamente quale era. A sinistra e a destra del cortile del tempio si trovano 2 costruzioni rettangolari, dai tetti blu. Una volta contenevano gli arredi e gli strumenti per la celebrazione religiosa, oggi sono in parte museo e in parte negozio di antiquariato. Anche questa è una delle cosa da non perdere a Pechino. Nel pomeriggio siamo stati “costretti”, perché prevista dall’agenzia, a fare una tappa in una fabbrica/negozio di seta. Una mezz’ora comunque interessante in cui ci hanno spiegato la come si produce la seta, le tecniche di lavorazione e la sua robustezza. Siamo riusciti ad evitare di acquistare alcunchè, nonostante la commessa ci abbia provato in tutti i modi. Poi ci siamo diretti al Palazzo d’estate. Il Palazzo d’Estate si dice sia il giardino imperiale meglio conservato al mondo e il più grande nel suo genere ancora esistente nella Cina moderna. Non è una sorpresa che durante le caldi estati di Pechino la famiglia imperiale preferisse i bei giardini e i padiglioni all’aperto del Palazzo d’Estate alle mura della Città Proibita. Sebbene a soli 15 km di distanza dal centro di Pechino, tuttavia sembra un altro mondo. I Cinesi lo chiamano Yihe Yuan (Giardino dell’Armonia Educata), i giardini panoramici, i templi e i padiglioni furono progettati per raggiungere l’armonia con la natura e per soddisfare l’occhio e procuragli sollievo. Il parco si estende attraverso le basse colline, compresa la Collina della Longevità, attorno al Lago Kunming. I meravigliosi edifici, le camminate, i cortili si perdono accanto al lago, lungo i corsi d’acqua e si arrampicano sui leggeri pendii delle colline. Non c’è da stupirsi se l’UNESCO nel 1998 ha aggiunto questo sito di 300 ettari alla Lista del Patrimonio Mondiale. La maggior parte delle persone vi trascorre almeno una giornata e mezza, c’è così tanto da vedere e da gustare nei giardini, edifici e corsi d’acqua. Ciò comprende anche lunghe camminate, compreso il camminamento del cosiddetto “corridoio più lungo del mondo”, lungo circa 700 e tutto di legno decorato con dipinti mitologici. Il parco è diviso in maniera naturale in diverse zone, ognuna delle quali con il suo carattere distinto. I ponti, le isole, le barche, i salici, i fiori di loto e l’affascinante paesaggio rendono questo il luogo ideale per immergersi nell’atmosfera e carpire fino in fondo scenari lontani. Dietro ai sentieri lungo le rive del lago sorge la Collina della Longevità, punteggiata da magnifiche sale e templi e porte meravigliosamente decorate. I più energici posso salire sulla collina fino al Tempio Buddista che domina l’intera zona. Il sentiero lungo il lago continua attraverso i ponti, un tempo rimesse per barche e l’incredibile Nave di Marmo, fino ad una zona di tranquilli giardini, collinette e sentieri ventilati. Il Palazzo d’Estate è uno dei più bei posti di Pechino. Il Palazzo d’estate è un luogo veramente incantevole, con il suo lago costellato di enormi, bellissimi fiori di loto, con un’isoletta al centro raggiungibile o tramite battelli con l’effigie del drago o tramite un ponticello pedonale, con centinaia di barchette. E’ proprio suggestivo, soprattutto al tramonto, quando la luce calda trasforma il tutto in un quadro pittorico. Varrebbe la pena dedicarvi almeno una mezza giornata per la visita, al contrario di quanto abbiamo fatto noi, incalzati dalla nostra tiranna guida, che abbiamo potuto restare appena un’ora o poco più. Pazienza. Ultima “costrizione” del nostro tour è la visita ad una sala da tè per assistere alla cerimonia del the’. Il posto è bellissimo, con bellissimi oggetti che vengono utilizzati per la cerimonia del thè. I thè che ci vengono offerti sono molto buoni e la ragazza che ce li ha preparati prova disperatamente a venderci alcune confezioni, molto costose (qui il the di buona qualità costa tanto), ma siamo stati abbastanza forti da non cedere alla tentazione di portarci via tutto, anche perché siamo solo al terzo giorno del nostro viaggio e comprare adesso vorrebbe dire portarsi dietro roba per 15 giorni. Dopo la visita al negozio di thè dovremmo tornare verso l’albergo con la nostra guida e il pulmino, ma siccome siamo vicini al quartiere olimpico ci facciamo lasciare qui. Facciamo la visita allo stadio (50 yuan a persona) che è spettacolare( e per me che soffro di vertigini anche terrorizzante). Il quartiere ha delle strutture molto belle e gli spazi in cui sono immerse sono enormi. Vale la pena farci un giro. Per rientrare in ostello dobbiamo cambiare 4 linee metro e ci mettiamo più di un’ora. Poi ceniamo in un ristorante vicino al nostro ostello con successiva passeggiata un’hutong, che ormai sentiamo un po’ “casa” .
24 Agosto Venerdì: PECHINO-TIANJIN
Orange Hotel Tianjin Beian Bridge (No. 7 Xing’an Road, Nankai District) (50 dollari a notte)
Questa mattina, dopo aver lasciato i bagagli alla reception (hanno voluto 10 yuan per tenerli), ci dedichiamo alla visita del tempio dei Lama e al tempio di Confucio. Per il primo il biglietto d’ingresso è di 50 yuan e per il secondo è di 30 yuan. Il tempio dei lama, detto anche Yonghegong, è posto nella parte nord-orientale della città. Il suo nome cinese significa “Palazzo dell’Eterna Armonia”. Una volta all’anno, nell’ultimo giorno della prima luna del calendario cinese, vi si svolgeva la danza dei diavoli, un rito importato dal Tibet. Costruito nel 1694, restaurato nel 1949, è composto di 5 padiglioni, di numerosi tempietti e cortili in cui vi sono diverse raffigurazioni di Buddha. Nell’ultimo padiglione, detto Wangfuge (delle 10.000 felicità), vi è una monumentale statua di Buddha Maitreya nella sua forma tibetana, alta 18 metri, ricavata da un tronco di 26 m di altezza. C’è tanta gente, che vi fa un percorso di purificazione accendendo 3 bastoncini per ogni costruzione all’interno delle quali ci sono statue di Buddha di grandezza sempre maggiore, fino ad arrivare nell’ultimo tempio con il Buddha di 18 metri. E’ tutto molto curato e molto bello e nonostante la grande quantità di gente, vi si respira un’atmosfera molto spirituale. Posto quasi di fronte, si trova il tempio di Confucio. Il tempio si trova su Guo Zijian Street (nota anche come Chengxian Street) ad Andingmen, Pechino. Su Guo Zijian Street ci sono Quattro archi in legno dipinti costruiti sotto la dinastia Qing. Stando a quel che si dice, Guo Zijian Street ha il maggior numero di archi e quelli conservati meglio di Pechino. La costruzione del Tempio di Confucio cominciò nel 1032 e continuò fino al 1036. L’edificio principale venne decorato con tegole in smalto giallo, un simbolo dei più alti standard di costruzione nella società di un tempo. Il tempio fu disegnato con una pianta adeguata e su larga scala, a piena dimostrazione dello status della famiglia reale. Il Tempio di Confucio a Pechino copre 20.000 metri quadrati ed ha quattro cortili separati. Gli edifici principali sono la Porta Xianshi, la Porta Dacheng, il Padiglione Dacheng e il Tempio Dacheng. Di fronte al tempio vi sono il Padiglione della Lapide, il Padiglione Shensheng e il Padiglione del Bene. A ovest del tempio vi sono il Padiglione della Lapide, la Sala Zhizhai e la Porta Chijing, che è connessa a Guo Zijian. Su entrambi i lati vi sono 198 lapidi costruite durante le dinastie Yuan, Ming e Qing, preziose antichità che mostrano la storia degli antichi esami cinesi. Il rito del sacrificio veniva tenuto nella Sala Dacheng.Il Tempio di Confucio a Pechino contiene molte splendide collezioni ed è famoso per le sue sculture in pietra, come le lastre di pietra Jinshi, i tamburi di pietra Qian Long, le sculture Shisanjing e altre lastre di pietra costruite sotto le dinastie Ming e Qiang. Inoltre, ci sono quattordici padiglioni costruiti sotto le dinastie Ming e Qing. Le sculture in pietra sono preziose testimonianze storiche e le magnifiche lastre di pietra Shisanjing sono simbolo della cultura cinese antica. Anche questo tempio è molto bello e curato, ma vi si respira un’atmosfera molto meno mistica rispetto al precedente. Dopo la visita torniamo in ostello (dove dovremmo tornare l’ultimo giorno, al rientro da Shanghai prima di rientrare in Italia) a ritirare i nostri bagagli, in partenza per la “cittadina “ di Tianjin, dove rimarremo 2 giorni per andare a trovare la mia amica cinese.
Per andare a Tianjin, che dista circa 180km da Pechino, prenderemo il treno che parte da stazione sud. Alla stazione ci aspetta un amico della mia amica, che parla abbastanza bene l’italiano. La stazione è bellissima, e grandissima. Per entrare in stazione bisogna fare i controlli come se fossimo in aeroporto. Dobbiamo ancora acquistare i biglietti per il treno ultraveloce che ci porterà a Tianjin in mezz’ora esatta (e se la matematica non mi inganna il tragitto verrà fatto ad una velocità media di circa 300km/h). Per fortuna c’è il nostro amico cinese, perché alla biglietteria non parlano inglese. Per acquistare il biglietto è necessario il passaporto. Siccome siamo al venerdì pomeriggio e la gente torna a casa per i we, i treni sono strapieni, e nonostante ci siano treni ogni mezz’ora il primo treno con 3 posti disponibili partirà tra più di 3 ore. Aspettiamo con pazienza e quando arrivano le 19, dopo ulteriori controlli di passaporto, bagagli e biglietti, saliamo finalmente sul treno, bello, comodo, pulito e soprattutto veloce. Mezz’ora passa in un attimo e noi, come bambini, ci divertiamo a fotografare il dispay che indica le velocità, e la massima è 292 km/h. Arrivati alla stazione di Tianjin comincio ad avere dubbi sulla grandezza della “cittadina” che credevo di circa 1.300.000 abitanti. La stazione è immensa e una stazione così grande non avrebbe senso per una cittadina di 1.300.000 abitanti. Poi con in macchina ci avviamo verso il ristorante dove la mia amica ci attende. Il mio sospetto diventa certezza, perché la città è immensa (l’amico comune ci dice che è abitata da 13 milioni di persone…mi ero persa uno zero), bella e con spettacolari grattacieli. Raggiunta la mia amica trascorriamo una bellissima serata in compagnia di alcuni “personaggi” cinesi (non uso appositamente la parola persone) in un magnifico ristorante, dove assaggiamo pietanze molto ricercate tra cui il famoso pesce fugu, pesce molto prelibato ma che deve esser tagliato da una persona esperta, perché potrebbe, se tagliato male, divenire mortale. Alla fine della serata un po’ a fatica raggiungiamo il nostro hotel con vista sul fiume. E stavolta, nonostante l’ingresso infelice in una strada abbastanza buia e squallida, entriamo in un albergo vero e con tutti i comfort J.
25 Agosto Sabato: Tianjin
Tianjin è una municipalità autonoma come Pechino, Shanghai e Chongqing ed è, per importanza, la terza città della Cina. E’ considerata la città con una migliore qualità di vita della Cina e la 72esima nel mondo. Il suo porto, è il più importante delle province del Nord ed è anche il porto di Pechino. Nella seconda metà dell’Ottocento (1858), Tianjin fu un centro di insediamento di europei a seguito di alcuni trattati stipulati dai Cinesi con l’Inghilterra e la Francia, e con la sua posizione sul porto e l’architettura europea, ricorda molto Shanghai. Con l’occupazione, nel 1860, da parte di truppe francesi e inglesi, si sviluppò la parte europea della città, a sud della vecchia città. Nacque così una città europea a fianco di quella tipicamente cinese, di conseguenza Tianjin presenta tutt’oggi un misto di stili architettonici. L’Italia ottene qui, nel 1902, una zona come Concessione. Attualmente la città è molto importante sotto il profilo commerciale e industriale: industrie tessili, industria meccanica e degli oggetti di precisione, produzione del sale e delle sigarette, fabbricazione di tappeti, estrazione del petrolio. Il centro della città, costituito principalmente da edifici sorti all’epoca delle Concessioni europee, è situato sul fiume Hai (Haihe). La vecchia città, che si trova a nord rispetto a questi quartieri centrali, è sede di molti templi: il Tempio di Confucio, il Tempio consacrato a Niangniang (la Buona Madre) e la Grande Moschea. Tianjin è anche un importante centro universitario con diversi atenei. E’ famosa per la produzione di statuette di terracotta, chiamate niren che all’origine rappresentavano personaggi della mitologia e della letteratura. Nel Museo delle Belle arti della città vi sono alcune statue di uno scultore discendente della famiglia Zhang che per prima diede vita a questa produzione artistica. Trascorriamo la mattinata rilassatamente a gironzolare nei dintorni dell’albergo, che si trova in ottima posizione a ridosso del fiume e del quartiere europeo di Tianjin, in attesa di incontrare la nostra amica che ci porterà a zonzo per la città. Visitiamo il quartiere antico che è costituito da un gruppo di strade che si incrociano tra loro su cui affacciano le tipiche case-pagode in legno, che però sono di recente ristrutturazione/costruzione. E’ un quartiere pedonale ma soprattutto turistico, con le sue centinaia di negozietti. A noi piace molto e il pomeriggio passa rapidamente tra un negozio ed un altro, anche se in verità di acquisti ne facciamo pochi, perché come ormai abbiamo capito da tempo, la roba bella e di qualità costa tanto dappertutto, soprattutto in Cina (ad es. occhiali di marca che da noi costerebbero intorno ai 150 euro qui li ho visti a cifre esorbitanti di 500-600 euro). Verso le 18 la mia amica ci porta a cena… sì sì proprio a cena. Per noi è abbastanza strano come orario, ma lei ci assicura che qui funziona così e si cena all’ora del the’. Non ci resta che adattarci, non senza qualche difficoltà. Tornati nella zona del nostro hotel, ci facciamo una passeggiata sul lungofiume. E’ veramente molto bello, con una delle due sponde che è pedonale e sulla quale si affacciano delle belle costruzioni in stile vecchia architettura europea. Molte sono ancora da terminare ma si intuisce che presto molte di queste diventeranno bellissimi alberghi o comunque sedi di rappresentanza. Sul lungofiume c’è molta gente dedita a divertirsi in vario modo. C’è chi fa balli di gruppo, chi fa Tai-chi, chi fa quello strano badminton, chi canta lirica cinese…insomma, veramente un po’ di tutto. Poi da lontano abbiamo visto strane cose luminose nel cielo, che si allontanavano, scomparivano e poi ne apparivano altre. Ufo? No, solo lanterne rosse, che vengono accese come piccole mongolfiere, e fatte salire in cielo affidandogli i propri desideri e le proprie preghiere. Ovviamente abbiamo anche noi acceso e fatto salire in cielo la nostra piccola lanterna… veramente molto suggestivo e romantico.
26 Agosto Domenica: Tianjin-Xi’an
Shuyuan hostel shuyuanhostel@hotmail.com (029-87280092/87287721) (23 euro a notte)
Sveglia con calma e check-out dall’albergo (veramente consigliatissimo), diretti ad un ultimo giro in città. Andiamo a visitare un altro quartiere antico, la cui caratteristica principale è la piazza di domenica mattina. Infatti la piazza è piena di gente che sembra in attesa di qualcosa, anzi, come se fosse lì a vendere qualcosa. Hanno tanti fogli in mano o appesi a del fili, come panni stesi al sole. La nostra amica ci spiega che quelli sono genitori di figli da maritare che si incontrano lì in cerca di un compagno/a per i propri figli. Insomma, una grandissima agenzia matrimoniale a cielo aperto, dove appesi a fili come se esponessero dei quadri in strada, ci sono cartelli con le descrizioni dei figli, sia dal punto di vista fisico che il loro grado di istruzione. Veramente un modo semplice per trovare marito/moglie… ma chissà se in Italia un metodo così funzionerebbe. Comunque, un luogo veramente pittoresco. Per pranzo la nostra amica ci porta in un esclusivo ristorante, rinomato soprattutto per i suoi ravioli, che finora non abbiamo mai trovato nei menu dei ristoranti ma solo cucinati e venduti in strada o “rosticcerie” . Poi ci dirigiamo in aeroporto per raggiungere la nostra prossima tappa: Xi’an. L’aeroporto è un enorme cantiere e da questo si intuisce che Tianjin si sta preparando a fare concorrenza a Shanghai. Noi non siamo riusciti a visitare molto, ma la nostra impressione è quella di una città bellissima e molto vivibile. Dopo un’ora e 45 minuti di volo (un po’ turbolento, ahimè), arriviamo a Xi’an. Conosciuta nel passato con il nome di Chang’an, è situata tra due degli affluenti del fiume Wei. È una città di origini antichissime. Raggiunse il suo massimo splendore nel periodo Tang, quando arrivò ad avere un milione di abitanti, costituendo probabilmente il centro più popoloso del mondo. La città aveva un commercio fiorente ed era un punto d’incrocio per gli scambi culturali con paesi stranieri. Da qui partiva la famosa Via della seta (6400 Km), che si dirigeva verso est raggiungendo la costa orientale del Mediterraneo, passando attraverso il Shaanxi, il Gansu e il Xinjiang, l’altopiano del Pamir, l’Asia Centrale e Occidentale. Fu soprattutto una strada commerciale che collegando Cina e Occidente permise lo scambio di merci e di conoscenze tra due grandi civiltà: la Cinese e la Romana. Sebbene dopo la fine della dinastia Tang abbia cominciato un lungo periodo di declino, Xi’an rimase comunque un punto di passaggio per i trasporti est-ovest e il centro più importante della Cina nord-occidentale. Attualmente la città è famosa e meta di un gran numero di turisti a causa della relativamente recente scoperta dell’esercito di terracotta. Dall’aeroporto con una macchina arriviamo al nostro ostello impiegando un’ora e mezza perché il traffico è tremendo anche qui. Durante il tragitto la città non ci sembra un granchè. Grattacieli squadrati e anonimi alternati a quartieri fatiscenti, molti dei quali in via di smantellamente per far posto ad altri grattacieli. Arriviamo al nostro ostello, che si trova all’interno delle bellissime e ben conservate mura che delimitano la città vecchia, adiacente alla porta sud. L’ostello è molto carino e ha la struttura a cortile tipica delle vecchie case cinesi. E’ frequentato da molti giovani stranieri e vi si respira una bella atmosfera. C’è anche una caffetteria e un ristorantino dove si può mangiare anche cucina occidentale. Lasciati i bagagli nella nostra stanza con bagno, dopo un check-in veloce fatto dai ragazzi che gestiscono l’ostello, veramente professionali e che parlano un ottimo inglese, andiamo a fare una passeggiata nella strada, all’interno del quartiere musulmano, molto turistica e piena di ristorantini, spartani negozietti di ogni genere e venditori di frutta secca (cosa caratteristica di Xi’an). La confusione regna sovrana e forse a causa di un po’ di stanchezza l’impressione che abbiamo non è delle migliori. L’ostello è carino, ma ha comunque alcune pecche: non c’è sapone di nessun tipo, letto durissimo, stanza un po’ piccola ma soprattutto con luci interne molto deboli e tra l’altro nei tre giorni in cui siamo stati lì, non hanno mai rifatto la camera….è vero che è un ostello, ma con un minimo sforzo potrebbero guadagnare tanto in qualità.
27 Agosto Lunedì: Xi’an
La mattinata la dedichiamo alla visita al complesso della tomba dell’imperatore Qin e del suo famoso l’esercito di guerrieri di terracotta. La tomba, che non è ancora stata scoperta, è posta a un chilometro a nord del Monte Lishan e vi lavorarono circa 700.000 uomini provenienti da tutto il paese. Nel 1974, mentre dei contadini stavano scavando un pozzo, videro affiorare delle teste. I successivi scavi definirono lo spazio in cui è collocato l’esercito in terracotta dell’imperatore Qin Shihuangdi: più di 8000 tra guerrieri e cavalli che costituivano il suo corpo di guardia. Solamente una parte di questa “ottava meraviglia del mondo” è stata portata alla luce e definitivamente restaurata e si può così ammirare la molteplicità delle espressioni visive, il realismo, la cura posta nel riprodurre gli indumenti dei singoli soldati. Nell’organizzazione militare quest’armata di terracotta corrisponde a quella dell’esercito dell’epoca dei Qin e degli Han: davanti la fanteria con qualche carro da guerra, seguita dalla cavalleria, a cui spettavano le operazioni d’attacco a sorpresa, d’attacco Iaterale e d’accerchiamento. Reperti di valore eccezionale tra quelli fino ad oggi rinvenuti relativi al periodo Han, questi cavalli e guerrieri rappresentano iI più valido apporto allo studio di questa cultura. Essi forniscono elementi sulla formazione di un’armata schierata, le divise militari e le bardature dei cavalli. E’ un posto veramente suggestivo. Noi facciamo una visita guidata in inglese. Nel primo pomeriggio, visto che la Lonely lo consiglia vivamente, e grazie al fatto che abbiamo una macchina con autista a nostra disposizione (sempre grazie alla mia amica che ha organizzato alcuni dei nostri spostamenti) raggiungiamo il mausoleo di Jingdi, che dista dal precedente una cinquantina di Km. Questo mausoleo è famoso per il Piccolo Esercito di Terracotta, di epoca Han è formato da piccole statue di terracotta alte 60/70 centimetri e protegge la tomba dell’Imperatore Jingdi (188 a.C.–141 a.C.) imperatore della Dinastia Han dal 156 a.C. al 141 a.C. Sono già state riportate alla luce alcune migliaia di statuette, il posto costituito da varie fosse è vastissimo e in un documentario tv dicevano che ci vorranno decenni per completare gli scavi. Il piccolo esercito è formato non solo di guerrieri ma anche di civili, di donne e animali – cani, suini, bovini, equini, ovini e volatili da cortile, contenitori di vario genere di legno laccato, – ne sono rimaste poche tracce – e alcune serie di utensili da cucina di terracotta, ferro e rame. Le statuine delle persone sono tutte nude e senza braccia, perché gli abiti in stoffa e le braccia che erano mobili e realizzate in legno, col passare del tempo si sono dissolti. Tutte le mini sculture sono costruite rispettando le giuste proporzioni e curando meticolosamente i dettagli, ciò valorizza l’abilità artistica di chi le ha eseguite. Il mausoleo, con le sue statuine è molto importante in quanto fornisce dati illuminanti sulla via quotidiana dell’epoca, piuttosto che sulle attività belliche. Dopo la visita al mausoleo torniamo a Xi’an e andiamo a visitare la bella “Pagoda della grande oca”, un tempio buddhista. Per finire assistiamo, nella piazza antistante al tempio, al suggestivo spettacolo di giochi d’acqua che si svolgono in una grande fontana. Al termine dello spettacolo vorremmo prendere un taxi per tornare in ostello, ma l’impresa si rivela impossibile, data la quantità di gente che si accalca alla ricerca di un taxi. E allora, grazie all’aiuto alcuni ragazzi che parlavano inglese che ci hanno indicato il numero di autobus che andava vicino al nostro hotel, facciamo l’esperienza di prendere l’autobus.
28 Agosto Martedì: Xi’an
Per questa mattina abbiamo deciso di andare a fare un’escursione, organizzata dal nostro ostello, per andare a vedere i panda che si trovano in un parco ad un centinaio di km dalla città. Il parco non è un granchè e ci sono alcuni animali tipici della zona, ma noi abbiamo goduto di uno spettacolo fantastico fatto da due panda che sono “ospiti” del parco. Questi due panda cuccioli, di circa 3 anni, hanno giocato, rincorrendosi, abbracciandosi, facendosi dispetti, per circa un’ora a pochi metri da noi (loro erano in un ampio recinto con alberi e vegetazione). Ne è valsa veramente la pena. Poi, tornati in città abbiamo fatto un bel giro nel quartiere musulmano, che è caratteristico ed è una delle cose da non perdere a Xi’an. All’interno del quartiere abbiamo visitato una bella casa tradizionale, residenza storica adibita a galleria d’arte, centro culturale e casa da tè. Inoltre abbiamo visitato Grande moschea. La moschea Huajuexiang è la più grande di Xi’an ed è conosciuta in tutto il Paese come Grande Moschea. Modificata e ampliata nel corso della sua lunga storia, la sua forma attuale risale all’epoca della dinastia Ming, esattamente all’anno 1392. L’asse centrale del complesso architettonico è rivolto a ovest, in direzione della Mecca, contrariamente al tradizionale schema dell’architettura templare cinese solitamente disposto lungo l’asse sud-nord. La grande Moschea è un gioiello della combinazione fra la tradizione architettonica cinese e la tradizione islamica, con una superficie di 1.300 metri quadrati può ospitare contemporaneamente mille fedeli in preghiera. Le pareti interne della sala sono in legno scolpito con scritte coraniche in arabo, che la rendono un gioiello dell’arte islamica in Cina e nel mondo. Veramente bella. Poi, in serata, ci siamo gustati una passeggiata sulle suggestive mura. Queste sono lunghe svariati km e per fare un giro completo è consigliabile noleggiare una bici. Sono perfettamente conservate, imponenti, alte ben 12 metri e larghe fino a 14 sulla sommità, con torri di guardia in molti punti delle mura. Di sera sono un posto bellissimo da fotografare.
29 Agosto Mercoledì: Xi’an-Guilin-Yangshuò
River View Hotel email:service@riverview.com.cn (230 yuan a notte x 4 notti)
Lasciamo l’ostello e andiamo a prendere il volo che ci porterà alla prossima tappa che sarà Guilin, da dove poi ci trasferiremo subito a Yangshuò. Dall’aeroporto di Guilin (il cui meraviglioso paesaggio e’ famoso in tutta la Cina tanto da essere ritratto in tutto il suo splendore sulla banconota da 20 Yuan), con un taxi, arriviamo alla fermata degli autobus (circa 30 minuti), dove prendiamo un autobus (18yuan) che ci porterà a Yangshuò. In queste zone in questo periodo dell’anno, il caldo e l’umidità sono insopportabili. L’autobus è un po’ sgangherato, ma ha comunque l’aria condizionata. La strada è piuttosto dissestata, e dopo alcuni km scoppia una ruota. Scendiamo tutti e veniamo ridistribuiti sugli autobus che seguono. Il paesaggio da queste parti è semplicemente meraviglioso e nonostante i contrattempi ci godiamo il panorama durante il tragitto. Dopo un’ora e mezza circa arriviamo a Yangshuò. Yangshuò, è una bellissima cittadina sul fiume Li, quasi perennemente immersa nella nebbia. Il suo paesaggio è ricco di montagne carsiche che sembrano sbucare dal fiume, e grazie alla elevata umidità gli irti picchi calcarei, sono completamente rivestiti da vegetazione. E’ uno dei paesaggi più spettacolari della terra, per questo è stato iscritto nella lista dei Patrimoni dell’Unesco nel 2007, ed è, a nostro giudizio, veramente uno dei più bei posti visitati in Cina… da non perdere Assolutamente. Alla stazione degli autobus prendiamo un taxi, che per arrivare al nostro albergo ci mette meno di due minuti. Sapevamo che era vicino, ma non avremmo immaginato così tanto. A piedi ci avremmo impiegato 5 minuti, ma siccome siamo un po’ stanchi e il caldo, anzi l’umidità, è esagerata, scegliamo il taxi. La posizione di questo albergo è fantastica e noi abbiamo chiesto una stanza con terrazzino con vista sul fiume. Unico handicap è che si trova al terzo piano e senza ascensore, e con il caldo umido che c’è non è proprio piacevole. In teoria il nostro programma prevedeva di restare a Yangshuò 2 giorni e poi spostarsi a Guilin, a detta di tutti meno bella, ma più vicina ad uno dei posti che vorremmo assolutamente visitare, e cioè le montagne terrazzate coltivate a riso di Longshen. Ma siccome qui è talmente bello (e in albergo organizzano gite di una giornata a Longshen), cancelliamo la prenotazione dell’albergo di Guilin (il Lakeside Inn che doveva essere molto bello), e prolunghiamo la nostra permanenza qui, prenotando per domani l’escursione a Longshen. In serata cominciamo a far conoscenza con questo splendido posto, passeggiando nel centro pieno di gente e di bei negozietti di artigianato locale e non.
30 Agosto Giovedì: Yangshuò-Longshen-Yangshuò
Ci svegliamo avvolti da una fitta foschia, e l’umidità conseguente è di quelle che tolgono il respiro. Alle 7.30 puntuali partiamo per il tour a Longshen (180yuan a testa). Il viaggio è molto lungo, anche perché dobbiamo arrivare a Guilin e da lì andare verso le risaie terrazzate. Purtroppo, per risparmiare il prezzo della comoda autostrada che ci avrebbe portato a Guilin in poco più di mezz’ora, l’autista del nostro pulmino fa la strada che avevamo percorso ieri, bruttissima, non di asfalto ma di cemento, con tante buche e molto trafficata. Insomma, dopo circa 4 ore e 2 cambi di autobus (di cui uno l’abbiamo pagato a parte 30 yuan) arriviamo alla prima tappa del nostro tour, e cioè un villaggio, Dazhai, un villaggio costituito da belle case tradizionali di legno a due o tre piani, che si trova in fondo ad una stretta valle. Per accedervi si deve attraversare il fiume su un ondeggiante ponticello. Questo villaggio è famoso perché vi vive una minoranza etnica, gli Yao la cui caratteristica principale è quella di avere la popolazione femminile (soprattutto quelle di una certa età) che non si taglia mai i capelli. Le donne di questa popolazione, vestite in abiti tradizionali, pantaloni neri e giacche dai colori accesi, riccamente decorate, hanno i capelli che raggiungono lunghezze tali da doverli avvolgere attorno alla testa più volte, in un’acconciatura tipica. Inoltre, a detta della nostra guida, loro mantengono per tutta la vita il colore corvino dei capelli, nonostante l’età avanzata, grazie al fatto che non lavano mai i capelli con detergenti, ma solo con l’acqua del fiume. Non so se questo sia vero o meno, comunque la realtà è che queste donne hanno dei capelli belli e lucidi. Pare che le donne di questo villaggio siano la forza trainante della loro popolazione e per attirare i turisti, è stato addirittura costruito un bel teatro dove le donne, con i loro costume tradizionali, fanno spettacoli (per la “modica” cifra di 60 yuan) durante i quali i turisti assistono alla preparazione della loro acconciatura tipica. Le donne si attorcigliano i capelli attorno alla testa in modo differente, a seconda della propria condizione matrimoniale: quelle sposate, li sistemano in modo da fare una specie di protuberanza sopra la fronte, le nubili invece adottano lo stile “liscio”. Un’altra caratteristica è quella che per poter esprimere il fatto che una persona gli piace, loro danno pizzichi sul sedere, ma se un uomo lo fa ad una donna, questo pizzico viene considerato come una proposta di matrimonio. Le donne si danno molto da fare anche vendendo ad ogni angolo manufatti locali, e molto spesso, per poterle fotografare, chiedono in cambio del denaro. Insomma, il posto è bello, ma è diventato un po’ troppo turistico. Dopo questa tappa riprendiamo un piccolo autobus che percorrendo una splendida e paurosissima strada di montagna, piena di tornanti a strapiombo senza protezione di guard-rail, ci porta alla base da cui partiremo per l’escursione tanto desiderata alle colline terrazzate. La passeggiata per arrivare ad uno dei villaggi disseminati tra le risaie è un po’ lunga, ma soprattutto è ripidissima. Il villaggio è molto caratteristico, costituito da sole case di legno, molte delle quali, ormai, adibite ad alberghetti o guest houses, visto il gran numero di turisti attratto dalla bellezza del luogo. Nonostante ciò non perde il suo grande fascino. Ci fermiamo a mangiare lungo la strada una specialità del posto che è il pollo e il riso cotti nel bambù. Sarebbe stato molto bello pernottare qui almeno una notte, dove non esiste altro mezzo di trasporto se non i somari. In verità un altro mezzo di trasporto esiste, e ci ha lasciati senza parole: sono uomini che trasportano le persone che non vogliono/possono faticare, su una sorta di lettiga coperta, quasi correndo su quella ripidissima serie infinita di gradini scavati nella roccia. Noi non avevamo il fiato nemmeno di portare noi stessi su con quel caldo umido… e quelli correvano. Incredibile! Comunque la fatica e il sudore versati nella salita sono stati ampiamente ripagati dallo spettacolo che ci siamo trovati davanti una volta arrivati in cima. Veramente da restare ammutoliti di fronte ad una tale bellezza. La natura selvaggia e l’uomo che in qualche modo cerca di domarne l’asperità. Alla sommità della montagna non mancano bancarelle di souvenir (tra l’altro presenti lungo tutto il tragitto) e un bar dove trovare ristoro e …incredibilmente anche un Magnum. E’ vero, un po’ fuori luogo, ma che soddisfazione mangiarlo proprio lì, in capo al mondo. Restiamo ad ammirare il panorama per un’ora o poco più. Poi purtroppo dobbiamo tornare alla base e rifare la trafila dei 2 cambi di autobus per tornare a Yangshuo, dove arriviamo verso le 20, stanchi ma felici di aver potuto ammirare uno dei posti più belli e suggestivi del mondo.
31 Agosto Venerdì: Yangshuo
Giornata libera da tour organizzati. Cominciamo a passeggiare lungo il fiume. Dopo qualche minuto veniamo avvicinati da una signora che ci propone una gita sul fiume con la sua imbarcazione. Era nostra intenzione fare una piccola gita sul fiume, e allora cominciamo a trattare sul prezzo. Siccome, però, non abbiamo un metro di paragone (essendo la prima che ce l’ha proposto) e dopo la sòla alla grande muraglia, ci siamo fatti furbi. Quindi quando proponiamo un prezzo e lei accetta subito, sentiamo puzza di fregatura. Le diciamo che saremmo tornati più tardi e ci allontaniamo…o almeno ci proviamo, infatti lei continua a seguirci per un bel po’, tenendosi ad una certa distanza. Allora decidiamo, anche per liberarcene definitivamente, di fare una visita ad un parco immerso in una delle tante montagne carsiche (che noi chiamiamo Panettoni) presenti in città. Purtroppo il percorso che possiamo fare è molto breve e non si può salire alla sommità della montagna, a causa del fatto che è molto scivoloso. Usciamo dal parco e torniamo lungo il fiume e qui ritroviamo la tipa della barca che ci aspetta ancora, allontanando con urla tutti quelle persone che si avvicinano a noi proponendoci una gita in barca. Comunque non le diamo retta e ci allontaniamo. Infine troviamo un simpatico signore che ci offre il giro in barca/battello ad un prezzo di 80 yuan, che è praticamente la metà di quello proposto dalla signora di prima. La gita è bellissima, e dura circa un’ora, tra i cosiddetti “panettoni”, con il signore che ci spiega, a gesti visto che non sa l’inglese, le varie sagome delle montagne. Finita la gita in battello girovaghiamo senza meta per la città e poi passando davanti ad un’agenzia siamo incuriositi da uno spettacolo che si terrà in serata nella baia. Lo prenotiamo. Poi andiamo a fare un giro nel mercato, adiacente alla fermata dei bus. C’è una sezione di sola frutta e verdura, alcune di forme o dimensioni mai viste, tipo i cetrioli lunghi un metro e mezzo e diametro di 50 cm, oppure i fagiolini lunghi più di un metro. E poi c’è una sezione dove si vende la carne. Come dice la guida LP ci vuole un bel po’ di coraggio ad entrare, sia perché molti animali sono vivi e vengono uccisi direttamente lì a richiesta, sia per il tipo di animali che vi si trovano, tra cui anche tartarughe, cani e gatti. Che orrore infinito!!! Dopo ce ne torniamo in albergo per un po’ di riposo….il caldo è estenuante. In serata andiamo a vedere lo spettacolo prenotato ed è semplicemente meraviglioso. Anche se è in cinese è veramente spettacolare, perchè si svolge sull’acqua, con le montagne carsiche illuminate a fare da scenografia, e dove vengono inserite passerelle invisibili sulle quali gli attori/cantanti/ballerini si spostano. Insomma, uno spettacolo memorabile, che non viene minimamente turbato dallo sgrullone improvviso che ci coglie, e che vale assolutamente il prezzo piuttosto alto del biglietto (230yuan). Dopo si torna al centro e assaggiamo una delle specialità locali, le lumache con suino. Buonissime.
1 Settembre Sabato: Yangshuo
Questa mattina la dedichiamo ad un giro in bici. Per esser sicuri di vedere i posti più belli e soprattutto di riuscire a trovare la strada del ritorno 😉 ci facciamo consigliare dai ragazzi dell’hotel, dove affittiamo le bici, una guida che ci accompagni. Per un tragitto di una ventina di Km e circa tre ore e mezzo il costo è di 100 yuan, con l’affitto delle bici che ci viene 20 yuan per l’intera giornata (anche se a noi la passeggiata in bici fatta in mattinata basta e avanza). Dopo un breve tragitto sulle strade cittadine, la nostra guida ci porta in zone di campagna, dove si può apprezzare veramente e da vicino la bellezza degli stupendi “panettoni”. La passeggiata che, nonostante la fatica per il caldo è stupenda, è una delle cose assolutamente consigliate, e meglio se accompagnati da una guida locale. Attraversiamo più volte il fiume su ponti di fortuna, chiacchieriamo (si fa per dire) con gente che vive sperduta in campagna, osserviamo i contadini immersi nei campi allagati coltivati a riso….insomma un’esperienza da non perdere. Nel pomeriggio restiamo in panciolle nel fresco dell’aria condizionata della nostra camera per recuperare un po’ di forze. E in serata, purtroppo l’ultima qui, ci dedichiamo allo shopping selvaggio (finalmente un posto dove i prezzi sono più abbordabili) e a fotografare i “panettoni” in tutte le salse…ahahah.
2 Settembre Domenica: Yangshuo-Guilin-Shanghai
Manhattan Bund Business Hotel 81-85 Dianchi Road, Huangpu (188 dollari per 4 notti)
Questo è l’ultimo giorno a Yangshuò e ci dispiace molto dover partire. Ci svegliamo presto e ne approfittiamo per fare ancora foto ai bellissimi “panettoni”, oggi, finalmente, inondati dal sole. Passeggiamo lungo il fiume, di fronte all’hotel dove ci sono persone che fanno il bagno, altre che fanno il bucato, altre che praticano il tai-chi. Scopriamo, inoltre, che a due passi dall’hotel c’è una palestra a cielo aperto con attrezzatura simile a quella che si trova nelle palestre per far fisioterapia, solo che è di metallo. Sono numerose le persone, a dire il vero di una certa età, che fanno esercizi. La luce del primo mattino rende tutto ancora più magico. Torniamo in hotel dove prenotiamo la navetta collettiva che nel primo pomeriggio ci porterà in aeroporto a Guilin al costo di 80 yuan (ottimo servizio e prezzo). Preparati i bagagli e lasciatili in custodia nella hall, usciamo per un’ultima passeggiata. Nonostante sia domenica tutti i negozi sono aperti. Persino la banca è aperta… ma qui non si riposano mai? Il caldo umido è davvero pesante da sopportare, ed entrare nei negozi, tutti con aria condizionata, è un modo per trovare un po’ di sollievo. In effetti questo non è il periodo migliore per visitare queste zone, ma noi non potevamo fare altrimenti, e comunque non avremmo mai voluto saltare una tappa qui. Si parte, ahimè! E con l’autostrada arriviamo in poco più di mezz’ora e con un certo anticipo sull’orario del nostro volo, in aeroporto, decisamente più piccolo e a misura d’uomo, rispetto a quelli visti finora. Alle 19.30 si decolla e dopo un volo di circa due ore e mezza, piuttosto turbolento in mezzo ad un temporale durato centinaia di km, arriviamo nella futuristica Shangai. Già a vederla dall’aereo si capisce quanto sia immensa. In macchina raggiungiamo il nostro hotel centralissimo in 50 minuti…e meno male che sono le 23 e non c’è traffico. La prima impressione della città è molto positiva, soprattutto la vista dello skyline di Pudong, di fronte al quale si trova il nostro hotel. In hotel ci danno una stanza a pian terreno, senza finestre, con un letto circolare sormontato da specchi sul soffitto. Sembra più che altro una stanza per appuntamenti veloci. Non ci fa una buona impressione, soprattutto c’è una puzza terribile di umidità, ma siamo piuttosto stanchi e rimandiamo all’indomani la richiesta di cambiarci di stanza.
3 Settembre Lunedì: Shanghai
La prima cosa che facciamo è quella di farci cambiare la stanza. Con un piccolo incremento di denaro ci danno una stanza con finestra apribile. La posizione dell’hotel è veramente strategica, in quanto si trova nella strada parallela a Nanjing road, la strada più famosa di Shanghai, e sbuca proprio sul Bund, il famoso lungofiume di Shanghai. Cominciamo a gironzolare a piedi, cercando di seguire la cartina della guida che fa un percorso delle cose più importanti da vedere in città. Arriviamo nella strada pedonale dove si affacciano edifici storici (in ristrutturazione), da noi soprannominata la strada dei servizi fotografici, perché incontriamo almeno 6 o sette coppie di sposi o modelle intenti a farsi un servizio fotografico. Subito dopo siamo “adescati” da un gruppo di 4 ragazzi, 2 donne e due uomini, che chiacchierano molto (in ottimo inglese) fingendosi interessati al nostro giro e offrendosi di venire con noi, ma siccome sulla guida c’era scritto di stare attenti a questo tipo di personaggi che tentano in tutti i modi di portare i turisti in sale da thè o in ristoranti con i quali sono d’accordo per spellare i turisti, con gentilezza riusciamo a defilarci. Poi torniamo sul Bund e troviamo una fermata degli autobus turistici che fanno il giro della città. Acquistiamo il biglietto giornaliero a 30 yuan e cominciamo il giro della città. Passiamo davanti a molte delle attrazioni della città ma non ci fermiamo, perché il primo giro serve ad avere un’idea della città. E a noi sembra veramente fantastica. Un connubio tra il moderno (ormai la maggior parte) e l’antico che rende Shanghai molto affascinante. Con la linea verde del nostro giro turistico raggiungiamo il quartiere di Pudong, quello dove si trovano grattacieli avveniristici, tra cui i più belli sono il World Financial Center, l’Oriental Pearl tower e la Torre Jinmao. Sono tutti visitabili, e noi scegliamo di salire sulla Torre Jinmao, che ha un piano panoramico ad circa 400 metri di altezza. Il biglietto per salire costa 120 yuan, ma ne vale assolutamente la pena. L’ascensore sale di 400 metri in 45 secondi esatti. E’ impressionante, soprattutto perché non sembra che si muova affatto. La vista da lassù è semplicemente spettacolare e restiamo su a guardare il panorama, rapiti, fina al tramonto… molto romantico!
4 Settembre Martedì: Shanghai
Oggi è la prima giornata di pioggia vera dall’inizio del viaggio. Ci dedichiamo alla visita della città vecchia, che ieri avevamo visto passandoci davanti con l’autobus. Prima di tutto visitiamo il “tempio degli dei della città”. E’ un tempio di culto taoista ed è interessante. Al suo interno troviamo una persona anziana, circondato da ragazzi, tutti vestiti di tuniche bianche e da quello che intuiamo il signore anziano sta insegnando loro l’arte delle ombre cinesi. Usciti dal tempio ci tuffiamo nella città vecchia, con le sue tipiche costruzioni a pagoda, e nel suo bazar. Decidiamo di dedicare il pomeriggio alla visita al museo di Shanghai. A causa dell’incessante pioggia è praticamente impossibile trovare un taxi libero, quindi con la metro arriviamo alla fermata People’s Square, dove si dovrebbe trovare l’uscita per il museo. Dico si dovrebbe perché, usciti dal vagone della metro, ci troviamo di fronte alla scelta di ben 18 uscite. Sì, proprio 18, e quindi per riuscire a capire quale sia quella giusta e trovarla ci impieghiamo più di 20 minuti. Consigliamo di leggere attentamente le cartine delle uscite che si trovano alle fermate della metro, sennò è impossibile trovare l’uscita giusta. Finalmente arriviamo al museo, che è gratuito. Sono le 15,30 e noi vorremmo prendere le audio guide (disponibili anche in italiano) per meglio seguire il percorso. Però siccome il museo chiude alle 17 e il percorso richiederebbe 3 ore, come consigliatoci all’ingresso, desistiamo. Il museo è molto interessante e vi sono esposti, tra l’altro, vestiti, utensili, mobilia, monete, dipinti, ceramiche e calligrafie. Sarebbe stato bello poterlo visitare con cura, ma alle 16.45 si diffonde una musica che indica che il museo sta per chiudere, e i custodi compaiono in ogni angolo incalzandoci ad andar via. Fuori piove ancora a dirotto e non ci resta che passare il resto del pomeriggio in un centro commerciale. Tornati in albergo riusciamo ad organizzare, grazie all’addetto alla reception, una serata per assistere ad uno spettacolo di acrobazie. I prezzi dei biglietti variano dai 180 ai 280 yuan a testa, ma io consiglio, al contrario di quanto abbiamo fatto noi, di prendere quelli meno costosi e poi eventualmente spostarsi, tanto non è mai pieno e comunque si vede bene ovunque ci si sieda. Lo spettacolo è bellissimo e i numeri di acrobazie sono molto vari. Un’ora e mezza, e cioè dalle 19.30 alle 21 (qui tutto si fa in anticipo) vola.
5 Settembre Mercoledì: Shanghai-Qibao-Shanghai
Anche oggi è nuvoloso, ma almeno non piove. Per questa mattina abbiamo programmato una visita ad una cittadina poco lontano da Shanghai, Qibao, consigliata dalla guida LP. E’ raggiungibile con la metro. Per quanto riguarda la metro, il suo costo varia a seconda della destinazione. Dopo 45 minuti di viaggio e 2 cambi di linee metro (a Shanghai ci sono almeno 6 linee), arriviamo in questa cittadina sul fiume, Raggiungiamo il centro storico che è molto caratteristico e vi si respira un’aria di antico. La cittadina è attraversata da un piccolo fiume su cui scorrono vecchie imbarcazioni. Le costruzioni sono vecchio stile, e vi è un mercatino molto animato con prezzi delle mercanzie molto più abbordabili di quelli trovati finora. Non manca, come sempre, la strada “mangereccia”, dove si trovano pietanze abbastanza strane… troviamo il coraggio di assaggiarne qualcuna. Imperdibile è la visita ad un’antica casa da the’, come segnalato dalla LP, che in realtà sembra più un museo. Insomma, facciamo un giro per questa cittadina (che in realtà è un quartiere di Shanghai) e trascorriamo molto piacevolmente più di 3 ore. Nel pomeriggio rientriamo a Shanghai e continuiamo a gironzolare per la città. Un po’ di tristezza ci pervade, perché oggi è l’ultimo vero giorno di vacanza. Domani si rientra a Pechino, da cui poi ripartiremo per l’Italia.
6 Settembre Giovedì: Shanghai-Pechino
Kang Ming Hotel Meishuguan Houjie n. 18 (tel. 861064023388) www.kangminghotel.com
In mattinata lasciamo l’albergo e raggiungiamo l’aeroporto di Hongqiao, il secondo aeroporto di Shanghai, che si trova più centralmente rispetto a quello al quale siamo arrivati. Un’ora e mezza di volo e siamo di nuovo a Pechino. Ieri, l’Alitalia, ci ha inviato un sms e una email per avvisarci che il nostro volo di rientro, domani, subirà un ritardo di 4 ore, partendo alle 13 invece delle 9 previste. Certo, se lo avessimo saputo prima, avremmo organizzato il viaggio in modo diverso, avremmo potuto trascorrere un altro giorno nella fantastica Shanghai, prendendo un aereo per Pechino direttamente la mattina del rientro in Italia, senza lo stress del trasporto bagagli doppio aeroporto Pechino-hotel-aeroporto. Purtroppo non abbiamo potuto fare il cambio perché il volo acquistato online con Elong, ad un prezzo molto scontato, non prevedeva la possibilità di cambio. Pazienza, vuol dire che faremo ancora un altro giretto a Pechino. Arrivati in aeroporto l’idea di tornare all’ostello dove siamo stati i primi giorni del viaggio (e che avevamo anche prenotato) non ci alletta granchè, soprattutto perché è piuttosto scomodo rispetto all’aeroporto. Siccome in aeroporto c’e un desk dove è possibile prenotare hotel, chiediamo se ce n’è uno più comodo e magari anche più carino. C’è una disponibilità in un 4 stelle abbastanza centrale e più comodo, ad un prezzo accettabile, 470 yuan (circa 60 euro). E’ la nostra ultima notte in Cina e ci vogliamo trattare bene. Arriviamo in hotel e ci danno una camera bellissima, grandissima, all’ultimo piano, con una bella vista panoramica. Nella hall ci sono due belle e ricche mostre di stampe cinesi. Lasciati i bagagli ci tuffiamo per l’ultimo giro nel cuore di Pechino, e andiamo a visitare il parco che sovrasta la città proibita. Dall’alto la vista della città proibita è magnifica e solo da quassù ci si rende conto di quanto realmente sia grande. Siamo felici di non esserci perso questo splendido panorama. Purtroppo verso le 18 comincia a piovere e ci tocca rifugiarci nel centro commerciale in via Wangfijing…. che fatica doversi dedicare allo shopping…ahahaha. In una traversa di questa via ritroviamo, per caso, un ristorante della catena dove siamo stati la prima sera a Pechino, la cui specialità è l’anatra laccata alla Pechinese. E’ decisamente un segno del destino. Il giusto epilogo culinario per questa splendida vacanza. Dopo cena prendiamo, con una certa difficoltà come al solito, un taxi per tornare in hotel, e per la prima volta scopriamo che dopo una certa ora la maggior parte dei tassisti non usa più il tassametro, ma fanno un prezzo a forfait, che è almeno 3-4 volte il prezzo normale. Dopo aver rifiutato più volte di farci prendere per il collo, anche perché il tragitto per tornare in hotel è veramente breve, alla fine, bagnati e stanchi, cediamo al loro “ricatto”, anche se riusciamo comunque a contrattare un po’ sul prezzo inizialmente richiestoci.
7 Settembre Venerdì: Pechino-Roma
Purtroppo è arrivata l’ora di ripartire. Arriviamo in aeroporto dove troviamo la bella sorpresa di un upgrade del nostro posto aereo. Insomma, la nostra splendida vacanza non poteva finire in un modo migliore.
Curiosità
– I taxi costano poco ma è difficile trovarne di liberi
– La metro ha un costo variabile a seconda del tragitto, e a una fermata si possono comprare solo biglietti da utilizzare da quella fermata in poi.
– Strani tuctuc con ombrelli asimmetrici per ripararsi dal sole.
– I bambini piccoli non hanno i pannolini, ma portano (almeno d’estate) delle tutine con uno spacco in corrispondenza del sederino
– Internet è ovunque
– Mangiano di tutto a tutte le ore
– Lavorano sempre
– Dormono ovunque se hanno sonno, anche sul bordo dei marciapiedi sfiorati da macchine e autobus
– Portano con disinvoltura, senza distinzione di sesso o età, ombrelli per ripararsi dal sole.
– Persone con problemi di salute vengono assistite (e fanno anche le flebo) in ambulatori a vista, che sembrano negozi
– Frutta e verdura over-size
– Sono gentili e disponibili con i turisti e soprattutto i bambini chiedono di poter fare delle foto con noi.
– Lavorano fino a 50/55 anni e poi vanno in pensione. Nei posti pubblici ci lavorano ragazzi molto giovani.
– Praticano ovunque, anche in strada, molte attività ginniche, soprattutto le persone di una certa età.
– Sputano tanto, ma quasi mai nei luoghi chiusi
– Puliscono sempre le strade (abbiamo visto persone, ogni 500 metri, spazzare addirittura l’autostrada)
– Non rispettano le file, tranne che alla fermata degli autobus.
– Non rispettano il codice stradale (sempre se ce n’è uno), e guidano da matti, però incredibilmente non fanno incidenti. Per un pedone attraversare la strada è un vero pericolo e le strisce pedonali, anche se ci sono, non vengono affatto rispettate
– Mediamente sono un popolo di persone longilinee, anche se abbiamo notato che nelle nuove generazioni ci sono ragazzi obesi
– In genere le nuove generazioni sono molto curate, e le ragazze sono ben vestite e truccate con molta cura
– Controlli al metal detector di borse e bagagli ovunque: metro, stazioni e anche per entrare nei posti a più alta affluenza turistica
– Nonostante uno possa pagare con carta di credito, molti alberghi e ostelli richiedono una somma in contanti di cauzione (200/400 yuan), che vengono restituiti al check-out.
-Tutte le compagnie aeree testate per i voli locali sono state di ottima qualità, con aerei nuovi nell’allestimento e puntuali
– Quando mangiano lasciano i resti del cibo direttamente sul tavolo (non nei piatti) o li buttano per terra, perché i piatti vengono usati per contenere il cibo che deve essere ancora mangiato.
– Molti ragazzi seguono la moda di portare occhiali senza le lenti
Impressioni
L’impressione prevalente è che questa sia una terra di grandi contrasti. Dove ci sono immensa ricchezza ed enorme povertà. Dove l’antico e il moderno convivono stridendo. Dove la gente vive il futuro non volendo più guardare al passato. Dove le persone sono aperte e disponibili al turismo, ma con un certo timore. Dove giovani ipertecnologici si affiancano a giovani che sembrano vivere nel medioevo. E’ una terra di grande fascino, attraverso la quale guardare il futuro del mondo, ma che parla con la saggezza degli anziani. In ogni caso, nel bene e nel male delle sue contraddizioni, la Cina non può lasciare indifferenti.