Cina fai da te: economica e spettacolare

Pechino, Shanghai, Guilin e Xian sono mete imperdibili e visitabili in modo indipendente e relativamente economico
Scritto da: simobor
cina fai da te: economica e spettacolare
Partenza il: 20/07/2008
Ritorno il: 03/08/2008
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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Pechino, Shanghai, Guilin e Xian sono mete imperdibili e visitabili in modo indipendente e relativamente economico. Un po’ all’avventura, abbiamo scoperto che i paesaggi di Guilin (e Yangshuo) sono tra i più belli al mondo, e che la Cina offre continue sorprese.

Con la scusa di una trasferta di lavoro, nel 2008 organizzai una vacanza in Cina con la mia ragazza. Facemmo tutto via internet, desiderando essere il più possibile indipendenti e spendere poco. Fu un viaggio ricco d’esperienze e di posti straordinari.

Arrivammo a Pechino la mattina del 20 luglio. Ci accolse un aeroporto ultra-moderno, al cui esterno c’erano sciami di taxi impazziti. Ne prendemmo uno a caso, mostrammo al tassista l’indirizzo del nostro Bamboo Garden Hotel, stampato appositamente in ideogrammi cinesi.

L’hotel non era affatto male, con le canne di bamboo e le lanterne rosse. Sembrava proprio cinese. Lasciammo i bagagli e ci dirigemmo in centro utilizzando la metropolitana. Il caldo e il jet lag ci facevano cadere dal sonno, ma noi resistemmo con immane forza di volontà e iniziammo la visita della città. Cominciammo dal Tempio Lama, affascinante complesso buddhista, impressionante per le decorazioni e il profumo d’incenso. Anche il vasto Tempio di Confucio ci lasciò soddisfatti. Rimanemmo poi colpiti dagli Hutongs, il centro tradizionale costituito da stretti vicoli, baracche e vecchie case di un piano… era tutto molto cinese. La maggior parte della città, invece, era costituita da palazzoni moderni e strade trafficate (l’attraversamento delle quali era uno sport estremo). Anche la Pechino moderna era molto cinese, comunque, creata a spese degli Hutongs dalla ristrutturazione comunista.

Per riprenderci dal jet lag cenammo in hotel, dove prenotammo per il giorno successivo una gita alla Grande Muraglia.

Partimmo al mattino abbastanza presto a bordo di un pullmino. Arrivammo alla Muraglia nella zona di Mutyaniu, meno turistica rispetto alla più famosa Badaling. Già l’avvicinamento mi piacque, lontano dalla confusione della città. Una seggiovia (eh sì) ci portò sulla Muraglia Cinese, sulle cui scale iniziammo a camminare su e giù, su e giù, su e giù. Sarò un po’ pazzo, ma fui colto da una voglia spasmodica di partire e non fermarmi più, percorrendo la sommità di tutti gli 8850 chilometri del muro più lungo al mondo. A Mutyaniu la Muraglia saliva su monti alberati, in un continuo sali e scendi.

Al ritorno dalla gita ci fermammo nel centro di Pechino. Demmo un’occhiata a dei mercatini di roba teoricamente commestibile (verdi bevande fumanti e carne appesa al sole in mezzo a sciami di mosche: una vista inquietante, ma molto cinese), ma decidemmo di mangiare in un ristorante tibetano, che raggiungemmo in taxi per due lire.

Il nostro ultimo giorno a Pechino fu dedicato ad alcune delle parti più belle della città. Iniziammo dall’enorme Piazza Tiananmen e dalla Città Proibita, il vasto insieme di edifici dorati che era stato la residenza dell’imperatore. Visitammo poi il rilassante Tempio del Cielo e il Beihai Park.

Il mattino dopo volammo a Shanghai con un aereo della China Eastern Airlines. Atterrammo sani e salvi come preventivato. Il caldo era se possibile ancora più umido e opprimente che a Pechino.

La città è attraversata dall’ampio fiume Huangpu lungo cui si può piacevolmente passeggiare seguendo il Bund, un’ampia strada su cui si affacciano edifici coloniali. Dall’altro lato del fiume c’è la Shanghai ultra-moderna, con grattacieli fantasmagorici. Qui salimmo sulla Oriental Pearl Tower, da cui godemmo del panorama che s’estendeva fino alle scialbe periferie di Shanghai. Sono quartieri in cui vivrei volentieri, se l’unica alternativa fosse abitare in un igloo al Polo Nord con indosso soltanto un perizoma.

La sera girammo per Nanjing Road, la strada più commerciale, densa di negozi, ristoranti e bar e percorsa continuamente da migliaia di persone.

Dormimmo in un hotel 4 stelle (una doppia per 40 euro). Il giorno e poco più che dedicammo a Shanghai fu ampiamente sufficiente per le nostre intenzioni, e volammo così verso Guilin, nel sud della Cina.

All’aeroporto la mia ragazza e io fummo accolti dalla guida e dall’autista che avevamo contattato via internet (attraverso il sito www.guilin4seasons.com). Ci avrebbero scarrozzati per tre giorni al prezzo di 300 euro a testa, una cifra onesta considerate le notti in albergo, l’auto, i biglietti per le attrazioni, i pasti, ecc.

Guilin era un paradiso, circondato da spettacolari montagne che ricordavano i panettoni di Rio. In auto prima e a piedi poi arrivammo al caratteristico villaggio di Longji, fatto di casette di legno e mulattiere e posizionato sul pendio di una collina ricca di campi coltivati e terrazzamenti. Il paese ci piacque moltissimo, anche se la nostra camera d’hotel era stata pulita per l’ultima volta nel 1732 (circa).

Il mattino dopo accompagnati dalla guida c’inerpicammo per le montagne alle spalle di Longji, tra le spettacolari risaie a terrazza di Longsheng e le foreste di bambù.

Nel pomeriggio lasciammo i monti e tornammo a Guilin, sul fiume Li. Ammirammo una scogliera a forma di proboscide d’elefante (i cinesi hanno una fantasia clamorosa per queste cose), quindi visitammo la Reed Flute Cave, una grotta calcarea con le opportune stalattiti e stalagmiti.

Il 27 luglio prendemmo parte a una crociera sul fiume Li, che ci permise d’ammirare uno dei paesaggi più belli e particolari della Terra. L’ampio fiume scorreva tra ripide montagne a forma di enormi supposte (esistono anche paragoni più poetici, me ne rendo conto). Sulle sponde e sui monti il dominio era della natura, con una ricca vegetazione e qualche bufalo d’acqua.

Arrivammo a Yangshuo estremamente soddisfatti. Per la sera la guida ci propose d’assistere a uno spettacolo teatrale di musica e giochi di luce. Fu una buona idea accettare. Il “palco” del teatro, infatti, era uno specchio d’acqua naturale del diametro di svariate centinaia di metri racchiuso tra magnifiche montagne verdeggianti. Sul lago, grazie a barche e passerelle, si muovevano attori in costume.

Il giorno dopo vagammo in bicicletta per la campagna di Yangshuo, tra i campi coltivati e le solite montagne a forma di supposta, di quelle supposte che vorresti non usare mai. La guida ci mostrò gli ennesimi luoghi paradisiaci della regione.

Nel pomeriggio fummo riaccompagnati all’aeroporto e partimmo in direzione Xian.

Qui dovevo partecipare a una conferenza di cinque giorni. Xian, la vecchia capitale cinese, non merita una visita tanto lunga, e avremmo forse preferito partire per il Tibet, ma non ci potevamo comunque lamentare.

Visitammo il centro di Xian col suo caratteristico mercato. Esplorammo inoltre un parco dei divertimenti tipicamente cinese.

Partecipammo inoltre ad alcune attività organizzate dalla conferenza, tra cui la gita alla famosissima armata di terracotta e una cena in un lussuoso ristorante davanti a begli spettacolo di musica e danza.

L’armata di terracotta è tanto rinomata che non può che deludere. Le centinaia di statue di soldati in grandezza naturale o quasi, ognuno diverso dall’altro, sono infatti stupefacenti, ma racchiuse sotto un poco affascinante capannone.

L’ultimo botto della vacanza fu la visita alle mura di Xian. Non tanto per le mura (comunque notevoli) quanto per l’eclissi totale di sole che potemmo goderci dalla loro cima. Uno spettacolo unico.

Per le foto e maggiori informazioni sull’itinerario e i prezzi visitate il nostro sito www.wildtrips.net/cina.htm

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Guilin, Cina



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