Cina fai da te 3

CINA 2002 – DIARIO DI BORDO Palazzi, Templi, Persone, Giardini e Paesaggi Giovedì 27 Giugno Ore 10 partenza da Malo (VI) per l’aeroporto di Verona. Il volo Air Dolomiti/Lufthansa per Francoforte (Canadair) parte in orario alle 12,55. Arriviamo dopo un’ora. Attendiamo in aeroporto e alle ore 17,52 (con 30’ di ritardo) decolliamo con un...
Scritto da: Paolo Ciscato
cina fai da te 3
Partenza il: 27/06/2002
Ritorno il: 12/07/2002
Viaggiatori: fino a 6
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CINA 2002 – DIARIO DI BORDO Palazzi, Templi, Persone, Giardini e Paesaggi Giovedì 27 Giugno Ore 10 partenza da Malo (VI) per l’aeroporto di Verona. Il volo Air Dolomiti/Lufthansa per Francoforte (Canadair) parte in orario alle 12,55. Arriviamo dopo un’ora. Attendiamo in aeroporto e alle ore 17,52 (con 30’ di ritardo) decolliamo con un Boeing 747 per Pechino. In aereo c’è la nazionale italiana di Basket che si reca a Pechino per un torneo. Fra i tanti riconosciamo solo Meneghin. Venerdì 28 Giugno – Pechino Dopo aver dormito un po’ ci svegliamo che stiamo sorvolando il deserto dei Gobi, con le sue montagne e colline brulle di color marron. Dopo 8 ore e 42’ di volo arriviamo a Pechino alle ore 8,35 locali. Per noi sono ancora le 2,35 di notte visto che ci sono 6 ore di differenza! Nonostante la Cina si estenda per ben 5 meridiani c’è lo stesso fuso orario, quello di Pechino, su tutto il territorio. Il tempo è uggioso e c’è una leggera nebbiolina. Dopo una lunga attesa per il ritiro bagagli, all’uscita ci attende Zhao Pei (di etnia Manchù, quella dell’ultimo Imperatore), la nostra guida amica di Laura. Con 2 taxi ci trasferiamo (45’- 117 Yuan l’uno=14,71€) all’ hotel in stile cinese Grand View Garden, a sud del centro. Lungo il tragitto notiamo che il tassista è sempre separato da un “gabbiotto” e ha, sul cruscotto, un barattolo tappato con dentro del liquido giallognolo e sul fondo del “deposito”, che a noi fa una brutta impressione. Siamo curiosi di sapere cosa sia e scopriremo poi che si tratta della razione quotidiana di tè (la bevanda nazionale) che ogni cinese si porta appresso. Ogni tanto lo rabboccano con altra acqua calda e così il tè dura per tutto il giorno.

Ci sistemiamo nella camera, ci riposiamo fino alle 15 e quindi ci ritroviamo nella hall con la nostra guida. Con lei pianifichiamo i 4 giorni di permanenza a Pechino e partiamo in taxi (12 Y=1,5€) per una prima visita della città.

Pechino è un gigantesco agglomerato urbano il cui nome significa “capitale del nord”. Fondata nel 1215 da Gengis Khan anticamente si chiamava Dadu. Disegnata a tavolino 600 anni fa secondo i dettami della geomanzia cinese, la città fu abbellita oltre ogni immaginazione da palazzi, templi, monasteri, giardini dal fascino fiabesco. Ancora all’inizio di questo secolo, Pechino si presentava suddivisa in tre città concentriche, separate fra loro da alte mura: nel centro, la Città Proibita, impenetrabile e misteriosa dimora del “Figlio del Cielo”; attorno, la città tartara, dove risiedeva la nobiltà imperiale; all’esterno, la città cinese, dove vivevano i cittadini e dove sorgeva il Tempio del Cielo, sede ufficiale del culto imperiale. Pechino, quando vi giunse Marco Polo, alla fine del 13° secolo, era una delle città più grandi del mondo. Vi fu rinvenuto nel 1929 un teschio del primo uomo scimmia Homo Erectus Pekinensis o uomo di Pechino, risalente a 500.000 anni fa.

Ci colpisce subito il traffico caotico e la massa di persone che girano in bicicletta che noi soprannominiamo “cina popolare”. La popolazione è di circa 11 milioni di abitanti (di cui il 95% di etnia Han); da 15 anni circa c’è la politica del figlio unico in città e 2 in campagna, possibilmente maschio e sicuramente viziato. Le strade sono molto ampie (4 corsie per senso di marcia + 1 corsia per lato come pista ciclabile) ma non esistono le rotatorie. E’ però una città molto verde, ci sono parchi e giardini dove gli anziani vanno a fare ginnastica (la tradizionale taiji-quan e t’ai chi) e a giocare. Stanno costruendo molti nuovi quartieri con complessi moderni e occidentalizzati, soprattutto grattacieli e palazzoni, distruggendo le zone vecchie e fatiscenti fatte di piccole abitazioni basse e singole (il tutto per prepararsi degnamente alle olimpiadi del 2008). Attualmente coesistono 3 stili: architettura imperiale, anni 50 sovietica (case max. 4/4 piani), moderno (palazzi in vetro di 14/20 piani). Restiamo stupiti notando che la pubblicità stradale dei beni di lusso (gioielli, auto, telefonini) raffigura sempre persone dalle fisionomie occidentali.

Ancora un po’ assonnati arriviamo in taxi alla metà della nostra prima visita: il Tempio del Cielo. Acquistiamo 5 biglietti d’ingresso (1 anche per la guida) annotando minuziosamente le spese sulla cassa comune. In Cina si paga l’ingresso ovunque, magari poco, ma anche nei posti “minori”.

Dal 1420 Pechino diventò capitale e l’Imperatore (della dinastia Ming) diede inizio ad un grandioso progetto di ricostruzione e ristrutturazione. Egli era considerato Figlio del Cielo e per questo fu costruito il maestoso Tempio del Cielo (273 ettari) che rappresentava l’universo. Qui si recava 2 volte all’anno per svolgere i riti cerimoniali più importanti (equinozio e solstizio). Il cielo era considerato tondo, mentre la terra quadrata. Per questo ci sono queste 2 geometrie che si ripetono, assieme alle nuvolette di marmo che rappresentano il cielo. Il Tempio, cinto da mura, comprende 3 strutture cultuali importanti: il Tempio del Buon Raccolto, o Tempio del Cielo, il Palazzo della volta celeste e l’Altare del Cielo. Le costruzioni sono in legno e pietra. Spesso è rappresentato il drago, simbolo dell’Imperatore e del potere maschile. Le costruzioni sono tonde e hanno un tetto ad ombrello, segno di protezione.

Il Tempio per il Buon Raccolto è il luogo di culto più importante della Cina: il rito nel tempio si svolgeva nell’equinozio di primavera, al centro si disponeva il trono vuoto del Signore del Cielo, l’Imperatore poneva uno scritto nel quale invocava la divinità di accordare pioggia e sole necessari alla coltivazione.

La Via Sacra (o Via della Scala Rossa) è lunga 365 metri e veniva percorsa a piedi anche dall’Imperatore. Si trova anche l’Altare del Bue dove venivano bruciate le carni nel forno. Sui tetti sono scolpiti animali come simbolo di protezione contro gli incedi o altro.

Lasciando il Tempio dalla porta est si percorre una lunga galleria lignea, riccamente decorata, che conduceva ai magazzini e serviva a riparare dalla pioggia le offerte che venivano portate in processione al Tempio. Ora è affollata di gente, spesso anziana, che suona, gioca o chiacchiera.

Dopo l’uscita sostiamo nelle bancarelle e acquistiamo, dopo aver contrattato non poco, il cappello da Imperatore per 20Y(2,5€). Quindi salutiamo Zhao Pei e prendiamo il taxi che ci porta al Giardino del Mandarino (Grand view garden) adiacente al nostro hotel. Dopo una bella passeggiata rientriamo per la doccia e la cena in Hotel (self service cinese). E’ la prima volta che dobbiamo usare i bastoncini (kuai-zi) per mangiare, ma dopo poco siamo costretti a chiedere le posate. Siamo stanchi morti ma facciamo ugualmente una passeggiata per il quartiere e assistiamo alle danze del popolo e al karaoke.

Sabato 29 Giugno – Pechino Sveglia alle 7,30, e alle ore 9, dopo la colazione (con piccolo “prelevamento” per il pranzo che diventerà una nostra consuetudine), partiamo in minibus privato per la visita di Piazza Tian’anmen (=piazza della Porta della Pace Celeste), la più grande piazza del mondo (40 ettari=500X800 mt) chiusa tra le rosse mura della Città Proibita (dove si impone la foto di Mao), il mausoleo di Mao, con il monumento degli Eroi del Popolo, il palazzo dell’Assemblea Nazionale del Popolo e il museo della storia cinese. In passato veniva usata per le parate militari e le manifestazioni politiche. Sul pennone sventola la bandiera cinese; rossa come il sangue degli eroi, con una stella grande che rappresenta la Cina, e 4 stelle piccole che rappresentano i contadini, gli operai, gli intellettuali e i militari.

C’è una leggera nebbiolina che rende più suggestiva l’atmosfera. Una lunga coda davanti al mausoleo ci fa desistere dal visitarlo. Ci rendiamo conto che passeggiare per questa piazza permette di entrare in contatto con l’anima più popolare cinese. Notiamo subito la moda femminile cinese fatta di minigonne e calzette colorate con sandali, mentre molti bambini hanno i pantaloni con il “culetto fuori”: è un sistema che consente loro di espletare i bisogni fisiologici senza tanti problemi. Inoltre i cinesi che sono fermi (alla fermata dell’autobus, in piazza, davanti ad un tempio, in fila) si siedono accucciandosi sulle ginocchia. Inoltre lo sport nazionale sembra essere lo “sputo libero” e noi, con molto disappunto, ci dovremo abituare a questo insano gesto! Siamo comunque allibiti! Zhao Pei ci spiega che “La ciotola di ferro” era lo stipendio fisso uguale per tutti imposto da Mao. In questo modo tutti avevano un reddito grazie al quale sono sopravvissuti alla fame.

La Città Proibita (o Palazzo Reale) fu costruita tra il 1406 e il 1420 e si estende per 5 kmq. Vi hanno vissuto 24 imperatori Ming e Qing. Nel 1421 la dinastia Ming trasferisce la capitale da Nanchino a Pechino. Il nome della Città Proibita deriva dal fatto che l’insieme degli edifici, giardini, luoghi di culto, costituiscono un vero e proprio agglomerato urbano a sé stante, rigidamente separato dal resto della capitale e per circa 500 anni severamente proibito ai cittadini comuni. Contiene innumerevoli porte e palazzi. Visitiamo l’asse centrale e la zona nord-est dove vivevano i familiari dell’Imperatore. Lo spazio della Città Proibita fu concepito come rappresentazione dello spazio celeste: l’Imperatore era associato alla stella polare, attorno alla quale ruotano le altre stelle. I padiglioni principali, dove egli esercitava le sue funzioni di comando sono posti al centro. Anche la forma e il colore dei tetti richiamano l’ordine cosmico: i tetti a doppio cornicione e a spigolo con le tegole gialle potevano essere addottati solo dall’Imperatore.

Entriamo dalla Porta di Mezzogiorno (davanti stavano giocando a calcio), passiamo per un vasto cortile attraversato dal Ruscello Dorato, arriviamo, quindi, al palazzo più importante che è quello della Suprema Armonia. Qui si svolgevano le cerimonie più rilevanti: la proclamazione dell’Imperatore, la celebrazione del 1° giorno dell’anno, la lettura dei proclami imperiali… All’interno si trova il trono dell’Imperatore circondato da suntuosi arredi. Proseguiamo per il Palazzo della Perfetta Armonia, il Palazzo della Armonia Protettrice, il Palazzo della Purezza Celeste. Deviamo, quindi, per la zona est, attraverso la Porta della Tranquillità e della Longevità dove di fronte si trova il muro dei 9 draghi. Visitiamo il museo del Tesoro Imperiale, costituito da un insieme di oggetti (spade, vestiti, gioielli e vasellame) appartenuti agli Imperatori.

Alle 14 usciamo e ci trasferiamo al museo della seta vicino allo stadio dei lavoratori (vedi articolo di Famiglia Cristiana). Ci mostrano come si lavora la seta, ci riposiamo un po’, beviamo qualcosa (qui il contenuto in cl. Delle bibite, bottiglie o lattine, è diverso dal nostro) e poi proseguiamo per il Palazzo d’Estate (12 Km da Pechino). Era la residenza estiva degli imperatori, ed è il più grande giardino, in Cina, con residenza imperiale. Come tutti i palazzi imperiali anche questo è diviso in 3 parti: edifici per le attività politiche, quartieri residenziali ed edifici religiosi. Questo complesso comprende: il Palazzo della Benevolenza e della Longevità (dove l’Imperatore concedeva le udienze), nel cui cortile alcune figure in bronzo, il drago e la fenice, rappresentano l’Imperatore e l’Imperatrice; segue poi il Giardino dove si Coltiva la Virtù (qui risiedeva l’Imperatore e ora è sede di un museo). Costeggiando poi il lago si incontra il Palazzo della Gioia e della Longevità dove, per molti mesi all’anno, risiedeva l’Imperatrice Ci Xi.

Una suggestiva nebbiolina ci impedisce di ammirare lo splendido scenario del lago con il palazzo sulle sponde e il ponte di Marco Polo. Percorriamo il corridoio di 720 metri (galleria lignea coperta superiormente e decorata con varie figure). C’è poi la barca di pietra che serviva da imbarcadero all’Imperatore. Attraversiamo il lago in barcone e a piedi passiamo il ponte di Marco Polo, dove molti aquiloni ravvivano il cielo. Ritornando a Pechino ci fermiamo al laboratorio delle perle dove Gabri acquista il suo anello “patacca” (rame per oro) per 55 dollari, garanzia compresa. La guida ci racconta della sua infanzia e della mancanza di tenerezza e di affetto da parte di suo padre. Il comunismo non consentiva questi sentimentalismi e il ricordo la fa commuovere.

Prima di tornare in hotel Zhao Pei ci accompagna in un ospedale dove un medico cinese, che parla un buon italiano, ci spiega la Medicina Tradizionale Cinese. Poi veniamo visitati, con un metodo diagnostico originale cinese (ci tastano il poso in 4 punti), e ci prescrivono delle medicine. Infine ci fanno un breve massaggio. E’ un’esperienza interessante, gratuita eccetto per le medicine prescritte.

Ceniamo in hotel (al ristorante dove facciamo colazione) e usciamo per ascoltare il karaoke.

Domenica 30 Giugno – Pechino Sveglia ore 7,15, colazione abbondante e alle ore 8,30 partenza con minibus privato per le Tombe Ming. Oggi, essendo domenica, c’è poco traffico. Strada facendo Zhao Pei ci racconta che per i cinesi i gioielli e le cose di valore sono inutili e servono solo a creare invidia. Normalmente si regalano cose utili, soprattutto per la salute. Ultimamente, tramite internet (che è libero) anche i cinesi hanno accesso alle informazioni mondiali, ma l’utilizzo di canali televisivi stranieri è molto costoso (circa 2500 € all’anno) e sono pochi a poterselo permettere. La tv cinese ha 5 canali governativi + 1 per provincia. Ci fermiamo brevemente al negozio della giada imperiale, dove non acquistiamo niente ma beviamo un po’ di tè e chiacchieriamo con la guida. Ci racconta della Rivoluzione Culturale che attuò Mao nel 1967. Lei ci spiega, anche, che l’aver mandato gli intellettuali (che vivevano “mantenuti”) a lavorare nei campi fu un modo concreto per far loro capire che era il duro lavoro della gente la base della sussistenza e del benessere della Cina. Anche un suo zio, che insegnava all’università, è stato mandato a lavorare i campi per alcuni anni e, secondo lei, questo gli servì molto come esperienza di vita! Da questo abbiamo la conferma che lei è maoista (o lo deve dimostrare).

Lungo il tragitto la guida mi dice che l’autista le ha chiesto se sono un giornalista. Tale supposizione gli deriva, forse, dal fatto che prendo appunti su un block notes, ho una buona attrezzatura fotografica, vesto con un giacchino tipo safari, ho un taglio di capelli cortissimo (tipo marines americano) e indosso gli occhiali. Io non confermo né smentisco e a Zhao Pei rimarrà il dubbio. Arriviamo quindi alle Tombe Ming dove c’è una nebbiolina autunnale. In una larga valle, a sud della montagna della Longevità Celeste, si trova infatti la città funeraria della dinastia Ming. Ci sono in tutto 13 tombe imperiali. La necropoli è circondata da mura rosse e ogni tomba è costituita da 3 parti: gli edifici dove si preparavano i sacrifici, la torre della stele e il palazzo sotterraneo dove era inumato l’Imperatore.

La tomba che si visita è quella del 13° Sovrano Ming, dell’Imperatrice e della seconda moglie. C’è un museo con gli abiti, le armi, i gioielli di questa dinastia. Troviamo pochissima gente, nessun occidentale.

Dopo la visita andiamo in bagno nella migliore toilette che abbiamo “usato” in Cina. All’uscita, quando ci vedono, i venditori delle bancarelle si animano e acquistiamo qualche cianfrusaglia (gli ombrellini e le cartoline) e le pesche, coltivate in loco, che saranno il nostro pranzo. Ci spostiamo di poco per percorrere a piedi la Via Sacra (o Via dello Spirito), lunga 1 km, che collegava l’ingresso alle tombe. Lungo questa via si dipanava il corteo funebre imperiale. Il viale è costeggiato da statue di funzionari, mandarini e animali. Alla fine troviamo la costruzione rossa che costituiva l’ingresso che racchiude la stele eretta sul dorso di una tartaruga (longevità) con la testa di drago (potenza). Verso l’una ci spostiamo a Badaling (70 km da Pechino) per visitare la Grande Muraglia Cinese (Muro Lungo 10.000 Li). Misurava in origine circa 6.000 Km ed è stata eretta, dal 1° Imperatore Qin della Cina unificata (quello dell’Esercito in Terracotta), collegando dei brevi tratti preesistenti, per proteggere i confini contro le incursioni delle popolazioni nomade del nord (Mongoli). E’ larga al massimo 6 metri e alta 7/8 metri.

Peccato che la fitta nebbia ci impedisca di vederla nella sua immensità. La guida Zhao Pei ci dice che “non è grave, non è proprema!”, frase che ripete spesso, come intercalante.

Ne vediamo piccoli tratti, e cominciamo a salire per i ripidi e incostanti scalini. Più saliamo e meno si vede, in compenso siamo esausti. Visto il maltempo decidiamo di rientrare a Pechino nel primo pomeriggio e ci fermiamo a visitare il Tempio dei Lama dove abbiamo il primo incontro con la spiritualità buddhista. E’ un tempio dedicato al culto del buddhismo tibetano. Fu costruito nel 1694 per ordine dell’Imperatore Kangxi e servì da residenza a suo figlio prima che salisse al trono. Quando ciò avvenne una parte degli edifici fu trasformata in monastero. E’ quanto infatti rimane attualmente del complesso, abitato da un gruppo di monaci, gran parte Mongoli, aderenti alla dottrina della scuola dei Segreti che studia la matematica, l’astronomia, la medicina… Da qui andiamo direttamente in centro (vicino a piazza Tian’anmen) dove abbiamo appuntamento con Laura per la cena a base di Anitra laccata, la specialità di Pechino. Il locale è “sciccoso” (Qianmen Quanjude Roast Duck, il più antico, costruito nel 1864) e dalle foto esposte capiamo che qui vengono tutti i capi di stato e le personalità (quindi anche noi!). L’anitra è molto gustosa e la mangiamo, con i bastoncini, assieme a una sfoglia di pane con una salsa di soia e verdure lessate. Passiamo una serata piacevole con Laura che ci racconta della sua vita cinese. Dopo cena la salutiamo e andiamo a piedi in piazza Tian’anmen dove veniamo avvicinati da alcuni studenti che vogliono conversare con noi. E’ una piacevole serata estiva e gli aquiloni in cielo rendono l’atmosfera ancora più suggestiva e tipicamente orientale. Ci fermiamo per un po’ in un posto dove un capannello di gente sta guardando la finale dei mondiali di calcio tra Germania e Brasile. Il Brasile è in netto vantaggio e ce ne rallegriamo. Qui, come in tutta la Cina che abbiamo girato, ci sentiamo sicuri, anche se da soli e in mezzo a molta gente. Prendiamo un taxi e ritorniamo in hotel.

Lunedì 1 Luglio – Pechino Ore 8 sveglia, colazione e ore 9 partenza in taxi per il Tempio della Nuvola Bianca. E’ un luogo di culto Taoista di epoca Tang (618-917). Pioviggina e anche qui non c’è nessun turista. Chi c’è è venuto a pregare e ad accendere incensi. Notiamo subito il famoso simbolo taoista dello Yin e dello Yang che rappresentano la completezza, l’equilibrio e l’armonia.

Attraversiamo una serie di cortili dove ci sono vari padiglioni: il primo è quello dei Funzionari Celesti che ospita le dignità protettrici del Tempio, il secondo è la Sala dell’Imperatore di Giada dove, all’interno, ci sono statue di divinità taoiste. Così pure nella sala della Vecchia Legge si trovano le statue dei 7 Perfetti taoisti. Segue la sala dell’Antenato Qiu e infine si trova la sala dei Quattro Imperatori Celesti dove sono conservati i Testi sacri taoisti. Qui i monaci, a differenza dei buddisti, vestono con delle ghette bianche, pantaloni attillati neri e una giacca color crema e hanno i capelli raccolti sulla nuca.

Dopo la visita ci trasferiamo in taxi in via Liulichang Jie, via molto famosa per i negozi di antiquariato e rappresentativa della Pechino tradizionale. Ha smesso di piovere e passeggiamo tra negozietti di patacche anticate (di cui si può avere il certificato di autenticità!). Ci inoltriamo, da soli, oltre la zona più turistica e vediamo il quartiere fatiscente e degradato dove vive la gente comune. Entriamo, quindi, in una libreria dove ci attende Zhao Pei e acquistiamo per pochi soldi (12Y=1,5€) i nostri primi CD. In taxi ci trasferiamo al Padiglione della Campana, che vediamo solo da fuori. La costruzione risale al 1747 e consiste in una massiccia torre in pietra grigia sovrastata da tetti in legno con tegole in ceramica. La torre conserva la campana in bronzo che, quando suonava, la si udiva fino a 20 km di distanza. La torre è adiacente al quartiere di Houtong, che percorriamo a piedi ed è famoso perché è ancora in stile vecchio. C’è anche un mercato coperto dove vendono di tutto, dalle spezie alla carne, al pesce… Arriviamo quindi ad un piccolo lago, vicino al primo McDonal’s cinese che vediamo. La differenza tra un McDonal’s cinese e uno occidentale è solo una: le biciclette parcheggiate fuori! La guida ci dice che a Pechino ce ne sono più di 100! Per concludere il pomeriggio andiamo al Parco delle Culture Etniche cinesi, dove passeggiamo e assistiamo allo spettacolo folcloristico che si conclude con un mega gavettone, ben augurante per una delle etnie rappresentate. Uscendo ci fermiamo alla casa del tè dove ci fanno degustare in modo molto particolare ben 5 tipi di tè… ma noi non ne acquistiamo di nessun tipo. Marino, dopo aver sentito che esiste il tè senza teina, afferma che in Italia c’è, invece, il “caffè senza cocaina” (ih..Ih..Iiiih!). Ci trasferiamo, sempre in taxi, all’Opera di Pechino, per assistere ad uno spettacolo (60Y=7,5€). Nell’attesa andiamo alla toilette del vicino Hotel Intercontinental dove un commesso ci apre il rubinetto e ci porge le salviettine per asciugarci: che lusso inutile! Torniamo all’Opera e facciamo le foto con i figuranti. Paghiamo (4$ al gg X 4 gg = 160$) e salutiamo la nostra guida Zhao Pei. L’Opera inizia e noi reggiamo per circa un’ora, visto che non capiamo niente e la musica è molto monotona. Decidiamo di uscire per cenare e andiamo in un McDonald’s lì vicino dove spendiamo in tutto 86 Y (10€). Torniamo in hotel in Taxi lungo la Via della Pace che attraversa la città da est ad ovest (è lunga 44 km) e passiamo per l’ultima volta davanti a Piazza Tian’anmen e alla Città Proibita, che salutiamo. Intanto telefona Valentino che vuole sapere come va il viaggio.

Martedì 2 Luglio – Xian Sveglia alle 6,30, preparazione delle valigie, colazione e con 2 taxi ci trasferiamo all’aeroporto. Check-in, pagamento della tassa di imbarco di 50 Y (sorpresa!) e alle 10,14 decollo, con un Boeing 777-200 Air China, per Xian dove arriviamo dopo 1h e 25 minuti. In fase di atterraggio vediamo vari cinesi in bicicletta che si dirigono verso la piazzola di sosta del nostro aereo. Che buffo! Ritiriamo i bagagli e ci trasferiamo in hotel Le Garden (45’) con un taxi di lusso (che ci costa il doppio ma pago io la differenza). Ho imparato che i taxi possono essere di diversi colori, diverse dimensioni e tariffe, ma devono avere l’indicazione ben visibile… altrimenti sono degli abusivi, con miglior servizio (per turisti) ma più cari! Ora che non abbiamo più la guida ci accorgiamo della difficoltà di comunicare con la gente, tassisti compresi. Infatti nessuno parla inglese, eccetto gli studenti, e non capiscono neanche i nomi degli hotel o delle attrazioni turistiche. Dobbiamo sempre indicare sulla mappa le scritte in cinese e ci aiutiamo con le traduzioni che ci ha fatto Zhao Pei o che chiediamo alle reception degli hotel.

Xi’an è la città della storia: capitale dell’Impero per più di mille anni (fino al X sec.; allora si chiamava Chang’An, ”Pace Protetta”), fu il centro propulsore dell’arte e della cultura cinesi durante il periodo d’oro delle dinastie Song e Tang; era da qui che partiva il lungo cammino della Via della Seta.

Riposiamo fino alle 15 e poi ci trasferiamo in mini taxi alla porta meridionale da dove partiamo per il giro delle mura fino alla porta orientale (circa 3 km). Grazie a questa cinta muraria la città si presenta come una città-fortezza. E’ un tipico esempio di architettura difensiva feudale. Le mura, edificate in epoca Ming tra il 1374 e il 1378, sono lunghe 12 km. In ognuno dei 4 angoli è posta una torre di avvistamento. La passeggiata è molto suggestiva in quanto si ha una buona vista sia sulla città interna che esterna.

Intanto sopraggiunge un temporale e pioviggina. Passeggiamo per il quartiere musulmano in stile cinese, abitato prevalentemente dalla minoranza Hui e visitiamo la Grande Moschea. Fu eretta nel 742 ed è una struttura che riflette gli stili architettonici cinesi piuttosto che arabi. Il complesso è costituito da una serie di edifici che si affacciano su diversi cortili. Tra le cose notevoli il Padiglione delle Fenici, il Minareto con la base in mattoni e la torretta in legno in perfetto stile cinese e la grande sala della preghiera preceduta da un portico a 6 colonne. Usciamo e arrivati alla Torre del Tamburo, comincia a piovere a dirotto. Dopo varie insistenze dei conducenti, saliamo in trisciò (risciò a tre ruote) e ci facciamo accompagnare al ristorante De Fa Chang, lussuoso per turisti e famoso per i ravioli (dumpling). Naturalmente i ragazzetti non hanno capito dove andare e girano a caso tra le vie della città. Piove sempre più forte e nel caos infernale rischiamo una rovinosa collisione con altre auto. Ad un certo punto arriviamo al ristorante ma ci siamo persi con gli altri (Marino e Sergio). Ci rifiutiamo di pagare il nostro conducente finché non arrivano… e non arriveranno mai perché il loro conducente ad un certo punto li fa scendere e Marino e Sergio tornano in taxi all’ hotel. Noi due alle 19,30 decidiamo di andare ugualmente a cenare e mangiamo dei buoni ravioli, ai vari gusti e forme con molta birra per la modica cifra di 13 € a testa. All’uscita del ristorante ci troviamo i 2 conducenti che vogliono i loro soldi. Noi siamo fermi sul fatto che loro ci hanno persi e quindi rovinato la serata. Il nostro è incazzatissimo e siamo costretti a fuggire in taxi, protetti da alcuni cinesi, per non “prenderle”. Torniamo in hotel esausti e un po’ impauriti per lo scampato pericolo. Ci siamo comunque divertiti! Mercoledì 3 Luglio – Xian Sveglia alle ore 7,30, colazione e alle 9,15 partenza in taxi per la visita a Banpo e all’esercito di terracotta (35 km). Concordiamo con il tassista, dopo non pochi sforzi e utilizzando dei disegni in un quadernetto sgualcito, la tariffa di 300 Y (38 €) + autostrada per 7 ore (fino alle 16,15). Lungo le strade c’è la “cina popolare”. La prima tappa è a Banpo, dove in circa 1 ora visitiamo il sito neolitico (o neopolitico come dice Marino?) molto interessante. Sono qui presenti i resti di un villaggio che è stato abitato tra il 4000 e il 3600 a.C. Da 600 persone circa. Sono stati scoperti i resti di 45 abitazioni, 200 pozzi, 6 fornaci, 117 tombe, 81 sepolture di bambini (dentro i vasi) e più di 10.000 arnesi da lavoro e oggetti vari. Proseguiamo e l’autista si ferma davanti alla funivia che sale al monte Li. Non sappiamo cosa ci sia sopra ma decidiamo di salire per vedere. Ci sono tutti percorsi con tempietti e ci vorrebbero almeno 2 o 3 ore per passeggiare. Non abbiamo molto tempo e allora scendiamo per proseguire. Il taxista si ferma poi al Mausoleo del 1° Imperatore. Saliamo la collina sotto un sole cocente con l’idea di trovare l’esercito in terracotta ma restiamo delusi. Qui c’è solo la collina a tumulo. Proseguiamo e alle 13 arriviamo all’Esercito di Terracotta. E’ stato costruito nel 209 a.C. Circa dal primo Imperatore Qin Shi Huang Di (quello della Muraglia Cinese e della Cina unificata) per proteggere la sua tomba. E’ costituito da 7000 statue a grandezza naturale, oltre a carri, carrozze, cavalieri, che fanno parte dei tesori della tomba che l’Imperatore ideò per sé a soli 17 anni, e realizzò in una zona dedicata alla sua sepoltura di 56 kmq.

Entriamo con la scheda magnetica e pranziamo al sacco. Visitiamo le 3 fosse: la 1° è la più bella. Restiamo incantati dal colpo d’occhio. E’ proprio fantastico! E’ composta di 11 gallerie parallele in cui sono allineate in formazione di combattimento moltissime statue di soldati e cavalieri alte dai 1,70 ai 2,15 metri. I volti dei guerrieri traspirano umori e sentimenti e creano una gamma di caratteri diversi l’uno dall’altro; anche i dettagli delle acconciature, della foggia dei baffi e, perfino, delle suole delle scarpe differiscono da un soggetto all’altro. Nella seconda fossa sono stati ritrovati 1300 guerrieri, cavalli e cavalieri tutti in terracotta e 90 carri in legno. Nella terza fossa sono stai portati alla luce un carro da battaglia con 4 guerrieri e 64 figure di guardie senza armi, ciò fa ritenere che queste figure rappresentino il comando generale dell’esercito.

Visitiamo anche il museo dei carri: vi sono esposte 2 quadrighe di bronzo dipinto trainate da cavalli anch’essi in bronzo. Uscendo siamo travolti dai venditori di statuine e acquistiamo la statua del comandante (60 Y=7,5€ contro i 180 che chiedevano). Alle 15,20 partiamo per tornare in hotel dove arriviamo dopo circa 1 ora. E’ il primo giorno di sole e fa molto caldo. Dopo la doccia ritorniamo in taxi al ristorante De Fa Chang per far assaggiare i ravioli anche a Marino e Sergio. Ne abbiamo mangiati una “collina” (come dice Zhao Pei) anche se erano 3 porzioni. Passeggiamo per il centro con l’incubo di ritrovare i conducenti di trisciò. Io salgo alla Torre della Campana da dove ammiro le luci della città e faccio qualche foto. Scendiamo al centro commerciale sotto la piazza dove c’è tutto di lusso, comprese le firme italiane. Ritorniamo in taxi in hotel (9 Y=1,1€), prepariamo le valigie e andiamo a “nanna”.

Giovedì 4 Luglio – Xian/Guilin Sveglia ore 8, colazione e check-out con deposito bagagli. Alle ore 9,20 partiamo per la visita di Xian. Troviamo ad attenderci il tassista di ieri e con la stessa difficoltà e con lo stesso quadernetto concordiamo la visita alle 2 pagode, e il trasferimento all’aeroporto con 2 taxi per la cifra totale di 400 Y (50 €). Arriviamo alla Pagoda della Piccola Oca Selvatica dopo 40 minuti a causa del traffico intenso. Tale edificio fu fatto erigere dal famoso pellegrino buddhista Yi Jing nel 770 al suo ritorno dall’India su un sito dove già esisteva un monastero buddhista. La Pagoda in mattoni e pietra è una struttura piramidale, a base quadrata ampia, con 2 porte poste a nord e a sud. E’ formata da 13 piani e saliamo fino in cima; dall’alto c’è una magnifica vista della città. Fa caldo e il sole è abbagliante. La visitiamo in circa 1 ora e all’interno troviamo il guerriero che posa per le foto. Ci trasferiamo, quindi, alla Pagoda della Grande Oca Selvatica. Questa è più grande e più maestosa, ed è formata da 7 piani. Fa parte di un complesso monastico aperto al culto e abitato da una comunità di monaci e monache. La visitiamo tranquillamente e troviamo i primi ragazzi cinesi che ci chiedono di fare una foto assieme. Pranziamo al sacco sotto l’ombra degli alberi e un vecchietto arzillo si avvicina per fare a “pugno”. Anche questo è un modo per “mettersi in contato” con gli occidentali. Torniamo all’ hotel alle 14,30 per ritirare i bagagli e andare all’aeroporto con 2 taxi. Arrivati salutiamo il nostro fido tassista che ci regala le statuine in terracotta che “pisciano” e io gli regalo il capellino della Cooperativa Orsa Maggiore. Arriviamo con largo anticipo e alle 16,40 decolliamo, con un Boeing 737-800 Air China, per Guilin, dove arriviamo dopo 1h30’, dopo aver cenato. Atterrando vediamo la verde campagna coltivata a riso e le famose guglie rocciose che si elevano tra il fiume Li. Guilin (Foresta di Cassie) sorge su un territorio carsico di 300 milioni di anni. Deve la sua fama alle bellezze naturali, che colpirono pittori e poeti cinesi di ogni tempo. Guilin è la città delle “Schegge di Giada”, le colline che, a causa della secolare erosione dei venti, hanno assunto le forme più irreali e fantastiche, creando uno spettacolo naturale unico al mondo: qui è racchiuso il segreto della pittura cinese, che ha preso spunto da questi scenari di fiaba per realizzare opere di suggestione impareggiabile. Gli alberi di cassia, che vi crescon



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