Cina 2006

Salve a tutti. Dal 2002 io e Laura, la mia ragazza, organizziamo annualmente un viaggio in stile backpackers della durata di almeno 3 settimane in qualche amena località del mondo. In primo luogo mi sento in dovere di ringraziare i nostri rispettivi datori di lavoro dell'opportunità che ci concedono, in quanto ritengo che purtroppo non sia...
Scritto da: Massimo V
cina 2006
Partenza il: 09/10/2006
Ritorno il: 01/11/2006
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
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Salve a tutti.

Dal 2002 io e Laura, la mia ragazza, organizziamo annualmente un viaggio in stile backpackers della durata di almeno 3 settimane in qualche amena località del mondo. In primo luogo mi sento in dovere di ringraziare i nostri rispettivi datori di lavoro dell’opportunità che ci concedono, in quanto ritengo che purtroppo non sia molto comune in Italia avere il permesso di decidere liberamente la data e la durata delle ferie quando si tratta di un periodo così lungo.

Comunque sono ormai 5 anni che di ritorno dal viaggio mi propongo senza riuscirci di mettere a disposizione le mie esperienze su questo sito nella speranza di essere di aiuto a qualcuno, quantomeno per sdebitarmi verso coloro i quali con i propri diari di viaggio ci hanno fornito utili spunti, consigli e suggerimenti per le nostre vacanze.

Questa vuole essere la volta buona, anche se devo ammettere che l’esperienza non è stata certo la più “poetica” tra quelle da noi vissute fino ad oggi.

Riporto quindi qui di seguito una breve descrizione del nostro viaggio che spero possa essere di qualche aiuto ad altri viaggiatori indipendenti. Inoltre invito chi volesse approfondire qualche dettaglio a contattarmi all’indirizzo vmassimo@alice.It.

Partenza il giorno 9 ottobre dall’aeroporto di Bologna, con scalo a Parigi e quindi arrivo a Shanghai. Viaggio confortevole, in orario. Costo del biglietto tutto compreso: circa 700 Euro con Air France.

L’hotel per la prima notte lo avevamo prenotato tramite Internet dall’Italia. Si chiama Astor Hotel, circa 50 € per notte la doppia, molto bello e caratteristico.

La serata è trascorsa allegramente in Nanjing Road, la strada principale di Shangai per i turisti, piena di locali, negozi, insegne luminose e venditori di strada con merci di ogni genere.

I due giorni successivi sono stati dedicati invece all’esplorazione di Shanghai, Lonely Planet alla mano: il Bund (lungofiume), la concessione francese, i monumentali palazzi e i centri commerciali, la torre Jinmao e l’acquario (notevole!). Consiglio una visita alla torre Jinmao dopo il calare del sole. Salendo all’ultimo piano lo spettacolo è davvero impressionante.

Nel mattino del giorno 12 ci siamo recati in stazione, dove senza difficoltà abbiamo acquistato i biglietti per Suzhou per il giorno successivo. Due ore di treno ed eccoci a destinazione, pronti a visitare il giardino del Maestro delle Reti, il Giardino dell’Amministratore Umile (a me non sono piaciuti, ma a Laura sì) e quindi la cittadina di Zhouzhuang, che abbiamo raggiunto con un noiosissimo trasferimento in autobus.

La cittadina è suggestiva, ma eccessivamente turistica, fin dal primo impatto. Inoltre aleggia un odore terribile, forse frutto di qualche stabilimento per la macellazione. Il giorno successivo lo abbiamo trascorso passeggiando per le vie del centro, in mezzo a una folla di turisti (quasi tutti cinesi).

In serata abbiamo fatto ritorno a Shanghai in autobus, dove abbiamo pernottato in attesa di prendere un volo per Guilin il giorno successivo (comprato la sera stessa con qualche difficoltà). A Guilin su di un minibus diretto alla stazione degli autobus abbiamo tamponato un’auto della polizia. Ce la siamo cavata io con un bernoccolo e Laura con un po’ di sangue dal naso, ma neanche il tempo di pensarci che ci hanno caricato su di un altro bus per poi scaricarci senza tanti complimenti a destinazione. Vabbè… Da qui con l’ennesimo autobus siamo arrivati a Yanghshuo, pretenziosamente definita “Mecca dei viaggiatori zaino in spalla”. In realtà un cittadina con case in legno e cemento, piena di bancarelle di cianfrusaglie e annoiati turisti occidentali. A suo merito va invece il paesaggio suggestivo in cui è immersa, con colline e guglie di roccia che spuntano tutto intorno dal terreno, ammantate da una tetra foschia. Il paesaggio insomma mi è piaciuto molto, la cittadina no. Il tempo di trovare una sistemazione per la notte e via a noleggiare le mountain bike. Zainetto ridotto all’osso, scorta di acqua (Laura beve come un cammello assetato), carta geografica ridicola (uno schizzo a mano libera che poteva rappresentare un qualunque luogo, ma stampata su carta di tipo pergamena per darvi un nonsochè di avventura da esploratore) e quindi partenza in direzione ovest con l’intenzione di compiere un arco in senso orario attorno alla città. L’imbrunire ci ha colto alla incredibile distanza di pochi chilometri percorsi con infinite pause (le foto di Laura, i miei futili tentativi di pescare qualcosa nel fiume con la canna che mi ero portato da casa) in prossimità del paese di Baisha.

Dopo aver trovato alloggio in quello che sembrava essere l’unico rifugio (albergo mi sembra troppo) in attività abbiamo visitato un vero e originale mercato locale. Una bella e interessante esperienza non contaminata da turisti. Per concludere la serata abbiamo trovato un posticino allegro e molto “tipico” dove per scegliere le pietanze era sufficiente recarsi nel retrobottega, indicare con un dito ciò che si voleva mangiare e attendere con curiosità il risultato. Veramente uno spasso, specie quando abbiamo familiarizzato con la famiglia dei gestori con i quali ci siamo intrattenuti a lungo senza peraltro riuscire a scambiare una sola parola comprensibile per entrambi. Sì, perché se il tipico cinese dovesse per caso anche conoscere qualche parola di inglese, riuscirebbe sicuramente a pronunciarla in un modo per me incomprensibile. Comunque questo non è mai stato un problema per noi, in quanto per le nostre esigenze andavano benissimo i gesti e qualche volta i disegni che riportavo su un quadernetto che mi portavo sempre appresso.

Tornando al nostro ristorantino, qualora doveste capitarci, probabilmente vedreste da qualche parte una nostra foto con tutta la famigliola cinese, fatta stampare il giorno successivo.

Devo dire che abbiamo passato una nottata tranquilla e il giorno seguente, invece di proseguire lungo il nostro tragitto, dopo un giretto al mercato, abbiamo deciso di ritornare da dove eravamo venuti, fermandoci ancora a pescare e a riparare la bici di Laura che aveva forato (nessun problema, il primo cinese che abbiamo incontrato per la strada ci ha accompagnato a casa di un altro che aveva tutto il necessario per ripararla).

Una volta tornati a Yanghshuo con un bus ci siamo recati nel paese (bruttino) di Xingping , dove abbiamo pernottato in attesa di recarci l’indomani a fare una gita lungo il fiume su un battello per ammirare il panorama. Purtroppo però la mattina successiva, dopo una estenuante trattativa per il prezzo dell’escursione, siamo saliti sulla barca (per fortuna coperta) e ha cominciato a piovere, talmente fitto che ci è stata preclusa la vista di quello che circondava.

Di ritorno dalla gita siamo di nuovo saliti sull’autobus con destinazione Yanghshuo, quindi Guilin e infine Ping’An, un ameno e turistico villaggio in montagna, punto di partenza per il trekking lungo le colline coltivate a terrazze. Il paese è carino, ma desolato di sera e, come avremmo poi appurato successivamente, un po’ affollato e pacchiano di giorno. Comunque, dopo una cena e un sonno ristoratore l’indomani ci siamo presentati dalla padrona di casa chiedendo la possibilità di avere una guida per fare un giretto nei paraggi. E così dopo pochi minuti ecco arrivare questa simpatica piccola signora tutta sorrisi, al seguito della quale ci siamo incamminati per i sentieri. Lungo il percorso ci siamo fermati in un villaggio di case di legno dove altre signore (amiche della nostra guida) ci hanno ospitato in cambio di una nostra offerta per un pranzo cucinato sul focolare domestico. Nel pomeriggio abbiamo quindi deciso di non fare ritorno alla base e siamo quindi stati accompagnati in una specie di baita (?) che si è rivelata essere un albergo. Il mattino seguente Laura aveva voglia di scarpinare, per cui il rientro, previsto da un certo punto in poi tramite un autobus, lo abbiamo fatto a piedi (12Km!).

Purtroppo però ben presto ci saremmo tolti la voglia di autobus. Infatti, appena arrivati a Ping’An siamo ripartiti alla volta di Guilin, quindi di nuovo Yanghshuo e, udite udite, Hong Kong, per un totale di circa 21 ore di autobus praticamente consecutive. In realtà dovevano essere meno, ma forse abbiamo capito male noi.

A Hong Kong abbiamo trascorso 2 giorni e mezzo e devo dire che ne serbo un bel ricordo. In particolare posso consigliare una visita ai quartieri di Central e di Soho, al Victoria Peak (la montagna che domina dall’alto la città offrendone una vista spettacolare), all’Ocean Park (un parco dei divertimenti allegro e pieno di attrazioni), ma soprattutto alla baia e alla sua vita notturna con i suoi spettacoli di luce.

Lasciando Hong Kong ci siamo recati via mare a Shenzen, di nuovo in territorio cinese a tutti gli effetti, per prendere un volo acquistato il giorno prima (le partenze da Hong Kong erano decisamente più care) con destinazione Xian, la vecchia capitale. Devo dire che la città mi è piaciuta molto e anche le persone mi sono sembrate più socievoli e gentili. La prima serata, ovvero al nostro arrivo, la abbiamo trascorsa al quartiere islamico, ingozzandoci di spiedini, pane arabo, peperoni e gamberetti. Poi ci siamo ritirati al Lu Dao Hotel.

Il giorno successivo visita d’obbligo al sito dove sono custoditi i Guerrieri di Terracotta. Impressionante l’edificio principale con le innumerevoli e dettagliatissime figure presenti. Devo però confessare che da ignorante quale io sono le ho trovate sconcertanti. Le statue come dicevo sono meravigliose nella loro rappresentazione della realtà. I soldati sembrano quasi vivi, solo impolverati. Ma come è possibile, quando l’arte a loro contemporanea a me sembra infinitamente più rozza e approssimativa? Pazienza. Parola agli esperti.

Decidiamo quindi di trascorrere un’altra giornata nella città di Xian, noleggiando una bici con l’intento di esplorarne i vicoli caratteristici. Affascinante la varietà delle merci vendute per strada: oltre ai classici indumenti e scarpe anche grilli canterini, pesci vivi, pelli di animali, intrugli misteriosi ottenuti macerando in un barile serpenti, rospi, erbe e vari altri ingredienti, etc etc.

Poi treno notturno (7 ore) con destinazione Luoyang per visitare le Grotte del Drago, ovvero le pareti rocciose costellate di nicchie con raffigurazioni scolpite del Budda.

Ancora autobus notturno per 13 ore per la visita alle grotte di Datong e al tempio sospeso. Quest’ultimo è veramente impressionante, ma lo consiglio solo a chi non soffre di vertigini. Comunque ci hanno confidato che le pertiche che apparentemente lo sostengono dal basso in realtà sono folcloristiche in quanto la struttura portante è costituita da travi inserite in profondità in senso perpendicolare alla parete. La vacanza volge ormai al termine e con un ultimo lungo viaggio in treno arriviamo a Beijing, dove alloggiamo nell’ottimo Fangyuan Hotel.

Il primo giorno di permanenza nella capitale prevede una visita al Tempio del Cielo (niente di speciale), lo shopping al Pearl Market (il regno del contraffatto, ma a mio non esperto parere si possono fare buoni affari), e infine un eccellente spettacolo di acrobati. Il secondo giorno è invece dedicato alla Città Proibita, che purtroppo è in effetti proibita in buona parte per via dei lavori di restauro. Comunque maestosa e affascinante, anche se un po’ troppo affollata nonostante fosse un giorno feriale. La giornata si conclude con un giro per mercati e shopping center.

Il terzo giorno finalmente si parte per la Grande Muraglia. Come al solito optiamo per una soluzione da turisti indipendenti, decidendo di percorrerne a piedi un tratto di circa 10Km.

Per questo partiamo in autobus con destinazione Miyun, quindi Jinshanling (totale 4 ore). Purtroppo durante questo spostamento abbiamo avuto a che fare con persone disoneste che per guadagnare pochi spiccioli alle nostre spalle non hanno esitato a darci informazioni sbagliate sui mezzi di trasporto per costringerci a ricorrere al loro aiuto, arrivando perfino a minacciare chi era invece disposto ad aiutarci.

Poco male, come dicevo un danno economico minimo, ma una pessima figura da parte di alcuni cinesi che danneggiano il turismo.

La vista e la passeggiata sulla Grande Muraglia ci hanno poi abbondantemente ripagato del disappunto e della delusione. Peccato solo che anche in un luogo che dovrebbe essere poco battuto dalle masse di turisti siano riusciti a rovinare in parte l’atmosfera con insistenti venditori di carabattole che ti inseguono per centinaia di metri lungo il cammino e frequenti posti di blocco con pedaggi da pagare.

Inoltre al termine della scarpinata al nostro arrivo a Simatai ci siamo visti rifiutare da un paio di autobus privati, con posti liberi, un passaggio per il ritorno a Beijing, ancora una volta ritengo per favorire i tassisti locali. Fortunatamente abbiamo diviso la spesa per il trasporto fino alla lontanissima stazione degli autobus con una simpatica coppia di ragazzi del Belgio.

Arrivo alla capitale in tarda serata. Spuntino per le vie del centro e a nanna per l’ultima nottata in terra di oriente. La mattina successiva fugace visita alla piazza Tienanmen e poi di corsa all’aeroporto per il rientro in patria.

Devo dire che il periodo dell’anno che abbiamo scelto si è dimostrato ideale, in quanto pur avendo visitato il sud e il nord, non è mai stato né troppo freddo, né troppo caldo, e comunque con un solo giorno di pioggia. Qualcuno ci ha detto che siamo stati fortunati, soprattutto sulla grande muraglia, dove in quella stagione è facile trovare nebbia. Tutto sommato un viaggio piacevole, privo di inconvenienti, ma anche di avventura. I cinesi si sono presentati a noi in molteplici maniere, confondendomi più volte le idee. A volte si comportavano in maniera maleducata e disonesta, poi subito dopo mi confondevano con un atto di gentilezza e cortesia.

Insomma, la Cina a mio parere è fatta di paesaggi incantevoli, persone simpatiche, ma anche con una spiccata tendenza da parte di alcuni ad approfittarsi del turista, visto come un ricco pollo da spennare in qualsiasi occasione.



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