Cile, bolivia e peru’: immense emozioni
Il viaggio è stato del tipo “zaino in spalla”, dall’Italia abbiamo prenotato esclusivamente il volo da Milano Malpensa a Madrid e da Madrid a Santiago del Cile con Iberia. Il resto tutto sul posto, spostandoci con i bus locali: a proposito in Sudamerica il bus è il mezzo di trasporto più usato anche per percorrere distanze molto lunghe (ci sono bus che fanno anche Santiago del Cile-Buenos Aires con un numero svariato di ore di viaggio). Li troverete dappertutto, la stazione dei bus è il fulcro di ogni città o paesino che si incontri e si possono raggiungere davvero tutti i posti più disparati. In Cile gli autobus sono molto belli e comodi (cama o semi-cama) ideali per i viaggi notturni, in Perù un pelino sotto e in Bolivia ancora meno, ma con un pò di spirito di avventura anche quelli boliviani sembreranno accoglienti.
La vita come potete immaginare costa pochissimo (in Cile è più cara, mentre in Bolivia si rasenta il fondo) e il nostro viaggio di 3 settimane, compreso il volo, ci è costato 1700 euro a testa (900 euro di volo e 800 euro tra spostamenti, alloggiamenti, escursioni, cibo e tanti tanti souvenirs).
Il viaggio “zaino in spalla” permette di mescolarsi alla gente del posto e di vivere gli scorci di vita quotidiana che il Paese dove ci si trova ti offre. Certo richiede un forte spirito di adattamento e di “avventura”, ad esempio quando viaggi di notte nel nulla su un bus ciondolante su strade non asfaltate, carico e stracarico di gente locale, dove tu sei forse l’unico straniero Viaggio davvero magnifico, dicevo, che consigliamo a tutti! ITINERARIO: DAL 20 AGOSTO 2005 AL 11 SETTEMBRE 2005 – MILANO-SANTIAGO DEL CILE – SANTIAGO DEL CILE – SAN PEDRO DE ATACAMA – GEYSERS DEL TATIO – VALLE DELLA LUNA – LAGUNE BOLIVIANE E SALAR DE UYUNI – COPACABANA (VIA LA PAZ) SUL LAGO TITICACA – ISOLE UROS SUL LAGO TITICACA – AGUAS CALIENTES – MACHU PICCHU – CUZCO – AREQUIPA – PARQUE NACIONAL LAUCA – RITORNO A SANTIAGO (VIA IQUIQUE) – RITORNO A MILANO
– MILANO – SANTIAGO: Partiamo da Milano Malpensa nel tardo pomeriggio e raggiungiamo Madrid, dove sosteremo per 8 ore in attesa del volo Iberia che ci porterà a Santiago del Cile e che raggiungiamo l’indomani 21/08/2005 di prima mattina.
All’arrivo a Santiago, che pensavamo di lasciare subito alla volta del Norte Grande, ci attende una spiacevole sorpresa. Entrambi i nostri zaini non arrivano (nonostante le 8 ore di sosta a Madrid sono rimasti là) e gli addetti dell’ Iberia (mai visti addetti ai voli così indisponibili ed arroganti) ci comunicano che FORSE i nostri bagagli arriveranno con lo stesso volo di domani.
Senza alcun risarcimento e kit-bagno ci consigliano di pernottare a Santiago e che ci spediranno il bagaglio al nostro alloggio.
Noi, stanchi per il viaggio, ci avviamo verso Santiago e facciamo un piccolo giro in centro in Plaza de Armas (tutte le piazze principali in Sud America si chiamano cosi). Il tempo è nuvoloso ma l’atmosfera è molto piacevole, in piazza ci sono una marea di gruppi che cantano e ballano con abiti folkloristici che rallegrano il nostro morale.
Il fuso ci rimanda in albergo presto verso le 17.00 e ci addormentiamo subito. Ci risveglieremo il giorno dopo alle 5.00 e decideremo di andare noi in aeroporto a cercare i nostri zaini e non aspettare che loro vengano da noi.
La buona stella ci aiuta e alla facciazza degli addetti Iberia ce ne andiamo direttamente senza comunicare loro dell’arrivo dei nostri bagagli.
Possiamo iniziare così il nostro viaggio vero proprio alla scoperta del Norte Grande. Partiamo col bus dalla stazione alle 11.00 verso Calama, che raggiungiamo alle 11.00 del giorno dopo 22/08/2005 (24 ore di viaggio!!!). Il paesaggio durante il tragitto varia continuamente, dal mare e dalle colline verdeggianti si passa al deserto di colline aride e di colori più disparati.
– CALAMA/SAN PEDRO DE ATACAMA:ci informiamo sulla possibilità di visitare la miniera di rame di Chuquicamata, una delle attrattive di Calama in quanto si tratta della miniera a cielo aperto più grande al mondo, con una depressione nel terreno di diversi chilometri. Purtroppo le escursioni di quella giornata sono esaurite e dovremo aspettare fino all’ indomani.
L’ intoppo degli zaini che ci ha fatto perdere la giornata ci fa decidere a malincuore di rinunciare alla visita del giorno dopo e così dopo esserci fatti un breve giretto per la piccola cittadina colorata di Calama ripartiamo immediatamente per San Pedro de Atacama a 1 ora e mezzo di distanza col bus.
San Pedro rispetto a Calama è sicuramente più carinae ineguagliabile come caratteristiche. L’arrivo al piccolissimo paesino fulcro del deserto de Atacama ci sorprende. Le casette di fango essiccato non più alte di 3 metri, le strade di terra non asfaltate , una desolazione appena fuori impressionante.
Ma una volta arrivati in “centro” scopriamo un paesino molto caratteristico e sorridente, punto di ritrovo di tutti i viaggiatori “zaino in spalla” di tutte le età, con qualche ristorantino caratteristico localini per la sera, pieno zeppo di ostelli e di agenzie turistiche per le escursioni della zona. Fantastico! Prenotiamo immediatamente la nostra escursione del giorno dopo ai Geysers di el Tatio e alla Valle della Luna e anche quella del dopodomani di 3 gg. Attraverso i salares e le lagune boliviane.
– GEYSERS DE EL TATIO/ VALLE DELLA LUNA: ci svegliamo alle 4.00 e attendiamo il pick up che ancora avvolto nel buio ci passa a prendere davanti al nostro ostello. La visita ai Geysers va fatta assolutamente all’alba perchè con la luce del sole gli sbuffi di acqua bollente hanno meno risalto e soprattutto l’atmosfera non è così mistica.
Raggiungiamo la zona dei Geysers dopo un’ora e lo spettacolo è meraviglioso. Sbuffi alti diversi metri si innalzano dal terreno calcareo, bollenti nell’aria che a quell’ora sfiora i -15 gradi!!! Avvolti nelle nostre giacche invernali da sci e nei nostri cappellini di lana, dimentichiamo il gelo e ammiriamo lo spettacolo della natura.
Una volta che il sole è sorto i colori diventano saturi, i monti di un rosso-marrone, il cielo di una azzurro intenso. Si riparte sulla via del ritorno e ci si ferma ad un gruppo di case con una chiesetta che si chiama Machuca, dove si può bere del matè de coca o mangiare spiedini di lama o alpaca molto gustosi.
Si rientra a San Pedro verso mezzogiorno.
Alle 16.00 si riparte per l’escursione alla Valle della Luna e Valle di Marte, da vedersi con la luce calda del tramonto. Il paesaggio della Valle di Marte è meraviglioso, così come quello che ci ha accompagnato fin lì lungo la strada. Grosse conformazioni di roccia modellate dal vento sembrano somigliare ad uno stegosauro, mentre dall’ alto la Valle di Marte offre uno scorcio indimenticabile: canyons di roccia rosso-marrone fanno da guida ad una piccola vallata affiancata da una duna di sabbia grigia finissima, mentre sullo sfondo si innalza il Volcan Licancabur altro pià di 6.000 metri. La passegiata è molto piacevole attraverso la piccola valle e si raggiunge dopo una mezzoretta il pick up che ci accompagnerà alla Valle della Luna.
Qui si sale su di una duna di sabbia fino a raggiungerne la cima e si attende il tramonto che colora i canyons lunari della vallata. Lo spettacolo è unico e si sente un silenzio assordante tutto intorno. Molto molto bello! Si rientra a San Pedro in serata.
– LAGUNE BOLIVIANE: il giorno dopo verso le 8.00 un altro pick up ci accompagna fino alla frontiera con la Bolivia che dista non più di un’ora da San Pedro. Si sale lungo il passo fino a 4000 mt. E la frontiera con la Bolivia è impressionante: un gabbiotto piccolissimo immerso nel nulla, attornianto da branchi di vigogne, lama e alpaca, dove tira un vento fortissimo e dove sventola la bandiera della Bolivia. Una volta trimbrato il passaporto il pick up ci accompagna alla prima laguna, Laguna Blanca, dove in un altro gabbiotto ci viene servita una colazione molto abbondante a base di pane-burro-e-marmellata e caffè. Da lì proseguiremo il nostro viaggio con fuoristrada, componiamo il nostro gruppetto (io, Cinzia, due ragazzi spagnoli Alexis e Odei, uno americano Ian e la nostra guida Tino, che si riveleranno ottimi compagni di viaggio e di stanza e dei quali abbiamo ancora oggi un ricordo particolare).
La Laguna Blanca è magnifica, l’acqua mossa dal vento si confonde con il suolo calcareo e con i cespugli gialli di erba secca, attorniata come sempre dai vulcani altissimi dell’ altipiano andino. Si riparte e ci si ferma dopo poco alla Laguna Verde. Anche qui paesaggio incredibile, l’acqua della laguna è di un verde che più verde non si può, risaltato anche dal terreno calcareo biancastro tutto intorno. Dopo questa breve sosta alla laguna si riparte nuovamente e si raggiunge la Laguna Colorada, dove faremo il primo pernottamento di questa escursione di 3 gg, a 4000 mt. Di altitudine.
La Laguna Colorada è qualcosa di indescrivibile, solo vedendola di persona ti accorgi di quanto la natura è impensabile: dei microrganismi presenti nell’acqua rilasciano una sostanza di pigmento rosso che colora uniformemente l’acqua che diventa rossa come la vernice. Al suo interno si trovano fenicotteri rosa che passeggiano elegantemente nell’acqua e sullo sfondo, come ovunque, i vulcani attenti che ti guardano. Ai piedi della laguna si trova questa costruzione spartana ma accogliente allo stesso tempo, gestita da una famiglia boliviana, che ti offre vitto e alloggio per la nottata. Una cosa curiosa sono i servizi in comune: essendo così fuori dal mondo non esiste l’acqua corrente. Pertanto i lavandini non hanno i rubinetti e il water non ha lo sciacquone. Poco male, all’interno dei bagni ci sono enormi cisterne d’acqua; raccogliendo l’acqua con un secchiello ci si lava nel lavandino, ma soprattutto si sopperisce alla mancanza dello sciacquone rovesciando il secchio pieno d’acqua nel water, in pratica uno sciacquone manuale!!!…Bellissimo…
La notte è molto freddae va abbondatemente sotto i -15 gradi, tanto che i vetri della camerata si ghiacciano addirittura internamente, ma con un sacco-a-pelo invernale e indumenti pesanti vi assicuro che si dorme benissimo. Anzi ottimamente direi, se non fosse per il “soroche” che oggi mi affligge per la prima volta da quando siamo partiti. Il “soroche” è il cossiddetto mal di montagna: trattandosi della prima notte passata a 4000mt, durante la notte mi viene un mal di testa fortissimo e la pressione arteriosa si alza per fronteggiare la rarefazione dell’ossigeno nell’aria. Sento la testa che mi bombarda continuamente e solo a mattina inoltrata, quando Tino ci consiglia di masticare le foglie di coca o di bere il matè, il bombardamento cessa.
Da quel giorno in poi, a colazione, a metà mattina, dopo pranzo e la sera berremo il matè de coca e, sarà suggestione o verità, non soffrirò più assolutamente di mal di testa per tutti i giorni a venire. Le popolazioni del posto usano tantissimo le foglie di coca per cui servirà sicuramente. Attenzione: il matè o le foglie di coca non devono ritenersi una droga. Una striscia di cocaina infatti è il risultato di un pacco enorme di foglie concentrate in una striscia di pochi centimentri, forse con l’aggiunta anche di additivi chimici diversi. Le foglie o il matè vengono assunti in quantità minima e contengono a loro volta una minima quantità di sostanza stimolante che aiuta il fisico a sopperire alla mancanza di ossigeno ad elevate altitudini. Noi tutti come dicevo bevevamo il matè che ci aiutava indubbiamente a questo scopo, non è che saltavamo i fossi per la lunga…
– Il giorno dopo ripartiamo con il nostro fuoristrada e con il nostro gruppetto di amici per una tappa lunga di spostamento. Lungo il tragitto ci fermiamo in una distesa di rocce modellate dal vento, tra cui l’ Arbol de Piedra, una piccola conformazione rocciosa con una base piccolissima e una chioma in alto più grande, proprio come un albero.
Il paesaggio che ci accompagna è sempre vario e bellissimo e incontriamo nelle distese infiniti branchi di lama e alpaca che ci “scortano” sempre in tutto il viaggio.
Arriviamo nel tardo pomeriggio ai piedi del Salar de Uyuni, una delle meraviglie del nostro viaggio in terra andina. Ci sistemiamo nella costruzione spartana, ma sicuramente più agiata di quella della Laguna Colorada (i servizi sono dotati di doccia calda e sciacquone automatico!! e il resto è pulitissimo) in attesa di ripartire il giorno successivo alla scoperta del Salar de Uyuni.
– SALAR DE UYUNI : con la nostra jeep solchiamo il terreno di sale del Salar de Uyuni, un’immensa distesa di sale appunto, di un bianco accecante che ti fa sembrare quasi in paradiso tanto ti circonda e tanto ti acceca. All’interno del Salar si trovano diversi isolotti, il più importante è la Isla de los Pescadores. E’ possibile fare una camminata per l’isola sulla quale si trovano cactus altissimi (fino a 12 mt) e antichissimi e dalla quale si può ammirare la distesa del Salar che si perde all’infinito e le minuscole forme delle pochissime jeep che come noi stanno facendo l’escursione qui.
Lasciamo a malincuore l’isola e ci dirigiamo verso l’estremità settentrionale dove il Salar finisce e dove si trova Uyuni, la cittadina dalla quale il Salar prende il nome. Classico paese di frontiera, perchè tutt’intorno cè solo il salar, ci entusiasma. Turisti viaggiatori come noi ce ne sono pochissimi e intorno a noi assistiamo alla quotidianità del paesello che viene interrotta solo da questa sfilata di carri in maschera e di balletti eseguiti dai più giovani ai più anziani.
Alle 21.00 ripartiamo da Uyuni in direzione La Paz, in un bus stracolmo di Boliviani che si recano nella capitale per il mercato, e che raggiungeremo soltanto verso le 9.00 del giorno dopo.
– LAGO TITICACA/COPACABANA: non siamo viaggiatori di città, a queste preferiamo sempre i paesaggi sconfinati che ci offre la natura. Per questo, una volta arrivati a La Paz, decidiamo di non fermarci qui, anche se la città meriterebbe sicuramente una sosta. La Paz è unica, la capitale più alta del mondo a quasi 3.600 mt, si presenta come un girone dell’inferno di Dante. Dall’alto della conca si alternano le case più povere della città , ammassate sulle pendici del terreno, e via via che si scende verso il basso la conca si restringe e si incontrano le zone più “in” della città. Inoltre, nei dintorni di La Paz ci sono luoghi simili a quelli che abbiamo già visto come la Valle della Luna. Nonostante questo decidiamo che dopo i giorni passati fino ad ora, ci meritiamo un riposino sulle sponde del Lago Titicaca, lontano dalla confusione della città.
Così con un taxi collettivo ripartiamo dalla capitale verso le 10.30 per arrivare 4 ore dopo a Copacabana (non la spiaggia di Rio!!).
Il lago Titicaca è stupendo, le sue acque blu elettrico e la sua vastità è enorme tanto che ricorda più un mare che un lago. E Copacabana è un paesino molto tranquillo e folkloristico. Ci adagiamo in una camera che non ha nulla da invidiare alle camere che i nostri hotel offrono a 3 stelle a solo 5 euro, con una vista panoramica sul lago. Incredibile, ci sorprendiamo ogni giorno di più di quanto ridicoli siano i prezzi in Bolivia; sapevamo che fosse “economica” ma non così tanto.
La sera il paesino si anima e si può mangiare in localini molto accoglienti dell’ottima trota salmonata allo stesso prezzo della camera! Dopo cena ci facciamo un giretto per il paesino curiosando tra i molti negozietti di arte andina, tra borsettte e tessuti coloratissimi.
Prenotiamo inoltre il traghetto che il giorno successivo ci porterà sull’Isla del Sol a mezzora da Copacabana.
– LAGO TITICACA/ISLA DEL SOL: dalla spiaggia traghettiamo fino a Isla del Sol. Gli scorci sono molto belli, sembra di essere immersi nel paesaggio tipico delle isole greche, con l’acqua blu, le sponde aride gialle terrazzate da muretti in pietra, da saliscendi dei sentieri e dai muli che li percorrono. Ci facciamo una bella camminata di qualche ora che ci porterà alla sommità e dell’isola e da qui al ritorno sulla spiaggia, sullo sfondo la catena innevata degli Illimani. La gita la consigliamo a tutti.
Ritorniamo verso le 17.00 nel nostro confortevole alberghetto. In serata prenotiamo il bus che ci porterà dalla sponda boliviana del lago a quella peruviana con annessa escursione alle isole Uros e proseguimento nella nottata fino a Cuzco – LAGO TITICACA/ISOLE UROS: il bus ci porta nel primo pomeriggio alla frontiera col Perù e prosegue per le isole Uros. Qui con un battello si raggiungono queste isole stranissime, create artificialmente con il fitto intreccio di canne di bambù che pertanto galleggiano sulle sponde del lago. L’ escursione prevede la visita di due isolotti “aperti al turismo” anche se l’impatto è comunque curioso. Queste tribù vivono veramente in queste condizioni estreme, camminando sulle canne e dormendo nelle tende sempre di canne, lontano dalla civiltà. La visita dura un paio d’ore e si riparte così dopo cena alla volta di Cuzco – CUZCO/AGUAS CALIENTES: arriviamo a Cuzco alle 4.00 del mattino e con un taxi di facciamo lasciare alla stazione ferroviaria.
Da qui partono i treni che raggiungono la cittadina di Aguas Calientes, ai piedi della città magica di Machu Picchu.
Consigliamo di prenotare in anticipo il viaggio per Aguas Calientes, in quanto i treni sono pochissimi e chiaramente pieni e arrivare in stazione senza prenotazione è molto rischioso.
Di fatti noi alle 4.00 del mattino ci siamo piantonati davanti alle porte della stazione ferroviaria ancora chiusa e in men che non si dica dietro di noi si è andata a formare una folla di gente. Essendo trai primi siamo riusciti a comprare il biglietto (a/r 80 USD!!!!) per raggiungere in 4 ore Aguas Calientes, mentre chi era dietro di noi non sappiamo che fine abbia fatto.
Noi consigliamo vivamente di fare come abbiamo fatto noi, ovvero pernottare ad Aguas Calientes: primo perchè la cittadina è molto accogliente e piena di negozietti e ristorantini carini e poi perchè permette di raggiugnere all’alba la città inca di Machu Picchu. Di fatti gran parte delle escursioni che parte da Cuzco arriva alle rovine verso le 10.00 cosicchè la città si riempie di turisti e si gode molto meno il fascino che le rovine danno a chi le visita alle prime luci dell’alba.
Così raggiungiamo Aguas Calientes, ci sistemiamo, facciamo un giretto, compriamo il biglietto per il bus del giorno dopo alle 5.30 e che in 20 minuti ci porterà all’ingresso di Machu Picchu.
– MACHU PICCHU. Una sola parola: MERAVIGLIOSA!. Arriviamo all’ingresso della città perduta alle 6.00 e dopo una brevissima camminata nel sentiero si apre davanti a noi l’immagine classica di Machu Picchu. La nebbia mattutina avvolge ancora le rovine che si intravedono appena, il silenzio assordante, spezzato solo dal cinguettio degli uccelli e da qualche sussurro dei pochi visitatori che a quell’ora come noi sono arrivati fin qui. Ben presto, i primi raggi solari riscaldano l’ambiente e dissolvono la nebbia che lascia posto alla vista della città in tutta la sua misteriosa bellezza. Qualche lama pascola nel prato tra i muri di pietra incredibilmete tagliata per aderire perfettamente l’una all’altra. E’ incredibile come, con gli strumenti a disposizione a quel tempo, siano riusciti a lavorare la pietra in questo modo e soprattutto a questa altitudine (2000 mt.) Immediatamente ci mettiamo a girovagare per le rovine fino a raggiungere i piedi della montagna che sovrasta Macchu Picchu che si chiama Huayna Picchu. Decidiamo di salire in vetta, la camminata dura poco più di mezzora ma è ripidissima e richiede agilità in quanto bisogna passare attraverso i cunicoli della roccia fino ad arriva in cima letteralmente sui sassi che formano il cucuzzolo della montagna. Da qui si scorge in basso la città di Machu Picchu, da un angolazione che solo da qui è possibile vedere, oltre al fiume Hurubamba a valle e alla strada tortuosa che sale al sito. Bellissimo! Torniamo alla base e successivamente ad Aguas Calientes verso mezzogiorno con nel cuore e negli occhi le immagini e le sensazioni che solo un posto magico come questo può dare.
E nel pomeriggio ripartiamo col treno verso Cuzco dove pernotteremo.
– CUZCO: dedichiamo la nostra giornata per le vie della cittadina, molto carina, con la Plaza de Armas sovrastata dalle due cattedrali e con le sue vie ciotolate e contornate dalle mure del tempo, sulle quali gli spagnoli hanno poi costruito i loro edifici, mantenendo alla base proprio queste vecchie mura pietrificate. L’atmosfera è molto bella e passeggiano per la città anche tanti viaggiatori tra le viette e i negozi e nel quartiere San Blas.
Nella notte ripartiamo sempre col bus che ci porterà l’indomani mattina ad Arequipa, più a Sud.
– AREQUIPA: arriviamo ad Arequipa all’alba e dopo aver trovato l’alloggio, diamo inizio alla passeggiata per le vie della città. Arequipa è completamente diversa da Cuzco, qui non regna più il color rame-marrone delle cattedrali e delle vie ciotolate in pietra, ma il bianco. Gli edifici sono tutti in pietra bianca, i colori, le persone, gli automezzi ricordano le nostre città italiane negli anni ’60.
Ad Arequipa non cè molto da vedere, una cosa carina da visitare il Monastero di S. Catilina. La visita impegna un paio d’ore e all’interno del monastero le casette, le stanze, le fontane e le viette sono piene di colori, dal rosso intenso al blu, dal verde al bianco e l’atmosfera è molto rilassata. L’ideale per prendersi un pomeriggio di pausa dopo tutto il viaggio fatto fin qui.
Arequipa è anche un punto di partenza per il Canon del Colca, che purtroppo noi, per via delle “ore contate”, non abbiamo fatto, ma che a detta di chi cè stato è molto da vedere.
Il giorno successivo ripartiamo sempre con i mitici bus ed in qualche ora raggiungiamo Tacna, città di frontiera con il Cile, e Arica, prima città cilena dopo il confine peruviano appunto.
– PARQUE NACIONAL LAUCA: Arica è una cittadina accogliente, ma oltre alla costa oceanica sferzata dal vento e per questo patria dei surfisti che d’estate si riversano qui, non offre molto, nemmeno negozietti di arte tipica.
Ma da Arica partono i tour per il vicino Parque Nacional Lauca. Il parco è poco conosciuto, anche nei racconti di viaggio di “turistipercaso” che abbiamo letto prima di partire ne abbiamo sentito parlare poco. E invece ci sentiamo vivamente di consigliare un tour di qualche giorno in questa regione dell’estremo nord del Cile, perchè i paesaggi sono indimenticabili.
Con un pò di fortuna riusciamo a trovare il tour che fa per noi solo perchè, vuoi per la bassa stagione, vuoi perchè il parco è poco conosciuto, troviamo due persone in lista d’attesa per formare il numero minimo di partecipanti: 4. Io, Cinzia, una ragazza tedesca, una austriaca e la guida Horiol.
Optiamo per il tour di 4 giorni e partiamo felici la mattina successiva: la prima tappa è di trasferimento fino a Putre, cittadina ai piedi del Parque. Durante il tragitto il paesaggio è come sempre favoloso e lama, vigogne ed alpaca come sempre ci accompagnano lungo la strada per Putre.
Pernottiamo in uno ostello molto confortevole dove ritorneremo in nottata, dopo aver visitato il Lago Chungarà, la Laguna Cotacotani e altri paesaggi meravigliosi.
Il Lago Chungarà che si trova a 4500 mt rispecchia nelle proprie acque la figura del Volcan Parinacota con la sua vetta innevata (il vulcano ha un’altezza di 6350 mt), mentre dalla laguna Cotacotani si vedono entrambi i vulcani gemelli, uno è il Parinacota e l’altro purtroppo a distanza di due anni non ne ricordo più il nome. Il tutto sempre immerso in una natura sconfinatra in compagnia dei lama e alpaca, un silenzio assordante intorno a noi ed un cielo blu cristallino.
Nella giornata seguente attraverseremo gran parte del Parque utilizzando stradine immerse nel deserto, non asfaltate, percorribili solo da una guida del posto, ci fermeremo ad osservare i vari punti di interesse, le vedute panoramiche mozzafiato, i gruppi di case isolate dal resto del mondo che hanno addirittura un nome (Parinacota, Guallatire, Ancuta), le loro chiesette e le soste per bere matè de coca con pan-frito alla mantequilla.
Verso il termine di questo susseguirsi di paesaggi ci fermiamo alle acque termali di Polloquere: nel bel mezzo dell’altipiano, lontano da tutto e tutti, cè questa piscina naturale di acque calde. Siamo presenti solo noi, intorno non cè anima viva per svariati chilometri, solo un gruppetto di vigogne che ci guarda incuriosito. Nonostante il vento freddo ci spogliamo e ci tuffiamo nell’acqua a 30 gradi!.
Una volta asciutti, ripartiamo e ai piedi di un altro salar come quello di Uyuni ma chiaramente più piccolo, ci fermiamo a pranzare in un gabbiotto della polizia che ci cucina il pranzo: incredibile! Dopo pranzo passeggiata intorno al salar che precisamente si chiama Monumento Nacional Salar de Surire, dominato dalla presenza di fenicotteri rosa che passeggiano e volevano nell’aria cristallina.
Ripartiamo e pernottiamo a Colchane, un paesino alla frontiera con la Bolivia di sì e no 50 anime in un rifugio accogliente.
L’indomani altra tappa di viaggio e di paesaggi mozzafiato fino a ridiscendere dai 4000 e più mt. Del Parque agli zero del deserto di Atacama fino a Iquique sulla costa dove termina il nostro tour e salutiamo dispiaciuti guida e compagni di viaggio.
La notte ci aspetta nuovamente la tratta in bus da Iquique a Santiago (24 ore) come all’andata, in quanto abbiamo il volo per il ritorno verso casa la mattina successiva.
Volevo sottolineare che il tour nel Parque Nacional Lauca è stata un’esperienza indimenticabile. Forse il fatto che pochi lo frequentino nonostante questo offra paesaggi meravigliosi, fa sì che il Tour non sembri quasi un Tour. Mi spiego meglio: in 4 giorni non abbiamo incontrato nessuno, nemmeno un altro pick up che come noi facesse il tour. Solo quelle pochissime persone che abitano questi posti incontaminati e qualche camion che fa la spola con la Bolivia. I paesaggi pertanto erano tutti per noi, potevamo goderne appieno, ascoltando l’unico rumore che era quello del vento. Le vigone, i lama e gli alpaca erano i nostri unici compagni di viaggio e i gruppetti di case che abbiamo visitato non erano per niente turistici ed erano VERI. Quando ci fermavamo a contemplare il luogo questi entrava completamente in noi, ci isolavamo con la mente e ci chiedavamo “ma io sono qui?” Ci sembra incredibile come un luogo tanto bello sia poco conosciuto e forse pensiamo che sia meglio così, che resti così e non venga colonizzato dal turismo di massa perdendo il fascino primordiale e selvaggio di cui è dotato.
NOTE E CONSIGLI FINALI: Generalmente dò un voto per ogni tappa del viaggio, questa volta però non lo faccio perchè sarebbe inutile, avrei dato a tutti i posti 10 e lode. Prima di partire eravamo eccitati e preoccupati, primo perchè come ho detto all’inizio, la Bolivia?? E chi la conosce??? e i posti che andavamo a visitare erano per noi, e penso anche per tanti, sconosciuti (a parte Machu Picchu). Secondo perchè avevamo paura di questi posti isolati dal mondo, che ci potesse capitare qualcosa. Niente di tutto ciò.
Per chiunque abbia un pò di spirito di avventura e di adattamento consigliamo non una ma 100 volte questo viaggio! Si spende pochissimo, si vedono paesaggi incredibili, si incontra gente genuina e pittoresca, si rinasce.
VIVA EL PERU GLORIOSO! VIVA EL CHILE! HASTA LA VISTA, BOLIVIA!!