Cile a Rapa Nui di Isola di Pasqua autogestito

È un luogo unico. Molto rilassante. Non esistono semafori, né parchimetri, nessuno strombazza per strada, il traffico è inesistente, in inverno il clima è mite. La vita è molto semplice
Scritto da: Lurens55
cile a rapa nui di isola di pasqua autogestito
Partenza il: 01/07/2015
Ritorno il: 19/07/2015
Viaggiatori: 2
Spesa: 4000 €
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Viaggio Tour

Cile e Rapa Nui (Isola di Pasqua)

01 – 19 Luglio 2015

Partecipanti: io e Franca

Cambio valuta ufficiale: 1€ = 715 CLP

Prologo:

Da anni l’Isola di Pasqua con i suoi misteriosi moai (le gigantesche teste scolpite) è uno dei tanti posti che ci piacerebbe visitare.

Il 6 gennaio dopo aver stabilito l’itinerario si parte con la ricerca dei voli.

Strano ma vero, per una volta tanto si riesce a partire da (e tornare a) Torino.

All’andata Torino-Madrid-Santiago e ritorno Santiago-San Paolo-Francoforte-Torino con Lastminute (precisi, un buon sito web).

Voli in Cile:

Santiago-Calama-Santiago e Santiago-Isola di Pasqua-Santiago con Volagratis (alias Bravofly, alias Rumbo). Assistenza clienti molto insoddisfacente. A 3 settimane dalla partenza non si riesce ad accedere ai dettagli del viaggio. Alle mail rispondono dopo un sacco di tempo senza risolvere il problema (“sarà il browser che utilizza”).

Al telefono un sacco di tentativi, linea che cade, operatori tutti impegnati (chiami-più-tardi). Mai più. A gennaio prenotiamo anche tutti gli alberghi. A giugno prenotiamo le visite a San Pedro de Atacama e il trasferimento dall’aeroporto da Calama a San Pedro. Tramite rentalcars.it prenotiamo un’auto per 2 giorni da Econorent per andare a Valparaiso. Costi folli. Una piccola utilitaria per 2 giorni 100 euro a cui poi si sommano altri 40 euro per eliminare la franchigia di 1600€ e circa 6000 pesos cileni al giorno di tassa veicoli per Santiago.

Mercoledì 01-07-15

Oggi è il giorno della partenza.

Un po’ di fibrillazione come sempre. Avremo fatto bene i bagagli? Avremo preso tutto quello che ci serve? Domande oziose che terminano sempre con la conclusione che se qualcosa manca lo comperiamo là. Ma sembra inevitabile porsele.

Volo Air Nostrum Torino-Madrid. Servizio di bordo a pagamento anche non troppo attraente.

Quando passano col carrellino chiedo una birra Carlsberg, ma è tiepida. Mi propongono in alterativa la Mahou (fresca e soprattutto spagnola). Costo €3.50 (nemmeno poi così caro). Pago con 5€ e mi rifilano come resto una moneta da 50 cent e una vecchia moneta da 50 Pesetas (somigliante a quella da 1€). Lo faccio notare alla hostess che si scusa per l’increscioso accaduto.

L’atterraggio a Madrid è stato abbastanza da brivido. Forti turbolenze hanno prodotto degli scrolloni e brevi cadute “de paura”. Tutto si è concluso felicemente.

Arrivati a Madrid cerchiamo sul tabellone il nostro volo per Santiago che partirà da un altro terminal. Dopo una lunghissima camminata troviamo l’indicazione che ci vogliono 25 minuti per raggiungerlo. Finalmente cammina cammina arriviamo ad una navetta che ci porta all’altro terminal.

Volo Madrid-Santiago con un A340-300 Iberia. La compagnia aerea spagnola è abbastanza scarsa. Ha i film solo in business. In turistica c’è la musica che però non si sente quasi nulla.

Giovedì 02-07-15

La mancanza dell’in-flight entertainment rende il viaggio molto noioso. Non c’è nulla per distrarsi un po’. Nemmeno il display con la rotta e i dati di volo. L’unico diversivo sono dei begli scrolloni ogni tanto. L’atterraggio a Santiago ha avuto momenti di brivido con dei bei salti. Comunque siamo arrivati. Usciti dall’aereo, già nel finger abbiamo percepito la temperatura invernale. Controllo passaporti rapidissimo. Ritirati i bagagli abbiamo tirato fuori la giacca a vento. Alla dogana in uscita scannerizzano le valigie (pare per verificare che non si portino alimenti). Prima operazione, cambio di 100€ (pagati a 708). Seconda operazione, acquisto sim ricaricabile cilena Entel. Terza operazione, mettere a posto gli orologi. Dribblato poi l’esercito di taxisti, autisti di pulmini privati, ecc. andiamo alla fermata del Centrobus che per 1500 CLP ci porta fino alla fermata Pajaritos della metro (come consigliato dalla Lonely). Con qualche difficoltà dovuta alla lingua comperiamo il biglietto della metro. Nella stazione non c’è la mappa della metro, ma chiedendo ci indicano che direzione prendere. I biglietti della metro hanno un costo variabile a seconda delle fasce orarie. Nelle ore di punta costa di più. Viaggio in metro allucinante. Schiacciati come sardine. Giunti alla reception del monolocale affittato per due notti a 200 mt. dal palazzo de La Moneda attendiamo che arrivi il tizio che ci deve dare le chiavi. Dopo un po’ compare e ci dice che la camera viene data alle 3 p.m. (sono le 11 a.m. e noi siamo pesti dal viaggio). Chiediamo di mettere i bagagli da qualche parte e ci dice che costa 12 dollari. Piccolo diverbio. Alla fine Franca mi dice “ok diamogli i 12 dollari e poi lo sistemiamo su Tripadvisor”. Probabilmente deve aver capito perché ha fatto subito retromarcia e ci ha detto che li custodiva gratis. Ce ne siamo andati in giro per il centro di Santiago che risulta essere ad una prima occhiata abbastanza brutta. In Plaza de la Constitucion di fronte a La Moneda c’era una manifestazione di insegnanti per la salvaguardia dell’istruzione pubblica. Anche qui vogliono demolirla come in italia? Girando per la città notiamo che ci sono un sacco di cani apparentemente senza padrone, ma bene in carne (qualcuno anche bello ciccione). Qualcuno ha pure il cappottino. Sono assolutamente mansueti e se ne stanno pacificamente a dormire al sole oppure passeggiano sui marciapiedi e quando devono attraversare la strada si fermano al semaforo e aspettano il verde. La cosa anche stupefacente è che non si vede una cacca di cane per la strada o sui marciapiedi, né nei giardini. Per ingannare piacevolmente il tempo, ci mangiamo due empanadas a testa con un bicchierone di frullato di frutta buonissimo per 5000 CLP (7€, in due!!!). Ci siamo presi un caffè decisamente buono in un locale storico molto grazioso (Confiteria Torres) vicino a Los Heroes. Alle 3 p.m. siamo all’appartamento. Il tizio per recuperare la figura di merda dei bagagli ce li fa trovare già in camera. Ci spiega anche che il governo cileno per favorire l’entrata di dollari non fa pagare l’IVA se gli stranieri pagano con questa valuta. Gli euro invece non hanno nessun vantaggio fiscale. Tentiamo di convertire gli euro in $, ma il doppio cambio è molto penalizzante. Averlo saputo prima comperavamo i dollari in italia (in realtà, vedi oltre, è stato un babbeo forse anche poco onesto).

A metà pomeriggio la temperatura è salita e si sta proprio bene. C’è un clima simile a quello che c’è da noi verso metà-fine ottobre. Sole basso, leggera foschia, fresco.

Saliamo sulla collina di Santa Lucia per vedere il panorama della città con lo sfondo delle Ande. Anche dall’alto Santiago è poco attraente.

Cena in un ristorante del centro. Un piatto di asado con verdura (ci sarà stato 4 etti di carne) costa circa 10 euro.

Nota: la domanda “do you speak english?” riceve inevitabilmente la risposta NO! Nei ristoranti, caffè, cambia valute, banche, ecc. Nemmeno al chiosco dell’aeroporto internazionale dove abbiamo comperato la sim parlavano inglese. Più o meno parlando noi italiano e loro spagnolo poi ci si capisce.

Venerdì 03-07-15

Alle 8 di mattina è buio pesto. Sembra notte fonda. Temperatura piuttosto fredda. Si esce con la giacca a vento per cercare un caffè dove fare colazione. Ci fermiamo in uno dei negozi della catena Paradiso dove c’è una bella coda di cileni (buon segno). Muffin freschi e caffè espresso. Poi al Mercado Central per cercare il merkén (peperoncino piccante affumicato) e informarci sugli orari dei ristoranti di pesce all’interno. Il primo a cui chiedo, che ha piatti piuttosto interessanti, chiude alle 17 (!?!). Quello che tiene aperto più a lungo chiude alle 20. Selezionato per la cena. Alle 10 ci troviamo all’incrocio tra Teatinos e O’ Higgins (lato Palacio de La Moneda) per il free walking tour di Spicy Chile (www.spicychile.cl – non occorre prenotazione). Lì sull’angolo troviamo il simpaticissimo Alfredo che è in fibrillazione per l’imminente finale di Copa America di football Chile-Argentina. Ci raggiunge una signora brasiliana e partiamo per il giro a piedi. La guida è veramente brava e parla benissimo inglese e anche un po’ italiano. Il tour inizia davanti al Palazzo de La Moneda con una sintesi della recente storia del Cile e in particolare l’elezione di Salvador Allende e il successivo colpo di stato di Pinochet. Ci dice che in Cile molte persone ritengono quell’impunito sanguinario burattino degli interessi americani il salvatore della patria. Agghiacciante. Ci racconta anche di usi, costumi e abitudini cilene. Tra queste i “cafè de pierna” (pierna significa gamba), cioè dei caffè in cui le cameriere sono vestite in modo estremamente succinto (in alcuni locali completamente nude) in cui si va solo ed esclusivamente a bere il caffè. Se si tenta l’approccio con le cameriere si viene buttati fuori senza tanti complimenti. I cafè de pierna con cameriere nude si riconoscono perchè hanno le vetrine opache. Colgo l’occasione per chiedergli come mai ci sono così tanti cani per la strada e mi spiega che i cileni amano molto i cani ma raramente li tengono in casa. Li nutrono, li curano, gli mettono Il cappotino in inverno, ma li lasciano in strada. Dopo più di 3 ore di cammino arriviamo esausti alla casa di Neruda (La Chascona). Qui il tour gratuito si conclude. Lasciamo la mancia ala guida e la promessa di parlare benissimo di lui (se lo merita assolutamente) su Tripadvisor. Visto che siamo lì ne approfittiamo per visitarla (ingresso con audioguida non in italiano, ma in spagnolo molto chiaro e comprensibile 5000 CLP). È una casa dall’architettura molto strana con piccoli giardini interni su vari livelli, verande, stanzette. Curiosità: Neruda aveva fatto installare nel bagno il bidet che, a parte in italia, non si trova quasi mai in nessun posto Cile incluso.

Terminata la visita alla casa di Neruda, una empanada al volo per smorzare la fame e saliamo con la funicolare al Cerro San Cristobal per vedere Santiago dal punto più alto del circondario. Tornati in centro con la metropolitana visitiamo il Museo di arte pre colombiana. Cena al Mercado Central Don Augusto. Ci facciamo tentare dal Pescado frito, pensando sia un fritto misto di pesce. Invece è un mega filetto di pesce in pastella fritto tipo fish’n’chips ma molto più buono. Togliendo la buona pastella fritta bella unta (mannaggia alla dieta) risulta persino essere un piatto leggero. Spesa in due con birre medie 19000 CLP inclusa mancia. (il cameriere Simon è stato un po’ scorbutico).

Tornando in camera ci fermiamo al Cafè National dove abbiamo fatto pranzo e cena ieri a bere un Pisco Sour (limone, zucchero, ghiaccio e pisco, un liquore tipico) che ci ammazza definitivamente. In camera stremati con la testa che gira un po’ a causa del Pisco Sour.

Sabato 04-07-15

Alle 8.30 usciamo per cercare un posto dove fare colazione. Tutto chiuso e strade deserte. Essendo sabato i bar oggi non aprono prima delle 9. Non ci sono nemmeno i banchetti che vendono spremute, bicchieri di frutta, panini, brioche, ecc. (ieri ce n’era uno ogni 50 metri).

Alle 9 troviamo un locale aperto dove fare colazione (toast di carne e formaggio, caffè, succo di frutta 3200 CLP).

Andiamo a Los Heroes a prendere il bus di Centropuerto (una corsa ogni 10’) e in 40′ siamo all’aeroporto. Il suggerimento della Lonely di andare in periferia con la metro è veramente inutile. Quando siamo arrivati, per andare dall’aeroporto al centro abbiamo seguito il consiglio della Lonely e siamo scesi a Pajarito. Presa la metro abbiamo viaggiato schiacciati e scomodi e ci abbiamo messo lo stesso tempo, anzi forse di più visto che abbiamo dovuto comperare i biglietti della metro.

Visto che abbiamo da far passare due ore, andiamo in un bar che ha il wi-fi e controlliamo le prenotazioni dei futuri hotel. L’hotel Diego de Almagro ha abbassato le tariffe, per cui cancelliamo e riprenotiamo le 3 notti con un risparmio di 100€. Bel colpo.

Alle 14 ci imbarchiamo sul volo Sky Airline per Calama. Il velivolo è un A320 con allestimento interno abbastanza scomodo. Sedili molto ravvicinati e un po’ duri. Sotto di noi scorre un brullo paesaggio montuoso di roccia e terra scura. Ad un certo punto sorvoliamo una zona che ricorda un po’ la death valley.

Arriviamo a Calama, che è uno dei posti più desolati della terra (vista dall’alto ricorda Ulan Bator, circondata dal nulla più totale). Lì ci aspetta l’autista della Licancabur per portarci a San Pedro. Costo andata 12000 CLP, A/R 20000 CLP per un viaggio di 100 km. Durata viaggio tra un’ora e un quarto e un’ora e mezza. Portano fino davanti all’hotel.

Quando partiamo Cile e Argentina hanno da poco cominciato a giocare la finale della Copa America di football e sono sullo 0 a 0.

La strada dopo un po’ che viaggiamo diventa molto pittoresca.

Per tutto il viaggio l’autista tiene la radio sintonizzata sulla cronaca della partita. Quando arriviamo all’hostal Pueblo de Tierra sono sempre 0-0 e hanno iniziato i supplementari.

L’hotel è chiuso. Suoniamo il campanello, aspettiamo e non arriva nessuno. Risuoniamo più volte e sempre non succede nulla. Guardiamo dalle finestre e sembra deserto. Ci viene uno s-ciopone! Clackson del bus, pugni sul portone, campanello a manetta, finalmente compare qualcuno (che probabilmente stava guardando la partita).

Ci sistemiamo in camera e mentre usciamo per andare a cena vediamo in tv che anche i supplementari sono finiti 0-0 e stanno per battere i rigori. Ci fermiamo a guardare e portiamo evidentemente fortuna perché l’Argentina ne sbaglia 2 e il Cile vince. Andando verso il centro del paese iniziano i festeggiamenti. Ceniamo in un ristorante pieno di gente che fa un casino tremendo.

Giretto per il microscopico centro del paese molto grazioso dove ci sono probabilmente tutti i residenti di San Pedro (più numerosi cani) che stanno festeggiando.

Poi a guardare le stelle dalla terrazza dell’hotel. Uno spettacolo incredibile grazie all’aria secchissima e limpida.

Domenica 05-07-15

Qui che siamo più a nord alle 8 è già bello chiaro.

La colazione è molto buona e abbondante. Invece del riso soffiato c’è il quinoa soffiato.

Splendida giornata di sole. Aria fredda. Andiamo all’agenzia Whipala per pagare i 3 tour prenotati. Sono quasi le 10 ed è chiusa. Telefono alla tizia che mi aveva dato appuntamento e non risponde. Mentre passeggiamo per il paese mi richiama dopo un po’ per dire che hanno festeggiato la vittoria del Cile e aprono più tardi, “ma tra 10 minuti siamo lì“.

Giriamo per il paese; anche qui cani in abbondanza, liberi, pacifici, oziosi che ogni tanto ti affiancano per fare un tratto di strada in compagnia o per ottenere qualche coccola. In uno dei tantissimi negozietti di artigianato comperiamo dei berretti di lana di alpaca morbidissimi e caldi a 2500 pesos (meno di 4 euro) più altri piccoli souvenir.

La madama del negozio con cui scambiamo qualche parola approfittando del fatto che italiano e spagnolo si somigliano, ci fa una pragmatica sintesi dei camelidi andini:

Lama, utile perché bestia da soma, dà una buona lana ed è pure buono da mangiare

Alpaca, utile perché dà un’ottima e abbondante lana

Vicuña, utile perché dà la migliore lana del mondo (400€ al kg, grezza)

Guanaco, assolutamente inutile. Non è addomesticabile e non è buono da mangiare.

Nel frattempo è passata mezz’ora e torniamo da Whipala. Mentre stiamo arrivando un tizio esce e comincia a chiudere. Gli dico che devo saldare le escursioni e mi dice “10 minuti la “chica” arriva“. Gli faccio presente che me l’aveva già detto mezz’ora prima. Risposta: porta pazienza, siamo cileni.

Ci prendiamo due caffè espresso (così così) in un baraccio un po’ sgangherato pagandoli più di quanto li abbiamo pagati da Torres a Santiago.

Mentre giriamo per il paese mi telefonano da Whipala per dirmi che “l’oficina es abierta”. Arriviamo e troviamo lì il tizio che prima stava chiudendo che dice che la “chica” non veniva così è tornato lui. Ben organizzati!

Comunque ci presenta in modo molto dettagliato i 3 tour e ci dà qualche dritta (utilissima) su vestiario, creme, clima che troveremo e ci consiglia di comperare delle foglie di coca da masticare per sopportare meglio l’altitudine.

Tour Valle della Luna 10000 CLP

Tour Laguna Altiplanica 25000 CLP

Tour Geyser del Tatio 20000 CLP

Sconto 10% se si paga cash.

Da aggiungere gli ingressi ai siti che si pagano in loco.

Al pomeriggio aspettiamo il pullmino in hotel. Arriva puntuale. Poi fa il giro delle 7 chiese per raccattare tutti e si parte per la Valle della Luna.

La guida parla un buon inglese ben comprensibile anche per me.

Nella presentazione del tour ci dice che nella zona di Atacama le precipitazioni sono di pochi mm per anno e l’umidità prossima a zero.

L’ingresso al sito costa 3000 CLP. Studenti e 60 anni in poi sconto di 500 CLP.

Il Tour comincia con una breve salita in mezzo ad un canyon di rocce rosse frammiste a quarzo. Poi si attraversa una galleria naturale dove ho perso il conto delle capocciate che ho dato. In alcuni punti è talmente bassa e tortuosa che si passa carponi.

Ci trasferiamo poi alla grande duna formatasi in alcune migliaia di anni con la sabbia portata dal vento dalla costa del Pacifico. Da sotto parte un sentiero che arriva in prossimità della cima della duna da cui si vede un paesaggio lunare. Purtroppo c’è un vento che porta via con raffiche molto forti che sollevano sabbia che entra dappertutto. Meno male che avevamo delle sciarpine leggere con cui coprire naso e bocca. Pare cmq che un vento così sia piuttosto raro. Che kulo, beccarcelo!

Dopo la Valle della Luna, quella della morte. Sembra di essere su Marte. Rocce e sabbia rossa e null’altro.

Infine il salto del coyote. È uno spuntone di roccia a strapiombo che ricorda le disavventure di Willy il coyote quando si ferma sul bordo di uno spuntone e quello cade insieme a lui. Si saranno ispirati al cartone animato per dargli questo nome?

È un posto molto suggestivo per aspiranti suicidi, visto che non c’è la minima protezione.

Il Tour finisce qui.

Il sole sta tramontando. Il cielo si colora di un rosso talmente intenso che sembra debba prendere fuoco.

Si torna a San Pedro. Cena al ristorante Quitor. Da fuori e anche da dentro sembra una trattoria da poco. Invece il cuoco prepara piatti con grande cura. Il servizio è un po’ grezzo, ma si mangia bene con una spesa molto modesta. Due piatti di carne molto abbondanti con contorni e acqua minerale 15400 CLP.

Lunedì 06-07-15

Oggi praticamente è come fosse l’epifania, visto che il luglio australe equivale al gennaio boreale.

Alle 6 sveglia. Alle 6.25 in strada al freddo ad aspettare l’autista di Whipala che, ci hanno detto ieri in ufficio, passa alle 6.30 per il tour alla Lagunas Altiplanicas. È buio pesto e in basso sull’orizzonte si vede la costellazione di Orione.

Alle 6.45 non si è ancora visto nessuno. Visto che sono un po’ casinisti telefono alla segretaria e la sveglio. Mi dice che il passaggio del pullmino è dalle 6.30 alle 7. E dirlo ieri?

Poco prima delle 7 arriva e siamo gli ultimi. Rogno un po’ con l’autista (Cristobal) sul fatto che siamo stati al freddo mezz’ora ad aspettare e sui posti rimasti liberi un po’ scomodi, così ci fa sedere davanti vicino a lui. Si parte. Temperatura esterna 4°C.

Poco più di un’ora di strada e siamo a 4200 metri, temperatura -14°, a vedere il sole che sorge sulla laguna (ingresso 3000 CLP, Anziani 2500).

Il nostro autista-guida tuttofare tira giù dal furgone le provviste e l’attrezzatura per confezionare la colazione: scrambled eggs cucinate al momento, prosciutto, formaggio, biscotti, plumcake, burro, marmellata, pane (scaldato) e te di coca.

Col sole si sta un po’ meglio ma colazione si fa con i guanti.

Stando fermi o camminando piano in piano non ci sono particolari effetti. Ma se si accenna ad accelerare il passo o si fa una modesta salita il cuore comincia a pompare come un mantice.

Gli scenari sono incredibili. Colori intensissimi come in Groenlandia.

Ci imbattiamo in una famigliola di vicuña (maschio, femmina e tre cuccioli che la guida valuta sui 4-5 mesi). Bellissimi. Chiedo come fanno a catturarli per tosarli e mi dice che usano il lazo, ma è un lavoro da esperti perché questi simpatici animali abituati a vivere sui 4000 metri, corrono senza problemi a 40 km/h a quell’altitudine.

Il tour prosegue alla laguna dei fenicotteri (ingresso 2500 CLP per tutti). Quelli cileni sono diversi da quelli della Camargue. Questa laguna si trova in un’area vastissima (vari kmq) di formazioni rocciose di origine vulcanica basse e piene di spuntoni taglienti ricoperte di litio.

Poi si sosta in un paesino per vedere una chiesetta e poi a Toconao dove c’è una chiesa con scala a chiocciola realizzata con legno di cactus e una torre della metà del XV sec.

Uno dei tanti negozietti di artigianato ha due lama. Andiamo a vederli e assistiamo in diretta al famoso sputo per fortuna indirizzato verso una pianta e non verso di noi.

Il lama lo prepara con grande cura. Predispone le labbra e poi molla uno scaracchio che nemmeno i peggiori calciatori-zarri riuscirebbero ad eguagliarlo.

Rientrati in hotel contratto con Cristobal che domani mattina non ci faccia aspettare al freddo mezz’ora. Per tacitare un vecchio noioso (io) mi dice che passa a prenderci per primi.

Al pomeriggio usciamo a bighellonare in paese (attività molto cilena).

Cena al Ristorante Baltinache che visto da fuori non ispira, dentro è molto spartano, ma si mangia molto bene a prezzo modico.

Uno dei dolci era una specie di sorbetto fatto con una pianta aromatica tipica del Cile: rica rica. Un sapore strano, ma buono.

Il menù di antipasto, piatto e dolce costa 9000 CLP più bevande e servizio 10%.

A dormire presto con la sveglia puntata alle 4.30.

Martedì 07-07-15

Alle 4.30 implacabile la sveglia suona. Alle 5 puntualissimo Cristobal passa a recuperarci col pulmino. Si parte per il Tatio.

La strada è a tratti dissestata e molto tortuosa. Arriviamo alle 7.30 ed è ancora buio (ingresso 5000 CLP).

Ci sono -8° e sta nevischiando. Si è formato un velo di neve che, quando farà chiaro scopriremo che dà un aspetto molto suggestivo al luogo.

Cristobal ci porta al buio a vedere il primo geyser e ci fa un rapido sunto di come si svolgerà la visita. Poi ci stipa nel pulmino con il riscaldamento acceso e lui si mette fuori al gelo a preparare la colazione come ieri. Mentre spazzoliamo fino all’ultima briciola inizia a far chiaro.

Il sito geotermale è la parte interna di un gigantesco cratere vulcanico, sulla cui cresta ci sono altri vulcani (spenti) tra cui il più imponente è il Tatio.

Ci spostiamo in un’altra zona dove, volendo si può fare il bagno in una pozza calda. Qualcuno a bagno c’è, ma quando esce corre come un fulmine verso le cabine dove ci si cambia.

Giriamo per l’area tre quarti d’ora andando ogni tanto a scaldarci vicino alle fumarole (solo che mi si appannano gli occhiali e non vedo più una mazza).

Il giro prosegue su una strada che sale fino a 4500 metri (al momento è la massima altitudine a cui sono stato) e poi scende fino al rio Putana fino a raggiungere una piana sui 4000 metri dove vivono alcuni uccelli acquatici.

Dalla piana si vede una catena di vulcani tra cui il più grande è il Putana.

Cristobal ci spiega l’origine di questo nome. All’inizio del XX secolo qui c’era una miniera di rame di proprietà di italiani e i minatori vivevano lì. Ogni tanto per raffreddare i bollenti spiriti portavano a dorso degli asini delle donne da ‘compagnia’.

Riprendiamo il cammino fino al pueblo di Mapucha (4000 mt.) dove c’è una chiesetta e poche case. Qui vendono spiedini di lama (2500 CLP) e delle fantastiche empanadas al formaggio di capra (fritte, asciuttissime e croccanti per soli 1500 CLP). Sono talmente buone che potrei mangiarne una decina senza difficoltà.

Qui nei prati vediamo diversi lama che pascolano.

Si rientra a San Pedro. Nel frattempo le nuvole sono andate via e c’è un bellissimo sole.

Il tour al Tatio parte prestissimo perché le fumarole si vedono bene col freddo e a metà mattina c’è rischio che si alzi il vento e le faccia sparire. Oggi avremmo potuto tranquillamente partire un’ora dopo.

Un breve riposo e poi a passeggio per il paese.

A cena siamo andati al ristorante dell’hotel Chiloe che esponeva un menu che non sembrava male. Tra prendere un piatto di insalata e prendere il menu costa sostanzialmente uguale (sui 6000 CLP). Riscaldamento assente. Qualità della cucina senza infamia e senza lode.

In un bel pezzo della strada che porta al nostro hotel è saltata la luce e non si vede nulla.

Meno male che il portachiavi dell’hotel ha una piccola torcia.

Il cielo è limpido e senza luna e ci sono milioni di stelle. Già siamo incompetenti sulle stelle del nostro emisfero. Di questo più che mai. L’unica cosa che si vede bene è la vialattea.

Mercoledì 08-07-15

Alle 10 lasciamo libera la camera, ma abbiamo da impegnare la giornata fino alle 15, ora in cui viene il pulmino per portarci all’aeroporto di Calama.

Andiamo da Whipala a chiedere se è possibile andare a piedi fino alla Valle della Morte. La ragazza ci guarda come fossimo due pazzi. Insistiamo chiedendole la strada. Allora ci dice che a piedi ci va un’ora e mezza e che potremmo noleggiare una bici. Per mostrarsi collaborativa, tira fuori una piccola cartina dove risulta che il sito è a 4 km. Partiamo e, pur non essendo maratoneti, dopo mezz’ora siamo all’ingresso della Valle de la Muerte. Sintomo del fatto che i km saranno circa 2,5.

Percorriamo il sentiero che segue il fondo della stretta valle per un bel pezzo tra scenari molto suggestivi con dune di sabbia molto alte create dalla sabbia portata dal vento dalla costa del Pacifico.

A quest’ora non ci sono i pullman dei turisti, così si sta benissimo.

Tornati in hotel paghiamo la camera e scopriamo che pur pagando con la Visa possono farci pagare in USD e quindi evitiamo, per strane leggi fiscali cilene, di pagare l’IVA del 19%.

L’affittacamere di Santiago o è un pirla o un furbastro, visto che ci ha fatto pagare con la Visa in CLP e quindi pur l’IVA.

Spuntino a base di “completo”, cioè un hot-dog con pomodori e avocado, poi ci mettiamo in attesa del pulmino della Licancabur che arriva alle 15.20. Raccatta ancora 2 passeggeri in un altro hotel e alle 15.30 si parte.

Volo tranquillo. Alle 21 con la navetta gratuita siamo all’hotel Diego de Almagro a pochi km dall’aeroporto.

Camera molto spaziosa. Anche qui si paga con la Visa in USD. Quello di Santiago lo stronco su Tripadvisor.

Giovedì 09-07-15

Alle 9 si parte per l’aeroporto dove dobbiamo ritirare da Econorent l’auto noleggiata tramite rentalcars.it. Invece della ciofeca di macchina che avevo prenotato allo stesso prezzo mi danno una bella Yaris che è di categoria superiore. Passata la solita mezz’ora a compilare fogli su fogli vado a ritirarla al parcheggio. Quando arrivo è già lì pronta e l’addetto mi fa notare tutte le magagne debitamente annotate sul contratto. Si parte per Valparaiso. Ci sono due pedaggi di 1700 CLP. Arrivati a Valparaiso seguiamo le indicazioni del navigatore per il nostro hotel che si trova nella parte alta della città. Percorriamo strade strettissime con una pendenza insensata. La Yaris fa fatica in prima. Le salite di San Francisco sono una barzelletta in confronto.

Il nostro hotel (RC Deco Art) è molto grazioso con una struttura interna che sembra progettata da Escher. La stanza è carina, ma molto piccola e si fa un po’ fatica a sistemare i nostri sia pur ridotti bagagli.

Si parte per Viña del Mar e la costa verso nord.

Ci sono grattacieli piuttosto brutti abbarbicati sul fianco della montagna. Un discreto orrore.

Ci fermiamo in una piazzuola per guardare un grossa rocca sull’oceano e quando risaliamo in macchina, giro la chiave di accensione e non capita nulla.

Provo più volte. Sempre niente. Telefono all’assistenza di Econorent e non ci si capisce molto, ma per qualche oscuro motivo parte.

Si riparte e a Concon ci fermiamo per mangiare un’ottima empanada de mariscos e ad osservare una colonia di pellicani che stazionano sul marciapiede e che si lasciano avvicinare fino ad un metro.

Arriviamo poi fino a Caleta Horcon un villaggio dedito alla pesca dove c’è un numero incredibile di ristoranti. Dato che è bassa stagione siamo gli unici turisti. Girulando per il paese troviamo un bar che fa il Terremoto, una specie di cocktail a base alcoolica di cui ci aveva parlato Alfredo a Santiago. Ne prendiamo uno in due e dopo averlo finito si percepisce l’effetto terremoto (testa che gira, gambe molli). Per contrastare l’effetto bisogna mangiare qualcosa e così facciamo una merenda-sinoira con un’ottima Reineta (un grosso pesce molto comune) cucinato in padella (8400 CLP, una cifra irrisoria).

Saliti in auto per tornare in hotel, giro la chiave e di nuovo non succede nulla. Tocco e muovo un po’ di tutto. Riprovo e parte. Non vedo l’ora di restituire sta cacchio di macchina che mi fa prendere uno spavento dopo l’altro.

Si viaggia bene (a parte una coda per incidente) fino alle porte di Valparaiso, dove c’è un traffico bestiale. Gli autisti dei piccoli bus urbani guidano come dei cani.

Finalmente arriviamo all’hotel e fino a domani che torniamo a Santiago non ne voglio sapere della Yaris.

Usciamo a piedi per andare in centro e notiamo alcuni negozi aperti, ma con la grata davanti. Ci viene qualche dubbio sulla sicurezza del posto. Cominciamo a scendere verso la città bassa a piedi, ma incocciamo un gruppo di ubriachi, così torniamo su e scendiamo con la funicolare (100 CLP). Sotto c’è un casino e un rumore tremendi.

Passando davanti a un grosso supermercato comperiamo il Miel de Palma, uno sciroppo molto denso che si ricava da una particolare palma cilena.

Si torna in hotel. Siamo a metà vacanza.

Venerdì 10-07-15

Dopo una soddisfacente colazione scendiamo a piedi alla città bassa (gli ubriachi al mattino non ci sono).

Ci fermiamo da un cambiavalute. Oggi a dispetto di tutto il casino sull’euro dovuto alla Grecia, il cambio col pesos è salito da 707 a 717.

Ci rechiamo a Plaza Sotomayor dove incontriamo i volontari di Tour4tip che accompagnano gruppi di turisti in giro per la città, come a Santiago.

La ragazza che accompagna noi parla inglese molto bene, così noi abbiamo qualche difficoltà a capire tutto.

Il giro parte dal porto, con un po’ di storia della città e prosegue per Cerro Alegre e Cerro Concepcion, due borghi della parte alta della città (cerro = collina, montagnola).

A dirla tutta Valparaiso è abbastanza scassata e non capisco l’esagerato entusiasmo della Lonely. Anche a Valparaiso ci sono ovunque tanti simpatici cani liberi e il nostro gruppo ne ha sempre avuto qualcuno intorno come accompagnatore.

Tornati in hotel chiedo spiegazioni sul fatto che i negozi alla sera sono aperti ma si compera attraverso le grate di ferro. Ci sono problemi di sicurezza?

La ragazza dell’hotel mi chiarisce le cose. I negozianti vivono dietro e/o sopra al proprio negozio. Ad una certa ora mettono le grate e se ne vanno in casa. Se qualcuno ha bisogno suona, bussa, chiama, fa casino e il negoziante arriva a servirlo.

Visto che la casa di Neruda non è lontana andiamo a guardarla da fuori, dato che abbiamo già visitato dentro quella di Santiago.

Anche questa è una casa con molti piani e molte vetrate a bowindow, che la fanno vagamente somigliare alla prua di una vecchia nave.

Torniamo all’hotel, carichiamo i bagagli in macchina, salutiamo, salgo in auto, giro la chiave e nulla succede. Riprovo con i riti voo doo come ieri, ma oggi non capita niente. La ragazza chiama rinforzi. Arriva un signore e gli chiedo di parlare lui in spagnolo con l’assistenza di Econorent, mentre sta per parlare con un operatore io, per sfogare la rabbia, pesto il pedale della frizione e l’auto parte. Risolto il mistero. Evidentemente le altre volte che è partita, senza rendermene conto premevo la frizione.

Per fare sistemi sempre più a prova di cretino se non si pigia la frizione, sia pure col cambio in folle, l’auto non parte. Si parte alla volta di Casablanca, nei cui dintorni ci sono molte aziende che producono vino.

Uscendo dall’autostrada si paga un pedaggio di 700 CLP.

Andiamo a visitare La Casa del Bosque, una azienda molto grande che ha anche un bel ristorante (un po’ caro per il Cile) dove facciamo un ottimo pranzo o meglio merenda visto che sono le 4 del pomeriggio. Assaggiamo il famoso Carmener (di cui i cileni si bullano tronfi e fieri). È buono, ma i nostri nebbiolo, chianti, nero d’avola et similia sono meglio.

Rinfrancati nello spirito e nella panza ripartiamo. Entro in autostrada (i caselli di ingresso non ci sono) e quando arrivo alla barriera dove ieri avevo pagato 1700 CLP oggi ne pago 2600. Chiedo perché. Risposta: siamo nelle ore di punta. Anche la barriera successiva 2600 CLP.

All’andata ho pagato 3400, al ritorno, stesso identico tratto, 5900.

Finalmente si arriva all’aeroporto di Santiago dove restituiamo la malefica Yaris (non mi mancherà). Poi al bancone per le pratiche di consegna dove paghiamo, come era scritto nel contratto, 11500 CLP di Tasse di circolazione a Santiago per 2 giorni!!!!! Un vero e proprio furto.

Noleggiare un’auto in Cile costa uno sproposito.

Con la navetta gratuita andiamo all’hotel Diego de Almagro Aeropuerto, ci facciamo una rilassante sauna e poi relax in camera, dato che l’hotel è in mezzo al nulla.

Sabato 11-07-15

Alle 7 sveglia. Colazione. Alle 8.15 siamo in aeroporto per partire per l’isola di Pasqua. Ci mettiamo in coda ai voli nazionali. Passa una addetta della LAN, ci chiede dove andiamo, glielo diciamo e ci dice a sua volta che il check in è ai banchi internazionali (ma non è cilena?). Circa un’ora di coda. C’è un mare di gente, turisti stranieri si direbbe pochi.

Codona al controllo bagagli e alle 9.45 siamo finalmente seduti a bordo del Boing 767-300.

Il volo NAZIONALE dura poco meno di sei ore. Un po’ come se l’italia possedesse un’isola dalle parti della costa est degli USA.

Il servizio di bordo della LAN è molto buono. In-flight entertainment da volo intercontinentale (film, musica, display dati di volo), vassoio colazione, poltrone comode. Altro che quei peracottari dell’Iberia.

Dopo un paio d’ore di volo troviamo vento contrario e quindi si viaggia a circa 600 km/h cumulando del ritardo. Verso il finale recupera un po’ riducendolo a 20′.

L’aeroporto di Mataveri è piuttosto alla buona. Si sbarca e si va a piedi nell’aerostazione di legno dove c’è un piccolo nastro dei bagagli e la gente pigiata come sardine intorno.

Steve, del B&B Chez Steve Kyle Mio, è fuori che ci aspetta.

Molte nuvole e vento piuttosto forte.

Mentre ci presentiamo parte all’improvviso uno slavazzo a secchi che dura 5 minuti.

Steve, che è un francese emigrato qui e ha sposato Ana, una pascuana, come prima cosa ci dice che il nome corretto dell’Isola è Rapa Nui, poi ci fa fare un giro orientativo in macchina della città principale Hanga Roa. Vediamo dall’auto il primo moai.

L’isola è molto verde con palme e qualche albero.

Capire l’inglese di Steve, parlato con la erre francese e tutte le parole accentate sull’ultima sillaba non è facile.

Comunque capiamo che qui vivono circa 7000 persone per metà indigeni e per metà immigrati tra cui un’alta percentuale di cileni e parecchi francesi. Ci vive anche un italiano, che invece di avere la solita pizzeria o ristorante si occupa di prodotti elettronici.

Gli approvvigionamenti li portano in nave 3 volte al mese. Una volta al mese una nave cisterna porta carburante per auto e centrale elettrica.

Sull’isola c’è un solo distributore di benzina ad Hanga Roa.

È un luogo “estremo”, un po’ come la Groenlandia, dove ci si deve organizzare bene.

Inoltre ci dice che la tassa di soggiorno per stranieri di 60 USD è stata sospesa, per cui non dobbiamo pagarla e, gaudium magnum, Rapa Nui è esente dall’IVA del 19%.

Prendiamo possesso della camera, molto semplice, ma spaziosa e pulita, ci facciamo dare qualche dritta per come visitare l’isola e poi partiamo a piedi sotto un cielo color piombo e un vento abbastanza intenso.

Poichè Rapa Nui è due ore indietro rispetto a Santiago verso le 6 abbiamo fame ed entriamo in un ristorante.

Dieci secondi dopo si scatena un altro slavazzo bestiale.

Alle 6.10 ordiniamo e finalmente alle 7 ci porta un chevice e due filetti di pesce (assaggiato il taro, una specie di patata che ha un sapore strano). Il chevice è pesce crudo condito con olio, limone e qualche erba aromatica e il filetto di pesce cuoce in 5 minuti. Perché ci è voluta quasi un’ora? Sono di una lentezza esasperante. Buono. Spesa con due birre e 10% di servizio, 21000 CLP.

Verso le 7.30 spioviggina solo più per cui paghiamo alla veloce e partiamo di gran carriera verso il B&B. Facciamo appena in tempo ad arrivare che attacca di nuovo a piovere a dirotto e questa volta va avanti per un bel po’.

Mentre tornavamo un cagnetto tutto bagnato ci ha seguiti fino alla camera e sarebbe stato ben contento di entrare. Si è accontentato di stare sullo zerbino al riparo dalla pioggia.

Ricomincia a piovere a dirotto (e pare intenzionato ad andare avanti per un bel po’), i telefoni non funzionano, il cellulare prende poco o nulla, internet, che qui è satellitare, nemmeno quindi non rimane che rintanarsi in camera sotto le coperte a leggere.

Il primo impatto con Rapa Nui non è stato dei più felici. Speriamo in bene. Ci sono tante belle cose da vedere.

Domenica 12-07-15

Piove a secchi da ieri sera alle 8. Sembra di essere sotto una gigantesca cascata.

È saltata la luce in buona parte del paese e alle 8 di mattina è buio pesto e nonostante siamo nei pressi del tropico del capricorno la temperatura è fresca. Si sta bene sotto le coperte.

Comincia ad albeggiare alle nove meno un quarto. Ci alziamo. La luce continua a mancare e ci laviamo al chiarore del led del lumino per leggere di notte. Alle 9.15 Steve ci porta la colazione in camera. Continua a diluviare.

Steve ci porta in auto al museo, ma è chiuso causa mancanza elettricità. Allora ci propone di andare a girulare per i banchetti del mercato artigianale (coperto, ovviamente). Lì la luce c’è. Dopo aver guardato con attenzione la milionata di oggetti esposti, tra cui i mini moai fatti con i materiali più disparati, le immancabili tazze, gli irrinunciabili portachiavi e biro, le t-shirt e chi più ne ha più ne metta tutto in Rapa Nui style, andiamo a vedere la chiesa cattolica che è poco distante (continua a piovere con intensità variabile).

Davanti alla chiesa, sotto la tettoia c’è il parroco con un simpatico copricapo di piume e una collana di fiori che chiacchiera con i fedeli in attesa della messa.

Gli arredi sacri in legno scolpito sono una interpretazione in chiave Rapa Nui delle icone cattoliche. Il tabernacolo ad esempio è in legno scolpito con intagli decorativi tipici della tradizione dell’isola.

Visto che piove a dirotto, andiamo a sentire la messa.

Ad un certo punto entra un cane bagnato fradicio e va a piazzarsi davanti alla prima fila. Poi comincia a girulare tra i banchi. Allora un signore lo fa uscire da una porticina laterale che chiude accuratamente. Ma essendo aperta la porta principale ed essendo il cane un animale molto intelligente, dopo pochi minuti è di nuovo dentro e si va a piazzare sulla moquette in un angolo vicino all’altare e se ne sta lì buono ad asciugarsi. Nessuno, parroco compreso, ha fatto una piega.

Continua a piovere (con vento) perciò torniamo in camera belli umidi. Le strade sono ruscelli fangosi. A San Pedro l’umidità era prossima a zero, qui è prossima al 100%. Là cade qualche millimetro di pioggia all’anno, qui decimetri in un giorno. Siamo prossimi a 24 ore consecutive di pioggia a vari gradi di intensità. Dalla pioggia fine al nubifragio. I locali vanno tranquillamente in motorino bagnandosi fino al midollo.

Verso le 16.30 Mana, lo spirito che veglia sull’isola, deve essersi messo una mano sulla coscienza e ha quasi fatto smettere di piovere e ha alzato un venticello tiepido. Confortati da questo segno ultraterreno prendiamo l’ombrello e le cerate (fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio) e andiamo verso il centro per cercare dove fare cena.

Troviamo un internet point dove hanno una connessione che funziona abbastanza bene (1000 CLP per un’ora, anche non consecutiva, dal proprio cellulare). Così controlliamo messaggi, le previsioni meteo per domani (che sembrano buone) e diamo notizie a casa.

Per cena mangiamo un gratin di crostacei e molluschi da Kuki Varua molto buono. Poi chiediamo a Steve di trovarci una guida per domani che ci porti a fare il tour dei moai in auto.

Lunedì 13-07-15

C’è vento, ma da ieri pomeriggio non piove più. Quando, verso le nove meno un quarto, comincia a schiarire si intravvede un fazzoletto di azzurro.

Steve ci porta la colazione e ci comunica che il tizio che ci deve portare a fare il giro in auto dei moai oggi non può e viene domani mattina. Speriamo che il tempo sia buono.

Confidando nella benevolenza degli spiriti di Rapa Nui, partiamo a piedi per salire al vulcano Rano Kau che si trova ad uno dei 3 vertici dell’isola (che ha una forma triangolare).

Pronti a partire, viene uno di quei rovesci improvvisi molto intensi. Dura 30 secondi e smette. Le nuvole si aprono un po’ e grossi squarci di azzurro cominciano ad apparire.

Per andare al vulcano dobbiamo attraversare Hanga Roa passando davanti al negozio di elettronica dell’unico italiano dell’isola. Entro. Al bancone c’è una signora. Le chiedo se è il negozio del señor italiano e mi risponde che sì, ma che arriva “mas tarde”.

Ce ne andiamo al vulcano. Per raggiungere il cratere si cammina su un sentiero perfettamente segnato con un dislivello di poco più di 300 mt. Si arriva fino al bordo del cratere che ha un diametro (a occhio) di 300-400 metri. Sul fondo del cratere si è formato una specie di acquitrino dove si fermano, non in questa stagione, molti uccelli migratori.

È uno scenario molto singolare.

Nei pressi del cratere un paio degli ubiqui cani liberi ci accompagnano per un tratto.

Per non farci mancare niente facciamo un ultimo km di sentiero sul promontorio dove sono state costruite nei secoli passati delle strane abitazioni in pietra.

Ripassiamo davanti al negozio dell’italiano ed è chiuso. Sono le 16.30. Ma che orari fa?

Esausti ci riposiamo un po’ in camera. Cena al ristorante di ieri.

Martedì 14-07-15

A tradimento Steve ci porta la colazione alle 8.40 quando è ancora buio e noi siamo in pigiama.

Alle 10 arriva Patricio, un signore non giovane che ci porterà a fare il giro dei moai. Steve vede l’auto di Patricio, un pick up Mitsubishi piuttosto datato e esordisce con un “ah! ha cambiato l’auto”. Meno male! Chissà com’era quella di prima.

Il tempo non è dei migliori. Grigio, ma almeno non piove.

Si parte. Il giro dei moai non si può raccontare. Bisogna vederli di persona. Quello che si può certamente dire è che sono impressionanti per le loro dimensioni. Alcuni piccoli hanno stimato che pesino un paio di tonnellate, ma altri molto grandi le stime valutano pesi intorno alle 100 tonnellate. La cosa incredibile è che i moai erano scolpiti prevalentemente in un sito a metà di una collina (Ranu Raraku) dove ci sono molte formazioni rocciose di notevole dimensione. Una vera e propria fabbrica di moai con tanto di esposizione.

Molti moai, a forza di sedimenti accumulati nei secoli, hanno oggi solo più la testa fuori. In alcuni casi ci sono 10 metri di corpo sepolto.

Dal luogo di produzione venivano poi trasportati verso la costa.

A questo punto la domanda è: ma come facevano a trasportarli? Ci sono due scuole di pensiero. I Rapa Nui ritengono che l’energia naturale di Mana consentisse di far levitare i moai per trasportarli fino a destinazione. Gli archeologi, invece, ipotizzano non meno fantasiose (a mio avviso) tecniche di trasporto basate su tronchi d’albero, corde e forza umana (non avevano animali che potessero aiutare). Ma pensare a degli umani che spostano un oggetto di 100 tonnellate su un terreno accidentato è dura. Se un uomo molto forzuto fosse in grado di governare 100 kg, ci vorrebbero 1000 uomini, che non è semplice far lavorare insieme. Personalmente mi piace di più l’ipotesi che Mana desse una mano (eh! eh!).

Si va poi al sito più noto (Tongariki) dove si trovano i 15 moai sul piedestallo (Ahu).

Nel 1960 uno tsunami violento li ha abbattuti. Sono stati restaurati e rimontati esattamente come erano prima dello tsunami.

Purtroppo il tempo proprio non accompagna e si mette anche a piovere. Ciononostante andiamo a vedere alcuni petroglifi e poi a visitare un sito dove c’è una grossa pietra perfettamente levigata quasi sferica che emette un campo magnetico. Anche qui le ipotesi sono varie, ma pare esserci una certa concordanza su quella che ritiene sia un piccolo corpo celeste caduto sulla terra; ipotesi che spiegherebbe l’elevato peso.

Il tour prosegue poi per Anakena, la famosissima spiaggia dell’isola.

Qui c’è persino un po’ di sole. Rapa Nui è grossa come un francobollo e trovi tempo diverso a distanza di pochi km.

Anche qui un Ahu con sopra alcuni moai restaurati e una mega spiaggia con sabbia favolosa e palmeto. C’è un sacco di gente che fa il bagno.

Si torna in hotel che sono quasi le 18. Salutiamo e paghiamo Patricio (70000 CLP tutti e due). Tra le varie interessanti informazioni che ci ha dato, una curiosità linguistica. La lingua Rapa Nui, il Tahitiano, il Papeetese e l’Hawaiano pur essendo di isole così lontane tra loro si somigliano più o meno come succede tra francese, italiano, spagnolo e portoghese.

Nota: sono andato ad informarmi per noleggiare uno scooter, ma la patente B italiana consente solo di noleggiare mezzi con 4 ruote.

Mercoledì 15-07-15

Oggi gita a cavallo alla cima del vulcano Terevaka, il punto più alto dell’isola (560 mt).

Circa 2 ore e mezza a cavallo, 30000 CLP se si paga in contanti, 35000 con la carta di credito.

Vengono a prenderci al B&B con l’auto e ci portano al maneggio. Lì ci forniscono un caschetto da cavallerizzo (quelli che si vedono alle gare di equitazione) e dei ghettoni per proteggere i pantaloni.

Saliti a cavallo con un consistente aiuto si viene rapidamente istruiti su come tenere le briglie.

Si parte e si direbbe che il cavallo fa quello che gli pare. Ci accompagna alla gita un tizio abbastanza scorbutico che parla solo lo spagnolo, forse la lingua Rapa Nui e sicuramente quella dei cavalli. Infatti fa una serie di rumori con la bocca per tenere a bada i cavalli.

Dopo un’ora le chiappe hanno preso la forma della sella e sono già doloranti. In circa un’ora e mezza siamo in cima. C’è un vento che porta via. Si inizia a scendere e il sedere fa sempre più male. Ci fermiamo ad un piazzale dove ci sono alcuni moai e il nostro accompagnatore ci dice di andare a fare le foto ai moai e che viene qualcuno a prenderci con un pulmino. Meno male! Le chiappe non ne possono più. Nel pomeriggio andiamo agli uffici della LAN e facciamo il check in del volo di venerdì.

Poi partiamo a piedi per andare a vedere un curioso moai con 4 mani scolpite. Mentre camminiamo per strada un tizio con la macchina si ferma, ci chiede dove andiamo, ci fa salire e ci porta.

Questo moai è un po’ malandato.

Nel frattempo si è rasserenato e c’è un bel sole. Finalmente è la volta buona che vediamo il sole tramontare dietro ai moai. Qui il tramonto non è rosso fuoco come ad Atacama, ma lo spettacolo è comunque molto bello.

Notte finalmente con cielo sereno e un numero infinito di stelle.

Giovedì 16-07-15

Finalmente un cielo quasi sereno. Visto che si prospetta una bella giornata noleggiamo un’auto da Oceanic. Essendo ospiti di Steve invece dei 40000 CLP che tutti fanno pagare al giorno, ne spendiamo 35000 per una Suzuki Jimmy. Steve ci ha indicato alcuni siti che con Patricio non avevamo visitato. Ripassiamo anche alla veloce a Ranu Rarako e Tongariki per rifare le foto con il sole (che è tutta un’altra cosa).

Pomeriggio a prendere il sole sulla spiaggia di Anakena.

Non appena abbiamo messo i piedi nell’acqua con una mezza idea di fare il bagno, è immediatamente passata la voglia. È decisamente fredda.

È curioso osservare i bambini pascuensi che giocano con la sabbia. Fanno le stesse identiche cose che fanno i bambini italiani al mare.

Sulla via del ritorno ci fermiamo a Puna Pau dove c’era la “fabbrica” dei Pukau, i copricapo rossi che venivano posti sulla testa dei moai.

Passiamo dal benzinaro a fare il pieno e scopro che sto trabiccolo di macchina pur andando piano consuma come un carroarmato.

Ottima cena di pesce al solito ristorante. La vacanza sta inesorabilmente volgendo al terminne.

Venerdì 17-07-15

Oggi si parte. Sigh! Cielo quasi sereno. Mentre stiamo facendo colazione arriva Steve per informarci che il volo per Santiago è ritardato di 3 ore! Questo vuol dire che arriveremo all’albergo in piena notte. Telefono per avvisare del ritardo onde evitare che cancellino la prenotazione.

Fatti i bagagli andiamo a vedere il museo. Piccolo, ma interessante. È esposto l’unico occhio di moai che è stato ritrovato. L’iride è fatta con una pietra rossa, invece il bulbo è di corallo.

Dopo andiamo a farci fare il timbro Rapa Nui sul passaporto all’ufficio postale.

Avendo molto tempo a disposizione torniamo a cercare l’unico italiano emigrato qui.

Questa volta il negozio è aperto e c’è pure lui.

Si chiama Dario, è di Venezia, è venuto qui 18 anni fa perché stava cercando un luogo dove trovare serenità e assenza di stress. Ha trovato lavoro e poi è riuscito ad aprire un negozio di elettronica. E si direbbe che non ha nessun rimpianto, pur avendo lasciato la città più bella del mondo.

Ne approfittiamo per chiedergli un po’ di informazioni sulla quotidianità dell’isola.

L’ospedale c’è per la prima emergenza. Per cose gravi c’è un aereo ambulanza fornito dalla sanità nazionale (un viaggio costa al contribuente 45000 euro)

La scuola è 8 anni tra primaria e secondaria (obbligatoria) a cui possono seguire 4 anni di liceo (sull’isola). Per l’università si va a Santiago. Alcuni studiano medicina a Cuba.

Non esiste criminalità. C’è una specie di prigione in periferia che accoglie qualche ubriaco. Se un separato non paga gli alimenti alla moglie lo mettono dentro qualche giorno per fargli cambiare idea.

Se ti serve una lavatrice, un frigo, un’automobile, ecc. la ordini e ti arriva in genere con una delle navi che fanno la spola tra Valparaiso e qui.

Alle 16.30 Ana e Steve ci accompagnano in aeroporto e ci regalano una collana con micro-moai di legno a ricordo del soggiorno a Rapa Nui e al loro B&B.

La sala partenze ha la stessa sobrietà di tutto quanto nell’isola, compreso il VIP Lounge che è un gabbiotto nel cortile.

L’aereo si stacca da terra che sono le 19. Dopo un paio d’ore viaggia a oltre 850 km/h e a un paio d’ore da Santiago raggiunge quasi i 1100 km/h. Dev’esserci un bel vento in coda!

Sabato 18-07-15

Alle 2 a.m. (ora di Santiago) siamo nel letto al Diego de Almagro.

Poi dopo pranzo in aeroporto.

Il Boing 777-300 della TAM per San Paolo parte quasi puntuale. A bordo ci danno il vassoio del pasto uguale preciso identico a quello che ci hanno dato ieri nel volo da Rapa Nui a Santiago (ma non è che i pasti li preparano tutti all’isola di Pasqua?).

Si traballa ogni tanto e si viaggia per un lungo tratto a oltre 1100 km/h. A San Paolo si fa scalo e si riparte con un volo TAM per Francoforte.

Domenica 19-07-15

Dormicchiato un po’ per quanto possibile su un aereo in classe turistica e con scrolloni abbastanza forti dovuti a molte turbolenze incontrate. Verso le ore 15 CET siamo a Francoforte. Un ultimo sforzo e saremo a casa.

Epilogo

Rapa Nui sarà un ricordo indelebile come la Groenlandia.

È un luogo davvero unico.

Molto rilassante. Non esistono semafori, né parchimetri, nessuno strombazza per strada, il traffico è inesistente, in inverno il clima è mite. La vita è molto semplice. Non ci sono negozi griffati, auto e case di lusso, gente in giacca e cravatta con auricolare bluetooth e borsa del pc a tracolla e in generale mancano tutte le icone del modello di vita business-centrico.

Abbiamo fatto bene a dedicare 6 notti a Rapa Nui, perché il tempo è molto variabile e quindi ti organizzi le visite in base al tempo e poi rimanendo un po’ di giorni si vive questa atmosfera rilassante che permea l’isola. I viaggi organizzati sono come vedere un documentario in 3D anche un po’ di fretta attraverso l’obiettivo della macchina fotografica. E quindi non entri minimamente in contatto con la gente del posto che, invece, è uno degli aspetti interessanti del viaggio.

Note di viaggio

A Santiago un paio di persone per strada mi hanno detto di fare attenzione alla macchina fotografica e in tanti locali c’è il cartello di fare attenzione alle proprie cose. Una signora brasiliana ci ha detto che un taxista le ha sconsigliato di andare in giro di sera da sola. Però non mi ha dato l’impressione di essere una città poco sicura.

I cani liberi in strada (non sono randagi, qualcuno in inverno ha persino il cappottino) sono incredibilmente socievoli e mansueti. Sovente vengono vicino per farsi dare una grattatina o una carezza e sperano sempre di avere del cibo. Quando attraversano la strada si fermano, guardano da entrambi i lati e quando non c’è nessuno passano. Se c’è il semaforo aspettano il verde. Sono incredibili!

Quelli che parlano inglese anche in esercizi commerciali tipicamente per turisti sono una percentuale irrisoria.

Avevamo qualche perplessità ad andare a Luglio perché in Cile è inverno, ma il giro che abbiamo fatto noi direi che è molto meglio farlo in inverno. Fa freddo, ma è più sopportabile del gran caldo estivo.

Noleggiare un’auto in Cile costa uno sproposito.

Costi

Spesa totale del viaggio per due: circa 6000 €

Di cui

2 Voli TRN-SCL-TRN: 1855 €

2 Voli SCL-CJC-SCL: 349 €

2 Voli SCL-IPC-SCL: 1088 €

Totale: € 3292

Hotel: 1400 € per 16 notti in doppia con colazione (tranne due notti)

Autonoleggio 2 giorni utilitaria piccola senza franchigia: circa 140 € più altri 15 € di tasse di circolazione a Santiago (un furto!)

Ecco il reportage fotografico: www.youtube.com/watch?v=fnv5BaK8s48



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