Cicladi poco conosciute: l’isola di MILOS
Accordi pre-partenza: partiamo insieme, ma su navi separate, case separate, auto separate, paesi separati…Insomma insieme ma indipendenti (non si sa mai, potremmo avere esigenze e orari diversi). E invece… sempre insieme! Diciamo pure che in 18 giorni ci siamo separati solo sulla nave.
Partiamo da Napoli in mattinata, un breve passaggio da mia sorella a Bari (il tempo di lasciarle uno dei walkie talkie, rivelatisi poi utilissimi), un saluto a mamma e papà e proseguiamo per Brindisi.
Le operazioni di imbarco sono più veloci del previsto e siamo già sulla nave, pronti a sistemare il nostro materassino e sacco a pelo in un angolino tranquillo. E si, dopo tutte le telefonate alla My Way, prenotazioni, cambi di data, biglietti perduti, mai inviati e rispediti, bonifici bancari effettuati tre volte, ecc. Ecc. (grazie ad Oriella della My Way per la sua pazienza!) l’unica cosa che riusciamo a rimediare è un semplice passaggio ponte… bah, certo, abbiamo quasi sempre viaggiato così, ma ora il viaggio è più lungo e poi, ehm, siamo quasi quarantenni, qualche dolorino reumatico con l’umidità della traversata notturna potrebbe pure capitarci…Vabbè il bello delle vacanze è anche questo.
Partiamo con 2 ore e mezza di ritardo perché il mare è forza 7-8 e un traghetto piccolino non riesce ad uscire dal porto, impedendo anche a noi di prendere il largo. Oddio! Il solo “sapere” che il mare è così mosso mi fa sentire già male! Gianni mi fa notare che io non ho mai sofferto il mal di mare, ma si sa, il potere della suggestione… Mi premunisco di farmaci contro la nausea e finalmente partiamo.
Effettivamente la nave dondola parecchio, ma con la pillola e la posizione distesa… adda passà ‘a nuttata! Sbarchiamo a Patrasso e in circa tre ore siamo ad Atene; il tempo di lasciare gli zaini in albergo e siamo fuori a visitare l’Acropoli. Fortunatamente il cielo è nuvoloso, così non soffriamo pene indicibili per il caldo visitando il Partendone e le Cariatidi.
Sento il primo gracchiare del walkie talkie: anche Flò e Michele sono arrivati ad Atene, ci incontriamo e passiamo la serata nella Plaka, mangiando il primo pita gyros (al piatto) della stagione e aggirandoci tra i tanti negozietti ( alla ricerca di uno di perline, fantastico, che Flò conosceva ma che non siamo mai riusciti a trovare…A che ci servivano poi le perline? Boh!).
A nanna in alberghi separati (ovvio, no?) e sveglia alle 4.30. Partenza dal Pireo per MILOS! Arriviamo a destinazione nel primo pomeriggio e lo spettacolo che ci appare è fantastico: un enorme golfo circolare (un’antica caldera), disseminato di casette bianche, raggruppate qua e là.
Dalla nave riusciamo a scorgere quei piccoli centri di pescatori, detti syrmata, che punteggiano la costa: gruppetti di case direttamente sull’acqua, con i relativi ricoveri per le barche e dalle imposte di vari colori…Veramente caratteristici! Approdiamo ad ADAMAS e qui troviamo subito la proprietaria dello studio che abbiamo affittato dall’Italia, che ci accompagna a casa precedendoci con la sua auto. Meno male! E chi l’avrebbe trovata? Ci dirigiamo verso Sarakiniko; l’ultimo tratto è sterrato e Gianni ed io iniziamo a scambiarci occhiate perplesse…Dove siamo finiti? Ma alla fine ne valeva la pena! Una casa fantastica, isolatissima, ben curata sia all’interno che all’esterno e con una vista mare spettacolare.
La padrona di casa, Atena, ci spiega che la mattina basterà chiamarla e lei ci porterà la colazione sulla nostra verandina; ogni giorno qualcosa di diverso: dolci fatti in casa, pizze al formaggio, frutta…Bene, bene! Ci sistemiamo e raggiungiamo Flò e Michele, che nel frattempo hanno trovato casa ad Adamas: è una bella stanza spaziosa, ma a stento riescono a farci entrare tutti i loro bagagli; meno male che hanno anche un grande terrazzo, su cui passeremo molte serate, preparandoci cocktails dopo cena.
Prima passeggiata nel paesino: bel lungomare, con tante barche che effettuano gite di 1 giorno alle spiagge più remote di Milos. Evitate quelle che fanno il giro dell’intera isola (ci si stanca parecchio e si vede poco) e quelle troppo grandi (le abbiamo viste all’opera e vi assicuro che non avevano niente da invidiare alle barche stracariche di clandestini, stipati in 100 uno appiccicato all’altro). Noi avevamo adocchiato una barca a vela che si poteva noleggiare con marinaio per gite private (ovviamente costava un bel po’, ma sicuramente non era affatto paragonabile alle altre escursioni), ma non siamo riusciti a contattare mai il responsabile.
La mattina dopo facciamo il primo bagno a SARAKINIKO, poco distante da casa nostra (è l’unica casa che si vede dalla spiaggia). La costa è a dir poco fantastica: alta, bianchissima, con rocce levigatissime che creano particolari formazioni; un colpo d’occhio veramente eccezionale e atipico. Purtroppo la bellezza del luogo è rovinata dal numero di bagnanti, che diventa veramente altissimo verso l’ora di pranzo.
Per Flò e Michele è il primo giorno di mare in assoluto, per cui, nonostante creme protezione 15/20, il bianco accecante delle rocce fa le prime vittime: oltre ad un colorito rosso peperone, per Michele è in arrivo anche una bella ustione sui piedi! Poverino, passerà i due-tre giorni successivi a scansare ogni raggio di sole e a spalmarsi dopo-sole in quantità esagerate! Comunque, camminare su quella costa è un’esperienza veramente particolare: sembra un paesaggio da deserto roccioso, con guglie e pinnacoli, ma completamente “bianco”! Visto il caldo torrido e la pelle che inizia a sfrigolare, resistiamo solo fino alle 14, dopodiché decidiamo di farci un buon pita gyros nel paese di Adamas (buoni quelli del negozietto vicino alla fermata dell’autobus, all’inizio del lungomare) e andarcene un po’ a riposare.
Alla fine è stato questo il ritmo che abbiamo tenuto per tutta la vacanza: sveglia tra le 8 e le 9, mattinata al mare (con arrivo in spiaggia ad orari in cui non c’erano ancora le orde di turisti e si riusciva ad apprezzare la bellezza reale dei luoghi), pranzetto leggero, riposino, doccia e di nuovo fuori, alla scoperta di paesini dell’interno, dei syrmata più remoti o di una spiaggia carina per l’indomani mattina. Lo so che c’è chi si rilassa al mare tutto il giorno e non concepisce l’idea di tornare a casa nel primo pomeriggio, ma noi invece ci rilassiamo così! Preferiamo dedicare solo una parte della giornata rosolandoci come lucertole e con bagnetti ristoratori, per poi trascorrere l’altra parte della giornata esplorando posti nuovi, muovendoci in giro alla ricerca di località caratteristiche o semplicemente sorseggiando un nescafè frappè, freschi e riposati, seduti ad un tavolino godendoci il tramonto.
Tra le spiagge viste, oltre Sarakiniko, meritano senz’altro quelle di Paleohori e di Agia Kiriaki, che si trovano entrambe a sud ( venendo da Adamas si prende il bivio per Zafiria).
La spiaggia di PALEOHORI è molto lunga, bella soprattutto nell’ultima parte, quella più distante dai lidi (in realtà non sono veri e propri lidi così come li concepiamo in Italia, ma solo un paio di file di ombrelloni e sdraio, dal costo abbastanza irrisorio; se si vuole, c’è anche la possibilità di piantare il proprio ombrellone fra quelli del lido senza che nessuno fiati… insomma niente di paragonabile ai nostri, affollati, costosi e off-limit).
Nella parte finale la spiaggia è poco frequentata e ci si può distendere negli anfratti sabbiosi che si formano tra le rocce; la spiaggia è costituita da ciottolini colorati che derivano dalle pareti rocciose retrostanti, dai colori fantastici (verde, giallo, rosso); si tratta di colorazioni create dal ferro e dallo zolfo delle manifestazioni vulcaniche, qui ben presenti sotto forma di fumarole (carine quelle sott’acqua: file di bollicine che si innalzano dal fondo marino sabbioso).
Noi avevamo preso l’abitudine di passare ore intere in uno di questi lembi ciottolosi tra le rocce, monopolizzandolo interamente.
Immancabile la taverna alle spalle della spiaggia, dove mangiucchiare un piatto di tzatziki e un’insalata greca.
La spiaggia di AGIA KIRIAKI è invece formata da sassolini esclusivamente bianchi; questo crea un bellissimo effetto soprattutto nei giorni di mare piatto, perché l’acqua assume un colore azzurro chiarissimo e col fondo bianco sembra ancora più limpida e trasparente.
Meno bella e più affollata è, invece, la spiaggia di PROVATAS, col fondo sabbioso ricco di alghe; nei giorni di mare mosso diventa più gradevole, sia perché le alghe vengono un po’ rimosse, sia per il minor numero di bagnanti che la occupano.
Poco distante, in alto, c’è una taverna che vi consiglio: “Tarantela”. E’ un posto carino, con vista sulla baia, si mangia molto bene (con porzioni abbondanti) e il proprietario è un ragazzo molto gentile che parla un italiano quasi perfetto.
Altri posti visitati sono la spiaggia di TSIGRADO e quella di PAPAFRAGAS.
Della prima avevamo letto su Internet e, bene o male, avevamo idea che sarebbe stato un po’ difficile raggiungerla; parcheggiata la macchina, a me e a Flò è venuto lo sconforto: la spiaggia si trovava in basso, si certo bellissima, fantastica, ma raggiungibile lungo un sentierino scavato nelle pareti rocciose, stretto e tortuoso, che terminava con un piccolo salto su una duna di sabbia finissima (quasi borotalco)…Non eravamo ancora scese e già pensavamo alla risalita! “Oddio, non ce la faremo mai!”…Non siamo per niente atletiche e questo ci demoralizza prima di qualsiasi tentativo! In più, quando andiamo in spiaggia ci carichiamo all’inverosimile, quasi un trasloco (Michele non riusciva a separarsi dalla sua spiaggina arancione neanche in questi casi)! Comunque, in un modo o nell’altro siamo riusciti a scendere e ci siamo goduti un’acqua meravigliosa, ricca di pesci che ci nuotavano accanto e una serie di anfratti e grotte da esplorare con maschera e pinne. Vista la conformazione (chiusa tra alte pareti rocciose), su questa spiaggia non arriva neanche un alito di vento, si soffoca e, dato anche il fatto che risentivamo ancora delle ustioni dei primi giorni, verso le 13 siamo letteralmente scappati.
Beh, scappati… c’era pur sempre da fare la risalita! A parte la difficoltà rappresentata dalla duna (si affonda facilmente, visto anche il nostro carico di bagagli), c’era da superare il salto di cui prima, in senso contrario… e chi sale? E’ più alto di me! Aiuto, rimango qui! Non so come, riescono a issarmi su, ma ben presto ci blocchiamo nella fenditura rocciosa: Flò, che si era caricata di zaini, rimane incastrata e non riesce ad andare né avanti né indietro; Gianni decide di oltrepassare un tratto in diagonale e…Rimane “incassato” nella roccia, peggio di un fossile.
La costa nella zona di PAPAFRAGAS è molto particolare: uno stretto braccio di mare si spinge fino all’interno dell’alta costa creando un corridoio d’acqua, verde intenso, separato dal mare aperto solo da un “ponte” di roccia. Il paesaggio è veramente bello ma andrebbe visto in primavera o in autunno, perché d’estate diventa tutto un’altra cosa: i bagnanti lasciano lì i loro rifiuti e, data la conformazione della costa che rende difficile scendere con attrezzi per rimuoverli, restano esposti al sole per vario tempo, emanando un odore che poco ha a che fare con la salsedine… In più, la densità di persone per cm2 è altissima, tanto che non siamo riusciti a fare neanche una foto senza far entrare qualcun altro nell’inquadratura; infine, fate attenzione nello scendere, perché il passaggio è molto stretto e soprattutto scivoloso (evitate, quindi, ciabattine e infradito e seguite sempre la fune corrimano). La spiaggia di AGIOS KONSTANTINOS è abbastanza deludente, tappezzata di alghe sul bagnasciuga; molto meglio trascorrere una giornata sugli scogli di MANDRAKIA: superato il piccolo syrmata di case di pescatori, sulla sinistra c’è una bella zona con scogli, liscissimi e puliti su cui stendersi tranquillamente, quasi al limite con l’altro syrmata di Firopotamos. La zona è praticamente deserta e si possono fare bellissime nuotate in un mare cristallino e ricco di pesciolini e ricci (per cui munitevi di scarpette di gomma per entrare in acqua).
Trovare spiagge deserte a Milos è praticamente impossibile, anche nelle calette difficilmente raggiungibili, dopo km di strade sterrate; se proprio non gradite l’assalto dei turisti (molti gli italiani) che arrivano come cavallette ad invadere ogni lembo sabbioso verso l’ora di pranzo, non vi rimane che recarvi in spiaggia abbastanza presto come facevamo noi, per godervi il mare un paio d’ore in perfetto stile “naufrago”.
Qualche volta abbiamo noleggiato uno scooter per recarci nella zona ovest dell’isola, quella più selvaggia e poco servita da una vera rete stradale. Eppure anche lì, dopo stradine sterrate con curve e tornanti, piccolissime e senza segnaletica, sperdute nel “nulla” di una natura brulla e selvaggia… anche lì verso l’ora di pranzo arrivavano decine di auto, guidate da temerari pronti a rovinare ammortizzatori e freni per raggiungere spiaggette “tranquille”.
Così è stato ad AMMOUDARAKI e a TRIADES, posto fantastico, costituito da varie calette tra promontori rocciosi dalla morfologia aspra, con archi naturali e piccole grotte; fino a mezzogiorno – l’una è praticamente deserta ed è un vero paradiso.
Noleggiare uno scooter è molto semplice, soprattutto nel centro di Adamas, dove i “rent a car” si sprecano; noi però l’abbiamo preso a Tripiti, caratteristico paesino in collina, poco prima di Plaka; si risparmia un po’ e siamo riusciti a trovare un buon 125 cc anche nel periodo più affollato di agosto, con maggiore richiesta.
Se vi avventurate nella parte ovest dell’isola tenete presente che è veramente selvaggia, per cui non troverete alcun distributore di benzina, né punti di ristoro; munitevi quindi soprattutto di acqua e ricordate che alcune stradine segnate sulle cartine come strade secondarie o sterrate, in realtà molte volte non sono altro che sentieri, molto accidentati, difficili anche da percorrere con il motorino e, a volte, con dirupi ai lati (in alcuni casi sono dovuta scendere e ho proseguito a piedi!). Nei nostri giri abbiamo ammirato paesaggi veramente particolari: affioramenti di rocce stratificate che creavano conformazioni del terreno con pendenze notevoli, pareti dai colori accesi e tanti scorci di mare azzurro tra un sentiero e l’altro. La vegetazione, invece, è rada, bassa, costituita solo da arbusti; qua e là abbiamo trovato capre arrampicate sui posti più impervi, immobili come vedette sugli strati rocciosi più alti… insomma un paesaggio quasi di montagna! Incapaci di separarci, in questi nostri giri Michele e Flò ci seguivano con la loro auto, temerari fin dove potevano arrivare, ovviamente! Abbiamo cercato di raggiungere la spiaggetta di GERONTAS, nella zona sud, vicino Xylokeratia (di cui avevamo letto nei vari racconti di viaggio, come di una caletta piccola ma molto particolare, adiacente ad un arco roccioso naturale); Flò e Michele si sono spinti fino ad un certo punto (l’ingresso di una cava, da dove sapevamo si poteva accedere alla spiaggia); Gianni ed io abbiamo proseguito per un piccolo sentiero con lo scooter e poi, nell’ultimo tratto, a piedi ma …Della spiaggia neanche l’ombra! Eh si, da un anno all’altro la situazione delle correnti e dei sedimenti può variare e,quindi, quest’anno non si è formato neanche un piccolo lembo sabbioso intorno all’arco. Peccato, tanta strada per nulla! Tenetelo presente quando leggerete qualche descrizione nei racconti: la larghezza delle spiagge (o addirittura la loro presenza) può variare sensibilmente da un anno all’altro o in periodi diversi dell’anno! Per quanto riguarda i paesini da visitare, sicuramente al primo posto vi è PLAKA, il più antico insediamento di Milos: tante casette adagiate sul fianco di una collina, a dominare il grande golfo di ingresso all’isola. Si tratta di un paesino tipico delle Cicladi, tutto sui toni del bianco e dell’azzurro, con vicoletti e piccole piazze che, però, ha perso un po’ di fascino a causa del turismo (numerosi sono i ristoranti con menu turistico che invadono le stradine con tavoli, sedie e un gran vociare). Nonostante questo sono ancora tanti gli scorci pittoreschi e noi siamo riusciti a fare delle foto veramente “da cartolina”, soprattutto al tramonto; beh, veramente le hanno fatte Gianni e Michele, per ammazzare il tempo mentre Flò ed io girovagavamo da un negozietto all’altro 😉 Un pomeriggio abbiamo proseguito la nostra visita del paese fino al “Kastro”, ossia fino alla cima della collina; si sale attraverso stradine dipinte di azzurro, tra casette ben curate e adorne di fiori e si giunge ad una chiesetta (di solito chiusa) e ad un belvedere che lascia senza fiato: si riesce a vedere quasi tutta l’isola, come sorvolandola, e si ha la visuale dell’intero golfo e delle isolette vicine. Naturalmente abbiamo scattato un centinaio di foto con vari effetti di luce al tramonto e con le tipiche sagome delle chiesette con le cupole bianche stagliate sul mare, che si trovano in ogni immagine delle Cicladi che si rispetti.
Senza particolari note è, invece, il paese di TRIPITI, se non per un paio di soste gastronomiche che ancora ricordiamo: un enorme stinco di maiale (pork in pot), mangiato in una taverna sulla strada vicino alla chiesa principale, e una goduriosa frittura di pesce, su cui ci siamo fiondati dopo un’estenuante giornata di mare, preparata nella taverna che si trova nella piazzetta quasi all’ingresso del paese, vicino alla fermata dei pullman. Ve li consiglio vivamente! Così come vi sconsiglio di ordinare le cozze: in Grecia, non si sa perché, sono gigantesche e con le valve verdognole e il loro sapore non è un granchè… Un altro posto in cui abbiamo mangiato e ci siamo trovati benissimo è una taverna proprio all’ingresso del paese di Pollonia, dal nostro amico Bob; beh, in realtà non si chiama così, ma Flò ha sostenuto fin dal primo momento che era identico a Robert De Niro, per cui abbiamo finito per chiamarlo con questo nome. A parte per l’ammirazione di mia sorella, siamo tornati lì varie volte perché il cibo è molto vario e di ottima qualità; vi consiglio le abbondanti porzioni di “lamb chop”, le polpette di pomodori o quelle di zucchine, la variegata insalata di mare e la salsa “fava”, che a dispetto del nome non è una purea di fave, bensì di ceci, ottima spalmata sul pane.
Carino è anche il paesino di POLLONIA, con un lungomare pieno di caratteristiche ouzerie, molto tranquillo e a dimensione di un turismo che ricerca scorci di una Grecia ancora genuina. Qua e là abbiamo trovato polpi appesi ad essiccare e tavolini a pochi cm dal mare, cui sedersi per gustare i “mezedes” (stuzzichini di vario tipo) prima di cena.
Altri posti da visitare sono i syrmata di cui ho parlato prima: degni di nota sono quelli di FIROPOTAMOS (con una splendida chiesetta dai vetri colorati sulla cupola), quello di FOURKOVOUNI, piccolissimo ma incantevole al tramonto (vista la vicinanza fate un salto alla spiaggia di Plathiena, che è molto invitante nelle ore pomeridiane) e quello di KLIMA; in quest’ultimo ci siamo soffermati a lungo, incantati dai colori vivaci delle imposte delle case e dal giallo acceso di cui si colorava al tramonto la parete di roccia retrostante. Il pomeriggio si è concluso seduti su una panchina, tutti e quattro inebetiti per una mezz’oretta buona, guardando una partita di pallavolo tra bambini che giocavano a pochi passi dalla porta di casa, praticamente in riva al mare.
A Milos dovrete fare i conti spesso con il vento, in alcuni giorni veramente forte; poiché non si tratta sempre di meltemi (che soffia da nord o nord-ovest), ma anche del vento con verso opposto, vi conviene scegliere la spiaggia in cui recarvi in funzione di questo; la nostra padrona di casa ci consigliava le spiagge del sud (Paleohori, Agia Kiriaki,Firiplaka) se spirava il meltemi e quelle di Sarakiniko, Papafragas o Mandrakia in caso di vento contrario, ossia da sud.
In una di queste giornate particolarmente difficili da trascorrere in spiaggia (la sabbia si alza e ve la ritrovate ovunque, pure in bocca) abbiamo optato per un giro a carattere archeologico-naturalistico: abbiamo visitato il Museo minerario ad Adamas che, oltre ad avere una discreta collezione di minerali e rocce, ricostruisce storia e ambientazioni dell’attività estrattiva sull’isola, fiorente da moltissimo tempo e che ha dato occupazione a gran parte della popolazione. Anche nel museo non ci siamo fatti mancare scene di pura ilarità, che ricorderò come uno dei momenti più ridicoli di tutta la vacanza (difficile da raccontare così..); poi siamo andati alle Catacombe (si trovano vicino Plaka) e all’antico teatro, che domina il mare da una collina e che si trova nei pressi del sito in cui è stata rinvenuta la celebre statua della Venere (di Milo, appunto). Nei suoi soliti giri di ispezione Gianni ha trovato anche altre catacombe (o che, almeno, sembravano tali), il cui ingresso era seminascosto da cespugli e che nessuno considerava, passandovi ignaro davanti; lui è convinto di aver fatto una scoperta sensazionale e noi lo abbiamo assecondato, scattandogli qualche fotografia che lo immortalava sul luogo della sua scoperta! Altre esperienze da raccontare e consigliare? Sicuramente quella della notte stellata a Sarakiniko: nella notte di S.Lorenzo ci siamo sistemati sulla spiaggia rocciosa che ho descritto all’inizio, in uno dei tanti anfratti tra le formazioni rocciose bianche; siamo arrivati lì carichi di bagagli (anche in quella occasione, oddio!), tra cui teli, borse frigo, sacchi a pelo, giubbotti, l’immancabile spiaggina arancione, un pita gyros a testa, birre a volontà, una lampada a gas (comprata per l’occasione) e tutto l’occorrente per la vodka bum…Insomma un bell’armamentario che ci è servito a trascorrere una nottata fantastica, ricca di stelle e risate. Dimenticheremo difficilmente la sbronza colossale di Flò e quel posto da favola, che in notturno diventa quasi misterioso e irreale.
Un giorno abbiamo deciso di fare un’escursione in barca alle spiagge a sud; volendo evitare di imbarcarci da Adamas e fare tutto il giro dell’isola, ci siamo recati a KIPOS, una località poco dopo la spiaggia di Provatas; ci sono diversi vantaggi a partire da qui: innanzitutto, essendo poco conosciuto, l’affluenza dei gitanti non è altissima; pertanto, si parte su barche più piccole, che riescono ad avvicinarsi maggiormente alla costa (il che è piuttosto importante, visto che la zona a sud è tutta costituita da scogli e grotte, nelle quali, in questo modo, si riesce quasi ad entrare). In più, essendo abbastanza vicini alla meta (ossia la zona di Kleftiko), le escursioni che partono da Kipos, pur durando solo una mezza giornata, permettono di trascorrervi più tempo (un paio d’ore circa nella baia di Kleftiko). I biglietti si fanno in una taverna sul mare, i cui proprietari organizzano anche le escursioni (non potete sbagliare: la strada per Kipos scende fino a mare portando a quest’unica taverna); noi li abbiamo fatti la sera prima, approfittando del fatto che eravamo andati a cenare lì. La mattina dopo ci siamo imbarcati ed è iniziata una bella escursione lungo la costa, qui alta e fratturata, che offre molti scorci pittoreschi, tra faraglioni, grotte e archi. Qua e là sulle pareti bianche si notavano vari cormorani, indisturbati in un paesaggio che è assolutamente selvaggio, senza alcun edificio e in cui l’unico segno della presenza umana è costituito dalle numerose cave, presenti direttamente sulla costa.
Una prima sosta viene effettuata a Gerontas, dove è possibile fare un veloce bagno; Michele lo ricorda ancora: per l’incredibile acqua azzurra? Per il fantastico arco di Gerontas? Nooo! Per un pazzesco tuffo che ancora oggi gli crea problemi alla schiena! Infine si arriva a KLEFTIKO, dove abbiamo fatto il bagno tra faraglioni bianchissimi e in un mare dal colore incredibile: un azzurro così intenso e trasparente da sembrare una piscina piastrellata. Le foto che abbiamo fatto sono talmente splendide che sembrano ritoccate al computer! Ancora un ricordo: la sera di ferragosto a ZEFIRIA; organizzano una festa nel piazzale antistante la chiesa, con tanti tavoli e un enorme barbecue di souvlaki. La ricordiamo ancora come una serata allucinante: prima di cena mandano la messa con i megafoni, una messa cantata che dura due ore e mezza! Poi suonano le campane per 35 minuti esatti!! Trovandocele sulla testa potete ben immaginare i nostri timpani…Infine, accorrono a questa festa tutti gli abitanti dell’isola (e si, perché è una festa prettamente per i greci e non per i turisti) e per uscire dal paese bisogna farsi una fila nel traffico che nulla ha da invidiare a quelle di Napoli nelle giornate di pioggia… Cos’altro mi rimane di questo viaggio? Tantissime altre immagini: l’arrivo dei pescatori dopo una nottata di pesca, le chiesette isolate, i bagni di notte, le caipiroske con la vodka blu, la panna cotta di Michele, l’alieno di Gianni, le lacrime di Flò al ritorno… Eh si, il ritorno… ripassiamo per Atene, assistiamo al famoso cambio della guardia davanti al monumento al Milite Ignoto e poi ci imbarchiamo per l’Italia… su navi separate, ovviamente!