Cicladi fuori dal coro
ANDROS DI ACQUA E DI PIETRA
ANDROS, perché? Per la voglia di scoprire un’isola che tanto un’isola non pare: vicina alla terraferma, ha più i connotati di zona montuosa, ricca di acqua, boschi, sentieri e pietra, che affonda i piedi in un mare cobalto. Poco cicladica, se per cicladica si intende l’isola brulla, spruzzata di paesini bianchi e cupole blu. Molto vera e intensa, poco piegata al turismo.
Indice dei contenuti
25/7
Arriviamo al porto di Gavrio in 2 ore da Rafina (Atene) nella luce bassa del tramonto. Un tramonto i cui colori sono coperti dal promontorio che chiude la baia di Gavrio. Andros è cruda e senza fronzoli. Si presenta così all’arrivo e così si confermerà piano piano, pur facendosi amare. Ostica come questo vento che ci ha accolto e ci accompagna, incurante dei turisti e delle loro misere, ridicole esigenze. Passiamo la notte al Galaxy hotel, proprio di fronte allo sbarco, nel quale avevamo prenotato non essendo certi di riuscire ad arrivare ad un orario accettabile per ritirare lo scooter e spostarci subito a Batsì. Trovo molto originale l’urna cineraria con foto dell’antenato alla reception.
26/7
Ritiriamo il nostro 125 da Mamais Rent aCar (mamaismoto@gmail.com, ha anche una pagina FB). Carichiamo alla meno peggio gli zaini e partiamo per Batsì. I 6-7 km che separano le cittadine sono coperti da una bella strada che costeggia il mare. Un mare abbastanza riparato dal vento, turchino e trasparente. A Batsì abbiamo prenotato agli Elpida Studios. Assolutamente da consigliare: posizione appena in alto entrando in paese da nord guardando il mare (si scende e sale a piedi), camere ampie con bel balconcino e ragazze gentili alla reception. Arriviamo pero’ troppo presto e la camera non è pronta, così iniziamo con una passeggiata nel piccolo paese di Batsì, fino a salire alla chiesa che domina il panorama , attraverso ombrose scale in pietra . Batsì rivela una connotazione più a misura di turista, ma comunque piacevole e rilassante.
Nel pomeriggio, davvero sfidando le folate di vento, arriviamo ad Andros Chora (una quarantina di km da Batsì). Il Faro Tourlitis (simbolo di Andros in tutte le foto), la chiesetta e il castro Veneziano sul promontorio, tra gli schiaffi violenti del mare, sono stati uno spettacolo superbo e indimenticabile. La bonaccia non avrebbe dato tante emozioni. Grazie, Eolo! La cittadina, riparata dal vento, è un porto tranquillo e raffinato. A nord e a sud (prendendo come punto di riferimento la famosa statua del marinaio di fronte al Castro sul mare), ci sono due lunghe spiagge, rese oggi impraticabili per via del vento. Quella a sud mi sembra in ogni caso migliore.
Lungo la strada del ritorno, poco dopo il paese di Mesarià, non possiamo fare a meno di farci tentare dalla strada che porta alle grotte di Foros. Alla grotta di Aladinou lasciamo la moto sul ciglio della strada e proseguiamo a piedi. Il sentiero in pietra porta all’ingresso delle grotte in una decina di minuti, ma non possiamo entrare per la mancanza di abiti adeguati: la temperatura all’interno, come ci indica un cartello, è troppo bassa. Torniamo infine alla base: qualche minuto di meditazione sulla nostra panchina preferita, di fronte agli studios , infine ottima cena alla Taverna Stamatis, taverna storica, ben indicata all’interno del paese alla fine di una scalinata.
27/7
Ancora vento da nord. La corsa delle nuvole lo rende evidente. Decidiamo per la spiaggia di Fellos, sperando nella buona sorte. La spiaggia si trova 4 km a nord del paese di Gavrio e vi si arriva con una buona strada asfaltata. E’ una spiaggia a mezzaluna orlata di tamerici e riparata, ma il vento è ancora forte e alza la sabbia dal basso. Purtroppo, visto anche l’orario mattutino, fa persino freddo e non possiamo godere appieno della bellezza di questo luogo. Decidiamo di tornare verso Batsì e scendiamo alla spiaggia di Aghios Petros, poco prima di Kipri, al lato sud, a ridosso del promontorio che la divide da Chrysi Ammos bay. Una spiaggia splendida, in parte attrezzata e con mare calmo effetto-piscina. Risaliamo sulla moto, superiamo il promontorio dalla statale e scendiamo a Chrysi Ammos. Anche qui effetto-piscina. La bellezza di queste spiagge tra Gavrio e Batsi è arricchita anche dall’assoluta assenza di complicazioni e sterrati: basta parcheggiare sulla strada e scendere in acqua.
Nel pomeriggio basta mare. Inseguiti dalle nuvole, dal vento e dal freddo, partiamo verso l’interno: Katakolos, Remata, Vourkoti, Apikia. Il panorama è decisamente montano. Salendo verso Apikia, si ha una vista bellissima prima della spiaggia di Akla e di Andros Chora poi. Akla dicono sia la spiaggia più bella di Andros, ma la strada per arrivarci dovrebbe essere terribile. L’alternativa sarebbe farla a piedi. Ma ci domandiamo se ne valga la pena: ci sembra che le spiagge di Andros siano tutte più o meno simili e belle. Decideremo in seguito, anche perché con questo vento c’è anche il rischio di sfacchinare per arrivare ad una tale spiaggia e poi non potersela nemmeno godere. Andros è ricchissima di acqua e ad Apikia ci sono le sorgenti e la sede industriale dell’acqua minerale Sariza. Ecco di nuovo l’occasione per un breve trekking tra i boschi, fino ad una piccola cascata. Questa zona è frequentata moltissimo dai camminatori, che vi fanno base intere settimane per itinerari giornalieri di cammino. Al ritorno, dopo un giro alla bella spiaggetta privata Kolona, proprio sotto I nostri Elpida Apt, cena alla Taverna Kantouni, all’inizio del lungomare di Batsì. Non eccellente, ma con gentili e simpatici ragazzi alla gestione.
28/7
Sempre combattendo contro le folate, oggi sarà la giornata della famosa spiaggia Pidima Tis Grias: Il Salto della Vecchia, così chiamata per il faraglione che si dice una vecchia pietrificata nel momento del suicidio, conseguente al rimorso per aver aiutato i turchi invasori. Dal paese di Khortio vi sono le indicazioni. Dopo circa 1 km di sterrato, si parcheggia. L’ingresso della scalinata che porta alla spiaggia è facile che sfugga, ma se sbagliando si prosegue, la strada finisce e occorre tornare indietro. Le scale sono in pietra, più o meno sconnesse, e hanno il corrimano nel punto che si affaccia sul mare. La spiaggia è molto coreografica, piccola e riparata dalle rocce, ma il vento anche qui non ci dà tregua.
Dopo la risalita dalla spiaggia sotto il sole, mi viene una delle mie idee malsane: arrivare alla spiaggia di Kremmides, che sulla cartina mi sembra solitaria e difficoltosa, oltre che mai recensita. Un bel mix… Dal paese di Aidona, a sud di Khortio, si sale per il monastero di Kremmides (abbiamo dovuto chiedere più volte). Dopo la chiesetta del profeta Elia, lo sterrato si fa difficile per il nostro scooter, per cui preferiamo parcheggiare il mezzo a fianco della chiesa e proseguire a piedi. Lo sterrato carrozzabile sarebbe troppo lungo e assolato da fare camminando, perciò cerchiamo il sentiero pedonale che la cartina mi indica. Non è pero’ segnalato, per cui prendiamo a caso un sentiero in salita tra i monti, ma anche questo è molto faticoso e non abbiamo certezza di arrivare a destinazione. Per fortuna c’è ombra e la solita fonte di acqua fresca e potabile. Immagino si debba “scollinare” e poi iniziare a scendere, ma la salita non finisce mai… Così ci accontentiamo della passeggiata/trekking quotidiano e degli scorci panoramici lungo il percorso.
Stasera, continuando a salire a piedi un centinaio di metri oltre il nostro studios, arrivando praticamente sulla statale per Gavrio, ceneremo alla taverna Pharos. Ottimo pesce, vista favolosa e gestori molto socievoli. Non preoccupatevi per l’attesa: siamo in Grecia!
29/7
Anche oggi vento avverso e freddo. Tentiamo la spiaggia di Pisolimionas, 3 km di sterrato a destra, poco prima di arrivare alla spiaggia di Fellos. Le due spiagge sono molto simili, ma la seconda è meno frequentata, non servita, ma anche senza alberi per ripararsi.
Da Pisolimionas, decidiamo di spostarci a nord per la rinomata Zorkos Bay, che continuiamo a rimandare per via del vento. Ma ormai dobbiamo rassegnarci… L’ultimo tratto è uno sterrato fattibile di 3 km, che termina in un parcheggio a ridosso della spiaggia. Il mare qui è davvero arrabbiato, ed è anche pericoloso fare il bagno, perchè si va subito a picco e la corrente trascina . Ma il rumore dei sassolini colorati che rotolano trascinati dalla risacca, è una musica ipnotica.
Nel pomeriggio, dopo una doverosa sosta di ritorno a Batsì, si riparte per un’altra spiaggia a nord: Atheni. La strada da Kato Katakilos fino alla spiaggia, ci regala un incantevole paesaggio bucolico. Si devono superare 2 km di sterrato non difficile, poi si parcheggia su un promontorio dove c’è una piccola chiesa. Questo separa la grande spiaggia di Atheni da una piccola baia riparata alla quale scendiamo. Nella baia di Atheni non c’è nessuno: impraticabile per il vento, ma si vedono anche a pelo d’acqua fastidiosi massi di scivoloso granito. La baietta ha invece acqua calma e calda, ma non è nulla di che.
Per cena, abbiamo voglia come al solito di cambiare e vogliamo provare una taverna assai rustica, notata dietro il paese di Gavrio, nei pressi del campeggio, mentre ci dirigevamo verso Fellos e poi Pisolimionas. Non saprei dirne il nome. Ci accolgono due soggetti originali: la signora che mi porta in cucina a scegliere quello che vogliamo mangiare, e il marito che si occupa della brace. Solo che la signora, anche dopo la scelta, continua a chiamarmi e a farmi ripetere quello che voglio, mentre il marito, specie di Vulcano-fuochista, non fa che imprecare, bruciare spiedini e buttarli. Nonostante le premesse e la lunga attesa, mangeremo davvero benissimo, come se fossimo in una casa anziché in un ristorante.
30/7
Stamattina tentiamo una spiaggia a sud-ovest, Halkolimionas, che non troviamo di nostro gusto: bella dall’alto, ma molto meno attraente da vicino. Delusi, proseguiamo ancora a sud, con l’intento di visitare il sito di Zagora: l’antico insediamento del Periodo Geometrico (IX-VIII sec, a.C.) di cui rimane davvero poco, ma, come al solito, in una posizione alta e privilegiata sul mare. Il sentiero inizia da una chiesina all’angolo della strada. Bisogna ogni tanto aprire e chiudere I rudimentali cancelletti in ferro, che servono a non fare disperdere le greggi. Il sentiero è assolato, e il forte vento ci aiuta a sopportare la calura. Lungo la strada, gli antichi ricoveri per animali e pastori. Il Sito, nonostante l’importanza storica, è abbandonato a se stesso. Sono evidenti I resti delle abitazioni; si immaginano le mura (era un villaggio fortificato) e viene da chiedersi con quali mezzi questi uomini siano riusciti a costruire su questa rocca impervia e scoscesa, dove pero’ di certo c’era acqua, la prima esigenza per fondare una città. Verso le 13, completamente storditi dalla fatica, dal sole e dal vento, ci concediamo un bagno nella nostra zona balneare preferita:tra Batsì e Gavrio, stavolta in zona Kiprì. Nel pomeriggio il marito è molto svogliato, quasi scioperante. Lo convinco con l’inganno a riprendere lo scooter solo per andare all’antica Paleopoli, ad una manciata di km da Batsì. Visto che pero’ anche questo sito è in una posizione assolatissima, ottengo l’ammutinamento. Così optiamo per una tranquilla passeggiata lungo il sentiero ombroso che collega Drasa a Paleopoli. Lo stesso sentiero continua fino ad Andros Chora, che si raggiunge in 5 ore di cammino. E’ così finita la nostra breve permanenza su quest’isola. Un’isola ricca di oltre 300 spiagge, km e km di antichi sentieri in pietra, città arcaiche, musei e grotte. Non ne abbiamo visto che una briciola, ma domani si parte per Tinos.
31/7
Ecco arrivare il nostro traghetto: salutiamo la ruvida e misteriosa Andros
TINOS, L’ISOLA DI EOLO
Perché andare a Tinos?
Per le Colombaie: con le delicate decorazioni in ardesia, sono la caratteristica di Tinos, anche se si trovano anche su altre Cicladi, ma non così numerose e ben conservate. La cura delle colombe è antichissima, ma durante il pacifico dominio veneziano, divenne allevamento sistematico.
Per i Villaggi: forse i più belli, numerosi e caratteristici villaggi cicladici sono su quest’isola. Abitazioni singolari, con archi in ardesia e frontoni con meravigliose decorazioni in marmo.
Per il Marmo: Il villaggio di Pyrgos su tutti declina il marmo in ogni possibile uso. Il Museo del Marmo offre poi una dimostrazione della bellezza e della quantità di varietà e di usi di questa materia prima.
Per i Sentieri: una rete capillare di sentieri ben segnalati consentirebbe la visita, sebbene faticosa, di tutta l’isola praticamente a piedi.
Per la Fede: Tinos è detta “la Lourdes di Grecia”, per il santuario della Panagia Evangelista, che custodisce la sacra icona della Madonna e raduna fedeli sia dalla Grecia che dal resto d’Europa, specie durante la festa ufficiale del 15 agosto. La quantità di chiese sparse sull’isola è un ulteriore conferma della religiosità di questa popolazione.
31/7
Il traghetto della Golden Star, tra sbuffi di fumo, lascia la burbera Andros. Il mare è piuttosto nervoso, ma la grande imbarcazione se la cava benissimo, mostrando una stabilità davvero eccellente. Costeggiamo Andros in tutta la sua lunghezza, fino al braccio di mare che la separa da Tinos, per poi iniziare ad ammirare il profilo di quest’ultima fino al porto. Eccola lì, la Chora, raggiante nel suo biancore, distesa davanti a noi, sormontata dal profilo della Panagia Evangelista, per i devoti anche unico e valido motivo per una gita su quest’isola. Sbarchiamo e il proprietario del Boussetil room è pronto ad attenderci con il suo pulmino. Gli studios sono a poco più di un km dal porto, appena dietro la zona più centrale. Direi piuttosto spartani, ma affacciano su un giardinetto pieno di gatti e di ombra. Problematica sarà la ricerca dello scooter da noleggiare. A Tinos town, sul lungomare, ci sono soltanto due noleggi per scooter: Vidalis (che praticamente monopolizza tutto il bacino) e Jason, più economico, che pero’ non ha mezzi a disposizione. Vidalis ci fa aspettare parecchio per la conferma (25 euro al giorno per un 150) e non accetta prenotazioni. Abbiamo bisogno di prenotare anche per i nostri amici Aldo e Ornella (la mitica Guida Puccy) che arriveranno da lì ad un paio di giorni, ma non c’è nulla da fare. Offro un acconto, ma non lo accettano. Conto sulla buona sorte. Diversamente prenderemo una macchina per tutti e 4 (di quelle non manca la disponibilità). Finalmente in sella al nostro mezzo, vorremmo acquistare qualcosa per la colazione di domani. Sorpresa: tutti i supermercati sono chiusi, visto che è domenica. In realtà è una cosa normale, che pero’ per noi abituati alle aperture straordinarie, specie in agosto e nei luoghi di villeggiatura, suona strano. Per fortuna troviamo un anziano in una botteguccia vicino agli studios, che ci vende dello yogurth favoloso e del miele altrettanto, più altri prodotti molto “casalinghi”. Sono contenta: abbiamo dato un aiuto alla piccola economia a gestione familiare.
Partiamo subito per iniziare l’esplorazione dell’isola. Saliamo in direzione Triandaros: alla nostra destra l’isola di Mykonos sembra così vicina da poterla toccare. Come tutti dicono, il diavolo e l’acqua santa, il sacro e il profano, la quiete e la tempesta, vicine da parere una cosa sola. Poco prima di Triandaros, le prime piccionaie: merletti bianchi di pietra. Il paese è incantevole, e ammetto che ogni villaggio di Tinos sarà sorprendentemente bello: ognuno con una particolarità, ognuno uguale all’altro in bellezza, eppure differente. Dopo questo primo assaggio di Tinos, scendiamo verso le spiagge più vicine alla Chora dal lato est: Agia Kiriaki, Laouti, Agios Sostis. Onestamente i sassi e la sabbia verdognola (caratteristica che ritroveremo spesso), oltre alla temperatura non proprio alta, ci fanno desistere dal primo bagno. Ora urge riempire lo stomaco. Tra i vicoli della Chora non mancano ristoranti di ogni genere: da Vlaxos torneremo più di una volta, per kokoretsi, souvlaki, pite, verdure grigliate, ecc. ecc. La Panagia illuminata è una visione assai suggestiva.
1 agosto
I gattini del giardino diventano sempre più intraprendenti, iniziando a condividere la colazione con noi. Oggi ci dirigeremo verso le spiagge di nord-ovest, passando dall’interno (Tarabadhos) per vedere le piccionaie dalla strada. Dopo Tarabadhos proseguiamo ancora a nord, in direzione spiaggia di isternia, ma il vento inizia a farsi sentire, e lungo la strada alta sul mare si sente decisamente freddo. Prendiamo il bivio e scendiamo con facilità lungo alla spiaggia di Isternia. E’ una baia a mezzaluna con acqua calda e limpidissima, sabbia fine e bollente. Non molto ampia, si riempie facilmente. Dopo un piacevole bagno, tornando verso Tinos Town, dalla strada principale prendiamo il bivio per scendere alle spiagge confinanti di Giannaki e Kalivia. Ancora acqua limpida ma sabbia verdognola mista a sassi. Quasi in tutte le spiagge ho trovato una caratteristica particolare: è quasi come se fossimo su una battigia lacustre, fatta di terra montana più che di fine rena. E’ forse per questa ragione che il mare qui mi rende un po’ timorosa. Tinos è abbastanza piccola da consentire un ritorno spezza-giornata in albergo, tanto per riprendere le forze e godersi uno spuntino in compagnia dei “nostri” gattini, che ci stanno aspettando.
Nel pomeriggio tocca ad un altro bel villaggio: Falathados, che ha la particolarità di trovarsi a ridosso di una zona ricca di massi granitici dalle strane conformazioni. Un sentiero parte dalla fine del paese, e porta fino a Livada bay, costeggiando un ruscello (in parte in secca) e alternando punti assolati a zone ombrose. Quasi quanto Andros, anche Tinos è una Ciclade anomala, ricca di acqua e vegetazione. Non per nulla il suo nome arcaico era Idroussa, cioè ricca di acqua: ci sono ancora vecchi mulini ad acqua in disuso. Non percorriamo per intero il sentiero, ma siamo ugualmente soddisfatti di questa passeggiata in solitaria.
2/8
Oggi è una giornata speciale, perché stasera arriveranno Aldo e Ornella. Il santuario di Kionia, sul mare, è molto vicino a Tinos Town, ma faremo una piccola deviazione a nord, per l’antica Polis. Si accede attraverso un sentiero in pietra, dalla strada principale. Non resta che qualche pietra e parte delle mura, ma la posizione fa immaginare una città di antica bellezza e prosperità. Riscendiamo rapidamente a Kionia ed entriamo nel santuario di Poseidone e Amfitre. Il sito è deserto e si paga una cifra ridicola per l’ingresso. Questo Sito è secondo per importanza solo al Santuario di Asclepio ad Epidauro. Anche Poseidone era infatti venerato come medico e dio guaritore. Trovo sia una visita assolutamente imperdibile per chi si reca a Tinos.
Dopo la storia, attraversiamo rapidamente il paese di Kionia, consistente in un piacevole agglomerato di studios e taverne sul mare, con una deliziosa chiesina all’ingresso, e servitissimo dai bus. Appena superata la spiaggetta cittadina (per lo più di sassi), c’è una leggera salita verso nord. Si parcheggia vicino ad una villa bianca e si scende a piedi per un breve sentiero. La spiaggia che si trova è grande, solitaria e bellissima. Prima di questa, confinante con la spiaggia di Kionia, c’è la Balos bay, anch’essa molto invitante vista dalla strada, ma col difetto di avere massi scivolosi a riva, quindi poco fruibile. La spiaggia che citavo si chiama invece Platia Ammos, ed è di sabbia, sassi colorati, e qualche masso scivoloso solo in alcuni punti.
Nel pomeriggio arriveremo alle poco lontane spiagge di Agios Romanos e Apighani, con una fantozziana avventura fino a Kandani bay. Ad Aghios Romanos si arriva con facilità dalla strada principale, mentre per Apighani bisogna tornare indietro, parcheggiare e percorrere un tratto a piedi lungo un sentiero un po’ faticoso da risalire.
Ma purtroppo ho un’idea che si rivelerà orripilante: dalla strada noto un lampo di azzurro “confinante” (si fa per dire) con la baia di Kandiani. Bisogna “solo” superare a piedi un promontorio. Quando ci allontaniamo dalla spiaggia e iniziamo a salire tra sabbia e sassi, notiamo che veniamo guardati con una certa curiosità. Ci aspetta un percorso interminabile tra sassi, pietre, spine, strapiombi, fino ad arrivare alla tanto agognata spiaggia. Naturalmente io, come sempre quando c’è da fare un percorso difficile, sono in infradito… All’arrivo la spiaggia sembra splendida e solo per noi , ma purtroppo è impraticabile. Lastroni di pietra scivolosa ne impediscono l’accesso in acqua. Ci provo ostinatamente, vista la fatica per arrivarci, ma non rimedio che un paio di rovinose cadute. Non ci rimane che tornare indietro . Temo davvero che mio marito mi butti in acqua da questo sentiero, soprattutto perchè poi, ritornati alla spiaggia di Apigani, occorre fare un altro bel pezzo in salita per tornare sulla strada dove abbiamo parcheggiato.
La serata si conclude, prima di cena, a Kionia, nel punto da cui si può godere di un tramonto strepitoso: la chiesetta all’ingresso del paese. Dopo la cena al centro di Tinos, finalmente incontreremo i nostri amici, arrivati da poco. Domani ci attende la prima giornata insieme.
3/8
Noleggiato il secondo scooter da Vidalis, siamo pronti per partire! Siamo diretti alla spiaggia di Livadia, caratterizzata dalle bizzarre formazioni rocciose che la circondano. Ci perdiamo fra I massi, scavalcando le pietre rosa e nere, infilandoci tra gli anfratti e ascoltando il ruggito del mare. Risaliamo, in sella agli scooter, sulla strada principale e pieghiamo ad est, verso il Faro. Inizia uno sterrato infinito, ma che ci ripaga con una visione di pura e vertiginosa bellezza. Aldo, che è in testa al gruppo, non torna indietro, ma continua ancora nella stessa direzione. Lo sterrato pare non finire mai. Finalmente una spiaggia ristoratrice si intravede all’orizzonte. Dopo un bagnetto, mentre ci stiamo dirigendo agli scooter, sono stupefatta dal fatto che il mare, sebbene calmo fino a quel momento, produca una specie di risucchio con un’onda bassa che in un attimo si “mangia” tutta la spiaggia. E’ un fatto di correnti che in Grecia ho notato spesso, ma mai in questa maniera così plateale. I miei compagni pero’ sono distratti e già sulle moto…
Ora ci vuole una sosta “tecnica” con insalata greca e birra. Anche il ristorante è decorato in ardesia, come una colombaia. Decorazioni o no, questo frugale spuntino con gli amici è quanto di più soddisfacente si possa desiderare.
Oggi in effetti si è camminato poco e bisogna rimediare. Arriviamo al Santuario del Sacro Cuore, proprio sotto l’Exomburgo, la seconda cima più alta dell’isola. Sulla sommità ci sono i resti di un castro medievale veneziano, mentre lungo I fianchi del monte, ci sono resti di più antiche fortificazioni. Io e Ornella decidiamo di intraprendere la salita, sospinte letteralmente dal vento. Sebbene la cima sia alta solo poco più di 600 metri, complice la danza vorticosa delle nuvole, l’ascesa pare verso una specie di mondo fiabesco, o meglio, mitologico. Continuiamo a salire: forse lassù troveremo il Palazzo di Eolo! Dicono che da qui, nelle giornate limpide si riesca a vedere Santorini (!?!). Purtroppo questa giornata è tutt’altro che limpida. Il vento soffia impietoso e il cielo si fa scuro, ma noi siamo felici di essere arrivate fino quassù.
La lunga giornata continua alla scoperta di alcuni dei villaggi più particolari di Tinos. Ci eravamo già accordate per vederli assieme. Le architetture naturali dei massi lungo la strada, ci annunciano che stiamo arrivando al villaggio di Volax. Qui i muri e le porte delle case, sono decorati con versi di poesie. Non mancano gli amati versi di “Ithaca” di Kavafis e della canzone Mikri Patrida. Ogni angolo qui è poesia. Dopo Volax, ci dirigiamo verso Agapi, che sorge sul dorso di una valle ricca di colombaie: un altro paese di raffinata bellezza. Per completare l’intensa giornata, finiamo alla spiaggia di Kolybithres (sud-est) che, onestamente non incontra I miei gusti. Gli altri si fanno il bagno, ma io non ne sento la voglia. Per tornare alla base a Tinos Town, ripassiamo sotto l’Exoburgo, che quasi ci sfotte circondato da un cielo azzurrissimo. Una sosta in albergo, poi al ristorante prenotato da Aldo dopo uno studio approfondito: Mpeee (gli amici vegani non ce ne vorranno) ad Arnados. Pienamente soddisfacente.
4/8
Ci si incontra puntuali dal benzinaio all’uscita del paese, per una visita più spirituale: il Monastero femminile di Kechrovouni, o della Signora degli Angeli. Secondo la tradizione venne fondato da 3 sorelle, dopo un sogno in cui la Madonna le esortava a costruire un monastero proprio in quel punto. Visto che quel luogo era troppo esposto ai venti, provarono inutilmente a costruire più a sud, ma di notte crollava ciò che di giorno era stato innalzato. Le 3 celle, nucleo della costruzione, esistono ancora.
Ripresa la strada per Pyrgos, facciamo una sosta al pittoresco paese di Aetofolià, dove entriamo nel piccolo museo della ceramica, che ha sede in una colombaia. Dopo la visita, alle 11 del mattino, ci viene offerto del raki con ceci salati: ci voleva proprio! Ripartiamo sotto un cielo minaccioso, ma sappiamo bene che la variabilità è la caratteristica di queste isole. Pyrgos infatti è già sotto il sole. Il Museo del Marmo è assolutamente imperdibile: strutturato benissimo, con filmati sull’estrazione del minerale ed esposizione di reperti. C’è addirittura un grande murale con tutti I tipi di marmo proveniente da ogni luogo della Grecia. Poi i meravigliosi frontoni, che ornano ogni casa tradizionale di Tinos, anche la più modesta. Pyrgos è il paese del marmo. Patria dello scultore Halepas, la cui casa non riusciremo a visitare perché ancora chiusa.Marmo dappertutto, lungo I vicoli, nei frontoni delle porte, addirittura una fermata d’autobus completamente in marmo.
Con la promessa di ritornare più tardi, per l’apertura della casa natale di Halepas, prendiamo la via del mare. Arriviamo al Porto di Panormos e ci fermiamo alla Stafidia bay, subito dopo il ruscello con le papere. Ma io e Ornella non siamo ancora paghe: cerchiamo ancora la casa di Eolo. Sulla sinistra della spiaggia c’è uno sterrato che costeggia il mare. Certamente porta ad altre spiagge e magari al promontorio che vediamo giù in fondo… I mariti non hanno bisogno di parlare: leggiamo il diniego negli occhi. Così ci avviamo a piedi, chiacchierando lungo il sentiero assolato. Arriviamo ad una spiaggetta più intima, ma la snobbiamo proseguendo lungo un sentiero immaginario che costeggia il mare . Finalmente, arriviamo alla meta: il vento è sferzante, le onde si abbattono sugli scogli cesellati dalle forze della natura e… eccolo! Abbiamo finalmente trovato Eolo, il nostro tomento e insieme protettore di questo viaggio. La rosa dei venti, scolpita nella roccia, non può mancare. Siamo molto soddisfatte ed elettrizzate, tanto da non rimanerci male quando i due consorti scopriamo non avere alcuna intenzione di riportarci a Pyrgos per visitare la casa dello scultore Halepas. Si erano perfino messi d’accordo per trovare una scusa… che vergogna.
Stasera cena a Dyo Choria, borgo qualche km sopra Tinos, nella taverna Dyo Choria, sempre prenotata da Aldo dopo attenta selezione. La taverna è sulla strada (si salgono un paio di gradini), vicino ad una delle tante fonti-lavatoio Il panorama è impagabile, con le luci di Mykonos che brillano nella notte. Mangeremo benissimo, pagando pochissimo. Le porzioni sono molto abbondanti, con degli strepitosi assaggi di formaggi e salumi dell’isola. Unica accortezza (oltre quella di portare un giubbino per il fresco), è quella di essere molto puntuali: ci si siede precisamente all’orario concordato e si lascia il tavolo per il cliente successivo.
5/8
Oggi lasceremo Tinos e i nostri amici. C’è tempo per un’ultima spiaggia insieme: la colorata Lichnaftia. Passeggiamo sulla battigia di sassi dalle mille sfumature, ma non possiamo fare altro: il vento è forte e il mare freddo e agitato. Nemmeno Mykonos si riesce a vedere per via della foschia.
Qui ci separiamo e io e Luigi ci dirigiamo in albergo per una doccia e I bagagli. Resta il tempo per il pranzo e per una visita alla Panagia. Non sono credente, ma ammetto che le chiese ortodosse riescono a trasmettermi delle emozioni. Assistiamo anche ad un rito di battesimo, molto intenso, col bimbo che viene immerso per intero nel fonte battesimale. In quest’isola tanto ricca di acqua, non può mancare all’interno della Panagia la fonte da cui sgorga l’acqua santa, con una lunga fila per riempire bottiglie, boccettine e addirittura I biberon dei bambini. Dal sagrato della chiesa, vedere salire alcuni fedeli in ginocchio lungo la passatoia che dal porto finisce fin quassù, in segno di ringraziamento o pura devozione, è abbastanza toccante.
Ora siamo sul traghetto che ci riporterà al Pireo. Eccola lì, la bella e raggiante Tinos, con le sue nuvole, il suo biancore e la sua spiritualità, pian piano sparire tra la spuma del mare.