Cicladi: cinque isole in due settimane

Un viaggio itinerante alla scoperta di posti spettacolari
Scritto da: Costanza Russo
cicladi: cinque isole in due settimane
Partenza il: 30/06/2017
Ritorno il: 14/07/2017
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Cinque isole in due settimane, a inizio luglio. Da pazzi, direte voi! E il relax vacanziero? E le dormite fino alla noia? E il bagaglio? E lo stress degli spostamenti?

Mi spiace deludervi ma, adesso che sono alla fine di questi 14 giorni, posso dirvi che è stata una delle vacanze più belle fatte finora (e di viaggi, ne ho pianificati e fatti tanti!).

L’entusiasmo di vedere sempre cose nuove e la curiosità di esplorare luoghi sconosciuti, ci hanno caricato di adrenalina; gli spostamenti in traghetto da un’isola all’altra sono sempre durati meno di un’ora; il bagaglio ridotto al minimo non sarà un problema perchè troverete lavanderie ovunque e la maggior parte del tempo la trascorrere in costume, pantaloncini, e infradito. Raccomando di portare comunque una felpa e un pantalone lungo perchè alcune sere, soprattutto quando soffia il Meltemi, c’è freschino.

Le isole scelte sono state: Mykonos, Naxos, Koufonissi, Amorgos e Santorini

Premetto di aver sempre snobbato involontariamente la Grecia; un po’ perchè ero attratta dall’Oltre-Oceano, un po’ perchè non ero a conoscenza dei posti magnifici che vi regnano.

Non conoscendo affatto le Cicladi e basandomi sui racconti degli amici e dei forum sulla rete, ho ritenuto che la combinazione di due isole modaiole e vitali (Mykonos e Santorini), con due ancora selvagge e poco conosciute (Koufonissi e Amorgos) fosse il giusto compromesso. Inserire Naxos come cuscinetto tra le due diverse situazioni, è stata sicuramente una mossa vincente!

Dall’Italia abbiamo prenotato con tre mesi di anticipo il volo su Mykonos (direttamente sul sito della Neos, partendo da Verona), gli studios/hotels (raccomandazioni di amici, suggerimenti dai forum, booking) e i traghetti (dal sito della Sea Jets o Hellenic). Una raccomandazione: spesso gli studios o le taverne non accettano carte di credito e i bancomat sono mal funzionanti, quindi consiglio di portarvi un bel po’ di contanti.

Il noleggio delle auto (tranne Koufonissi, dove non serve) l’abbiamo fatto direttamente sul posto, affidandoci agli studios.

Le prime due settimane di luglio è ancora un periodo ottimo per girare senza dover far code o essere travolti da orde di persone che tutte insieme si muovono verso le mete più ambite.

MYKONOS – 4 giorni

Dalla serenità che si respira non si direbbe mai che Mykonos sia la sede della mitica battaglia svoltasi tra Zeus e i Titani e nemmeno meta di frotte di turisti amanti della movida. Tutto parla di pace e benessere: le case bianche, le finestre e i portali colorati di blu, le viuzze strette, i balconi fioriti, i gatti che sonnecchiano. Eppur c’è vita, e tanta! Basta varcare le porte della Chora per rendersene conto. Musica, bar, disco bar e ristoranti sono il richiamo per giovanissimi e adulti, per personaggi eccentrici e famiglie, per coppie di ogni gusto ed etnia. Non so come possa essere in piena stagione, quando le strade lastricate fanno fatica a vedere la luce e le strutture alberghiere boccheggiano; la cosa certa è che l’inizio di luglio è il periodo ottimale per godersi l’isola e per trovare luoghi appartati completamente deserti.

Mikonos strizza l’occhio a tutti: a chi ama viaggiare in solitaria, a chi cerca mondanità, a chi ha voglia di trasgredire e ai romantici che amano cenare con le luci soffuse e godersi tramonti mozzafiato con un cocktail in mano e i mulini di fianco.

Arriviamo all’aeroporto di sera con un’ora di ritardo. Prendiamo un taxi al volo che con 15€ e 10 minuti ci scaricata davanti a Marina in Town, all’inizio del centro di Mykonos (Chora). George, il proprietario, ci accompagna alla nostra camera; semplice ma decorosa e pulita, con Wifi, frigo, bollitore e aria condizionata. Il B&B ha solo il bed ma non il breakfast (com’è d’usanza in Grecia), quindi George ci indica, per la colazione dei prossimi giorni, il bar Cosmos, a pochi passi da noi. Ci andremo solo una volta perchè è piuttosto caro e il supermercato ed il fruttivendolo, più a buon mercato, si trovano a due passi da lì. Le colazioni le consumeremo nel cortiletto comune, di fronte alla nostra camera, in compagnia di una famiglia greca e due ragazze italiane che ci daranno validi consigli sulle spiagge e le cose da fare.

Per girare l’isola, noi abbiamo preferito la macchina (il caldo era stranamente infernale in quei giorni) che ci ha noleggiato un amico di George al prezzo di 45€ al dì (prezzo di favore perchè le tariffe sono ben più alte), ma si può optare anche per gli scooter o i quad. Tenete presente che le strade sono tenute male e in alcuni punti molto ripide e scivolose. Non si usa il casco e fare un incidente è molto facile.

Matoyianni è la strada principale, quella dello shopping e della Movida. È una via stretta e lunga che comincia vicino al porto vecchio e arriva fin quasi a Little Venice, dove le case sono a filo d’acqua. Qui, se volete godervi il tramonto, sotto gli occhi discreti dei mulini, dovrete spendere almeno 15€ per un drink annacquato in uno dei locali bagnati dal mare, ma ne varrà la pena.

Rassegnatevi, Mykonos non ha i prezzi delle altre isole greche. Tutto è molto caro, compreso il cibo. Per le prime due cene trascorse sull’isola abbiamo optato per il ristorante Kounelas, molto particolare, con “salette” all’aperto (consiglio quella del secret garden) o terrazza. È collocato all’interno dei vicoli, proprio vicino al porto e cibo, prezzi e servizio sono ottimi!

Se una sera vorrete invece allontanarvi da Mykonos Chora, vi consiglio di arrivare fino ad Anomeritis, dove si respira la vera atmosfera greca. Sedetevi nei giardini della piazza pedonale, circondata da ristorantini e taverne e godetevi la vista dei bambini che giocano liberi di scorrazzare, dei gatti che attendono che venga loro allungato un boccone succulento, dei camerieri scherzosi, del vento che scompiglia gli alberi e i capelli delle ragazze. Consiglio l’ultimo ristorante, Vardaris, dal sapore genuino e i costi contenuti.

Andando sul concreto, a prescindere dal mare che è stupendo ovunque e dai prezzi per lettini e ombrelloni (dai 15 ai 150€), ecco un po’ di informazioni sulle spiagge.

NORD: le spiagge hanno l’aspetto più selvaggio, sono meno affollate e più ventose.

Alemagou: seguite per Ftelia e la stradina successiva segnala questo piccolo angolo di Paradiso. Servizio di parcheggio (scendi e lasci le chiavi), beach bar e ristorante. Piccola caletta attrezzata con lettini, gazebo e ombrelloni di paglia, sabbia dorata, musica chill, atmosfera olistica, ambiente bohèmien.

Fokos: L’ultimo pezzo di strada prosegue con uno sterrato per due km, costeggiando la diga. La spiaggia non è attrezzata ma è spettacolare. C’è solo un ristorante che dicono che sia uno dei migliori dell’isola. Aperto fino alle 19.00. Ghiaino fininissimo, mare blu e, alle spalle della spiaggia, una distesa di fiori di campo color lilla.

Più a nord ovest, non ci siamo stati, ma ci hanno segnalato Agios Sostis e Panormos, molto tranquille, non attrezzate ma entrambe con una taverna per ristorarsi.

SUD: la maggior parte delle spiagge si concentra lungo la costa meridionale, quella più riparata dai venti. Qui ci sono quelle più trendy e molte sono attrezzate.

Paradise/Paranga: la spiaggia più conosciuta dai giovani ma riservata a chi NON cerca il silenzio e l’isolamento. Lettini ammassati e ombrelloni così vicini da non lasciare spiragli al sole. Musica a manetta e cubiste. Spiaggia poco profonda, per sfruttarne tutto lo spazio i lettini arrivano al mare.

Agrari: ci si impiega più tempo ad arrivarci, e Google maps si perde spesso, però dopo svariate ripidissime salite e altrettante discese, manco si fosse sulle montagne russe, si arriva in questa spiaggia dal mare turchese ed estremamente trasparente, dalla sabbia grossa e ciottoli. Se vi mettete nella parte attrezzata, guardando il mare in fondo a destra, il set ombrellone/lettini costa 15€ e avrete anche il servizio bar in spiaggia.

Elia: se vi piace Rimini, è la vostra spiaggia!

Kalapatis: lunga spiaggia, attrezzata in due punti. Abbastanza tranquilla. La nostra scelta va sugli ombrelloni di fronte a Petrino Aquarius Rest, dove l’utilizzo è free.

Proseguendo verso est si arriva a Liasti, tranquilla, molto raffinata, con due spiagge attrezzate e un ristorante alle spalle con divani e cuscinoni bianchi ed ècru, come la sabbia. Tutto molto rispettoso dell’ambiente. Dietro di noi, a sorseggiare il loro aperitivo, ci sono Raffaella Fico e Alessandro Moggi che si godono la luna di miele anticipata (io non so nemmeno chi siano ma la gente del posto non aspetta altro che una foto con loro).

NAXOS – 3 giorni

Da Mykonos arriviamo a Naxos con la Sea Jets in 50 minuti. Il porto è nella Chora, la città urbana più grande. Da lì prendiamo un taxi (18€) che in una decina di minuti ci porta a Plaka, dove le strade sono tutte di sabbia e sterrato ed il mare è incantevole. Prendiamo possesso della nostra camera, da Aronis. La vista dal terrazzo è spettacolare. Si starebbe ore davanti a quell’incanto che regala una pace infinita. La camera è spaziosa, bianca e azzurra, con due letti singoli e l’angolo cottura. Domenica, la proprietaria è gentilissima e premurosa e anche il prezzo della stanza è ottimo (50€ a notte). Per la colazione si può optare per il terrazzino della camera e il fai da te, oppure sfruttare l’abbondante colazione della taverna Aronis. Basta attraversare la strada polverosa di terra battuta e si è già in spiaggia. Lunghissima, con sabbia bianca e fine. Il mare? Un’unica sfumatura dal blu al turchese. La spiaggia è moderatamente attrezzata e, in alcuni punti, frequentata da nudisti. Vale la pena approfittarne per corse o passeggiate lungo la battigia. Il vento è forte ma raramente fastidioso. Il caldo nemmeno si sente, anzi la sera è meglio attrezzarsi con una maglia o una felpa.

Il giorno dopo prendiamo una macchina a noleggio (60€ per due giorni) per perlustrare la parte più rurale e archeologica dell’isola. Ci dirigiamo verso l’interno, prima tappa Demeter’s Sanctuary. È rimasto molto poco del tempio ma la strada sterrata (la più breve secondo Google Maps), merita il viaggio. Palle di fieno, spighe di grano, muretti di pietra, animali denutriti, erba ondeggiante, colline brulle, cielo blu intenso e nuvolette bianche.

La prossima destinazione è Panagia Drosiani, una delle chiese più vecchie della Grecia (400 D.c.), con un curatissimo cimitero. La strada per arrivarci ci fa superare paesini deserti e immacolati, tormente di sabbia, olivi secolari. La via stretta serpeggia nella macchia mediterranea e carichiamo due autostoppisti spagnoli, stanchi del trekking e con problemi di tempo. Da lì ci dirigiamo ad Apollonas. Si sale ancora, mentre le ginestre riempiono di giallo il panorama. Enormi piante di fico si alternano ad oleandri in fiore. La strada è deserta e ci chiediamo se siamo gli unici folli interessati a un po’ di storia e non solo alle spiagge. Dopo molte curve e altrettante capre scendiamo verso il mare e si apre alla vista una scogliera spumeggiante che fa da contorno ad un classico e ben tenuto paesino di case bianche e azzurre. Le onde arrivano fino in strada e il vento sibila tutta la sua potenza. Ci sediamo ad un bar in riva al mare. Le sedie colorate e le buganvillee fuxia, creano un forte contrasto con il bianco accecante delle case. La schiuma del mare ci raggiunge e sembra composta da pezzi di polistirolo che si sciolgono al contatto con il terreno. Sono trascorse già tre ore dalla nostra partenza e avremo un’altra ora di tornanti per raggiungere Chora. Il panorama cambia e le falesie a picco sul mare ricordano i paesaggi irlandesi. Nella zona di Agia Anna, a pochi minuti dalla nostra residenza, si possono godere degli splendidi tramonti. Posizionatevi in uno dei due ristoranti che hanno i tavolini in riva al mare (Paradiso è uno) con i piedi nella sabbia. Una birra, uno spritz, un bicchier di vino o un cocktail assorbiranno il sapore rosso del tramonto e non ci saranno più parole. Uno dei ristoranti migliori è da Petrino, lí vicino. Ceci, tonno, pesce spada da leccarsi i baffi. Da non perdere la loro Taramosalada, una salsa a base di uova di calamari e nero di seppia. Non ne troveremo più di così buona…

Ci hanno parlato anche del Palatia Agia Anna beach, ottimo per il pesce e la cucina greca.

Il giorno successivo ci dedichiamo alle spiagge del sud-ovest. Mikri Vigla (centro kite), Glyfada (windsurf), Aliko bellissima con il mare turchese e le falesie che lo incorniciano, Pirgaki, Agiassos con le sue dune di sabbia bianca è l’unica minimamente attrezzata. La strada è tutta sterrata ma facilmente percorribile.

L’ultima tappa della nostra permanenza a Naxos prevede la visita di Chora. Bellissima cittadina bianca che si tuffa sul mare. Anche qui le case bianche e sonnolenti giocano su un saliscendi di viuzze strette. Le chiese con le cupole turchesi tagliano il cielo ancora più blu. Al lato del porto, sull’isolotto di Palatia, troneggia la grande porta del Tempio di Apollo (Portara). Costruita su un sito che guarda all’isola sacra di Delos, impressiona subito il visitatore con le sue grandi dimensioni (3,5 m di lunghezza e 6 m di altezza). È raggiungibile attraverso una strada rialzata, che può essere allagata dall’acqua del mare quando c’è vento. Ci perdiamo la grotta a Chora, Apeiranthos (paesino di marmo e pietra, nonchè uno dei borghi più belli dell’isola), Kalamitsa, Chalki (al centro dell’isola), ma sarà la scusa per tornare!

KOUFONISSI – 2 giorni

Con Sea Jets arriviamo a Koufonissi in 40 min. La prima cosa che balza all’occhio quando si approda al piccolo porto è il contrasto del turchese del mare con il piccolo agglomerato di casette bianche e azzurre, che spiccano ai margini di un paesaggio selvaggio sferzato dal vento. La spiaggia bianchissima sembra insinuarsi nelle vie strette del paese, che si inerpicano immacolate tra campi dorati.

Al porto veniamo accolti dalla macchina polverosa di Christina’s House dove alloggeremo le prossime due notti. In meno di due minuti, dopo una breve ma ripida salita, arriviamo alla nostra location. La camera è tutta bianca e blu, nuova, pulita e tipicamente greca ma, la cosa che la rende unica, è il terrazzo che si affaccia su un panorama a dir poco mozzafiato. La pace che vi si respira è commovente. Penso che sarebbe stato impossibile scegliere di meglio. Affianco al piccolo B&B svetta imponente ed aggraziato un mulino ben conservato, trasformato in un bar con divani di pietra bianca, tavoli di legno al grezzo e cuscinoni. Il microscopico centro abitato è un gioiellino. Molto ben tenuto, fiori e buganvillee, piccoli negozietti e un paio di supermarket che non disturbano affatto il contesto. Gli immancabili gatti che sonnecchiano sulle sedie. L’isola è molto piccola, 36 kmq, si gira a piedi o in bici. Le macchine sono rarissime.

Decidiamo di fare un trekking a piedi. Da Christina House discendiamo verso il piccolo porto di pescherecci, dove spicca, come un autorevole guardiano, uno splendido mulino bianco, ora sede di un piccolo, lussuoso b&b. Proseguiamo per la strada ed arriviamo ad una cava. Il percorso si fa incerto e lo sterrato finisce. Un piccolo sentiero ci chiama e ci chiediamo se sia quello che porta a Limenari Bay, al nord. Non capiremo mai se ci siamo arrivati. La mappa non corrisponde ma non è difficile trovare punti di riferimento dalla vetta della collina. Dopo tre ore di piacevole girovagare nelle campagne dell’isola, con un vento potente che avrebbe spazzato via anche il minimo tentativo di produrre sudore, arriviamo al porto principale e da lì costeggiamo il mare verso oriente. Da qui in poi, per 4 km (la maggior parte è sterrato), è tutto un alternarsi di calette, piccole spiagge, piscinette e lagune naturali, pennellate di mare turchese e roccia color ocra.

Arriviamo alle prime spiagge: Portes, Finikas, Platia Punta, Fanos. Sono belle, con acqua cristallina ma chi cerca un posto all’ombra farà fatica a trovarlo. Nessuna delle spiagge è attrezzata, però a breve distanza si possono trovare bar e taverne. Inutile portarsi un ombrellone. Il vento è forte e spesso fastidioso e dispettoso. Solleva tutto ciò che è meno pesante di un corpo umano, quindi attenzione a materassini, asciugamani, salvagente ed ombrelloni. Poi preparatevi a mangiare un po’ di sabbia! In ogni caso ne vale la pena.

Proprio a causa del vento, nei due giorni della nostra permanenza non siamo riusciti ad andare a Pori beach, raggiungibile con taxi boat (5€ al giorno per corse illimitate) o con una passeggiata di 50 minuti dal porto. Sul posto è presente un bar/taverna. Se vi aspettate spiagge deserte, mi dispiace deludervi. Già i primi di luglio c’era un bel po’ di affollamento, in agosto dicono che, con l’invasione degli italiani, ritagliarsi un francobollo di spiaggia diventa quasi un’impresa! Basta pensare che dai 400 abitanti, in estate, l’isola accoglie più di 4.500 persone al giorno e considerando che le spiagge sono poche e piccole, sebben paradisiache, lo spazio vitale viene fatalmente compromesso.

La sera, prima del tramonto, sorseggiate un drink sotto gli ombrelloni del bar, quello con il terrazzino sul mare, a Chora, al lato della spiaggia, oppure allungatevi per un km verso occidente, fino a trovare il vecchio porticciolo. Da qui potrete vedere il sole nascondersi dietro al mulino che domina il mare e l’acqua infiammarsi di rosso. Proprio qui, non perdetevi una cena alla taverna dal nome greco (non potete sbagliare. C’è solo quella!), i cui tavolini azzurri scorrono inanellati lungo il piccolo cornicione del porto. Se poi sarete così fortunati come noi da trovare una serata di luna piena, sarete baciati dal suo riflesso e dalla sua presenza per tutta la serata. Scegliete il pescetto fritto, delizioso, oppure il pesce fresco selezionato direttamente da voi e grigliato dal proprietario, burbero barbuto e cappelluto lupo di mare.

AMORGOS – 3 giorni

Arriviamo ad Amorgos-Katapola, sempre con il traghetto della Sea Jets, in 50 minuti. Lo standard dei porti già visti rimane invariato: casette bianchissime con porte e finestre blu, vecchietti seduti al bar con gli occhi fissi sui passanti, gente che si saluta con grandi sorrisi, atmosfera lenta e rilassata. Aspettiamo la proprietaria di Villa Katapoliani al parcheggio appena fuori dal porto. Dopo 800 metri di saliscendi, arriviamo alla nostra nuova location, un appartamentino in mezzo alla campagna. Ci accolgono galli, mucche, cavalli, asini e un gattino rosso di pochi mesi. La posizione è un po’ imbucata e non abbiamo il panorama ruba-pensieri di Koufonissi, ma di viste mozzafiato ci riempiremo gli occhi durante il nostro tour dell’isola.

Il paesino sul porto di Katapola è minuscolo. Praticamente una serie di piccoli ristoranti e bar che scorrono lungo la piccola baia dividendosi in quelle che abbiamo definito la rive droit e la rive gauche, le due sponde antagoniste collegate da un camminatoio di circa 300 metri. Qui si trovano i due migliori ristoranti di pesce: Mouragio e Almyriki. Divisi dalla baia sembrano guardarsi beffardi. Vince in qualità e posizione Almyriki, con i tavolini quasi in acqua e piatti un po’ più sofisticati e di qualità rispetto allo standard. Ci dividiamo una deliziosa ricciola di un chilo e due (non finiva più!) per 50€. Anche qui, tramonti accesi e luna piena ad illuminare i piccoli pescherecci ancorati al porto. Noleggiamo una Panda da Anemos Rental, sul porto di Katapola, per due giorni e mezzo a 70€. L’isola è montuosa e prevalentemente tortuosa; non è grandissima e da nord a sud, senza fermarsi, occorre circa un’ora e mezza. Le soste saranno tante perchè c’è molto da vedere. In tutta l’isola ci sono due distributori e solo tre spiagge attrezzate (Maltezi, Kalotaritissa, Agios Pavlos) con massimo una ventina di ombrelloni, quindi consiglio di munirsi di abbondante crema protettiva, un cappello e un piccolo ombrellone, da usare con vento moderato. La benzina è piuttosto cara: 1.92€/l. Attenzione perchè ci sono due porti, quindi vi conviene sempre accertarvi dove volete arrivare e da dove volete partire.

Dal porto di Katapola la spiaggia più vicina è Maltezi, raggiungibile con una piccola barchetta che sembra uscita dal cartoon di Braccio di Ferro. Fa servizio ogni ora e la fermata si trova di fronte al bar Tokamari. Sono 4€ a testa ma il viaggio di un quarto d’ora è divertente. La spiaggia invece non è eclatante; per carità, mare blu e acqua trasparente ma niente a che vedere con le altre spiagge dell’isola.

I giorni sono pochi, quindi ne dedicheremo uno al sud, uno al nord e uno di riposo.

Partendo dal sud, a pochi km da Katapola, abbarbicata su una brulla collina, spicca la candida Chora. Capire come si possa mantenere così impeccabile, con le case che appaiono appena tinteggiate di bianco, le porte e le finestre colorate senza crepe e sempre brillanti nei loro colori azzurri, turchesi, verdi, rossi e gialli, è un mistero. Piccoli bar arredati con gusto, terrazzini, tavolini rotondi e sedie impagliate dalle svariate tonalità, vicoli stretti tra muri tondeggianti, strade di pietra bianca, fiori, tanti fiori, gli immancabili gatti e poi alzando gli occhi un faraglione di pietra, a forma di Panettone, che sembra aver inghiottito una chiesetta che scende perpendicolare alla città vecchia.

È metà mattina ma la Chora è silenziosa e sembra assorta nella sua preghiera.

Proseguiamo il cammino. Dopo qualche chilometro di curve, scendiamo verso la costa orientale. Il panorama si apre su strapiombi che danno su un mare blu appena increspato e dalle meravigliose tonalità turchesi e acquamarina. Arriviamo al parcheggio di Agia Anna e, scendendo da un ripido sentiero, gli occhi non riescono a staccarsi dalla piccola caletta di roccia e sassi con un’acqua così trasparente da riuscire a distinguere qualsiasi cosa si possa trovare al di sotto della sua superficie per almeno dieci metri. I colori sono stupefacenti e non si può mettere in discussione la scelta del regista Luc Besson di girarvi varie scene del mitico film Le Grand Blue. Piccoli faraglioni escono dal mare e una chiesetta bianca, a strapiombo sulla roccia, fa l’occhiolino alla manciata di persone che galleggiano in questa piscina naturale.

Riprendendo il cammino verso sud, non fatevi sfuggire un’altra caletta di tutto rispetto: Mouros. Il parcheggio si trova vicino ad una taverna dalla vista spettacolare. Si scende poi per un ripido sentiero di lastroni di pietra e in dieci minuti si raggiunge la spiaggia di sassolini neri e bianchi. Anche qui, un piccolo faraglione troneggia a pochi metri. Il mare smeraldo è troppo invitante e non ci si può negare un altro tuffo.

Passando da Arkesini, uno dei paesi più vecchi di Amargos, sulla strada per Kalotaritissa, prima di un campo recintato dove si distinguono due barche ed un container, c’è un sentiero che in 15 minuti porta al relitto Navagio, un grosso barcone spezzato in due, dove prua e poppa si sdegnano come due amanti arrabbiati. Prima del relitto, se al bivio si prosegue a destra si giunge invece alla spiaggia di Paredeisia. Il parcheggio è vicino alla spiaggia e, all’entrata della caletta, troverete un grande albero, l’unica cosa che può produrre un po’ di ombra. Qui la sabbia è dorata e il mare, leggermente più agitato, di un blu intenso.

L’ultima spiaggia della giornata è la caletta tranquilla e riparata di Kalotaritissa, dove la natura sembra averci messo il dito, anzi il ditone, visto che il panciuto prolungamento di sabbia che divide le placide acque cristalline, da un lato, da quelle blu intenso dall’altro, sembra dare una doppia opzione ai villeggianti su dove collocarsi. All’interno della splendida baietta la vista è molto invitante. Il mare sembra una piscina, le barchette sono puntine colorate, le due file di ombrelloni di paglia sulla spiaggia si amalgamano bene con la sabbia ocra e le capre che passeggiano sulla riva con i campanacci impazziti, regalano sorrisi. Una microscopica capanna funge da bar e serve prevalentemente una specie di panzarotto fritto con formaggio di capra. La bellezza è che, anche questa spiaggia, è quasi deserta. Ci verremo domani e, fino a mezzogiorno, saremo noi, le capre e un’altra decina di persone.Sono le 16.30 e ci mettiamo in viaggio per la visita al Monastero di Khzoviotissa che riapre al pubblico dalle 17.00 alle 19.00. Arriviamo alle pendici della roccia rossa e alzando gli occhi non può sfuggire la macchia bianca che sembra volerne uscire a forza. Sembra impossibile che una struttura di pietra, legno, calce e acqua possa essere rimasta aggrappata per secoli alla roccia.

Leggenda narra che un giorno giunse sulla costa di Amorgos una barca con alcuni monaci ortodossi, custodi di un’icona della Madonna, che era stata loro affidata da una nobildonna che voleva salvare l’immagine sacra dall’iconoclastia. La guerra delle icone fu una delle follie dell’impero bizantino che voleva evitare che la loro venerazione sfociasse in idolatria. La barca si fermò nella spiaggia di Agia Anna e lì i monaci decisero di costruire una piccola chiesa che diventerà un monastero per volere dell’imperatore bizantino Alessio I Comeno, nel 1088.

Il monastero sembra essere veramente benedetto, altrimenti, non si spiegherebbe da chi e da cosa potrebbe essere protetto dalle rocce che si staccano dalla parete a picco sul mare prima di tuffarsi nel profondo blu. Non a caso, a pregare sull’icona, ad agosto, giungono 6-700 persone al giorno. Quando arriviamo noi, non c’è praticamente nessuno. Saliamo i 267 gradini e ci ritroviamo ai piedi della decina di scalini che portano al piccolo uscio di entrata. Quanta bellezza in 40 metri di lunghezza e solo 5 di larghezza! Otto piani con forti dislivelli, un centinaio di stanze, scale strettissime, immacolate e rubate alla roccia, un labirinto di archi bizantini e veneziani. E poi cucine, celle, cortili, il refettorio, forni, granaio, dispense, cantine, cisterne e pozzi. Il cuore di tutto è la chiesa, microscopica: in fondo sulla destra, la piccola icona della Madonna con il viso quasi cancellato da tutte le mani che l’hanno accarezzato. Solo questa piccola zona è accessibile ai turisti; tutto il resto è lasciato all’immaginazione di ognuno di noi. Potrete vivere una vera esperienza mitica quando il monaco custode, vi chiederà di accomodarvi al tavolo della stanzetta prospiciente la cucina e, con un dolce burbero sorriso, vi offrirà un bicchiere di acqua, un bicchierino di liquore fatto dai Monaci e dolcetti gommosi e zuccheratissimi. Commovente, struggente, emozionante guardarsi in giro in totale silenzio e sentire la vibrazione che ti comunica il posto. Attenzione: il monastero è un luogo sacro ed è richiesto un abbigliamento decoroso. Quindi, niente pantaloncini corti per tutti, niente minigonne e niente pantaloni per le donne. Qualche gonna o pareo o pantalone lungo per gli uomini potrete trovarli all’entrata, ma sono pochi e in alta stagione rischiate di esservi fatti la lunga scalinata per niente! Orario: ogni giorno dalle 8 alle 13 e dalle 17 alle 19.

Dopo un giorno di riposo nella tranquilla spiaggia di Kalotaritissa, come ultimo giorno, ci dedichiamo al nord. Non impiegheremo molto ad arrivare ad Asfodilitis, uno dei paesi più antichi di Amorgos insieme a Minoa (sopra Katapola) e Arkesini (sotto Vroutsi). Le solite curve e saliscendi, le capre a pelo lungo che costeggiano una strada panoramica bellissima, l’isola di Nikouria a renderla ancora più spettacolare. La strada termina davanti a un cancello e un cartello con la segnaletica di una taverna. Siamo solo noi e degli asini che ragliano a squarcia gola; sembra di essere ai confini del mondo. La taverna sembra abbandonata quando inaspettatamente esce una vecchietta sdentata che ci prepara un caffè freddo shakerato mentre si frigge due uova per sè. Nel mentre, si avvicina furtiva un’altra presenza e il posto si fa improvvisamente più animato. È il pastore, un vecchio che non deve avere un buon rapporto con il sapone, a petto nudo con la coppola in testa che inaspettatamente ci parla in italiano e ci racconta di aver vissuto 15 anni in Nuova Zelanda e aver lavorato in un’azienda italiana.

Ci facciamo dare due dritte su dove trovare le incisioni rupestri che ci hanno richiamato fin qui. Sembra che siano recenti, del ventesimo secolo, ad opera di Michalis Roussos un disabile che non poteva camminare o tenere una penna in mano ma che sapeva incidere. Sembra che ci siano più di 200 incisioni fatte nella roccia, sulle pietre o sulle pareti delle case. Vale poi la pena passeggiare tra le case fatte di pietra con il tetto in legno, le tonde cisterne per l’acqua, i cactus e gli alberi di fico. Da qui parte anche un hiking trail che porta a Chalara Beach. Per chi fosse interessato, Amorgos è ricca di sentieri segnalati dove poter fare trekking.

Scendendo verso la costa si raggiunge Agios Pavlos, dove un ricciolo di spiaggia di sassolini bianchi si smarrisce in un mare acquamarina. La vista è strabiliante e la presenza di qualche ombrellone di paglia con lettini è ottima per chi vuole concedersi qualche ora di comfort. Alle spalle, il camaleontico e lussuoso Hotel Aqua Petra dove, per un mini-appartamento in agosto chiedono 150€ a notte. Non male per chi ha famiglia, infatti è già tutto prenotato.

Proseguendo verso nord si arriva ad Aigiali Beach, con una bella spiaggia ad anello sul porto, ma decisamente turistica e sicuramente meno affascinante rispetto altre località. Da non perdersi i due paesini che si guardano da due colline comunicanti: Lagkada e Tholara. Anche qui prevale il bianco delle case, le vie strette che salgono e scendono, le strade di pietra bianca con grandi disegni di fiori e cuori, le buganvillee fuxia che sembrano finte dal colore brillante che hanno, le chiese con le cupole turchesi.

SANTORINI – 2 giorni

L’arrivo al porto di Santorini ci spiazza. Ci immaginavamo di trovare di fronte a noi una serie di case bianche arroccate e scintillanti al sole, quando invece ci accolgono due o tre bar e qualche noleggio auto. Il resto è una scura muraglia rocciosa affettata dal vento che si tuffa a picco sul mare. Prendiamo possesso di una Yaris nuovissima e in 20 minuti arriviamo a Margarenia Studios dove la receptionist c’intrattiene per mezz’ora spiegandoci tutto quello che c’è da vedere e da provare. Confusi dall’eccesso d’informazioni, decidiamo di fare l’unica cosa che non ci ha elencato ma della quale avevo letto su qualche forum: il trekking lungo il sentiero da Thira a Oia. Da qui si può godere, in assoluta pace e solitudine, della spettacolare vista della caldera, il cratere vulcanico la cui parte sommitale è crollata a seguito di una gigantesca eruzione, circa 3.500 anni fa. Per due ore e mezza e 11 km non riuscirete a distaccare gli occhi dallo spettacolo di rocce rosso-brune e nere, cosparse di pomice grigia, le isolette là dove una volta c’era la bocca del vulcano, il mare blu cobalto e in fondo, sulla punta più orientale, Oia, abbacinata nel suo bianco immacolato.

Se a Thira fate fatica a trovare parcheggio, lasciate la macchina dove c’è il campo di basket di Imerovigli e partite da lì. Il sentiero è a breve distanza e lo conoscono tutti. Portatevi abbondante acqua, berretto e crema protettiva. Il percorso non è faticoso, tranne l’ultima salita, quella che porta alla chiesetta, oltre la quale si scivola verso Oia. Se proprio non ve la sentite, ai piedi della salita troverete ad attendervi dei muli che per 10€ vi faranno risparmiare la fatica di quell’arrampicata di 20 minuti. Camminate lentamente lungo il percorso, ammirando i resorts sparsi, le piscine a sfioro e quelle delle camere, che qui sono frequenti come le brioches nei bar italiani.

Entrare in Oia, dopo queste ore di eremitaggio sarà come essere svegliati di colpo da qualcuno che ha alzato improvvisamente il volume per ascoltare la musica a palla. Da una parte il traffico esagerato dell’unica strada della cittadina, dove sono sicura che i pullman hanno qualche sistema per restringersi quando si incrociano, visto che io con la mia macchina avrei paura di imbattermi anche solo in un motorino; dall’altra la città, che si sviluppa in verticale, con i resorts incastrati l’un con l’altro, come un cubo di Kubric, le terrazze che si intrecciano, le vasche jacuzzi all’aperto, i muri morbidi e stondati, le vie strette piene di turisti di ogni genere. Rientriamo con il bus pubblico e non riusciamo nemmeno a salire il primo gradino tanto è affollato.

Sfruttiamo le ultime ore prima del tramonto per recarci al sud, dove dicono ci siano le spiagge migliori. Già saprete che Santorini non eccelle in questo, a causa della sabbia color asfalto. Io trovo, invece, che questa sua caratteristica ne aumenti il fascino e la peculiarità. Black Beach si raggiunge attraverso un ripido sterrato. È attrezzata, piccola e provvista di una graziosa taverna. Sassi neri e ghiaino la rendono molto particolare. Da lì, in un quarto d’ora si raggiunge la lunga spiaggia nera che da Agios Georgios arriva fino a Perissa. Attrezzata e ben servita. Non riusciamo a vedere altro perchè il tramonto ci attende e, su suggerimento di due americani incrociati durante il trekking di questa mattina, dopo aver precauzionalmente prenotato, evitiamo la calca e la banalità di Oia per un luogo da sogno che si rivelerà anche un’ottima soluzione per un aperitivo o una cena romantica: Venetsanos Winery. “Amazing”, come hanno esclamato gli americani per definirlo, e come non dargli ragione?

Le due cene trascorse a Santorini le passeremo da Tou Pappou, sulla strada provinciale, prima di Perissa. Il posto c’è stato suggerito dalla proprietaria del Margarenia e devo dire che, nonostante l’aspetto da junk food, i souvlaki e il maialino allo spiedo sono superlativi, il servizio veloce e il prezzo equivalente a quello di una pizza in Italia.

Altri ristoranti consigliati a Perissa: Filippo’s, Aquarious, Appolon, Poseidon e Georgaros, Good Heart nella zona del faro.

Una nota particolare devo farla sulla scelta dello studio Margarenia. Il prezzo non è dei più economici, ma siamo a Santorini, e il piccolo resort provvisto di piscina è in una posizione tranquilla ma vicino a tutto. Il nostro appartamento è un bijoux, su due piani, con tre terrazzi e arredato molto bene.

Si conclude così anche questa vacanza. A ricordarla come sempre il diario di viaggio e tantissime foto ad immortalare paesaggi, momenti, situazioni. Le emozioni esplosive di certi silenzi interrotti solo dal concerto delle cicale, dei tramonti infuocati con i piedi nella sabbia, dei vicoli stretti e immacolati dei paesini più sperduti affrontati raso-muro per cercare un po’ di ombra, della vista da sogno spalancando le finestre a Naxos e Koufonissi, dei papaveri gialli che trovavano uno spiraglio nel cemento, beh, quelle è difficile descriverle, dovete solo provarle!

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Naxos

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Koufonissi

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Mykonos

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Amorgos

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Santorini



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