Chopping chopping in Thailandia
Il paesaggio che ho ammiro durante il volo rimane impresso nelle mia mente…Sembra di essere dentro Google Earth, solo che quello che vedo non è una foto! Un plauso alla bellezza della Grecia vista ad 11.000 m di altezza, con le sue coste frastagliate che restituiscono i toni più belli dell’azzurro del mare e con le isolette che sembrano dei sassolini gettati nell’acqua.
Cerco di fare mente locale sulle parole e i gesti base della cordialità e scopro che la musicalità di questa lingua, specie quando esce dalla bocca di delicate e sorridenti signorine dagli occhi a mandorla, è davvero piacevole. “Sawadee kah” (salve) ci accompagnerà per tutto il viaggio, assieme a “kop khun kah” (grazie) e all’inchino reverenziale che i Thai utilizzano per salutare ed in luogo della stretta di mano.
WELCOME IN BANGKOK Arriviamo a Bangkok che sono le 6 del mattino e la città è già sveglia da un pezzo…Infatti il traffico è talmente intenso che solitamente gli abitanti si riversano sulle strade dalle 5 del mattino per raggiungere i posti di lavoro. Bangkok è una enorme distesa pianeggiante che amalgama armoniosamente i suoi contrasti, come grattacieli ultramoderni che creano il suo skyline accanto ad alveari di baracche di latta che ospitano coloro che con le loro braccia e il loro sudore hanno dato vita a quei palazzi imponenti. È attraversata dal fiume Chao Phraya. Se fino ad oggi avevo creduto che il traffico del Grande Raccordo Anulare, della Tangenziale e del Lungo Tevere alle ore di punta non avesse eguali, dopo aver messo piede per queste strade mi accorgo che Roma al confronto è un paesino sperduto delle Dolomiti… A Bangkok passeremo 4 giorni e 3 di questi sono impegnati da escursioni. Questo non ci permetterà di “vivere la città” in maniera autonoma, immergendoci nelle sue strade e tra la sua gente, ad eccezione della sera, quando Bangkok ti travolge e ti ingloba nei suoi colori, voci e odori dei mercati notturni e dei suoi locali.
L’impatto con la temperatura, o meglio, con l’umidità, è pesante. E dire che la nostra città non se la cava male con l’acqua, quindi dovremmo essere abituati alla sensazione di appiccicume addosso…Un pulmino ci porta in albergo, mentre la guida thai (che si è presentata come Giulia, ma che di italiano ha solo il nome o meglio, il soprannome, probabilmente per facilitare i turisti, visto che i nomi thai sono assolutamente impronunciabili per noi! Scopriremo nei giorni seguenti che non è l’unica e che, in generale, l’uso dei soprannomi è molto diffuso…E trovare guide con gli occhi a mandorla che si fanno chiamare Marco, Giulia, Maria,ecc. È altrettanto comune) ci fa una sorta di briefing sulla città, il cambio, i trasporti e quant’altro per sopravvivere indenni.
Mentre combattiamo con il sonno, cullati dal rollio soporifero del pullman e dalla voce della guida, cerchiamo di sbirciare dal finestrino i primi assaggi di Thailandia…Ecco i famosi tuk-tuk, delle Ape taxi che portano 2 o 3 persone, coloratissime e modificate secondo l’estro del padrone. Purtroppo non proveremo l’ebbrezza di essere scarrozzati da un tuk-tuk, anche se l’idea di respirarci le tonnellate di gas di scarico durante i frequenti ingorghi di traffico non ci ispira particolarmente.
L’albergo è davvero lussuoso per gli standard a cui sono abituata, ma nel paese esistono delle strutture da sogno a prezzi davvero incredibili…E questo forse rende la Thailandia un paese adatto a tutte le tasche e a tutti i tipi di viaggio. Ammiriamo il paesaggio dal mega finestrone della nostra stanza al 20esimo piano, che dà sullo skyline, prima di tuffarci sul letto a 3 piazze e svenire in un sonno ristoratore. Il primo giro della città lo iniziamo nel pomeriggio e, visto che è già tardino, alle 18.30 fa buio e la notte scende all’improvviso (sarà perché siamo prossimi all’equatore?), che minaccia un acquazzone (siamo nella stagione delle piogge) e che siamo stanchi, iniziamo subito dallo shopping! Beh, i centri commerciali di Bangkok sono dei interi grattacieli pieni di qualunque tipo di mercanzia e persino specializzati nei generi (quello dell’abbigliamento, quello dell’elettronica, ecc.) e naturalmente pieni di gente. Scopriamo di sentirci “ricchi” (una bella sensazione all’inizio, che però genera poi una serie di considerazioni socio-economiche) pagando due menu di Mac Donald’s € 2,80…Ma quando la sera arriviamo al famoso mercato di Pat Pong capiamo che anche i venditori lo pensano! Pat Pong è una stradina claustrofobica per via dei numerosi banchetti che si snodano al centro della via, lasciando dei corridoi laterali per accedere agli altrettanto numerosi locali, che pullulano di giovani e belle ragazze in attesa di compagnia. Sotto i tendoni che riparano dalla pioggia viene venduta qualsiasi cosa, soprattutto falsi di ogni genere, dalla scarpa all’orologio, anche con modelli reinventati in oriente! Tra uno springroll ed una zuppa (qui si mangia ad ogni ora del giorno e della notte), i mercanti ti invitano a guardare e contrattano prezzi ed è una danza di “Hello! Have a look! Cheap cheap! Please, give me more! Same same! Good quality!”. Per questo il motto della vacanza d’ora in avanti sarà “chopping chopping” (versione thai di “shopping shopping”). Cerchiamo di familiarizzare con l’arte del “contrattare”…E via con queste calcolatrici a formulare prezzi, ad abbassare, ecc…Alla fine della serata sono esausta, ho preso un paio di oggettini a prezzo decisamente caro (ho pagato lo scotto della principiante e poi mi facevano un po’ pena, pensando ingenuamente che quelle che per me sono spesso cifre assolutamente ridicole, a loro consentono di sbarcare il lunario…Ma nel corso dei giorni ci prenderò la mano!), ma è stata davvero un’esperienza. Anche i mercati sono un’esperienza, specie nell’abituarsi al loro concetto di “spazio vitale”..I banchi sono tutti attaccati, con uno spazio per camminare quasi inesistente e degli immensi teli di plastica sopra le teste che creano un riparo dalla pioggia, ma anche dall’aria… Distrutti e inzuppati dal diluvio preso durante la passeggiata e dall’afa, rientriamo in albergo con lo skytrain (purtroppo sarà il nostro unico contatto con i mezzi pubblici…Dopo di che, per via della stanchezza con cui arriveremo alla sera, ci muoveremo sempre in taxi) e mentre dinanzi ai nostri occhi lo skyline brilla di luci, sprofondiamo in un sonno ristoratore. Dall’indomani e per i 2 giorni successivi ci aspetta un bel tour de force!.
BANGKOK – FLOATING MARKET “DUMNOEN SADUAK” 5.45 am…RIIING! “Good morning, this is the wake up call!” (primo pensiero del mattino). Sarà la prima di una serie di “comode” sveglie tra le 5.45 e le 6.15. Fermandoci a Bangkok per 3 giorni, abbiamo deciso di prenotare una serie di escursioni per vedere le cose fondamentali. Forse questo è il solo rimpianto che ho…In questi casi il fai-da-te sarebbe stato più tranquillo e soddisfacente del salire e scendere da un pullman e visitare i posti a tappe serrate (15 minuti qui, 20 là…), al fine di rispettare la tabella di marcia e lasciare il tempo, in coda alla giornata, di portare il turista ora al negozio di artigianato, ora al centro massaggi gran lusso, ora al negozio di gemme …Non consentendoci di approfondire le visite turistiche e togliendoci il piacere di gustarci un posto 5 minuti in più o in meno, fare qualche foto in più o in meno e non avere l’ansia degli orari anche in vacanza!!! Scendiamo a colazione e sono quasi commossa per il tripudio di cibo e colori che si mostra ai miei occhi…È un banchetto nuziale! Colazione continentale, thai, indiana…Non so più dove guardare e non ho più spazio per i piatti a tavola! E’ il nostro primo incontro con la cucina thai…E considerate le enormi differenze con la nostra (niente dolce e niente latte e caffè, ma zuppe, carne, pesce e spezie), optiamo per sperimentare i nuovi sapori a pranzo.
Oggi ci attende il mercato galleggiante che si trova 80 km a sud di Bangkok e per arrivarci cambieremo decine di paesaggi! Non posso fare a meno di guardare con avidità la moltitudine di scenari che si alternano ai miei occhi. In città il traffico è un inferno, ma molto folkloristico. Ci sono pick-up con una decina di persone stipate nel vano, motorini con 3, anche 4 passeggeri, auto con i tetti stra-carichi di cose di ogni genere, bus obsoleti con passeggeri inscatolati come sardine. Ed ecco manifestarsi i contrasti della città: è all’avanguardia quanto a tecnologia, grattacieli, strutture lussuose, ma basta girare l’angolo per trovare zone estremamente degradate, palazzi decadenti, anneriti per l’inquinamento, alveari soffocanti di case. Le strade sono attraversate da uno spaventoso groviglio di cavi aerei, perché essendo il sottosuolo paludoso, non è possibile interrare i cavi…Sarà, ma a me questa ragnatela mostruosa fa una certa impressione, specie quando piove! E poi le finestre di alcuni palazzi sono completamente coperte dal passaggio dei cavi.
Per le strade invece è un pullulare di chioschi e banchetti che vendono dalle coroncine di fiori da offrire a Buddha (anche ai semafori, invece dei lavavetri, girano venditori di coroncine di fiori) ad ogni genere di cibo. Eh sì, mangiano davvero ad ogni ora, anche per via degli spostamenti lunghi che compiono per raggiungere il posto di lavoro, a causa del traffico.
Per arrivare alla meta attraversiamo autostrade a 6 corsie, paesini deliziosi, saline, piantagioni di alberi da frutta, di alberi di teak e campagne rigogliose…Ogni abitazione privata, o albergo, o ufficio, in città o fuori, ha il suo piccolo tempio di Buddha e la Casa degli Spiriti, (di solito in giardino o in balcone o all’entrata dello stabile, come nel nostro albergo), coloratissimi, a cui ogni giorno vengono portate delle offerte in fiori e cibo. Si crede che gli spiriti, ossia gli antenati (raffigurati da statuine di persone anziane) tengano lontani gli spiriti cattivi e la sfortuna dalla casa…Ma più grande e lussuosa è la casa, più deve essere grande la casetta degli spiriti, per evitare che questi abbandonino la casa, lasciandola preda di spiriti maligni. E per la stessa ragione ogni giorno viene fatta un’offerta, per evitare che vadano a cercarle altrove…Sarà una cosa un po’ superstiziosa/animista e un po’ primordiale, ma questa storia della casa degli spiriti mi affascina talmente tanto che finirò per portarmene a casa una in miniatura.
Arriviamo nei pressi del mercato attraverso un tripudio di natura e vegetazione e per raggiungere il mercato vero e proprio percorriamo un canale con una “james bond boat”, velocissima e dall’equilibrio mooolto precario…E siccome il colore dell’acqua del canale non è invitante e con la colazione che ho fatto sarei una bella zavorra, inizialmente mi avvinghio come un polipo al fondo della barca. Ma poi la bellezza del paesaggio ha la meglio e registro ogni immagine. Sul canale c’è vita! E’ un pullulare di case e la gente ha un rapporto simbiotico col fiume. Il mercato è un groviglio di barche piene di mercanzie di ogni genere, che copre l’acqua fino a farla sparire. Su suggerimento della guida decidiamo di non prendere una “barca di remi” per non rimanere incastrati nel traffico fluviale, ma di gustarcelo dall’alto, cedendo di tanto in tanto all’acquisto di qualche souvenir, complici gli occhi e i sorrisi dolci dei mercanti. Abbiamo già diversi pacchetti quando facciamo la sosta turistica della giornata (purtroppo inevitabile) al negozio di artigianato del teak; i ritmi di marcia sono sempre serratissimi ed arriva il primo incontro con il buddismo: la visita ad un tempio (Wat) sulla strada di ritorno, che ci dicono essere uno dei più grandi del paese. In effetti è gigantesco! E’ un tripudio di colori: oro, arancio, giallo, verde, bianco. Le statue di Buddha erette o nella posizione del fiore di loto, infondono una tale pace e un senso di armonia con l’ambiente circostante, con la natura, con se stessi, con il mondo intero…Il profumo dell’incenso ti pervade. La spiritualità è, credo, la caratteristica principale di questo popolo. E questo mi ha fatto riflettere tantissimo su quante cose semplici perdiamo di vista! I fedeli portano al Buddha doni semplici e concreti, fatti di cibo, frutta, acqua, 3 bastoncini di incenso, fiori di loto. Ci sono delle statue ricoperte di foglietti d’oro, a mò di ex voto, metri di telo arancio (colore del Buddha) con cui viene avvolta la cupola del tempio, monaci che recitano delle litanie e levano dei cori dal ritmo e dal tono monotono e cantilenante. Ci sono le ciotole dei monaci messe in fila, dove i fedeli lasciano delle offerte. I monaci buddhisti vivono delle offerte fatte dai fedeli, che sono molto generosi, perché sperano così di guadagnarsi un karma positivo nella prossima vita. Il tempo è tiranno e già siamo sulla strada per il Rose Garden, la ricostruzione di un villaggio thai tradizionale, dove pranziamo ed assistiamo ad uno spettacolo tradizionale. Carino, ma certo se non fosse stata una tappa obbligata dal tour ne avremmo fatto senz’altro a meno. Il tropical shower ci culla in un sonnellino ristoratore sulla via dell’albergo e quando arriviamo ci lasciamo convincere (senza troppa fatica) ad aggregarci per dei massaggi in un centro suggerito dalla guida, molto bello, ma ovviamente altrettanto costoso. Le due ore di massaggio su ogni cm del corpo, la bellezza della struttura, la pulizia e la competenza sono valse il prezzo richiesto, ma senza dubbio è possibile fare massaggi piacevoli a prezzi irrisori anche se non immersi in una cornice così fiabesca! Dopo essere stati coccolati come dei re per due ore, assaggiato il loro thè di rito, seguiamo una coppia di ragazzi italiani in viaggio di nozze alla scoperta del grattacielo più alto della città. Si tratta della Bayoke Tower, un albergo con terrazza girevole all’ultimo piano,l’84esimo, e più di 300m di altezza…La vista da quassù è grandiosa e la città è davvero enorme! Per l’immancabile shopping by night stavolta scegliamo la zona di Lumphini Park…Il mercato è un dedalo di corridoi con infiniti box. Mai vista una cosa simile. Anche qui scene di vita quotidiana dei thai che, in attesa che il turista passi guardano la tv, mangiano, ascoltano musica, cullano i bimbi. Il paragone con Pat Pong, decisamente troppo soffocante e turistico, vede Lumphini vincente su tutta la linea! Intanto qui i mercanti non sono insistenti come in P.P., la merce è più varia e sembra anche migliore, quanto meno oltre alle imitazioni si trova anche un po’ di artigianato e prodotti locali. Lo shopping ci distrugge ed è ora di rientrare per prepararci ad una nuova levataccia.
BANGKOK – PALAZZO REALE E TEMPLI Oggi sarà una giornata meno faticosa e ci dedicheremo alla scoperta delle bellezze della città. Per fortuna siamo anche di meno, quindi sarà tutto più gestibile.
La prima cosa che notiamo è che tutti indossano una maglia gialla con lo stemma reale. Il perché? Oggi è lunedì, il giorno in cui è nato il re, che è venerato come un Dio. Ad ogni giorno della settimana corrisponde un colore, per il lunedì è il giallo, quindi in segno di rispetto tutti i lunedì (ma spesso anche negli altri giorni) ci si veste di giallo, che è il colore del re. Il giovedì invece è il giorno della regina, colore celeste. La famiglia reale è quasi divina per i thai. Ci sono immagini del re e della regina ovunque, in città, lungo le autostrade e sono tutte incorniciate da drappi gialli e celesti e fiori. E così un esercito di persone “in divisa” si muove per la città.
Prima tappa è al Wat del Buddha d’oro, tonnellate di oro massiccio nascoste, fino a 50 anni fa, sotto uno spesso strato di stucco bianco e scoperte solo durante un restauro. Seconda tappa il Palazzo Reale…Adesso ex, visto che x motivi di sicurezza i reali si sono spostati in una residenza di gran lusso in un altro punto della città. Qui il lusso la fa da padrone, è tutto d’oro, tutto colorato, tutto prezioso. Ci sono intere pareti affrescate, pagode e statue fatte di gemme e materiali preziosi. Colori come sempre sgargianti a cui fa da cornice un cielo azzurro che sembra ritoccato con Photoshop. Avvolti dall’afa (e le spalle e le gambe rigorosamente coperte in segno di rispetto non aiutano a disperdere il calore), dopo aver ascoltato i basilari accorgimenti per accedere in un luogo sacro (entrare scalzi e sedersi senza rivolgere i piedi, la parte spregevole e impura del corpo umano, verso il Buddha), ci affacciamo qualche minuto dentro la sala del Buddha di smeraldo, una piccola statua di giada veneratissima. La statua è coperta da un vestito tutto d’oro ed ha 3 differenti vesti a seconda della stagione dell’anno in cui ci troviamo (si contano 3 stagioni: estate, inverno e stagione delle piogge) e viene cambiato, al cambio di stagione, da un uomo della famiglia reale.
La residenza è sotto restauro per l’80esimo compleanno del re, per i primi di settembre. E’ prevista una grande festa, per cui fervono i lavori.
Del grande complesso riusciamo a vedere di sfuggita alcuni palazzi fatti costruire in stile italiano e francese, a testimonianza del grande amore per l’Europa di uno dei re della dinastia, che anche per questo introdusse la guida all’inglese nel paese. Prima di uscire siamo anche fortunati a trovarci nel momento del cambio della guardia. Rimane solo il dispiacere di non aver avuto tempo di ammirare con più calma le numerose bellezze del posto, per via delle solite tappe serrate… Ci dirigiamo alla volta del Wat del Buddha Sdraiato, un colosso imponente, lungo quasi 50m, che domina la grande stanza. Noi restiamo senza parole di fronte a questo mastodonte. Di fronte al Buddha Sdraiato, il Buddha seduto sul serpente evoca il racconto di un’esperienza vissuta da Siddharta. Nello stesso tempio, troviamo affrescate delle tavole con l’antica arte del massaggio thai.
Il giro si conclude nel solito negozio, stavolta di gemme. La Thailandia è tra i primi esportatori di pietre preziose (rubini e zaffiri).
Il pomeriggio è all’insegna del relax: infatti non abbiamo ancora pienamente goduto della piscina dell’albergo…E tra qualche macro e foto plastica tra i fiori, un bagno ristoratore e il crogiolarci al sole, rilassiamo le stanche membra…Ma la nostra pace viene turbata da un violento (ed improvviso) acquazzone tropicale…Ancora una serata di shopping per mercatini e via a nanna.
AYUTHAYA, L’ANTICA CAPITALE DEL SIAM Di nuovo la malefica wake-up call ci sveglia che è ancora buio…Oggi ci aspetta un altro viaggio, circa 100km a nord di Bangkok.
Solita colazione da re e via verso Ayutthaya, l’antica capitale del Siam tra il 1.300 e il 1.800, un sito archeologico estremamente vasto dichiarato patrimonio dell’UNESCO.
La prima tappa è la residenza reale estiva, una distesa di prato, giardini, alberi, piante, fiori, laghetti, fiumi, ponticelli e palazzi. I colori ovviamente splendidi. Le siepi hanno le forme più strane: ci sono gli elefanti (animale sacro, simbolo della Thailandia. I reali possiedono una ventina di elefanti albini, una specie rarissima e venerata), i conigli, i cervi…Durante la visita siamo accompagnati da una scolaresca in gita, nelle loro divise tutte uguali. Come sono graziosi! Visitiamo un’antica residenza in stile cinese e poi, attraversando di nuovo i viali che incorniciano un prato verde perfetto, che decine di giardinieri, sempre all’opera, si occupano di curare ogni minimo dettaglio, alberi e fiori di ogni tipo, ripartiamo alla volta delle rovine archeologiche.
Ayutthaya è stata fondata nel 1350 circa ed è stata la capitale del Siam per 4 secoli. Si dice che fosse ricchissima, ma purtroppo di questi templi, palazzi e pagode così ricchi (pare ricoperti completamente d’oro) rimangono solo le strutture in pietra, sopravvissute alla distruzione ad opera dei burmesi…Ma non per questo sono meno belle ed imponenti.
Il primo dei 3 siti (che vedremo con una velocità da guinness dei primati), è il Wat Yai Chaimongkol (l’idea di fotografare il cartello all’ingresso con il nome, a posteriori è tornata utile). Molto suggestivo il perimetro delimitato da decine e decine di statue di Buddha nella posizione del fiore di loto (meditativa), con il famoso drappo arancio. Sono tantissime e ci si può sbizzarrire a creare giochi prospettici nelle inquadrature fotografiche. Inutile menzionare di nuovo l’aria solenne e meditativa che si respira in questi luoghi. Che senso di pace! Ma che caldo…E quanta fretta ci mettono, vediamo, saliamo, scendiamo e scattiamo foto con ansia. Sembriamo due ladri che devono portar via il più possibile nel minimo tempo dalla casa che stanno svaligiando…Beh, comunque ne varrà la pena. Le scale per salire nella cupola del tempio sono ripidissime, fa una certa impressione guardare in basso, fortuna che non soffriamo di vertigini. L’interno della cupola si rivela popolato da particolari “ospiti”: piccoli pipistrelli, appesi al tetto, che purtroppo con il loro guano non risparmiano le antiche statue.
La seconda tappa, anche questa di circa 15 minuti, è al Wat Mahathat, un’enorme distesa di rovine e pagode, immersa in un grande parco, dove è ben chiara la distruzione per mano birmana, con le statue decapitate e date alle fiamme (per questo completamente annerite). Incredibile la testa del Buddha incastrata tra le radici di un albero.
Ultimo tempio (ed ultimi 15 minuti) è il Wat Chai Watthanaram, un enorme sito che si affaccia sulla riva del fiume che attraversa la città e ricalca la struttura di Angkor Wat in Cambogia. Saliamo e scendiamo i ripidi gradini per memorizzare tutto, ma alla fine della visita di Ayutthaya ci rendiamo conto che non ci abbiamo capito niente e non abbiamo goduto di niente. Solo col passare del tempo, rivedendo le foto e documentandosi un po’, qualcosa di bello riesce ad emergere ed essere elaborato; con il senno di poi l’escursione ideale sarebbe stata una bici, una guida cartacea, all’occorrenza anche una guida umana, si sarebbe visto molto di più e con molta più qualità. Abbiamo tralasciato molti templi che meritavano una visita.
Il tour si conclude con il solito angolo del turista, una crociera in battello (con annesso pranzo) sul fiume Chao Phraya, che ci riporta a Bangkok. Avrei preferito restare ancora un po’ ad esplorare le rovine, ma la crociera non è poi così male.. È bello vedere la città da un altro punto di osservazione e scoprire il rapporto simbiotico dei thai con il fiume. La nota negativa è il tempo di navigazione: decisamente troppo.
Stasera ci aspetta l’ultima serata di shopping e stavolta affrontiamo un mega-galattico centro commerciale di ben 8 piani, che però è troppo europeo e non ci soddisfa. Un po’ delusi, ci riconsoliamo con le solite bancarelle sul marciapiede che vendono di tutto di più. Sulla strada verso l’hotel ci fermiamo ad ammirare il contrasto di un piccolo tempio a ridosso di un modernissimo grattacielo, dove molti fedeli pregano ed altri sono impegnati in un ballo / rito / preghiera (non capiamo di cosa si tratti).
Grazie Bangkok, per averci regalato tutto questo! DESTINAZIONE KOH SAMUI Dopo 4 giorni così intensi, una settimana di relax al mare è quello che ci vuole! Da oggi saremo in 4, ci raggiungono due amici dalla Svizzera…Siamo orgogliosi di essere riusciti a combinare le date e gli alberghi in maniera certosina! Li incontriamo, distrutti dal viaggio, nella sala di attesa dell’aeroporto, mentre attendono il loro volo…Ci precederanno all’isola di un’oretta.
Partiamo con un piccolo e colorato aereo della Bangkok Airways, la cosa non mi entusiasmava, ma quando ho capito che tutto sommato ci è andata bene perché l’alternativa era quel minuscolo aereo ad elica…Mi consolo! Con un’oretta di volo sul golfo del Siam ci troviamo finalmente a Samui…La guardiamo dall’alto, mentre si avvicina, con il suo mare turchese. Che meraviglia! Atterriamo su una minuscola pista circondata da palme e il tempo non è dei migliori. Scesi dall’aereo ci attende un coloratissimo bus che sembra uscito dal Luna Park: piccoli vagoni aperti, che ci trasportano all’uscita. L’aeroporto di Samui è un giardino tropicale! I tetti di paglia, laghetti e fiori ovunque, sembra finto! Attendiamo le valigie davanti al carrello, sempre sotto un tetto di paglia, senza vetri o muri. Poi il pullman ci porta all’albergo, a Chaweng Beach. Ci piace, ha un non so che di rustico, ma confortevole. Gli amici dormono, mentre noi disfiamo le valigie e scendiamo in spiaggia. Uffa però, che giornata, che cielo grigio e minaccioso… Anche nell’isola il caos e la concentrazione di gente la fanno da padrone. Se si viene qui sperando di trovare silenzio e relax, a mio avviso, si è sbagliato posto. Senz’altro il mare rilassa, ma Chaweng non è proprio il lido ideale per staccare con il mondo circostante, anzi sembra quasi una piccola Bangkok! Comunque, a noi piace così, del resto la Thailandia è anche questo.
Il primo giorno a Samui passa così, un po’ lento, un po’ sonnacchioso. Il che, dopo il tour de force di Bangkok, è un vero piacere! La sera, per non venire meno alle “buone abitudini”, ci immergiamo nel caos di Chaweng alla scoperta di ristorantini, negozi e in generale della “movida” dell’isola.
Che confusione! Vociare, clacson, traffico di auto, motorini, la camionetta con l’altoparlante che sponsorizza gli incontri di thai boxing “Lady and gentleman, welcome to Koh Samui, welcome to Samui stadium…Tonight…See the best of the best, the champ of the champ, the superfight!”…E poi ristoranti, locali, negozi, bancarelle, scimmiette per la foto ricordo, colorati Seven Eleven aperti 24 ore su 24…Questo paese non dorme davvero mai! I ristoranti espongono il pesce fuori dal locale, tu scegli quello che vuoi e loro te lo cucinano al momento. Il tutto per una modica cifra. La cucina thai è…Varia e molto speziata. Mangiano qualsiasi cosa, dalla carne alla verdura, passando per il pesce e persino per gli insetti, che a quanto pare sono considerati una prelibatezza! Sarà, ma a me fanno davvero schifo, che siano vivi o morti, caramellati o fritti. Concludiamo la serata con un gelato all’Haagen Dazs di fronte all’albergo e…Via a nanna.
CHAWENG BEACH In risposta alle levatacce fatte a Bangkok, qui ci svegliamo sempre appena in tempo per gli ultimi minuti di colazione. Il ristorante è affacciato sulla spiaggia, così il risveglio è soft…E la colazione, come sempre, da re. Scopro tantissimi nuovi tipi di frutta, anche se non ne conosco i nomi.
Oggi ci crogioliamo in spiaggia, tra un tuffo ed una passeggiata alla scoperta della baia. Finalmente ho modo di assaggiare uno scenografico latte di cocco, direttamente dalla noce, ma rimango delusa perché non mi piace…Anche la spiaggia è “movimentata”, come le strade alla sera. È un continuo passare di venditori ambulanti, che indossano un fratino rosso con un numero identificativo e vendono di tutto, ciambelle, gelati, parei e lenzuola. C’è anche una signora dallo sguardo dolcissimo che arrostisce le pannocchie con burro di arachidi su un barbecue fatto da un lingotto di carbone, che sbriciola a mano a mano e attizza sventolando un ventaglio di paglia. È così gentile che alla fine ti regala sempre un po’ di frutta sbucciata, che è buonissima! Affittiamo un materassino dal tipo che noleggia anche gli acquascooter ed il massimo della nostra attività sarà muovere di tanto in tanto le mani in acqua per non farci spostare troppo dalla corrente. Dura, la vita di spiaggia!!! 🙂 La sera ceniamo in un ristorantino da campo, allestito in un parcheggio, con tanto di tendoni dove è allestita la cucina…Mangiamo dell’ottimo pesce, condito dalla gentilezza e disponibilità consueta delle persone. Il giorno dopo, durante uno dei nostri chopping chopping, proviamo a cercare di nuovo questo posticino, ma scopriamo che si è volatilizzato, lasciando di nuovo posto al parcheggio! NA MUANG WATERFALLS Oggi si parte alla scoperta dell’isola! Noleggiamo due scooter tramite l’albergo, anche se la Lonely Planet cataloga la cosa come “tra le più pericolose da fare nell’isola” per via delle strade, della guida della gente del luogo, della mancanza di assicurazione per i motorini e della possibilità di furti. Ma noi decidiamo di correre questo “rischio”! Ci fermiamo a fare benzina ad un distributore che merita una foto ricordo: si tratta infatti di due enormi barili con un congegno a manovella che pompa benzina ed un tubo di gomma di quelli usati in giardino per annaffiare. Mai visto niente di simile! Il “benzinaio” compie queste manovre fumando pacificamente una sigaretta sotto al sole… L’isola è un incanto! Un tappeto di palme, infatti è una dei principali esportatori di noci di cocco al mondo e non fatichiamo a comprenderne il motivo! Purtroppo anche le attività edilizie sono molto intense, sempre più strutture ricettive stanno mangiando foreste di palme e questo dispiace parecchio… Ci fermiamo per una foto ricordo lungo la strada che costeggia Lamai Beach, perché l’acqua è di un colore indecifrabile, tra il turchese e lo smeraldo. Riprendiamo la via per le cascate.
Si tratta di due salti. Il primo, secondo me il più suggestivo, in cui l’acqua precipita per circa 30m dentro un piccolo laghetto. Ci buttiamo nelle acque fresche e dolci, anche se un po’ torbide per via del fango e le guardo con un po’ di circospezione…Ma alla fine al caldo e al fascino non si resiste! Il secondo punto di osservazione prevede un sentiero di circa una mezz’oretta, anzi, più che un sentiero è una vera arrampicata in mezzo alla vegetazione! Ci guida uno “sherpa”, che abbiamo incontrato lungo la strada e che è lì per guadagnare qualche soldo. Sale rapido ed agile come uno stambecco, sebbene ai piedi abbia delle infradito e il sentiero sia faticoso. Non sa una parola di inglese e per tutto il tragitto non dirà nulla, ma i suoi occhi parlano per lui! La sfacchinata vale proprio la pena, perché arriviamo ad un piccolo laghetto, con annessa piccola cascata incastonata in un grottino, come un idromassaggio naturale. Lo sherpa ci riporta alla base, mostrandoci via via gli scorci più belli da cui poter ammirare la cascata e scattare foto. La natura di quest’isola è davvero sorprendente. Sulla strada del ritorno ci fermiamo in un tempio, con annessa scuola elementare, dove è custodito un monaco mummificato morto oltre 30 anni fa…Inutile dire che fa un po’ impressione e, agli occhi di noi occidentali, è sembrata una reliquia macabra, ma il fu monaco era una figura molto importante per la gente del posto, e per questo e per il testamento religioso che ha lasciato è particolarmente venerata.
Ripassiamo per la costa di Lamai e ci fermiamo ad ammirare “Granmother & Granfather”, in thai Hinta e Hinyai, due enormi massi situati su una spiaggia, dalle evidenti forme genitali maschile e femminile. Si narra una bizzarra leggenda che avrebbe dato origine a questi due massi. Sono davvero buffi! Concludiamo la giornata con un giro in un mercato locale, dove sui banchi vengono esposti pesce, carne, interiora, frutta e verdura coloratissima…E rimaniamo bloccati sulla strada, in mezzo a migliaia di motorini, da un altro mercato, in occasione di una festa non meglio precisata, dove si esibisce per la strada una specie di carro carnevalesco con ragazzi e ragazze travestiti da drag queen, al ritmo urlante di “I will survive”.
BIG BUDDHA WAT Oggi decidiamo di correre nuovamente il “rischio” di prendere il motorino, per esplorare il nord dell’isola. Ci dirigiamo al Big Buddha, un wat con un enorme Buddha eretto sulla scogliera, ben visibile dal mare. La statua è enorme e colorata, come sempre, all’interno del tempio, che si raggiunge tramite una ripida scalinata, i soliti odori di incenso, persone intente a pregare, monaci che recitano preghiere di buon auspicio per i fedeli e donano bracciali portafortuna. Terminata la visita al tempio, e il giretto ai chioschi che sono ai piedi della scalinata, ci accorgiamo che manca il motorino dei nostri amici. Beh, un’eventualità da mettere in conto, ahimè, malgrado la guida facesse dell’esagerato terrorismo perché fino ad allora non avevamo avuto alcun problema nè a guidare per le “pericolose” strade, né a lasciare gli scooter nei vari parcheggi.
Questo episodio sconvolge anche le signore, padrone dei negozietti, che non parleranno d’altro per tutta la mattina, e che si dimostrano comunque estremamente collaborative e gentili. Infatti non può certo un episodio, seppur spiacevole, rendere negativa tutta l’isola! Abbiamo sentito anche di altri spiacevoli episodi, oltre a furti di motorini, come ad esempio furti nelle stanze d’albergo…Ma niente che potesse essere evitato con un po’ più di attenzione, come ad esempio riporre sempre i gioielli, i soldi o le cose “preziose” nelle apposite casseforti, cosa che andrebbe fatta tanto in Thailandia quanto in Italia o qualsiasi altro posto del mondo! Il fatto ci rovina la giornata e ci scombussola un po’ i piani perché, privi di un mezzo di spostamento, dobbiamo tornare in albergo, tra l’altro dobbiamo capire come risolvere la questione con il renting, essendo il motorino non assicurato. La questione con si risolverà due giorni dopo, con il misterioso “ritrovamento” del motorino, la richiesta di un “compenso” per la persona che l’ha ritrovato (sebbene la polizia turistica ci avesse raccomandato di non dare assolutamente un cent, anzi in caso di richiesta di denaro da parte del renting, di avvisarli subito); il compenso ci verrà poi restituito a fine vacanza dall’albergo, con la scusa che “il renting non ha voluto niente”…Ma noi pensiamo che l’albergo, per salvaguardare la reputazione e i suoi ospiti, sia in qualche modo “intervenuto”. Questo ci ha ulteriormente dimostrato, qualora ce ne fosse ancora bisogno, di quanto sia l’albergo che la polizia turistica siano stati gentili ed efficienti.
La sera ci consoliamo con una scorpacciata di aragosta e pesce in un suggestivo ristorantino sulla spiaggia, a lume di candela, ad ammirare il mare e le decine di balloon accesi e lanciati in cielo (naturalmente ci cimenteremo anche noi nell’esprimere un desiderio e far volare il nostro balloon).
RELAX IN CHAWENG BEACH I successivi due giorni li passiamo in albergo, uno per risolvere la questione pending dello scooter, attendendo di sapere se e quanto dovremo pagare per il furto, l’altro perché purtroppo è brutto tempo. L’imprevisto dello scooter manda all’aria una delle gite che volevamo compiere, l’escursione a Koh Tao, un’isoletta raggiungibile tramite traghetto, famosa per le sue spiagge, ma soprattutto per i suoi fondali strepitosi.
Ci rilassiamo tra un tresette ed uno scopone scientifico, consolandoci con il pensiero della gita del giorno successivo.
PARCO MARINO DI ANG THONG Archiviata l’esperienza scooter, eccoci pronti all’escursione al famoso parco marino, una serie di isolotti disabitati, una manciata di perle sparse nel golfo di Thailandia.
Un pulmino veramente folkloristico e già stipato di altri turisti ci viene a prendere di buon mattino. Purtroppo il tempo non è un granchè, il cielo è velato e grigiastro, ma speriamo che migliori. Ci imbarchiamo su un motoscafo a mio avviso un po’ piccolino e scomodo per affrontare l’oretta di navigazione, il tempo non accenna a migliorare, anzi. La guida è un ragazzo giovane e simpatico, dal buon inglese, che ci spiega le varie tappe. Nell’escursione è compreso pranzo e da bere per tutto il viaggio.
Arriviamo alla prima tappa, snorkeling in una piccola baia di uno dei tanti isolotti. È la mia prima volta alla scoperta di un fondale tropicale, indosso maschera e pinne (noi ce le siamo portate, ma nell’escursione sono comprese pure quelle), mi tuffo e…Mamma mia che spavento! I fondali sono pieni di pesci ed immergersi e vedere d’improvviso che vita e che densità c’è là sotto ti coglie impreparato …Ma prendendoci confidenza è fantastico…Il pesce Napoleone! Il pesce scorpione! E tanti altri coloratissimi, piccoli, grandi…Purtroppo non vedrò Nemo, Dory e le tartarughe, sarà per il prossimo viaggio! Ripartiamo alla volta del Lago di Smeraldo, situato in un’altra isoletta dell’arcipelago. Il lago si trova al centro dell’isolotto e per raggiungere i vari punti di avvistamento si percorre un tragitto fatto di scale di ferro, sassi, fessure tra piccole gole da attraversare…La vista è incredibile, il colore del lago altrettanto. Dal punto di belvedere più basso, una vera terrazza sopra al lago (che ovviamente, in quanto riserva protetta, non è balneabile), scorgiamo dei ricci enormi, dagli aculei lunghissimi che sembrano delle spade! Saliamo fin sulla cima per godere della vista piena del lago e degli isolotti circostanti. Il tempo migliora leggermente, ma rimane sempre velato e non ci permette di godere a pieno dei colori stupendi che ci offre questo parco.
L’ultima tappa è in un’isola attrezzata per la ricettività dei turisti, dove ci servono il pranzo e ci rilassiamo sul prato all’ombra delle palme, in attesa di pagaiare intorno all’isola. Il giretto in kaiak è un po’ faticoso e rimaniamo tra gli ultimi, mentre i nostri amici sembrano aver preso un gran ritmo! Prima di lasciare quest’isola, delle simpatiche scimmiette, che mangiano frutta sugli alberi in spiaggia, ci regalano un bel po’ di foto da riportare a casa. Purtroppo la gita è finita ed anche la vacanza è arrivata al termine! SAMUI LAST DAY Oggi i nostri amici partono per Bangkok. Il cielo è sempre un po’ velato e noi siamo dispiaciuti di doverci separare! Vediamo un aereo ad elica decollare all’orario previsto della loro partenza, mi sa che stavolta gli è toccato! 🙂 E infatti ci confermano che è così! Noi ci rilassiamo in spiaggia, facciamo qualche foto, un po’ ci annoiamo anche, senza partite a scopone e tresette! 🙁 Mi concedo un massaggio in spiaggia, che fino ad ora avevo snobbato perché l’idea di farmi massaggiare sotto gli occhi di tutti non mi faceva impazzire…Scoprirò di essermi pentita di non averlo fatto prima! 🙁 La sera ci concediamo una romantica cenetta al Bud Saba, un ristorante sulla spiaggia difficilissimo da trovare, ma incantevole. Infatti invece dei tavoli, si cena in piccole palafitte, tutte separate e appartate, al lume di candela. Qui è talmente tutto improntato alla privacy e al relax che neanche i camerieri si avvicinano..E per chiamarli bisogna suonare un campanello appositamente legato al tavolo.
Un ultimo frenetico chopping chopping di souvenir e regalini da riportare a casa, facciamo felice la signora del chiosco vicino all’albergo, che in tutta la settimana è stata la fornitrice ufficiale dei nostri acquisti, al punto che, dopo aver toccato con i soldi che gli abbiamo appena consegnato tutta la merce esposta (un rito scaramantico che fanno un po’ tutti), ci abbraccia e ci dice di tornare il prossimo anno…Lo credo bene!!! 🙂 RIENTRO IN ITALIA Oggi si riparte. Abbiamo un’ultima mattina in spiaggia, che ci viene gentilmente concessa dall’albergo. Ripartiamo dall’aeroporto-giardino, già con la nostalgia. Guardo i miei appunti di viaggio, assaporo ancora gli ultimi angoli di Thailandia, nei miei souvenir, nelle centinaia di foto scattate, negli sguardi delle persone, nei colori e negli odori, ma soprattutto nei miei ricordi.