Chocolatier a Perugia
Un muro di semi di cacao, immagini evocative e i dettagli cioccolatosi che caratterizzano l’ingresso ci hanno subito messo a nostro agio, facendoci pregustare la visita nell’attesa della nostra guida. Abbiamo così cominciato il nostro giro, in compagnia di un numerosissimo gruppo di genitori-figli. In realtà, ci hanno assicurato che di solito cercano di separare adulti e bambini per far fare una visita più adatta ai diversi tipi di pubblico, ma in quel caso non è stato possibile fare altrimenti e così ci siamo accodate. Devo ammettere che, nonostante i miei dubbi iniziali, i più piccoli sono stati bravi e noi siamo riuscite a seguire senza distrazioni la storia della Perugina dagli albori a oggi. Dopo una tappa nella “sala cinema”, dove viene proiettato un video a tema, si passa al vero e proprio museo della Casa del Cioccolato: un lungo corridoio e numerose bacheche con i semi, la cabossa e gli strumenti molto artigianali usati anticamente in Sudamerica per preparare il cioccolato. E poi tutti i prodotti che hanno fatto la fortuna della Perugina, dalla caramella Rossana ai Baci, giusto per citare i due più conosciuti. Pausa per un mini-viaggio nei caroselli e nelle pubblicità della Perugina e via, su per le scale a fare una degustazione di cioccolato e, subito dopo, a vedere dall’alto la fabbrica e l’area dove vengono prodotti i Baci. Peccato fosse sabato, altrimenti avremmo potuto vedere i macchinari in funzione e gli operai al lavoro, capendo i retroscena dei dolci che di solito troviamo già belli impacchettati.
Se la visita della Casa del Cioccolato è stata interessante, è niente però rispetto a quello che è venuto dopo: un corso per imparare a fare i cioccolatini! C’è, infatti, una sala attrezzatissima dove un maestro cioccolataio accoglie chi vuole cimentarsi in questa arte culinaria. I corsi sono severamente vietati a chi non ama il profumo del cioccolato e a chi non si diverte a pasticciare in cucina. Qui, infatti, è d’obbligo il leccaggio di dita compulsivo (tanto ognuno mangia i propri cioccolatini!) e lo spatolamento selvaggio di cioccolata fusa sul proprio piano di lavoro. E non bisogna mai prendersi sul serio: non importa se i vostri tartufini una volta usciti dalla sac a poche sembreranno qualcosa di immangiabile, la cosa meravigliosa è che alla fine vi sembrerà – e sarà – tutto buonissimo e meravigliosamente artigianale. E voi avrete imparato a fare il temperaggio e altri trucchi del mestiere, portandovi poi a casa i risultati delle vostre fatiche! (nel nostro caso, una coppetta di cioccolata decorata e stracolma di tartufini)
A questo punto, la febbre da cioccolata era alle stelle. Uscite con sorriso da estasi dalla classe, io e Silvia ci siamo dirette verso il nostro albergo: l’Etruscan Choco Hotel, il primo hotel interamente dedicato al cioccolato. Che dire, l’intero pomeriggio circondati dagli effluvi di cioccolata non ci era bastato! E il Choco Hotel era il modo migliore per darci la mazzata finale e farci dormire tranquille. Ogni piano dell’albergo è dedicato a un tipo di cioccolato (latte, gianduia, fondente), con le chiavi vi danno in omaggio una tavoletta di cioccolata con mappa di Perugia e le camere sono – ovviamente – a tema, con testata del letto a cubi, tavolino con tazze da cioccolata, ecc. Nel nostro caso, chi ci ha assegnato la camera ha avuto un bel senso dell’umorismo: aperta la porta, ci siamo ritrovate davanti uno step. Ancora non ho commenti adatti a descrivere le nostre facce…
In un albergo dedicato al cioccolato, non poteva naturalmente mancare una colazione adatta all’occasione: torte e croissant con fondente o gianduia, biscotti, cestini con pezzi e scaglie di cioccolata, cioccolato fuso da prendere a mestolate. Insomma, il delirio. Se però lì per lì dovesse venirvi voglia di una colazione più classica, non mancano yogurt, latte, cereali…
Il nostro weekend si è concluso con un giro del centro di Perugia che, ahimè, non è certo il posto più rilassante in cui guidare. La viabilità un po’ discutibile è però compensata da ciò che si riesce a vedere una volta parcheggiata la macchina. Dal pozzo etrusco ai paesaggi alle piazze, fino a che, in cerca di un po’ di riposo prima di ripartire, non vi accascerete sul prato davanti a una chiesa a guardare tre studenti stranieri che giocano a pallavolo. Solo a quel punto sarete davvero pronti per tornare a casa.