Chiapas on the road e Yucatan

Il vero Messico, civiltà scomparse e magie ancestrali
Scritto da: Deneb
chiapas on the road e yucatan
Partenza il: 13/08/2010
Ritorno il: 29/08/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
Premesse. Dopo lunghi appostamenti sul sito dell’Iberia, finalmente riusciamo ad accaparrarci il volo più a buon mercato del momento: 856,43 € Bologna-Città del Messico con scalo a Madrid della bellezza di 11 ore!! Poco male, Madrid è sempre una bella città da visitare e si possono gustare deliziosi churros a poco prezzo (3 churros = 60 centesimi!). Ah, dimenticavo le presentazioni! Io sono Sarah e l’altro è il mio amore Ale, amanti dei viaggi “on the road”. Ci siamo innamorati del Messico in occasione del nostro primo viaggio, nel 2005, in cui visitammo parte della penisola dello Yucatan, ma il tempo era davvero poco e siamo rimasti con un forte desiderio di scoprire più cose su questo fantastico paese; così abbiamo deciso di visitare l’interno seguendo i consigli di alcuni amici dell’Associazione “Destinazione Chiapas” che da anni finanzia progetti nei villaggi più poveri di questa regione con il metodo del “microcredito” che permette alle famiglie di sopravvivere creando una piccola attività commerciale grazie ai prestiti senza interesse delle persone che vogliono partecipare.

Bologna-Madrid-Città del Messico-Tuxtla-San Cristobal de las Casas. Atterriamo a Città del Messico alle 5 di mattina, fa molto freddo nonostante sia metà agosto, comunque dobbiamo aspettare ancora altre 5 ore e mezza prima di prendere un volo interno che ci porterà a Tuxtla (costo 100 €, durata 1 ora e 30 minuti circa): ci sono varie compagnie low cost che effettuano voli interni, ma alcune adottano il sistema dell’overbooking e si rischia di rimanere a terra! Da Tuxtla prendiamo un pullman per San Cristobal de las Casas dove ci attende Martina, una delle quattro ragazze che vivono in una casa comprata dall’associazione per aiutarle a studiare e che ci ospiteranno per tutto il tempo che desideriamo! San Cristobal de las Casas si trova a 2200 metri s.l.m. Su un altipiano verde e circondato da colline; il clima è molto umido e la sera la temperatura scende parecchio! Consiglio: portatevi qualcosa di pesante in valigia!! In ogni caso, potrete sempre acquistare a poco prezzo un poncho o un maglioncino di lana in stile messicano al mercato di Santo Domingo!

Escursione sul Rio Sumidero. Il primo giorno, prenotiamo un’escursione in battello sul Rio Sumidero dove possiamo vedere un paio di coccodrilli e le famose “Scimmie urlatrici” il cui verso, simile a quello del giaguaro, è udibile fino a 2,5 Km di distanza! Vediamo anche “El Arbol de la vida”, l’albero della vita, una maestosa creazione della natura che rappresenta la Natività.

Feliz Cumpleaños abuela! Nel pomeriggio andiamo, con le ragazze che ci ospitano, a visitare uno dei villaggi in cui è attivo un progetto dell’associazione e veniamo invitati a festeggiare il compleanno della zia di una di loro: c’è anche l’anziana nonna dolce e sorridente che ci offre le immancabili tortillas, bibite e zuppa di pollo e riso (che abbiamo mangiato per non offenderla, ma le cui condizioni igieniche erano discutibili..), abbiamo cantato con loro la canzone che cantano per i compleanni e abbiamo scherzato sul fatto che la zia trentenne si ritenesse una “vecchia zitella” per i canoni del posto! E’ difficile descrivere le sensazioni che abbiamo provato, il senso di amicizia e generosità di questa famiglia, il ridere e scherzare con gente che vive una realtà totalmente diversa dalla nostra: questo paese, di cui non ricordo il nome, si trova fuori da qualunque rotta turistica, in mezzo al nulla! Abbiamo viaggiato con i taxi “di gruppo” e le persone ci guardavano con grande curiosità (indossavamo infradito e vestiti da turista!) e gentilezza e, alla fine del viaggio, ridevamo e cantavamo con loro!

La serata non è meno emozionante: per caso ceniamo in un piccolissimo ristorante italiano da 4-5 tavoli gestito da padre e figlio e ci troviamo catapultati in un ambiente familiare e caldo a cui si aggiunge sempre nuova gente e si finisce a cantare, di nuovo, tutti insieme le canzoni di Battisti, Vecchioni e così via! Dopo veniamo anche invitati tutti a casa di un ragazzo messicano gentilissimo che ci tratta come se fossimo amici da sempre. Questo è l’aspetto più bello di un viaggio: conoscere le persone del posto nella loro quotidianità e scoprire valori che in molti posti non esistono più.

Pane caldo e felicità. Il mattino seguente ci rechiamo a casa della famiglia di Martina, a Tres Puentes, per visitare il sito di un altro progetto: la costruzione di un forno per produrre pane da vendere alla gente dei paesi vicini. Questa volta ci muoviamo con un taxi dopo che le ragazze hanno contrattato costi e modalità: siamo in 6 più l’autista!! I prezzi dei taxi variano enormemente se a prenderli è un turista o un abitante del posto: le cifre possono anche decuplicarsi! La strada per arrivare alla casa di questa famiglia è decisamente dissestata e l’ambiente circostante è infestato da fastidiosissimi mosquitos! Unapiccola nota: in alcune zone del Chiapas è presente la Dengue, una malattia molto grave dovuta a un virus trasmesso da un particolare tipo di zanzara tropicale; nelle strade del Chiapas vedrete molti cartelli che ricordano alla popolazione di fare attenzione a questa malattia, fatelo anche voi utilizzando regolarmente repellenti per zanzare tropicali! Appena scendiamo dalla macchina, veniamo travolti da un gruppo di bambinetti sorridenti a cui regaliamo delle caramelle comprate al mercato prima di partire: la loro gioia per quel piccolo dono è indescrivibile! Il profumo di pane appena sfornato, avvolge l’aria intorno a noi e, con la scusa delle foto, mangiamo una bella pagnotta calda! In questo posto vivono due famiglie con tanti figli: la loro casa non ha il pavimento, ma la nuda terra dove camminano anche le galline che entrano ed escono a loro discrezione; i “muri” se così si possono chiamare, non arrivano fino al tetto, lasciando una zona aperta: alla nostra domanda sulla salute (ricordo che le temperature del Chiapas possono essere anche molto rigide in alcuni periodi!), ci rispondono che “al massimo si prendono un raffreddore”, ma, aggiungo io, la prospettiva di vita non è tanto alta e a 50 anni sembrano già vecchi! Non hanno acqua corrente, ma hanno una tv satellitare collegata ad un impianto elettrico “fluttuante” che da noi difficilmente sarebbe considerato “a norma”. La casa non ha stanze, ma un unico ambiente con due letti matrimoniali: su ogni letto ci dorme una famiglia intera! Immagino che avrete capito che il bagno non esiste non essendoci nemmeno l’acqua. Il problema più grande, per noi occidentali, è quello di trovare una buona e credibile scusa per evitare di mangiare la zuppa di pollo e le tortillas che ci offrono come gesto di amicizia e benvenuto: temiamo di prenderci qualche virus intestinale o cose ben peggiori (nonostante ci fossimo vaccinati contro epatite A e B)! Alla fine, le loro facce sorridenti e il vedere come queste persone che non hanno niente ci offrano il loro cibo, ha fatto sì che accettassimo l’offerta! Fortunatamente nessuno dei due ha riportato danni.

L’incontro con gli Zapatisti! Prima della partenza mi ero informata su questi “Guerrilleros” e sapevo che non erano “pericolosi”, quindi ho chiesto a Martina se potevamo fermarci al loro villaggio per una visita. Il tassista ci chiede l’equivalente di 5 € per aspettarci, cifra che pago più che volentieri! All’ingresso del villaggio c’è una donna dall’aria severa che controlla i movimenti che avvengono all’esterno; le chiediamo se possiamo visitare il villaggio, ma non sembra essere d’accordo finchè non interviene Martina che le dice qualcosa che noi non sentiamo e la convince a farci entrare. La donna ci scorta verso una casetta e ci dice di aspettare fuori senza fare foto. Devo ammettere che iniziamo un po’ a spaventarci, in fondo, nell’immaginario comune, i Guerriglieri sono persone poco raccomandabili che rapiscono i turisti per perseguire i loro scopi! Un paio di minuti dopo, ci fanno entrare nella casetta dove troviamo tre uomini col passamontagna seduti ad una scrivania che ci dicono, in tono poco amichevole, di sederci e di dar loro il passaporto; ci fanno un sacco di domande sul perchè siamo lì, da dove veniamo, ecc. Gli spiego che facciamo parte di un’associazione Italiana che si occupa del miglioramento della vita delle famiglie del Chiapas e che ci piacerebbe sapere qualcosa di più sulla loro storia, ecc, ecc. Finito il primo “interrogatorio” trascritto a mano in triplice copia, ci scortano ad un’altra costruzione dove ci attendono altri tre uomini col passamontagna che ci fanno le stesse domande di quelli prima e a cui diamo le stesse risposte. Dopo questa prima mezzora di tensione, i visi si distendono e uno di loro inizia a raccontarci del perchè vivono fuorilegge, dei problemi che hanno avuto con lo Stato e con l’esercito e le loro motivazioni; ci dicono che loro non amano la violenza, che vogliono difendere i diritti della gente del Chiapas che è molto povera e a cui viene sottratta la propria terra senza nemmeno avere un indennizzo e aggiungono che hanno un magazzino con le armi, “però duermen” (“però dormono”, non vengono utilizzate) a meno chè non vengano provocati seriamente, allora sono pronti a tirarle fuori! Ci raccontano anche che hanno un sacco di volontari che costruiscono scuole e cliniche mediche per la gente che non può permettersi di pagare. Alla fine ci permettono di fare un giro per il villaggio e di scattare anche qualche foto a patto di non riprendere “i compagni senza passamontagna e le targhe delle auto”. I muri delle case sono tutti dipinti con colori accesi e in netto contrasto tra loro che danno al posto un senso di allegria e spensieratezza che in realtà non c’è. Nel salutarli, gli dico scherzando: “..y el Subcomandante Marcos, donde esta?” (“..e il Sottocomandante Marcos, dov’è?”) e uno di loro, sorridendo attraverso il suo pesante passamontagna, mi risponde: “Somos todos Marcos!” (“Siamo tutti Marcos!”). Che fosse proprio lui?! Per ringraziarli, compriamo una copia a testa della loro rivista.

St. Juan Chamula e i Curanderos. Il giorno successivo visitiamo il mercato di St. Juan Chamula, famoso per gli ottimi acquisti che si possono fare e per la Chiesa dove i Curanderos eseguono i riti di guarigione. Il mercato è molto grande e altrettanto sporco, ma si possono trovare oggetti di artigianato locale ad ottimi prezzi. Volendo si può contrattare, ma non ce la sentiamo in quanto quello che per noi sono pochi euro, per loro fanno la differenza tra mangiare o no. Compriamo bellissime e coloratissime coperte messicane, magliette per gli amici, il poncho, ecc. Fuori dalla Chiesa cerchiamo di fotografare un gruppo di Curanderos vestiti in modo particolare, ma dalla loro reazione deduciamo che non siano particolarmente d’accordo e desistiamo. Entrando in Chiesa si viene catapultati in un’altra epoca! Il pavimento è completamente cosparso di aghi di pino che rappresentano l’unione con la Madre Terra e la fertilità, ci sono piccole candele accese in file ordinate in ogni angolo che rappresentano le anime dei morti e vecchie signore, molto simili all’archetipo della strega, che farfugliano una specie di cantilena degna di un film di Dario Argento! Qua e là, bottigliette di Coca-cola spuntano sul pavimento. All’interno della Chiesa è proibito fotografare i riti perchè le persone del posto pensano che la fotografia “rubi la loro l’anima”. Assistiamo ad un rito di guarigione di un ragazzino accompagnato dalla madre. Il rito consiste nel portare con sé un pollo sul quale verrà trasferita la “malattia” attraverso una preghiera fatta dalla Curandera che, alla fine, tirerà il collo al pollo e berrà uno strano intruglio che poi farà bere anche al ragazzo. Il pollo viene riconsegnato alla madre affinchè possa cucinarlo e mangiarlo alla sera. La vecchia signora, vedendo le nostre facce pietrificate, ci offre un sorso del liquido strano nel bicchiere da cui avevano bevuto chissà quante persone prima di noi: ringraziando, decliniamo l’offerta! Poco dopo scopriamo che la Coca-cola o le altre bevande gassate servono ad emettere un rutto che libera le persone dal male che hanno dentro di loro… Parlando con le ragazze veniamo a sapere che le persone del posto non vanno dal medico quando stanno male, ma dai Curanderos, nei quali ripongono una fiducia assoluta, e molti di loro guariscono davvero!

Palenque: piramidi e jungla. Dopo quattro bellissimi giorni in compagnia di gente allegra, semplice e ospitale, il viaggio prosegue verso Palenque! Partiamo la mattina presto in pullman e arriviamo a destinazione dopo 5 ore di puro terrore a causa della guida spericolata dell’autista su strade piene di tornanti, dirupi e pioggia! Decidiamo di fermarci a dormire al “Maya Bell”, uno dei tanti posti sulla strada per le rovine: non so se definirlo un campeggio o cosa visto che, volendo e per un prezzo irrisorio, si può dormire su un’amaca sotto le stelle! Optiamo per una camera, spartana e con qualche piccolo ospite a più zampe, sulla piscina. Il giorno seguente lo dedichiamo alla visita delle rovine Maya: il sito di Palenque è particolarmente famoso per essere stato inghiottito dalla vegetazione della jungla (solo una parte di esso è visibile!). All’ingresso veniamo fermati da un sacco di persone che si propongono come guida e, con un piccolo extra, sono disposte a portarci anche nella “pericolosissima” jungla! Decidiamo di investire un po’ di soldi in Ignazio, guida di origina Maya, almeno a detta sua. Devo dire che sono stati soldi ben spesi in quanto Ignazio ci ha raccontato un sacco di aneddoti sui Maya e sugli edifici del sito; deludente, invece, il giro nella jungla in quanto ci sono solo piccoli tratti di muro in pietra e strani insetti inquietanti e velenosi.

Destinazione Yucatan! La sera stessa prendiamo un pullman per Playa del Carmen dove passeremo qualche giorno sul fantastico Mar dei Caraibi che è rimasto impresso nei nostri cuori dal viaggio precedente. Il viaggio è un vero incubo!! Sapevamo che in Messico amano tenere l’aria condizionata a temperature polari, ma la serie di maglie non è servita a tenerci al calduccio; inoltre la strada è piena zeppa di “topes”, ovvero di dossi di cemento che rendono il viaggio un inferno. Dulcis in fundo, la polizia ci fermata e perquisisce per ben 3 volte, una delle quali in modo approfondito e poco gentile: ci fanno scendere nel cuore della notte e aprono quasi tutti i bagagli con tanto di cani annusatori. Per fortuna non perquisiscono le nostre valigie che sarebbero state impossibili da richiudere; inoltre non sono sicura che avrebbero gradito la presenza di una rivista Zapatista! Unica nota positiva, al buio, in mezzo al nulla, possiamo godere di uno degli spettacoli più belli della natura: il cielo stellato del Messico!

Playa del Carmen. La mattina prestissimo arriviamo a Playa del Carmen, piccola cittadina turistica dello Yucatan. Un consiglio: se volete godervi la vacanza visitando il posto e parlando con le persone, evitate i villaggi turistici e prenotate a Playa! Il paese è delizioso, è un punto strategico di partenza per tutte le escursioni, ci sono negozi e ristoranti e locali per la notte (alcuni offrono anche consumazioni gratuite!). Girando un po’ troviamo un albergo sulla strada principale, il St. Juan, a circa 30 euro a notte e dotata di tutti i comfort (tv, aria condizionata, cassaforte..). Qui i prezzi sono decisamente più alti che nel Chiapas in quanto è la meta favorita dai turisti Americani e Italiani! La spiaggia di Playa del Carmen è molto bella e pulita, ma la migliore di tutte è sicuramente quella di Tulum!

Tulum e Playa Paraiso. Ormai esperti di mezzi pubblici, prendiamo un taxi comune che ci porta a Tulum a prezzi ottimi. Scegliamo di fermarci a “Playa Paraiso”, un vero paradiso terrestre con tanto di materassoni in riva al mare e cameriere che serve i cocktails direttamente in spiaggia! Qui troverete dei personaggi locali che vi proporranno di fare snorkeling con la loro barchetta: esperienza carina, ma non esaltante! Per chi desidera passare una notte diversa e sicuramente romantica, consiglio di prenotare una cabaña in riva al mare: si tratta di una vera e propria “capanna” di legno e foglie di palma a diretto contatto con la natura (potrebbero esserci ospiti indesiderati all’interno!).

Le attrazioni dello Yucatan. Lo Yucatan è pieno di attrazioni tra parchi acquatici, tematici, rovine maya, ecc. In occasione del nostro primo viaggio, abbiamo visitato la Biosfera ed è veramente bella! Si può fare il bagno nelle piscine naturali in mezzo alle stelle marine e si possono vedere animali di vario tipo (pellicani, delfini, tartarughe, barracuda, ecc). Da non perdere il sito di Chichen Itza, che è quello meglio conservato, dove potrete salire sulla piramide ripidissima, vedere il campo della pelota, il pozzo dei sacrifici, l’osservatorio e tanto altro. In tutta la zona sono presenti i Cenotes, pozzi d’acqua sotterranei in cui si può fare il bagno in compagnia dei pipistrelli (non sempre!) e bevendo l’acqua di cocco. Un altro gioiellino è Isla Mujeres, una piccola isoletta dal mare trasparente di fronte a Cancun e collegata con aliscafi che partono a tutte le ore. Comunque, a Playa del Carmen, è pieno di agenzie di viaggi a costi abbastanza contenuti dove poter prenotare l’escursione migliore per voi. Avendo già visitato le maggiori attrazioni, optiamo per una gita a Cozumel, altra isola di fronte a Cancun, ma più grande di Isla Mujeres. Lo snorkeling è un po’ misero in quanto la barriera corallina è stata distrutta da un uragano nel 2003 e se ne vedono solo i resti (abbiamo, però, visto il barracuda che si riproduceva!).

Proviamo una spiaggia dal lato opposto dell’isola (rispetto al porto), ma è brutta, vuota e sporca! Dobbiamo anche contrattare con il tassista perchè ci chiede una somma decisamente maggiore a quella pattuita; l’uomo riesce, però, a farsi perdonare portandoci a vedere uno spettacolo unico e commovente: la corsa delle piccole tartarughe marine appena nate verso il mare! Il tutto assistito da volontari che le proteggono dai predatori. Ceniamo sull’isola, in piazza, mangiando bene e con una bella cornice di luci e colori.

Puerto Morelos. A Playa del Carmen, ci consigliano di visitare Puerto Morelos, paesino di pescatori poco lontano da lì: lo sconsigliamo in quanto le spiagge sono sporche e poco attrezzate. Molto più belle le spiagge di Playa del Carmen!

In cima alla piramide di Coba! Il giorno seguente lo dedichiamo alla piramide Nohoch Mul Coba, la più alta dello Yucatan (42 mt). All’arrivo, per visitare comodamente il sito (enorme!) noleggiamo una specie di bicicletta, guidata da un Messicano, con attaccato un “porta-passeggeri”. La scalata della piramide è difficoltosa per via del sole e dell’afa, ma la vista che si gode dall’alto ripaga ogni fatica! Essendo in strada, ci fermiamo a Tulum per passare il pomeriggio in spiaggia.

Cancun-Città del Messico. Siamo ormai alla fine della vacanza: prendiamo un volo interno della compagnia Aviacsa Cancun-Città del Messico. All’aeroporto di Città del Messico ci rechiamo al punto vendita dei tagliandi per i taxi ufficiali che funziona così: si comunica la destinazione e si compra la corsa, si esce e si consegna il foglio al primo tassista ufficiale che si trova nella zona dei taxi; in questo modo si è sicuri di quanto si paga realmente! Visto che la strada dell’Hotel Roble (che avevamo scelto perchè in pieno centro e perchè consigliatoci da persone di fiducia che vi avevano già soggiornato) era interrotta, il tassista ci porta in giro fermandosi ad ogni hotel della zona per chiedere il prezzo, facendoci rimanere comodamente seduti in auto. Arrivati all’Hotel Gillow, molto elegante, l’autista ci dice che hanno posto ma è molto costoso; per curiosità gli chiediamo quanto costa e lui, molto serio, risponde che costa l’equivalente di 18 € a notte!!! Ovviamente accettiamo subito!! L’hotel è “smoke free” ed ha un ristorante al suo interno: questo particolare è molto importante in quanto è decisamente sconsigliabile andare in giro di sera/notte da soli per la città a causa della massiccia microcriminalità.

Virgen de Guadalupe. Vista la gentilezza del tassista, lo ingaggiamo per una visita alla Basilica della Virgen de Guadalupe. In realtà le Basiliche sono due: quella vecchia, che sta sprofondando a causa di un terremoto, e quella nuova e modernissima, costruita accanto alla prima. All’interno della Basilica più antica c’è un’icona della Vergine che sostituisce quella originale e qualche statua di altri Santi, ma la cosa che colpisce è l’energia fortissima che si respira in questo luogo! La Basilica nuova è molto più grande e fastosa: al suo interno si trova l’icona originale della Vergine e il mantello sul quale sarebbe raffigurata la Madonna. Nella piazza antistante c’è l’orologio a cui fa riferimento tutto il Messico per sapere l’ora esatta e anche una “Papamobile” originale!

Tour della città. Città del Messico è la città più popolata del mondo e anche una delle più inquinate: l’inquinamento non si percepisce tanto a livello respiratorio, quanto con sintomi tipo tachicardia, disturbi intestinali, giramenti di testa. Avendo solo un giorno intero a disposizione, decidiamo di prendere il biglietto per il Bus turistico fermandoci a visitare il Museo di Antropologia che custodisce la misteriosa e affascinante Piedra del Sol, il calendario perpetuo dei Maya che annuncerebbe la fine del mondo! Visitiamo anche il Museo Tamayo e quello di Arte moderna: belli, ma se avete poco tempo forse c’è di meglio da vedere. Purtroppo il bus procede molto lentamente a causa del traffico intensissimo e non riusciamo a vedere altre cose se non una rapida salita al 37esimo piano della Torre Latinoamericana da cui si può ammirare tutta la città! Al 41esimo piano c’è anche un ristorante e un bar con mirador dove potete gustarvi un aperitivo o una Corona ammirando la grigia città. Per tornare all’hotel, trasgrediamo le regole sul prendere i taxi ufficiali e saliamo su uno dei tantissimi, e più economici, taxi-maggiolino verdi: l’autista è molto simpatico e ci parla della città e della Polizia che avrebbe degli accordi con i malviventi del tipo “potete derubare i turisti, ma non picchiarli, rapirli o ucciderli” e ci consiglia di non uscire da soli la sera proprio per questo motivo. La vacanza è veramente finita..l’ultima cosa che vediamo andando in aeroporto sono gli abitanti di Veracruz che manifestano nudi da anni per riavere le proprie terre (o l’equivalente in denaro) che lo Stato ha espropriato alle famiglie del posto. E’ davvero difficile non innamorarsi del Messico e della simpatia e generosità dei suoi abitanti, dei colori forti, della tequila sal y limon, dei sorrisi dei bambini e del mare turchese.. Buona vacanza a tutti!



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche