Changuu Island sembra un sogno ma è realtà

Fine gennaio 2008, appena ho saputo che il mio compagno (bancario) poteva avere una settimana di ferie ho iniziato le mie ricerche per organizzare una vacanza in un paese caldo. La decisione è caduta su Zanzibar; ho prenotato, via internet, il pacchetto che includeva sia il volo che l’hotel. Il 15 febbraio scorso alle ore 00,45 siamo partiti e...
Scritto da: anna57roberto
changuu island sembra un sogno ma è realtà
Partenza il: 15/02/2008
Ritorno il: 22/02/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 3500 €
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Fine gennaio 2008, appena ho saputo che il mio compagno (bancario) poteva avere una settimana di ferie ho iniziato le mie ricerche per organizzare una vacanza in un paese caldo. La decisione è caduta su Zanzibar; ho prenotato, via internet, il pacchetto che includeva sia il volo che l’hotel. Il 15 febbraio scorso alle ore 00,45 siamo partiti e dopo un volo di circa 8 ore, ci siamo ritrovati all’aeroporto di Zanzibar. In meno di 30 minuti eravamo fuori dall’aeroporto con le nostre valigie (senza nessun problema sia per quanto riguarda il ritiro dei bagagli che per il visto d’ingresso – basta avere 50 dollari per ogni persona e vi faranno una foto per il visto in pochi minuti); la gentilissima rappresentante del tour operator ci stava già aspettando. Con un pulmino siamo arrivati a Livingstone (non sembra un porto ma lo è) e lì c’era una caratteristica barca (dhow) che in 20 minuti circa ci ha portato a Changuu Island (la nostra prenotazione prevedeva un altro resort a Zanzibar ma per “overbooking” la sistemazione era stata cambiata e così abbiamo avuto l’opportunità di conoscere questa splendita isoletta). L’isola è abbastanza piccola (circa un chilometro di lunghezza e meno di mezzo chilometro di larghezza) ma piena di verde e con una spiaggia bellissima.

La mattina tanti uccelli ci svegliavano con il loro canto, sul vialetto d’ingresso al ristorante, tanti pavoni ci salutavano prima di colazione, nel pomeriggio le tre galline faraone presenti nell’isola (da me soprannominate “le tre comari”) passeggiavano tra i viali e sotto gli alberi, e, in una parte dell’isola recintata, tantissime tartarughe tra le quali alcune veramente giganti vivono all’ombra gli alberi altissimi, ma la sorpresa più carina è stata incontrare tante piccole antilopi.

La mattina, dopo esserci svegliati, aprivamo la porta della stanza coloratissima e di fronte a noi passavano le caratteristiche barche da pesca (antiquate e spettacolari da vedere) più o meno distanti dalla riva a seconda della marea e 20 o 30 pescatori tutti in piedi in ogni piccola barca, dopo il cenno dei due o tre pescatori in acqua, tiravano su la rete e noi restavano lì incantati a guardarli come se fossimo all’interno di un bellissimo documentario di Alberto o Piero Angela.

Nell’isola il silenzio regna sovrano ed i soli suoni sono quelli della natura (non c’è la televisione!!! e gli ospiti del resort sono abbastanza pochi), i ritmi quotidiani vengono scanditi dalla luce solare, dalle maree e dal variare delle condizioni climatiche: – ci si sveglia quando il sole entra nella stanza; – si pranza quando lo stomaco “borbotta” al ristorante cosiddetto “della prigione” dove, oltre all’offerta di pesce squisito c’è anche un enorme forno a legna con un cuoco che prepara delle pizze buonissime; – si fa il bagno nell’acqua cristallina piena di stelle marine quando si vuole perché, anche se la bassa marea fa arretrare molto l’acqua del mare, sull’isola, dove c’è la spiaggia, il bagno si può fare in ogni momento del giorno; – ci si riposa sotto gli alberi, al sole, sul lettino davanti al mare, in piscina; – e… “dulcis” in fondo, al tramonto del sole, con la luce fioca, si cena nel bellissimo ristorante, gustando lentamente tutte le cose buone che lo chef prepara (cucina raffinata e molto sana) e poi si va a dormire veramente rilassati.

Prima di partire avevo letto una guida su Zanzibar ed abbiamo organizzato una giornata di tour, iniziando con la foresta di Jozani, dove abbiamo visto, oltre ai tanti tipi di vegetazione, le mangrovie e le scimmie rosse che saltano da un albero all’altro. Nella stessa giornata, in macchina, abbiamo attraversato tanti villaggi dove si incontrano tantissimi bambini e ragazzi che vanno a scuola con le loro divise bianche e blu e tante casette con i tetti di paglia o di lamiera e purtroppo l’acqua spesso non c’è, così lungo la strada si incontrano tante donne con contenitori di plastica in testa pieni d’acqua; ogni tanto abbiamo incrociato alcuni autobus pubblici (denominati dala-dala) che attraversano l’intera isola, stracarichi di gente sorridente. Dopo circa un’ora da Stone Town siamo arrivati alla spiaggia di Nungwi (alla punta Nord dell’isola) una lunghissima spiaggia bianca e lì, tra l’altro, abbiamo visitato una piccola “fabbrica” dove costruiscono le caratteristiche barche da pesca, il posto non si può mancare: le persone che lavorano lì non usano alcun macchinario, tutto viene eseguito con la forza delle braccia, non usano neanche il trapano per inserire i grossi chiodi nelle barche e tutto viene eseguito con arnesi rudimentali. Alla fine del tour, prima di riprendere la barca e tornare nel nostro paradiso (Changuu Island) abbiamo fatto qualche acquisto a Stone Town: due “ tinga tinga” (tele con disegni coloratissimi), dosatori per sale e pepe e posate per insalata in osso e la solita maglietta con la scritta “Zanzibar”. Dopo una settimana abbiamo salutato la “nostra” isola a malincuore ma rimarrà sempre nei nostri ricordi.

E’ stata un’esperienza brevissima (solo una settimana) ma intensa e, ogni momento vissuto a Changuu Island è sembrato molto più lungo del tempo che corre troppo velocemente nelle nostre città, infatti abbiamo la sensazione di esserci stati per tanto tempo. Ogni angolo dell’isola la porterò nel cuore così come tutte le persone di servizio che erano nell’isola con le quali abbiamo scambiato semplici chiacchiere, in modo particolare non dimenticheremo mai l’accoglienza e la grande gentilezza di tutti.

Amo viaggiare e per me il viaggio non è passatempo ma esperienza di vita; tutto quello che si vede in viaggio, gli eventi casuali e l’incontro con persone diverse diventano un segno indelebile che poi si trasforma in bagaglio di vita. Non c’è modo migliore di spendere i soldi che rimangono nelle nostre tasche, dopo tanti conti da pagare !!! Anna e Roberto



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