Cerveza e Capuchino
L’idea di andare in Mexico è nata all’improvviso e senza nessuna programmazione un pomeriggio di fine marzo. Siamo entrati in un’agenzia solo per salutare una cara amica e curiosare tra i cataloghi alla ricerca di una destinazione per l’estate e siamo usciti con una prenotazione aerea per un viaggio da sogno …Che adesso proveremo a raccontarvi.
Ma prima un consiglio: per andare in Mexico non servono le agenzie, i Tour operator, i consigli degli “esperti”…Quelli ve li daranno i gentilissimi messicani. Mettete nello zaino un biglietto A/R e l’indispensabile Lonely Planet e avrete tutto quello che vi serve per conoscere un paese incredibile nella gente, nei colori, nei luoghi talvolta fuori dal tempo, un paese aperto ed ospitale sempre e solo a condizione che sappiate rispettare il loro modo di essere, di vivere, le loro regole e tradizioni, dimenticandovi, almeno per un po’ di essere italiani (purtroppo il peggior tipo di viaggiatore che ho incontrato e non solo in questo viaggio!!!). Ma comunque, adesso basta chiacchiere e proviamo a rivivere insieme questa avventura sperando di poter essere utili a chi ha deciso di andare alla scoperta di questo meraviglioso paese…Forza, partiamo.
27 luglio 2006 Roma-Madrid / Madrid -Cancun con Iberia-Iberworld.
La prima decisione da affrontare nella programmazione di un viaggio in Mexico è quella della città su cui atterrare: Città del Mexico, Cancun, Tuxla Guitierrez? E’ chiaro che se volete vedere come vivono 20 milioni di persone nello stesso posto o più semplicemente siete attratti dalla Capitale la scelta deve senz’altro ricadere sulla “Ciudad”, laddove altri preferiscono volare su Tuxla per avere la possibilità di cominciare il loro tour dal Chiapas e risalire verso il Quintana Roo (verso il mar dei Carabi per intenderci).
Noi abbiamo scelto di iniziare il nostro viaggio dalla finta Cancun e proseguire per il Chiapas per un semplice motivo: non ci interessava la grande città (ci vivo tutto l’anno!), non volevo fare quattro scali (massacranti) e un viaggio di oltre trenta ore tra l’altro passando dagli States con tutto quello che comporta in termini di controlli, file etc etc, per arrivare a Tuxla, per cui… Cancun! Il volo Iberia è stato senza infamia e senza lode, poltrone scomode nella media, servizio a bordo solo a pagamento…Ma in fondo per due ore e mezza chi se ne frega.
Non conoscevamo l’aeroporto di Madrid, rifatto da qualche anno, ed è veramente grande e dispersivo (per andare da un terminal all’altro si deve prendere il treno!), ma allo stesso tempo è ben organizzato ed è impossibile perdersi. Peccato che qualcuno si sia dimenticato di creare la semplicissima area transiti per cui, strano ma vero, mentre i tuoi bagagli volano a destinazione e li ritroverai direttamente a Cancun, dovrai necessariamente rifare il check-in all’aeroporto…! Il volo Madrid-Cancun operato da Iberworld per Iberia è stato lungo (oltre 10 ore), emozionante (quando dopo un ora di volo siamo tornati indietro per un guasto!), leggermente scomodo (sedili stretti, cuffie a pagamento e vicino di poltrona con evidenti problemi all’impianto di regolazione delle emissioni gassose), ma abbiamo mangiato discretamente e in fondo l’eccitazione del viaggio di andata ti fa sopportare tutto.
Siamo arrivati in un aeroporto abbastanza incasinato ma le procedure di immigrazione sono state velocissime e nonostante il paventato semaforo rosso (niente di che, il controllo bagaglio è stato velocissimo e per nulla approfondito!) eccoci finalmente in Mexico.
All’arrivo troverete tutte le compagnie internazionali di noleggio auto in gabbiotti allineati uscendo sulla destra, ma il mio consiglio è quello di lasciar perdere e rimandare all’indomani mattina direttamente a Cancun la ricerca del mezzo (ovviamente se come noi arrivate di notte e avete intenzione, come consiglio vivamente di fare, di noleggiare un auto – sicuramente il modo migliore più libero e, a conti fatti, meno dispendioso di viaggiare in questo paese), dato che difficilmente troverete prezzi differenti e concorrenziali tra diversi noleggiatori che lavorano uno attaccato all’altro nella stessa area dell’aeroporto e poi una notte di riposo vi darà quelle energie utili per non cadere nelle numerose trappole e fregature svuota carta di credito che attendono sempre al varco il turista sprovveduto o semplicemente stanco.
Comunque, rapido change da euro a pesos, collectivo per l’albergo (180 pesos in due, circa 12 euro), con Katarina che, fortunatamente, ha preso in mano la situazione essendo il sottoscritto una specie di larva depressa causa mancato pervenimento del bagaglio(!!!) (tre settimane in Mexico senza il mio zaino? Devo ricomprare tutto?…Praticamente stanchissimo e senza mutande, che sfiga!). Abbiamo scelto il Radisson Hacienda, unico prenotato dall’Italia via internet per garantirci un sicuro approdo la prima notte (50 euro per una doppia piuttosto grande, pulitissima, con bagno doccia/ vasca idromassaggio, aria condizionata, televisore, balcone e piscina a disposizione degli ospiti), consigliatissimo per la prima notte (anche per vedere un minimo di Cancun vera e cioè lontana dalla zona hotelera), comunque in seguito pagherete sempre e molto di meno.
Sveglia e colazione da Tyzcoz, un posticino veramente carino con servizio veloce e colazione preparata al momento (noi abbiamo optato per una fantastica baguette con burro e marmellata e uova con lime, perfetto per cominciare la giornata).
Subito dopo abbiamo preso un autobus per andare a dare un’occhiata alla famosa zona Hotelera e soprattutto per sentire l’odore del mare e andare alla ricerca dell’auto.
Non vi affannate alla ricerca della fermata o del botteghino per acquistare il biglietto…Non lo troverete, in Mexico gli autobus si fermano semplicemente alzando un braccio in qualunque posto vi troviate e il biglietto (6 pesos a persona) lo fa l’autista appena salite (corrono come pazzi e spesso e volentieri “sbagliano” il reso quindi tenetevi stretti e occhi bene aperti).
Che dire… Cancun è veramente l’antitesi del Mexico, è un po’ come andare a Eurodisney e vantarsi di conoscere la Francia. Secondo noi è una città alla quale dedicare non più di un giorno ma solo per curiosità (ma chi la evita non perde nulla se non i soliti MC, Planet Holliwood e boutique che scimmiottano Rodeo Drive in mezzo a palazzoni di alberghi che hanno poco di messicano e molto di gringos, senza riuscire a creare altro che un pessimo surrogato dello stereotipo americano in una terra che dell’antiamericanesimo ha fatto una filosofia di vita…Vedi Frida Kalo per intenderci). Insomma, abbiamo fatto un pò di preventivi tra i vari autonoleggiatori ed alla fine abbiamo optato per la Executive (scelta azzeccata) ottenendo una Yaris nuova fiammante con aria condizionata (2000 KM appena e perfette condizioni) per circa 550 euro per due settimane e assicurazione RC, casco e furto inclusa (alla fine pagheremo di meno…Ma poi vi dico).
Consiglio: tutte le compagnie prevedono una franchigia del 10% in caso di danno o furto ma nessuna vi dirà esattamente quanto dovrete realmente sborsare dato che l’esatto valore della macchina non lo saprete di certo. Insistete per ottenere forti sconti sul prezzo di noleggio e fate tanti preventivi, oppure cercate di ottenere l’assicurazione furto integrale e senza franchigia…Vi diranno che è impossibile ma noi abbiamo ottenuto sia l’uno che l’altro semplicemente con faccia tosta e facendo capire all’interlocutore che non siamo sprovveduti e che di compagnie di noleggio ce ne sono tante…2° Consiglio: rivolgetevi alle compagnie internazionali e lasciate perdere quelle locali più care, con macchine peggiori e meno sicure.
Presa la nostra macchinetta rossa siamo andati a fare qualche spesuccia al supermercato giusto per avere l’indispensabile (patatine, biscotti, frutta…;-), un bagno pomeridiano in piscina e via per la nostra prima cena messicana in un posto di cui non ricordo il nome ma che è a pochi metri dall’albergo e servono ottimi piatti messicani, come confermato dalla massiccia presenza di gente del posto, ed in effetti l’impatto con la indimenticabile cucina di questo paese non poteva essere dei migliori (ricordatevi sempre di chiedere quanto “pica” il piatto che volete ordinare dato che il piccante messicano corrisponde alla nostra ustione di grado irreversibile dell’esofago!!!…Ma ci si fa l’abitudine e presto la salsina ustionante diventerà irrinunciabile).
Comunque, si è fatto tardi, il mio zaino mi aspetta in albergo dove, con mio immenso sollievo, era stato portato dai dipendenti dell’aeroporto (di fatto non era mai partito da Fiumicino (bleah Mexico-Italia 1-0), e poi bisogna dormire, in fondo l’indomani è cominciata la nostra vera avventura.
Cancun –Chichin Itza- Cenote Ikk Ill – Merida.
Lasciata l’inutile Cancun ci siamo diretti verso Chichen Itza (le indicazioni per uscire dalla città e prendere l’autopista per Merida sono chiare e semplici, nessun problema), attraverso una autopista del tutto identica alla nostra autostrada A1 se si eccettua l’asfalto in condizioni critiche, l’attraversamento serpenti, le corsie strette, l’assenza di traffico (abbiamo incontrato due veicoli in 200 KM!!!), lo spartitraffico fatto di alberi, il nulla tutto intorno per migliaia di kilometri e l’assenza quasi assoluta di aree di sosta e rifornimento… Insomma partite con il pieno anche perché una volta imboccata l’autopista le possibilità di tornare indietro sono azzerate come dimostreranno subito cartelli del tipo “proximo ritorno a 180 Km”, “distributore Pemex a 200 KM” Domanda: se si ferma la macchina…Ma chi vi aiuta???? Consiglio: i distributori di benzina sono rarissimi per cui conviene fare sempre il pieno quando si ha la fortuna di beccarne uno. Occhi aperti, cercheranno di distrarvi con le chiacchiere o altri stratagemmi per fregarvi sul prezzo…È un classico.
Siamo partiti molto presto la mattina allo scopo di arrivare al sito all’apertura per godercelo in santa pace e la scelta è stata azzeccatissima. Eravamo praticamente soli in una atmosfera magica, quasi religiosa, in un silenzio rotto soltanto dal canto degli uccelli. Appena entrati (c’è un deposito bagagli gratuito e sicuro sulla sinistra), abbiamo deciso di prendere una guida per capire quello che gli occhi non smetterebbero mai di guardare ed è una scelta che consiglio vivamente; …Anzi, quando entrate, al banco sulla sinistra chiedete di Lupito e non ve ne pentirete. Si tratta di una guida che oltre ad avere una laurea in materia con relativa specializzazione, dunque una profonda conoscenza della materia, ha anche una grande passione e amore per i suoi antenati. Insomma, ci ha tenuto incollati alle sue parole per oltre un’ora, facendoci vedere e sentire quello che ad occhio nudo non si potrebbe, svelandoci i segreti delle mura e delle meraviglie che avevamo di fronte con una capacità nel racconto ed un attento uso dei toni da far venire i brividi…Grazie Lupito sei veramente in gamba.
Che dire, come avremo modo di raccontare, nel corso del nostro viaggio vedremo dei siti meno conosciuti e di gran lunga più affascinanti della famosa Chichen Itza (anche se la piramide con i suoi giochi luce e suoni resta insuperabile), ma questa prima tappa è stata fantastica.
Siamo rimasti qualche ora sin quando il sito non ha cominciato a riempirsi di venditori e turisti, mentre il caldo umido cominciava a bagnare i vestiti, mentre il parcheggio, prima vuoto, cominciava a saturarsi dei pulmann che scaricavano sudatissimi turisti all inclusive rigorosamente incolonnati sotto il sole in file interminabili …Con malcelato sadico risolino di soddisfazione e libertà, lasciavamo alle spalle la meraviglia che porteremo sempre custodita nei ricordi più belli…Direzione cenote IK-KIL…Un bagno in un posto che si rivelerà incredibile è esattamente quello che ci voleva.
Immaginate un pozzo di grosse dimensioni scavato in profondità nella roccia calcarea, immaginate uno specchio di acqua cristallina diversi metri sotto terra, con cascatelle di acqua che piove dal cielo scivolando attraverso lunghe liane pendenti e immaginate migliaia di pesci colorati che si muovono intorno a voi immersi in un acqua fresca increduli di quello che avete intorno…Siete in un cenote…E magari nuotate a centinaia di metri sopra resti di uomini, donne e bambini che in quello stesso pozzo sono stati sacrificati e giacciono per sempre nelle profondità di fenomeni naturali di indescrivibile bellezza. Ogni altro commento sarebbe inutile…Andate a fare un tuffo nel cenote e capirete.
Il pranzo presso il buffet situato nei pressi del cenote è piuttosto ricco ma caro considerati i prezzi del Mexico (abbiamo pagato circa 250 pesos), ne vale la pena soltanto se siete affamati e volete continuare a rilassarvi dopo il bagno senza rimettervi subito in macchina…Tutto sommato ci può stare.
Siamo ripartiti dopo pranzo alla volta di Merida attraversando una miriade di villaggetti caratteristici e questa sarà la costante di ogni spostamento verso l’entroterra.
Consiglio sulle strade in Mexico: più si procede verso l’interno più diventano impegnative per lo stomaco e per i riflessi. Ci sono miriadi di buche profonde, improvvise e distruttive per ruote e assi, migliaia (non esagero) di topes spesso non segnalati (si tratta di dossi artificiali per rallentare le vetture di gran lunga più alti rispetto a quelli cui siamo abituati e situati generalmente prima, durante e all’uscita dei centri abitati c.D. “poblado”, ma spesso anche durante rettilinei deserti…Prenderne uno a velocità superiore ai 20 KM orari significa decollare e spaccare tutto…Oltre a prendere una multa…Attenzione e occhi aperti…Ma vi abituerete).
Siamo arrivati a Merida a metà pomeriggio e trovare un albergo in centro vicino allo Zocalo (la piazza recintata che contraddistingue tutte le città mexicane) è stato semplicissimo: Hotel del Centenario, 350 pesos per una doppia pulita con bagno A/C e televisore (inutile, ma in fondo c’è chi non sa rinunciarvi), in un contesto carinissimo e con parcheggio custodito…Lo consiglio.
Doccia e via alla scoperta della capitale delle amache e subito un piacevolissimo incontro: Ricardo.
Un ragazzo simpaticissimo che si è offerto di spiegarci Merida e accompagnarci alla casa Maya (la riconoscete perché è una grande casa verde a due piani. Diffidate dagli operatori del turismo locale che cercheranno di farvi andare nelle fabbriche di artigianato controllate dal governo…Aiutate i Maya). Si tratta di un artesianas dove i discendenti di questo incredibile popolo (oggi purtroppo relegati a cittadini di serie B) tessono amache, tappeti, tessuti e artesianas vari il tutto a mano e secondo le antiche modalità di realizzazione.
Naturalmente anche il nostro Ricardo avrà avuto il suo interesse (leggi percentuale) ad accompagnarci là ma, ciononostante, è stata una scelta felicissima anche perché ancora prima di partire avevamo deciso di comprare un amaca e farlo da loro che le realizzano a mano davanti ai tuoi occhi con tessuti naturali è stata una fortuna.
Insomma, siamo rimasti per circa due ore a dondolarci su una amaca mentre Alejandro (simpaticissimo) ci spiegava come si realizzano, quali tecniche si usano, come distinguere quelle buone da quelle da “gringo” che si vendono ad ogni angolo e che durano pochi giorni, e anche come fanno i messicani a fare l’amore su quest’aggeggio dondolante (corredato da illustrazione del kamasutra sull’amaca…!!! Cito testualmente Alejandro: con l’amaca si va a letto in due e ci si sveglia in tre!!!). Il prezzo per la familiare che abbiamo scelto era di circa 3000 pesos ma nonostante il simpatico intrattenimento non abbiamo dimenticato le buone regole della contrattazione furiosa e l’abbiamo spuntata a 1500…(in seguito scopriremo che considerata la qualità ottima dell’amaca abbiamo spuntato un prezzo incredibile…Ma questo anche perché in quelle ore si era creato un bel feeling con quel ragazzo, per cui anche se la comprate a 2000 pesos o più farete comunque un buon affare).
Abbiamo girato Merida a piedi e certamente non è una città bellissima ma ha comunque un suo fascino, una sua particolarità, e crediamo vada vista e gli vada dedicato un giorno (sufficiente per farsene una buona idea; visitate la chiesa in piazza dedicata alla vergine di Guadalupe, è molto bella). Rientrati in albergo eravamo stanchi ma felici…E ci siamo addormentati dimenticandoci di cenare! Merida-Campeche L’indomani mattina colazione allo Shop Café con ottimo cafè con leche, due uova al tegamino con salsa piccante verde e rossa (indimenticabili), pane con burro e marmellata e spremuta di arance (che in Mexico non è mai succo in scatola ma vera spremuta).
Rinfrancati da una colazione veramente buona abbiamo ripreso la nostra macchinetta rossa direzione Campeche, sempre più dentro il Mexico, sempre più innamorati.
Campeche è veramente bella. Si affaccia sul golfo del Mexico con la fierezza di una città che ha conosciuto mille assalti da parte dei pirati (i bastioni e le mura a difesa della città con i loro cannoni sembrano raccontare le storie che ascoltavamo da bambini), ma che ha saputo mantenere la sua personalità. In stile coloniale e coloratissima, si lascia girare nelle sue strade che sembrano tutte uguali ma che sono tutte diverse e piene di angoli caratteristici e case colorate. La gente è come sempre simpatica e disponibile e la brezza che viene dal mare aiuta a sopportare il caldo torrido.
Abbiamo alloggiato all’Hotel America (anche qui nessuna difficoltà per trovare un albergo), che ricorderemo come sicuramente uno dei più belli e affascinanti. Ricavato all’interno di una antica dimora in stile coloniale (ricorda una azienda come quelle che si vedono nei film di Zorro), ha un patio dove ci si può sedere per mangiare, leggere un libro o fare colazione. Le stanze (420 pesos con colazione e parcheggio custodito inclusi) sono ampie, ben arieggiate e pulite.
Abbiamo pranzato in una taqeria al porto dove per la sontuosa cifra di 35 pesos ci hanno rimpinzato di deliziosi tacos di carne fatti al momento e serviti con le solite immancabili salsine piccanti e sapotissime.
Per il resto del pomeriggio siamo andati alla scoperta degli angoli più nascosti della città (vedi giardino di piante tropicali…Piccolo ma carinissimo), fino a quando non ci ha sorpreso il classico acquazzone estivo…Niente male, siamo rimasti seduti nel patio davanti alla stanza a leggere un libro col sottofondo del rumore e del profumo della pioggia…Rilassante e affascinante.
Cena alla Parroquia, locale sempre aperto (24 H) tipico messicano, super innaffiata dalla solita cerveza, dalla musica e dalla allegria di un paese e di un popolo sempre più affascinante.
Considerazione: mi sa che in questo viaggio ho bevuto più birra e tequila che acqua…Al ritorno devo invertire la rotta o mi ricoverano ;-). Seconda considerazione: abbiamo scientificamente e rigorosamente evitato i purtroppo frequenti ristoranti italiani “pasta e pizza”: per favore non andateci, in Mexico si mangia divinamente e conoscere la cucina significa imparare una fetta importante della cultura di questo paese…E poi…Ma come volete che sia la bolognese a Campeche?! Campeche – Palenque 320 Km circa.
Ci è dispiaciuto lasciare il nostro affascinante albergo di Campeche, ma il viaggio deve proseguire e il richiamo del Chiapas è sempre più forte.
La strada che ci ha condotto sino a Palenque è piuttosto dura per via delle solite centinaia di buche, topes, villaggetti, è anche molto stretta ed a doppio senso di circolazione; troverete anche vari posti di blocco con militari armati tipo guerra del golfo e facce inkazzate ma nessuna preoccupazione mettete la Lonely Planet sul cruscotto e non vi fermeranno e se lo fanno dite che siete italiani (odiano gli americani!); insomma un tragitto non facilissimo ma passa in fretta perché il paesaggio è affascinante e la meta sempre più desiderata.
Consiglio: abbiamo saputo di viaggiatori che si sono fermati una notte ad Escarsega (circa metà strada) per evitare di fare un’unica tirata fino a Palenque. Lo sconsiglio vivamente, è una città sporca, brutta e delinquenziale, buona solo per fare benzina e nient’altro e poi, in fondo, i chilometri si macinano tranquillamente ed è inutile perdere una notte… A maggior ragione detto con il senno di poi, se ripenso a dove abbiamo dormito quella notte .
E finalmente (dopo una rapida escursione nel Tabasco), il Chiapas…Meravigliosa esplosione di natura, di colori, di profumi…Un viaggio nel tempo passato, una esperienza fuori dalla logica metropolitana, un nome che da solo evoca genti lontane, storie dure di vita quotidiana, di ribellione di orgoglio, uno stato che da solo merita un viaggio e magari, chissà, un ritorno (ci abbiamo lasciato il cuore…).
Insomma, siamo arrivati a Palenque ad ora di pranzo e subito ci ha colpito la città per essere particolarmente caotica (piccola e incasinata) piena di macchine, rumorosa, insomma bruttina e buona solo per comprare il pan dulce nelle fornitissime panaderie (non potete immaginare quello che si trova in quegli scaffali, quantità incredibili di prodotti da forno buonissimi e praticamente regalati…Considerazione amara: questo e mille altre cose ancora in Italia veramente mancano alla faccia del classico odiosissimo “come si mangia in Italia…!!!”).
Insomma, vi sconsigliamo di restare per la notte in città, seguiteci, invece, nella magia di El Panchan… Non ve ne pentirete! Ma andiamo con ordine: abbiamo pranzato da Mara’s (fronte parco), ottimo ed economico. Io ho preso delle Enchiladas con salsa piccante mentre Katarina, a tavola più curiosa e coraggiosa del sottoscritto, ha deciso di provare il famoso e intrigante pollo con mole (salsa piccante con spezie e cioccolato)…Ottimo, lo riprenderà! Il caldo è insopportabile a causa di una umidità al 90% che rende questa zona la più umida del paese e non sudare è impossibile…Almeno per noi perchè i messicani non sudano per ragioni a me totalmente sconosciute (interrogati al riguardo loro stessi non hanno saputo fornire una valida risposta).
Comunque, appena fuori dalla città in direzione delle rovine, si trova la zona nota come El Panchan.
Si tratta di una zona attrezzata che dalla strada principale si inerpica sempre più dentro la giungla, dove troverete diverse possibilità di sistemazione a tutti i prezzi e livelli di confort.
Noi abbiamo scelto Margarita e Ed (la Lonely li descrive come una simpatica coppia, ma in effetti Margarita è veramente scontrosa e di poche parole…Ma ho lo stesso di lei un bellissimo ricordo), e non ce ne siamo di certo pentiti. Appena prima della. Caseta de cobro con sbarra, che delimita l’accesso alla biosfera che conserva i resti della meravigliosa città Maya, immediatamente sulla sinistra si entra in una stradina che metterà a serio rischio le sospensioni della vettura, non essendo stata di certo pensata per le macchine; seguitela dentro la giungla, oltre il ponticello sul fiume e troverete il nostro angoletto di paradiso. Per la esagerata cifra di 160 pesos (ragazzi sono 10 euro!!!!) abbiamo preso una capanna di legno con tetto di foglie di palma, bagno con doccia, spaziosa, pulitissima, colorata e carinissima. La giungla in quel punto è talmente fitta che se pur la sera si è scatenato il diluvio riuscivamo a camminare tranquillamente all’aperto senza bagnarci (provare per credere) e sopra la nostra testa c’erano due scimmie urlatrici appollaiate su un ramo (il loro richiamo fa pensare al verso di un leone…Mettono davvero i brividi). Che dire…Si vive con il sottofondo dei mille rumori della giungla, delle urla delle scimmie, con profumi sconosciuti nell’aria in una ambientazione veramente da film.
E la sera abbiamo scoperto Don Mucho (uno dei nostri ristoranti preferiti di tutto il viaggio), a due passi dalla nostra capanna in una atmosfera di perenne festa, musica mariachi dal vivo, gente che balla tra i tavoli, personale simpaticissimo e mangiare superlativo. Un capannone di felicità e bontà in mezzo alla giungla dove il mondo sembra essersi fermato a mangiare un plato combinato (lacrima di nostalgia) o dei noples (tacos di cactus…Buonissimi) e bere chilada (chiedetela è il fantastico modo –uno dei mille modi- che hanno i messicani di bere la birra).
Difficile alzarsi e tornare in camera, l’atmosfera è coinvolgente, ti senti veramente vivo e felice.
Sito archeologico di Palenque – San Cristobal de las Casas.
La mattina sveglia presto (il motivo è sempre lo stesso: evitare la massa vociante di turisti e il loro italico casino), colazione da Don Mucho (uova rancheros…Una delizia), e via alla visita del sito archeologico di Palenque lì a due passi.
Ogni commento rischia di snaturare la bellezza e la quasi perfezione di questo sito. Se siete rimasti affascinati da Chichen Itza non potrete non rimanere a bocca aperta dinanzi a cotanta bellezza e perfezione immersa nella giungla. Quando guarderete questa città e la maestosa immensità dei suoi palazzi ricordate che sono stati creati con il solo uso delle mani e senza l’ausilio di alcuno strumento…Dedicatele almeno tre ore li vale tutti, e andateci all’apertura, l’atmosfera è unica.
Consiglio: se non volete trovare sorprese date sempre una mancia (almeno 10 pesos) ai ragazzini che si aggirano intorno alle vostre macchine anche se avete pagato il parcheggio…Ricordate: i chiodi in questo paese lasciano spesso e volentieri il segno sui tirchi! Abbiamo girato, comprato souvenir, scattato centinaia di foto, e cercato di non perdere neanche un angolo di questa meraviglia fino a quando, con gli occhi saturi dell’incanto di una stirpe superiore ci siamo rimessi in viaggio alla volta della mitica e desiderata San Cristobal de las Casas.
Palenque – San Cristobal de Las Casas.
Ci sono circa 220 Km tra Palenque a San Cristobal ma ci sono volute ben quattro ore e mezza per riuscire a giungervi. La strada è di montagna, stretta, piena di buche, di topes, si attraversano tantissimi villaggi e si incontrano spesso camionete e pulmann difficili da superare. Cani, pecore e serpenti ti tagliano la strada lungo la quale, oltretutto, incontrerete tantissimi bambini che fermeranno la vostra macchina con fili tesi lungo la carreggiata per obbligarvi a fermarvi e vendere le mini banane (dolcissime), e frutta varia. Insomma il viaggio è lungo e stancante ma molto istruttivo: il paesaggio è fantastico e si ha modo di rendersi conto di entrare, come attraverso una porta del tempo, in un mondo diverso. Qui lavorano tutti, dai bambini più piccoli che incontrerete nelle strade carichi di legna trasportata con la testa, alle donne più anziane, tutti sono armati, quantomeno del machete, hanno facce diverse, vissute, dure… “state entrando in territorio zapatista, qui non è il popolo che fa quello che dice il governo, ma il governo a fare quello che vuole il popolo”, avverte un cartello…E credeteci l’aria che si respira è veramente diversa! Siamo nel territorio della rivolta zapatista, nel territorio del subcomandante Marcos, dei campesinos; San Cristobal è stata occupata con la forza neanche dieci anni fa e ancora oggi la questione non è risolta e la ribellione cova bollente come la lava sotto un sottile strato di fragile tregua…E si sente. Qui non vai a fotografare le persone, a disturbare le cerimonie, a fare casino o rompere le palle alla gente…Se il tuo collo si fa trovare pronto all’appuntamento con un machete nessuno verrà a cercarvi.
Comunque, dicevamo, il paesaggio cambia radicalmente, la natura si fa più rigogliosa e selvaggia, si azzerano i benzinai e aumentano i militari, cambia la temperatura, si spegne l’aria condizionata ma poi, all’improvviso, un raggio di sole, un arcobaleno …San Cristobal! Dolcissima cittadina di montagna piena di colori e con una luce diversa, intensa, piena di negozietti, alberghi in stile, ristoranti ottimi. Non ci si stanca mai di girare per le sue viuzze colorate, di fermarsi nei negozi di artigianato locale, di visitare il locale mercato (non perdetelo è incredibile, un’ esperienza di umanità che lascia il segno). Consiglio: fa freddo, portatevi un maglione e pantaloni lunghi…E non fotografate senza chiedere prima…Tanto vi diranno di no! Abbiamo alloggiato alla carinissima e coloratissima Posada Typepe (250 pesos, doppia con bagno pulita), mangiato da Emiliano Mustache (buono ma la fama è esagerata…Niente di che…) e preso un capuchino alla vaniglia in un localino del centro prima di andare a dormire con il “dolce” sottofondo degli spari che ci ha “cullato” per tutta la notte (qui i messicani usano sparare la notte…Non so perché ma fa parte del fascino di questa terra!).
San Juan Chamula e Zinacantan.
Sveglia presto, colazione alla Casa del Pan (meravigliosa e abbondante…La migliore, tutto naturale e rigorosamente fatto in casa con prodotti locali…Chi non la prova perde qualcosa), e via alla scoperta di due villaggi indigeni…Andavamo incontro al medioevo senza saperlo.
La cattedrale di San Juan dall’esterno si presenta semplicemente come una chiesa, ma entrate e sarete catapultati in un’altra dimensione. Non ci sono panche, non ci sono luci artificiali, le pareti tutte intorno sono occupate da decine di statue di santi cristiani mentre in fondo, al centro sopra l’altare San Giovanni Battista ha una posizione superiore a quella del Cristo relegato alla sua destra. Si sente un fortissimo odore dell’incenso che avvolge l’aria come una nebbia, l’unica illuminazione è data dalle migliaia di candele accese, mentre per terra, in un fitto tappeto di aghi di pino, uomini, donne, bambini attaccati al seno della madre, tutti nelle colorate vesti tradizionali, stanno seduti a semicerchio intorno a file ordinate di candele attaccate al pavimento, pregano, sacrificano animali, fanno strani riti con i galli sui bambini, bevono bibite gassate e ruttano per scacciare il maligno e purificare l’anima…Il tutto con una incessante e tenebrosa musica di sottofondo. Abbassate lo sguardo, camminate in punta di piedi, non disturbate chi già vi considera un disturbo fastidioso…Non li fotografate per nessun motivo (sareste picchiati e chiusi in carcere…E ve lo meritereste pure…Il rispetto per questa gente che crede e segue ancora i riti dei padri deve essere assoluto), limitatevi a stare in silenzio e contemplare uno spaccato di umanità profondamente spirituale e diversa, semplicemente vera.
Lasciata dopo circa un ora e non senza difficoltà la ipnotica chiesa, rimpinzati con ottima pannocchia alla brace, ci siamo diretti al villaggio Zinacantan. Qui la chiesa è più piccola ma addobbata con migliaia di fiori, molto bella, da vedere. Ne abbiamo approfittato per comprare un pò di artigianato locale: meravigliosi tessuti lavorati a mano dalla gente del posto con attrezzi rudimentali e prezzi inferiori alla metà di quello che trovate nelle città…Ne vale la pena.
Siamo rientrati a San Cristobal nel pomeriggio e dopo un paio di tacos tanto per gradire e un giro nella strada principale, cena da Kukulkan: piatto unico specialità della casa con tortillas (meno di 200 pesos e sapore indimenticabile).
Agua Azul – Misol Ha – Palenque.
Tre giorni e due notti e hasta luego San Cristobal…Si torna a Palenque nella meravigliosa oasi di Margarita, ma prima una sosta alle cascate: serve a spezzare il viaggio e a scoprire un’altra manifestazione dell’incanto del Chiapas.
Agua Azul è un affascinante e meraviglioso disegno della natura: un sistema complesso di cascate, piscine naturali e ancora cascate dall’acqua cristallina purtroppo soltanto per chi va nella stagione secca perché in agosto le pioggie fanno vomitare sull’acqua il fango che le rende marroni e non balenabili (almeno per noi)…Pazienza, rimane uno spettacolo fantastico…Assolutamente da non perdere.
Misol Ha (nota come location per il film Predator con Schwarzenegger) è invece diversa. E’ una classica cascata dall’alto con acqua pulita e balenabile. Stupenda, da trattenere il fiato per la bellezza. C’è, oltretutto, la possibilità di avventurarsi dietro la cascata per risalire aggrappati ad una fune sulle rocce (molto scivoloso ovviamente) dentro una grotta naturale assolutamente buia (portatevi una torcia). Si cammina immersi a metà nell’acqua, nel buio, senza vedere dove si mettono i piedi, con il rombo della cascata dietro le spalle e si sbuca in un meraviglioso anfratto che custodisce un’altra cascata nascosta…Piccolina, fantastica creazione di madre natura (immaginate un laghetto con la cascatella nascosto dentro una montagna)…Peccato che a causa del buio pesto fotografare sia inutile. E al ritorno due possibilità: o rifare la stradina al contrario o tuffarsi e nuotare sotto la cascata per raggiungere la riva (c’è una fune per non essere trascinati dalla corrente). Ovviamente abbiamo scelto la seconda e vi devo confessare che quando si arriva sotto la cascata e si vede quella montagna d’acqua a pochi metri…Ci si sente impotenti, ma è una esperienza da vivere.
Oltretutto ci siamo fotografati a vicenda con due simpaticissimi ragazzi messicani, anche loro in gita da quelle parti, Alejandro e Tanya, e abbiamo scambiato quattro chiacchere…Li ritroveremo nel corso del nostro racconto. Pranzo presso il chiosco fronte cascata e di corsa da Margarita…Mi sei mancata!!!!…AHHHH ORRORE: tutto occupato…Disperazione assoluta…Già sognavamo la nostra capannina…Abbiamo ripiegato sulla Posada Margherita (300 pesos, camera spaziosa e pulita), giusto per dormire dato che siamo andati a trascorrere la serata dal nostro Don Mucho…
A questo punto il dilemma: l’idea era quella di proseguire il viaggio lasciando il Chiapas ma come ho già detto non è cosa facile…Ci siamo letteralmente innamorati di quel posto. Una rapida occhiata alla cartina stradale ed ecco l’idea: gita al confine col Guatemala alla scoperta di siti archeologici ancora soltanto in parte liberati dalla morsa della giungla e vergini del turismo di massa…Ovviamente previa prenotazione per la sera successiva (con pagamento anticipato per evitare sorprese) della nostra casetta da Margarita (un giorno lontano era troppo due sarebbero stati insopportabili!).
Yaxchilan e Bonampak.
Per andare ai siti archeologici di Yaxchilan e Bonampak bisogna prendere la Carrettiera Fronteriza una strada descritta dalle guide come isolata e pericolosa dato che porta dritti al confine col Guatemala ed è utilizzata per traffici loschi. In effetti è una lingua di asfalto che ai lati non conosce segni di civiltà moderna (solo villaggi rurali) e che termina alla Frontera Corozal villaggio di frontiera affacciato sul Rio Usumacita fiume che rappresenta la linea di confine con il vicino Guatemala, ma noi non abbiamo avuto problemi, anzi è stato abbastanza interessante. Ci vogliono circa due ore e mezzo per arrivare alla Frontiera e lì è necessario prendere una lancia per risalire la corrente e raggiungere il primo sito. Il costo di una lancia è di 650 pesos, non è tanto ma dato che può portare dieci persone abbiamo deciso di aspettare l’arrivo di qualcun altro per dividere la spesa…E chi arriva??? Alejandro e Tanya…Che sorpresa! E’ stato proprio bello approfondire la conoscenza con due ragazzi messicani e siamo stati veramente bene tanto da decidere di proseguire insieme la visita anche al sito di Bonampak e poi alla fine trascorreremo l’intera giornata insieme (oltretutto alloggiavano anche loro da Margarita). Insomma, presa la lancia guidata da Pablo risaliamo la corrente di un fiume maestoso con a sinistra il Mexico e a destra il Guatemala…Ovviamente tutto sotto forma di giungla selvaggia…Peccato non essere riusciti a vedere i coccodrilli che infestano l’area…Le scimmie invece sì.
Il sito di Yaxchilan lascia senza respiro nella sua selvaggia bellezza. Difficile da raggiungere, e pertanto, come detto, ancora abbastanza fuori dalle rotte turistiche, si presenta ancora allo stato puro, immerso nella giungla, in un silenzio rotto soltanto dall’onnipresente grido delle scimmie urlatrici. Eravamo non più di una decina di persone in tutto e ce lo siamo veramente goduto salendo sui palazzi da uno dei quali, alla sommità della montagna (la scalata è veramente dura munitevi di scarpe comode e gatorade) si riesce a vedere l’immensa giungla tutta intorno e le montagne e colline del Guatemala…Da sogno.
Da li a Bonampak ci sono dieci minuti di strada (abbiamo fatto un ottimo spuntino sulle macchine con i nostri nuovi amici messicani a base di sandwich di tonno e salsa messicana…Grande Tanja erano buonissimi e li abbiamo imitati nel prosieguo del viaggio) e il sito si presenta molto più piccolo ma maestoso e con pitture murali che ne sono la caratteristica principale da restare a bocca aperta.
Al ritorno abbiamo anche dato un passaggio a Pablo (il nostro pilota della lancia che studia a Palenque, nostra destinazione) e ci siamo rivisti da Don Mucho a cena con Alejandro e Tanya per una serata carinissima con due simpaticissimi sconosciuti, parlando un pò di tutto, del Mexico, del cibo, di Marcos e di politica (lui è di sinistra…Unica nota negativa ;-), e probabilmente non li rivedremo più…Ma non li dimenticheremo mai…Suerte amigos…! Palenque – Tulum.
Purtroppo è veramente ora di andare…Dobbiamo lasciare la magia del Chiapas, i piatti di Don Mucho, la capanna nella giungla…Ma il viaggio è ancora lungo e il paese immenso e da scoprire…E poi ci aspettano i Carabi…Mica Ostia!!! Da Palenque a Tulum ci sono circa 700 KM per cui abbiamo deciso di trascorrere una notte a poco più di metà strada nella città di Chetumal (con pranzo pic nic nei pressi di un villaggetto). Quasi l’intero tragitto (oltretutto il peggiore come manto stradale) se lo è sorbito Katarina alla guida della nostra Atos sempre più bisognosa di convergenza (volante storto per andare dritti ehehehe), per cui arrivati nei pressi di Chetumal, considerato che c’era ancora luce ed io ben riposato abbiamo deciso una piccola pazzia…Proseguire per Tulum e guadagnare una notte: detto fatto! Non vi lasciate ingannare dal breve tratto di strada bene asfaltata, con doppia corsia e segnaletica…Finisce subito e si ricomincia con la solita doppia corsia stretta fino a Tulum.
Arrivati a Tulum c’era ancora luce e siamo andati alla ricerca, come al solito, di un posto che fosse il più simile possibile a quello sognato. Tulum è nota per le cabane affacciate sul mare turchese dei Carabi e dopo tutta la strada avevamo proprio intenzione di godercela. Dopo un breve giro di ricognizione tra gli innumerevoli resort affacciati sul mare (purtroppo siamo tornati nel paradiso del turista europeo…E i prezzi sono lievitati notevolemente), abbiamo optato per il Papaya Playa (400 pesos…Un lusso da queste parti)…Un posto incantevole.
Tutto rigorosamente di legno ed in stile caraibico con bancone bar e ristorantino vista mare, altalene e amache al posto delle sedie, musica in sottofondo e cabanas fantastiche.
La nostra era direttamente affacciata sulle splendide acque del mar dei carabi ed era quanto di più perfettamente conforme alla nostra immaginazione potessimo trovare. Il posto è fantastico, caraibico al punto giusto con personale simpatico e margaritas favolose!!! Abbiamo trascorso tre giorni di puro relax sulla spiaggia tra una partita di beach soccer e beach volley con ragazzi americani e inglesi (io) e una Tequila Sunrise sorseggiata dondolando su una amaca sulla spiaggia leggendo un libro in svedese (Katarina). Cena impedibile da Don Cafeto (secondo ristorante preferito -provate i nachos supreme, il plato mexicano o il pescado impanado) e colazione vista mare con Billy (il nostro iguana preferito…Ce ne sono tantissimi ma lui era veramente carino e golosissimo del mio pan dulce.
Gran cenote.
A due passi dal centro di Tulum si trova il famoso Gran Cenote, altra formazione carsica semplicemente fantastico (anche se sinceramente abbiamo preferito il IK KIL…Molto“Laguna Blu” per intenderci). Abbiamo fatto snorkeling nuotando tra pesci colorati ed una curiosissima tartaruga tra stalattiti e stalagmiti sommerse…Un mondo sottomarino di grotte e colori difficile da immaginare (peccato per il solito italiano in muta da sub per immersioni da profondità (!!!) che non trova di meglio, nella dolcezza e poesia del silenzio del luogo, che mostrare a tutti quanto è bravo e fico a tuffarsi e urlare facendo casino e spaventando i pesci…No comment).
Tulum – Playa del Carmen. Dopo tre giorni e quattro notti di relax, la voglia di continuare a scoprire questo paese ha prevalso sul desiderio di non allontanarsi da quell’angolo di paradiso, per cui rieccoci di nuovo in viaggio direzione Playa del Carmen.
Le strade sono in ottime condizioni (ma si sa, siamo tornati nella patria del turismo occidentale) e appena arrivati decidiamo di lasciare la macchina con tre giorni di anticipo tanto non ormai non ci serve più. Lotta verbale con il tizio che con astrusi calcoli voleva fregarmi un centinaio di dollari e, dopo aver ottenuto lo sconto di 150 dollari sul prezzo inizialmente pattuito ci siamo diretti al nostro albergo La Zingrita (480 pesos). Dopo le capanne di legno una vera stanza di albergo con tutti i confort (compreso terrazino dove abbiamo pranzato) ci è sembrata un lusso: le camere sono molto belle ed è a due passi dalla famosa 5° avenida.
Che dire di questa località…Le stesse considerazioni fatte per Cancun. Iperaffollata, creata solo ed esclusivamente per gli occidentali (50% italiani, 49% italiani…E restante 1% messicani italianizzati…Inomma Rimini è uguale, a parte il mare si intende). Giornata al Mare e serata trascorsa vascheggiando lungo la quinta previa cena sulla spiaggia sotto una luna fantastica…E l’indomani via di corsa verso Isla Mujeres…Come ho già detto se avessi voluto andare a Rimini avrei risparmiato una cifra e migliaia di Kilometri!!! Ma per carità!!!! Playa del Carmen – Isla Mujeres.
Pulmann della onnipresente linea ADO per Cancun (un ora circa, poltrone comodissime, film fighissimo, ma non ricordo il titolo, e aria condizionata) e imbarco Isla Mujeres…Una perla immersa nel turchese.
E’ una lingua di terra distesa sul Mar dei Carabi ancora preservata dalle masse ignoranti, con un mare cristallino che fa sembrare acqua sporca quello di Playa del Carmen e sabbia bianca con palme che regalano indispensabile protezione dal sole veramente esagerato. Attenzione alle noci di cocco…Io ne ho prese tre appena cadute dall’albero (fortunatamente non sulla testa…) e dopo una lotta esagerata per aprirle ho scoperto un succo e una polpa dal sapore dolcissimo.
Abbiamo trascorso una settimana fantastica, di relax assoluto, snorkeling lungo la barriera corallina (ho anche accarezzato uno squalo nutrice ammaestrato!), pranzi sulla spiaggia anche a base di squalo e passeggiate e cene nel piccolo dolcissimo centro fatto di negozietti, ristoranti e gente simpatica.
Abbiamo alloggiato in quello che è indubbiamente il migliore albergo dell’isola, il Maria del Mar (680 pesos con colazione) direttamente sulla spiaggia e la nostra camera aveva una meravigliosa terrazza sul mare dove abbiamo potuto attaccare la nostra amaca. Vi consiglio tre posti impedibili: 1) Picos sulla spiaggia vicino al porto, fanno una parillada di marisco (grigliata di mare 300 pesos) con aragosta, pescato, polipi, gamberi, e caracol (il contenuto, grande quanto una fetta di pesce spada per intenderci, di una conchiglia gigante che abbonda in questi mari), a dir poco fantastico…Ci siamo tornati due volte, 2) la Lomita, locanda tipicamente messicana non frequentata dai turisti con cibo semplice casalingo veramente ottimo…A prezzi ridicoli, con meno di 10 euro a coppia mangiate da paura 3) Manana: aperto soltanto fino alle cinque è un posto impedibile per il pranzo gestito alla perfezione da simpatici ragazzi israeliani, dove si può anche comprare o leggere un libro o lasciarne uno già letto ottenendo uno sconto sulla cruenta…Fantastici succhi di frutta, fantastica ambientazione.
Per il resto, spettacolari tramonti ai carabi vissuti direttamente dall’acqua calda e perennemente calma, margarita e tequile varie al bar sulla spiaggia con ha dondole e amache esattamente come a Tulum e sole, tanto sole. Insomma…Questa è stata la nostra esperienza, il nostro viaggio. Speriamo di poter essere stati utili a chi vorrà percorrere dopo di noi le strade di questo meraviglioso paese. L’ultimo consiglio è quello di cercare, come noi abbiamo fatto, di immergersi totalmente nella vita, negli usi e nei costumi di questa gente e vivrete un’esperienza indimenticabile.
L’invito e l’augurio è quello di farlo con il massimo dell’amore e del rispetto per una terra e un popolo affascinante, meraviglioso, indimenticabile…Hasta luego Mexico…Gracias de todo.