Cefalonia insolita e dai mille volti
Sabato 17.09.2016
Partenza all’alba con volo Ryan da Bergamo (decollo alle 6:40) per un tempo di volo totale di 1:50. Clima umido e foschia ci aspettano all’atterraggio ad Argostoli, dopo aver ritirato l’auto a noleggio ci dirigiamo verso Argostoli dove abbiamo prenotato al Melissaratos Studios: stanza accogliente, spaziosa con cucina e divano letto. La stanza non è ancora pronta, quindi decidiamo di cambiarci e andare di corsa in spiaggia. La proprietaria cerca di fornirci indicazioni sui posti da visitare e su come organizzare la vacanza in funzione del maltempo che sta per arrivare: l’italiano, misto all’inglese e al greco risulta un po’ difficile da comprendere, quindi apprezziamo gli sforzi ma il risultato è un po’ carente. Ci affidiamo al programma e alle informazioni da noi raccolte prima della partenza. La spiaggia scelta per il primo bagno è Pessada; una bellissima e piccola mezzaluna scavata dal vento nella roccia, che si apre dopo aver percorso una parete rocciosa di facile accesso. Lasciamo la macchina nel mini-parcheggio tra le case prima di scendere per le scale e costeggiare le rocce per 5 min. Pessada si presenta quasi deserta con acqua calma e trasparente. Facciamo snorkeling e un bagno rilassante immersi in un’atmosfera di assoluta pace. La spiaggia è giustamente sprovvista di bar o servizi e quando la fame si fa sentire decidiamo di dirigerci a est alla ricerca di un buon pranzo greco. In direzione Koroni, troviamo solo alcuni ristorantini ma tutti chiusi (tutti sembrano essere in pausa con orario di apertura serale dalle 18:00). Quando sembra ormai persa ogni speranza di pranzare, troviamo invece un locale davvero carino lungo la discesa verso Koroni. Immersi in un’atmosfera rilassata ci gustiamo insalata greca, panino greco, feta è qualche birra al limone prima di proseguire verso la spiaggia. Purtroppo Koroni non si rivela il paradiso descritto dalle guide on-line: il primo tratto verso destra è cosparso di sporcizia e immondizia portata a riva dalla corrente e la spiaggia sembra quasi abbandonata, se non fosse per qualche ombrellone e lettino sparsi qua nella parte centrale della spiaggia. La parte agibile della spiaggia è quella verso sinistra, rivestita da un crostone di terra argillosa proveniente dalle rocce retrostanti; questa è in realtà la caratteristica della spiaggia, è infatti possibile cospargersi di argilla e una volta lasciata essiccare sul corpo per circa 20 minuti tuffarsi in acqua per un bagno purificante. Non sarà il nostro caso perché l’acqua è mossa e mischiandosi con l’argilla diventa rapidamente torbida quindi niente bagno. Optiamo allora per una bella dormita dopo la levataccia delle 4:00 di mattina, ma il sole comincia a scomparire dietro una coltre di umidità e nuvole. Tornando verso la capitale decidiamo di fermarci per un aperitivo al tramonto a Makri Gialos. ci gustiamo tre sidri davanti al tramonto in un mare limpido e una spiaggia super turistica e attrezzata (è una delle più frequentate dell’isola vista anche la vicinanza ad Argostoli). La sera ci dedichiamo a gustare la fantastica cucina greca (dolmades, feta al forno e kataifi) accompagnata da una grigliata di pesce in un ristorante all’aperto lungo la baia. Smaltiamo la cena con un giro a piedi ad Argostoli lungo il Lithostroto, la via lastricata ricostruita come tutta la citta dopo il terremoto del 1953, dove risiedono negozi e locali alla moda.
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Domenica 18.09.2016
Partenza alle nove da Argostoli direzione Fiskardo e le spiagge del nord. Lungo la strada cerchiamo un bar per fare colazione, ma l’impresa sembra quasi impossibile: la domenica in Grecia è tutto chiuso, tutto! Ci vogliono tre soste in tre bar differenti per riuscire finalmente a bere un caffè. Percorriamo la strada che da Argostoli arriva a Fiskardo, passando per Myrthos e Assos… o meglio, cerchiamo di percorrerla, perché in realtà appena dopo il paesino di Divarata è interrotta senza indicazioni e soprattutto senza eventuali deviazioni possibili. Fortunatamente la strada è sbarrata nel punto in cui si può godere di una vista magnifica sulla spiaggia di Myrthos, scattiamo qualche foto. Improvvisiamo a questo punto un percorso alternativo con il navigatore e allunghiamo il tragitto di circa 40 min. passando per Agia Effimia e risalendo per Fiskardo. Arriviamo alla spiaggia di Emblissi dopo circa un’ora e mezza di tragitto (da Argostoli, considerando la deviazione) e la spiaggia ci si presenta bellissima immersa nel verde dei cipressi (o abeti neri come li chiamano gli abitanti dell’isola) che riflettendo rendono l’acqua verde smeraldo. Le spiagge del nord di Cefalonia attorno a Fiskardo sono caratterizzate da un’acqua di un verde purissimo, sono quasi tutte delle baie strette e profonde che terminano con spiagge cosparse di ulivi sotto i quali trovare riparo nelle ore più calde. Purtroppo dopo un bagno veloce, il sole comincia a lasciare spazio a nuvoloni carichi di pioggia e quindi dopo circa un’ora e mezza di spiaggia ci dirigiamo verso Fiskardo. Lasciamo la spiaggia dopo un panino greco sulle note di musica anni venti sfociata però più tardi in Julio Iglesias greco, che rovina un po’ l’atmosfera rilassata della caletta.
A Fiskardo il tempo ci concede un’ora di visita prima di collassare in un temporale di due ore e pioggia battente. Il paesino è comunque carino e colorato; non riusciamo però a visitare la penisola di fronte dove si trovano le rovine della basilica e il faro veneziano. Dopo un paio di drink alla ciliegia e Ouzo fresco, lasciamo il paesino in direzione Foki. La spiaggia di Foki è veramente unica, piccola, immersa nel verde e deserta. Sul lato destro della spiaggia si apre una grotta profonda e articolata in più stanze nascoste ma purtroppo non è raggiungibile via terra e il tempo non ci permette di fare il bagno. Dopo qualche foto e un toast nel bar della spiaggia lasciamo a malincuore la caletta e decidiamo di rinunciare alle spiagge per dedicarci alla visita di Assos. Dopo mezz’ora di curve arriviamo al borgo sull’istmo che collega la penisola alla terraferma: carino e colorato. Lasciamo l’auto nel parcheggio pubblico proprio sulla lingua di terra che si stringe dietro le casette colare. Facciamo un giro nella baia, scattiamo qualche foto e risaliamo la montagna di fronte in direzione castello: due km in salita ma su strada lastricata, comoda. Le mura del castello circondano quasi tutto l’isolotto e l’ingresso è ancora quasi completamente intatto. Saliamo fino alla torre in cima tra caproni e vegetazione e da qui ammiriamo Assos al tramonto dalla torre e scattiamo qualche foto: tra tutti, questo è il punto panoramico migliore da cui ammirare questo borgo. Al ritorno verso Argostoli cerchiamo di ripercorre la strada interrotta per evitare la deviazione di 45 minuti ma il cancello è sbarrato e siamo costretti a tornare sui nostri passi. Questa volta però non ci affidiamo al navigatore ma alla segnaletica stradale e troviamo con sorpresa un’alternativa tortuosa ma veloce passando per Patrikata. La sera ceniamo a base di pesce in un ristorantino sul porto e poi tentiamo di raggiungere a piedi il faro di San Teodoro, ma la via è lunga e poco illuminata immersa nella pineta quindi decidiamo di affrontare il tragitto in auto il mattino seguente.
Lunedì 19.09.2016
Durante la notte un temporale si abbatte violento sulla città per più di due ore e alle 7:00 una scossa di terremoto ci sveglia facendo tremare tutta la stanza: sembra che qui tutti siano abituati a queste scosse tanto che nessuno si sveglia e nessuno il giorno seguente ne parla; troviamo solo un’ansa su internet il mattino seguente che conferma l’avvenuta scossa. Ci svegliamo verso le 9:00 nuovamente sotto un cielo coperto di nuvole. Dopo una colazione a base di mega brioches al cioccolato e pera al bar verso il porto (dove una strana signora ci serve delle ottime spremute d’arancia), andiamo a visitare i famosi Katavothres. Sono punti della costa a nord di Argostoli dove l’acqua del mare s’insinua e scompare nel sottosuolo per poi riemergere 14 giorni dopo a 17 km di distanza, dapprima nel lago sotterraneo di Melissani, successivamente nel laghetto di Karavomilos e infine in mare. Purtroppo la zona è stata quasi tutta ricostruita e di naturale è rimasto ben poco. Il mulino però è tuttora funzionante, azionato dalle correnti marine in viaggio verso il sottosuolo ed è carino farci almeno una foto. Poco più avanti visitiamo anche il faro di San Teodoro, ma anche qui nulla di speciale. Torniamo al molo dei pescatori alla ricerca delle famose tartarughe Caretta Caretta che si raccolgono attorno alle barche in attesa di mangiare gli scarti che i pescatori gettano in acqua: ci indicano di andare verso la banchina in centro città, appena prima del ponte che collega le due sponde della baia di Argostoli. In effetti, ne vediamo cinque o sei esemplari che gironzolano in acqua tranquille senza preoccuparsi dei turisti che si sporgono per fare foto e girare video: siamo piacevolmente sorpresi dalle dimensioni, sono davvero grandi. Come accade spesso durante questa vacanza siamo costretti a scappare da Argostoli a causa della pioggia battente; rifugiati in auto ci dirigiamo verso il castello medievale di Agios Georgios, ma quando arriviamo, la pioggia non ci permette neanche di scendere dalla macchina, quindi dopo un avanti-indietro per la salita del castello decidiamo di allontanarci dal brutto tempo e di andare verso Skala dove il meteo prevede schiarite e, a tratti, persino sole. In effetti, dirigendosi verso sud il cielo sembra aprirsi e una volta giunti alla spiaggia di Mounda sbuca anche il sole; decidiamo quindi di percorrere a piedi tutta la spiaggia fino alla punta all’estremo sud dell’isola. Questa spiaggia è famosa per essere una delle poche zone dove ancora oggi è possibile godere della vista dei piccoli di tartaruga che appena usciti dal guscio sgattaiolano verso il mare. Purtroppo non abbiamo questa fortuna, ma la spiaggia merita comunque di essere visitata se non altro perché nella parte finale le rocce disegnate dal vento e dalle onde creano forme orizzontali, grotte e strapiombi davvero suggestivi (il tutto adornato da conchiglie fossili incastonate nella roccia). Tornati alla macchina ci spostiamo verso la cittadina di Skala dove ci accolgono i soliti nuvoloni carichi di pioggia. Ci rifugiamo in un locale vista mare, uniamo l’utile al dilettevole e ci gustiamo un mix di piatti tipici: dalle Dolmades al Saganaki, all’insalata greca per finire in bellezza con una Baklava dolcissima e grappa della casa. Skala è una città senza porto che si affaccia direttamente sulla lunga spiaggia, di recente ri-costruzione a pianta quadrata, molto turistica e poco affascinante. L’acquazzone si risolve abbastanza velocemente quindi dopo pranzo ci incamminiamo timidamente verso la spiaggia a sud di Skala: dalle foto sulle guide la spiaggia fra le rocce sembra davvero un paradiso, ma purtroppo il mare risente delle precipitazioni e si presenta mosso e torbido. A questo punto l’unica soluzione ci sembra la spiaggia di Antisamos, riparata all’interno di una larga baia distante circa 45 minuti di auto: la strada è come al solito tortuosa e il sole sembra nascondersi spesso dietro a nuvoloni neri. In realtà la guida sportiva tra le curve delle strade greche ci consente di arrivare a Sami in circa 30 minuti: ci lasciamo alle spalle Sami con l’intenzione di visitarla più tardi e via diretti verso la spiaggia. Il paesaggio che ci si presenta davanti è contornato da colline completamente verdi, dalla costa alla cima neanche uno spiraglio di roccia, la vegetazione ricopre tutto e il riflesso nel mare rende la baia color smeraldo. Nonostante la voglia e la foga di tuffarci in acqua, non resistiamo e scattiamo qualche foto dall’alto tra i cipressi scuri per immortalare la spiaggia forse più famosa dell’isola (è qui infatti che è stato girato ‘Il mandolino del capitano Corelli’). Neanche un’ora di snorkeling tra una marea di guglie (mai viste così tante tutte insieme), cavedani e murene variopinte ed è già ora di cambiarci e scappare dalla spiaggia perché il sole scompare nuovamente dietro la montagna e l’aria si fa fresca. Al ritorno ci fermiamo a Sami sul porto e troviamo un’escursione interessante per Itaca con la Sami Star II Daily Cruise, più comoda e conveniente (le altre escursioni con partenza da Skala erano più costose e comunque più scomode da raggiungere da Argostoli). Nel ritorno ci fermiamo al monastero di Agios Gerassimos, ma il cattivo tempo e la mancata illuminazione dell’edificio non ci permettono di vedere a pieno il monastero. Torniamo ad Argostoli e in serata ceniamo a base di piatti tipici greci in un ristorante vicino la piazza principale con giardino sul retro, ma la Moussaka, il Pasticio e la torta di pane al formaggio che ci servono non sono delle più buone (a onore del vero le quantità erano veramente gargantuesche).
Martedì 20.09.2016
Oggi la direzione è Mirthos, ma manco a dirlo ha appena smesso di piovere e nonostante il sole faccia capolino tra le nuvole, l’acqua è molto mossa e l’aria fresca. Sconsolati decidiamo di dirigerci verso Vouti che sulla carta promette bene. Lungo la strada per Vouti ci blocchiamo incantati ad ammirare dall’alto i colori quasi irreali che assume l’acqua di fronte a Myrthos. Le guide spiegano che quando l’acqua è particolarmente mossa assume colori fluorescenti, ma va vista per capire davvero l’effetto ottico (anche le foto scattate da noi sembrano modificate tanto sono particolari): il contrasto chiaro-scuro disegna un vortice in acqua meraviglioso. Vouti dovrebbe essere un paradiso tra gli scogli particolarmente adatta per fare snorkeling, ma ci si presenta da subito mossa e completamente marrone a causa del mal tempo. Ripercorriamo la stradina sterrata in salita (non particolarmente agevole) e decidiamo di cambiare lato dell’isola nella speranza che le correnti ci diano tregua. Azzardiamo di nuovo Fiskardo: confidiamo nelle baie a fiordo tipiche del nord.
Arriviamo a Foki, il mare è una tavola ed è definitivamente uscito il sole quindi cogliamo l’attimo e ci buttiamo in acqua con maschera e boccaglio per raggiungere la grotta nel lato destro della baia che non siamo riusciti a raggiungere qualche giorno prima. La grotta ha un ingresso piccolo rispetto alla parte interna, ma la stanza iniziale è molto ampia e da lì partono vari cunicoli sia verso l’interno che verso l’esterno della grotta stessa (parte della grotta sembra stata scavata dall’uomo ma vale comunque la pena farci un giro): il sole comincia a scomparire e nei cunicoli tira una corrente fresca che ci costringe a rituffarci in mare. Lo snorkeling si rivela fruttuoso: vediamo moltissime stelle marine rosse giganti e banchi di pesci rossi. Pranziamo nell’unico barettino a conduzione familiare appena dietro la spiaggia e dopo una gustosa omelette alla greca con Feta, peperoni e cipolle ci dirigiamo verso Emblissi. Nel frattempo il sole che risplendeva mentre eravamo al riparo nella taverna, sembra di nuovo scomparire e una volta arrivati ad Embilissi abbiamo giusto il tempo di berci un bicchiere di vino ed è subito acquazzone. Attendiamo in auto per circa 15 minuti e quando il temporale sembra andarsene tentiamo di raggiungere Dafnoudi. La spiaggia non è per tutti: la si raggiunge dopo circa 20 minuti di macchina da Fiskardo in direzione nord (è consigliabile affidarsi al navigatore) attraversando una serie di stradine tortuose in salita e discesa, spesso anche molto strette. Lasciamo l’auto a fianco del cartello che indica l’inizio del percorso a piedi, attraversiamo la pineta di cipressi lungo un percorso molto verde e caratteristico e raggiungiamo la spiaggia in circa 15 minuti di trekking. Complice il temporale e la bassa stagione, ci troviamo soli su una delle spiagge a mio parere più belle dell’isola. Il colpo d’occhio è molto simile a Foki e Emblissi, ma in questo caso la baia è più stretta e lunga, è un fiordo molto profondo e, inutile dirlo, verdissimo (il verde è ancora più acceso dopo la pioggia). Facciamo snorkeling raggiungendo il mare aperto fuori dalla baia e nel ritorno, mentre siamo intenti ad ammirare le molteplici stelle marine, veniamo sorpresi da un polpo di medie dimensioni che si posiziona proprio sotto di noi completamente aperto con i tentacoli distesi a raggio. Quando il sole cala dietro le montagne, riprendiamo l’auto decisi ad ammirare il tramonto dall’altro lato dell’isola: arrivati a Jerusalem beach scopriamo che solo una delle due spiagge è ancora al sole, il bar chiude alle 16:00 (almeno così ci dice la donna seduta all’ingresso) e il mare mosso rende ancora una volta l’acqua torbida togliendo alla baia l’aspetto paradisiaco visto nelle guide on-line. Ci lasciamo quindi alle spalle anche questa spiaggia e risaliamo i monti dirigendoci verso Argostoli percorrendo la strada alternativa scoperta casualmente qualche giorno prima. Lungo la deviazione ci incuriosiscono alcuni cartelli che indicano il Rosies Cafè, locale incrociato durante i mille giri per raggiungere Fiskardo. Decidiamo quindi di prenderci un aperitivo al Rosies Cafè: scelta azzeccata perché il locale è molto carino e ben tenuto. Ci servono un ottimo vino rosso (il Linos) in una veranda al riparo dall’aria fresca della montagna e con esso una pizza greca da favola (con feta fusa, peperoni e cipolle). Sazi e contenti torniamo finalmente ad Argostoli dove ceniamo a base di pesce nello stesso locale della prima sera (questa volta la qualità e anche la quantità lascia abbastanza a desiderare). Smaltiamo la cena con una bella passeggiata lungo il ponte che collega le due sponde della baia di Argostoli creando una laguna artificiale.
Mercoledì 21.09.2016
L’ultima parte dell’isola che ci resta da visitare è la Penisola di Paliki, quindi oggi il programma prevede Xi Beach e Petani. Sempre con un occhio al meteo e uno al cielo ci avviamo verso la parte ovest dell’isola costeggiando la baia di Argostoli fino a Lixuori, attraversando appezzamenti di terra con mandrie di mucche che brucano erba in riva al mare. Prima di arrivare alla spiaggia rossa di Xi decidiamo di fare una deviazione e dirigerci verso la piccola penisola ad ovest della spiaggia. Lasciamo quindi la macchina al Tramonto suites e ci avviamo a piedi per sentieri un po’ fangosi fino a raggiungere la piccola altura; da qui riusciamo ad ammirare nella parte destra la costa bianca a strapiombo sul mare che contrasta la spiaggia rossa che si allunga invece alla nostra sinistra. Di fronte a noi si presenta piatta e lunga l’isola di Kounopetra (“pietra che si muove”), famosa per essere in continuo movimento. Il lento spostarsi della roccia era visibile dalla costa e stazionando su di essa era possibile sentirne persino le vibrazioni; con il tremendo terremoto del 1953 si è verificato però uno spostamento alla base della Kounopetra che da allora ha assunto una posizione stabile. Decidiamo di proseguire a piedi verso la spiaggia rossa anche se il sole continua a nascondersi dietro le nuvole e non si decide a spuntare. Pian piano che ci avviciniamo a Xi incontriamo lungo la spiaggia immondizia di tutti i generi mischiata a rami, rocce calcaree e fango: decisamente non uno spettacolo invitante. La terra si fa sempre più rossa e la parete rocciosa sempre più verticale e bianca, argillosa; superiamo lo scoglio che delimita ad ovest la spiaggia e finalmente siamo a Xi. Decisamente al di sotto delle aspettative, questa spiaggia è molto turistica, stretta, lunga e cosparsa per un buon tratto di lettini e ombrelloni. L’unica particolarità è il colore della spiaggia: purtroppo però la terra mischiandosi in acqua con le onde del mare crea un effetto torbido in alcuni tratti anche fangoso poco piacevole. Decidiamo di lasciare la spiaggia di Xi e di andare altrove a godere del sole che finalmente sembra spuntare tra le nuvole. Facciamo delle brevi soste per dare un’occhiata anche alle spiagge circostanti (Remetzo e Vatsa), ma il mare mosso e la posidonia rendono quasi impossibile fare il bagno, per cui optiamo per la spiaggia di Petani a nord della penisola che dovrebbe essere una garanzia. Percorriamo la penisola da sud a nord lungo stradine dissestate e in alcuni tratti quasi al limite della percorribilità: in certi punti sembra quasi di passare per terre e paesi abbandonati e degradati. Fortunatamente appena inizia la discesa verso Petani si apre davanti a noi una vista mozzafiato a mio parere migliore dello scorcio su Myrthos (va detto che non siamo mai riusciti a vedere Myrthos con l’acqua calma): acqua azzurra trasparente tanto da lasciar intravedere le rocce e il fondale sottostante. Scattiamo qualche foto di rito e via verso il mare, visto che ora il sole splende alto nel cielo. Ci buttiamo in acqua subito per fare un po’ di snorkeling verso gli scogli di destra, più ripararti dalla corrente e sicuramente più appartati rispetto al centro spiaggia con ombrelloni e lettini. Il mare purtroppo non è completamente calmo quindi l’acqua è torbida, ma riusciamo comunque ad avvistare una murena marrone maculata di giallo tra i sassi e l’acqua bassa. Dalla parte opposta della spiaggia verso sinistra riusciamo a scorgere tra gli scogli la minuscola spiaggia di Agia Eleni, davvero un gioiellino, ma purtroppo già in ombra a causa dell’irta parete verticale alle sue spalle. Pranziamo con omelette al ristorante della spiaggia e come al solito il cielo comincia a scurirsi e in men che non si dica inizia a piovere; giusto il tempo di correre a ritirare i nostri teli dalla spiaggia e rifugiarsi in auto ed è subito acquazzone. Ripercorriamo in salita i tornanti per ritornare sulla strada principale sotto una pioggia fittissima, tanto da costringerci a fermarci sul ciglio della carreggiata. Dopo un buon quarto d’ora il sole ricompare e riprendiamo la strada verso Kiryaki, dove ci rifugiamo per goderci il tramonto. Arrivati al molo del piccolo paesino sul mare decidiamo di intraprendere la stradina sterrata lungo la costa per arrivare alla taverna nel lato destro della baia, il versante più isolato e tranquillo. Il mare è mosso e ormai l’aria si è fatta frizzante in conseguenza del temporale appena passato, ma ci sdraiamo comunque sulla spiaggia di sassolini a goderci gli ultimi raggi di sole. La location non sembra uno dei luoghi più belli dell’isola ma probabilmente siamo capitati nel momento sbagliato: dopo il tramonto ritorniamo verso Argostoli e visto che è ancora presto facciamo un giro lungo il porto e prendiamo un aperitivo in riva al mare in uno dei tanti locali che da sul molo. La sera decidiamo di restare nella parte interna della città vista anche la pioggia che incombe quindi ceniamo in un ristorante molto carino (Captain’s Table) a pochi passi dalla piazza principale: inutile dirlo mangiamo solo ed esclusivamente cucina greca a suon di Saganaki, Feta al forno e Souvlaki di pesce (ottimi).
Giovedì 22.09.2016
Finalmente ci svegliamo con il sole! Dopo aver fatto colazione al solito bar verso il porto con mega brioches di pera e cioccolato e succo d’arancia fresco, saliamo in macchina decisi a goderci il più possibile il fugace bel tempo: destinazione Antisamos. Unica vera mattinata di sole di tutta la vacanza trascorsa in una delle spiagge più belle dell’isola: snorkeling tra pesci rossi, banchi di cavedani e murene variopinte ed è già ora di pranzo. Scegliamo il bar/locale sulla spiaggia un po’ più carino e probabilmente anche più costoso, ma restiamo un po’ delusi: non sempre prezzo elevato significa qualità, specialmente qui, dove paghiamo salato due toast semivuoti. Dopo pranzo lasciamo Antisamos con tutta l’intenzione di ritornarci l’indomani; passiamo da Sami per prenotare l’escursione ad Itaca il giorno seguente (30€ a persona) e tentiamo nuovamente (per l’ultima volta) di fare un tuffo a Myrthos, ma anche oggi la nostra dose di nuvoloni sta per arrivare all’orizzonte. Già nella discesa verso la spiaggia, notiamo una foschia a largo che non lascia ben sperare ed infatti appena arrivati in spiaggia siamo costretti a rifugiarci sotto la veranda del bar perché ricomincia a piovere: è una vacanza da prendere così come viene, senza programmare e vivendola un’ora alla volta, il bello del viaggio è anche sapersi adattare un po’ a tutto. Dopo la pioggia sostiamo una mezzora in spiaggia, ma ormai il bagno nelle acque limpide di Myrthos sembra un miraggio, quindi salutiamo per l’ultima volta questo lungo litorale e risaliamo i bianchi tornanti dirigendoci verso Argostoli. Scattiamo qualche foto alla città dal lato opposto della baia: seppur la città non brilli per sfarzo storico-architettonico e non goda del fascino tipico delle città greche, al tramonto, i tetti rossi e il riflesso sull’acqua piatta di fronte a noi donano un aspetto affascinante al paesaggio. Non ci diamo per vinti e risaliamo le stradine tortuose in direzione castello: Agios Georgios al tramonto va comunque visto, se non altro perché dall’altura si gode una bella vista su Argostoli a destra e su Zante verso il lato sinistro. Scattiamo anche qui qualche foto all’esterno delle mura, perché non è possibile accedere al castello. Ritornando verso l’auto ci fermiamo a fare acquisti di souvenirs in un grazioso negozietto economico ma con oggettistica davvero buona. Le sorprese non sono finite, perché mentre cerchiamo un punto di vista migliore per scattare qualche foto al castello, finiamo in un ristorante bellissimo con vista. Facciamo un aperitivo e soddisfatti decidiamo di tornarci il giorno seguente per l’ultima cena sull’isola. A proposito di cena, la sera stessa proviamo l’ultimo ristorante che ci eravamo prefissati di visitare; a fianco del ristorante della sera prima, a pochi passi dalla piazza, si trova l’Archontiko, un buon ristorante a conduzione familiare economico, ma di ottima qualità.
Venerdì 23.09.2016
Oggi è il giorno di Itaca! Partiamo alla volta di Sami, dove dopo una colazione veloce in un bar al porto, alle 9:30 partiamo con la Sami Star II. Il mare è piatto e c’è il sole quindi parliamo di qualcosa di mai visto finora durate questa vacanza. Dopo circa 40 minuti di navigazione arriviamo a Polis, una piccola baia dove rimaniamo per pochi minuti visto che l’idea di tuffarsi non sembra entusiasmare i passeggeri (compresi noi), non per l’acqua (verde smeraldo e brillantissima) ma per l’aria ancora frizzante alle 10:30 del mattino. Proseguiamo quindi lungo le sponde di Itaca: l’impressione è che la parte occidentale dell’isola non sia particolarmente accessibile, le spiagge sono davvero piccole e raggiungibili solo via mare, mentre il resto della costa è un lungo susseguirsi di vegetazione verdissima che dalla cima ricopre la costa fino al mare. Ci lasciamo alle spalle la baia di Afales, costeggiamo il golfo di Frikes e proseguiamo in direzione Kioni. Anche questa porzione di costa a nord non spicca per paesaggi particolari: la montagna degrada dolce verso il mare senza creare grotte o forme articolate tra le rocce. Ciò che ha reso particolare questa traversata è stata invece la vista di un pesce volante che ha fiancheggiato la nave per pochi secondi prima di scomparire nuovamente in acqua. Arriviamo a Kioni dopo circa 1:30 ore di navigazione da Sami. Dal mare il piccolo paesino di pescatori non sembra avere nulla di entusiasmante, una manciata di case incuneate tra una parete e l’altra della baia e qualche ristorantino lungo il piccolo porto. In realtà, una volta sbarcati, percorrendo le stradine in salita ci accorgiamo che il piccolo borgo ha un suo fascino. Risaliamo verso sinistra lungo la costa e scopriamo diverse scalette di accesso al mare che conducono a piccole spiagge di sassi quasi invisibili dalla strada. Il caldo di mezzogiorno ci porta a tuffarci senza esitazione in un’acqua verdissima e trasparente: davvero bello! Peccato che dopo circa un’ora siamo costretti a risalire in barca alla volta di Vathi, la capitale. In circa 40 minuti arriviamo nella baia di Vathi: il golfo è carino, più stretto e lungo rispetto a quelli appena passati. Da lontano si comincia a vedere una fila di casette bianche con i tetti rossi sul fondo della baia, oltrepassato l’isolotto del Lazareto, la cittadina prende forma, tutta allungata attorno alla baia. Facciamo un giro fino alla piazzetta principale, dove scattiamo alcune foto con Ulisse e Omero (le due statue simbolo della città) e ci fermiamo a prendere dei panini farciti alla greca (immancabile Feta, pomodori, cipolle e cotto). Chiediamo alla figlia del pittoresco e chiassoso proprietario indicazioni sulla spiaggia più vicina, ma purtroppo sembra complicato raggiungerla visto il tempo a nostra disposizione (circa 1:30 di sosta). La piaggia consigliata (anche dalle guide on line) è Dexa, ma a metà strada decidiamo che, in effetti non ne vale la pena: rischieremmo di farci un’ora di camminata in salita sotto il sole per restare in spiaggia solo 20 minuti. Ci fermiamo a gustare uno yogurt greco con frutta fresca in un barettino sulla sponda destra della città, di fronte al Lazareto: la calma tipica dei paesini greci e l’orario rendono la pausa rilassante e rigenerante. Tornati in nave ci apprestiamo a percorrere l’ultimo tratto per completare il giro dell’isola. Prima, però c’è tempo per un’altra sosta per un bagno nelle verdi acque di Itaca: ci fermiamo nella baia di Filiatro e tra snorkeling, tuffi e scivoli dalla barca, trascorrono 20 minuti senza che ce ne accorgiamo, ed è già ora di risalire e questa vota completare il giro. La parte orientale dell’isola è sicuramente migliore del versante est, soprattutto le bianche scogliere a picco appena dopo Vathi formano delle spiaggette isolate che si susseguono tra l’azzurro del mare e la sabbia chiara della roccia. In circa un’ora siamo nuovamente a Sami. L’escursione purtroppo finisce un po’ troppo presto perché alla cinque siamo già a terra, per 30€ a persona va benissimo così, però è un peccato perché si sarebbe potuto dedicare almeno un’altra ora per godersi lo splendido mare di Itaca. Per chi alloggia nella capitale comunque l’imbarco da Sami è più comodo da raggiungere e inoltre l’escursione è più economica e la traversata è più breve (rispetto alle escursioni da Skala): da Skala risulta invece più comoda l’escursione a Zante, nel caso la si volesse inserirla nel programma per visitare la Spiaggia del Relitto e le Grotte Blu. Anche noi avevamo nei nostri piani di fare un giro a Zante, ma in realtà le continue perturbazioni hanno sconvolto un po’ i programmi e abbiamo quindi cercato di vedere al meglio Cefalonia nei ritagli di giornata illuminati dal sole.
L’ultima parte di pomeriggio la dedichiamo alla famosissima Grotta di Melissani, distante solo 5 minuti di auto da Sami, un po’ nascosta tra i mille lavori stradali, ma comunque ben indicata dai cartelli. L’ingresso costa 7 Euro e il biglietto si compra in loco appena prima di imboccare la discesa; il tunnel termina direttamente nella parte della grotta con il soffitto aperto verso il cielo. Aspettiamo 10 minuti sulla barca in attesa che termini il tour precedente e insieme ad altri 5 turisti stranieri iniziamo il giro. In realtà rimaniamo un po’ delusi dal tour in barca perché dopo due minuti di spiegazioni in italiano/inglese, il barcaiolo ci conduce nella seconda stanza della grotta sulla destra passando per una strettoia, dopo di che ci riporta nell’antro iniziale e ci ripete la stessa spiegazione per altre tre volte prima di riaccompagnarci velocemente all’uscita. Il giro totale dura 10 minuti, ma giusto perché temporeggiano molto ripetendo più volte gli stessi concetti; la parte più originale della grotta la si vede appena arrivati, dopo la fine del tunnel e dopo rimane poco altro da vedere: deludente e cara. Ritornati in superficie cerchiamo di ammirare la grotta dall’alto, ma l’accesso è bloccato per pericolo di caduta, quindi decidiamo di seguire il percorso dell’acqua sotterranea e ci dirigiamo verso il laghetto di Karavomilos: un piccolo specchio d’acqua dove l’acqua riemerge dopo essere filtrata dai Katavotres e passata da Melissani. Il pomeriggio è ancora vivo, quindi decidiamo di visitare nuovamente la vicina spiaggia di Antisamos, come al solito meravigliosa. Più tardi ritorniamo a Sami per un aperitivo sul molo al tramonto e non resistiamo e per accompagnare il rosso (troviamo ancora il nostro preferito: il Linos), ordiniamo la pizza alla greca ormai diventata un tormentone di questa vacanza. La sera, come già deciso il giorno precedente, ritorniamo al castello per cenare nella veranda con vista su Argostoli e Zante. Gustiamo per l’ultima volta le specialità greche: servizio e cibo ottimo.
Sabato 24.09.2016
Sveglia all’alba perché il volo Ryan parte alle 10:10 di mattina da Cefalonia. Riconsegniamo la nostra Aygo rossa al parcheggio dell’autonoleggio proprio davanti all’aeroporto, facciamo colazione al bar striminzito di fronte all’area del check-in e via verso il caos dei controlli di sicurezza: ad alcuni passeggeri chiedono di ri-effettuare il check-in, ad altri solo di imbarcare la valigia, ad altri ancora fanno fare dei percorsi alternativi. Non capiamo se la causa è la disorganizzazione dell’aeroporto o l’inesperienza di alcuni passeggeri, resta il fatto che a noi non fanno nessuna richiesta strana e saliamo con il nostro bagaglio a mano senza problemi sull’aereo che puntualissimo ci riporta in Italia. Atterriamo alle 11:00 ora locale sotto un sole caldo che durante la vacanza ci siamo sognati per giorni. Nonostante il tempo capriccioso, la vacanza è stata sicuramente un viaggio stimolante e ricco di tante novità e emozioni: l’isola è sicuramente da visitare, se possibile abbinandola almeno ad un’escursione a Itaca. Bellissima!