Cayo coco

Dopo un anno di fatiche, volevo solo una settimana di mare cristallino, con i classici 30 gradi costanti, di sole allietato da un po’ di brezzolina, e tanto, tanto relax. Non avevo in mente un Paese specifico, ho lasciato scegliere al caso o meglio, al “last minute” più allettante. Dopo un volo di 12 ore, condito da uno scalo all’Avana,...
Scritto da: Sandra Gioga
cayo coco
Partenza il: 06/02/2004
Ritorno il: 15/02/2004
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
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Dopo un anno di fatiche, volevo solo una settimana di mare cristallino, con i classici 30 gradi costanti, di sole allietato da un po’ di brezzolina, e tanto, tanto relax.

Non avevo in mente un Paese specifico, ho lasciato scegliere al caso o meglio, al “last minute” più allettante.

Dopo un volo di 12 ore, condito da uno scalo all’Avana, sono atterrata all’aeroporto di Cayo Coco (ore 23 locali) e, dopo 15 minuti di bus, sono arrivata al mio villaggio.

Ad attendermi, oltre agli animatori, un po’ di pasta calda (che non fa mai male).

Le camere in cui mi hanno sistemato – costruite in palazzine di quattro – erano molto spaziose, semplici e luminose. Io e mia sorella ne occupavamo una al piano superiore, con uno splendido balcone, da cui si vedeva un pezzettino di mare azzurrissimo.

La mattina dopo, disorientata dal fuso orario (- 6), giravo già alle 7 per il villaggio, per rendermi conto di dov’ero e, subito, sono stata rapita dal sole che nasceva (figurarsi che venivo da una settimana di nebbia fitta in Val Padana), dal mare che danzava, dal profumo di salsedine misto a quello di caffè e pane caldo, che stava preparando il ns ristorante per la colazione.

Dopo il breve briefing mattutino con animatori e organizzatori delle escursioni, io ed altri 2 ragazzi abbiamo approfittato della prova di sub gratuita (già avevo fatto un’immersione) e, non paghi, abbiamo concordato con l’istruttore Alejandro, per il pomeriggio, la visita al suo centro sub, c/o un mega albergo poco distante dal nostro (visto che c’eravamo, siamo riusciti a strappargli anche un giretto tra gli altri alberghi e le altre spiagge dell’isola).

Le altre strutture presenti a Cayo Coco sono tutte catene internazionali, alberghi infiniti di cui non ho sentito parlare benissimo: belli, lussuosi e tutto il resto ma, secondo il mio punto di vista, assolutamente anonimi. In effetti, in quelle strutture mastodontiche, sei uno dei 300/400 clienti della settimana. Meglio il mio piccolo 3 stelle plus frequentato solo da italiani, dove tutti ci conoscevamo per nome, dove per un niente ci si scaraventava in piscina o assieme, senza tanti convenevoli, si partiva per divertentissime gite.

Gli hotels importanti, comunque, ben si adattano ai loro frequentatori: tedeschi, canadesi o spagnoli; gente di una certa età, con pancioni enormi e abbastanza sul trasandato.

Volete mettere il mio villaggio! Era composto quasi completamente da gente giovane, dai 25 a 35 anni, in massima parte da coppie – piene di voglia di fare scherzi e di divertirsi – e da maschietti che alternavano il desiderio di chica (cubana e non) ai piaceri dell’ozio e dell’all inclusive. Di gente più grande ce n’era ma, in ogni modo, composta, educata e simpatica, tranne i soliti figuri alla cecchi gori o piersilvio , ideali per essere presi in giro ed allietare i pomeriggi in compagnia sulla spiaggia.

Cayo Coco è un’isola di 370 kmq, collegata alla terraferma da un terrapieno di 17 km che, in effetti, rende le escursioni un po’ scomode. Non è come formentera o Mikonos, dove affitti il motorino una giornata e la giri tutta; Cayo Coco, seppur abbastanza grande, non ha paesini caratteristici da visitare; possono abitare o entrare solamente coloro che lavorano nel turismo. Le spiagge attrezzate si trovano solamente lungo la linea degli hotels .

Il nostro villaggio offriva una molteplicità di escursioni, specie in barca, e bastava fare un gruppo di 6/9 persone per chiamare un pulmino che ti portava dove volevi.

Così, approfittando di una giornata non particolarmente adatta al bagno di sole (ventosa e nuvolosa Cayo Coco tende ad esserlo), nel giro di 5 minuti, con ancora il costume sotto i vestiti, sono partita per la cittadina di Trinidad, a 370 km verso il sud dell’isola Il viaggio mi ha permesso di conoscere l’entroterra di Cuba, cosi diverso dalla piccola isola dove risiedevo.

Sono stata colpita lungo il tragitto dai numerosi cartelloni pubblicitari inneggianti alla patria ed al regime, dai camion col rimorchio scoperto carichi di lavoratori e studenti, della gente ai lati della strada che sventolava banconote per far vedere che poteva pagare un taxi, dai contadini che giravano con i carretti trainati da buoi o in bicicletta, magari con galline oppure ortaggi appesi ai manubri o nel portapacchi, dalle loro scuole e università, semplici ma ordinate.

Il paesaggio era un susseguirsi di zone secche, pianure, montagne, pascoli, con tante mucche e capre.

Trinidad è una citta museo con una marea di bancarelle di artigianato tipico, case colorate con le porte aperte, che non si capisce mai se sono solo abitazioni o se sono laboratori in cui lavorano pittori o in cui si vendono ricordini, antichi palazzi di benestanti dell’epoca coloniale, trasformati in musei dove è possibile entrare per un dollaro, ristorantini dove si mangia l’immancabile aragosta e negozi tristi e spogli in cui i cubani si approvvigionano con la tessera.

Alternando pulmino e scooter sono stata nei giorni seguenti a Playa Pilar (la più bella di Cayo Guilliermo), all’Isola di Medialuna – dove ho ho fatto tanto snorkeking – e a Playa Flamengo.

Bellissima anche l’immersione subaquea che ho fatto. La sera, finita la cena e dopo lo spettacolo dell’animazione, per la gioia dei nottambuli, si organizzavano i pulmini per andare nella discoteca di qualche altro albergo o a Moron (60 km da Cayo Coco): ne ho approfittato per mettere in pratica e migliorare la mia salsa, che avevo imparato in albergo con l’animazione cubana.

Le discoteche degli alberghi sono frequentate sia da ragazzi che ragazze del posto sia da turisti di tutte le età. I ragazzi cubani sono molto carini e ti invitano a ballare molto volentieri, tentando altrettanto volentieri un approccio, comunque con garbo.

Le ragazze cubane sono altrettanto carine e si lanciano altrettanto volentieri in approcci con i maschietti, anche se meno sfacciatamente di quel che mi hanno raccontato succede a Varadero o a L’Avana.

Effettivamente Cayo coco è un atmosfera un po’ rarefatta, ovattata, non sai bene dove ti trovi, ma senti che li stai bene, e per chi cerca il giusto mix tra relax, cultura e divertimento è senza dubbio il posto giusto.



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