Catari, castelli e… cerchi nel grano
Tra moglie e marito...
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Fede: Passerò una settimana a Tolosa. Mi capita spesso da un anno a questa parte, perché mio marito è lì per lavoro. E’ maggio, ma in Italia fa ancora un freddo cane. Invece arrivo a Tolosa e con grande sorpresa scopro che qui è arrivata l’estate: quale occasione migliore per una gita fuori porta? Marco: ma come gita? Io volevo passare il wk a poltrire! E va beh… Ma dove andiamo? Fede: I colleghi di mio marito ci consigliano una visita ai castelli catari: non ne conoscevamo l’esistenza, ma ci basta guardare poche immagini per decidere che questa sarà la nostra prossima meta. Marco: grazie eh collegucci cari? C’era la finale di Coppa campioni (calcio e pure rugby), ma io vado per castelli, marcondiroindirondà Fede: Chi sono i catari? Eretici sterminati con le crociate nel medioevo. Vogliamo saperne di più, visto che andiamo a casa loro, e ancora una volta internet è strumento insostituibile: tra storia e leggende, mito e realtà ce n’è per tutti i gusti, incluse storie di templari e Graal. Marco: si vede che mia moglie non guarda Voyager di Roberto Giacobbo. I catari hanno nascosto il santo graal insieme ai templari, oppure i catari erano quelli rapiti dagli alieni che facevano i cerchi nel grano? Boh, comunque una cosa del genere. Fede: Ora si tratta di scegliere quali visitare, tutti sono troppi per un fine settimana. Non abbiamo una guida della regione, e nemmeno vogliamo comprarla. Neanche a dirlo: www.payscathare.org è la soluzione ai nostri problemi. Così apprendiamo che i cinque castelli storicamente più importanti, coraggiose fortezze difensive di frontiera, sono Puilaurens, Peyrepertuse, Queribus, Aguilar e Termes. Vennero definiti i 5 figli di Carcassonne perché…beh,, sono nozioni che ho appena acquisito in rete, sarei disonesta se ve ne parlassi come frutto della mia sapienza. Tra questi i più belli sono Puilaurens, Peyrepertuse e Queribus, e sono questi che decidiamo di visitare. Sul versante dei Pirenei vi è Montsegur, che decidiamo di tralasciare perché sarà tappa della nostra prossima visita ai paesi baschi. Manca solo l’alloggio. Decidiamo di dormire nei pressi di Cucugnan (Castello di Queribus) o Duilhac (Castello di Peyrepertuse). Scopriamo che gli alloggi nella zona sono pochi, la Corbieres è una zona selvaggia e i centri abitati sono rari. Invio qualche mail per conoscere le disponibilità ma la partenza è vicina, meglio telefonare…e meno male, perché nessuno risponderà alle nostre mail (complimenti per il servizio!). Dopo qualche difficoltà troviamo sistemazione presso le Chambre d’Hotes “Les Lavandes” a Duilhac, che si rivelerà essere un’ottima sistemazione. Sembra esserci il tutto esaurito questo fine settimana, e scopriremo in seguito che è così perchè il week end della Pentecoste è tradizionalmente un weekend di vacanza per i francesi. Senza volerlo ci siamo subito integrati con le usanze locali. Finalmente è sabato…si parte! Imbocchiamo l’autostrada per Carcassonne, splendida città fortificata che non visitiamo perché è stata già più volte oggetto delle nostre attenzioni turistiche. Usciamo a Bram e percorriamo la strada per Limoux. Prima tappa: l’Abbazia di Alet Les Bains, che è proprio di strada. Parcheggiamo la macchina lungo la via principale del minuscolo paesino e chiediamo ad un anziano abitante informazioni per l’abbazia. In un francese dialettale, di cui non capiamo nulla, ci indica di proseguire molto più avanti…risaliamo in auto per inchiodare solo 3 metri dopo: l’abbazia era proprio lì a due passi…evidentemente neanche lui ha capito nulla del francese di mio marito. Marco: che cosa vorresti insinuare che il mio francese non è chiaro? Cavolo quel tizio parlava occitano, l’antica lingua locale, praticamente turco per gli stessi francesi. Come dire che tu parli in italiano corrente e l’altro ti risponde siciliano stretto del 1700… Fede: La strada è deserta. Alla biglietteria ci consegnano una minuscola chiave, con la quale dobbiamo aprire da soli la porta d’accesso, che è posta sul retro. Dopo aver tentato di scassinare una porta privata pensando che fosse quella dell’abbazia, sotto lo sguardo divertito di un abitante di Alet Les Bains, riusciamo nell’intento con il cancelletto poco più avanti. Marco: Si, il villico ci guardava ridacchiando sotto i baffi alla Asterix, chissà quante volte al giorno si gusta sta’ scena con gli sprovveduti turisti… D’altronde, questo sperduto villaggetto non credo che abbia altri passatempi… Oops mi sa che sto anticipando la cronaca di Fede… Fede: Dell’abbazia rimangono solo suggestivi resti. Ancora più suggestivi perché siamo i soli a visitarli. Riportiamo la chiavetta al tizio dell’ufficio turistico e visitiamo il villaggio, che in totale sarà lungo 12 metri, e di cui noi probabilmente abbiamo conosciuto tutti i suoi abitanti: il vecchio, il bigliettaio, il tizio divertito davanti la porta ed infine la bambina che gioca in piazza. Scherzi a parte, il villaggio di Alet Les Bains è veramente minuscolo ma la piazzetta, con le sue casette antiche in legno, vale sicuramente i minuti che gli abbiamo dedicato. Proseguiamo e all’altezza di Couiza cediamo alla curiosità di Marco che, plagiato da Voyager e Dan Brown, decide di deviare per Rennes Les Chateau, per la visita alla misteriosa chiesa, lì dove convogliano tutti i misteri di Voyager: i templari, il Santo Graal, il priorato di Sion, e magari pure gli ufo e i cerchi nel grano. Misteriosa non sappiamo, un po’ strana lo è davvero, a cominciare da quel diavolo in legno all’ingresso che regge l’acquasantiera. Marco: mammamia! Questa è la Disneyland del mistero, ragazzi sono commosso. Oh Fede, Fede! Guarda sugli scaffali della bancarella… Fede: infatti, quando meno te lo aspetti, eccolo lì Giacobbo: il suo nome troneggia sugli scaffali della libreria lì accanto: ha scritto la prefazione a numerosi libri, in italiano, sui misteri della famigerata chiesa (forse siamo noi italiani più degli altri a dar retta a queste storie?). Facciamo un piccolo spuntino e proseguiamo per il castello di Puilaurens, più suggestivo da lontano che da dentro, poiché è molto poco conservato. L’accesso al castello avviene dalla città di Lapradelle. Si lascia l’automobile al parcheggio accanto alla biglietteria e si prosegue a piedi, lungo una salita ripida ma breve trasformata in percorso botanico, per la maggior parte sotto il sole. Puilaruens mi fa rendere conto brutalmente che sono veramente fuori forma, se ho raggiunto 160 battiti cardiaci al minuto e ho rischiato di collassare sulle scalette dell’ingresso dopo una salita di 15 – 20 minuti scarsi, di quelle che due anni fa facevo sgambettante senza fatica durante le escursioni in montagna. Anche Marco è in difficoltà. Marco: ho capito che qualcosa non andava verso gli ultimi scalini della salita, quano alzando gli occhi alle rovine maestose del castello, ho visto due cavalieri catari e Roberto Giacobbo che mi facevano ciao con la manina. Fede: Poche le attenuanti, seppure è vero che sono le due del pomeriggio, fa un caldo cane, abbiamo appena mangiato e soprattutto bevuto un caffè così cattivo che ci ha annodato lo stomaco. A tale proposito cito per la cronaca il posto dove lo abbiamo preso: Auberge Le Chalet, sulla strada statale tra Couiza e Lapradelle. Se non sono riuscita a salvare me stessa provo almeno a salvare qualche altro innocente. Ma perché non fanno un d.o.c. pure per il caffè? Marco: ecco io e Fede non siamo di quegli italiani pastasciuttari che girano il mondo in cerca dei migliori ristoranti tricolore e dei bar con le foto di Tardelli alle pareti, però sto’ caffé c’ha fatto venire d’improvviso una grande nostalgia di casa… Fede: Proseguiamo per il castello di Peyrepertuse passando per le Gorges di Galamus: belle, peccato che in alcuni punti passava solo un’automobile: e se fai attenzione alla strada non fai attenzione al paesaggio. Fermarsi è impossibile se non addirittura vietato. Finita la corsa avremmo fatto volentieri un altro “giro”, magari ci sarebbe andata meglio: il primo è stato troppo impegnato a cercare di capire chi dovesse fermarsi per primi tra noi e le auto che provenivano dal senso opposto…ma in fondo abbiamo pensato che la musica non sarebbe cambiata, per cui abbiamo proseguito cercando di convincerci che in fondo quello che avevamo visto è quello che c’era da vedere. Marco: per chi come noi ha affrontato i temibili tornanti della costiera amalfitana (tra Vietri e Positano) queste sono quisquiglie e pinzillacchere, come avrebbe detto Totò. Però devo ammettere che fa una certa impressione, oltre che suggestione, vedere il precipizio a pochi centimetri dalla ruota. Fede: Così, tra una curva e l’altra, su una strada poco trafficata ma terribile per chi soffre di cinetosi (per profani “mal d’auto”) arriviamo a Duilhac, piccolo villaggio sotto il castello di Peyrepertuse. Sarà che ormai ho fatto esercizio, sarà che è meno ripido del precedente, sarà che non era più ora di pranzo…fatto sta che stavolta, dopo la salita a gradoni di 15-20 minuti (per fortuna all’ombra del bosco) arrivo viva, vegeta e in splendida forma all’ingresso del castello. Marco: sarà pure che avevamo smaltito gli effetti tossici di quel caffé, roba da denuncia ai NAS! Fede: Il castello è molto suggestivo, sia da lontano che al suo interno. Occupa tutta la sommità della collina, ed è diviso in due parti, una parte bassa più antica e una parte alta collegate da una scala in pietra ripida e scivolosa (fortuna che ci sono le corde per l’arrampicata), tant’è che quando piove la visita è vietata. Dall’alto si gode un magnifico panorama sulla parte più bassa del castello, a picco sulla campagna circostante. Soddisfatti della visita decidiamo di terminare qui la nostra giornata. Ci dirigiamo al nostro B&B, ci riposiamo un’oretta, quindi andiamo a mangiare al consigliatissimo ristorante Auberge du Vignerons al vicino paese di Cucugnan, due forchette sulla guida Michelin, ottime recensioni su tripadvisor e simili. Ceniamo su una terrazza con magnifica vista sulla campagna, un’ottima cena accompagnata da un buon vino che diventerà il tormentone del giorno seguente. Ci ristoriamo del sonno “dei giusti” (o meglio ancora dei giustamente stanchi) nella nostra graziosa, profumata ma soprattutto silenziosa chambre d’hotes. La mattina facciamo una colazione frugale ma saporita con i prodotti del giardino della padrona di casa, Marie Christine. Marie Christine è una gran chiacchierona, gli piace l’Italia (dice lei), parla occitano e ama la sua terra. Mi invita a parlare con lei…io non parlo francese, ma tanto capisce, dice lei, perché il francese e l’italiano sono simili…Ah si? Lo penso pure io, ma forse Marie Christine dovrebbe spiegarlo ai suoi concittadini parigini, che non solo non capiscono l’italiano mentre tu comprendi bene il loro francese senza averlo mai studiato..ma non capiscono nemmeno il francese se non è pronunciato perfettamente, e nemmeno l’inglese, perché forse non lo studiano o chissà..non lo vogliono comprendere.. Marco: come sei polemica Fede! Comunque è vero i francesi del Sud, aperti, cordiali, tutt’altra cosa rispetto alla maleducazione diffusa dei parigini. Fede: E’ ora di andare, la salutiamo, lei ci fa un fagottino con tutto quello che non siamo riusciti a mangiare a colazione, inclusa la torta fatta in casa “con le uova delle sue galline”. Ancora saluti e baci, quindi partiamo per la prossima meta. Il castello di Queribus, a pochi minuti da Cucugnan, di più facile accesso rispetto ai precedenti (10 minuti a piedi di salita poco ripida) è quello più conservato ed è quello che abbiamo apprezzato di più. Visitiamo la sala a volta, e saliamo sulla torretta da cui si gode uno splendido panorama sul “cucugnanese” e sul dirimpettaio castello di Peyrepertuse. Abbiamo terminato la lista delle cose sicuramente da vedere, ora la giornata è da improvvisare e sono appena le 11 di mattina. Decidiamo di dedicare la mattinata alla visita delle Cantine della zona. Abbiamo scoperto con gioia che la zona di Cucugnan è “la vigna della Linguadoca”, e perciò partiamo alla disperata ricerca dell’ottimo vino che abbiamo assaggiato la sera prima a cena, di cui abbiamo chiesto ragguagli alla cameriera. E’ un Corbieres locale, non abbiamo compreso la cantina ma siamo sicuri di poterne riconoscere il sapore fruttato e il profumo di fragoline. Marco: lei è sicura, io mica tanto. Anche perchè dovendo guidare tutta la giornata, ingurgitare vino a digiuno di mattino, non mi sembra una gran trovata. Fede: Dopo aver assaggiato tutti i vini dei produttori locali di Cucugnan dobbiamo capitolare: questi non assomigliano neppure lontanamente al vino della sera prima. Vinciamo la ritrosia della poca familiarità con la lingua, proviamo ad improvvisare qualcosa il cui suono dovrebbe ricordare quel poco che abbiamo compreso dalla cameriera sulla descrizione del vino. La signora del consorzio dei vignaioli di Cucugnan, forse mossa da pietà, ci dice che il vino che cerchiamo non è di queste parti. Così compriamo una bottiglia di Corbieres locale e ce ne andiamo mesti. Ma non finisce qui. Marie Christine, tra le altre cose, ci ha detto che la vicina Maury è famosa per i suoi vini dolci e da aperitivo. E allora dritti a Maury, e ricominciamo con le degustazioni. Moscato bianco, dolce nero, nero invecchiato.. E sono buoni davvero questi vini, non sappiamo quali prendere così li prendiamo tutti. Chi li berrà? ci chiediamo, visto che non siamo grandi bevitori. E infatti siamo già ubriachi quando andiamo a mangiare, così non ordiniamo vino ma solo acqua “en caraffe”. Ottima conclusione alla nostra prima esperienza di turismo enogastronomico! Marco: per la verità è lei che è un poco alticcia, io ho fatto attenzione e non ho problemi, salvo decidere a quale delle due cameriere che ho di fronte chiedere un tavolo… Fede: La brasserie, Auberge de Queribus, non è niente di che. Ha una terrazzetta con vista (su cosa non lo abbiamo capito, visto che ci troviamo sulla strada statale per Perpignan) che però è occupata. La padrona tiene a dirci che il marito è campione di culturismo a Barcellona. Buon per lui, ma che c’entra col menu? In onore al marito prendiamo le polpette alla catalana…che però meritano solo una sufficienza. In compenso paghiamo molto poco. Prendiamo il solito caffè acquoso e ci incamminiamo verso la prossima meta. Abbiamo deciso di abbandonare le strade di montagna , tireremo dritti verso l’autostrada per Tolosa passando per Foix, così da visitare la vicina grotta di Niaux e i suoi splendidi dipinti del paleolitico. Sulla statale ci fermano ad un posto di blocco. Fortuna che non abbiamo bevuto vino a pranzo: con la nostra poca resistenza all’alcol non avremmo superato la prova del palloncino (che a dire la verità non ci hanno fatto). Sollevati per lo scampato pericolo ci azzardiamo a chiedere indicazioni stradali al poliziotto, che però non doveva essere molto bravo in matematica visto che per raggiungere la meta ci ha proposto di percorrere i due cateti invece che l’ipotenusa! A metà strada vengo colta dal solito impulso maniacale di leggere e rileggere le descrizioni della guida turistica, per imprimerle bene nella memoria. E meno male, perché leggendo con attenzione stavolta mi accorgo che per le grotte di Niaux è necessaria la prenotazione obbligatoria. Chiamiamo il numero di telefono indicato, e ci rispondono che per oggi non se ne fa niente. Peccato, penso, e dico a mio marito che poteva insistere un po’…magari un posticino ce l’avrebbero trovato, in fondo siamo solo due persone. Lui mi risponde “non siamo mica in Italia”..e io non ho capito se si riferiva al fatto che non ha padronanza con la lingua, o che qui sono più seri che da noi, e le regole sono regole. Io rimango con la convinzione che potevamo provare a fare gli occhi dolci al bigliettaio…ma oramai quel che è fatto è fatto, non ci proviamo nemmeno e filiamo dritti verso casa a Tolosa, comunque soddisfatti della nostra giornata. Note pratiche WEB Alcuni link www.audetourisme.com www.ariege.com www.linguadoca.com www.sunfrance.com ALLOGGIO Informazioni sugli alloggi su: www.gites-de-france.com (tutti i B&B in Francia associati al gruppo) www.queribus.fr (B&B e hotel a Cucugnan e Duilhac) www.france-voyage.com (altri B&B in Francia) Il nostro B&B: Les Lavandes a Duilhac. Stanza graziosa, biancheria profumata. Ottima pulizia. Colazione semplice ma buona. Ristoratrice disponibilissima. I CASTELLI La visita dei castelli è a pagamento. Orari, prezzi e informazioni sono consultabili sul sito www.payscathare.org. E’ disponibile un passaporto per la maggior parte dei siti turistici della zona ( (costo 3 €) che dà diritto ad uno sconto di 1 € sull’ingresso per gli adulti e accesso gratis ai bambini. Utile se si prevede di visitare più di tre siti o se si hanno bambini al seguito. Elenco disponibile su internet. L’accesso ai castelli è relativamente agevole, nella maggior parte dei casi prevede brevi percorsi a piedi (circa 15-20 minuti) in salita. Il terreno è accidentato, sono necessarie scarpe adatte, meglio quelle da escursionismo. L’auto va lasciata in appositi parcheggi nei pressi della biglietteria, sempre gratuiti. Nei pressi di ogni sito turistico sono sempre disponibili bagni pubblici gratuiti. RISTORAZIONE nella zona di Cucugnan – Duilhac Cucugnan è un villaggio contornato da un grazioso paesaggio. Offre numerosi soluzioni per la cena e per l’alloggio, più di Duilhac. Il nostro ristorante: l’Auberge du Vignerons (due forchette della guida Michelin). Sicuramente è la scelta più cara (neanche troppo di più), ma propone piatti più originali rispetto agli altri. A detta della padrona del nostro B&B, comunque, a Cucugnan si mangia bene ovunque. Alcuni indirizzi interessanti li abbiamo trovati su www.corbieres-sauvages.com INDICAZIONI STRADALI Le indicazioni stradali sono perfette, ben al di sopra degli standard francesi. Non ci è mai servito il navigatore.