Cartoline dal Down Under

L’Australia è famosa nel mondo per le sue meraviglie naturali: barriera corallina, foreste pluviali lussureggianti, i deserti dell’outback, le spiagge incontaminate e innumerevoli specie di piante e animali. Certo, non è una destinazione economica e per scoprirla tutta non basterebbero mesi, estendendosi su di una superficie doppia rispetto...
Scritto da: lima
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Viaggiatori: 2
Spesa: 4000 €
L’Australia è famosa nel mondo per le sue meraviglie naturali: barriera corallina, foreste pluviali lussureggianti, i deserti dell’outback, le spiagge incontaminate e innumerevoli specie di piante e animali. Certo, non è una destinazione economica e per scoprirla tutta non basterebbero mesi, estendendosi su di una superficie doppia rispetto a quella dell’Europa, ma abbiamo pensato che 3 settimane potessero bastare per un primo assaggio di questo paese straordinario. Forse la parte più difficile di questo viaggio è proprio decidere cosa vedere, su quali zone cioè concentrarsi, tendendo presente che l’aereo per gli spostamenti interni date le distanze è una scelta obbligata.

Avevamo solo alcune certezze: volevamo vedere una metropoli, Uluru/Ayers Rock – mio sogno fin da bambina – e come in tutti i nostri viaggi non rinunciare ad un on the road lungo la costa. E così la scelta è ricaduta sulla città australiana per eccellenza, Sydney, dove abbiamo trascorso 3 giorni, per poi volare ad Alice Springs nel Red Centre e da lì raggiungere in campervan Uluru e il Kings Canyon e infine, volare a Perth ed iniziare la risalita in auto fino ad Exmouth, lungo la Coral Coast, nel Western Australia, in un susseguirsi di paesaggi da togliere il fiato.

Partiamo il 10 agosto da Malpensa con il modernissimo e gigante Airbus A380 di Qatar Airways e dopo uno scalo a Doha di qualche ora, arriviamo a Sydney il pomeriggio dell’11 agosto. In Australia le stagioni sono invertite rispetto all’Italia, quindi in teoria è inverno, ma a parte la mattina e la sera dove occorre un maglione o piumino leggero per il resto abbiamo sempre trovato giornate soleggiate e calde anche a Sydney, zona più fredda in quanto quella più a sud del nostro itinerario. Abbiamo alloggiato al Pullman Hyde Park, hotel moderno dotato di tutti i comfort e di una palestra panoramica nel centro della città, da cui raggiungere a piedi tutte le attrazioni principali. A Sydney abbiamo camminato molto e non abbiamo mai preso mezzi pubblici se non per raggiungere la più lontana Bondi Beach. Le attrazioni principali, infatti, sono abbastanza concentrate tra loro ed è un piacere scoprire a piedi la città. Come descriverla in poche parole? Semplicemente magnifica e scenografica! Capitale del Nuovo Galles del Sud, affacciata sulla costa sud orientale, è la città più popolosa e importante del paese. Patria del surf, in particolare a Bondi, dove si respira la classica atmosfera laid-back australiana e dove si godono viste spettacolari sull’oceano dalla lunghissima distesa di sabbia o percorrendo tutta o in parte la passeggiata costiera che la collega a Cogee. Nelle nostre giornate in città visitiamo i giardini botanici, non tanto per la flora, quanto perché permettono di accedere a un punto d’osservazione veramente straordinario: la Mrs. Macquarie Chair, uno spuntone di roccia da dove si può avere un colpo d’occhio su tutta la baia di Sydney, che è una delle più belle e fotografate del mondo, inclusa la spettacolare Opera House, patrimonio UNESCO dal 2007. Con la sua struttura il teatro ricorda le vele di un vascello ed è una delle costruzioni simbolo dell’Australia. Un selfie davanti a lei è un altro must di ogni viaggio a Sydney! Vi consigliamo anche di fare una crociera al tramonto prendendo uno dei tanti traghetti che partono da Circular Quay e che vi regalerà una bellissima panoramica della baia, con l’inconfondibile Harbour Bridge (il ponte ad arco costruito alla fine degli anni ‘20) e lo skyline della città. Tra tutti i ristoranti provati consigliamo certamente il greco Greek at the Belvedere, nel centralissimo CBD (Central Business District) per gli ottimi suvlaki e tzaziki e il raffinato Solander Dining and Bar a Darling Harbour per l’ottima cucina australiana innovativa. Una buona idea è anche quella di pranzare al fish market, il terzo mercato ittico più grande al mondo, dove si trova pesce freschissimo, invitanti bbq e sushi con vista sul porto. Mentre per una pausa golosa, assolutamente da provare le infinite varietà di pancakes della catena Pancakes on the Rocks in diverse zone della città. Passeggiamo poi per The Rocks, il luogo dove venivano sbarcati i detenuti dal Vecchio Continente, che è considerato il centro storico di Sydney, con le sue strade strette ed acciottolate e i cottage di pietra che vi si affacciano. Qui ci sono alcuni dei pub più antichi, come il Lord Nelson che fabbrica la propria birra e il Fortune of War. Visitiamo poi Darling Harbour, la zona pedonale lungo la baia di Port Jackson creata alla fine degli Anni ’80 e che oggi si è sviluppata fino a diventare una delle maggiori zone di negozi, ristoranti e attività di svago. Passeggiando per i quartieri e frequentando i locali ci rendiamo di quanto Sydney sia una città cosmopolita e multirazziale, dal grande fascino architettonico e che oltre a godere di un clima splendido praticamente tutto l’anno, è verdissima, a misura d’uomo, giovane e ricca di monumenti, parchi ed eventi da non perdere.

È ferragosto e oggi si vola nel cuore dell’outback! Raggiungiamo comodamente e in circa 15 minuti di metro l’aeroporto, dove un volo Qantas non proprio economico (340$ a testa) ci porterà in circa 3 ore ad Alice Springs, la seconda città più popolosa del Territorio del Nord in Australia, a metà strada tra Adelaide e Darwin. In realtà Alice, come viene comunemente chiamata, non ha alcuna attrattiva in sé, ma è la porta di accesso per l’esplorazione del Red Centre, l’entroterra desertico del Paese e da dove si può raggiungere in auto il simbolo australiano per eccellenza, il monolite più grande al mondo, sua maestà Uluru. Dall’Italia abbiamo noleggiato un campervan per 5 giorni della compagnia Mighty, modello 2 berth Highball, un piccolo camper dotato di tutto il necessario per dormire e cucinare, uno dei mezzi preferiti per spostarsi all’interno del paese. Abbiamo speso circa 500 dollari, comprensivi di assicurazione e riduzione franchigia, soluzione di certo più economica rispetto ai costosissimi lodge attorno ad Uluru. Ricordiamo che occorre la patente internazionale e che la guida è a sinistra! Ritirata l’auto partiamo subito in direzione Yulara, 5 ore di asfalto per raggiungere l’unico piccolo villaggio che ospita resort ed un campeggio nei pressi di Uluru. La guida è piacevole, iniziamo ad avvistare i primi canguri, la terra è rossa e la vegetazione tipica delle zone desertiche….finalmente stiamo guidando lungo le infinite strade dell’outback australiano. Campeggiamo all’Ayers Rock Campground (costo piazzola con elettricità 108$ per 2 notti). Ceniamo abbastanza bene entrambe le sere nei ristoranti dei resort di lusso, in particolare al Mangata Bistrot&Bar.

Il giorno dopo fin dall’alba è dedicato interamente alla scoperta del maestoso ed affascinante monolite di arenaria, che cambia colore nel corso della giornata a seconda della luce e della stagione e che si erge letteralmente in mezzo al nulla. Dopo aver pagato al cancello di ingresso l’accesso al parco nazionale di Uluru è possibile sia fare il giro in auto che avventurarsi a piedi on bicicletta, da soli o con una guida. Da tenere presente che fa parecchio caldo, non oso immaginare come possa essere durante la loro estate…La vista è davvero spettacolare, si respira la sacralità del luogo e il suo simbolismo tanto caro agli aborigeni. Purtroppo non mancano turisti che irrispettosi della cultura e delle tradizioni locali affrontano la scalata della roccia. Ci risulta però che questa pratica a breve sarà definitivamente vietata per legge. La superficie della roccia, che da lontano appare quasi completamente liscia, rivela avvicinandosi molte sorgenti, pozze, caverne, peculiari fenomeni erosivi e antichi dipinti tutti da scoprire. A circa 30km da Uluru, da non perdere è Kata Tjuta, meglio conosciuta come le Olgas, grandi formazioni rocciose a forma di cupole dal colore rosso acceso. Per scoprirle da vicine, molto bello il trekking nella Valley of the Winds e all’interno delle gole del Walpa Gorge, (da fare al mattino perché poi al pomeriggio va in ombra) oltre ai vari lookout segnalati lungo la strada. Torniamo ad Uluru per goderci da uno dei tanti punti panoramici l’ultimo spettacolare tramonto che infuoca la roccia di un arancione accesso, sorseggiando una birra nel silenzio più assoluto: un altro sogno realizzato.

Il giorno seguente visitiamo il Kings Canyon, nel Watarrka National Park, a circa 3 ore di strada da Uluru, dove trascorriamola notte al Kings Canyon Resort (camera 94$) una struttura datata con bagno in comune, purtroppo la zona così remota non offre sistemazioni migliori. Il canyon è magnifico, caratterizzato da ripide pareti di arenaria rossa in contrasto con un cielo azzurrissimo e da vedute mozzafiato. Il modo migliore per visitarlo è il trekking di 6,5 km che si percorre in circa 3 ore e mezzo sul bordo del canyon, il Kings Canyon Rim Walk, sicuramente impegnativo, soprattutto per la salita iniziale, ma la fatica è presto ripagata dal panorama immenso e dalla ricca vegetazione (in particolare il bellissimo Giardino dell’Eden) oltre che alla quasi assenza di visitatori cosa che rende la passeggiata ancora più suggestiva e piacevole. Rientriamo ad Alice Springs dove trascorriamo la notte all’hotel Aurora ($ 94), di fascia media, e dove facciamo solo un breve giro per i bei negozi di arte aborigena nella via principale, dato che purtroppo la cittadina non ha di per sé molto da offrire e vede la presenza di molti nativi in condizioni di estrema povertà ed emarginazione sociale che la rendono non del tutto sicura, specialmente la sera.

Il 19 agosto consegniamo il nostro amato campervan e partiamo alla volta di Perth, con volo Qantas (400$ a testa), dove arriviamo in serata, giusto il tempo di ritirare il suv, un Mitsubishi Eclipse, per il nostro on the road di 13 giorni (noleggiato tramite Thrifty a 494 euro) e di fare il check-in nello splendido Hilton Double Tree (camera 80 euro), sicuramente la sistemazione migliore di tutto il viaggio. Iniziamo ad avere nostalgia della cucina italiana, per cui per cena scegliamo il ristorante Marruzzella, con pizza e dolci squisiti che ci rimettono al mondo.

Il 20 agosto inizia l’ultima e la più emozionante parte del viaggio. Il Western Australia ci sorprende oltre ad ogni aspettativa. Raggiungiamo in serata la cittadina di Jurien Bay (notte nei nuovissimi appartamenti del complesso Jurien Bay Motel apartments, 143$ a camera), dopo 3 tappe imperdibili. Lo Yanchep National Park, noto per le sue caverne, i la vegetazione endemica e le colonie di koala che finalmente riusciamo a vedere sonnecchiare sugli alberi, oltre ad un’infinità di canguri che si lasciano avvicinare a pochi centimetri da noi, una grande varietà di uccelli e di piante e animali acquatici. Il parco offre diversi percorsi pedonali, più o meno lunghi, immersi nella natura e nella pace più assoluta.

Raggiungiamo poi la cittadina di Lancelin, famosa per le alte e bianchissime dune di sabbia, che contrastano con il blu intenso del cielo e che ci divertiamo a scendere su tavole di legno come fossero piste da sci. Ultima sosta della giornata, lo spettacolare Pinnacles Desert, all’interno del Nambung National Park. Si tratta di una vasta superficie sabbiosa dove si ergono migliaia di pilastri di pietra calcarea, chiamati appunto pinnacoli, prodotti dall’accumulo di frammenti appartenenti ad organismi marini, come coralli e molluschi e la cui origine risalente a milioni di anni fa, è ancora oggi dibattuta. Partendo dal Pinnacles Desert Discovery centre, è possibile fare un giro ad anello in auto intorno ai Pinnacoli ma anche avventurarsi a piedi per scegliere gli angoli più isolati e godere di vedute straordinarie sulla piana. E’ un luogo talmente magico ed affascinante che ci lascia davvero senza parole! Consigliamo di aspettare fino al tramonto, il momento migliore per scattare foto suggestive ai pinnacoli, quando la luce del sole conferisce loro una tonalità dorata. Se come noi avete un drone, le riprese dall’alto sono ancora più straordinarie!

La meta del giorno successivo è il Kalbarri National Park a circa 350 km da Jurien Bay, dove alloggiamo in uno splendido appartamento di design, curato nei minimi dettagli e trovato su airbnb, dei simpaticissimi Jeff e Jess, all’interno del loro ranch a pochi chilometri dall’ingresso del parco (costo 90 euro). Ma prima la sosta d’obbligo è al famoso lago rosa, la Hutt Lagoon, nei pressi della cittadina di Port Gregory. Si tratta di un lago salato grande 70 chilometri quadrati e alimentato da acque marine. La tonalità rosa intenso è dovuta ai batteri che popolano il lago e che rimangono intrappolati nei granuli di sale. Avevamo visto molte foto prima di partire, ma è solo quando ce lo siamo trovati di fronte che ne abbiamo realizzato la vastità e apprezzato il colore rosa accesso, reso ancora più intenso dal sole nelle ore centrali del giorno e da un cielo privo di nuvole. La vista ci lascia davvero senza parole e anche in questo caso, dall’alto il colore risalta ancora di più. Ci piace a tal punto che al ritorno ci fermeremo nuovamente per fare altri scatti. Arriviamo a Kalbarri nel pomeriggio, iniziando l’esplorazione dalla sua parte costiera e fermandoci nei vari lookout lungo il percorso. La costa è molto frastagliata e dai belvedere si godono vedute uniche sull’oceano impetuoso. Brevi trail consentono di scendere alle spiagge incorniciate da pareti di roccia altissime, in un susseguirsi di ponti naturali, gole, mare turchese e onde altissime. I punti di osservazione per noi più interessanti sono il Natural Bridge, Pot Alley e Red Bluff.

Lasciamo l’esplorazione dell’interno del parco per il giorno successivo, dopo un’ottima cena all’aperto a base di pesce nel ristorante Finlay’s, riscaldati dal fuoco acceso al centro del giardino. La parte interna del parco è quella più selvaggia, caratterizzata dalla presenza della gola del fiume Murchison e cherende bene l’idea di cosa sia l’Australia: una immensa terra incontaminata e deserta, spesso percorsa unicamente da strade bianche, tra l’azzurro intenso del cielo e i colori accesi del bush. Numerosi i look-out da non perdere: Z-Bend, piattaforma sospesa sul canyon, Nature’s Window, un arco naturale che sembra una finestra sul canyon e Hawks Head, con la famosa roccia sospesa nel vuoto. Con più tempo a disposizione sarebbe sicuramente stato bello intraprendere uno dei tanti percorsi e attività che si possono fare al suo interno…sarà per la prossima volta. In giornata raggiungiamo Denham, 350 km più a nord nella Shark Bay, percorrendo la Shark Bay Heritage Drive, così detta in quanto passa per una serie di siti di estremo interesse biologico.

In primis, la Hamelin Pools, una riserva marina protetta, patrimonio UNESCO, dove vive la colonia di stromatoliti più grande al mondo, il più antico fossile mai rinvenuto che ha permesso la creazione dell’atmosfera ricca di ossigeno e quindi della vita e a poca distanza, Shell Beach, una spiaggia di 60 km fatta interamente di conchiglie bianche, utilizzate anche per le loro caratteristiche nell’edilizia locale. Un colpo d’occhio davvero notevole!

Ci fermiamo 2 notti nella zona, alloggiando all’On the deck, un appartamento al secondo piano di una villetta con terrazza panoramica sul parco nazionale Francois Peron, dove alla sera si radunano numerosi canguri ed emù ($388 per 2 notti).

Le altre attrattive più famose di Shark Bay, luogo straordinario per la biodiversità ospitata e per le caratteristiche geologiche, sono Monkey Mia, località a pochi km da Denham conosciuta per la possibilità unica al mondo di osservare i delfini liberi in natura, che ogni mattina vengono a riva regalando ai tanti turisti presenti la possibilità di osservarli a pochi centimetri nel loto habitat naturale, e il Parco Nazionale Francois Peron, visitabile solo con un 4×4 o con escursioni organizzate. In questo viaggio non ci siamo avventurati al suo interno, ma abbiamo preferito passare l’ultimo pomeriggio in zona nella totale solitudine ai bordi della Little Lagoon, un luogo incantevole dalle acque calme e turchesi, ideale per una nuotata o un po’ di snorkelling.

Lasciamo di buon’ora Shark Bay alle spalle, dopo un’ottima cena al Boughshed Restaurant di Monkey Mia, e proseguiamo il viaggio in Australia Occidentale verso nord, attraversando la savana australiana ed il Tropico del Capricorno. La prossima tappa è Exmouth, cittadina a 700 km a nord, lungo le sponde dell’oceano indiano. Rinomata per la sua bellezza paesaggistica e per il fantastico Ningaloo Reef che nulla ha da invidiare alla più rinomata Grande Barriera Corallina, situata in buona parte all’interno del Cape Range National Park, a Exmouth è possibile fare numerose attività, dal whale whatching, alle immersioni con gli squali balena, osservare numerosi canguri nel loro habitat naturale, uccelli tropicali e pesci multicolori, o rilassarsi sulle fantastiche spiagge dal facile accesso alla vicinissima barriera e quasi completamente deserte, in particolare la più spettacolare, Turquoise Bay. Purtroppo gli squali balena hanno già lasciato la zona, quindi decidiamo di optare per una crociera al tramonto per vedere le balene, numerosissime in questo periodo dell’anno nel golfo di Exmouth, e per partecipare ad una giornata in barca di snorkelling affidandoci all’agenzia Whale Shark Dive, specializzata in uscite per osservare da vicino la fauna marina. Appena messa la testa sott’acqua scopriamo un giardino pieno di coralli, pesci e colori…l’acqua è fredda ma le mute fornite e la bellezza della barriera ce ne fanno dimenticare.

Passano velocemente 3 giorni qui, tra mare, relax e natura. L’ultimo brivido me lo regalo la mattina della partenza, provando un’esperienza davvero unica: un volo di un’ora all’alba in ultraleggero sul golfo e sul Ningaloo Reef. La vista dall’alto è qualcosa di pazzesco e la sensazione è quella di librarsi nell’aria come un uccello. Mi affido all’esperienza dei ragazzi della Birds Eye View Ningaloo e durante il sorvolo vedo centinaia di tartarughe, squali martello, delfini, razze, megattere coi piccoli, dei colori straordinari e un panorama che non dimenticherò mai. E’ un’esperienza che consiglio davvero a tutti! (costo 349$).

Lasciamo a malincuore Exmouth, dove abbiamo alloggiato all’Exmouth Escape Resort (450 euro per 3 notti), una bella struttura con ottimo ristorante annesso (The Whalers) e iniziamo la nostra discesa verso Perth. La prima notte la passiamo nuovamente a Kalbarri, purtroppo l’appartamento di Jeff e Jess è occupato e ci accontentiamo del più modesto Kalbarri Palm Resort (70 euro la notte). Ripercorriamo alcuni punti panoramici e dopo una sosta nella colorata cittadina di Geraldton e in una particolarissima e instagrammabile cactus farm a Carnarvon, Jurien Bay dove passiamo la seconda notte ci regala il tramonto sul mare più incredibile della nostra vita (di nuovo Jurien Bay Motel Apartment 143$)

Rientriamo a Perth la sera del giorno successivo, dopo una giornata trascorsa tra varie soste ai luoghi che più ci avevano colpito all’andata. Il giorno dopo visitiamo la città che ci conquista da subito con il parco cittadino più grande del mondo, il Kings Park, lo skyline di Elizabeth Quay, le vedute sul fiume Swan e dove passeggiamo tra vie dello shopping e piccole oasi verdi.

Domani è il nostro ultimo giorno, decidiamo di prenotare il traghetto della Rottnest Express per Rottnest Island, in partenza da Freemantle, cittadina a 19km a sud di Perth (70$ a testa a/r). Il centro storico di Freo, come è comunemente chiamata, presenta edifici in stile coloniale edificati a partire dal 1829, quando l’esigua popolazione locale fu integrata dai galeotti provenienti dall’Europa al fine ottenere una adeguata forza lavoro per costruire Perth e la stessa Fremantle, un vivace mercato coperto, molti pub e locali alla moda e un’atmosfera decisamente rilassata e retrò. La traversata è breve, circa 30 minuti, ma il mare è piuttosto mosso…una bella prova per i nostri stomaci! Sbarcati a Rottnest Island, noleggiamo le bici (30$ l’una) e scegliamo di percorrere il circuito verde (circa 10 km) che ci consente di ammirare spiagge incontaminate, scogliere, lagune saline, il faro e soprattutto colonie dei simpaticissimi quokka, il più piccolo marsupiale al mondo, il cui areale di distribuzione è ristretto ad una piccola regione meridionale dell’Australia occidentale.

Famoso per l’espressione che sembra sempre sorridente, non a caso è definito l’animale più felice al mondo, il selfie con il quokka è d’obbligo!

Rientriamo a Perth in tempo per recuperare i bagagli al nostro bell’hotel Tribe Hotel (circa 230 euro per 3 notti) e riconsegnare l’auto, stasera il volo intercontinentale ci riporterà a casa.

E’ stato un viaggio incredibile: più di 4000 km in auto, 2 voli interni, camper, auto, barca, ultraleggero, 3 stati, 2 fusi orari, città, deserto, oceano, parchi, animali, incontri ed emozioni a non finire. Porteremo questo e molto altro nel cuore in attesa di poter scoprire di più di questo Paese straordinario.

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