Carretti, anatre e zucchero filato
Ma andiamo con ordine. Siamo partiti la mattina dell’8 agosto da Milano Linate, con un volo Air France via Parigi, alla volta di Shanghai, zaino in spalla, determinati a vedere il massimo che due settimane possono permetterci di questo immenso paese. Con Air France ci siamo trovati molto bene, perché oltre alle ottime offerte per volare a Shanghai (590 euro), per tutto il tempo del volo (11 ore non sono poche) sull’aereo è a disposizione un angolo bar (anche in classe economica) per servirsi a piacere di spuntini e bevande. Dall’aeroporto di Shanghai raggiungiamo la città con il Maglev, il treno a levitazione magnetica che arriva a una velocità di 400 km/h; la stazione di partenza del treno si trova al primo piano dell’aeroporto (settore partenze) e arriva alla fermata Longyang della linea 2 della metropolitana.
A Shanghai abbiamo dormito al Nanjing Hotel ), pulito, economico (300 yuan la doppia con bagno) e comodissimo perché è a due passi dalla fermata della metropolitana East Nanjing Road e dalla via principale di Shanghai, Nanjing Road appunto. Una nota sugli hotel: noi abbiamo prenotato tutti gli hotel dall’Italia prima di partire, via internet, basta mandare una mail all’hotel e attendere la risposta, non servono carte di credito o anticipi e non serve nemmeno passare dai siti di prenotazione alberghiera. A volte trovare la mail dell’hotel può essere difficile perché potrebbe non esserci il sito in inglese, ma solo in cinese, in quel caso si può provare a digitare il nome dell’hotel in caratteri cinesi (facendo magari copia e incolla da qualche sito dove si trova scritto) e vedere se si riesce a risalire al sito dell’hotel e alla mail diretta. In hotel poi c’è sempre qualcuno che sa parlare inglese, per cui la lingua, almeno in questo caso, non è un ostacolo.
Shanghai ci ha dato l’impressione di una città fantascientifica, con i suoi grattacieli e le centinaia di insegne pubblicitarie e mega centri commerciali. Sorseggiando una birra dal bar al 47° piano del Radisson Hotel in piazza del popolo, con la distesa di luci della città e i grattacieli vicini come sfondo, ci si sente davvero dentro un film, con il mondo ai propri piedi.
Eppure Shanghai non ha rinnegato del tutto la propria anima cinese, che emerge alla sera tardi, quando si può vedere un intero battaglione di addetti intenti a pulire Nanjing Road a mano, armati di spazzolone e sapone, o alla mattina presto quando i vecchietti si trovano al centro della strada a fare Tai Chi tutti insieme. Luoghi storici da visitare e acquisti non sono il punto di forza di Shanghai, sono molto belli i giardini del Mandarino Yu e il tempio del Buddha di Giada, ma passando di qui ciò che è davvero da non perdere è la salita al Financial Center a Pudong, il secondo grattacielo più alto del mondo (per ora perché ne stanno costruendo un altro ancora più alto), dalla forma di apribottiglie. L’entrata è cara (150 yuan) ma, tempo atmosferico permettendo (controllate di riuscire a vedere la cima del grattacielo da terra prima di salire), sarete ripagati del costo del biglietto, provare per credere. Due giorni a Shanghai sono più che sufficienti per toccare tutti i luoghi di interesse della città, e non vale la pena stare di più. Un’esperienza interessante è quella di seguire uno dei tanti venditori di merce tarocca che tenteranno di abbordarvi in Nanjing Road, anche se non si ha intenzione di comprare niente. Infatti verrete condotti in qualche vicolo laterale, verrete fatti entrare in casa e fatti passare da una porticina di uno scantinato buio fino a trovarvi in un vero e proprio negozio clandestino pieno di borse, vestiti e orologi.
Per quanto riguarda il cibo in Cina c’è davvero l’imbarazzo della scelta, ad ogni passo di una qualunque strada cinese si trovano almeno 4 posti dove mangiare. L’unico rischio a Shanghai (almeno nelle zone centrali) è quello di ritrovarsi un conto salatissimo. Noi abbiamo preferito mangiare spiedini alla griglia o un piatto di spaghetti per strada (dopo aver constatato che effettivamente dal punto di vista igienico non c’è niente da temere) o assaggiare gli innumerevoli tipi di ravioli nei numerosissimi localini nelle traverse di Nanjing Road.
Per godersi meglio la vacanza sarebbe bello imparare qualche frase di cinese, perché spesso nei ristoranti o nei negozi nessuno parla inglese, tanto meno nei mercati. Però per divertirsi a contrattare sul prezzo e non avere problemi nell’ordinare i piatti, è sufficiente imparare a segnare i numeri con le mani (sono molto diversi dai nostri): http://www.Infocina.Net/corso/contate-con-le-dita.Html. Per ordinare basterà indicare al cameriere il piatto sul menù e fare con la mano il segno corrispondente al numero di porzioni, per contrattare si può indicare il prezzo a gesti (5 seguito da 10 significa 50 ad esempio), i venditori faranno lo stesso e il gioco è fatto, con un po’ di divertimento in più.
Da Shanghai abbiamo preso il treno di notte per raggiungere Pechino. Il biglietto non si può fare via internet, è necessario andare in stazione (meglio qualche giorno prima della partenza) e fare il biglietto allo sportello. Una volta in possesso del biglietto si può entrare in stazione non più di due ore prima dell’orario di partenza del treno, l’organizzazione somiglia a quella di un aeroporto: ogni treno ha la propria sala d’aspetto e le porte che permettono di raggiungere i binari vengono aperte solo quando il treno è pronto per partire. La tratta Shanghai-Pechino costa 650 yuan, il treno parte intorno alle 9 di sera e arriva a Pechino alle 7 del mattino dopo. Vale la pena di prendere il treno anche solo per vederlo, sembra un treno di un altro pianeta: ogni cuccetta ha il proprio televisore, ci sono le ciabattine personali e il bagno viene pulito da un’addetta dopo ogni utilizzo! A Pechino abbiamo alloggiato al Red Lantern House Hostel (www.Redlanternhouse.Com), un ostello che ha anche camere con bagno, situato in un hudong, uno dei quartieri caratteristici di Pechino. Ci siamo trovati davvero bene, il personale è stato molto disponibile e la cucina ottima (260 yuan a notte, restando almeno 5 notti la colazione è inclusa). Vale la pena di prenotare la gita organizzata dall’ostello alla grande muraglia, infatti i siti di accesso sono abbastanza lontani dalla città e difficili da raggiungere con i mezzi pubblici, noi abbiamo scelto il sito di Mutianyu, non eccessivamente turistico ma meno impegnativo della camminata di 10 km che si fa da Simatai, e non siamo rimasti delusi. La parte di muraglia restaurata è molto estesa, e permette di fare una bella camminata o di fermarsi ad ammirare il panorama. Le tre ore sulla muraglia, previste dall’escursione, sono state perfette per sfinirci a furia di salire e scendere gradini senza però stramazzare sotto il sole di mezzogiorno.
Oltre alla grande muraglia e ai classici luoghi turistici da visitare (sempre da conquistare a gomitate per non essere soffocati dai turisti cinesi che sono davvero tantissimi), a Pechino non bisogna assolutamente perdere una passeggiata al tramonto sulle rive dei 4 laghi. Noi ci siamo avventurati nelle le stradine degli hudong, tra biciclette, carretti e mercati, fino ad arrivare a costeggiare i laghi, una sorta di navigli milanesi trapiantati a Pechino, pieni di locali e ristoranti, e con un atmosfera di festa che ci ha messo di buon umore. Dopo aver fatto il giro dei laghi con una barchetta a noleggio e aver mangiato la fonduta cinese (paiolo di acqua bollente in cui si fanno cuocere carne e verdure) ci siamo ritrovati a ballare il valzer in una piazzetta insieme ai vecchietti cinesi… prima Milano e poi la Romagna, ma c’è davvero tutto in Cina! Pechino è il luogo giusto per fare acquisti, vale la pena di raggiungere il mercato di Panjiayuan, anche se un po’ fuori dal centro: ci si trova tutto quello che si può comprare di artigianato e antichità in Cina, non c’è infatti una grande varietà di oggetti di artigianato, e soprattutto ovunque si vada si trovano sempre le stesse cose, ma a Pechino i prezzi sono i migliori che abbiamo trovato. Prima di lasciare la città bisogna poi assaggiare l’anatra laccata, piatto tipico pechinese. L’anatra viene cotta al vapore dall’interno, riempiendola d’acqua bollente, viene servita disossata e tagliata a fettine sottili, si mangia avvolgendola in una crèpe con qualche verdura. Noi ci siamo trovati benissimo al ristorante di fronte all’edificio ovest dell’ostello (chiedete al personale). Attenzione che alla fine vi porteranno una zuppiera piena di brodo d’anatra da bere come digestivo! Da Pechino ci siamo spostati in aereo (Air China) a Xi’an, dove abbiamo passato 3 notti al Shuyuan Hostel (www.Hostelxian.Com), in posizione centrale, economico e pulito, con postazioni internet gratuite e una perfetta riproduzione di un pub inglese nel seminterrato. Abbiamo prenotato all’ostello la gita all’esercito di terracotta, ma non siamo stati molto soddisfatti: troppo tempo per negozi e troppo poco al museo, forse è meglio andarci per conto proprio. Al di là dell’esercito di terracotta, che purtroppo si può vedere solo da lontano e dopo aver fatto come al solito a gomitate con i turisti cinesi, Xi’an riserva molte altre cose interessanti. Non si può perdere una visita al quartiere mussulmano, con i suoi vicoletti tortuosi traboccanti di bancarelle, e alla grande moschea (l’entrata è introvabile, ma non scoraggiatevi, chiedete e vi sarà indicata). Poi ci sono i rilassanti giardini della grande pagoda dell’oca selvaggia e la passeggiata sulle ampie mura cittadine. Se avete voglia di vedere un po’ della cina come forse ve la immaginavate prima di partire, vale la pena di prendere l’autobus e arrivare al tempio degli otto immortali, tempio taoista situato in un quartiere popolare e circondato da un mercato tutto fuorché turistico… c’era persino un dentista ambulante! Alla sera fermatevi per uno stufato di montone al ristorante Laosun Jia uno dei più antichi ristoranti musulmani della città. Vi serviranno una ciotola con due tigelle che dovrete personalmente sbriciolare in piccoli pezzettini, la vostra ciotola vi verrà poi riportata colma di brodo con carne di montone, oltre che delle tigelle sbriciolate.
Lasciamo Xi’an per Guilin, ultima tappa del nostro viaggio. Passiamo 3 notti all’ostello Xiaoyanglou ), camera con bagno, aria condizionata e vista sul fiume a 130 yuan a notte. Guilin ci è piaciuta molto, la vita scorre tranquilla, i vecchietti si ritrovano sulle rive del fiume a giocare a carte e rispetto alle megalopoli cinesi è una città piccola (solo un milione di abitanti), immersa nella natura e circondata da colline dalle forme veramente particolari. E’ bello fare una passeggiata nel parco della collina dell’elefante e sedersi con i piedi a mollo nel fiume a sgranocchiare spiedini in uno dei barettini sulla riva. Da non perdere assolutamente, se il tempo è bello, la crociera sul fiume Li, fino a Yangshuo. Noi l’abbiamo prenotata all’ostello e al posto delle motonavi con megafono e solita ressa di turisti cinesi, abbiamo scelto una barchetta di bambù che a ritmi molto più lenti ci ha permesso di gustarci il paesaggio, e di fermarci a fare il bagno nel fiume. La barchetta non arriva proprio a Yangshuo, ma si ferma a Xiping. Da lì si può prendere l’autobus o per Yangshuo o per tornare a Guilin. Yangshuo, descritta dalla guida routard come un paradiso, in realtà non ci ha fatto una buona impressione, sembra una cittadina finta, costruita apposta per i turisti con brutte copie di locali e cibi occidentali, decisamente meglio Guilin.
Da Guilin torniamo a Shanghai per l’ultima sera in Cina, conclusa dall’immancabile birra al 47° piano, un ultimo viaggio sul Maglev e siamo in volo verso l’Italia, contenti di aver strappato alla Cina qualche ricordo da portare a casa, dal nuovissimo villaggio olimpico di pechino alla maestosità della grande muraglia, dalla signora che cuoceva spaghetti nell’unico ristorante di Xiping (il retro di casa sua) e a quella che cantava i canti del mattino nel corridoio del treno, dal vecchio suonatore di erhu agli innumerevoli carretti a pedali che affollano le strade.