Carnevale a port of spain
Dopo le classiche giornate sulle spiagge di Maracas (Trinidad) e Bucoo Reef (Tobago) – quet’ultima raggiunta con volo interno di 15 minuti – ed alcune escursioni nella natura di quell’isola (Caroni swamp, con la visione degli ibis scarlatti al ritorno nel loro habitat sul far del tramonto) e al Pich Lake (sorta di lago di asfalto seccato su un giacimento di pece), ci siamo iscritti per partecipare alla sfilata (play mas) delle bande, a Port of Spain, il martedì grasso.
Ogni quartiere o rione del centro o della periferia della capitale si presenta con le sue maschere ed i suoi costumi (formando bande che possono arrivare anche a 7-8 mila persone) dietro al tir stracolmo di casse con centinaia di watt di potenza che suonano il soca-calypso, anche dei più sfrenati.
La nostra banda era composta da circa 6-700 persone, rigorosamente in divisa di marinaio, provviste di una notevole quantità di borotalco da spargersi addosso (rinfrescante sotto la calura), al posto di coriandoli o stelle filanti.
Partiti verso le 9 del mattino, seguendo il nostro tir, accompagnati dai suonatori di “still-band” (classico repertorio di musica nata proprio ai Caraibi) ci siamo incamminati – ballando e sculettando – per le vie della città, passando per diversi punti di ristoro dove vi erano i giurati, fino ad arrivare – a sera – sulla pedana del gran finale, stanchi morti (noi non molto allenati) non certamente i residenti o i caraibici…
Prima e dopo di noi seguivano altre numerose – e rumorose – bande dai costumi più inverosimili per bellezze, colori, culture, ecc.
Un altro particolare che ci è rimasto impresso, è stato il carnevale dedicato ai bambini (il sabato precedente il martedì grasso); anche quelle bande avevano il loro re o la loro regina davanti il corteo e – naturalmente – il tir con le casse a tutto volume.
Non ci crederete, ma aver visto anche bambini in maschera sui passeggini, oppure altri – di due, tre o quattro anni sui trampoli (qualcuno ancora col pannolino ben visibile) che ballavano perfettamente a tempo, ci ha deliziato ancor di più la vista, provando quasi un pizzico d’invidia per non essere nato in quei posti, per certi versi, spensierati.
Più avanti scriveremo ancora a questa rubrica per raccontare altri aneddoti, particolari, impressioni su un popolo così multietnico e speciale.