Caravaca e la fede di Vera Cruz
Il comune di Caravaca conta circa 26000 abitanti ed è dominato dalla collina del castello medievale, molti santuari sorgono in questa zona, il più famoso dei quali è il Santuario de la Santisima y Vera Cruz, situato all’interno delle mura del castello, qui si venera una particolare croce (a due braccia orizzontali) dentro la quale, si narra, si trova un frammento della croce di Cristo. In suo onore la città organizza ogni anno una festa che ha luogo dal 1 al 5 di Maggio. Il 2010 a Caravaca è stato dichiarato Anno Santo. Tuttavia le fonti di crescita della città sono altre, le colline dei dintorni sono ricche di ferro e marmo, e la città possiede quindi un centro industriale piuttosto importante, dove sorgono industrie di vario tipo. Nei dintorni si trova inoltre una zona nota come las Fuentes del Marqués, un parco naturale ricco di percorsi pedonali tra i boschi ed il ruscello che sorge appunto dalla locale sorgente. Molte sono le attività possibili in zona, ma al nostro arrivo la città ci pare semideserta, forse perché siamo in estate, periodo di vacanza, o forse a causa della crisi, molti negozi e locali sono chiusi, alcuni di essi svuotati e certi paiono proprio abbandonati.
Alloggiamo una notte in un monastero nella parte bassa della città, non è la sistemazione più economica, ma offre camere spaziose, di recente restaurate, molto pulite e luminose, e non si trova troppo fuori dal centro. Se doveste capitare a Caravaca ricordatevi di Nuestra Señora del Carmen. Durante il soggiorno è anche possibile partecipare ai pasti del monastero, è sufficiente comunicarne la volontà alla reception, se ci tenete sarà così possibile seguire i ritmi dei frati cadenzati dalle funzioni religiose giornaliere. Arrivando verso mezzogiorno decidiamo di fare due passi in cerca di un ristorante, tuttavia, come già ci era sembrato, la maggior parte degli esercizi è chiusa e dobbiamo girare parecchio prima di trovarne uno aperto. Dirigendoci verso la collina del santuario giungiamo in Plaza del Arco, vicino a Cuesta del Castillo, dove troviamo il Restaurante El Arco, con un invitante dehor ombreggiato all’esterno. Saziamo qui la nostra fame, un giro di tapas davvero eccezionali e generose accompagnate da fresca cerveza; davvero ottimo. Ci informiamo sugli orari d’apertura del santuario e il cameriere ci dice che al pomeriggio riaprirà alle 16.30. Infatti non è possibile visitarlo in qualsiasi momento, vi si può accedere al mattino dalle 9.30 alle 12 circa ed al pomeriggio dalle 16.30 alle 18.30, nei restanti orari la chiesa è chiusa ai turisti e vi si può accedere solo per partecipare alle funzioni religiose.
Il Santuario de la Santisima y Vera Cruz fu costruito e ultimato tra gli ultimi anni del 1600 e i primissimi anni del 1700, nei secoli successivi, internamente, venne arricchito con diverse cappellette mentre la facciata venne interamente rivestita di marmo. Venne dichiarato Monumento storico-artistico di carattere Nazionale soltanto nel 1944.
A metà pomeriggio ci incamminiamo quindi verso la collina, la salita è piuttosto ripida e si snoda tra i vicoli stretti del centro storico e delle ripide scalinate che risalgono in mezzo alle case. Da una scalinata più grande si accede al cortile interno alle mura, oltrepassando un grande portale che funge da accesso. Sopra di esso, sulla destra, dall’alto dei grandi bastioni si erge la Vera Cruz a dominare la città. Il piazzale del Castillo è molto vasto e piuttosto vuoto, probabilmente adibito alle grandi funzioni religiose.
Onestamente credevamo di trovare un po’ più di turisti, magari qualche pellegrino dal momento che ci troviamo al traguardo di uno dei numerosi percorsi annoverati tra i cammini d’Europa, e invece oltre a noi troviamo solo tre rumorosissimi spagnoli.
Il Camino de la Vera Cruz è un itinerario di pellegrinaggio che inizia dai Pirenei navarri, a San Jean de Pie e prosegue in parallelo con il Cammino di Santiago fino a Puente La Reina, località presso cui si separa per scendere verso sud.
Attraverso 29 tappe, il percorso attraversa la Navarra, Aragón, Castilla La Mancha e Valencia fino ad addentrarsi nella Regione di Murcia, a Jumilla. Dopo aver attraversato ben 67 comuni arriva a Caravaca de la Cruz, dove termina il percorso davanti al Santuario della Vera Cruz.
Questo percorso di fede lungo 800 Km risale al XIII secolo, epoca in cui i pellegrini si recavano a Caravaca per adorare il ‘Lignum Crucis’, un pezzo ligneo della Croce di Cristo appunto, giunto qui per mano dei Templari durante la Sesta o Settima Crociata e qui custodito da otto secoli.
Per maggiori informazioni potete consultare il sito internet www.elcaminodelaveracruz.es
Dall’alto delle mura si può godere di un panorama a perdita d’occhio sulle pianure e le colline circostanti, dominate dal silenzio della natura. Quest’atmosfera trasmette un senso di raccoglimento e contemplazione.
Accediamo poi alla Chiesa, al suo interno, in sottofondo, si odono i cori dei frati (registrati) che cantano i salmi, la luce è soffusa e tremula per merito delle candele e l’aria immobile. Un grande senso di misticità ci pervade, osserviamo silenziosi le cappelle lungo le navate laterali e sostiamo qualche minuto di fronte all’altare maggiore, tutto qui ci da l’impressione di essere ‘sospesi’ dalla materialità della vita terrena.
Accendiamo qualche candela votiva e scopriamo a sinistra dell’altare, dove si trova l’accesso alla sacrestia, un apparecchio elettronico con il quale, al costo di 2€ è possibile stampare il proprio Certificato di Pellegrinaggio timbrato e firmato dal Fratello Maggiore della Confraternita.
Trascorriamo ancora alcuni istanti cullati dal salmodiare dei frati, disturbati solo di tanto in tanto dagli schiamazzi dei tre spagnoli citati in precedenza, e poi fuoriusciamo sul piazzale pervasi da un senso di pace interiore.
Alla sinistra del portale d’ingresso al santuario si trova lo shop, presso il quale acquistiamo alcuni rosari e alcune croci che si dice portino buona sorte.
Discendiamo la collina prendendo un percorso differente da quello seguito arrivando, in una via imbiancata a calce e battuta dal sole scorgiamo due bimbi giocare tra loro e ridere nonostante la semplicità del gioco, riflettiamo che passiamo la nostra vita a rincorrere qualcosa, che magari non sappiamo nemmeno noi cos’è, ed invece basta davvero poco per godere della vita e del mondo che ci circonda.
Proseguiamo lungo le vie fino a giungere alla vecchia Plaza de Toros; questo edificio, dal colore rosso e bordato di bianco, spicca tra le altre costruzioni. Tuttavia le porte sembrano esser chiuse da un bel po’ di tempo ed all’interno scorgiamo anche dei rifiuti. Probabilmente l’abolizione delle corride decisa dall’Unione Europea qualche anno addietro ha causato l’abbandono di molti di questi luoghi che talvolta vengono adibiti a fiere ed esposizioni di bestiame. Ritorniamo verso il centro, in piazza ha aperto un piccolo chiosco che vende granite, una granita al limone è proprio quello che ci serve per abbattere il calore e ritemprarci un poco. Rientriamo in camera per prepararci per la cena, anche se la città sembra piuttosto deserta; abbiamo visto davvero pochissima gente per le vie. E infatti anche alla sera nulla cambia, le piazze sono quasi desolate, i locali quasi tutti chiusi. Facciamo un breve spuntino e poi rientriamo in monastero per la notte, quasi sollevati di dover ripartire già il mattino seguente. Per maggiori informazioni sulla municipalità di Caravaca de la Cruz potete consultare il sito internet www.caravaca.org.