Caraibi in una settimana
Per la prima volta in vita nostra ci concediamo un viaggio organizzato ma, ahimé, siamo sempre più convinti che il fai da te sia la soluzione migliore se vuoi realmente conoscere un paese e il suo popolo. Non abbiamo acquistato pacchetti escursioni preconfezionati, affidandoci a guide improvvisate (e 3 volte più economiche)del posto per saperne di più. Partiamo con Guadaloupe, Antille Francesi. E’ un isola a forma di farfalla le cui ali sono completamente diverse l’una dall’altra. Una è vulcanica e quindi più verde e lussureggiante a causa del calore costante e perenne, l’altra è meno verde, con una vegetazione più rada ma con centinaia di piantagioni di canna da zucchero utilizzate per distillare il rhum (lo potete degustare e acquistare ovunque). La valuta non ufficiale qui, come per le altre isole, è il dollaro americano, che è accettato ovunque. Non consiglio la carta di credito in quanto hanno solo macchine manuali, e forse è meglio non lasciare in giro il numero della tua carta. L’artigianato locale è fatto di oggetti ricavati dai gusci dei frutti che crescono sugli alberi. Non comprate oggetti di legno e pietre dure né statuette in legno o pietra sapone: vengono importate dal Kenya e dal Brasile, non è artigianato locale. Comunque qui è tutto meno caro che sulle altre isole, fatta eccezione per St Maarten(vedi seguito). Ad ogni modo, non pensate di cavarvela con pochi soldi perchè da quando sono arrivati i turisti statunitensi, costa tutto di più. Se cercate una spiaggia, affidatevi alla gente del posto: sapranno indicarvi quelle più adatte alle vostre esigenze.
St. Lucia: splendido gioiello caraibico. Verdissima e ancora un pò autentica, piena di gente che non cerca per forza di venderti qualcosa. Fate una gita alla Soufriere, vulcano attivo avvallato tra due montagne che prima dell’eruzione erano una sola. Lo spettacolo è unico nel suo genere: da crateri aperti vedrete ribollire l’acqua, e uscire vapore a 171°. Il cratere è abitato da 60 persone del tutto tranquille in quanto, uscendo vapore costantemente, non si crea sufficiente pressione per un’eruzione. Tutt’intorno è verde. Altra tappa fatela alla cascata lungo la strada. Potete fare una doccia rinfrescante dopo la calura del viaggio. Tappa interessante è il mercato delle spezie vicino al porto: troverete zafferano, cannella e curry di ottima qualità oltre a salse più o meno piccanti fatte dalle donne del posto. Evitate i centri commerciali. Barbados: a dispetto dell’immaginario collettivo, non è il paradiso che ci si aspetta. Anche qui il dollaro americano regna sovrano, ma pure il dollaro di Barbados è fuori dalla nostra portata. La città è moderna e industrializzata e le spiagge sono poche anche se il mare è splendido e pulitissimo. Non abbiamo avuto il tempo di girarla tutta, forse un altro viaggio ce la farebbe scoprire migliore di quanto appaia a primo acchitto.
St Maarten: per metà olandese e per metà francese, è il territorio più piccolo al mondo diviso tra due stati. Ha due lingue, due valute, due sistemi di telecomunicazioni (una telefonata da un capo all’altro dell’isola è una chiamata internazionale!). Coloratissima e vivace, è un paradiso fiscale. Carino il taxi-barca che dal porto ti porta a down-town e ad up-town al prezzo di USD 5 andata e ritorno. Non c’è nulla di esotico in quest’isola che, di fatto, è una fetta di Europa nei Caraibi, quindi non aspettatevi folclore.
Tortola: isola delle Vergini Britanniche un pò bruttina, in realtà. Nell’interno non c’è nulla, ma le spiagge sono molto belle e con mezz’ora di barca si arriva a Virgin Gorda, autentica bellezza.
Eravamo partiti con tante aspettative di palme, sole, spiagge incontaminate e indigeni sorridenti e abbiamo trovato l’America, che ha rovinato col turismo scellerato questo paradiso.
Se dovete scegliere tra tutte queste isole, andate a St Lucia o a Guadaloupe; le altre possono essere ignorate.
Ciao e arrivederci al prossimo viaggio!