Caput Mundi I
Così scelgo la città dove si parla lo spagnolo più puro (il castillano… Checchè ne dicano i Madrileni): Salamanca, che quest’anno tra l’altro è Capitale Europea della Cultura.
Prenoto tramite internet il corso, prendo l’aereo e parto.
L’aeroporto più vicino è quello di Madrid e così, con un ritardo di 1h e mezza (dovuto a un bagaglio sospetto a bordo), faccio la mia comparsa nella capitale x prendere un autobus che mi porti a destinazione (i vestiti intanto mi si sono incollati addosso per la temperatura davvero torrida!).
I 200 e passa km che separano le due città scorrono velocemente x l’attesa impaziente e la mia curiosità rapita dal paesaggio fantastico che mi catapulta nella Spagna di Cervantes.
La terra è rossa e si alterna al marrone delle torbiere e al giallo ocra dei pochi campi.
Sin dal primo sguardo, arrivando dal “deserto”, Salamanca, come un miraggio, svela la sua bellezza: si vedono il Ponte Romano, il Rio Tormes e l’aggregato delle 2 Cattedrali.
Raggiungo la mia sistemazione: la casa di una signora al confine del centro storico.
In casa ci sono anche 2 ragazzi americani.
Il giorno dopo vado a scuola x’ iniziano le lezioni e ci fanno fare un bel giro della città. La Plaza Mayor, il giardino di Callisto e Melibea, le Cattedrali, l’Università, la Casa de las Conchas…Sono stregata! Noto che ci sono ben pochi italiani nella scuola (in tutto una decina) e praticamente nessuno in città. Le classi sono o al mattino o al pomeriggio e io prego tutto il giorno di essere il pomeriggio così da uscire la sera e dormire la mattina.
Ovviamente sono di… MATTINA! Vabbè, cerco di fare buon viso a cattivo gioco.
La sera hanno organizzato una cena di benvenuto per i nuovi arrivati con capatina al pub.
Inizio così a conoscere un po’ di gente.
Le lezioni i giorni seguenti sono proprio dure per me, dato che è da un anno che non hablo espanol e ora mi tocca darci sotto! Dovendo e volendo (ero partita sola)stringere qualche conoscenza inizio a uscire tutte le notti.
La movida che c’è la notte è incredibile e giustificata dal fatto che l’ingresso ai locali è gratuito e che ci sono dei PR che danno buoni per avere consumazioni gratis o a prezzi stracciati.
Ancora adesso mi chiedo come facciano a sopravvivere così tanti locali concentrati in un’area relativamente piccola, dove la gente entra, consuma gratis (o quasi) e si sposta al prossimo disco-bar.
L’unica vera pecca della scuola sono le escursioni (davvero di serie B!), così assieme a uno dei miei compagni di casa affitto una macchina per il week-end e, muniti di una cartina della Spagna molto generica, di una Opel Corsa senz’aria condizionata e di molto spirito d’avventura partiamo alla volta dei castelli di Coca, Cuellar e delle città di Segovia e Avila.
Appena usciti dall’autostrada imbocchiamo stradine tortuose e isolate, senz’alberi e col sole a picco…Ovviamente la macchina senz’aria condizionata è pure di colore NERO! Io faccio da navigatrice.
Uno dopo l’altro attraversiamo paesini incredibili, che sono uguali a quelli dei film americani girati in messico: piccole viuzze deserte all’ora della siesta, chiesette basse e dai colori sgargianti, cactus, terra arida.
Affascinanti.
Arriviamo a Coca, paese di 200 anime (ci dirà la guida). Il castello è qualcosa di totalmente estraneo alla mia concezione del tipico castello come lo conoscevo fin d’ora. Infatti si tratta di uno stille molto moresco.
Mi metto alla guida io e si parte per Cuellar.
Questo castello è ben diverso dal precedente, è tradizionale, però ben conservato e addirittura sede di una scuola! Dopo una veloce tapa (non tappa!) ci dirigiamo verso Segovia ed io in preda al sonno (avevo dormito solo 3 ore e mezza quella notte) schiaccio un pisolino…Mentre l’american guy guida.
Mi sveglio a destinazione.
Stupenda Segovia.
L’acquedotto romano è la cosa più impressionante.Imponente, massiccio…Ma come avranno fatto i romani?Beh,ad ogni modo erano proprio dei geni! Il sole è ormai allo Zenit, quando iniziamo ad inerpicarci per la salita che porta al centro storico, incima alla montagna! Mi sento un ciucco.
Ma ne valeva la pena: la Cattedrale, la Plaza Mayor e le viuzze dell’antico ghetto ebraico sono davvero suggestive. Inoltre trovo delle ceramiche stupende da regalare a mia madre. Camminando camminando, senza accorgercene, giungiamo al castello, che sembra quello di Cenerentola. E’ la posizione migliore per fotografare la valle e la cattedrale.
Ripercorriamo il cammino per la macchina.
Ormai dalla ventola esce solo aria calda…Che deve dare alla testa al pilota…Morale: sbagliamo strada. Niente di che, deviazione di poco, ma quando hai il kmtraggio fisso è un rischio per il portafoglio! Giunti ad Avila, non so perchè, mi prende una nausea incredibile.
Stringo i denti (nel senso letterale del termine) e riesco comunque a non rimettere e a trascinare il mio amico intorno alle mura ed alla ricerca della casa natale di Santa Teresa su cui hanno costruito una chiesa.
Quando ripartiamo sto sempre male, poi non so come mi passa.
Si torna a salamanca, in tempo per assistere allo spettacolo di fuochi artificiali in programma quella serata.
Da continuare.