Capodanno Loco a Cuba

Capodanno loco a Cuba Classico pacchetto 9 gg 7 notti, partenza il 26 dicembre da Malpensa, volo Blu Panorama, e rientro lunedì 3 gennaio. Personaggi: Chiara e Ari, fidanzati, e Monica e Sabrina, due amiche conosciute là. Atterriamo all’Havana il 26 dicembre alle ore 20.30 locali, ed ecco la prima sorpresa del Paese loco: per problemi di...
Scritto da: Chiara Campagnoni
capodanno loco a cuba
Partenza il: 26/12/2004
Ritorno il: 02/01/2005
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
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Capodanno loco a Cuba Classico pacchetto 9 gg 7 notti, partenza il 26 dicembre da Malpensa, volo Blu Panorama, e rientro lunedì 3 gennaio.

Personaggi: Chiara e Ari, fidanzati, e Monica e Sabrina, due amiche conosciute là.

Atterriamo all’Havana il 26 dicembre alle ore 20.30 locali, ed ecco la prima sorpresa del Paese loco: per problemi di risparmio energetico, dall’estate non hanno ancora cambiato l’ora legale (!) e così spostiamo le lancette dei nostri orologi di sole 5 ore indietro, anziché 6. Prendiamo un taxi, e arriviamo al nostro alberghetto, Villa Mégano, una struttura piuttosto spartana che si trova fuori l’Havana, a Playa de l’Este.

Ma non ci aspettavamo granché, dato che avevamo scelto appositamente di non andare nel classico villaggio turistico perché la nostra idea di viaggio era quella di avere una base fissa ma spostarsi il più possibile di giorno per visitare l’isola. La storia di Cuba ci affascinava più della vita di spiaggia.

Così,stanchi per il viaggio e decentrati rispetto all’Havana, andiamo a dormire, appena in tempo per venire a conoscenza della tremenda tragedia che aveva colpito l’altra metà del mondo, lo Tsunami.

Lunedì 27 Ci svegliamo alle 8, e ci accorgiamo che effettivamente anche qui è inverno: nuvoloni all’orizzonte, forte vento, e soprattutto è ancora un po’ buio. La luce arriva più o meno verso le 9.

Dopo aver fatto colazione, aspettiamo il pullman per turisti che fa il giro di tutti gli hotel e andiamo all’Havana. Allora non lo sapevamo ancora, ma lì ci sono autobus sui quali possono salire solo i cubani, e altri riservati per i turisti. Se i turisti vogliono prendere gli autobus normali non possono, e viceversa.

Arriviamo in città e qui comincia l’avventura. Scesi dal pullman ci assale metro dopo metro una frotta di uomini che ci chiedono se abbiamo bisogno di una guida, di un taxi, di una casa particolar, di un ristorante… di qualsiasi cosa.

Nel frattempo, in quei pochi centinaia di metri, conosciamo Monica e Sabrina, con le quali facciamo amicizia e decidiamo di passare la giornata di visita della città.

Nonostante Lonely planet e cartina, non è facile destreggiarsi all’inizio per le viuzze dell’Habana veja, e questo rende ancora più facile per i jinteros (procacciatori di clienti) l’adescaggio. Purtroppo sembra che l’Habana sia popolata solo di jinteros e così anche noi, ancora abbastanza ingenui, caschiamo dopo neanche un’ora nelle braccia di uno di loro.

Ed ecco Giovanni, con il fare del bravo ragazzo e all’apparenza simpatico, parla benissimo l’italiano, ci chiede da dove veniamo, e un discorso tira l’altro, decidiamo che con lui 4 dollari sono spesi bene e lo ingaggiamo come guida. Così, giriamo in tondo per Habana Veja senza vedere molto in verità, e poi Giovanni ci porta a bere sulla terrazza dell’Hotel Hemingway un monito buonissimo, naturalmente anche per lui, poi andiamo a mangiare in un paladar di un suo amico, dove non solo paghiamo il pranzo anche per lui, ma ci applicano sul conto anche una tassa del 10% senza motivo. Ma era il primo giorno, eravamo tutti presi dalla nuova esperienza, Giovanni era simpatico e ci faceva tenerezza… e non ci siamo accorti che ci stava fregando… l’abbiamo capito nei giorni seguenti.

Arrivano le 6 del pomeriggio, torniamo al punto in cui doveva aspettarci il pullman navetta, ma aspetta aspetta, neanche l’ombra. Pigliamo un taxi e torniamo in albergo.

Ceniamo in albergo, niente di che, sentiamo ancora il jet lag, e andiamo a dormire presto.

Martedì 28 C’è ancora brutto tempo, vento forte, e io che mi sono portata minigonne, pantaloncini, ciabattine, e un unico paio di jeans! Alla fine della vacanza i miei soli pantaloni lunghi che credevo di usare solo al limite di sera cammineranno da soli… Dato il tempo, andiamo all’Havana in cerca di un’automobile da noleggiare, con l’idea di partire subito per andare a fare un giro a Trinidad, Cienfuegos, Santa Clara, insieme a Monica e Sabrina.

Ma, gran brutta sorpresa, in tutta Havana non c’è più neanche una macchina disponibile, tutte già occupate, in realtà sono poche rispetto alla domanda. L’unica che troviamo ce la danno a 200 dollari per 3 gg, il prezzo non è male, più stecca al tipo di 150 dollari!!! Ovviamente rinunciamo, e per decidere cosa fare, andiamo a berci un mojto in un localino, il bar Viñales, all’Habana Veja.

Facciamo due chiacchiere con un simpatico cameriere che ci chiede se abbiamo bisogno di casa particolar, ristorante, ecc…, e noi invece gli diciamo che stiamo disperatamente cercando una macchina per andare a Trinidad. Un istante dopo ci porta un cordless e parliamo al telefono con un suo amico, Giancarlo, con il quale ci diamo appuntamento per discutere del nostro viaggio a Trinidad. Prima del suo arrivo finiamo di visitare Habana Veja che nella parte più orientale è davvero bellissima. Qui ci fermiamo a mangiare in un barettino molto carino, La Marina, dove c’è un gruppo di musicisti che suonano e cantano; il menu del giorno, a soli 3 dollari, propone come sempre maiale, pollo, e riso. Ci incamminiamo dove avevamo appuntamento con Giancarlo che arriva puntualissimo: una montagna di uomo, italiano che vive a Cuba da 8 anni, e per 300 dollari tutto compreso (cioè macchina, benzina, e lui) ci offre di portarci a Trinidad, stando fuori una notte. L’affare è fatto, oltre tutto ci fa comodo avere una guida che ci spiega tutto su Cuba e che sa le strade: come noteremo il giorno dopo in viaggio, a Cuba non esistono cartelli stradali, l’autopista è piena di buche, con animali e persone che attraversano tranquillamente e macchine che fanno inversione a U.

Ci mettiamo d’accordo per la partenza del giorno dopo, lo salutiamo e prendiamo un taxi per farci portare nell’immensa piazza della Revolucion, dove c’è un gigantesco monumento al Che e il mausoleo a Josè Martì. Dietro a questo si trova anche il palazzo dove hanno sede gli uffici di Fidel Castro e del governo.

Da lì, perdo un attimo l’orientamento della cartina, e involontariamente conduco i miei compagni di avventura lungo una strada lunghissima pensando che fosse un’altra! Scopro alla sera di aver fatto non so quanti kilomentri, ma in compenso abbiamo visto un pezzo di Habana assolutamente non turistica che altrimenti mai avremmo visitato. Abbiamo percorso tutta l’Ave Salvador Allende, una nostro corso Buenos Aires milanese, con negozi e fiumi di persone. Siamo anche entrati in un centro commerciale, dove la gente faceva ordinatamente la fila per entrare in certi negozi che vendevano scarpe e vestiti “d’importazione” e dove abbiamo visto una coppia comprare una lavatrice e portarsela a casa caricandola sulla bicicletta! A parte questa “arteria commerciale”, negozi come li intendiamo noi non esistono a Cuba, anzi nella maggior parte, supermercati compresi, gli scaffali sono vuoti o al limite espongono uno o due prodotti. Le vetrine dei negozi di abbigliamento sono piuttosto desolanti.

Sfiniti per l’interminabile camminata giungiamo nuovamente in Habana Veja, avanziamo verso la solita fermata dell’autobus-navetta che naturalmente non passa per tornare in albergo, e allora prendiamo uno di quei taxi modello macchina americana degli anni 50, bellissimo.

Dopo aver constatato che la cucina cubana non è un granché, ceniamo “di gusto” nel nostro albergo, che rispetto al 1° giorno abbiamo rivalutato, se non altro perché propone piatti un po’ più vari rispetto ai solito pollo, maiale e riso che si trovano ai ristoranti e paladares, e andiamo a dormire, contenti perché il giorno dopo partiamo per Trinidad.

Mercoledì 29 Alle ore 9.30 abbiamo appuntamento con Giancarlo. Vorrei spendere due parole su questo personaggio, perché per noi è stato un incontro davvero fortunato, ne è valsa davvero la pena fare il tour verso Trinidad con lui che ci ha spiegato tutto sulla vita sociale, economica e culturale di Cuba da un punto di vista obiettivo, anche se all’inizio il suo aspetto un po’ minaccioso e non molto trasparente ci inquietava un po’. Diciamo che è il classico tipo che “la sa lunga”, di poche parole, che ormai ha capito come funziona Cuba e come sono i cubani. La sua vita privata lascio che sia lui a raccontarvela se mai avrete l’occasione di conoscerlo e farvi accompagnare in giro per l’isola. I suoi recapiti sono: Giancarlo Guglielmi gianrico2004@yahoo.Ed cell. (prefisso di Cuba + Habana) 2647319 Partiamo, dando praticamente a Giancarlo tutto in anticipo (vabbè…) e verso mezzogiorno raggiungiamo l’allevamento di coccodrilli a Boca de Guamà, abbastanza interessante, il paesaggio di questa palude è affascinante, percorriamo altri Kilometri e siamo sulla sponda di Cuba che si affaccia sul Golfo del Messico, nella rinomata Baia dei Porci. Qui il mare, blu e verde, è calmo, c’è il sole, un venticello leggero, l’aria è calda. Ci fermiamo a mangiare in un posto sul mare e assaggiamo la carne di coccodrillo. Abbandonata l’autopista ormai da un po’, ci rimettiamo in viaggio e percorrendo una strada tutta buche e curve, arriviamo a Cienfuegos. Questa è una cittadina sul mare, con una bella piazza e famosa per l’animata vita notturna. Noi però facciamo un giro in macchina, ci fermiamo a bere qualcosa e ripartiamo. Qui ci colpisce molto però il fatto che al posto degli autobus o corriere, i mezzi pubblici sono costituiti da carretti trainati da cavalli! E accade questo perché la trazione animale è stata reintrodotta per ragioni di risparmio energetico.

La strada per Trinidad è lunga, attraversiamo villaggi dove gli abitanti vivono in casupole alcune delle quali sono state completamente abbattute dal tornado Ivan che nel mese di agosto 2004 si è abbattuto anche da queste parti. Qui il tempo, ancora più che in città, sembra si sia fermato 50 anni fa. A parole è difficile descrivere le sensazioni provate a vedere certe realtà, certi paesaggi e una natura ancora incontaminata. A ognuno la sua esperienza. Dopo aver fatto un’ultima fermata in una baietta formata da un’insenatura strettissima che regalava un paesaggio da cartolina, arriviamo finalmente a Trinidad.

L’entrata in città è stata davvero “drammatica”: alle porte della cittadina ci sono vere e proprie squadre di jinteros che assalgono i turisti, cercando di bloccar loro la strada con le bici per farli fermare e a quel punto proporre le case particulares. Meno male che il nostro Giancarlo, esperto della situazione, non ha fatto il minimo accenno di debolezza ed è andato dritto sparato, con il rischio di urtare addirittura qualcuno! Ma se non faceva così, probabilmente noi da soli eravamo ancora là! Superati i primi 100 metri siamo in centro a Trinidad, dove le strade sono tutte ancora di ciottolato. Giancarlo ci propone di andare a dormire nella casa particolar di una sua conoscente, che però non aveva posto per tutti. Così noi ci arrangiamo e troviamo un’altra casetta offertaci da una donna graziosissima che si è avvicinata alla nostra macchina con fare discreto mentre Giancarlo trattava con la sua amica. La casetta è un po’ fuori, ma è carina, ci fa un buon prezzo (20 dollari per camera), e così accettiamo. Salutiamo Giancarlo e gli diamo appuntamento alla scalinata (punto di incontro della cittadina) per le 8. Quando eravamo ormai pronti per uscire, dalla porticina della camera che avrebbe dovuto essere quella di Monica e Sabrina, e che la proprietaria della casa ci aveva detto che si sarebbe liberata entro le 7 di sera, sbuca una ragazza che si rivolge a noi in inglese e in pratica succede questo: la proprietaria della casa, quando ha visto che noi eravamo in quattro, ha fiutato l’affare e ha proposto alla ragazza, Sandra, svedese, di andare a dormire al piano di sotto, facendole pagare un po’ meno. In pratica, non si sono capite, perché Sandra non voleva affatto trasferirsi al piano di sotto mentre la signora pensava che le andasse bene! Per fortuna c’era un letto in più e tra le due camere c’era una specie di anticamera, quindi abbiamo deciso di rimanere tutti lì, mettendo il lettino singolo in anticamera per Sandra, e nelle altre due camere io e Ari e Sabrina e Monica. Però abbiamo contrattato con la signora che per questo sbaglio Sandra non pagasse nulla.

Risolto l’inghippo, finalmente usciamo e Sandra viene con noi. Ormai è buio a Trinidad, le stradine antiche sono quasi deserte, di posti dove mangiare sembra che non ce ne siano molti. Arriviamo alla famosa scalinata, lì c’è un po’ di vita, dei musicisti che suonano e ballano, dei tavolini dove la gente beve qualcosa. Per fortuna un po’ più su si può anche mangiare, quindi ci sediamo, ordiniamo i soliti pollo o maiale con il riso e abbastanza in fretta, data la “grande abbondanza” di portate, finiamo di mangiare.

Incontriamo finalmente il nostro Giancarlo, e lo vediamo effettivamente un po’ allegrotto: nei tasconi dei sui pantaloni aveva infatti due bottiglie di rum, che al termine della serata aveva praticamente fatto fuori, allungandole con un po’ di cola! Savio però per portarci a vedere uno spettacolo di folklore in un teatro all’aperto in una viuzza, che senza di lui mai avremmo scoperto.

Si fa l’ora di andare a dormire, ma ahimè la strada di casa in quel dedalo di viuzze chi se la ricorda?! Ma per fortuna c’è il Giancarlo, che nonostante la sbornia ci porta a casa. Non lo nascondo, in quell’oscurità e immersi nel silenzio di quella terra straniera quell’omone dal fare brusco e più brillo che sano a me incuteva un po’ di paura, ma io sono una paurosa e le mie angosce e i miei sospetti si sono rivelati completamente infondati.

Purtroppo la notte si rivela un po’ movimentata: dal cortile sul retro provengono i rumori di una fattoria al completo: maiali, galline, galli, asini, cani. Un concertino che soprattutto verso l’alba ha raggiunto l’apice dandoci la sveglia definitiva. Giovedì 30 Assonnati e un po’ rimbambiti ci alziamo e nonostante il prematuro e traumatico risveglio, il paesaggio che ci circonda è fantastico: dal terrazzino su cui si affacciano le nostre camere vediamo passare ragazzi a cavallo senza sella, uomini che urlano “pane!”, vecchietti su carretti trainati da asini, altri che trasportano pesce, bambini che corrono scalzi sull’asfalto sporco di letame facendo volare un aquilone. E sullo sfondo colline ricoperte da una foresta di palme e vegetazione fittissima. Uno spettacolo che non dimenticherò. Poco dopo arriva Anita, la proprietaria della casetta, che ci porta la colazione.

Mangiamo, facciamo i bagagli, salutiamo Anita e Sandra, e ci dirigiamo verso il centro. Sulla strada Giancarlo ci sta già venendo incontro. È una stupenda giornata, il sole è caldo, non c’è vento, e Trinidad è bellissima. Case colorate, ciottoli per la strada, musica ovunque. C’è anche un mercatino, dove facciamo qualche acquisto. Infine, andiamo a bere la Canciancera, una bevanda tipica che fanno lì in un locale dal medesimo nome affollato di gente e dove si esibiscono dei musicisti. E siamo già sulla via del ritorno, con deviazione a Santa Clara.

Facciamo tappa per mangiare qualcosa a Palmita, un paesino dove noi siamo gli unici turisti. Nella piazza principale stanno tutti mangiando dalle bancarelle che vendono squisite pizze al formaggio e succulenti panini con la porchetta. C’è anche un camion che distribuisce la birra a chi esibisce la tessera sociale! Tutta la piazza è invasa dalla musica della canzone del momento, Pobre diabla, e tutti si muovono a ritmo ballando. Bisogna dirlo, qui ballano davvero da dio! Ci rimettiamo in viaggio e dopo un po’ arriviamo a Santa Clara, dove c’è il mausoleo dedicato a Che Guevera. Uno spazio immenso, adagiato lievemente su una collina, dove la statua dell’eroe troneggia con imponenza, di fianco ad una stele nella quale è riprodotta una lettera scritta da lui a Fidel. Del guerriero argentino troverete raffigurazioni ovunque, davvero è considerato un eroe: monumenti, poster, persino disegni a matita sui muri delle case. Anche se ora non sono così entusiasti della loro situazione attuale, i cubani sono realmente orgogliosi e fieri della rivoluzione.

Dopo quest’ultima tappa, facciamo rotta verso il nostro Hotel, Villa Mégano, e entro le 19.30 siamo in albergo. Ceniamo, e io e Ari andiamo all’Havana, dove facciamo prima un giretto al Vedano, il quartiere frequentato dai giovani la sera e dove c’è una concetrazione di locali. Andiamo a prendere il gelato alla famosissima gelateria Cappella, anche lei naturalmente divisa tra parte cubana e parte turistica, e decidiamo di andare alla Casa della Musica di Miramar. Non abbiamo capito se era proprio quella la Casa della Musica da vedere o quella in Habana Veja, fatto sta che siam lì ed assistiamo ad uno spettacolo di musica dal vivo, mentre alcune coppie ballano la salsa.

Dopo un po’, ce ne ritorniamo in albergo a dormire.

Venerdì 31 gennaio Ci alziamo e finalmente il tempo sembra migliorato. Gli ultimi 2 giorni e mezzo di vacanza sognavamo di goderceli un po’ al sole. Ora che però giungiamo in spiaggia, verso le 11, il cielo comincia a rannuvolarsi, ma più che altro tira un vento che è impossibile rimanere in spiaggia.

Allora decidiamo di andare a fare una passeggiata nei dintorni, lungo la spiaggia di Playa de l’Este.

Nel pomeriggio andiamo in piscina, dove c’è un po’ di gente, un po’ di sole. Ci aspetta la seratona di Capodanno. Cena in albergo, un pochino più curata delle altre sere, però alle 9-30 avevamo già finito. Andiamo all’Habana Veja, in cerca di qualche locale dove brindare. Ci accorgiamo subito però che i locali sono ovviamente solo pieni di turisti e si avverte poi il fatto che ai cubani del capodanno non gliene importa granchè, dato che il 1° gennaio è la festa della Rivolucion! La cosa più bella della serata però era camminare per le viuzze dell’Habana perché si incontravano gruppi di cubani che ballavano in strada con la musica che proveniva direttamente dalle case! Gironzoliamo per un po’, entriamo ed usciamo da un paio di locali, e si fa l’ora di tornare.

Sabato 1° gennaio Il sole non ci regala nemmeno oggi una gran giornata, così dopo un paio d’ore di piscina, io e Ari andiamo a farci l’ultimo giro all’Habana, e ne approfittiamo per fare un bel giro per tutta la città, andando a visitare le ultime cose che ci mancavano.

Ci diamo appuntamento dopo cena con Sabrina e Monica alla gelateria Coppellia, e insieme ad altri 2 ragazzi che loro avevano conosciuto in albergo, andiamo in giro per il Vedado in cerca di qualche bel posticino, in attesa che si faccia l’ora per andare in discoteca. Finalmente ci muoviamo e all’interno di un parco immenso che si trova dentro alla città, andiamo in una discoteca all’aperto enorme, veramente bellissima. E dopo qualche passito, ce ne torniamo a nanna.

Domenica 2 gennaio Ultimo giorno, già ci viene la malinconia. Al mattino piove, poi però si apre e prendiamo un po’ di sole. E poi taxi, aeroporto, e … Milano.



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