Capodanno in Myanmar

Due settimane tra dicembre e gennaio nelle località più turistiche
Scritto da: puremorning1999
capodanno in myanmar
Partenza il: 26/12/2015
Ritorno il: 11/01/2016
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Alcune INDICAZIONI GENERALI prima di passare al racconto delle singole giornate:

1. In termini di sicurezza, il Myanmar ci è sembrato un paese assolutamente sicuro. Certo, non siamo andati in giro di notte, né in zone periferiche delle città, o tantomeno naturalmente nelle zone non accessibili ai turisti, ma per il resto non abbiamo avuto neppure la sensazione di trovarci in un luogo rischioso.

2. Il periodo da noi scelto è ottimale dal punto di vista climatico, in quanto è il più fresco e secco dell’anno. Purtroppo però è anche il periodo di altissima stagione, per cui i turisti erano relativamente tanti. C’è da dire comunque che il turismo è iniziato da poco in Myanmar, per cui il numero di visitatori è comunque limitato.

3. I prezzi di hotel e ristoranti sono molto bassi. Noi abbiamo prenotato tutti gli hotel in anticipo, servendoci di booking.com, hotels.com e Agoda. In tal modo abbiamo ottenuto dei risparmi considerevoli.

4. La valuta locale, il kyat, è insieme col dollaro la più utilizzata (circa 1420 kyat per 1€). Noi abbiamo portato solo euro in contanti e non abbiamo mai avuto il minimo problema. Un’avvertenza soltanto: atterrati all’aeroporto di Yangon alle 5 del mattino, non abbiamo trovato un cambiavalute aperto ed abbiamo dovuto cambiare in hotel per pagare il taxi ad un tasso non favorevole. I prezzi indicati di seguito sono in kyat, tranne quando diversamente specificato.

5. Viaggiare all’interno del Myanmar è molto facile. Gli autobus notturni della J. J. Express sono eccellenti ed hanno un ottimo rapporto qualità-prezzo. Abbiamo voluto evitare voli interni per non rimpinguare le casse del governo dittatoriale. Per le tratte in taxi o per i tour di un giorno, ci siamo rivolti agli hotel. Non abbiamo ritenuto necessario noleggiare un’automobile.

6. Nonostante i prezzi medio-bassi, gli hotel da noi scelti sono stati tutti molto buoni, estremamente puliti e con personale sempre disponibile e competente.

7. Il nostro volo (andata: Milano Linate-Francoforte-Doha-Yangon; ritorno: Yagon-Doha-Milano Malpensa) è costato € 840 a persona; lo abbiamo prenotato a metà settembre. La tratta Linate-Francoforte era gestita da Alitalia; il resto da Qatar Airways. L’aereo della Qatar era molto buono all’andata, mentre al ritorno lasciava un po’ a desiderare.

8. La durata della nostra permanenza, 15 giorni, è stata più che sufficiente a completare il giro che ci eravamo prefissati, che comprende le quattro zone classiche. Se volete passare anche qualche giorno al mare o fare dei tour in zone meno battute, è consigliabile aggiungere una settimana.

9. Il cibo in tutta onestà non è memorabile. Non abbiamo quasi mai approfittato dell’ampia offerta di street food, a causa delle scarse condizioni igieniche. Per il resto la cucina del Myanmar è un po’ un mix tra cucina cinese ed indiana. È possibile trovare ristoranti cinesi ed indiani quasi dovunque.

10. Il Wi-fi è presente negli hotel da noi selezionati, anche se a volte nelle stanze è estremamente lento.

11. Le guide che abbiamo scelto sono la Lonely Planet, molto migliore della media e la Rough Guide, allo stesso livello della Lonely Planet. Una delusione si è invece rivelata la normalmente ottima Polaris.

12. La nostra assicurazione medica, che fortunatamente non abbiamo utilizzato, era stipulata con la Holins.

1°/2° giorno

Sveglia all’alba per prendere il volo da Linate per Francoforte. Arrivo puntuale; cambiamo e prendiamo la Qatar Airways per Doha. Servizio davvero molto buono ed aereo altrettanto bello. Arrivo a Yangon in perfetto orario. Facciamo un po’ di fila alla dogana e prendiamo immediatamente i bagagli. Sono però poco più delle 5 del mattino e tutti i cambiavalute sono chiusi. Fortunatamente il tassista che recuperiamo in aeroporto ci dice che possiamo cambiare in hotel. Per 13.000 kyat (ma la tariffa è probabilmente eccessiva) ci accompagna all’MK Hotel (1, Wut Kyaung Street, Yay Kyaw; Tel : +951 297274, +951 202187, +951 8610640; Fax : +951 297274; e-mail: mkhotel.yangon@gmail.com; www.mkhotelyangon.com; 85,55 € la doppia x 2 notti; prenotato tramite hotels.com; buono). Anche se è domenica mattina ed è ancora l’alba, Yangon è già molto viva, esattamente come accadeva nelle altre grandi città che abbiamo visitato nella penisola indocinese. Quindi cominciamo l’esplorazione del centro della città seguendo l’itinerario indicato dalla Lonely Planet, con un paio di aggiunte. Yangon si rivela una città, sebbene a volte sporca e fatiscente, senz’altro interessante. Ad esempio, può vantare nel proprio centro a breve distanza gli uni dagli altri, un tempio indù, una serie di templi buddisti, alcune chiese cattoliche tra le quali una chiesa armena, un paio di moschee ed una splendida sinagoga. Dopo una breve sosta per un caffè presso il Bar Boon (380 Bo Gyoke Rd, Tel.: +95 9 42032 1058; molto turistico ma bello), andiamo ad ammirare il vero capolavoro della città, vale a dire la Shwedagon Paya, all’altezza della sua fama. Una rapida cena presso il 999 Shan Noodle Shop (No. 130 B 34th Street, Kyauktada Township; Tel.: 01-389363; 09-32225455; cibo decoroso, prezzo molto basso), torniamo in albergo.

3° giorno

Dall’Italia abbiamo contattato un’agenzia locale, la One Stop Myanmar (No.160/C3,Kyuntaw Street, Sanchaung Tsp.; Tel.: +95-1-2304012, +95-1-537522, +95-9-420767458; e-mail: info@onestop-myanmar.com, onestop.myanmar@gmail.com; http://onestopmyanmar.com; ottima) per un tour presso la Golden Rock e la vecchia capitale di Bago. Ci alziamo quindi alle 5:30 ed alle 6:00 arriva l’autista che ci conduce a destinazione. Come per tutti i turisti ed i pellegrini, per arrivare fino alla sommità della Golden Rock è necessario prendere un camion locale che, come si può facilmente immaginare, è affollato fino all’inverosimile. L’esperienza è però davvero divertente e la Golden Rock è splendida. torniamo a valle nello stesso modo e ritorniamo in auto sulla strada per Yangon, fermandoci per una visita di Bago. In questa cittadina, di cui si riesce veramente a fatica ad immaginare lo splendido passato guardandola allo stato odierno, ci sono comunque alcuni bei monumenti: il Kanbawzathadi Palace e le Paya Shwemawdaw, Mahazedi e Pun. Torniamo a Yangon verso le 19:30 e, dopo una cena presso il K.K.Pots (132 Anawratha ang Bo Myat Htun; tel.: 09-261417171; locale carino e cibo buono) andiamo a dormire.

4° giorno

Finalmente possiamo alzarci con calma: non abbiamo granché da fare e ce la prendiamo comoda. Decidiamo di spingerci in taxi al Lago Inya (3500 MMK), ma né questo, né la casa dove Aung San Su Kyi ha trascorso anni agli arresti domiciliari, sono particolarmente interessanti. A piedi giriamo per la città fino ad arrivare alla Ngahtatgyi Paya, con un bellissimo Buddha seduto ed alla Chaukhtatgyi Paya, con un enorme Buddha reclinato. Questi templi sono interessanti e danno un po’ di senso alla giornata. Sempre a piedi torniamo vicino all’hotel e facciamo un rapido pranzo al Gourmet SM Eating House (No 25, Ground floor, Yae Kyaw Street, Pazundaung Township; tel.: 09254052439; non male: 9000 MMK per un buon pranzo veloce in 2), prendiamo poi un taxi che in un’oretta ci porta al terminal della JJ Express. Dall’Italia abbiamo prenotato due posti sul bus notturno per Kalaw e la sorpresa è enorme: per 22.000 MMK a testa abbiamo un posto in un bus davvero di lusso, che sembra la business class di un aereo! Il viaggio va benissimo con una sola eccezione: dopo qualche ora siamo costretti a scendere e ad aspettare una mezz’ora fuori un autogrill. Non siamo sicuri del perché, ma immaginiamo che sia la pausa dovuta all’autista e che, per ragioni di sicurezza, sceso lui dal mezzo, dobbiamo scendere tutti.

5° giorno

Arriviamo a Kalaw in perfetto orario, alle 5 del mattino. Ci rendiamo subito conto di aver fatto benissimo a prenotare un passaggio dall’Italia, in quanto non c’è nemmeno un taxi e che, se avessimo deciso di fare affidamento su un trasporto recuperato al momento, sarebbe stato un problema. Per fortuna il nostro conducente della One Stop Myanmar è professionale come il precedente e ci porta subito a Pindaya. Sarà l’orario, con la presenza prevalente di monaci e di fedeli e di pochissimi turisti, ma troviamo il sito davvero suggestivo. Curiosamente noi ci troviamo ad essere una delle attrazioni principali: persino un monaco ci chiede una foto insieme! Pindaya è sicuramente un posto magico, che non bisognerebbe perdere per nessuna ragione. Dopo un paio d’ore acconsentiamo alla proposta dell’autista di fare una sosta presso una bottega artigiana che produce ombrelli dalla corteccia degli alberi e, dopo una breve ma bellissima pausa presso il monastero di Shwe Yaunghwe Kyaung, dove vediamo dei giovanissimi monaci studiare, arriviamo in tarda mattinata a Nyaungshwe. Andiamo subito in albergo, il Mingalar Inn (Phaung Daw Pyan Road, Mingalar Quarter; Tel.: +95 081-209198, +95 081-209899; e-mail: mingalarinn@gmail.com; http://mingalar-inn.com; € 320 la doppia con bagno e prima colazione per quattro notti, prenotato tramite Agoda; molto bello) ed iniziamo a pianificare le nostre gite per i giorni successivi. Il paesino, come peraltro previsto, non è niente di che. Pranziamo brevemente presso il Lin Htett (locale discreto lungo la Yone Gyi Road; tel.: +95-9458040182), visitiamo il tempio principale del paese ed infine ceniamo presso il ristorante Everest Nepali Food Centre 2 (Kyaung Taw Anouk Rd.; buono).

6° giorno

Tramite l’hotel abbiamo organizzato ieri un giro in barca del lago Inle (18.000 MMK). Chiediamo espressamente di saltare i negozi ed i laboratori artigianali, ai quali non siamo interessati e che sono spesso delle trappole per turisti. Alle 8, dopo colazione, viene a prenderci il barcaiolo. La prima tappa è il paesino di Nam Pam, dove oggi si svolge il mercato itinerante, un mix tra oggetti per turisti e prodotti per locali ed è tutto sommato interessante. Successivamente passiamo un paio d’ore ad Inthein. Qui sbagliamo strada e visitiamo, con non poca fatica, un tempio diverso da quello che avremmo dovuto. Per fortuna alla fine ce ne rendiamo conto e vediamo il bel tempio principale del paesino. Seguono gli orti galleggianti, il monastero dei gatti, il ponte di Maing Thauk ed infine il tramonto sul lago, anche se il tempo non è dei migliori. Il lago Inle è molto bello ed interessante e completamente diverso dal cambogiano Tonlé Sap. Tornati in paese prenotiamo presso l’agenzia Sunny Day, consigliata dal nostro hotel oltre che dalla Lonely Planet (ang. Lan Ma Taw St & Yone Gyi Rd.; tel.: +95 9 4283 72118, +95 09 428315 116; e-mail: htwe.sunny@yahoo.com; professionali) l’hike di due giorni, con pernottamento presso una famiglia locale, dal lago Inle a Kalaw (100.000 MMK per due persone; compresi quattro pasti, il trasporto dei bagagli a destinazione ed il tuk tuk fino all’inizio del tragitto, escluse le bevande). Cena Presso il Green Chili (Hospital Rd.; tel.: +95 9 521 4101; 25000 MMK in 2 mangiando tanto e bene) e brindisi al nuovo anno con una birra sulle nostre sdraio a bordo piscina dell’hotel.

7° giorno

Dopo colazione noleggiamo due bici in hotel (1500 MMK per bicicletta per tutto il giorno). A dire il vero, una delle due non è niente di che, ma comunque riesce a fare il suo dovere alla bell’e meglio. Destinazione: area rurale intorno al lago Inle. Visitiamo quindi la pagoda Phwar Ya Tay, passiamo dalle terme ed arriviamo nel villaggio di Khaung Daing, dove prendiamo una barca che ci traghetta con le bici sulla sponda opposta del lago. Il panorama è gradevole ma non eccezionale, per cui, se doveste avere problemi di tempo, potete saltare tranquillamente questa giornata. La cosa che colpisce di più è sicuramente il livello di arretratezza delle campagne: vediamo in giro molte donne con fascine sulla testa, carri trainati da bufali condotti da bambini o vecchietti, molte persone in costume tradizionale… e siamo nella zona più turistica della nazione! Evitate comunque di andare fino alla vetta della collina della pagoda, perché il panorama è inesistente in quanto coperto dagli alberi e il percorso decisamente ripido. Scegliamo quindi di non avventurarci fino al monastero. Decidiamo di fare una sosta lungo la strada presso il ristorante Bamboo Hut (War Daw Village; tel.: +95 9 361 68330; 8000 MMK per due; ottimo) e, giunti in paese nel primo pomeriggio, ci concediamo un massaggio davvero ben fatto presso la spa Aqua Lilies (Museum Road, Tharzi Quarter; tel.: +95 9 428363584; 21.000 MMK a testa per 90 minuti). Purtroppo però, tornati in albergo, uno di noi si sente malissimo… la notte non è certo delle migliori.

8° giorno

Chiediamo all’hotel di organizzarci un taxi per Kakku (45.000 MMK). Come correttamente riportato dalle guide, è necessario fermarsi a Taunggyi, pagare il biglietto di accesso al sito e farsi accompagnare da una guida della comunità locale Pao. Kakku è una località davvero affascinante e la deviazione fin qui vale senza dubbio la pena. Tra l’altro, la nostra guida si rivela preziosa dispensatrice di informazioni, non solo sulla foresta di stupa, ma anche sui prodotti alimentari del mercatino locale, che a noi sembravano incomprensibili. Tornati a Nyaungshwe nel primo pomeriggio, facciamo una pausa cercando di organizzare gli spostamenti dei giorni successivi e terminiamo la giornata con un massaggio presso il centro Win Nyunt (vicino a Mya Wa Ti St., tra Yone Gyi Rd. e Museum Rd.; 7000 MMK per 60 minuti; buono) ed una cena leggera per evitare eccessi dopo i malesseri notturni. Optiamo per una semplice noodle soup al Golden Kite (ang. tra Mya Wa Ti St. e Yone Gyi Rd; 7000 MMK per due; turistico ma discreto).

9° giorno

Con la Sunny Day iniziamo l’hike che ci porterà da Nyaungshwe a Kalaw. La nostra guida, un loquace ragazzo 21enne della tribù Pao, Timo, accompagnato da un’altra guida coetanea della tribù Intha, viene a prenderci in hotel. Con noi c’è un ragazzo olandese di nome Tom. Il percorso è davvero magnifico: sebbene la tratta dal lago Inle a Kalaw sia leggermente più faticosa rispetto al percorso inverso, la fatica viene ampiamente ripagata dalla bellezza dei paesaggi e dalle numerose scene rurali alle quali assistiamo. Il trek dura circa 6 ore con un’ora e mezzo di pausa per il pranzo cucinato da Timo. Poco prima del tramonto ci fermiamo in una casa in uno dei villaggi lungo la strada. Qui Timo prepara la cena, che consumiamo alle 18.30 e poi tutti a dormire in una stanza molto spartana ma non sgradevole, riservata per noi.

10° giorno

Ci svegliamo all’alba e, dopo colazione, salutiamo la famiglia che ci ha ospitato ed iniziamo a metterci in marcia. Anche oggi lo spettacolo della campagna è splendido: peperoncini messi ad essiccare nei campi, ancora tante persone della tribù Pao in abito tradizionale, bambini che ci regalano foglie e fiorellini… davvero meraviglioso. Dopo pranzo proseguiamo la nostra marcia fino ad arrivare verso le 14:30 a Kalaw. In tutto abbiamo camminato per 57 chilometri! Onestamente, i nostri piedi li sentono tutti, ma lo spettacolo è talmente bello che ne è valsa la pena. Qui, dopo aver recuperato i nostri bagagli e salutato le guide, su suggerimento di una di queste ultime andiamo alla Pine Land Inn, una fetida stamberga nella quale riusciamo a fare però una doccia rigenerante per pochi kyat. Inoltre, ci permettono di passare lì il pomeriggio. Cerchiamo di capire, con non poca fatica, dove prendere il nostro autobus notturno per Mandalay, anche questo prenotato dall’Italia con la J.J. Express (11 USD a persona; nella prenotazione che avevamo stampato in Italia non era indicato l’indirizzo della stazione degli autobus a Kalaw e quasi nessuno in zona riesce a parlare inglese, come d’altronde neppure all’ufficio di Yangon, che abbiamo chiamato per avere delucidazioni). Alla fine va tutto bene, anche se attendiamo due ore al gelo l’arrivo del bus. Il quale, peraltro, arriva a Mandalay con qualche minuto di anticipo, poco prima delle 4 del mattino. Nonostante sapessimo di arrivare a quest’ora, abbiamo comunque prenotato un hotel dall’Italia tramite booking.com. L’albergo è eccellente e riusciamo a dormire qualche ora (M3 Hotel, 108 26th Rd, Bet 82nd e 83rd St.; tel.: +95 2 67171 , +95 2 67172; fax: +95 2 65526; ; 121,50 USD la doppia x tre notti).

11° giorno

Dopo colazione prendiamo le bici un po’ scassone che l’hotel mette gratuitamente a disposizione dei suoi ospiti ed iniziamo la visita della città a partire dal Palazzo Reale. Le mura ed il fossato sono davvero meravigliose; peccato che all’interno non resti niente dell’antico palazzo, ma ve ne sia solo una ricostruzione parziale circondata da una zona militare interdetta ai turisti. Il tutto è ovviamente surreale. Procediamo poi alla visita dei monumenti limitrofi, vale a dire lo Shwenandaw Kyaung, la Kuthodaw Paya e la Sandamuni Paya. Purtroppo una delle due biciclette è messa troppo male, per cui siamo costretti a perdere un po’ di tempo per ritornare in hotel e cambiarla. Risolto il problema, possiamo iniziare a seguire l’itinerario in bicicletta suggerito dalla Lonely Planet. Questa parte di Mandalay è completamente diversa dalla zona monumentale che abbiamo visto al mattino: popolare, povera, a volte anche fatiscente, ma cento volte meglio di Yangon e comunque molto interessante. Purtroppo non riusciamo a vedere le ultime tre tappe perché il tempo stringe e dobbiamo tornare in hotel, restituire le bici, e visitare la Mandalay Hill per vedere il tramonto. Iniziamo quindi pian piano ad inerpicarci a piedi per le scale che portano alla vetta della collina. Nonostante il numero dei gradini, la salita passa via tranquilla ed è anche piacevolmente spezzata da un paio di monumenti interessanti (in particolare lo stupa Ngonn Minn). Arrivati in cima una mezz’ora prima del tramonto, abbiamo un panorama davvero meraviglioso di fronte a noi: anche se il numero dei turisti presenti è notevole, lo spettacolo non è assolutamente rovinato dal rumore. Mentre scendiamo dalla collina dopo il calar del sole, abbiamo anche il piacere di fare due chiacchiere con due giovani monaci dello Stato Shan che si trovano a Mandalay per studiare in monastero e che ci accompagnano per tutto il tragitto per praticare un po’ di inglese. Cena cinese presso il Golden Duck (80th St at 16th St; tel.: +95 2 36808; 24600 MMK in due mangiando tanto; molto buono).

12° giorno

Il tempo di fare colazione e poi il van dell’hotel che abbiamo concordato ieri ci porta al molo sull’Ayeryawaddy dove ci imbarchiamo sul traghetto per Mingun. Visitiamo i resti della Pagoda gigante e i suoi dintorni per poi essere recuperati dal van che ci conduce alla visita dei templi principali di Sagaing, la Sagaing Hill e l’Umin Thounzeh. Sempre a bordo del van arriviamo all’imbarcadero per Inwa. Prendiamo il traghetto e una volta sulla sponda opposta ci rendiamo conto che non possiamo fare a meno dell’apparentemente stucchevole passaggio a bordo di uno degli innumerevoli carretti trainati da ronzini che ci attendono: le distanze sono effettivamente impegnative. In realtà l’esperienza si rivela divertente e la visita della splendida Inwa non ci delude affatto. Soprattutto il magnifico monastero in legno, il Bagaya Kyaung, è decisamente all’altezza delle aspettative. Ci concediamo un pranzo veloce nei pressi del molo in attesa del traghetto (Small River Restaurant; tel.: 09-91001921, 09-43014574, 09-428338995, 09-36018715; e-mail: avasmallriverrest@gmail.com; 7000MMK in due; buono). Di nuovo a bordo del van, facciamo rotta su Amarapura dove ci fermiamo per ammirare il famoso ponte sino al crepuscolo. Veramente bello. Tornati in hotel, ci prendiamo una pausa prima della passeggiata sino al ristorante scelto per la cena, il Lashio Lay (No. 69, 23rd St tra 83rd e 84th; tel.: 02-22653; e-mail: lashiolay.mdy@gmail.com; 6800 MMK per due persone, piatti tipici Shan già pronti. Non male).

13° giorno

A Kalaw, in attesa del bus per Mandalay, abbiamo chiamato alcune agenzie chiedendo i costi per un’auto da Mandalay a Bagan con sosta al Mount Popa per una visita. Il più conveniente si è rivelato il Great Taxi Mandalay (tel. 02-32534; 95€), anche se la centralinista parlava un inglese che definire zoppicante è un eufemismo! Una volta a Mandalay abbiamo quindi chiesto alla gentilissima receptionist dell’hotel M3 di confermare l’informazione, ed ora eccoci, dopo alcune ore di viaggio, tra turisti, scimmiette impertinenti e fedeli, in vetta al Mount Popa. L’esperienza è davvero simpatica e il paesaggio del monte coronato dal tempio, veramente spettacolare. Arriviamo a New Bagan nel primo pomeriggio e lasciamo i bagagli all’Hotel Thiri Marlar (conosciuto anche come Thurizza Hotel, Ingin St.; Tel: +95 (0)61 65050/65229, +95 (0)9 2042 132; e-mail: thirimarlarhotelbagan@gmail.com; www.thurizzahotels.com; 135000 MMK la doppia con bagno e colazione per due notti; molto bello). Tramite l’hotel prenotiamo subito una barca che ci porta per un paio d’ore nel mezzo del fiume ad ammirare il tramonto (20.000 MMK). Cena presso lo Starbeam Bistro (a nord dell’Ananda Temple a Old Bagan; tel.: +95 09 402502614; 16000 MMK per due, più elegante della media, cibo locale e internazionale, buono).

14° giorno

Tramite l’hotel noleggiamo due biciclette elettriche (10.000 MMK l’una), un modo comodo ed efficace per visitare i templi di Bagan (biglietti d’ingresso all’area archeologica: 25.000 MMK a persona). Attenzione però perché se, come spesso accade, sarete obbligati a prendere delle strade sterrate e piene di sabbia, condurre le biciclette è un po’ problematico. Si tratta infatti più di motorini che di biciclette e sono pesanti e poco maneggevoli. Decidiamo di dedicare la prima giornata alla visita della maggior parte delle pagode più importanti, oltre a qualcuna meno rilevante. Non è necessario ripetere qui quello che tutte le guide e i resoconti di viaggio sottolineano: Bagan si rivela davvero splendida e non deve assolutamente mancare da qualunque itinerario in Myanmar. Cena al Great Restaurant (61 Lanmadaw St., Kyaw Swar Quarter, New Bagan; tel.: 09 259 777 689 o 09 259 054 795; 15000 MMK in due; non male).

15° giorno

Confermiamo anche per oggi le biciclette elettriche. Destinazione sono alcune pagode minori che, comunque, si riveleranno estremamente interessanti. In particolar modo oggi abbiamo modo di apprezzare i dipinti murali all’interno delle pagode ed alcuni di essi sono davvero incredibili. Il nostro tour inizia alle 8 del mattino e termina alle 17 circa, con una pausa di un paio d’ore al mattino al mercato di Nyaung U (interessante, con una parte solo per locali ed un altra invece un po’ più turistica) ed una sosta per pranzare al The Beach Bagan (Bagan-Nyaung OO Township; tel: 061-60126/60456/61145; 09-5181797; 13000 MMK in 2; buono). Troviamo anche un’associazione di beneficienza sostenuta da Action Aid in cui compriamo qualche souvenir (MBoutik, U Paing 560, Thiripyisayar, Toechae 4 Ward, tel: +95 6160358; e-mail: mboutiksedn@gmail.com). Bagan è davvero un posto meraviglioso, che non stanca mai ed è molto diverso da Angkor Wat, tanto quanto una chiesa di legno norvegese può esserlo dalla Mezquita di Cordoba. Tornati in hotel, dopo una doccia gentilmente concessaci nonostante il già avvenuto check-out, attendiamo con molta pazienza che il pick-up della J.J. Express arrivi a prenderci e poi iniziamo la nostra traversata notturna alla volta di Yangon (22.200 MMK a testa), dove arriviamo ancora una volta puntuali in mattinata poco dopo le 5.

16° giorno

Dopo una colazione in hotel ci dirigiamo verso il mercato di Bogyoke Aung San ma è ancora troppo presto, per cui facciamo una breve visita al centro commerciale malese Parkson ed a un altro, locale, di fronte al precedente, il Super-One. Qui, inaspettatamente facciamo un po’ di shopping, che proseguiamo nel mercatino una volta aperto. Questo mercato è molto interessante, rivolto prevalentemente, ma non solo, ai turisti ed i prezzi sono molto più bassi rispetto al resto dei mercatini birmani, per cui non si può contrattare molto. Dopo una breve sosta, proseguiamo verso il Sofaer, un negozio di artigianato davvero carino, dove concludiamo il nostro shopping. Con un taxi andiamo al lago Kandawgyi e passiamo un’oretta nel bar ai piedi della Union tower. Dopo aver cenato al ristorante indiano Bharat (356, Maha Bandoola St. ang. Seikkantha St.; tel: 382253; 15.000 MMK in due; buono), torniamo in hotel.

17° giorno

Ci svegliamo all’alba e prendiamo il taxi (9000 MMK) per l’aeroporto. L’imbarco e la partenza avvengono in orario. L’aereo della Qatar, però, non è allo stesso livello di quello dell’andata, in quanto una scatola posta sotto il sedile di fronte rende il viaggio molto scomodo. Dopo una sosta di circa tre ore a Doha, nel corso della quale svaligiamo un Burger King, ripartiamo per l’Italia su un volo che purtroppo ha le stesse caratteristiche del precedente. Arriviamo comunque in orario e con il Malpensa Express ritorniamo a casa.



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