Capodanno in Giappone

Festività natalizie tra Tokyo e Kyoto… a suonare la campana
Scritto da: maya83
capodanno in giappone
Partenza il: 26/12/2013
Ritorno il: 06/01/2014
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Non so se chiamarla dipendenza o altro, fatto sta che quest’anno non siamo neanche rientrati dal viaggio estivo che già eravamo in cerca di una nuova meta dove trascorrere le vacanze natalizie e un’offerta come quella della Turkish Air Lines non poteva non essere presa al volo…e così il 26 dicembre ci imbarchiamo su un volo che, con un lungo scalo ad Istanbul, ci ha portati in Giappone!

Prima cosa da fare quando si prenota un viaggio nel paese del Sol Levante e si ha l’intenzione di muoversi tra diverse città è acquistare in anticipo il JR Pass, un magico cartoncino che ti permette di viaggiare gratis sulla maggior parte dei treni (sono esclusi i velocissimi Nozomi) ma anche su 2 linee della metropolitana a Tokyo, nella tratta da e per l’aeroporto di Narita e altri mezzi. Questi pass hanno durata variabile (1 settimana, 2 settimane o 1 mese) e possono essere acquistati da stranieri o da giapponesi non residenti ed esclusivamente prima di arrivare in Giappone. Noi abbiamo acquistato on line quelli della durata di una settimana sul sito www.japan-rail-pass.it al costo di € 193 a pp e dopo 24 ore, tramite il corriere Fed-ex, sono comodamente arrivati a casa due voucher che abbiamo poi cambiato in uno dei punti informazione che si trovano in diverse parti della città. Il prezzo può sembrare alto ma se considerate di fare un semplice spostamento Tokyo-Kyoto-Tokyo questo vi costerà quasi il doppio!

Arriviamo a Tokyo il 27 dicembre alle 19 circa, sbrighiamo velocemente le pratiche doganali, ritiriamo i bagagli e acquistiamo i biglietti dello Skyliner con cui in circa 45 min arriviamo alla stazione centrale e in una fermata di metro raggiungiamo la stazione di Yurakucho nel quartiere Ginza.

Raggiungiamo in meno di 5 minuti di camminata il nostro hotel, orientandoci facilmente anche grazie alle riproduzioni delle strade che ritrovavamo in ogni angolo.

L’hotel prescelto è il Remm Hibiya, un design hotel che si è rivelata un’ottima scelta. Innanzitutto il prezzo è stato molto vantaggioso: aderendo ad un’offerta per 4 notti abbiamo pagato 360 €; come tipologia era disponibile solo la camera “piccola” davvero piccola ma con tutto dentro, perfino la poltrona massaggiante (non vi meravigliate se sui siti degli hotel troverete indicate le misure precise di letto, doccia, bagni e co.); bella finestra-vetrata da cui si gode una piacevole vista sulla sottostante strada dei teatri e sul parco dell’imperatore; non abbiamo preso la colazione (sempre a pagamento in tutti gli hotel contattati) perché il frequentato bar dell’hotel prevedeva solo quella stile giapponese e da commenti e foto dei piatti in internet non siamo stati ispirati. E poi la location dell’hotel: nel quartiere Hibiya, zona affaristica e in cui sono concentrati i principali teatri della città; a due passi dalle lussuose strade dello shopping di Ginza; praticamente incollato al palazzo dell’imperatore con il suo maestoso giardino, a solo una fermata dalla stazione centrale e con due diverse linee di metro a disposizione.

Nonostante la stanchezza del viaggio usciamo per mangiare qualcosa e subito veniamo catturati dalla dinamicità del venerdì sera cittadino, quando i ristoranti-bar della zona sono frequentati da ragazzi che, uscendo dai posti di lavoro, brindano animatamente all’inizio del week-end.

La mattina seguente giocando sul fuso ci dirigiamo al Tsukiji Fish Market, il mercato ittico più grande del mondo, che raggiungiamo con una piacevole passeggiata dall’hotel di circa 15 minuti. Evitiamo comunque di recarci lì troppo presto anche perché avevamo saputo che per le festività del capodanno, l’asta dei tonni, che di solito inizia intorno alle 4.30, era sospesa (dal 18 dicembre al 7 gennaio) e ci dirigiamo nella zona del mercato dedicata alla vendita al dettaglio e che di solito apre per le 8. Abbiamo così girovagato per un paio d’ore tra i puliti banchi di quest’animato mercato, restando stupefatti per la compostezza dei venditori, ammirando la grandiosità dei mediterranei tonni pinna gialla e constatando che esistono tanti ma tanti altri tipi e qualità di tonno, cercando di scansare i velocissimi carrellini che trasportano da una parte all’altra della struttura il pesce e anche tantissimi blocchi di ghiaccio sapientemente trattati da abili tagliatori.

Usciti dal mercato non potevamo non fare “colazione” a base di sushi in uno dei tanti caratteristici e tipici sushi bar dove seduti al bancone e riscaldati da una tazza di te abbiamo interpretato un menu solo in giapponese grazie all’aiuto di altri commensali che, come sempre, si prodigano ad aiutare gli spaesati turisti.

Ci rechiamo quindi alla vicina fermata della metro e con un abbonamento giornaliero per la modica cifra di circa 5 € pp con la compagnia di Tokyo Metro iniziamo la nostra conoscenza della città.

Parentesi metro: a Tokyo esistono 2 società: la Tokyo Metro Line con 9 linee, e la Toei Line con 4 linee; inoltre vi sono due linee JR che percorrono in modo circolare la città. Ovviamente passando da una compagnia all’altra va fatto un nuovo biglietto. Si possono fare i biglietti singoli i cui tagli partono da 130 Yen (circa 1 euro) e salgono a seconda della distanza che si vuole coprire: ovviamente credo che nessuno sappia calcolare a priori quale biglietto fare ma nn vi preoccupate, optate sempre per il taglio più piccolo e all’uscita sarà la macchinetta alla sbarra in cui inserirete il biglietto che eventualmente vi chiederà un “fare adjustment” da fare a macchinette super segnalate per pagare la differenza. Anche gli abbonamenti giornalieri possono essere fatti per l’una o per l’altra compagnia o per tutte le linee arrivando a spendere circa 12 €.

Prima tappa del nostro tour cittadino è Ueno dove passeggiamo per il parco e per la vicina zona commerciale. Questo parco è il più antico della città e ospita un lago interamente coperto da fiori di loto, pagode, santuari e lo zoo cittadino. Purtroppo capiamo che con un viaggio “fuori stagione” ci siamo persi il bello di questi luoghi, fatto di fiori, di colori, di profumi, che questa nazione, con i suoi grandissimi spazi verdi, offre a chi la visita in primavera.

Da Ueno andiamo ad Asakusa e oltrepassata la Porta del Tuono con una non veloce passeggiata per la Nakamise Dori, strada pedonale piena di bancarelle di souvenir, di dolci tipici e articoli religiosi, raggiungiamo il Senso-ji Temple, il più antico tempio buddhishta della città.

Siamo in prossimità del Capodanno, festività qui molto sentita dal punto di vista religioso, e infatti intorno ai templi nei giorni in cui li abbiamo visitati noi ma soprattutto il 31 dicembre e il 1 gennaio c’è un gran via vai di persone, magari vestite con gli abiti tradizionali, che vanno lì a purificarsi con l’incenso, a suonare la campana, a pregare… ma anche a passeggiare tra le bancarelle di dolciumi e pietanze tipiche… e anche in questo tempio lo scenario non è stato diverso, ma non per questo si perde la spiritualità del posto, anche grazie all’estremo rispetto che mostra in ogni circostanza il popolo giapponese.

Ovviamente verso le 5 la stanchezza inizia a farsi sentire e così ripetiamo il percorso verso casa. Giusto il tempo di una doccia e siamo di nuovo in metro per trascorrere la serata con alcuni amici a Shinjuku, quartiere che più di altri racchiude tutti gli aspetti di Tokyo… locali a luci rosse dal cui esterno non traspare neanche lontanamente volgarità, lussuosi grandi magazzini e negozietti che vendono abbigliamento che spazia dalle divise delle scuole ai leggins metallizzati e parrucche multicolor ai travestimenti da giovani lolite, stazioni super affollate, fiumane di persone ovunque, piccoli santuari nascosti; ma è anche il quartiere della mafia giapponese, la famigerata yakuza, e dove è concentrato il polo istituzionale della città con in prima linea il palazzo del governo da cui si gode di una bella e gratuita vista su Tokyo e i suoi dintorni fino a raggiungere con lo sguardo il Monte Fuji.

Il 29 dicembre ce la prendiamo comoda e decidiamo di rilassarci un po’…

Con la metro raggiungiamo la zona di Omotesando, un lungo viale alberato, dove hanno sede, in palazzi opera di grandi architetti, alcune delle principali case di moda del mondo oltre al tipico Oriental Bazar dove potrete trovare souvenir di ogni tipo. Inoltre qui abbiamo comprato dei kimono vintage bellissimi in un “negozio ambulante” gestito da un anziano che non conosceva neanche una parola di inglese.

Alla fine di questa strada sorge il maestoso parco Meiji-jingu con all’interno il più grande tempio Shintoista della città che porta lo stesso nome del parco. Purtroppo anche in quest’occasione constatiamo come nella stagione giusta questo luogo sarebbe stato un vero incanto.

Dopo un rapido pranzo ci incanaliamo tra i numerosissimi giovani nell’affollatissima Takeshita dori e nei suoi negozi che seguono le mode più estreme.

Da qui sempre a piedi raggiungiamo Shibuya, quartiere noto per il famoso incrocio ripreso in numerosi film e tra i più “attraversati” al mondo nonché la statua di Hachi posata proprio all’uscita della metro dove il tenero Akita Inu ha per molto tempo atteso il ritorno del suo padrone.

Il 30 mattina abbiamo l’incontro con Masako Shimada una simpatica signora sulla cinquantina che ci ha accompagnato per tutta la giornata. Siamo venuti in contatto con Masako grazie all’utilissimo servizio di guide che le città di Tokyo e Kyoto mettono gratuitamente a disposizione dei turisti: basta andare sui siti (tokyofreeguide e kyotofreeguide), compilare dei form indicando le vostre esigenze e preferenze nonché i giorni di permanenza e le lingue preferite; nel giro di qualche giorno il sito vi avviserà di aver trovato una guida che fa per le vostre esigenze e subito dopo seguirà la mail del contatto proprio della guida che con l’estrema gentilezza e discrezione dei giapponesi vi farà alcune domande per conoscervi meglio e si renderà disponibilissima ad aiutarvi ad organizzare il vostro soggiorno in città. Il servizio è totalmente gratuito, dovrete solo pagare pasti e trasporti (la nostra aveva comunque il proprio abbonamento) e non accettano neanche mance; noi sapendolo abbiamo comunque pensato di portare da casa un piccolo pensiero per lei.

Abbiamo incontrato Masako nella hall del nostro hotel e ci siamo diretti subito ad Odaiba, un’isola artificiale che si trova nella parte sud della città caratterizzata da hotel di lusso, centri commerciali, una grande ruota panoramica, la copia di Miss Liberty, la Statua della Libertà, anche questa donata come per quella di New York dalla Francia, musei dei fumetti e una grande spiaggia artificiale. Abbiamo raggiunto l’isola percorrendo il Rainbow Bridge con la monorotaia automatica (nel senso che non c’è autista) dalla stazione di Shinbashi e siamo ritornati in waterbus. Per la monorotaia vi consiglio di prenderla al capolinea e mettervi in fila aspettando di essere i primi ad entrarvi magari facendo saltare qualche corsa (parte al massimo ogni 5 minuti) in modo da sedervi in prima fila e godervi lo spettacolo.

Il pomeriggio grazie a Masako abbiamo conosciuto una zona fuori dai circuiti turistici, Yanaka, quartiere a nord della città, caratterizzato da numerosi templi e santuari, case basse, una tranquilla strada di negozietti in cui troverete solo gli abitanti del quartiere e tanto tanto silenzio, un posto imperdibile soprattutto se durante il vostro soggiorno in Giappone non avete in programma una tappa a Kyoto in modo da assaporare la vera essenza di questa nazione.

Congedata l’ottima Masako, abbiamo visitato Akiahabara perdendoci tra i numerosissimi grattacieli che ospitano esclusivamente negozi di tecnologia.

La sera, stanchissimi, ceniamo nei dintorni dell’hotel.

È il 31 dicembre e oggi dobbiamo trasferirci a Kyoto.

Ci rechiamo di buon mattino alla stazione in quanto non eravamo riusciti a prenotare in anticipo i posti sul treno. È anche per i giapponesi un periodo di festa e tutti ritornano nelle loro città di origine per aspettare l’arrivo dell’anno nuovo in famiglia. Fortunatamente gli efficientissimi treni giapponesi hanno oltre i vagoni con i posti riservati, alcuni vagoni dove è possibile salire senza prenotazione e sui quali in extremis è anche possibile viaggiare in piedi..per questi motivi ci siamo recati alla stazione presto e senza alcun problema abbiamo trovato 2 posti addirittura sul lato destro del treno da cui lungo il percorso abbiamo anche goduto la vista del monte Fuji da vicinissimo!

In poco più di due ore siamo nell’antica capitale. Purtroppo qui non siamo stati bravi nella scelta dell’hotel anche perché, dato il periodo, era tutto super prenotato.

Alloggiamo all’Aranvert Hotel, un albergone per gruppi lontano da tutto. Nessuno alla reception parlava inglese e non c’era nessuna cartina o materiale informativo sulla città a disposizione dei turisti. Wi-Fi solo nella reception e, dato l’alto numero degli ospiti, mal funzionante. Anche qui abbiamo optato per la camera piccola ma cmq leggermente più grande della precedente. L’hotel è situato tra la stazione e la via principale, si potrebbe passare sopra tutto ma la sua vera pecca è sicuramente la posizione, anche perché Kyoto non ha una capillare rete di metro e quindi l’alloggio va cercato in punti strategici.

Essendo arrivati presto, posati i bagagli ritorniamo alla stazione e, sempre sfruttando il Jr Pass, ci dirigiamo a Inari per visitare il santuario Fushimi Inari Taisha. Questo imponente tempio shintoista (li riconoscete dal colore rosso/arancio) è caratterizzato dal susseguirsi di migliaia di torii rossi lungo un sentiero di sali scendi di 4 km all’interno di un bosco, creando un effetto visivo unico. La salita non è stata facilissima e non fatevi intimorire dal gran numero di persone che vi troverete..il tempio in cima è raggiunto da poche persone e da li godrete una vista unica sulla valle sottostante e il consueto silenzio di quei luoghi.

La sera con una lunga passeggiata dall’hotel raggiungiamo la zona di Pontocho, il tratto di lungofiume che porta verso il centro città, dove mangiamo il miglior sushi della vacanza in un elegante ristorante, il Kitamura Mayumi (non ho indicato alcun nome di ristorante perché è impossibile ritrovare un posto con le insegne in giapponese ma questo voglio segnalarlo perché siamo stati davvero bene!) e quindi andiamo a visitare il Marayama Koen il parco alla fine di Shijo Ohashi dove tra le bancarelle di dolciumi i giapponesi si mettevano educatamente in fila dinnanzi al Yasaka-jinja per suonare la campana del nuovo anno.

Il 1 gennaio, non avendo trovato alcuna guida disponibile sul sito kyotofreeguide, contattiamo una guida parlante italiano, Eriko Horigome (civ26160@rio.odn.ne.jp), con cui abbiamo trascorso la giornata. Anche Eriko è stata molto utile ed attenta nei nostri confronti ed infatti, dato che Paolo lamentava sintomi influenzali ha contattato un suo amico che, con la sua automobile, ci ha scorazzati per tutta la città, da un monumento all’altro, senza voler alcun compenso in cambio.

La giornata con Eriko è iniziata alle 9 con la visita dell’affascinante foresta di bambù di Arashiyama dove non si può non camminare con la testa all’insù per cercare di vedere la fine di queste altissime canne. All’interno del “parco” ci sono poi alcuni tempi shintoisti dove pare che pregare il primo giorno dell’anno sia particolarmente propizio e noi non abbiamo saputo “evitare” di entrare in ognuno di essi, compiere il rituale propizio e andare a caccia di amuleti.

Abbiamo poi visitato il Daikaku-ji, uno dei più antichi tempi di Kyoto, originariamente sede del Palazzo Imperiale; situato a nord della foresta di Arashiyama, è composto da una serie di tipici edifici ad un piano che conservano ancora i materiali e le stoffe originali, tutti collegati tra loro da una passerella coperta di legno, e che affacciano su un tranquillo giardino e un lago artificiale.

Altra attrazione visitata è stato il Padiglione d’oro, antica villa di uno shogun, poi tempio zen, distrutto e ricostruito più volte, interamente ricoperto da foglie d’oro, uno spettacolo in qualunque periodo dell’anno ammirare il suo riflesso nell’antistante lago; all’interno del parco vi è anche un bonsai che conta più di 600 anni.

Da lì ci siamo diretti al Tempio Ryoanji famoso per un giardino zen fatto di sabbia e 15 pietre che da qualsiasi punto vengono osservate non si potranno mai vedere tutte insieme.

Rientrati nel centro città abbiamo poi visitato alcuni dei suoi più famosi e principali templi ed essendosi fatta poi ora di pranzo, entriamo in un ristorante dove, in attesa di accomodarsi al tavolo, si prenota e si paga il cibo da alcune macchinette e appena ci si siede, oltre al consueto tè caldo e freddo, viene subito servito ciò che si è ordinato.

Ristorati un po’, riprendiamo la visita della città con una piacevole passeggiata nello storico quartiere di Gion, emblema del Giappone, con le sue case basse, i templi nascosti, ristoranti dalle insegne di stoffa e geishe che entrano furtivamente nelle loro abitazioni..

Ultima tappa della giornata è stata la salita al tempio Kiyomizu-dera, che domina la città dall’alto, dove abbiamo bevuto le acque della vicina cascata Otowana no taki che pare abbiano proprietà curative; per raggiungere il tempio siamo passati anche ai piedi della Pagoda Yasaka, simbolo della città, e passeggiato per la Via della Teiera, costellata di negozi di artigianato locale e souvenir.

Salutiamo la guida, sono ormai le 18 e girovagando ancora per i negozi tipici rientriamo in hotel.

Per la cena avevamo prenotato un ristorante proprio accanto al nostro hotel, dove il giorno precedente avevamo visto degli abili impastatori preparare dei soba di grano saraceno con la consueta zuppa di miso davvero ottimi!

Il giorno seguente sempre sfruttando il JR Pass ci rechiamo a visitare Nara che, con i suoi numerosi templi, è seconda solo a Kyoto per l’importanza del patrimonio culturale. Il Parco di Nara è anche detto Parco dei Cervi perché al suo interno pascolano liberi numerosi daini che si avvicinano ai turisti per chiedere carezze e cibo e che risponderanno ad entrambe le cose con un inchino. La principale attrazione è il Tempio di Todaiji, che ospita al suo interno la statua in bronzo e oro del Buddha più grande al mondo, ma vi sono altri 7 siti tra templi e santuari dichiarati patrimonio dell’umanità dall’Unesco.

Al rientro a Kyoto, subito con la metro ritorniamo in centro e ci perdiamo nel grande centro commerciale Daimaru Store e nel mercato alimentare coperto di Nishiki, raggiungiamo nuovamente la zona di Pontocho e passeggiamo per Gion, ancora più affascinante la sera con le luci fioche e le lanterne accese, dove trascorriamo la serata in un bel ristorante di sushi.

A questo punto avevamo due possibilità… trascorrere un’altra giornata per Kyoto, ricercando angoli nascosti, o raggiungere la città di Hiroshima che dista da qui meno di due ore di treno. Kyoto non è molto grande ma le cose da fare e vedere sono tante ed in più la maggior parte delle attrazioni turistiche si trovano fuori dal centro ma dato che la giornata trascorsa con Eriko è stata molto proficua, anche grazie al servizio prestato dal suo amico che ci ha fatto risparmiare tempo e fatica ci siamo definiti soddisfatti e, optando per la seconda ipotesi, saliamo su un treno diretto verso sud.

Appena arrivati ad Hiroshima, saliti su un altro treno, raggiungiamo la stazione di Miyajima guchi dove saliamo su un traghetto diretti all’isola di Miyajima, il tutto sempre sfruttando il nostro JR Pass.

L’attenta guida si era premunita di farci recapitare presso la reception dell’hotel uno schema con gli orari dell’alta e della bassa marea di modo che potessimo vedere il tempio Itsukushima in una delle sue vesti migliori.

È una calda giornata di gennaio, l’isola è gremita ma nonostante tutto si riesce ad ammirare il tempio ma soprattutto il torii d’ingresso immerso nell’acqua, uno dei panorami più fotografati del Giappone, in tutto il suo splendore.

Rientrati dall’isola ci rechiamo allo stazionamento del tram e con la linea n. 2 raggiungiamo il centro della città scendendo proprio all’Atomic Bomb Dome.

Hiroshima è una bella città non troppo grande che nulla lascia presagire del passato vissuto. Il suo nucleo principale è il Parco della Pace, epicentro dell’esplosione, e che oggi ospita una serie di monumenti commemorativi alle vittime di quel drammatico 6 agosto 1945. Si passa dall’unico edificio rimasto miracolosamente in piedi dopo l’esplosione, al cenotafio con la sua fiamma perpetua che verrà spenta solo quando l’ultima arma nucleare sulla terra verrà distrutta, al museo della pace, ma su tutti colpisce il monumento commemorativo dei bambini, dedicato a Sadako, una bambina morta di leucemia che si era convinta che realizzando mille aironi di carta (uccello simbolo di longevità) sarebbe riuscita a sconfiggere la malattia dovuta proprio alle radiazioni per l’esplosione..sul posto le persone continuano a depositare ogni giorno aironi di carta custoditi in delle apposite teche.

Facciamo poi una passeggiata per la Hon dori, una lunga galleria di negozi al coperto che ci accompagna fino alla stazione dove riprendiamo il treno che ci riporta a Kyoto.

Il 4 gennaio altra sveglia all’alba e di nuovo su un treno verso Tokyo dove trascorreremo gli ultimi due giorni del nostro viaggio.

Nei giorni trascorsi in città avevamo avuto modo di visitare la maggior parte dei quartieri, decidiamo così di rilassarci un po’ rivisitando i luoghi che più ci avevano colpito.

Iniziamo da una passeggiata nella zona del mercato del pesce per un pranzo in uno dei piccoli e tipici ristoranti del quartiere;

Ritorniamo a Shinjuku curiosi di visitare questo quartiere con il sole e constatando che oltre le luci al neon la vita qui è sempre la stessa..;

Siamo di nuovo ad Omotesando, per passeggiare ancora tra le sue vetrine;

Infine ceniamo con gli amici della seconda sera a Shibuya assaggiando lo shabu shabu.

Il 5 gennaio è l’ultimo giorno in Giappone e lo trascorriamo passeggiando per le lussuose vie di Ginza che nel week end vengono chiuse al traffico, mescolandoci con gli unici giapponesi snob incontrati.

Dopo pranzo, passaggio in hotel per chiudere le valigie e con il Narita Express (sempre compreso nel JR Pass) arriviamo in aeroporto dove alle 22 ci attende il volo che ci riporterà a casa.

Lasciamo una terra fantastica, fatta di una popolazione incredibilmente civile e gentile, sempre pronta ad aiutare gli altri, forse soggetta a troppe regole ma almeno apparentemente felice per quello che ha e fa, di inchini e sorrisi, di attenzioni verso tutto, di una nazione maniacalmente ordinata ed organizzata dove vi è una perfetta contrapposizione tra antico e moderno.. ripartiamo consapevoli che una civiltà del genere, con la sua forza e la sua calma, difficilmente la ritroveremo in giro per il mondo.



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