Capodanno a Vienna 2

Innanzitutto bisogna dire che abbiamo probabilmente sbagliato periodo: a Dicembre i giardini del castello di Schonbrunn sono completamente spogli, in primavera le aiuole fiorite devono aggiungere un colpo d'occhio spettacolare. Anche se forse d'estate quei tre scoiattolini non sarebbero usciti allo scoperto sul vialetto ad un palmo di naso dagli...
Scritto da: cmalagoli77
capodanno a vienna 2
Partenza il: 29/12/2007
Ritorno il: 02/01/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 500 €
Innanzitutto bisogna dire che abbiamo probabilmente sbagliato periodo: a Dicembre i giardini del castello di Schonbrunn sono completamente spogli, in primavera le aiuole fiorite devono aggiungere un colpo d’occhio spettacolare. Anche se forse d’estate quei tre scoiattolini non sarebbero usciti allo scoperto sul vialetto ad un palmo di naso dagli obbiettivi delle nostre macchine fotografiche nel giardino all’inglese tutt’attorno la Gloriette, e sicuramente non avremmo neppure potuto usare le fontane completamente ghiacciate come improvviste piste di pattinaggio! Dalla cime della ruota panoramica il Prater completamente deserto e le giostre coperte da tali di plastica lascia un po’ l’amaro in bocca, in compenso abbiamo fatto il pieno di visite guidate, pinacoteche, beisel (trattorie tipiche), pasticcerie e caffetterie.

La nostra visita è partita dal castello di Schonbrunn. Ovviamente grand tour, che, oltre agli appartamenti privati di Francesco Giuseppe e di Elisabetta, comprende anche le sale di rappresentanza settecentesche dell’epoca di Maria Teresa. Con nostro grande stupore le audio-guide e il guardaroba sono compresi nel prezzo! Non fatevi ingannare al Belvedere si pagano, addirittura all’Hofburg il guardaroba non esiste per cui ci toccherà scarrozzare tutto il giorno un’enorme zaino pieno di ogni tipo di souvenir per parenti e amici. Dopo un veloce giro nel parco, ci siamo riparati in una trattoria per ordinare la prima wiener schnietzel: la cotoletta di vitello impanata alla milanese che il maresciallo Radetzky, reso immortale dalla omonima marcia di Ravel, portò in dono all’imperatore rientrando trionfalmente a Vienna dopo aver represso nel sangue i rivoltosi lombardi durante le cinque giornate di Milano.

Nel pomeriggio, con la metro, ci siamo trasferiti in centro. Il biglietto può essere comodamente acquistato alla stazione utilizzando una colonnina automatica che può essere impostata anche il lingua italiana; è possibile scegliere una corsa singola oppure uno degli abbonamenti plurigionalieri. Dal palazzo dell’Opera in Karl Platz, seguendo gli sberluccichii delle vetrine alla moda di Kartner Strasse, siamo passati ai piedi del monumento alla peste del 1679 sul Graben, per arrivare a Michaeler Platz con le vestigia della romana Vindobona immediatamente prospicienti l’ingresso del palazzo imperiale (Hofburg). Nel rientrare in albergo ci siamo fermati per una visita alla Kapuzinerkirke, la cripta in cui i frati cappuccini di Vienna custodiscono i sarcofagi di 140 appartenenti alla dinastia asburgica. Una curiosità per stuzzicare la macabra visita: le viscere asportate al momento dell’imbalsamazione sono conservate nelle catacombe della cattedrale di Santo Stefano, mentre i cuori degli imperatori e delle imperatrici sono custoditi nella cripta della chiesa degli Agostiniani. Pur trattandosi di arte funeraria, si dovrà ammettere che, in nessun altro luogo è possibile confrontare i vari stili decorativi che si sono succeduti nel corso dei secoli: opere tardo mediovali, barocche, neoclassiche e rococò, alcune piene di solenità, altre quanto mai sforzose, tutte racchiese in uno spazio ristrettissimo. Ultima nota campanilistica: nella penultima stanza, sono tumulati gli ultimi discendenti della famiglia ducale di Modena, che prende il nome d’Austria-Este per il matrimonio dell’arciduca Ferdinando, quartogenito dell’imperatrice Maria Teresa e di Francesco di Lorena, con la ducessa Maria Beatrice Cybo-d’Este unica figlia del duca di Modena Ercole d’Este e della duchessa di Massa e principessa di Carrara Maria Teresa Cybo-Malaspina, che ha il suo capostipite nel duca Francesco IV deposto dai suoi possedimento durante moti risorgimentali.

Il giorno dopo, l’ultimo del 2007, vista la poltiglia di neve mista ad acqua che fin dalla mattina aveva preso a piovere, lo abbiamo passato quasi interamente al palazzo del Belvedere. La residenza viennese del comandante di ventura principe Eugenio di Savoia, oggi trasformata in pinacoteca. Presso il Belvedere Superiore si può ammirare la più mirabile collezione di opere del primo novecento: due sale sono interamente dedicate al genio di Gustav Klimt, la leggiadria e l’eleganza dei suoi dipinti lasciano a bocca aperta! Ho inoltre riscoperto Scheile, che avevo sentito accostare al precedente e di cui avevo visto qualche opera senza però a lui attribuirla, ma sopratutto mi sono innamorato del quartetto d’archi di Oppenhaimer, un tondo in cui appaiono solo le mani che pizzicano le corde dei quattro strumenti. Mentre al Belvedere Inferiore e nell’Orangery è in allestimento la mostra temporanea Vienna-Parigi: Van Gogh, Cezane e il modernismo austriaco (1880-1960). Una lunga carrellata di dipinti dall’ultimo manierismo, attraverso gli impressionisti fino a Picasso ed oltre, per arrivare ai giorni nostri con il surrealismo di Dalì e alcune opere postmoderne e psicadeliche che onestamente non sono in grado di apprezzare. Due chicche: l’enorme e celeberrimo dipinto equestre di Napoleone vittorioso nella battaglia di Lipsia che inaugura la visita al Belvedere Superiore ed il corridoio in cui sono in mostra le stampe di Mucha al Belvedere Inferiore.

Approfittando del fatto che si stava rasserenando, abbiamo passeggiato fino alla stazione della metropolitana ammirando Parlamento, Rathaus, il palazzo del Teatro e il palazzo dell’Università. Dopo essere rientrati in albergo per metterci in ghingheri per la folle notte brava che ci attendeva, con bottiglia di spumante e i flute di plastica d’ordinanza, ci siamo avventurati lungo le vie della Wien Silvester Event findet Stadt, una rassegna di eventi musicali continui da Karl Platz fino al municipio (Rathaus). Lungo il percorso un’infinità di chioschi servivano brezel, wustel e distribuivano una tazza a ricordo della serata una bevanda calda a metà tra il punch all’arancia ed il vin-brulè. Lo scorcio di piazza racchiuso tra Kartner Strasse, il Graben e la cattedrale di Santo Stefano (Stephans-Dom) era una zona franca per lo scoppio dei petardi fin dal tardo pomeriggio, e a mezzanotte si è trasformata nella base di lancio per uno spettacolo pirotecnico autogestito.

A capodanno, senza troppa fretta, ci siamo svegliati con uno splendido sole e la città ricoperta da un velo di neve candida, un vero spettacolo! Giusto il tempo di scendere dalla ruota panoramica del Prater e le immancabili nuvole grigie dei giorni precedenti si erano nuovamente posizionate al loro posto. Dopo aver accumulato un po’ di calduccio in metropolitana siamo riemersi in Stephans-Dom Platz. Pensando a Vienna mi sono sempre immaginato un trionfo di gotico, invece la cattedrale di Santo Stefano e il Rathaus sono gli unici due elementi architettonici di questo stile. Dopo averla visitata mi piace definirla una piccola bomboniera Roccocò che si è lasciata contaminare da un elegantissimo Liberty. Per non perdere la visione prospettica con cui avevamo iniziato la giornata, uscendo da Stephans-Dom e costeggiando a sinistra la chiesa abbiamo iniziato la salita del 343 gradini che salgono alla guardiola del campanile. Con mia grande sorpresa i tetti della cattedrale offrono un’ulteriore opera d’arte: coppi variopinti sono stati utilizzati a mo’ di mosaico per celebrare la repubblica austriaca, l’ultimo restauro di fine ‘800 e per disegnare dei giochi di colore. Inoltre guardando la piazza sottostante, in direzione del Graben, è possibile vedere la sagoma, disegnata con sampietrini bianchi, della cappella di San Virgilio abbattuta per fare posto alla cattedrale. Durante i lavori di ampliamento della stazione della metropolitana sottostante ne è anche stata riscoperta la cripta: la si può osservare da un parapetto a destra della scala mobile che sale in superficie.

Visto che ormai si era fatto tardi ne abbiamo approfittato per perderci tra i vicoletti del centro tutt’attorno alla cattedrale che pullulano di pasticcerie, antiquari e negozi dove acquistare stupendi presepi fatti a mano. Infine per l’ultima cena viennese ci siamo lasciati tentare da un ristorantino che elencava in menù un’infinita varietà di gulash.

Avete mai avuto per le mani la moneta da 50 cent. Austriaca? Quella cupola ornata di migliaia di foglie di alloro in bronzo che vi è raffigurata è il palazzo che Klimt e gli altri artisti della secessione austriaca si sono fatti edificare per trasformarlo nella loro esposizione permanente. Per arrivarci, sulla parete del corridoio che porta all’uscita Secession nella stazione di Karl Platz, è possibile notare il valore della costante pi-greco con il maggior numero di decimali che abbia mai visto! Uscendo dalla metropolitana ci si trova davanti alla favolosa chiesa di San Carlo, dedicata a San Carlo Borromeo che, secondo la leggenda, esaudì le preghiere dell’imperatore interrompendo la pastilenza che aveva colpito la città: sulla facciata un timpano ricorda un tempio greco, mentre la cupola è un trionfo del barocco e le due torri campanarie svettano al cielo come due minareti, infine all’interno, approfittando di un recente restauro, sono state lasciate le impalcature cosicché si può salire ad un palmo di naso dagli affreschi.

Per evitare il solito panino al volo o l’ottimo pesce in uno dei locali della catena Norde Sea (attenzione al granchio gigante, potrebbe diventare il pasto più costoso di tutta la vostra vacanza) abbiamo deviato un po’ dal percorso originale per visitare il mercato della città. Naschmrkt è organizzato su due file di bancarelle: sulla destra i venditori ambulanti veri e propri che per lo più vendono profumatissime spezie orientali, frutta secca e candita, verdura sott’olio o formaggi morbidi; dall’altra fast-food, ristorantini cinesi e giapponesi, beisel, caffè italiani e chioschi di kebab.

Per smaltire il pranzo ci siamo incamminati verso la zona dei musei: affacciati sul parco in cui campeggia la celeberrima statua di Maria Teresa seduta sul trono imperiale il Museo di Storia Naturale e il Museo di Storia dell’Arte, due palazzi identici, e, sul lato più lungo, il Palazzo dei Musei, un’enorme area espositiva che accoglie mostre d’arte contemporanea più o meno temporanee. Se aggiungiamo l’Albertina, il museo d’arti grafiche, e il Josephinum, il museo della storia della medicina, credo che Vienna sia uno dei poli museali più grandi in Europa.

Al termine della nostra passeggiata siamo giunti al Burgtor: l’ingresso monumentale del palazzo imperiale da cui si accede al cortile di rappresentanza, una sorta di arco di trionfo dedicato da Maria Teresa al marito Francesco I. Per ripararci dal freddo pungente abbiamo deciso di comprare il biglietto per la visita al palazzo: camera dell’argenteria, museo dell’imperatrice Sissi, appartamenti privati di Francesco Giuseppe ed Elisabetta e appartamento che lo zar Alessandro I abitò durante il congresso di Vienna. Infatti il palazzo è tutt’oggi adibito a sede di rappresentanza del presidente della repubblica austriaca e quindi non è visitabile integralmente. Col senno di poi, avendo già visitato il castello di Schonbrunn, si sarebbe potuto scegliere di vedere i gioielli della corona alla Camera del Tesoro o mettersi in fila per assistere alle prove della Scuola d’Equitazione Spagnola. Dopo quasi un’ora di piatti, bicchieri e posate, disquisizioni sulla decorazione di questo e quel piatto Biedermeier (il ceramista che più spesso si aggiudicò le commesse imperiali) e minuziose descrizioni del primo e del secondo servizio da tavola francese la mia pazienza era quasi persa. Quindi si entra nel museo dedicato alla principessa Sissi … Una vera e propria bufala storica. Tutti ricordano la contadinella con il faccino dolce di Romy Schneider, in realtà l’imperatrice Elisabetta d’Austria nasce nel ramo cadetto dei Wittelsbach, famiglia regnante della Baviera, ed è documentato che, mentre Francesco Giuseppe le fu sempre devoto, la giovane imperatrice era molto più attratta dalla ricerca della bellezza e della forma fisica, dalla mondanità e dai viaggi. Indipendentemente dal giudizio sul personaggio, i vestiti, i gioielli, le ambientazioni che questo museo propone sono interamente copie degli originali che si trovano in altri luoghi o che sono andati distrutti. Non c’è che dire, una sapiente operazione di marketing! Prima che la nostra visita a Vienna giungesse al termine ci siamo infilati di nuovo in metro per arrivare sulla sponda settentrionale del Danubio, dove sin dagli anni ’80 l’omonima torre Donau Tower e il grattacielo delle Nazioni Unite (UNO City), il terzo in ordine di importanza dopo quello di New York e di Ginevra, hanno dato vita alla Vienna postmoderna.

Un unico rimpianto: la fila continua al caffè dell’Hotel Sacher ci ha impedito di assaggiare una fetta della celeberrima torta proprio nel luogo in cui è nata, ci siamo sempre dovuti accontentare della cheese-cake al vicino Starbucks. A cui però bisogna dare atto di servire il migliore espresso della città, il che è tutto dire sulla qualità del cafè in Austria!



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