Capodanno a New York 5
Arrivo dopo un volo tranquillo, Air France Parigi Charles De Gaulle / J.F.K., partito con un’ora di ritardo ed arrivato con 45′ di anticipo, su di un enorme Airbus 380, pieno quasi all’estremo (capienza oltre 500 passeggeri), atterraggio con brivido e sbandata sulla pista ghiacciata (l’aeroporto è stato riaperto da pochi giorni, dopo una tempesta di neve epocale), poi oltre un’ora di attesa perché si liberasse il parcheggio del jet. In totale si ritorna ad un considerevole ritardo, complici anche le code lunghissime alla Dogana. Primo approccio: funzionari scrupolosi ma cortesi, procedure non particolarmente meticolose. All’uscita dall’aeroporto, ingenuamente ci precipitiamo verso un taxi, ma ecco il primo vero incontro con la caratteristica saliente di New York: la coda (“the line”)! Non ci siamo accorti che ci sono almeno un centinaio di persone che attendono i “cab” gialli; il mio primo impulso da italiano è quello di cercare un’alternativa, ma mia moglie mi dissuade (forse solo per stanchezza); è l’idea giusta, infatti dopo qualche decina di minuti la fila diventa un serpente aggrovigliato di oltre trecento viaggiatori infreddoliti. La buona notizia è che i taxi si avvicendano numerosi, e dopo un’ora siamo a bordo della famosa macchina gialla. Attraversiamo il Queens innevato oltre misura (il tassista ci indica le macchine coperte da cumuli di neve di oltre un metro), e giungiamo a Manhattan). Non sembra vero vedere dal vivo Broadway, la 5° Avenue, Central Park, il Plaza Hotel (dove hanno girato “Colazione da Tiffany”), il negozio Apple aperto 24 ore su 24. Arriviamo all’Hudson Hotel, dove abbiamo prenotato; il primo impatto non è favorevole: sembra di entrare in aeroporto, da un ingresso anonimo una scala mobile ti porta in una enorme lobby, sormontata da una rete ricoperta da edera (sintetica), dove trovi decine di persone che vanno e vengono. La stanza assegnataci, al 5° piano, è impregnata inesorabilmente di fumo di tabacco (od altro…). Mia moglie, che pure non fuma, non resiste ed insieme scendiamo a chiedere un cambio di stanza. Ce ne viene data una al 4° piano, ancora più piccola della prima, e notiamo anche un po’ più rumorosa… Dopo un giro di acclimatazione nei dintorni, siamo a Columbus Circle e ci godiamo il Time Warner Center, grande centro commerciale a due passi dall’albergo, con statue di Botero (originali) ed opere di Dalì (riproduzioni); nel seminterrato un grande supermercato alimentare, pieno zeppo anche la notte (sono ormai le 23 ora locale). Rientro in camera e… Brutta sorpresa, non si dorme per un continuo rumore di ventole e di acqua che scorre! Non lo sappiamo ancora, ma la stanza si trova sopra gli impianti di condizionamento dell’intero albergo! Notte insonne, proteste alle 5 del mattino e nuova richiesta di cambio di stanza! Per fortuna troviamo personale gentile e disponibile, e soprattutto incappiamo in una colazione all’americana veramente entusiasmante, servita nel locale Bar Restaurant che merita un plauso per l’arredamento ed il servizio. Confortati da queste buone notizie, iniziamo il nostro giro a New York. Siamo alla vigilia, e ci dirigiamo downtown, verso il Distretto Finanziario e Ground Zero. Dopo un giro a Wall Street raggiungiamo Battery Park ed insieme ad una folla variegata (turisti e locali) raggiungiamo, sul traghetto gratuito, Staten Island, dedicando molti scatti alla Statua della Libertà, che vediamo gremita di persone. Rientrati a Manhattan, dedichiamo il resto del pomeriggio all’Empire State Building. Anche in questo caso si conferma la caratteristica di New York, ovvero che anche in orari non di punta la coda è (quasi) inevitabile. Alla sera tentiamo di raggiungere Times Square, ma la polizia ha ormai circondato la zona, ed avventurarsi è sconsigliabile (“non c’è più spazio” ci dice una simpatica poliziotta). Optiamo per un locale vicino all’albergo, e lì, di fronte a due Brooklyn Lager, assistiamo in TV allo scoccare della mezzanotte: tranquillo e romantico…
Sabato mattina un’altra meta classica, resa più gradita dalla bella giornata, ovvero Top of the Rock, ed il Rockefeller Center. Incredibile il panorama dalla terrazza. Dopo uno sguardo alla Cattedrale di San Patrizio, nel pomeriggio vorremmo ritagliare solo due ore al Museum of Modern Art (MoMA), ma la bellezza dei quadri, la completezza dell’audioguida ed una visita al negozio di Design (di fronte al Museo), occupano gran parte del tempo. Si fa sera, ed eccoci a Central Park, dove raggiungiamo Strawberry Fields, ormai nell’oscurità; i reduci del capodanno hanno lasciato sul mosaico cappelli, stelle filanti, trombette. Sul Parco incombe il Dakota Building, che racchiude un enorme albero di Natale illuminato nel cortile.
E’ domenica mattina e ci si alza presto, dobbiamo andare a Messa! La cerimonia Gospel è imperdibile, e raggiungiamo l’Abyssinian Baptist Church, purtroppo già colma di persone. Ma basta voltare l’angolo, “Everybody are welcome”, un’altra cappella accoglie i turisti per una lunga e coinvolgente cerimonia, preceduta dal battesimo di tre nuovi membri della comunità. Poi un caffè da Sylvia’s Restaurant, qualche foto all’Apollo Theater, quindi in metropolitana a Brooklyn, dove percorriamo la Promenade, ricordando il film di Woody Allen “Manhattan”, e cogliendo magnifici scorci di case in brownstone e dei ponti tra le due isole. Viene sera, e ci immergiamo nella brulicante folla di Chinatown; qui un’altra reminiscenza cinematografica (“Blade Runner”), suggerita dalla pioggia che a tratti ci raggiunge. Poi Little Italy, ed un salto a Soho, visitando poi Macy’s (veramente immenso!), prima di rientrare in Hotel. Il lunedì mattina ottimo tempo, anche se la temperatura è sensibilmente calata; ci rechiamo al molo 38, da dove parte la Crociera di due ore che circumnaviga parzialmente l’isola di Manhattan. Ottimi scorci per foto e video di ricordo, ed una buona spiegazione audio da parte del comandante del battello. Sbarcati, rimane il pomeriggio a disposizione per goderci il sole in Times Square ed al Bryant Park, quest’ultimo delizioso angolo verde con pista di pattinaggio. Poi giro di shopping ad Union Square, raggiungendo l’edificio per noi più bello e fascinoso di New York, il Flatiron Building. E’ ormai sera, si torna in Times Square e, quasi per caso, nonostante il mio parere discordante (“qui ci pelano”), saliamo al 48° piano dell’Hotel Marriot, nel Bar Restaurant “View”, dove quasi subito l’addetta trova un tavolo esterno, affacciato… Su una enorme colonna. Qualche minuto e ci accorgiamo tra le risate che il locale gira, e che sono comparsi il Chrysler e l’Empire State Building. In sintesi, la serata più bella ed un conto non eccessivo, 60 $ in due, comprensivo di quattro birre e piatto di formaggi e dolci!
Martedì, solo una mattina prima della partenza, da dedicare al Metropolitan Museum, che risulta essere all’altezza delle aspettative, ben organizzato e meritevole di ben maggior tempo che uno scampolo di ore. Ritorno al J.F.K. Con saggio anticipo (oltre un’ora in taxi, a New York sembra essere sempre “rush hour”), passaggio della Security senza problemi (nonostante il bagaglio a mano), volo tranquillo e diretto fino a Malpensa con Alitalia, Airbus 330 nuovo ma con un bagno fuori uso e parecchi posti vuoti.
In sintesi, città stupefacente, non ha eguali; all’attivo la cordialità (inattesa ed insperata) delle persone incontrate, la bellezza e la molteplicità dei luoghi, la sensazione che vi sia posto per tutti, in un crogiolo di lingue costumi cibi culture che ti coinvolge. Più ancora che i luoghi chiave di ogni tour della città, peraltro da non mancare, ciò che ci è piaciuto di più è l’atmosfera dei quartieri meno visitati dal turismo di massa. Ma come tutti i miracoli, New York impegna, e costa molto (tempo e… Dollari).