Capodanno a New York 3
Indice dei contenuti
Venerdì 30/12/2011
La città è ancora deserta quando arriviamo in stazione e sulla navetta ci sono veramente poche persone, intorno alle 6.00 del mattino siamo in aeroporto, cerchiamo subito la zona del nostro check-in e attendiamo l’apertura della sala. Viaggiamo con la compagnia aerea americana Continental, la TV non funziona e neppure la musica, il volo dura quasi 10 ore, interminabili e alquanto noiose. Atterriamo all’aeroporto di Newark, in New Jersey. Ovviamente ci incolonnano subito nella fila più sfigata e incappiamo nell’unico agente al controllo documenti che ha voglia di chiacchierare (anche in italiano) ed impieghiamo una vita ad uscire tanto che i nostri bagagli sono già stati accatastati ai margini dei rulli! All’uscita ci attende una Limousine che ci porta all’hotel attraversando praticamente tutta Manhattan all’ora di punta. Alloggiamo presso l’Helmsley Park Lane Hotel, un 4 stelle affacciato su Central Park, sulla 59th Street ovvero Central Park South (www.helmsleyparklane.com). Le camere sono spaziose, la pulizia buona e la posizione eccezionale, ci tornerei senza troppi ripensamenti. Come prima cosa ci dirigiamo in centro per raggiungere la famosa Times Square, ci buttiamo nella mischia lungo la 7th Avenue, c’è davvero una quantità di gente incalcolabile tanto che giunti alla meta non riusciamo neppure a farci una chiara idea della piazza più famosa al mondo, stanno infatti organizzando per la notte di domani e ci sono transenne, poliziotti e caos ovunque. Cerchiamo un posto dove cenare, troviamo un tavolo da Heartland Brewery Chop House (www.heartlandbrewery.com) sulla West 43rd Street, a due passi da Times Square, a mio avviso la miglior carne e il miglior servizio li abbiamo trovati qui, consigliato. Dopo cena gettiamo la spugna e rientriamo all’hotel, ancora un po’ sballate dal fuso orario.
Sabato 31/12/2011
La mattinata inizia da Starbucks sulla 6th Avenue il cui nome corretto è Avenue of America. Un cappuccino piccolo (che già è grande per i nostri standard) e una fetta di torta alla cannella (sublime) sono la mia colazione a poco più di 5 dollari, torneremo ogni mattina! Passeggiamo per Manhattan, iniziamo ovviamente col percorrere la famosa 5th Avenue dove le grandi marche stanno aprendo i loro negozi, visitiamo la St. Thomas Church, fotografiamo prima l’Atlante e poi il famoso albero di Natale entrambi a Rockefeller Center ed è il momento di portarci lungo le sponde dell’East River per la visita all’Onu. L’ingresso si trova sulla 1st Avenue, tra la East 45th e la East 46th Street. Abbiamo acquistato i biglietti sul sito ufficiale delle Nazioni Unite (www.visit.un.org), è possibile scegliere tra il tour guidato in inglese o l’audio tour, in questo caso le audio guide sono disponibili nelle 6 lingue ufficiali dell’ONU tra le quali non rientra l’italiano. La nostra scelta è caduta sull’audio tour in francese. Il costo del biglietto è di 16 dollari compreso di prevendita, la prenotazione è per la visita delle 12.30 ma arriviamo con anticipo in modo da poter perlustrare sia la zona circostante sia la hall ovvero il visitor center. La visita parte dall’edificio dell’Assemblea Generale per proseguire verso la sala del Consiglio di Sicurezza posta nell’edificio accanto, è invece chiuso al pubblico l’edificio del Segretariato. Il percorso dura circa un’ora ed è interessante se si considera anche il basso costo del ticket. Usciamo e ritorniamo sul suolo statunitense, l’Onu gode infatti dell’extraterritorialità.
Ci avviamo lungo la East 42nd Street, quasi non ci accorgiamo del Chrysler Building che svetta alla nostra destra sulla Lexinton Avenue tanto siamo piccine piccine incastrate tra i grattacieli. Inizia a piovigginare e ci rifugiamo alla Grand Central Terminal, da ammirare sono la facciata in granito e l’atrio principale con soffitto a volta decorato con le costellazioni dello zodiaco. Sono già le 14.30 passate e decidiamo di pranzare ad uno dei chioschi all’interno della stazione, c’è l’imbarazzo della scelta; optiamo per Dishes (www dishestogo.com) e con 13 dollari rimedio un ottimo panino al roastbeef e acqua minerale. Riemergiamo che è già pomeriggio inoltrato, fervono i preparativi per la festa di capodanno, Simona ed io compriamo un paio di occhiali 2012 davvero fashion (!), tentiamo di raggiungere Times Square che ormai è quasi impraticabile, visitiamo la St. Patrick Church e infine ci buttiamo sullo shopping partendo dai piccoli gadget sino ad arrivare da Tiffany sulla 5th Avenue. Il reparto oro è inavvicinabile, più abbordabile l’argento e con mia somma soddisfazione battezzo con una strisciata per l’acquisto di un bracciale la mia nuova carta di credito… sono pronta per festeggiare la fine dell’anno vecchio e l’inizio di quello nuovo griffata Tiffany! Per cena è un’impresa trovare qualcosa sino a che ci imbattiamo nel ristorante Fireside (www.omnihotels.com/findahotel/newyorkomniberkshire/dining) sulla East 52nd Street. Possiamo scegliere tra il cenone di capodanno oppure il menù alla carte, optiamo per quest’ultima soluzione e con 40 dollari abbiamo hamburger con patatine e verdure (in realtà un piatto unico), bibita, caffè e la possibilità di restare a tavola tutto il tempo che vogliamo.
Il locale è carino e l’atmosfera gradevole, avendo voluto evitare il cenone questa si è rivelata un’ottima soluzione.
Abbandoniamo subito l’idea di passare il capodanno a Times Square, alle 18.00 la piazza viene chiusa e noi chiaramente siamo fuori perché il pensiero di passare tutte quelle ore in piedi non ci ha entusiasmate, decidiamo così di attendere la mezzanotte a Central Park, dove ci saranno i fuochi d’artificio.
Ovviamente senza mappa e senza punti di orientamento perché è buio all’interno del parco non ci si raccapezza ma c’è talmente tanta gente che seguiamo la massa sino ad arrivare alla Bethesda Terrace, un piazzale in pietra arenaria con ampie scalinate e una fontana centrale, ci pare un ottimo punto di osservazione e decidiamo di restare. La mezzanotte è vicina, inforchiamo i nostri nuovi occhiali 2012 (un paio luminoso e un paio a stelle e strisce) per non farci cogliere impreparate dalla mancata sincronizzazione degli orologi ed ecco l’esplosione di luci e applausi, è arrivato il 2012 a New York.
Lasciamo Central Park alla fine dei festeggiamenti, sbuchiamo sulla 5th Avenue all’altezza della East 72nd Street, seguiamo la scia di persone e ci ritroviamo a due passi dall’hotel, il nostro 2011 finisce qui.
Sicuramente attendere la mezzanotte a Central Park non è pericolo, anzi, c’è talmente tanta gente da sembrare un giorno di mercato, è una variante a Times Square che consigliamo soprattutto se il clima è mite come questa sera.
Domenica 01/01/2012
Ci alziamo di buon ora perché abbiamo appuntamento con la Statua della Libertà. Dopo la colazione da Starbucks ci dirigiamo a Columbus Circle dove, come da rigor di logica, svettano Cristoforo Colombo e il globo terrestre. Qui passa la linea 1 della metro che ci porta a Battery Park (fermata South Ferry), punto di partenza dei traghetti per Liberty Island ed Ellis Island. Abbiamo prenotato i biglietti per il traghetto delle ore 10.00 su internet tramite il sito ufficiale (www.statuecruises.com) al costo di 21 dollari comprensivo di audio guida e diritto di prevendita. Con la stampa del biglietto ricevuto via mail ci dirigiamo direttamente all’imbarco senza passare dalla biglietteria, quindi oltre ad avere il posto assicurato si risparmia anche molto tempo. La traversata è breve, circa 15 minuti. Per essere il 1 gennaio il meteo ci è favorevole, sole pieno e temperatura di 10 °C permettono di stare all’aperto e ammirare lo skyline di Lower Manhattan con i suoi grattacieli che svettano nel blu. La prima tappa è Liberty Island, recuperiamo le audio guide e partiamo subito col tour dell’isola che poi null’altro è che il giro in tondo della famosa statua, il cui accesso è sospeso da fine ottobre 2011 per lavori di ristrutturazione (seconda prova del fatto che la fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo). Beh… qualsiasi racconto o immagine non rende onore alle dimensioni di Miss. Liberty: basti pensare che il solo dito indice è lungo poco meno di 2,5 metri! Da Liberty Island si traghetta a Ellis Island, anche qui recuperiamo le audio guide e diamo inizio alla visita del principale porto d’entrata per gli immigrati in America. L’Ellis Island Immigration Museum si compone di tre piani: si parte dal primo con la sala bagagli per salire poi al secondo ed entrare nel grande salone che era la Registry Room dove si svolgevano i controlli iniziali e si prosegue nelle ali ovest ed est dove un’esposizione descrive le procedure di ispezione e mostra foto di immigrati; il terzo piano raccoglie oggetti donati dagli immigrati stessi. Anche se la Statua della Libertà non è accessibile abbiamo apprezzato tantissimo la visita, vale la pena ammirarla in tutta la sua grandezza ed Ellis Island è un irrinunciabile pezzo di storia. Il traghetto ci riporta a Battery Park, dove ha inizio la prima parte della nostra passeggiata sulla Broadway. Percorriamo pochi metri e siamo all’incrocio con Whitehall Street e Beaver Street dove si trova una delle sculture più fotografate della città: il toro di Wall Street (addobbato con ghirlande natalizie). Ancora pochi passi e siamo nel cuore del Financial District, raggiungiamo il famoso palazzo della Borsa e la Federal Hall National Memorial con le sue colonne in marmo bianco e la statua di George Washington posizionata nel luogo dove fece giuramento come primo presidente americano.
Visitiamo la caratteristica Trinity Church che sorge in mezzo ai grattacieli per dirigerci poi al vicinissimo Ground Zero. Non abbiamo i biglietti di ingresso al Memoriale quindi ci limitiamo ad osservare il triste cratere circondato da impalcature e recinzioni, alcuni stabili circostanti sembrano ancora semi distrutti mentre è in fase di ultimazione il grattacielo One World Trade Center. Il monumento in bronzo dedicato ai Vigili del Fuoco occupa una parte di parete del WTC Tribute Visitor Center in Greenwich Street. Sempre sulla Greenwich Street ci fermiamo a pranzo da O’Hara’s Restaurant and Pub, locale accogliente proprio di fronte al Memoriale, dove con 13 dollari servono un tramezzino (ma di grandi proporzioni, in pratica un panino tagliato a spicchi) e l’acqua. Rifocillate e riposate, sempre sgambettando sulla Broadway per poi prendere la Park Row arriviamo al mitico Ponte di Brooklyn che percorriamo a piedi per metà, il vento gelido nonostante la bella giornata di sole ci è avverso tanto da obbligarci a fare dietro front ma non senza esserci immortalate tutte sorridenti e soddisfatte.
Stanche? Giammai! Simona ed io siamo abituate a marciare, Cristina invece è in serie difficoltà così con la scusa che “si trova proprio dietro l’angolo” la trasciniamo sempre a piedi a China Town e Little Italy, realmente non molto distanti. Canal Street è un vero tripudio di cineserie, mai visti tanti taroccamenti tutti insieme. Le insegne illeggibili destabilizzano un po’ e fanno perdere l’orientamento ma noi non ci perdiamo d’animo, raggiungiamo Mulberry Street, ovvero ciò che resta di Little Italy perché tutto il resto è stato acquistato dai cinesi (preludio di ciò che avverrà tra qualche anno sul suolo italico) e svoltando in Grand Street facciamo la gioia di Cristina. Ci accomodiamo infatti da Ferrara, forse la più famosa pasticceria italiana della zona, dove consumiamo un buon caffè, non la solita brodaglia americana! All’uscita è buio pesto, incalcolabile la fiumana di gente su Canal Street tanto che non riusciamo neppure a intravedere l’insegna della metro. Cristina ha la geniale pensata di chiedere ad un cinesina “where is the metro?”… peccato che in USA la metro si chiami subway e quindi la suddetta cinesina ci guarda stranite come se parlassimo… cinese? Sistemiamo il tiro e riformuliamo la domanda correttamente ed eccoci sulla linea 6 direzione Bronx, ma noi scendiamo un po’ prima… Riemergiamo sulla 59th Street ed ecco che inizia a piovere, uno sguardo alle vetrine una più bella dell’altra e ci rifugiamo in hotel.
Cristina batte la ritirata e si infila sotto le coperte senza cena, Simona ed io non ci pensiamo proprio e armate di ombrellino andiamo alla ricerca di un ristorante. Troviamo posto al P.J. Moran’s Pub & Restaurant (www.pjmorans.com) sulla East 48th Street. All’ingresso è un pub, si accede poi alla sala successiva ed eccoci al ristorante, locale davvero carino che consigliamo, troviamo infatti una variante alla solita carne ed ordiniamo un piatto unico con frittata al prosciutto, patate fritte, insalata al quale aggiungiamo acqua e caffè con biscottini il tutto a 40 dollari a testa. Usciamo che ha smesso di piovere così ci buttiamo subito su Times Square e finalmente la vediamo nel suo insieme. Chiaramente è un’americanata, un susseguirsi unico di insegne luminose e taxi che transitano sbucando da ogni parte.
È il momento dello shopping, trascino Simona all’Hard Rock Café per l’acquisto delle famose t-shirt da collezione per proseguire poi lungo la Broadway nei più canonici negozi di souvenir.
Oggi siamo state decisamente baciate dal sole, con una giornata dal punto di vista meteorologico stupenda, impensabile di questa stagione a New York.
Lunedì 02/01/2012
Pronti, attenti, via… colazione da Starbucks e, per la gioia di Cristina, di corsa sulla metro direzione Canal Street per proseguire la passeggiata lungo la Broadway esattamente dove l’abbiamo lasciata ieri! Ci dirigiamo subito a SoHo dove facciamo una piccola deviazione sulla Greene Street, qui si trovano diverse case con facciate in ghisa colorate tipiche del quartiere che meritano di essere viste. Giunti alla Houston Street riprendiamo la Broadway e finiamo dritte dritte a Union Square, uno scoiattolo ci saluta mentre aggiriamo i giardini e proseguiamo imperterrite sino al Madison Square Park, dove la Broadway interseca la 5th Avenue. All’ombra del poco distante Empire State Building svetta uno dei palazzi più famosi della città: il Flatiron Building. Doverose le foto da ogni lato del ferro da stiro e poi a passo veloce deviamo sulla West 31st Street, sfiorando il quartiere di Chelsea, verso il Madison Square Garden che vediamo solo da fuori. Ripresa la Broadway ci fermiamo a guardare le vetrine di Macy’s ed ecco che, come un miraggio, ci appare Times Square. La vediamo ora per la prima volta alla luce del sole, la rigiriamo in lungo e in largo e poi ci muoviamo ancora in direzione nord. Sono le 14.30 e forse è il caso di pranzare e far riposare i piedi di Cristina che ormai odieranno me e Simona dal profondo! Ci ispira Angelo’s (www.angelospizzany.com), siamo sempre sulla Broadway, all’incrocio con la West 57th Street. Per 25 dollari a testa ci servono una pizza margherita davvero abbondante, acqua e caffè. Per essere a New York la pizza è buona e il prezzo è ragionevole, lo si può consigliare.
Facciamo una breve tappa in hotel e ci prepariamo per la salita all’Empire State Building (questa volta non a piedi).
Cerchiamo di raggiungerlo percorrendo la 5th Avenue ma è impraticabile tale la marea di gente che vi si è riversata per i saldi, neanche a Milano alla vigilia di Natale ho visto tanta folla.
Ci portiamo allora sulla Avenue of America e qui la strada è relativamente libera, in breve tempo siamo all’ingresso, sulla 5th Avenue, ai margini di Midtown.
Abbiamo acquistato i biglietti sul sito ufficiale (www.esbnyc.com) e per la precisione siamo possessori del fast ticket ovvero express pass che ci permette di entrare saltando tutte le file (e non è poco perché ci sono centinaia di persone) e raggiungere prima la terrazza panoramica all’aperto dell’86° piano e poi l’osservatorio del 102° piano circondato da vetrate.
Il costo incide parecchio, sono infatti 62 dollari a persona, ma si guadagna in salute.
La veduta è mozzafiato, siamo salite al tramonto così vediamo la città nei sui due aspetti, sono perfettamente visibili la pista di pattinaggio del Rockefeller Center, il Central Park, il Chrysler Building, il Palazzo dell’Onu, il Flatiron Building e seppur lontana la Statua della Libertà.
Mostro a Cristina la Broadway che abbiamo percorso interamente a piedi da Battery Park a Central Park e appena si rende conto del chilometraggio approssimativo mi scruta con fare sospetto… ma tutto mi è subito chiaro… vorrebbe gettarmi dall’86° piano!
La teniamo buona con la promessa di fare una tappa al bar e siccome siamo di parola appena sbuchiamo sul marciapiede cerchiamo e troviamo un pub molto carino e accogliente.
Appartiene alla stessa catena dove abbiamo cenato la sera del nostro arrivo, è l’Heartland Brewery Chop House all’incrocio tra la 5th Avenue e la 34th Street.
Con 3 dollari consumiamo una bibita analcolica e riposiamo per circa due ore, rientriamo in hotel fermandoci al Rockefeller Center e dopo aver deciso che salteremo la cena perché la pizza di oggi ci ha veramente saziate, siamo pronte per ritornare a Times Square per la nostra ultima sera a New York.
La tentazione è forte e non sappiamo resistere, diamo di nuovo il via allo shopping, ci fotografiamo mentre veniamo riprese e la nostra immagine è trasmessa sul cartellone pubblicitario, fantastico, foto d’autore da mostrare a tutti gli amici (con annessa spiegazione)!
L’ultima missione della giornata è preparare i bagagli, si ritorna a casa.
Martedì 03/01/2012
La mattinata parte da Starbucks per la mia ultima fetta di torta alla cannella.
Vorremmo raggiungere le rive dell’Hudson nella zona ovest di Manhattan, ma l’aria gelida ci impedisce di stare in un punto così esposto perciò ci intrufoliamo nel reticolato di vie che gravitano intorno a Times Square.
Ben presto arriva il mezzogiorno, siamo costrette a cercare velocemente un posto per il pranzo perché il freddo è insostenibile e perché alle 14.00 verranno a prenderci per condurci in aeroporto.
La scelta cade sul Connolly’s Pub & Restaurant (www.connollyspubandrestaurant.com) sulla East 47th Street, anche qui ci servono hamburger e patatine a cui aggiungiamo acqua e caffè per 20 dollari a testa.
Particolarità: il caffè è servito nelle tazzine come da noi ma… con la cannuccia… un insulto nei confronti di noi italiani! A parte questo, il cibo non è male e lo si può consigliare.
Come è noto a tutti “non c’è due senza tre” e così questa volta la sfiga si materializza nella figura di un losco autista alla guida di un lurido pullmino sgangherato che di malo modo carica noi e i bagagli per scaricarci poi sul marciapiede del terminal di Newark. Guardo storto Simona che gli lascia pure la mancia, davvero immeritata, timorosa che la sfiga soffi sul nostro aereo per farlo precipitare. Le pratiche di imbarco sono veloci, questa volta sia musica che TV funzionano alla perfezione, atterriamo in anticipo a Malpensa dove recuperiamo in breve tempo i bagagli e poi… navetta per Milano Porta Garibaldi e Suburbana per Pavia… abbiamo passato più tempo in viaggio che sul suolo americano! Di New York si possono dire molte cose, due sono quelle che balzano subito all’occhio.
– Non ci si può perdere a Manhattan, le strade si incrociano perpendicolarmente, quelle che vanno da nord a sud sono chiamate “avenue” e quelle che vanno da est a ovest “street”.
La 5th Avenue fa da spartiacque, a sinistra hanno tutte il prefisso “west” e a destra “east”.
− Cosa si mangia oggi?
Hamburger in tutte le salse, la città è piena di Pub & Restaurant dove carne e patatine fritte fanno da regina.
Cosa si desidera di più al rientro da un viaggio negli Usa?
Un piatto di pasta!