Capodanno a Las Vegas
30 dicembre 1999, West Covina: La partenza dall’ Italia e’ sempre ad orari antelucani, e cosi’ alle 7 abbiamo il volo per Milano Malpensa, avendo cambiato compagnia, ora Alitalia. Ebbene, nel volo tra Bologna e Milano Malpensa l’ Alitalia ci ha offerto “una caramella”. E vabbe’…Diamine, difficilmente scegliamo l’ Alitalia, perche’ ha le tariffe piu’ alte, stavolta che….Una caramella!! Neanche sui “voli-bus”, come li chiamano gli Americani, quelli a bassissimo costo!!!! Anche il viaggio MIlano-Los Angeles riserva alcune “sorprese”, rispetto alle altre compagnie. Infatti, ma questo lo abbiamo anche apprezzato, dopo un pasto “sintetico”, quasi immangiabile, gli stewards e le hostesses si fanno di nebbia. Pero’ a disposizione dei passeggeri due carrelli di bevande, a self-service. Poi, a richiesta, panini e salatini. Per certi versi meglio questo servizio “lassaiz faire” che la mielosita’ azzimata di certe compagnie, dove a volte sono talmente tante le attenzioni che non riesci a riposare piu’ di dieci minuti. Comunque siamo a Los Angeles, e poiche’ le compagnie di noleggio sono lontane dall’ aeroporto, ci mettiamo alla ricerca del pulmino del nostro noleggiatore, Alamo, stavolta. Sono circa le tre del pomeriggio, ma il fuso (9 ore in meno) comincia a pesare, percio’ nonostante siamo ancora dentro Los Angeles (Los Angeles si estende da Nord a Sud per 120 km e da Ovest ad Est per 80 km, ovvero una citta’ unica da Bologna a Rimini, e da Bologna a Firenze, ci fermiamo in un posto che si chiama West Covina. Lo scegliamo unicamente per la vicinanza con dei supermercati. A cui naturalmente rivolgiamo le nostre attenzioni per la frugale cena.
31 dicembre 1999, Las Vegas: E dunque ci siamo… Oggi e’ l’ ultimo giorno dell’ anno, del secolo…Del millennio!!! E noi, qui a Kingman, stiamo seguendo sulla CNN i vari spettacoli. Ora sono le cinque, le due di notte in Italia. Abbiamo festeggiato come fossimo in Italia, con un mega torta che non prometteva niente di buono e invece… E’ buonissima!!! Comunque ritorniamo a stamattina. Ci siamo svegliati di buon ora, le miglia, infatti erano parecchie, per arrivare a Kingman, li’ infatti abbiamo l’ hotel. Perche’ Kingman, Arizona? Innanzi tutto a Las Vegas i prezzi erano ancora (pochi giorni fa) impossibili, eppoi vendevano un pacchetto di 4/5 giorni. Inoltre sembrava tutto pieno. La localita’ piu’ vicina, che non aveva esasperato i prezzi, era Kingman, 180 km a Sud Est di Las Vegas, in Arizona. Inoltre ra abbastanza strategica. Era abbastanza vicina al Gran Canyon, che Carla voleva assolutamente che vedessi.Poi e’ sulla storica “US 66”, la prima vera strada americana, che collegava Los Angeles a Chicago. E’ ora. Las Vegas, arriviamo! 1 gennaio 2000, Kingman: Che delusione!!!! Abbiamo beccato il peggior Capodanno al mondo… Neanche un fuoco d’artificio! Comunque, facciamo un passo indietro. Alle 19 siamo in Nevada, lo spettacolo e’ eclatante, luci a perdita d’occhio, e non solo di Las Vegas… Boulder City, Henderson sono parate a festa, le luci si vedono da almeno 50/60 km…Sembra prorpio che ci divertiremo! A Las Vegas, ed in generale negli States, hanno adottato una formula molto democratica, con i poliziotti. Siccome c’era bisogno di una gran quantita’ di uomini, per non far torto a nessuno, sono tutti in servizio. E infatti per noi, certi spettacoli sembrano eccessivi: lo Strip, la via che taglia a meta’ Las Vegas, e’ pedonale, e al centro e’ transennata per chilometri e chilometri. Dentro questa transennatura, la polizia. Migliaia di poliziotti, con manganelli, giubbotti antiproiettili, caschi… Le manette, oramai, sono sostituite da fasciette da idraulico. Ci avviciniamo dolcemente alla mezzanotte fra un buffet e qualche poker slot dell’ “Isola del Tesoro”, dopo aver visitato il Venice, il Paris (ultime chicche) con i Carabinieri e le Carabiniere…Mah…Comunque commettiamo un errore: uscire. Infatti non siamo piu’ riusciti a rientrare, guardiani modello “armadio” impedivano l’ accesso a tutti, salvo i clienti degli alberghi e degli spettacoli. Cosi’ alle 23 e 15, un po’ spaventati da questa folla molto urlante ed ubriaca, forse meno pericolosa delle apparenze, decidiamo di allontanarci, anche per gustare al meglio lo spettacolo. Orbene, mezzanotte e’ arrivata, noi la bottiglia l’ abbiamo stappata e bevuta… Ma a Las Vegas di spettacoli per gl’ infreddoliti festanti neanche l’ ombra. Cosi’, con l’ amaro in bocca decidiamo di ritornare a Kingman. Forse li’ avevano fatto i fuochi…. Comunque ci svegliamo presto, ma non troppo per prendere colazione, cosi’ dobbiamo accontentarci di un caffe’ (?). Ecco quindi che prendiamo la macchina per andare verso il Grand Canyon, almeno non butteremo il primo giorno dell’ anno…Ma proprio mentre arriviamo vicino a Flagstaff, una bella nevicata ci fa fare marcia indietro…Stanchi e amareggiati, torniamo in albergo.
2 gennaio 2000, Palm Spring: Siamo partiti di buon ora, puntando l’auto verso la nostra meta finale: San Francisco. Ma dopo qualche centinaio di chilometri la curiosita’ e’ troppa. Calico, The Ghost Town, la citta’ fantasma e’ una di quelle citta’ tipicamente americane, che hanno vissuto un periodo d’oro per la scoperta di qualche giacimento di metallo prezioso (argento), e che esaurito il filone, vengono poi abbandonate. E’ una cittadina piccola, ma con deliziosi negozietti di artigianato, che meriterebbero qualche dollaro. C’e’ anche lo scontro a fuoco fra sceriffo ed immancabile delinquente, che ovviamente ci lascia le penne…Da li abbiamo puntato a sud, destinazione Palm Spring. Situata in una conca, Palm Spring (con Palm Desert e Indio) rappresenta il “must” degli Angelitos, ovvero la residenza del fine-settimana, dove ritemprarsi con una partita a golf la mente e lo spirito. Ovviamente per chi ha qualche milione di dollari….Cosi’ la sera ce la gustiamo in questo dolce clima, sebbene sia inverno pieno, e a non piu’ di 200 km nevichi…
3 gennaio 2000, Pismo beach. Oggi, dunque, puntiamo a Nord, verso Frisco (san Francisco). Rapidamente ci lasciamo alle spalle Los Angeles, e dopo una breve sosta a Santa Monica, risaliamo la costa. Il paesaggio e’ stupendo, rocce a picco sul mare per decine di chilometri. Sulla strada incontriamo posti incantevoli, il primo e’ Santa Barbara, dove “calano” i ricchi di Los Angeles che preferiscono il mare. Sono cittadine tutte ordinate, molto tranquille, anche se abitate da centinaia di migliaia di persone. Lasciata Santa Barbara, Costeggiamo ancora l’ oceano, in verita’ bruttino, con molte alghe…Quando la nostra attenzione si posa su di un parcheggio. Curioso come sono mi fermo. Beh… E’ una riserva di foche e trichechi…A centinaia sdraiati sulla battigia mandano in sollucchero noi fotografi. Sono enormi, e anche vicini…Le guide ci spiegano un po’ di cose, ma il tempo e’ tiranno, e cosi’ riprendiamo la strada, sempre affascinati da questi episodi. Quando comincia a fare buio decidiamo di fermarci, e siamo a Pismo beach. Capita quando si sceglie di alloggiare in “catene” di motel (nei Quality Inn, stavolta) che la qualita’ sia piu’ o meno “standard”, ma a volte dove ti fermi non c’e’ il “corrispondente” e caschi male… Infatti l’ albergo e’ brutto, e la colazione veramente uno schifo. (Prendete nota: si chiama Amber Motel, al 490 di Dolliver Street). Dopo cena riusciamo anche a sbagliare strada, a perderci e (per fortuna…) a tornare in albergo.
4 gennaio 2000, Redwood: Partiti di buon ora, in poco tempo raggiungiamo “Hearst Castle”, la residenza molto kitch di un riccone di San Francisco, vissuto nei primi 900. Ora e’ un museo. Purtroppo il tour dura almeno due ore (e bisogna farne tre, per vederlo tutto, percio’ soprassediamo, non prima di collegare il nome “Hearst” a Patricia Hearst, parente del “castellano”. A meta’ pomeriggio siamo a Carmel, cittadina famosa perche’ non ha semafori ed insegne luminose di nessun tipo, ma soprattutto perche’ Clint Eastwood e’ stato sindaco. E comunque e’ una splendida cittadina, con uno spiaggione incredibile. Il clima e’ tiepido, e Carla, che qui c’e’ gia’ stata, dice che e’ piu’ caldo che in estate…Con Carmel inizia la penisola di Monterrey. Qui i golfisti hanno un sussulto. Infatti e’ in questa penisola che c’e’ il piu’ famoso Golf club del mondo: Pebble Beach. Ma tutta la penisola, ve lo assicuro, e’ un campo da golf! Per girarla si percorre la 17 Miles Scenic Drive, a pagamento (ma ne vale la pena!). Siamo un po’ in ritardo sulla tabella di marcia, e arriviamo in questo sobborgo di SF sul tardi. Decidiamo di fermarci, e in fretta troviamo un albergo.
5 gennaio 2000, San Francisco: Ci alziamo di buon ora, come sempre e decidiamo di puntare subito per il tour, il “49 Miles Drive”, un giro di 49 miglia (ca. 75 km) dove si vede il meglio di SF. Ed infatti il giro e’ molto bello, ci risparmia un vagabondaggio senza senso. Percio’ nell’ ordine vediamo:l’ Oakland bay bridge, Market street, Union Square, il Nob Hill (il centro), il quartiere finanziario, Chinatown, North Hill (il quartiere italiano), il Fisherman Wharf, il molo 41, Fort Mason, Lombard street e molte vie tipiche di SF, il Presidio, un parco immenso che ci porta sotto il Golden Gate Bridge, percorrendo “El Camino del Mar” arriviamo in una zona molto suggestiva (come se le altre…) ovvero casette singole di due piani,in legno, coloratissime, in puro stile “vittoriano”…Eh si’, decisamente una citta’ NON-americana…Proseguiamo dentro il Golden Gate Park (altro parco, distinto dal Presidio) fra jogger, mamme, ciclisti e studenti, iinfine arriviamo su Twin Peaks, da dove si gode una vista stupenda. Quando finisce questo giro siamo estasiati. SF e’ una citta’ splendida, all’ europea, decisamente. Troviamo l’ albergo nei pressi del Fisherman Wharf, e pur essendo una zona non bellissima non c’e’ nessun pericolo a girare a piedi, di sera. Questa e’ una delle cose differenti dalle altre citta’ americane, la gente a piedi. Soprattutto di sera. Qui moltissimi fanno jogging, e grazie anche ad una fortunata coincidenza metereologica non e’ neanche troppo freddo. (C’e’ un detto, qui, che dice: Nessun inverno puo’ essere piu’ freddo di un estate a San Francisco). Percio’, sistemati i bagagli, puntiamo per una visita piu’ approfondita di uno dei punti di maggior interesse: Fisherman Wharf. Il FW era un molo del porto. Poi gli italiani vi istallarono dei chioschi dove cuocevano i granchi (enormi) appena pescati, per rinfocillare i pescatori. Da chioschi diventarono ristoranti, eppoi nacquero negozi… Insomma e’ diventata una zona commerciale e turistica, dove fare gli acquisti tipici. 6 gennaio 2000, San Francisco: Oggi dedichiamo la nostra attenzione al centro, che nonostante abbiamo girato in auto, volgiamo farci una bella passeggiata. Partiamo a piedi dal nostro albergo, sia per cercare un web cafe’ dove Carla andra’ a leggere la posta, sia perche’ posteggiare a SF e’ oltre che (quasi) impossibile, anche molto caro (30/40 dollari al giorno, in parcheggio). Il centro e’ molto animato, ma fa anche piu’ freddo, e il nostro intento ora e’ compra qualcosa per coprirci… Cosi’ scopriamo Gap, Levis, Macy’s e tanti negozi, ma a prezzi per noi insostenibili (nonostante i saldi!). Cosi’ verso sera decidiamo di farci il giretto sulla “Cab”, il tranvetto. Assolutamente imperdibile. Non crederesti mai che riesca neanche a muoversi, tanto sembra fragile… Il bigliettaio sembra un ex-indiano. Avra’ 50 anni, ma ha i capelli piu’ lunghi di Carla e legati a coda di cavallo. Avevo trovato un bel posto per fare delle foto, ma rudemente Jack (si chiamava cosi’), mi apostrofa: “Ehi, friend, this is my office!” (Ehi, amico, e’ il mio ufficio!) Si’, era il posto dove tirava il freno…Cosi’ siamo di nuovo al Wharf… E allora ceniamo a base di granchio da Alioto’s (noblesse oblige…) e satolli torniamo a letto. 7 gennaio 2000, San Francisco: Oggi facciamo visita ad uno dei simboli di SF. Alcatraz. Per noi Alcatraz e’ un carcere, certamente, vi rinchiusero Al Capone, anche…Ma per noi e’ un film con Clint Eastwood, soprattutto. Non si ha la piu’ pallida idea di quello che puo’ essere stata la vita qua dentro. Celle strettissime (2m di larghezza, 3 di lunghezza e 2 di altezza) su tre livelli in file di ca. 30 fanno capire che le condizioni erano terribili. Inoltre la “Norma 5” del Regolamento del Penitenziario diceva: “Avete diritto a vitto, alloggio, indumenti ed assistenza sanitaria. Tutto il resto consideratelo un privilegio”, spiegava chiaramente che la prigionia non era una vacanza (al contrario di….) La cosa che appare piu’ strana, comunque, e’ che non siamo cosi’ distanti, dalla riva, da SF. In traghetto ci abbiamo messo un dieci minuti, percio’ in teoria in 30/40 minuti a nuoto ci si arriverebbe… Ed invece qui le correnti sono terribili, e una breve nuotata a pochi metri dalla riva puo’ trasformarsi in un incubo. Alcatraz non nacque, comunque come prigione. Nel 1853 venne iniziata la costruzione di un fortino, e nella guerra di Secessione (1861) ebbe il ruolo di prigione militare. Nel 1934 l’ uso divenne civile, ovvero “Penitenziario Federale”. Qui venivano rinchiusi i detenuti “incorreggibili”, e dovevano rimanervi da 8 a 10 anni. Oltre ad Al Capone (di cui non si seppe mai l’ esatta cella) vi fu rinchiuso un buon numero di criminali, ma non molti sono famosi. Di certo i tre che tentarono di evadere (che poi ispirarono l’omonimo film) furono i piu’ famosi. E sebbene non si trovarono mai i corpi, si crede siano annegati. Dopo questa visita passeggiamo per il Wharf, stavolta con intenti naturalistici. Infatti fra il Wharf ed il molo 41 c’e una splendida e chiaccherona colonia di Otarie, foche. Che con il passare del tempo sta creando un po’ di problemi ai traghetti, perche’ le rotte sono spesso ” convergenti”, e le foche hanno il diritto di precendenza (le mura a dritta, si direbbe, ora…:-)))). Cosi’ siccome e’ l’ ultimo giorno decidiamo per una buona cena. Ovvero una “Steak House”. Ma e’ venerdi anche qui, e i locali sono pieni, percio’ ripieghiamo (con 20 minuti di attesa) sull’ Hard Rock Cafe’. Avevamo sempre evitato certi posti, ma siamo stati obbligati e non siamo affatto pentiti. Ottima musica, ottimi piatti, ottima ambientazione… E che dire? Noi il trenino lo facciamo per un Samba, qui quando e’ partito YMCA dei Village People la gente era sui tavoli a gridare! (Noi?…Quasi!!!)…
8 gennaio 2000, Bologna: E cosi’ finisce anche questo viaggio… Stavolta troviamo facilmente il noleggio auto, il pulmino per l’ aeroporto, il check in… Il nostro aereo… Insomma tutto facile, a parte le 4 ore di attesa a Malpensa per un volo-trabiccolo su un ATR-42 (si’, quelli che cadono facilmente).
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