Capodanno a Istanbul

Inizio 2011 in salsa turca
Scritto da: stramaury
capodanno a istanbul
Partenza il: 31/12/2010
Ritorno il: 04/01/2011
Viaggiatori: 5
Spesa: 500 €
Perchè Istanbul:

  • perché ultimamente ci va un sacco di gente: vogliamo evitare di fare i pecoroni e seguire la massa? Giammai.
  • perchè Santa Sofia è nel mio elenco delle cose da vedere da quando ne ho letto per un esame all’università.
  • perchè il capodanno precedente, alla fine della piacevole ma gelida vacanzina in Belgio, ci eravamo detti: l’anno prossimo un posto caldo. Così abbiamo pensato ad Istanbul. Illusi.

Organizzazione: 31/12/2010 – 04/01/2011. Volo a\r Alitalia Torino-Istanbul Ataturk 220€. Dormiamo in ostello. Ci guida la LP sulla Turchia.

Chi: Teo, FF, Sonia, Uccio ed io. 24 anni lei, 27 tutti gli altri.

Bignami Istanbul (in alternativa basta una cartina della città): Lezione di geografia: il Bosforo è un canale lungo circa 30 km che collega il mar Nero (nordest) con il “piccolo” mare di Marmara (sudovest); segna anche il confine tra Europa ed Asia. Istanbul sorge, estesissima, a cavallo del Bosforo ed in affaccio sul mare di Marmara. La sponda europea è divisa a sua volta in due porzioni dal Corno d’oro, altro braccio d’acqua (stavolta a fondo cieco) che dal Bosforo si estende a nordovest per circa 7 km. Le principali zone turistiche di Istanbul sorgono in un’area relativamente ristretta della sponda europea: Sultanhamet, nella penisola tra mare di Marmara e Corno d’Oro, ospita i monumenti principali come Santa Sofia, Moschea Blu, Palazzo Topkapi, Gran Bazar e Bazar delle Spezie, e via così; Galata e Beyoglu, sulla sponda opposta del Corno d’Oro, sono quartieri più mondani e commerciali. Queste le zone prettamente turistiche, intorno alle quali si estende la Istanbul quotidiana (o almeno credo, non essendomi spinto oltre). Fine della lezione, sperando sia utile per capire quel che segue.

31 dicembre

Atterriamo a metà pomeriggio, prendiamo un po’ di lire turche in uno dei vari cambi dell’aeroporto, quindi ci dirigiamo in taxi verso il centro città dove abbiamo prenotato due camere nel quartiere turistico di Sultanhamet in un ostello che ci darà tante soddisfazioni. Il tassista ci lascia davanti ad un negozio di tappeti, ma a parte la sorpresa iniziale è tutto ok perché il proprietario è un imprenditore che differenzia gli investimenti: negozio di tappeti sotto, ostello sopra; il personale è condiviso. Uccio e Sonia sono in 2 e beccano una camera da 6; Teo, FF ed io da 4, senza finestre. Non siamo più quelli di una volta, ci girano le balle e protestiamo. Ci accordiamo col ras dell’ostello e del negozio di tappeti, che ci cede la sua camera sul tetto e si prende la stanza bunker. Noi contenti, la sua ragazza meno e infatti ci guarda con astio. Vabbè. Ora che abbiamo letti e finestre possiamo uscire per un primo assaggio della città by night. L’epicentro dei festeggiamenti per l’inizio dell’anno è piazza Taksim, quindi ci spostiamo sull’altra riva del fiume nel quartiere di Beyoglu. Salendo verso piazza Tunel passiamo sotto alla bella torre di Galata, che diventerà il nostro rassicurante punto di riferimento per i giorni successivi. Giriamo per il quartiere, sobria cena di capodanno al volo in un locale per turisti, quindi torniamo in strada e ci spostiamo verso piazza Taksim lungo la grande via dello struscio Istiklal Caddesi invasa di gente. Guardandoci intorno: turiste straniere e turisti stranieri, poliziotti turchi, uomini turchi; questi ultimi a gruppi di venti tutti abbracciati ed alticci. La mancanza di donne turche (dove le tengono?) e la massiccia presenza di poliziotti un po’ ci turbano, quindi urla e foto di rito alla mezzanotte ma poi lasciamo la fiumana e ripieghiamo verso il ben più tranquillo Sultanhamet: ci fermiamo in un baretto dove si balla. Tornati in ostello alcuni di noi concludono la serata socializzando con il ras, i suoi aiutanti e altri viaggiatori riuniti nella sala comune e ormai parecchio sbronzi. Tra i temi di discussione: un siriano spiega dettagliatamente la pratica dell’impalatura (!); berlusconi (…); la monnezza a Napoli (…). Meglio andare a dormire.

1 gennaio

Si inizia dalle cose importanti. Prima tappa: Santa Sofia, con mia grande gioia. La raggiungiamo a piedi, attraversando questa zona del centro di Istanbul. Lei mantiene le promesse: è maestosa, articolata, davvero bella. L’esterno è difficile da cogliere per quanto è complesso, l’interno è unitario ed imponente. La patina del tempo è più che visibile e contribuisce parecchio al fascino autentico della basilica. Sono molto molto molto soddisfatto. Usciamo e ci dedichiamo al successivo must di giornata: la Cattedrale Cisterna, poco distante. Biglietto, scendiamo alcune rampe di scale, ed eccoci in uno spazio sotterraneo semibuio molto suggestivo. Consiste in colonne, volte ed un sapiente gioco di illuminazione, fondamentale per creare quest’atmosfera davvero affascinante. Giriamo per alcune decine di minuti, scoviamo (non che sia difficile) le due facce di medusa che sono i principali e forse unici elementi di variazione nella teoria ossessiva di colonne, quindi torniamo in superficie, contenti. Siamo ad inizio pomeriggio, e ci dirigiamo in direzione della Moschea Blu attraverso il parco di Sultanahmet, che pur bello in questa stagione non può certo essere il trionfo di colori visto in alcune fotografie. Santa Sofia è un monumento e basta, la Moschea Blu è pure, ancora, luogo di culto. Quindi, dopo esserci goduti l’esterno, per entrare seguiamo le regole dovute nelle moschee: via le scarpe, Sonia si copre il capo, ed una volta dentro girovaghiamo nella zona per i turisti compresa tra quella destinata agli uomini musulmani, in preghiera al centro, e quella per le donne musulmane, lungo il perimetro dell’edificio, seminascoste da grate. A terra moquette, nel bene (morbida) e nel male (zozza?). La Moschea Blu è molto bella e pare fresca di inaugurazione, anche stavolta nel bene e nel male: tutta precisa e scintillante ha un fascino diverso da Santa Sofia, molto meno decadente. Chi preferisce l’una e chi l’altra, la quadra è che per entrambe il livello è notevole. Da qua decidiamo di spingerci fino all’estremità meridionale di Sulthanameth, per cui vaghiamo nuovamente tra vie ed edifici più comuni imboccando strade a caso nella direzione che ci interessa. Arriviamo al molo affacciato sul mar di Marmara, da cui abbiamo una bella visuale sul centro storico o a scelta sulle navi portacontainer che solcano le acque, a seconda di come stiamo girati (per inciso, questa deviazione è evitabile). Altra camminata: prima per buttare un occhio al vicino mercato del pesce e poi per tornare in sommità nella zona dell’università dove assaggiamo l’onnipresente succo di melograno (non male); quindi decidiamo di dare uno sguardo nel vicino Gran Bazar, dove apprezziamo i colori vivaci di foulard, frutta candita, spezie e delle tante altre cose in vendita.

2 gennaio

Oggi andiamo in gita: crociera sul Bosforo. Partenza dai moli a fianco del ponte di Galata, lato Sultanahmet. L’aria è fredda, per cui un po’ stiamo dentro a sonnecchiare, un po’ usciamo sui ponti per vedere il panorama delle due rive di questo braccio d’acqua, con le costruzioni che si diradano man mano che ci allontaniamo dal centro di Istanbul. Navighiamo credo per un paio d’ore, fino a raggiungere l’estremità del Bosforo e sbarcando ad Anadolu, dove caliamo sulla terraferma stile orda di barbari. Qui è prevista la libera salita alle rovine di un castello medievale eretto per vigilare sullo sbocco del Borforo nel mar Nero. Capiamoci: il castello non è niente di emozionante ed il paesello in generale pare una trappola per turisti, visto che sembra vivere esclusivamente delle infornate quotidiane di crocieristi (penso sia chiaro che questa parte di gita non mi entusiasma). Comunque: foto di rito, polpacci indolenziti, dopo circa 3 ore sull’isola ed un sobrio pranzo di pesce in uno dei tanti ristoranti sul molo verso le 15 ci reimbarchiamo. Intorno alle 17 siamo di nuovo a Sulthanameth, dopo esserci goduti dalla barca un bel tramonto sul centro di Istanbul con la teoria di minareti che spiccano controluce. Visto che l’attracco è in zona, una volta sbarcati diamo un’occhiata all’interno della moschea di Yeni, davanti a cui siamo passati e passeremo innumerevoli volte e che per la sua onnipresenza nei nostri spostamenti ci incuriosisce. All’uscita andiamo nel vicino Bazar delle Spezie per farci un’idea: come ieri, altri bei colori.

3 gennaio

Piove. Oggi tocca al Palazzo Topkapi. Lo raggiungiamo a piedi. E’ enorme, e lo giriamo come siamo soliti fare in questi casi: a caso, semplicemente guardando per vedere se ci piace (e senza capirci granchè). Non ci fa impazzire: bello ma talmente sterminato da apparire dispersivo. Da bravi architetti siamo soliti concentrarci sul contenitore anziché sul contenuto, che in questo caso è una ricca esposizione di arte e oggettistica varia tra cui il celebre tesoro, che però non incontra il nostro interesse di turisti. Saggiamente decidiamo di visitare l’harem, che ci riporta ad un dimensione più minuta e che per questo ci piace parecchio, con svariate e variegate decorazioni ed ambienti piccoli e raffinati. Parzialmente riabilitato il Topkapi grazie a questa aggiunta in corsa, a metà giornata ci dirigiamo a piedi verso l’ultima delle principali moschee di Sultanahmet mancante al nostro elenco delle cose viste: Suleymaniye. Molto bella anche lei, in posizione dominante sul centro della città, potrei fare le stesse considerazioni della Moschea Blu: piacevole ma troppo intonsa. Quindi scendiamo verso il basso, lambendo i bazar e dando un’occhiata alle tante bancarelle lungo il tragitto. Torniamo sul Corno d’Oro, attraversiamo il solito ponte, ci arrampichiamo sulle pendici del quartiere di Galata e saliamo finalmente sulla torre omonima al tramonto, da cui godiamo del bel panorama. Peccato per foschia e pioggerella, fastidiose. Però apprezziamo assai.

4 gennaio

Siamo agli sgoccioli. Mattina in giro per quartieri del centro, facciamo nuove puntate al Gran Bazar ed al Bazar delle Spezie per gli ultimi acquisti e passeggiamo per Sultanhamet. A metà giornata salutiamo il ras dell’ostello, la sua banda e via con lo shuttle verso l’aeroporto. Ce la caviamo così, chiudendo la più esotica delle nostre vacanze.

Info pratiche

Meteo. Abbiamo imparato la lezione: guardare l’atlante prima di partire. Istanbul, chi l’avrebbe detto, è alla latitudine di Roma e quindi a capodanno è fredda: sarà risaputo, noi lo abbiamo scoperto lì e ci siamo rimasti male.

Cibo. Abbiamo mangiato in giro a poco prezzo (max 15€), tra self service in centro e ristoranti turistici. La sera in cui ci siamo impegnati di più siamo andati nella zona del porto dei pescatori: anche lì ristoranti superturistici, di quelli con i camerieri all’ingresso ad accalappiarti. Vere bombe caloriche i dolcetti di frutta secca e miele a colazione.

Dormire. L’ostello era oggettivamente un rottame. Mi muovo in un campo minato (beccarmi dell’ignorante o del razzista è un attimo), quindi mi limito a dire: non è Occidente, gli standard sono differenti. Forse è solo una questione di aspettative, dunque nostro errore di valutazione causa inesperienza. A posteriori comunque sarei andato in albergo. Detto questo sia il ras burbero (però umanizzato dalla ciucca triste che si è preso a capodanno) che i suoi aiutanti – alla mano e che ci hanno dato tanti buoni consigli – sono state conoscenze apprezzate.

Costi. Meta economica ma nemmeno troppo: meno costosa dell’Italia ma senza esagerare. Non abbiamo scovato una regola di contrattazione ai bazar, ogni tentativo ha fatto storia a sé con percentuali di sconto variabilissime. In ogni caso provarci, se no non c’è gusto. Nessun problema per cambiare sul posto (aeroporto o città) euro con lire turche. Tirando le somme. La città è molto bella, i must degni delle aspettative. Ho trovato sottotono la gita sul Bosforo che però è una buona occasione per una giornata diversa: il compromesso potrebbe essere sceglierne una che non arrivi fino al Mar Nero. Non ci siamo spinti nei quartieri semicentrali ed oltre per mancanza di tempo, peccato. A questo punto non resta che fare lo spot: visitate Istanbul. A me è piaciuta.

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