Capo di Buona Speranza – Winelands in rotelle

Dintorni di Capetown...girando su sedia a rotelle
Scritto da: ROTEX
capo di buona speranza -  winelands in rotelle
Partenza il: 28/10/2010
Ritorno il: 04/11/2010
Viaggiatori: 1
Spesa: 3000 €
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Arrivo alla fine al Capo di Buona Speranza, il punto più a sud dell’Africa. E mi fa effetto pensare a dove sono!! Pensare alla cartina geografica, riflettere sul fatto che è dalle scuole medie che avrei voluto venire al Capo di Buona Speranza, perché mia nonna si chiamava Speranza e mi faceva sorridere il fatto che ci fosse un capo con il suo nome. Insomma focalizzare il paesaggio che mi circonda e il pensiero della cartina geografica, mi pare irreale. A circa 40 minuti da Cape Town ci sono le winelands, la regione maggiormente rinomata per i vini. Si parte dall’oceano di CT e si arriva in un enorme altopiano circondato da catene montuose, di altezza riguardevole (oltre i 1500 metri). Altro cambio di paesaggio in questo Sud Africa pieno di aspettative. Le cittadine sono tipicamente europee in particolare Stellenbosch e Franschhoek, quest’ultima è famosa per i suoi innumerevoli ristoranti francesi, visto che è stata fondata dai francesi. Nelle winelands non si può far altro che mangiare e bere, infatti si è circondati da ristoranti con menu di vario tipo, ma ancora più affascinate è visitare le enormi aziende vinicole, al cui interno si possono fare degustazioni ed uscire belli allegri. Ad ottobre, in Sud Africa è l’inizio della primavera, quindi non è il periodo migliore per visitare aziende vinicole, molte sono chiuse, ma rimane uno spettacolo per gli occhi, vedere tutti questi paesaggi, che ricordano i panorami toscani… beh a dire il vero la Toscana è più bella!! Resto affascinato nel vedere donne che raccolgono, credo fragole, mi piace vedere come con estrema disinvoltura, portano le cassette di frutta sulla loro testa, sembrano giocolieri. Mi chiedo perché molto di loro hanno il viso colorato? Servirà a proteggere la pelle dal sole? Boh….

Non posso partire da Cape Town senza essere andato a vedere le balene. Da giugno a dicembre è il periodo in cui si ritrovano lungo la Walker Bay, moltissime balene australi per l’accoppiamento e la nascita dei balenotteri, prima di partire verso il polo sud durante l’estate australe. Ad Hermanus, graziosa cittadina di pescatori, ora famoso per esser il luogo migliore, al mondo, sulla terraferma per effettuare il whale watching, si può tranquillamente guardare decine di balene che nuotano in mare aperto, che emozione vedere questi enormi animali che soffiano l’acqua dal loro colpo, che alzano la loro enorme coda…. Sino ad ora non avevo mai visitato un paese con così grandi contraddizioni. Certo avevo letto dell’apartheid, avevo letto e visto in tv della povertà e sentito parlare della criminalità, dell’epidemia dell’HIV. Ma sino a quando non la vedi non ti rendi conto, puoi rendertene conto, anzi a dire il vero nemmeno quando la vedi non capisci e appare tutto irreale. Noi turisti bianchi, europei con i soldi, arriviamo in aeroporto, abbiamo la nostra bella guida, andiamo nel nostro albergo, ci dicono che non dobbiamo sconfinare, che dobbiamo stare attenti che c’è delinquenza e povertà. Sconfinare dove?? Tutto mi appare così bello, certo vi sono delle zone un più degradate, ma come in tutte le città. Vado sulla costa ed è un tripudio di bellezza e ricchezza. Ville che si affacciano sull’oceano, cittadine che sono costruite per far star bene il cuore quando arrivi. Avevo letto che i bianchi sono il 15%/20% della popolazione del Sud Africa, non capisco come mai in tutte queste cittadine vedo solo bianchi. Mi dicono di non andare nella zona delle Cape Flats, in quanto può essere pericoloso, le immagino zone povere, lontane da Cape Town e non molto distese. Wikipedia scrive “Le Cape Flats (“pianure del capo”, in afrikaans Die Kaapse Vlakte) sono una zona pianeggiante, in espansione, situata a sudest del centro urbano di Città del Capo. I capetoniani le chiamano semplicemente “The Flats”, e rappresentano il “ghetto nero” (o township) della città. Storicamente, le Flats furono in qualche modo il teatro delle prove generali dell’apartheid; all’inizio del XX secolo, infatti, un’epidemia di peste bubbonica convinse il governo di quella che si chiamava Colonia del Capo a confinare la popolazione nera in queste area allo scopo di contenere il contagio. Nel 1950 dopo la vittoria politica del National Party e il varo delle leggi sulla segregazione razziale, le Flats divennero ufficialmente il luogo assegnato dalle autorità alla popolazione “non bianca”. Da allora, le Flats sono abitate dalla maggioranza della popolazione della Greater Cape Town.

Poi una sera, mentre percorro l’autostrada che porta dal mare al centro di CT, inizio a vedere una distesa enorme di capanne, certo l’avevo già vista ma credevo fosse una gigantesca discarica, sono lento di comprendonio, ci sono (è l’ora del rientro dal lavoro) moltissimi pulmini fanno scendere decine di persone sull’autostrada, e questi, a piedi si dirigono verso “la discarica”. Vedo anche che accanto all’autostrada vi sono diversi prati (chiamarli prati è un eufemismo) in cui giocano a calcio ragazzi e bambini. Lì a giocare a pallone su quelle che per noi sarebbero le piazzole di sosta. Incuriosito e con la mia bella macchina bianca, prendo la prima uscita e mi dirigo verso le Flats, solo allora capisco che non è una zona limitata, anzi è enorme. Descriverla si fatica, basti pensare che i campi nomadi che siamo abituati a vedere, sono in confronto un villaggio Club Med. Girovagando con la mia “bella“ auto bianca, mi sento di troppo, sapevo che non dovevo e non potevo rimanere li allungo, mi sono però bastati per vedere quanto l’umanità sia egoista. E’ inutile che dica che non vi è acqua, luce, è tutto inutile… in realtà lo abbiamo letto e visto in tv… ma quando sei li…. Beh…. Ti senti di troppo !! Ti senti imbarazzato. Ti senti in colpa!! E’ uno schiaffo in piena faccia !! Mi sono sentito un ladro, nell’aver portato via tutto a loro…e di avere molto… è troppa è la differenza…Non ho fatto foto nelle Flats, avevo troppo timore che mi rubassero la mia “bella” macchina fotografica per comprarsi un paio di scarpe nuove.

Questo meraviglioso paese mi lascerà, oltre ai paesaggi, agli animali, il retrogusto della contrapposizione tra ricchezza e povertà. Pare impossibile che nel giro di pochissimi km, si possa passare dal paradiso all’inferno con estrema facilità… Non diciamo che è un problema loro…perché è un nostro problema, soprattutto di coscienza. Ah già ma ce l’abbiamo la coscienza ??!!

Bye bye Africa !!!



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