Canada occidentale e Yellowstone con bimbi al seguito

Da Toronto alle Cascate del Niagara, da Vancouver alle montagne rocciose canadesi... Jasper e Banff... dal Montana a Yellowstone per finire a New York
Scritto da: Lorenzoasr
canada occidentale e yellowstone con bimbi al seguito
Partenza il: 03/08/2012
Ritorno il: 25/08/2012
Viaggiatori: 5
Spesa: 4000 €
Ascolta i podcast
 
Uno splendido viaggio in famiglia con tre bambini tra orsi e cascate. Prospetto pratico e cronologia del viaggio, giorno per giorno.

Preliminarmente… Dunque, la prima cosa cui stare attenti quando si fa un viaggio all’estero prenotando hotel è il denaro.

Arriviamo subito alla conclusione: nel momento del check out dall’hotel, anche se prepagato, bisogna sempre chiedere di sbloccare subito le somme che vi hanno bloccato sulla carta di credito. E ai ristoranti e pub pagare in contanti. La maggior parte degli alberghi, infatti, anche dopo che pagate il conto, non tolgono il blocco (che poi cade automaticamente dopo 20 gg.) delle somme a garanzia che “fermano” sulla carta di credito e quindi a noi è accaduto che di 5.000 euro di fido, verso la fine della vacanza, 1.200 euro non erano disponibili, pur avendo pagato regolarmente tutti i conti! Incredibilmente, persino alcuni pub e ristoranti, ai quali abbiamo pagato il conto regolarmente con carta di credito a fine cena, chissà perché hanno messo un blocco sulla carta di credito per l’equivalente.

Detto questo, lasciamo al resoconto giorno per giorno il dettaglio della vacanza.

Qui farò un piccolo riassunto pratico.

Durata della vacanza: noi, viaggiando con tre bambini di 11, 9 e 4 anni, abbiamo fatto dal 3 al 25 agosto 2012. Prima tappa a Toronto (la sera dell’arrivo e una seconda notte per assorbire il fuso). Poi abbiamo affittato la macchina on line dall’Italia in una agenzia di Toronto e con quella siamo andati al Marriott Hotel di Niagara Falls per una notte. Poi aereo fino a Vancouver dove siamo stati tre notti, compresa quella dell’arrivo. Ancora in un’altra auto affittata fino a Clearwater (una notte), due notti a Jasper e due notti a Banff, poi shuttle condiviso con altri viaggiatori (non abbiamo trovato la possibilità di portare la macchina dal Canada agli USA… se c’è tale opzione costa molto) fino al Montana dove abbiamo trascorso una notte a Somers, due notti all’East Glacier Park e tre notti a Yellowstone. Poi 4 notti a New York partendo da Bozeman e ritorno a Roma via Toronto.

Se dovessi riprogrammare il viaggio: una notte in meno a Yellowstone e una in più tra Jasper e Banff (che meriterebbero soste assai più lunghe se si vuole avere il tempo per fare passeggiate ecc. ecc… se si può evitare Yellowstone, 15 giorni sulle montagne rocciose canadesi consentono di godere molto più della bellezza straordinaria dei luoghi). Del resto, se si fa una vacanza esplorativa come la nostra, si sta sempre con la valigia aperta: ora che sappiamo, dovessimo tornare – e lo faremo – rimarremmo nell’area tra Clearwater, Jasper e Banff.

Fuso orario con i bambini: Oscilla tra le 6 ore di Toronto e le 9 di Vancouver.

Lo abbiamo recuperato pienamente in 3-4 giorni, di cui duro solo il primo.

Al ritorno è stato invece assai più rapido.

Costo della vita: superiore di circa un terzo rispetto all’Italia, sia in Canada che in U.S.A..

Costo della vacanza: impegnativo, almeno per noi che eravamo in cinque. Alla fine, compreso tutto quel che abbiamo speso, pasti inclusi ed inevitabili acquisti, siamo arrivati intorno a 20mila euro (12-13mila erano tra voli, alberghi e macchine), che abbiamo deciso di spendere per far sì che i nostri figli in futuro non comprino auto od orologi di lusso ma si dedichino piuttosto a conoscere il mondo.

Costo dei pasti al ristorante per la nostra famiglia tra i 70 e i 120 dollari.

Per le mance funziona così: alcuni ristoranti e locali includono la mancia (18%!) già nel conto. In quel caso non dovete aggiungere altro. Altri invece lo lasciano alla vostra generosità: tenete presente che il sistema turbo-capitalistico prevede che il datore di lavoro paghi poco i propri dipendenti, i cui costi ricadono, sotto forma di mance, sulla collettività. Noi abbiamo oscillato tra lo zero (una sola volta, perché non ben serviti) e i 5-6 dollari quando potevamo quantificare noi. Occhio ai tassisti: all’arrivo ti dicono che la mancia del 18% è obbligatoria quando invece alla fine è come in Italia.

Man mano abbiamo comunque acquistato generi alimentari, sempre cari, nei supermercati per fare qualche picnic in montagna ed anche risparmiare qualcosa, specie su colazione e pranzo.

La benzina, per fortuna, costa circa 1 euro al litro e lì il prezzo è indicato in galloni (5 litri).

Organizzazione: viaggiando con tre bambini (e soprattutto in cinque, visto che è difficile trovare stanze per famiglie) non abbiamo lasciato nulla al caso, prenotando tutto via internet. Se tuttavia si viaggia in due o in tre, anche nel mese di agosto ci sono molte strutture bellissime e leggermente più economiche che sono libere.

Valigie: ne avevamo 5, di cui tre adatte anche come bagaglio in cabina. Attenzione perché i voli interni negli U.S.A., nella prenotazione, non includono i bagagli e quindi vanno aggiunti altrimenti dovete pagare in loco una cinquantina di dollari per valigia.

Pernottamento: ci siamo alternati tra hotel (in città) e “cabin” nei luoghi di montagna. Quasi tutti gli hotel sono senza colazione e forse è un bene, visto che i bimbi andando fuori per lo meno potevano scegliere cosa mangiare.

In tutti gli alberghi ci siamo trovati bene.

Se dovessimo fare una graduatoria, il più bello è stato il Marriott di Niagara Falls, poi il Windgate di Bozeman (anche se di transito, perché vicino all’aeroporto) e poi tutti gli altri. Molto comodo e a buon prezzo lo Chandler a New York City.

Le cabin altro non sono che buoni motel che non danno sulla strada, nella maggior parte dei casi attrezzati con microonde, tv, qualcuno con wireless, più o meno debole. I nostri erano tutti molto carini, ma ne abbiam visti altri ancora migliori come collocazione e costo, anche se dall’Italia era difficile trovare luoghi adatti per cinque e stando sul posto si trovano molte più offerte. Ad esempio all’East Glacier ce ne sono di carini ad Apgar, sul Lake Mc Donald: con l’ausilio di Google Earth troverete facilmente dove si trova.

Le cabine sono riscaldate e non abbiamo avuto mai freddo.

Negli alberghi aria condizionata a go-go: poiché ci dava fastidio il rumore, l’abbiamo quasi sempre spenta. Per l’elettricità ci vuole l’adattatore, fondamentale anche per telefoni cellulari e Ipad.

Trasferimenti: Il più lungo è stato quello dal Canada al Montana con uno Shuttle prenotato dall’Italia (7-8 ore circa), per il resto guidare per 3-4 ore in mezzo a foreste e montagne è rilassante e piacevole. Traffico scarso. Se viaggiate sulla strada più bella del mondo, quella tra Jasper e Banff, prendetevi 5 ore invece delle 2 e mezza previste dal chilometraggio perché vi fermerete ogni 5 minuti a scattare foto.

Per l’affitto dell’auto, se prenotate dall’Italia, come suggerisco di fare, occhio agli orari e ai giorni di apertura delle agenzie.

Temperature: Toronto caldissima e umida per via del Lago Ontario. Vancouver temperata (tra i 20 e i 30 gradi). Zone montane tra i 3 e i 30 gradi ma il clima è secchissimo e quindi i 10° gradi con tempo sereno sono percepiti come i nostri 20°.

Vestiario: Se fate una vacanza non troppo impegnativa come la nostra, che avevamo bimbi, portatevi una bella felpa di paille e una giacca antipioggia non troppo pesante. Solo se piove in montagna la temperatura è decisamente più fresca. Naturalmente il discorso cambia se avete intenzione di fare trekking, visto che i numerosi sentieri possono essere anche molto lunghi e il tempo può cambiare.

Per le scarpe, suggerite quelle di montagna anche se noi con un paio di normali adidas abbiamo fatto diversi sentieri (rischiando qualche storta a dire il vero). Non dimenticate occhiali da sole e cappellino e nemmeno il costume da bagno, visto che vicino Jasper ci sono le terme di Miette Hot Springs che costano poco e meritano una visita per un po’ di relax con una bella vista.

Escursioni: Tutto il viaggio è una escursione, tra laghi spettacolari, cascate, fiumi e ghiacciai perennemente innevati e quindi ci limiteremo alle città: Toronto, come detto, vale la pena solo se dovete recuperare il fuso. Non volendo spendere un miliardo per salire sulla CN Tower, ed avendo visto la città dall’alto dall’aereo, siamo andati sulla Toronto Island svenandoci per i parchi giochi che erano lì. C’è la spiaggia protetta dagli scogli sul Lago Ontario, meta domenicale degli abitanti.

Vancouver conviene girarla con i bus scoperti tipo Hop on hop off , il cui biglietto vale per due giorni. Sempre a Vancouver, l’escursione per le balene e le orche, in cinque, ci è costata 600 dollari ma alla fine ne è valsa la pena e vi impiegherà un pomeriggio intero. Anche l’acquario merita e ci perderete 3-4 ore.

Fauna: La regola dovrebbe essere quella dell’alzarsi presto per vedere gli animali ed è sicuramente così. Tuttavia anche essendo pigri, specialmente tra Banff e Jasper, potrete vedere gli orsi bruni (specialmente mentre mangiano bacche dai cespugli bassi proprio a ridosso della strada. Le macchine vanno tutte piano e si fermano quando vedono degli animali, formando delle piccole code: se c’è una coda, c’è un animale da vedere. Andate piano, sulle 40 miglia all’ora e guardate ai lati della strada. Poi ancora abbiamo visto cervi, tanti scoiattoli, bisonti, antilopi a Yellowstone e via dicendo. Solo a Yellowstone non abbiamo visto orsi.

Mangiare e bere: Beh, il classico mangiare all’americana, piatti unici con carne e verdure. I bambini se la sono cavata con qualche bistecca, pasta (discreta) e pizza. Ricordate di chiederla “no spicy”, visto il loro amore per le cose piccanti. L’acqua costa come la Coca Cola e lo sappiamo tutti. Birre splendide ed artigianali, di tutti i tipi.

Suggerisco di dare un’occhiata su Tripadvisor per trovare, in ogni luogo, ciò che più fa al caso vostro. Nel nostro resoconto dettagliato della vacanza che segue a questo schema, ci sono i posti dove siamo stati noi.

Cose indispensabili: Binocolo, antizanzare e almeno tre adattatori per l’elettricità per i vari telefonini, Ipad e macchine fotografiche.

IL VIAGGIO NEL DETTAGLIO

3 agosto 2012: Roma/Toronto

Viaggio organizzato in totale autonomia, prima acquistando i voli, poi prenotando alberghi e macchine. Si parte quindi il 3 agosto 2012 alle ore 14.00, con volo Air Transat (4000 euro due adulti e tre under 12 di 11, 9 e 4 anni. Volo comodo, con schermi avanti ciascun sedile e sufficiente spazio per le gambe, durato circa 9 ore. Arrivati a Toronto, rapidamente vengono riconsegnate le valigie e con un taxi van per 70 $C arriviamo al 222 di Spadina Avenue, Super8 hotel, in pieno quartiere cinese. E’ un hotel abbastanza economico per la zona e sufficientemente vicino alla costa che è raggiungibile a piedi, pulito ancorché impersonale e strategicamente comodo. Il fuso orario di meno 6 si fa sentire, cosi per evitare che i bimbi cadano addormentati – impresa che risulterà vana – usciamo subito per andare un paio di blocks più giù dove, in una traversa, troviamo un pub frequentato da persone di origine europea in cui prendiamo da mangiare, oltre a bere eccellenti birre artigianale alla spina.

4 agosto 2012: Toronto

Il giorno dopo, il fuso non è ancora assorbito sicché i bimbi si svegliano alle 4. A Toronto c’è un caldo umido molto intenso e non c’è molto vento. Decidiamo quindi di andare a Toronto Island prendendo il traghetto, cosi come hanno fatto tutti i cittadini di Toronto, di ogni etnia. Sul posto troviamo un luna park dissanguatore e diverse altre attrazioni, ma anche una spiaggia delimitata dagli scogli con un molo sull’immenso lago Ontario. Restiamo fino alle 16 per poi tornare all’albergo, parte in metropolitana, parte a piedi. Salutare doccia e poi cena nel pub di ieri. Alle 9, distrutti e solo parzialmente ripresi dal fuso, dormiamo tutti e cinque.

5 agosto 2012: Toronto/Niagara Falls

Buona parte della famiglia e’ sveglia sin dalle 4, quindi non c’è problema a fare colazione verso le 7 per poi chiamare un taxi nero-arancione per andare a Duffenin Street, dove c’è la Hertz in cui abbiamo affittato una macchina per andare alle cascate del Niagara. Nonostante la prenotazione effettuata sei mesi prima, non hanno il navigatore ma l’impiegato ci fornisce le indicazioni per arrivare correttamente sul posto.

Partiamo alle 8.55 e arriviamo alle 10.30: 130 km. circa di guida tranquilla. Giungiamo abbastanza facilmente al Marriot Fallsview Spa. Costa un po’ ma se chiedete una camera con vista sulle cascate non ve ne pentirete. Saggiamente lasciamo le valigie in macchina e facciamo una piccola borsa con il necessario per trascorrere una notte. Ci fanno entrare,nonostante il check in fosse programmato per le 15, già alle 11 e come stanza ci danno la 1820 al 18esimo piano. Credo sia un upgrade perché avevo programmato di stare al quinto o sesto piano. La giornata è a tratti molto piovosa e decidiamo di non spendere miliardi nelle varie attrazioni, poiché la vista dalla nostra camera è più che sufficiente. Pranziamo all’ Element, proprio di fronte alle cascate e la scelta, per la vista splendida di cui si gode, è corretta. Poi verso le 4, un po’ bagnati, torniamo in albergo a goderci il sole che spunta e l’arcobaleno sopra le cascate. La sera troviamo un po’ di difficoltà a trovare posto per mangiare, visto l’elevato numero di turisti ma poi troviamo un locale proprio di fronte all’hotel, non eccezionale ma in quel momento necessario. Accompagnati da luci che fanno cambiare colore alle cascate, andiamo a dormire in letti più che confortevoli.

6 agosto 2012: Toronto/Vancouver

Ci svegliamo, sempre per via del fuso non assorbito del tutto, verso le 5, con l’arancio azzurro dell’alba sulle cascate, veramente spettacolare. Facciamo colazione in hotel con muffin e succo di mela comprati in un negozietto ammirando lo spettacolo della natura. Dopo di ciò, verso le 7.45 facciamo un’ altra passeggiata alla cascata, questa volta con il sole e il colore è molto più bello. Verso le 9.45 torniamo indietro, salutiamo affranti la nostra splendida camera, ci facciamo prendere la macchina in garage (25 dollari al giorno, ma se ci si decentra ci sono le tariffe più varie, anche 3 dollari al giorno) e torniamo all’aeroporto di Toronto, ove alle 16 prendiamo il volo West Jet che dopo cinque ore ci farà arrivare a Vancouver, British Columbia.

Appena arrivati… siamo in cinque, i taxi si fanno pagare comunque ed allora per fare i 14 km. che ci separano dal Sylvia Hotel prendiamo una limousine nera, di quelle lunghe, al costo di circa 70 dollari, mancia compresa. Bambini eccitatissimi, forse un po’ uno spreco ma per 15 dollari in più rispetto al taxi ne è valsa la pena. Il Sylvia hotel sta nel West End, quartiere “gay friendly” della città e anche le strisce pedonali sono colorate arcobaleno. E’ stato costruito nel 1912 davanti alla English Bay, ed e’ quindi antico ma confortevole. Viste le ulteriori tre ore di fuso orario, ceniamo in albergo e poi a nanna, non prima di aver visto la spiaggia che dà sulla baia, con qualcuno che si fa anche il bagno.

7 agosto 2012: Vancouver

Intorno alle 7 siamo tutti svegli e quindi, dopo la doccia, colazione in albergo (non inclusa e abbastanza costosa, circa 30 dollari) e via alla ricerca di un Hop on/Hop off che scegliamo sotto forma di bus simil-londinese a due piani di colore rosa al prezzo di 100 dollari in cinque per due giorni. In un’ora e mezzo facciamo il giro di questa splendida città – una delle più vivibili al mondo – e verso le 11 andiamo all’acquario, sito nello Stanley Park. In cinque se ne vanno i soliti 100 euro, ma anche stavolta ben spesi. Parco bellissimo con laguna e tartarughe acquatiche ed acquario superiore alle aspettative, con tanto di cinema 4d. Terminiamo alle 16.30. Prendiamo altro autobus e scendiamo a Gastown, quartierino ricco di ristoranti e negozi, davvero belli, di souvenirs. I bimbi sono stanchi e quindi ceniamo nella birreria Steamworks sul Waterfront di fronte all’oceano. Ambiente spettacolare con i recipienti di cottura della birra al piano inferiore e splendide birre artigianali, anche stagionali: non poteva mancare una pinta oversized. In serata temporale e poggia leggera sulla baia.

8 agosto 2012: Vancouver

I bimbi si svegliano alle 5, come anche il sottoscritto, sempre per via del fuso. Recupereranno con piccoli pisolini durante la giornata. Dopo la colazione in albergo (come detto, alla fine sono 30 dollari per due cornetti, 4 toast a testa per i bimbi, due bicchieri di latte, un te’ e due caffè… si fanno pagare) prendiamo l’autobus Hop On Hop Hof e ci facciamo un altro giro per la città, scendendo a Robson Street per vedere qualche negozio. Poi, alle 12.50, dopo esserci riforniti di fish and chips, prendiamo lo Shuttle del Vancouver Watch Whale al costo di 15 dollari cadauno per andare al molo da cui parte la barca Explorator II già prenotata dall’Italia per andare a vedere le balene. Fortunatamente il tempo e’ clemente, comunque sia veniamo dotati di un utile antipioggia, perché sulla barca fa freschetto, specie per i bambini. Ci si sposta in mezzo alle isole della Vancouver Island, scendendo verso sud fino all’altezza di Victoria. Le isole sono piene di abeti di cui si sente il profumo nel passare. Per arrivare alle balene il tragitto è abbastanza lungo, tanto che noi abbiamo impiegato più di due ore ma alla fine, finalmente, incontriamo un gruppo di orche assassine di circa 8 metri – si trattava di una famiglia compresa la nonna di 80 anni! – che affiorano a pelo d’acqua. Una ha fatto anche un salto, difficile da immortalare per la rapidità dell’azione! Contenti ma un po’ delusi del fatto che erano abbastanza lontano prendiamo la via del ritorno quando sulla strada becchiamo una vera e propria balena a 10 metri da noi, con tanto di spruzzo e coda che fuoriesce dall’acqua! Poi, ancora, sulla strada del ritorno (dimenticavo: abbiamo visto anche leoni marini e, alla partenza, un’aquila appollaiata su un palo del molo) abbiamo incontrato altre due orche, decisamente più grandi e ben visibili, a pochi metri da noi. Verso le 20.00/20.30 torniamo sulla terraferma, e con lo shuttle torniamo al Sylvia hotel, nelle cui vicinanze, proprio all’angolo, c’e’ il Raunchity Bar che fa ottimi piatti con specialità della British Columbia. Se li fanno pagare, ma qui costa tutto caro e quindi occhio al portafoglio quando partite. Noi abbiamo portato in contanti 1000 dollari canadesi, 1000 statunitensi, 5000 euro, le carte di credito e i bancomat di entrambi più una carta ricaricabile da 2500 euro.

9 agosto 2012: Vancouver/Clearwater

Dopo avere fatto colazione a un bar vicino all’albergo, andiamo a ritirare la macchina, una Dodger a 7 posti, in un ufficio Avis di Vancouver, al 757 di Hornby Street. Per andare sulle Montagne Rocciose, avevamo deciso di fare una tappa intermedia poco più di 470 km. a nord prima di fermarci a Jasper e la scelta è ricaduta su Clearwater. Nelle recensioni on line non sembra particolarmente considerata, ma in realtà si rivela una splendida sorpresa. Alloggiamo al Clearwater Valley Resort, metà campeggio e metà bungalows. Il nostro e’ carino, dotato di cucina, wi fi, un letto King Size, uno Queen Size e un letto singolo, a circa 120 euro. Arriviamo verso le 17 e, non volendo perder tempo, andiamo alla scoperta del Wells Gray Provincial Park, decisamente splendido per quel poco che abbiamo potuto vedere, che comprende delle fantastiche passeggiate vicino a cascate mozzafiato, le più belle delle Montagne Rocciose. Il posto meriterebbe di certo più di un giorno. La sera arriva troppo presto e comunque andiamo a mangiare al Gateway Grill, ben recensito su Tradvisor ma forse un po’ sopravvalutato: del resto non ci sono molti altri locali…. Occhio che lì chiudono tutti presto! Rinunciamo a vedere le stelle – difficile dimenticare il cielo stellato del Canada – con il telescopio in un ranch a una ventina di km. perché i bimbi sono stanchi e andiamo a dormire.

10 agosto 2012: Clearwater/Jasper

Facciamo colazione allo Strawberry Moose, vicino al nostro bungalow e poi partiamo per Jasper, poco più di 300 km. a nord. Inutile dire che, come dice mia madre, il viaggio fa parte del viaggio e quindi la guida nelle sterminate pinete e nei monti non abitati che si stendono fino all’orizzonte è piacevole e rilassante. Arriviamo quindi, verso le 13.00, al nostro Jasper House Bungalows (il migliore è il n. 30), tante mini casette accessoriate e vicino al fiume che fungono da base per le escursioni nella zona. Poiché il check in è alle 15, andiamo a Jasper che è ricca di negozietti e luoghi per mangiare. Scopriremo presto che il migliore e’ la Jasper Brewing Co., birreria con birre artigianali e ottimo cibo, facile da trovare perché vicina a una locomotiva nera. Comunque sia, considerati i prezzi, andiamo all’unico supermercato della zona per comprare qualcosa per la colazione, visto che 30 euro ogni mattina ci sembrano esagerati. Dopo di che, poggiate le valigie nella nostra casetta, andiamo al Maligne Canyon, distante una decina di minuti, ove facciamo una splendida passeggiata con al fianco il canyon attraversato da un torrente impetuoso. In serata, prima di cena, andiamo a dare una occhiata a un paio di laghi giusto sopra Jasper (uno si chiama Patricia Lake, che ha anche un bel resort in cui non abbiamo trovato posto perché il minimo erano tre notti e l’altro attiguo Pyramid Lake) e poi a cena nel posto sopra detto.

11 agosto 2012: Jasper

Dopo colazione, poco prima delle dieci usciamo per recarci al Monte Edith, più di 3300 metri con la cima aguzza ben innevata, ma la strada è chiusa per ragioni di sicurezza. Andiamo quindi al Moab Lake, un laghetto tranquillo e silenzioso, facile da raggiungere a piedi. Poi andiamo alle Athabasca Falls, anche queste carine e dove vediamo qualche scoiattolo e per finire picnic alle Sunwapta Falls.

Dopo un caffé nel nostro bungalow, la svolta della giornata: volevamo andare al Maligne Lake e alle terme di Miette Hot Springs e decidiamo di partire da queste ultime per poi chiudere in bellezza con il lago. Non faremo in tempo: la strada per Miette Hot Springs è spettacolare sia dal punto di vista scenico (a un certo punto c’è un lago vastissimo molto chiaro, quasi bianco, che ha l’acqua bassissima e si può arrivare quasi al centro) che animalistico. Finalmente, sulla strada abbiamo incontrato alci, arieti e, appena passata Pocahontas, un orso bruno che in mezzo al bosco si cibava vicino a un albero. Fatale percorrere i successivi chilometri rispettando rigorosamente i limiti di velocità che hanno un senso perché, nel tornare, per la prima volta abbiamo visto un cerbiatto che di corsa attraversava l’autostrada, proprio come nei segnali stradali. Fatto sta che arriviamo alle terme di Miette Hot Springs verso le 17.30. Il prezzo è onesto: una ventina di dollari per tutta la famiglia (ci eravamo dotati di costumi, asciugamani e ciabatte). Acqua a 40 gradi, affollata ma rilassante. Verso le 20.00 ce ne andiamo e ceniamo ancora alla birreria già detta: si paga ma almeno si mangia e si beve bene.

12 agosto 2012: Jasper/Banff

Partiamo per Banff, la città più alta del Canada ad oltre 1300 metri s.l.m. verso le 10.00 e percorriamo la strada 93: bene, si tratta di certo della strada panoramica più bella del mondo o perlomeno di quella parte di mondo che abbiamo visto sinora. Conviene percorrerla da Jasper a Banff e non viceversa, in quanto la vista migliore è sulla destra. In pratica, percorrere i 280 km. circa che separano le due cittadine è stato lentissimo, perché ovunque ci si fermava per scattare fotografie. In particolare ci siamo fermati al Columbia Icefield, a circa 2000 metri, per fare una passeggiata fino al ghiacciaio. Poi abbiamo ripreso la strada per Banff, con stop continui per ammirare le vette innevate che sovrastavano bellissimi laghi, decidendo di fermarci subito al decantato Lake Louise, il più declamato e turistico della zona. Il lago è in effetti splendido, sovrastato da una montagna di più di 3000 metri innevata e con un grande albergo plurifotografato nelle riviste di viaggi alle spalle. Facciamo la passeggiata lungolago e poi ci rimettiamo in macchina per andare al nostro Hidden Ridge Resort, che poteva ospitare famiglie di cinque persone (ci sono decine di altri luoghi ove alloggiare, quasi tutti disponibili). Arriviamo verso le 18.00 e prendiamo possesso del nostro bungalow, un bifamiliare accessoriato con tutto il necessario. Per limitare i costi, andiamo a un supermercato nella via parallela a Banff Ave ove acquistiamo il necessario per il picnic dell’indomani e per la colazione. Ceniamo a casa e poi andiamo a dormire.

13 agosto 2012: Banff

Fatta colazione, prendiamo la famosa Bow Valley Parkway, strada che corre parallela alla autostrada Transcanadian, e subito becchiamo due orsi che mangiano gli arbusti ai lati della strada. Tutti rispettano i limiti proprio per vedere gli orsi che solitamente si vedono proprio ai margini della carreggiata. Prendiamo nuovamente la direzione di Lake Louise, per andare al Moraine Lake che secondo noi e’ assolutamente superiore per colori e scenografia al primo, circondato da dieci vette sopra i tremila metri. Dopo aver visto i Pika, piccoli roditori che vivono tra le rocce, ci godiamo la passeggiata a bordo lago e un picnic vicino al ruscello. Acqua del lago blu cobalto freddissima e dieci cime innevate come sfondo: è per certo il lago più bello che abbia mai visto, e sì che di posti ne ho girati. Dopo il picnic ci incamminiamo per l’altro sentiero praticabile con i tre bimbi, di cui l’ultimo ha 4 anni: andiamo verso i Consolation Lakes, in territorio ricco di orsi tanto che bisogna per legge andare in gruppi da 4 e non distanziarsi più di tre metri l’uno dall’altro. Sono 2,9 km ad andare ed altrettanti a tornare. Non ci sono cartelli che indichino quanto manca, quindi ve lo dico io: ci vogliono due ore per andare e tornare, sempre con la paura di incontrare l’orso, quindi dopo un’ora siete arrivati. Finirete in una conca circondati da vette altissime e, alla fine, la faticata è valsa la pena. Torniamo a Banff facendo la Bow Valley Parkway invece dell’autostrada e la scelta si rivela azzeccata: un orso nero, per nulla spaventato dalle macchine che si fermano, bruca gli arbusti bassi al ciglio della strada e si mette allo scoperto. Poi attraversa la strada e se ne va dall’altra parte. Neanche due km dopo, stessa scena. Importante: non dimenticate lo spray antizanzare e una pomata post punture: non appena aprite il finestrino pèr fotografare meglio l’orso, entreranno in una decina dentro l’autovettura cercando di azzannarvi.

Cena al Banff Brewery Co., con birre artigianali e fish and chips, ma anche chicken wings per i bambini (ricordarsi sempre di chiederle senza cose piccanti all’interno). Con grande dispiacere, domani dovremo lasciare il Canada per entrare negli USA, prima al Glacier Park, poi a Yellowstone. Poiché è complicato portare l’auto a noleggio negli USA, la lasceremo all’Avis di banff e con uno shuttle (Airport Shuttle Express) ci recheremo a Somers, 25 km. più a Sud dell’aeroporto di Kalispell in Montana, ove abbiamo già affittato un’altra autovettura.

14 agosto 2012: Banff/Somers

Oggi è il giorno dell’addio al Canada. Alle 10.30 riconsegniamo la macchina all’Avis di Banff e alle 11.00, nello stesso posto, ci viene a prendere lo Shuttle che abbiamo prenotato, condiviso per risparmiare con altre quattro persone, che dovrà portarci sul lago di Flathead, a Somers esattamente, una ventina di km. a Sud di Kalispell, in Montana. Con la macchina, viste anche le procedure burocratiche di una ventina di minuti al confine, sono circa 5 ore, con il pullmino nostro dovrebbero essere 7. Senonché l’autista, con un GPS che non funzionava e sprovvisto di mappe, sbaglia strada ed attraversa il confine in un punto diverso, finendo in Idaho, cosa che comporta l’allungamento del viaggio di tre ore. In più accade una cosa comica: dopo aver sbagliato nuovamente strada per accompagnare i quattro signori che erano con noi, l’autista tenta di fare una inversione a U in un punto troppo stretto, visto che il pullmino aveva anche il carrello dei bagagli. Fatto sta che si mette in una posizione assurda perché non capisce che con un rimorchio è necessario fare la manovra inversa per girare in retromarcia. A questo punto scende, suona (erano le 8 di sera) a una casa privata da cui esce un signore a torso nudo, per nulla contento della cosa, che si mette una maglietta e poi alla guida del nostro mezzo, riuscendo con due semplici manovre a fare l’inversione, riscuotendo l’applauso nostro per poi andarsene dando due pacche sul petto al nostro autista come a dire “stai bene così”. Insomma, arriviamo a Somers, all’Outlook Inn Bed & Breakfast, verso le 21, quando ormai i posti per cenare sono chiusi. Fortunatamente la signora titolare del Bed and Breakfast, che consiglio a tutti per la bellezza del posto e della vista del lago, ci prepara lei qualcosa da mangiare, visto che aveva avuto delle amiche a cena e ci fornisce tutta l’assistenza necessaria, che sarà necessaria anche per il mattino seguente, visto che Somers, non è cosi ben collegata con l’aeroporto di Kalispell.

15 agosto 2012: Somers/East Glacier Park (Montana)

Verso le 8 facciamo colazione godendoci la splendida vista del lago di Flathead, che meriterebbe più di un giorno, e la titolare ci offre gentilmente un passaggio fino all’aeroporto di Kalispell. Prendiamo la macchina all’Avis e la direzione del Glacier Park, fermandoci al Super1, un grande supermercato a Columbia Falls, per fare la spesa, visto che i prezzi sono migliori. Dopo di ciò arriviamo in una oretta al Mountain Pine Motel, all’East Glacier Park. Carino, anche se non ha facilities come microonde e phon, giusto all’inizio del parco. Fa freddino, circa 15 gradi, ed è coperto. Andiamo subito a Two Medicine Lake, ove ci sono molti scoiattoli e facciamo una passeggiata di un km. vicino al lago. Dopo uno spuntino, andiamo verso St. Mary, proseguendo per Babb per finire vicino al Many Glacier, che si affaccia sul Schiftcurrent Lake, poco menzionato sulle guide ma splendido, con un buon ristorante dell’albergo. Dalla strada vediamo, in alto sulla montagna, tre grizzlies che brucano beati sull’erba. Binocolo indispensabile. Poi torniamo al motel, mentre all’esterno la temperatura e’ di 3 gradi. Al nostro motel sono 5 gradi ma il clima è secco e quindi il freddo è assai meno percepito.

16 agosto 2012: East Glacier Park

Oggi giornata perfetta. Neanche una nuvola nel cielo del Montana (ora capisco perché lo chiamano “Big Sky Montana”), temperatura fresca al mattino che arriverà fino a 24 gradi nel corso del giorno. Preso qualcosa per colazione al bar del benzinaio (a proposito, un pieno per una berlina familiare 30 euro), decidiamo di percorrere la Going to the Sun road, che porta sostanzialmente da est a ovest del ghiacciaio. Quasi tutti la percorrono da Ovest, provenendo da Whitefish, ma noi facciamo l’inverso, visto che già alloggiamo all’East Glacier. La strada è molto bella e a tratti ci fermiamo per scattare delle fotografie. Anche qui diversi ghiacciai che si stanno ritirando: pare che nel 2030 non ci saranno più, così almeno li abbiamo visti e toccati. Dopo qualche foto da cartolina al St. Mary Lake, arriviamo sino al Logan Pass, sito a 2025 metri, luogo di divisione dei continenti perché le acque dei ghiacciai vanno nel Pacifico, nell’Atlantico e nel Golfo del Messico, confluendo nei rispettivi fiumi che prendono direzioni diverse.

Abbiamo qualche difficoltà a trovare parcheggio ma alla fine ce la facciamo e decidiamo, come molti, di fare il percorso a piedi – facilissimo e con pedane – di 2 chilometri che porta all’Hidden Lake. Anche qui ne vale la pena. Tra marmotte curiose e qualche caprone da montagna, sotto l’occhio vigile di qualche donna Ranger, ci arrampichiamo, credo, fino a 2400 metri e tocchiamo con mano i ghiacciai per poi arrivare allo splendido lago nascosto, anche qui con un paesaggio da cartolina. Piccolo picnic e, poiché con i bimbi sarebbe dura proseguire nel sentiero, torniamo a malincuore indietro. Ripresa la macchina proseguiamo sulla strada già intrapresa e, costeggiando il placido e azzurro Mc Donald Lake, giungiamo ad Apgar, piccolissimo centro sul lago con un paio di “Inn”, un ristorante per famiglie che per noi va benissimo e con due ottime birre locali, oltre a quattro negozietti con oggetti molto carini e più economici rispetto al Canada. A questo punto facciamo acquisti ricordo e, sulle note di americani-svizzeri che sulla spiaggia ghiaiosa del lago suonano dei lunghi corni delle Alpi, ci rechiamo a mangiare. I 92 chilometri del ritorno scorrono semplici sulle strade buie e sgombre, vediamo un cerbiatto morto sul ciglio della strada e, prima di andare a dormire, vediamo uno dei cieli notturni più belli mai visti, con una visibilissima Via Lattea e qualche stella cadente. Come detto: “Big Sky Montana”!

17 agosto 2012: East Glacier Park/Yellowstone

Lasciamo il Glacier National Park verso le 9.40 e prendiamo la direzione di Helena, capitale del Montana. Il viaggio, alla fine, sarà lungo visto che arriveremo al Lake Lodge di Yellowstone verso le 19.30, compresa una sosta di un’oretta a Helena, per acquistare qualcosa al supermercato e vedere il piccolissimo centro pedonale, da tipica cittadina americana che alla fine capisci perché uno impazzisce e ammazza sei-sette persone. Per arrivare ad Helena attraversiamo praterie sconfinate, terra di battaglia tra le tribù pellerossa e gli yankee ed anche massimo luogo di ritrovamento di scheletri di dinosauri. Solo la parte di strada tra Helena e l’inizio di Yellowstone e’ un po’ più noiosa paesaggisticamente, ma poi inizia il parco, al quale arriviamo da Gardiner, North Entrance, e inizia un ambiente firmato da alberi verdi, strane rocce e fumarole qua e là. L’ingresso al parco per una macchina sta a 25$ e si viene dotati di mappa, quindi è inutile che ve la comprate prima. Nel tragitto verso la cabin con il binocolo osserviamo un cerbiatto e diversi bisonti, di cui uno in strada. tramite la reception prenotiamo per la cena all’abergo che gestisce le cabin, terminata la quale torniamo in stanza, non senza ammirare lo splendido cielo stellato con diverse stelle cadenti.

18 agosto 2012: Yellowstone

Dopo una frugale colazione presso la cabin, verso le 9.30 siamo in marcia sul Grand Loop inferiore, la strada che ad otto attraversa Yellowstone, che percorriamo in senso orario. Gli animali pare si vedano all’alba e al tramonto e noi, partendo così tardi, non abbiamo molte speranze, ma è pur sempre vacanza e ci va di riposarci. Partiamo dal primo punto turistico indicato sulla cartina consegnataci all’ingresso del parco, vale a dire una serie di vasche termali di colori che vanno dall’arancione al blu intenso e piccoli geyser che bollono proprio in riva al lago: il West thumb geyser basin. Dopo di ciò ci rechiamo verso l’Old Faithful, il geyser più puntuale. Presso il centro visitatori c’è scritto l’orario della prossima eruzione, che in effetti arriva con una certa puntualità. E’ bellissimo il giro dei geyser di quella zona, organizzato su una pedana dalla quale non si può scendere per la friabilità del terreno lunare, rigato dalle strisce arancioni e gialle dello zolfo, con acqua che bolle ovunque ed un bisonte che bruca in lontananza. Veramente spettacolare. Sostiamo in zona per lungo tempo, picnic compreso in un’area attrezzata, e poi ripartiamo alla volta della prossima scoperta, tra terreni fumanti e qualche cascata. Arriviamo quindi al Grand Prismatic Spring, sito al Midway Geyser Basin, che è per noi e’ stata la cosa più bella vista finora a Yellowstone: una vasca gigante bollente con colori spettacolari e tutto intorno terreno solcato da rigagnoli di acqua caldissima. Quando la Terra milioni di anni fa era immersa nel brodo primordiale doveva essere così, visto che tutto questo lo possiamo vedere grazie ad una eruzione di 150.000 anni fa, di cui queste meraviglie sono le ancora attuali conseguenze. Dopo di ciò abbiamo proseguito nel giro, fermandoci di tanto in tanto per vedere un geyser o una vasca di acque termali bollenti. Lungo il Grand Loop si aprono a volte dei piccoli percorsi di un paio di kmò riservati alle auto, che consiglio di percorrere perché nascondono sempre qualche bella sorpresa, vuoi una cascata, vuoi un torrente balneabile (ce ne sono solo due a Yellowstone). Abbiamo fatto un po’ tardi e per fortuna troviamo aperto un self service in località Canyon Lodge. Sempre sovrastati da un intenso cielo stellato, andiamo a dormire.

19 agosto 2012: Yellowstone

Fatta colazione nella nostra cabin, verso le 10 ci muoviamo verso il Grand Teton, parco nazionale a Sud di Yellowstone, la cui vetta più alta supera i 4mila metri. In effetti siamo su un altopiano che supera i 2000 metri, e quindi ci si rende conto delle altezze solo per la presenza di ghiacciai. Facciamo benzina e provviste per il picnic non appena arrivati sul lago di Jackson, dopo di che all’ufficio informazioni ci forniscono una mappa con le cose più belle da vedere. Chiediamo se Jackson Hole meriti una visita e il ranger dell’ ufficio informazioni ci fa, con aria disgustata, “sapete, e’ una città” e così la tagliamo fuori.

Dal Lake Lodge ci abbiamo messo un po’ più di due ore ad arrivare, quindi decidiamo di fermarci al Jenny Lake, scendendo sulla spiaggia ghiaiosa e facendo uno spuntino mentre i bimbi lanciano sassi nel lago. Sulle rive ci siamo solo noi e ci concediamo un pisolino post pranzo. Nel tornare, attraversiamo una specie di steppa. In lontananza c’è una mandria di bisonti che alza polvere. Non vediamo molti animali, nessuna traccia di orsi nonostante le perlustrazioni visive con il binocolo. Solo tornando ci imbattiamo in mamma e figlio cerbiatto, oltre ai soliti scoiattolini che attraversano la strada. Per la sera riusciamo a prenotare la cena per le 21.15. In definitiva possiamo dire che venendo da Jasper e Banff, Yellowstone può meritare due soli giorni di visita. Uno, indispensabile, per i vari geyser, l’altro per completare il giro ad 8 del Grind Loop. Anche il Grand Teton, per chi viene dal Canada, pur bello, non aggiunge nulla di particolare.

20 agosto 2012: Yellowstone/Bozeman

Usciamo come al solito verso le 10. Tempo leggermente coperto ma caldo, 20 gradi con clima secco. Cominciamo con l’Artist Point che in effetti offre una vista spettacolare di una cascata di più di 90 metri di altezza. Dopo di ciò ci rechiamo nella decantata Lamar Valley per vedere qualche animale. Il paesaggio è molto bello, con una vallata che pullula di bisonti. Vediamo anche qualche bella antilope. Nessuna traccia di orsi, almeno nel momento in cui l’abbiamo percorsa noi. Picnic su un torrente, con l’unico imprevisto di un bisonte che ha pensato bene di abbeverarsi e di attraversarlo, comportando la fuga di tutti quelli che mangiavano sui tavoli, salvo il loro ritorno una volta appurato che il bestione non aveva intenzioni bellicose e che si allontanava sulla strada. Il tragitto ha visto la nostra salita con l’auto fino a 2700 metri. Dopo di ciò abbiamo rapidamente visitato le terrazze di Mammuth Hot Spings, visto che il giro completo dura due ore, e poi – uscendo da Yellowstone – siamo andati verso Bozeman, un paio di ore a 75 miglia orarie. Soggiorniamo al Windsgate, eccellente albergo a costo contenuto e ceniamo all’imperdibile Montana Ale Works, grande pub bisteccheria con grande selezione di birre alla spina e menu per bambini. Mi è piaciuto talmente tanto che ho comprato pure la maglietta del locale, visto che hanno il merchandising!

21 agosto 2012: Bozeman/New York

La riconsegna dell’autovettura all’aeroporto di Bozeman è alle 11, quindi con comodo restituiamo la macchina e ci imbarchiamo con volo United – abbastanza essenziale ma il tragitto non è troppo lungo – alle 12.44 per New York City, con scalo a Chicago. Arriviamo verso le 22.30 e con un taxi ci rechiamo all’Hotel Chandler che si trova a Manhattan vicino all’Empire State Building e costa circa 200 euro a notte, un prezzo accettabile per cinque persone. Troppo complicato uscire alle 23.00, mangiamo quel che abbiamo e andiamo a domire.

22 agosto 2012: New York

Come prima cosa, fatta colazione in un esercizio anonimo, ci togliamo subito il dente e portiamo i bimbi al Toys R Us di Times Square, negozio a tre piani con intero reparto Barbie, Hot Wheels, Cars, Monster High e via dicendo. Poi mangiamo all’Apple Bees e con il taxi, decisamente più economico per le brevi distanze della metropolitana, al Museo di Scienza Naturale, molto bello. Poi con la metro andiamo a South Ferry a vedere da lontano la Statua della libertà. Di sera ceniamo al pub The Perfect Pint, carino anche se come gran parte dei locali, abbastanza costoso, circa 100 dollari con mancia compresa nel conto.

23 agosto 2012: New York

La mattina minicrociera, abbastanza economica, per vedere da vicino la Statua della libertà, senza scendere ma ci sono tour che ovviamente danno la possibilità di farlo. Poi siamo andati a mangiare al Pier 17, che ha molti negozietti carini. Dopo di che passeggiata a piedi a Soho, al Greenwich Village e a Canal Street, passando per il quartiere cinese. Molti negozietti che c’erano anni fa sono spariti e, in generale, New York ci è sembrata peggiorata rispetto a 15 anni fa. Bimbi stanchi, per praticità cibo di Mc Donald per la sera, in albergo.

24 agosto 2012: New York

La mattina inizia per noi con l'”Empire State Building shooting”, due morti e nove feriti, giusto un’ora prima del nostro arrivo a Starbucks sulla 5th avenue per la colazione. Ricordate, quindi, il giubbotto antiproiettile perché lì la polizia spara con la facilità – e l’imprecisione – con cui noi beviamo un bicchier d’acqua. Poi andiamo al Guggenheim e attraversiamo a piedi Central Park, pieno di scoiattoli. Con un taxi andiamo prima al Sony Centre dove gratuitamente ci sono delle interattività per i bambini, che si divertono molto. Poi shopping a Spring Street, Soho e cena in un pub irlandese vicino casa.

25 agosto 2012: New York

Colazione da Starbucks, ultimi regalini e poi volo New Yorck City/Toronto e coincidenza per Roma dove, all’aeroporto, aspetteremo più di un’ora e mezza per il ritiro dei bagagli, istantaneo in Canada e USA: bentornati in Italia.

Guarda la gallery
montana-zcwpe

CANADA OCCIDENTALE E YELLOWSTONE CON TRE BAMBINI

montana-fn8ss

CANADA OCCIDENTALE E YELLOWSTONE CON TRE BAMBINI

montana-6yxrm

CANADA OCCIDENTALE E YELLOWSTONE CON TRE BAMBINI



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche

    Video Itinerari