Canada & Hawaii
Siamo di Pescara, particolare non di scarsa importanza per il viaggio che vado a raccontare.
Dovete sapere che a Pescara esiste un aereoporto nuovissimo ma quasi inutilizzato: esiste un solo volo di linea giornaliero da e per Milano Linate. Solo in estate vi sono dei voli charter (di compagnie straniere) periodici; uno di questi è un volo per Toronto (Canada).
Dato che ogni viaggio per noi significa andare a Roma (Fiumicino) con le conseguenti levatacce e costi, come non cercare di sfruttarne l’opportunità?! Così dopo aver attentamente studiato il nostro itinerario anche con l’aiuto di Internet, abbiamo scelto Toronto, con stop di 3 notti all’andata e 2 al ritorno, Hawaii con 3 notti ad Honolulu e 5 a Maui.
Arrivati a Toronto nella notte, abbiamo sfruttato la ‘navetta’ (se così si può chiamare un servizio con autobus Gran Turismo nuovissimo che ti porta fino al tuo hotel) e il primo entusiasmante impatto è con gli spettacolari grattacieli di ‘downtown’ ovvero il centro città. Per fare quello che avevamo in mente, 3 notti non sono tantissime ma sufficienti per dare un’occhiata intorno.
Per prima cosa al mattino abbiamo prenotato un tour (indimenticabile!!) per le Cascate del Niagara da fare il giorno successivo. Unica nota dolente è che le nostre conoscenze della lingua inglese, non ci hanno permesso di capire (la consolazione è che non solo a noi) tutto quello che la guida-autista ha abbondantemente raccontato durante il viaggio (1 ora e mezza circa) dall’hotel a Niagara Falls. Poco male, perchè sono soprattutto da vedere. Nel tour era compreso il pranzo presso una delle torri sovrastanti le cascate (che vista!) e ancor più emozionante il giro in barca sotto (e dico sotto) le cascate.
Il resto del tempo passato a Toronto lo si passa per lo più sotto downtown, dove c’è una vera città sotto i grattacieli con infinite gallerie di negozi e fast food di ogni tipo: pakistano, indiano, cinese, giapponese, ecc. Infatti non essendoci una vera cucina locale, ci si spinge verso altri lidi. Assaporarle tutte è uno spasso (che consiglierei anche a Patrizio). In superficie invece è impressionante l’odore (?!) delle salse proveniente dalle bancarelle di hot dog e hamburger.
Oltre alle cascate, per chi come noi soggiorna in centro, merita una vista dall’alto della CN Tower, a quanto pare la torre con la vista più alta del mondo, e sempre nei pressi, lo Skydome: in pratica lo stadio del Football americano (gioco nazionale)completamente richiudibile in caso di pioggia, un vero spettacolo della tecnica (peccato che essendo usato anche per altre manifestazioni come congressi eucaristici degli ‘avventisti del settimo giorno’ -ma chi sono?-) non ci è stato possibile entrare.
Una città, anzi un paese ordinatissimo dove sembra tutto in ordine e non abbiamo avuto motivo di dubitare che sia veramente così. Non vorrei sembrare uno di quelli che si lamentano del nostro Paese, ma sembra che all’estero ed in modo particolare in America, tutto funzioni meglio e con semplicità.
Prima di intraprendere l’altra metà della trasvolata che ci porterà alle isole Hawaii, abbiamo ancora il tempo per una visita sull’isola prospicente Toronto, un’oasi di tranquillità accessibile tramite traghetto, a piedi o al più in bici. Grandi prati verdi e boschi curatissimi con vista su Toronto (al tramonto una foto alla ‘skyline’ è un ricordo indelebile.
Dopo queste emozionanti fatiche, partiamo con il volo Canadian per Honolulu.
Siamo sempre stati appassionati di isole più o meno esotiche (Canarie, Baleari, Seychelles, Maldive, Repubblica Dominicana, Creta, ma anche Sardegna, Corsica, Elba ecc.) e seppur sempre sognato quasto viaggio, temevamo per lo sviluppo turistico che potevano avere le Hawaii, vista anche l’appartenenza agli Stati Uniti.
Non dico di no, il centro commerciale di Honolulu ha tutti i suoi bei grattacieli che potrebbero confondersi con una zona di New York o di Chicago, ma ci sono ancora quell’aria esotica, quei profumi tipici dei paesi tropicali e quell’aria perenne di vacanza.
Di Honolulu ti rimangono impressi l’affollata spaggia di Waikiki con il vulcano a delimitarne la fine, quei momenti passati seduti sul molo in mezzo a gente di ogni parte del mondo che si ritrovano per applaudire alla fine di un tramonto spettacolare e commovente. La visita di tartarughe marine al calar del sole rende ancor più emozionante il tutto.
Un emozione di tutt’altro tipo ci aspetta quando prendiamo l’autobus di linea (a proposito il biglietto costa 2$, e volendo è possibile fare tutto il giro dell’isola, non male) per recarci a Pearl Harbour. Il nome già ci evoca un triste evento, ma il centro accoglienza rende tutto ancor più carico di phatos. Anche qui da segnalare la splendida organizzazione, una volta fatto il biglietto, viene fissata l’ora per l’accesso all’Arizona memorial (la nave più grande affondata durante il bombardamento e che ora è un mausoleo dedicato ai caduti), ma prima di imbarcarsi ci fanno assistere ad un filmato originale dell’epoca che narra (devo ammettere in modo neutrale) del bombardamento che, con il giusto grado di teatralità, finisce quasi singhiozzando e lasciandoti una pesante tristezza addosso. Con questo fardello ci caricano su una barca che fa la spola tra l’isola e il mausoleo, dove anche i non credenti rivolgono un pensiero oltre che ai caduti, contro ogni tipo di guerra e di infamia.
E’ sorprendente accorgersi che la maggior parte dei visitatori è giapponese.
Curioso che la gestione del centro sia in carica ai Rangers (quelli dell’Orso Yogi per intenderci, tra cui una splendida ragazza con occhi azzurri, ma questa è un’altra storia).
Finisce la troppo breve vacanza ad Honolulu e partiamo alla volta di Maui, dove contiamo di fare una vera vacanza balneare.
Maui è stupenda, la nostra zona è quella di Lahina, un vecchio porto di balenieri, con una delle più belle spiagge dell’isola. E’ un susseguirsi di tramonti, arcobaleni e …Matrimoni; sembra sia un cult sposarsi alle Hawaii.
Nel dolce far niente il tempo vola. Una segnalazione, il vento la fa da padrona, con buona contentezza dei surfisti, quindi le nuvole sono frequenti ma è grazie alle nuvole che riusciamo a stare in spiaggia perchè qui gli ombrelloni non esistono e il sole picchia veramente tanto. L’unico riparo è costituito da un lettino a due posti con una copertura, lo sconsigliamo vivamente per due motivi, il primo è che il noleggio è carissimo (come tutto d’altronde) e il movimento del sole ne assicura l’inutilità visto che con il sole di fronte non hai niente che ti possa coprire.
A Maui sarebbe stato bello girare l’isola o con i mezzi pubblici o noleggiando un’auto, ma tutto non si può fare. Abbiamo comunque avuto la possibilità di visitare Lahina che ha ancora molti edifici storici, uno dei porti più antichi e importanti delle Hawaii e ristorantini affacciati sull’oceano dove mangiare del buon pesce fresco.
Gli acquisti di souvenir si risolvono con un carico di t-shirts di tutti i tipi e taglie poichè con il valore del dollaro, non potevamo permetterci più di tanto.
Più passa il tempo e più ripensiamo a quei momenti e ci sembrano ancora più belli. Dovessimo tornare alle Hawaii resteremmo più a lungo a Waikiki dove la vita continua anche dopo cena (consigliabile a singles e non) e magari un salto su una delle altre splendide isole (Kauai, Big Island ecc.).
Ripartiamo da Maui per Toronto via Honolulu. Uno stop di 2 notti giusto per l’acquisto di qualche souvenir o di una visita a parenti lontani (chi non ha un parente in Canada?) e poi si torna a casa.
Avrei voluto raccontare ogni più piccolo particolare del viaggio (ad esempio è impressionante la pulizia e la pressione dell’acqua in Canada in qualsiasi bagno pubblico e non), ma temo di essermi già prolungato troppo.
Se vi va ho altri viaggi da raccontare (a Pasqua siamo stati a Cipro).
Un saluto a tutti i ‘Turisti per caso’.
Davide e Nadia