Campo di lavoro a barcellona
Dopo i primi 2 giorni dedicati alla conoscenza reciproca e al turismo, cominciamo il lavoro. Ci spiegano che ci sono tre appartamenti da risistemare, ovverosia da tinteggiare dopo opportuno raschiamento dello sporco e dei vari strati di vernice esistente. Anche se preparati al peggio l’appartamento di Marianjeles, una signora che vive con i suoi 6 figli e le loro relative famiglie, riesce a sorprenderci! La cucina si trova in uno stato che definire spaventoso è eufemistico! Soffitto nero per lo sporco e la muffa, finestra senza vetri e su tutto incrostazioni di grasso! Grasso sulla finestra, sulla porta, sulle piastrelle, persino su un filo penzolante dal soffitto che un tempo penso sorreggesse una lampadina. Chiediamo da quanto tempo non viene usata tale cucina. La risposta è quella che temiamo: in quel luogo apocalittico cucinano regolarmente (ma cosa?!). Un po’ scoraggiati cominciamo il lavoro. Armati di spatole cominciamo a raschiare (scratch) ogni cosa possibile: il grasso, lo sporco, gli antichi strati di vernice. Il tutto in un caldo torrido e senza un filo di vento, mai sudato così tanto in vita mia. Il secondo giorno provvidenzialmente Marianjeles ci fornisce un reperto archeologico che fa le funzioni di un ventilatore, ma bisogna prestare attenzione in quanto le pale non hanno nessuna protezione e l’amputazione è un rischio concreto.
Dopo tre giorni passo all’appartamento di Paquita, una signora teledipendente. Anche quando dovremo lavorare nella stanza del televisore, la sua massima preoccupazione era che potesse vedere i suoi programmi via satellite, anche se sommersa dai detriti. Il terzo appartamento è di un’artista argentina di nome Sole, ragazza madre, piena di tatuaggi e piercing, molto simpatica. Qua l’opera riesce molto bene, in quanto oltre a collaborare (parola sconosciuta negli altri appartamenti), Sole dà il suo contributo artistico, variando i colori dei muri e aggiungendo decorazioni.
Nel complesso il lavoro, seppur faticoso, scorre via senza grossi problemi, 4 ore non sono poi tante. Il risultato finale è soddisfacente e gli utenti ne sono contenti. Riceviamo anche in regalo una scatola di cioccolatini da Paquita.
Nel frattempo i pomeriggi sono dedicati alla visita della città.
Il centro, la Ciutat Viella, mi ricorda molto Napoli, viuzze strette (e sporche), gente per la strada. La Cattedrale in stile gotico catalano è splendida, ha un bellissimo chiostro con numerose palme e l’interno è a mio parere impressionante, dà una strana sensazione di oppressione e grandezza. Anche l’altra principale chiesa del centro, Santa Maria del Mar, nel medesimo stile merita decisamente una visita. La Rambla è quanto di più turistico ci si possa aspettare, piena di artisti (chi più, chi meno) e di negozi di souvenir. Nel complesso però è piacevole passeggiarci, anche perché si riescono a scorgere bei palazzi, antichi negozi e un bel mercato coperto, la Boqueria. In fono alla rambla, c’è il monumento a Cristoforo Colombo, il Colon, e da lì parte una passeggiata che passando per il molo e il centro commerciale Maremagnum, porta alla spiaggia di Barceloneta. Lì vicino sorge il Parc de la Ciutadella, uno dei più grossi della città. Ci siamo andati di domenica ed era stracolmo di personaggi strambi. Tossici, suonatori, vagabondi, venditori di ogni genere di cibo ed oggettistica, mescolati a turisti (i Ghiris) e ai più anonimi abitanti della città. Un interessante panoramica. Nel parco vi è anche lo zoo con l’unico gorilla albino conosciuto.
Barcellona è soprattutto la città di Antoni Gaudì, architetto vissuto a cavallo tra ‘800 e ‘900 che ha lasciato un’impronta fortissima nella città, che ormai viene identificata con i suoi edifici. A partire dalla Sagrada Familia, cattedrale tuttora incompiuta che è un po’ la summa dell’arte di Gaudì. Ispirandosi alla natura, in cui, come dice, non esistono linee rette, riesce a creare colonne che ricordano alberi, capitelli che riproducono rami, sculture ispirate ad animali, frutti e piante. Una visione originalissima e che a me piace molto. Dietro alla fantasia c’era una forte componente tecnica, con studi sui carichi, su nuove figure geometriche, sulla struttura frattale della natura. Altre opere di Gaudì si trovano sul Passeig de Gràcia con casa Milà (la famosa Pedrera) e casa Batlló. La visita della Pedrera ci permette di notare particolari affascinanti, dal sottotetto formato da 240 archi in mattoni, tutti di dimensioni e orientamento diverso, al tetto ricco di audaci sculture, dai balconi in ferro battuto alla ricostruzione di un appartamento di inizio ‘900. L’impronta di Gaudì si trova anche nel Parc Güell, quella che nelle intenzioni doveva diventare una città-giardino, poi riconvertito in parco municipale. Qua si trovano alcune case che sembrano uscite da un cartone animato, statue e arredi lisergici, l’abitazione di Gaudì e belle passeggiate nel verde con belle visuali sulla città. Da segnalare un’opera che non è di Gaudì ma che a lui si ispira: l’ospedale Sant Pau, che sembra tutto tranne che un ospedale.
Una citazione la merita anche Montjuic, colle che sovrasta Barcellona, in cui si trovano tantissime cose: dal Palau Sant Jordi, allo stadio dell’Español, dal museo di arte contemporanea alla fondazione Mirò. Il tutto immerso nel verde e collegato con il centro attraverso una funicolare.
Visitiamo più volte anche il quartiere di Gracia dove si sta svolgendo la più grande festa del paese, con tanto di Castelles, i castelli umani che arrivano anche a 7 piani. Spinto da Carles, l’organizzatore, partecipo anch’io. Mi mettono alla base della piramide a rafforzare la fondazione. Peccato che il tipo a cui sono appoggiato sia alquanto sudato ed emani un odore tendente all’insopportabile. Ma almeno posso dire: “c’ero anch’io!” J La visita al museo di Picasso mi permette di ricredermi (almeno un po’) sull’arte moderna. Ho cercato di affrontare la visione dei quadri mettendo da parte le mie prevenzioni e devo ammettere che qualche opera mi ha decisamente soddisfatto. Anche se non ho capito il perché.
Un museo che mi ha piacevolmente sorpreso è il Centre de Cultura Contemporanea de Barcelona (CCCB) che ospitava una esposizione sulla Cultura Basura, la cultura spazzatura. Grazie a video, audio, reperti, memorabilia, manifesti offre una panoramica su quanto di peggio la “cultura” ha potuto esprimere. Da Ed Wood ad Heino, dagli spettacoli con i Freaks al Jerry Springer Show. Veramente interessante, con numerosi personaggi da ricordare.
Anche la visita al Museu Maritim, nonostante non sia particolarmente appassionato di navigazione, è risultata meritevole. Un sacco di informazioni, modellini, carte nautiche, attrezzi del mestiere e persino una riproduzione della galea reale che partecipò alla battaglia di Lepanto.
Abbiamo anche avuto il tempo per visitare Girona. Merita una visita sicuramente per la cattedrale, che probabilmente ha la navata più larga del mondo (23 m), per la passeggiata sulle antiche mura, per il lungofiume che mi ricorda i paesini liguri e per il parco, diverso da tutti gli altri che ho visto.
Sitges invece è un paesino balneare noto più che altro per il fatto che attira moltissimi gay. Carino per farci una passeggiata, ma niente di particolare.
Nel complesso l’esperienza è stata decisamente positiva sotto tutti i punti di vista, da quello umano a quello culturale, pieno di incontri, di esperienze e di divertimento. E in più abbiamo dato una mano a chi ne aveva bisogno.