Camping Scotland
Dopo quasi due anni passati a mettere soldini da parte e mesi con naso dentro la Lonely Planet per studiare l’itinerario migliore, ecco che arriva la sera prima della partenza, passata tra tensioni e nervosismo di ora in ora crescenti, tanto da costringerci a prendere una camomilla bollente l’8 agosto sera.
Tutto solo perché avevamo deciso di partire per la Scozia con una tenda, in effetti non il sistema di pernottamento più consono al suo clima, ma di certo il più economico, il più comodo in termini di libertà di spostamento e il migliore in assoluto per poter apprezzare al meglio alcune delle più famose caratteristiche di questo paese, come la cordialità della popolazione e la bellezza dei luoghi. Cosa ci interessa dormire 14 giorni su un materassino da escursionismo se possiamo guardare il tramonto più spettacolare che abbiamo mai visto con annessa foca che nuota nel mare del Nord stando seduti davanti alla nostra tenda? 9/8/2005 1° giorno. Roma/Glasgow.
Come primo giorno di vacanza questo ha vita breve, poiché il volo Ryanair (145 euro a/r) da Roma Ciampino parte alle 21.10 e arriva a Prestwick alle 23.40. Passiamo quindi la giornata a ricontrollare in continuazione l’attrezzatura e gli zaini fin quando ci stanchiamo e decidiamo di avviarci con tre ore di anticipo all’aeroporto. Una volta lì è fatta, non possiamo più tornare indietro.
Giunti in perfetto orario a Prestwick ci aspetta la prima sorpresa. Avevamo prenotato dall’Italia una Ford Fiesta tramite la Hertz che ha una convenzione con la Ryanair, senza aria condizionata e senza stereo con lettore CD; una volta lì, invece, ci viene consegnata allo stesso prezzo (375 euro) una Smart For Four con i due optional suddetti che durante il viaggio si riveleranno dei veri e propri salvavita (il primo per l’umidità e il secondo per la compagnia nelle interminabili traversate)! Inoltre è una macchina che consuma davvero pochissimo, in due settimane di viaggio continuo (1200 miglia circa) abbiamo speso solo 80/100 pound (120/150 euro) di carburante, ma siamo stati attenti ad avere il serbatoio sempre pieno così da non doverne avere bisogno una volta al Nord, dove la benzina costa anche 96,90 pence al litro rispetto agli 89,90 di Glasgow che già non sono pochi! Appena presa la macchina, Carmine non sembra accusare affatto problemi per la guida a destra nell’auto, per la corsia (la sinistra) bisognerà attendere di arrivare in città, quindi ha una abbondante mezz’ora di pratica sulla statale che lo rende tranquillo.
Poiché la strada (la M8) passa proprio dentro Glasgow, ad un certo punto abbiamo dei problemi di orientamento, scendiamo per chiedere informazioni ad un tassista gentilissimo che ci scrive su un foglio tutto il percorso dettagliato fino al campeggio, l’unico prenotato insieme a quello della fase finale del viaggio (Edimburgo), a causa della concomitanza con i festival delle due città, durante i quali davvero non si trova nulla di disponibile.
Grazie al tassista neanche mezz’ora e siamo sulla nostra piazzola, dove ci sistemiamo senza problemi, per poi farci registrare il giorno seguente come indicato da cartello in reception.
Alle 3.45 siamo ancora svegli, increduli che sia andato tutto bene ed emozionatissimi.
10/8/2005 2° giorno. Glasgow.
Sveglia e registrazione con pagamento anticipato (Craigendmuir Camping 12,50 per notte), come in tutti i campeggi scozzesi. Non sapendo bene dove lasciare la macchina, decidiamo di sistemarla in un parcheggio a pagamento (sono molto costosi), ma girando un poco se ne trovano anche di gratuiti in posizioni meno vantaggiose rispetto al centro, ma la città non è grande e il prezzo non vale la pena di essere pagato, dato che abbiamo speso 8,50 pound, quasi una notte in campeggio! Calcolate che molti musei hanno parcheggio gratuito annesso e alcuni sono molto vicini tra loro. Comunque dopo le 18.00 tutti i parcheggi su strada diventano gratuiti, ma non quelli dei centri commerciali.
Usciti dal parcheggio non sapevamo bene come orientarci e una gentile signora ha aspettato che le chiedessimo informazioni. Dovendo dirigersi nella stessa direzione ci ha accompagnati per un tratto durante il quale si è informata delle nostre intenzioni di viaggio, carinissima! Ci avviamo così verso la piazza principale di Glasgow, Geroge Sq., affollata in occasione del Piping Festival, concorso annuale di bande di cornamuse molto divertente e coreografico, peccato che assistiamo all’esibizione di un gruppo giapponese! Ma un’altra banda locale ci ha poi tirato su il morale.
Nella piazza c’è anche il TIC, centro informazioni turistiche, dove prendiamo gratuitamente una piantina dettagliata della città. Subito ci dirigiamo verso la Cattedrale intitolata a St. Mungo, patrono di Glasgow e santo protettore del nostro viaggio come avremo modo di appurare.
La chiesa è stupenda, una grande porzione è in pietra, mentre un’altra, il coro, è totalmente di legno, piena di stemmi araldici e iscrizioni.
Accanto alla cattedrale c’è il piccolo St. Mungo’s Museum of Religious Life and Art che espone pezzi provenienti da tradizioni religiose diverse e organizzati in sezioni espositive coincidenti con le varie fasi della vita dell’uomo (nascita, infanzia, adolescenza matrimonio, morte ecc.), contiene anche il San Giovanni dalla Croce di Dalì e vale la pena entrare anche solo per questo. Come moltissimi musei in Scozia è gratuito e davvero ben organizzato. Visitiamo anche l’adiacente Provand’s Lordship, gratuita anch’essa, una casa costruita nel 1471, dove all’interno è possibile rendersi conto di come viveva una famiglia benestante della città nel XV sec. È tutt’ora la casa più antica di Glasgow. Nel pomeriggio, dopo la delusione per aver trovato la Brewery della Tennent’s chiusa al pubblico per restauri, siamo entrati nel nostro primo pub d’oltremanica per una birretta riposante.
Un poco stanchi a causa delle poche ore dormite ci decidiamo ad avviarci verso il campeggio anche perché dobbiamo trovare dell’alcool per la nostra spiritiera da campeggio, altrimenti non si mangia! Non è stato facile dato che in Scozia l’alcool denaturato (il nostro spirito per intenderci) non esiste. Alla fine rimbalzando da un posto all’altro ci hanno consigliato un centro per il fai-da-te (B&Q), dove nonostante i commessi dicessero che non ne avevano, Carmine è riuscito a trovare un liquido infiammabile di colore viola, detto Methilene (ecco perché non ci capivano quando chiedevamo alcool!!!!!!) dall’odore appestante ma specifico all’uso.
Di corsa in campeggio, cena e nanna.
11/8/2005 3° giorno. Glasgow.
Nel programma della mattina era prevista una visita al Museo della Scienza, ma una volta lì, il quasi ingegnere, insospettito dall’eccessiva presenza di bambini, ha deciso di saltare la tappa e di dirigersi verso altri luoghi. Abbandonando il sito del museo siamo passati davanti al famoso e avveniristico Armadillo, una sorta di auditorium e centro congressi dalla forma molto particolare e alla Tall Ship (veliero attraccato nel porto sul Clyde) che abbiamo visto solo dalla macchina, non per mancanza di tempo, ma una volta nel parcheggio la sua vista da lontano ha spento tutta la nostra curiosità e abbiamo deciso di proseguire oltre, più di preciso verso il Museo dei Trasporti (gratuito con parcheggio).
Temevo il suo contenuto, ma mi sono dovuta piegare alla decisione di Carmine, dato che il “mio” museo era stato il Religious Life and Art, e mi sono anche dovuta ricredere. All’interno sono esposti tutti mezzi di trasporto creati dall’uomo, dalle carrozze e i calessi, alle auto di formula 1, alla turbina di un aereo. Dalle automobili più antiche, a quelle storiche come il maggiolone e una roulotte dei figli dei fiori. E poi treni a vapore, tram trainati da cavalli, i primi bus a due piani, le prime biciclette e i primi pattini! Incredibile e tutto esposto nel migliore dei modi.
Poi capatina di fronte al museo, alla volta dell’Università di Glasgow, bellissima dal punto di vista architettonico, per visitare l’Hunterian Museum contenuto al suo interno (gratuito) e davvero bello anch’esso. Ci siamo aggirati nella zona dello shopping adiacente Merchant Sq. Per perdere del tempo e visitare in serata lo spettacolo dello Sharmanka Kinetic Gallery & Theatre (5 pound a testa), un posto incredibile, popolato di strani automi fatti di legno e rottami che si muovono accompagnati da musica suggestiva e luci colorate.
La città ci è piaciuta molto, la gente è cordialissima e l’atmosfera che si respira non è quella caotica delle grandi città europee. Glasgow è ancora un “piccolo” centro che conserva un suo carattere specifico in virtù della sua nascita come polo industriale, ma anche se conserva la sua architettura tipica di questa sua realtà (abitazioni molto simili tra loro, ex-case di operai) è piena di fascino, anzi forse lo è proprio per questo.
12/8/2005 4° giorno. Largs/Stirling.
Passata l’ultima notte a Glasgow raccogliamo armi e bagagli per iniziare davvero la nostra avventura, ovvero la salita verso Nord, ma prima piccola deviazione a Sudovest per vedere a Largs una mostra sui Vichinghi (4 pound). Più che museo è una mostra interattiva dove all’interno di una ricostruzione di un’abitazione, la guida in costume descrive la vita quotidiana al tempo dei vichinghi. Durante la visita vengono fatti passare tra le mani dei visitatori oggetti di uso comune e parti dell’abbigliamento dei guerrieri, e tra tutti i bambini chi sarà stato a impiegare più tempo a restituire la cotta di maglia, la spada e l’elmo? Un ventiseienne che si è impuntato per fare chilometri e chilometri di strada per poterli stringere naturalmente! Ma Largs sarà ricordata nei nostri cuori per averci offerto la nostra prima porzione di fish and chips, il quale, abbiamo appurato, da dipendenza fisica. Nel pomeriggio partenza per Stirling.
Ancora ignari di ciò che ci attende decidiamo di andare prima a visitare il castello (8 pound) che ha deluso il novello medievista, prima guerriero vichingo redivivo, poiché sono presenti molte ristrutturazioni evidenti. Ma non gli si poteva dare tutti i torti… Usciti, breve sosta sul prato davanti al castello per riprendere un po’ di fiato prima della ricerca del campeggio…Che non troveremo mai! Infatti ci rechiamo al TIC di Stirling dove ci dicono che è tutto pieno e che anzi rimangono pochissime stanze disponibili e di affrettarci sulla decisione da prendere. Un po’ contrariati usciamo dal centro informazioni per discutere della cosa e io, in segno di rassegnazione (avevano forse ragione gli Scettici?) e preoccupazione, mi metto le mani sulle guance, al che ecco il primo intervento di St. Mungo: un signore in una macchina parcheggiata vista la scena ci chiama e ci chiede se ci serve aiuto (che gente in Scozia!). Spiegata al situazione, cartina alla mano, ci indica una strada dove fare campeggio libero, anche se consiglia di chiedere nella fattorie della zona se possiamo piantare la tenda in uno dei loro terreni, dato che non ci avrebbero fatto problemi a patto di essere puliti e discreti.
Titubante mi giro verso Carmine il quale sembra entusiasta della cosa e decide di provare. Per sicurezza ci fermiamo alla prima fattoria che incontriamo (in caso di rifiuto ce le saremo fatte tutte), ma St. Mungo ancora ci assiste e subito ci accordano il permesso. A patto di non accendere fuochi, abbiamo a nostra disposizione tutto il terreno a riposo di David T. Un coltivatore di cereali. E che si rivelerà il miglior terreno su cui campeggeremo in Scozia.
La sera increduli per la giornata parliamo anche della fortuna avuta per il tempo trovato, ancora nessuna traccia di pioggia! E infatti il mattino dopo…La tenda è zuppa.
13/8/2005 5° giorno Stirling.
Al nostro risveglio ci accorgiamo con rammarico che la tenda è completamente bagnata all’esterno e che quindi non può essere ripiegata. Decidiamo di abusare ancora un po’ della pazienza di David che alla nostra richiesta risponde con un “Okeey Dookey” (pron. Ochi-doochi), ci dice che il suo campo è là, che non ci deve fare nulla e quindi abbiamo il permesso di stare tutto il tempo che vogliamo!!!! Salendo in macchina scoppiamo a ridere sia perché la tensione si è allentata, sia per la risposta del fattore, e per tutto il giorno invece di dire “si” ci siamo risposti con un “Okeey Dookey” e sonore risate. Dimenticavo di dire che gli scozzesi parlano un inglese dalla pronuncia incredibile e si fa molta fatica a seguirli (esempio: per dire roundabout [rotatoria] dicono rondebò, o per pronunciare down, dicono don). Nella mattinata decidiamo di fare un salto al Wallace Monument (non ricordo il prezzo, mi pare intorno ai 6 pound audioguida compresa). Nulla di spettacolare in sé, ma al solito, è organizzato tutto a misura di turista e salendo nel monumento ad ogni piano sono allestite esposizioni sulla storia della Scozia al tempo di Wallace. Il contenuto dell’audioguida è pressoché perfetto, soprattutto quando si arriva all’ultimo piano, quello aperto, da dove si può vedere il panorama su Stirling e la campagna circostante. Nelle belle giornate si possono anche scorgere i sette campi di battaglia della zona, pare che vi si siano affrontati prima Pitti e Scoti e poi Wallace contro l’esercito inglese. Conclusa la visita al monumento, decidiamo di fare un regalo a David per ringraziarlo della sua disponibilità e compriamo una bottiglia di vino italiano. Tornando a “casa”, dato che era quasi ora di pranzo passiamo prima da casa sua per dargli la bottiglia e cosa vediamo? David che sta venendoci incontro per invitarci al barbecue con parenti e vicini!! Appena entriamo nel capannone dove erano tutti, una simpaticissima vicina ci fa un sacco di domande sul nostro viaggio e ci dice che in qualunque fattoria avessimo domandato, mai avremo trovato problemi per il pernottamento. Wow! David dal canto suo aveva capito che stavamo facendo il giro della Scozia per le fattorie, ma poi abbiamo chiarito che in campeggio, anche se il terreno è meno morbido del suo, almeno ci sono bagni e docce. Ma il giro della Scozia in teda per fattorie è un’idea da valutare…
Finito di rimpinzarci con carne ottima, prodotta dalla simpatica vicina, seduti sulle balle di fieno di David arrivano dei dolci spettacolosi fatti dalla moglie. Una giornata indimenticabile innaffiata da tanta birra quanta ne abbiamo voluta, tanto che David preoccupato, ha voluto che nel pomeriggio guidassi io per arrivare a Loch Lomond e non Carmine, che a suo avviso era un pò drunk.
Partiti per raggiungere il lago passiamo per la strada che il signore-St Mungo di Stirling ci aveva segnalato come adatta per il campeggio libero, vediamo moltissime tende sulla riva e invidiamo un po’ gli abitanti di quei piccoli villaggi improvvisati nel Parco Nazionale dei Trossachs (meraviglioso), ma poi pensiamo al pranzo appena concluso e conveniamo che siamo stati comunque più che fortunati.
Prima di arrivare a Loch Lomond ci fermiamo a visitare il vicino Loch Katrine, ma facciamo appena in tempo a pagare il parcheggio e arrivare sulla riva che a causa di una pioggia violentissima siamo costretti a rimetterci in moto.
Per visitare Loch Lomond scegliamo come base la piccola città di Balmaha, sulla riva orientale, dove al TIC ci consigliano di fare un’escursione sul vicino Conic Hill, collinetta di appena 400 mt, da cui si può ammirare una vista del lago che il ragazzo del centro ci definisce come amazing. Seguiamo il suo consiglio e tra verde, capre selvatiche e aquile che volteggiamo in lontananza raggiungiamo la vetta, ma fino a quel momento, anche se molto bello, nulla ci sembrava davvero spettacolare… Non ci eravamo ancora girati! La vista che si può godere da quella posizione è incredibile, si domina dall’alto una porzione di lago piena di isolette che sembrano atolli, tutte disabitate e cariche di alberi verdissimi, davvero una meraviglia. Dopo mille fotografie decidiamo di scendere per seguire un altro sentiero che costeggia il lago (tutto segnato sull’opuscolo che ci hanno fornito al TIC). Anche lì una sorpresa, poiché aveva smesso di piovere da qualche ora, sul lago è comparso il più nitido e grande arcobaleno che abbiamo mai visto, sembrava vicinissimo! Dato che però sembrava ricominciare a piovere e si era fatto tardi, ce ne torniamo alla nostra fattoria, anche perché il giorno dopo ci aspetta una lunga traversata verso Nord.
14/8/2005 6° giorno. Stirling/Glen Coe Svegli e pronti a partire, salutiamo David che sembra essersi divertito anche lui dell’avventura. Ci scambiamo gli indirizzi dato che è convinto che sarà divertente scriverci di tanto in tanto. A malincuore ci salutiamo e tra mille ringraziamenti ci avviamo. Di strada è il Doune Castle (3 pound) che decidiamo di visitare. Carmine sembra ricrearsi senza la presenza di restauri troppo evidenti o installazioni didattiche invasive e quindi ce lo godiamo in tranquillità.
Salendo ancora decidiamo di fermarci a far visita alla tomba di Rob Roy a Balqhuidder. Un cimitero minuscolo e davvero suggestivo con tanto di chiesetta diroccata. Una volta lì vediamo segnalato un sentiero con delle cascate che porta ad un laboratorio di vetro artistico, decidiamo di andare a far visita, inconsapevoli di andare in contro ad un’altra perla del nostro viaggio.
Entrati nel laboratorio, una deliziosa signora ci invita a curiosare mentre lei continua a lavorare. Veniamo attratti da caleidoscopi bellissimi, tutti intarsiati di vetri colorati e piombo, ma dai prezzi inavvicinabili (anche 270 pound). Sulla sua scrivania vedo dei pezzi di vetro bordati di rame che la signora vende come ninnoli. Chiedo se per caso non abbia anche dei ciondoli. Stupita mi dice che sono la seconda persona che glielo chiede in una settimana e che me ne farà subito uno. Scelgo il pezzo e si mette al lavoro mentre ci fa mille domande su nostro viaggio. Ci dice di essere americana con padre italiano e di essersi trasferita lì in Scozia a seguito di un viaggio che l’aveva fatta innamorare del posto (ma dai?). Si entusiasma ascoltando i nostri progetti per il proseguimento del viaggio e ci da dei consigli. Dice che le abbiamo dato una buona idea per il suo business e mi chiede di scegliere i pezzi che secondo me si adattano di più a diventare ciondoli. Mi domanda anche se veramente avrei pagato per uno di quelli, le dico di si e tutta contenta si lancia in composizioni di collane di vetro. Poi a sorpresa mi regala il ciondolo che ha fatto per me, augurandoci buon viaggio e chiedendo come pagamento una cartolina dalle Orcadi, che desidera tanto visitare. E non è finita qui! Dato che le avevamo detto di aver dormito in una fattoria e che ci era finita l’acqua mi manda a prendere le bottiglie e ce le riempie tutte! Impagabile. Ci salutiamo scambiandoci gli indirizzi e-mail e con la promessa di sentirci quanto prima.
Ci avviamo di nuovo attraverso le Highlands diretti verso il Glen Coe. Paesaggi incredibili e laghi stupendi ci accompagnano fino al suo imbocco. Una stretta valle circondata da montagne meravigliose con piccole cascate. Sulla strada vediamo anche la nostra prima mandria di Angus (manzo delle Highlands) che pascola tranquillo al sole, scendiamo dalla macchina e facciamo foto.
Decidiamo che Fort William sarà la nostra camping-base, ma poiché incontriamo un campeggio prima, memori della sorpresa a Stirling, decidiamo di fermarci lì, anche se costa “un po’” di più. Molto conta anche l’opera di persuasione effettuata da un tizio che secondo noi era Bilbo Baggins in persona, che ha passato interminabili minuti a decantare le lodi del posto. Ma a convincerci realmente è stato il panorama che si poteva godere dalla piccola valle in mezzo alle montagne nella quale avremmo potuto dormire. Unica brutta sorpresa è che per poter accedere a questo campeggio bisogna essere soci e non essendolo ci tocca pagare 5 pound in più sulla tariffa (12,50). Montata la tenda corriamo a vedere il Ben Nevis, la montagna più alta della Gran Bretagna (neanche 1400 mt). Arriviamo tardi per un’escursione (alle 17.00, ora in cui chiude anche il TIC), ma decidiamo di prendere l’opuscolo e provare a vedere fin dove arriviamo. Neanche due ore di cammino e la stanchezza del viaggio fatto inizia a farsi sentire. Dopo uno sguardo dall’alto al Glen Nevis, la valle sottostante, decidiamo che è meglio scendere e tornare al campeggio dove, finalmente, una doccia ci attende…E forse da troppo tempo, dato che arrivati sudati in tenda siamo assaliti dai moscerini e ci accorgiamo che siamo gli unici ad averli in torno. 15/8/2005 7° giorno. Glen Coe/Skye Ci svegliamo con la pioggia, ma poichè non abbiamo intenzione di pagare altri 17 pound e dato che in un posto come questo sarebbe impossibile fare qualsiasi cosa con il cattivo tempo, decidiamo di chiudere ugualmente la tenda e avviarci.
Sulla strada per Skye per fortuna il tempo si è rimesso e incontriamo l’Eilean Donan Castle, (4,75 pound) dove ci fermiamo per una visita. Molto bello soprattutto per la posizione fiabesca in cui si trova, su una piccola isola collegata alla terraferma da un ponticello ad archi.
Di nuovo in marcia verso Skye, l’ “isola delle nuvole”. Sembra essere questa la traduzione del nome gaelico di Skye…E mai nome fu più appropriato. Arrivati sull’isola attraverso lo Skye Bridge (gratuito da fine 2004) il clima subito cambia, nuvole ancora più dense di quelle fino ad ora incontrate ci fanno presagire quello che poi accadrà, ma il tempo sembra ancora reggere e non ci preoccupiamo. Ingenui! La guida segnala un campeggio a Portree ma ne incontriamo uno prima a Sligachan (4 pound a persona), ci fermiamo subito. Immerso nel verde sembra un ottimo posto con un fiordo da un lato e i Monti Cuillin dall’altro. Il solito cartello in reception ci indica di piantare la tenda poichè il guardiano c’è quando vuole lui e quindi per registrarci dobbiamo aspettare di incontrarlo.
Sistemata la tenda e riposatici un poco decidiamo di andare ad esplorare la Trotternish Peninsula e vedere l’Old Man of Storr, un picco roccioso. Siamo convinti che si tratti di qualcosa di vicino al mare, quando la mia dolce metà, mezzo sonnacchioso mi dice: “Thò guarda! C’è un pene (ndr. Non è stato così delicato in realtà) di roccia in mezzo alla nebbia.” Mi ricordo all’improvviso di alcune foto viste su internet, giro la macchina e mi fermo alla prima piazzola disponibile nelle vicinanze. Sotto lo sguardo incredulo di Carmine che mi guarda e mi chiede se veramente ci siamo fatti altri 45 minuti di viaggio per vedere quel coso. Felicissima gli rispondo di si, non aggiungendo che se il tempo lo avesse permesso si sarebbe anche dovuto mettere in cammino per raggiungerlo. Facciamo alcune foto e torniamo indietro, precisamente a Portree dove ceniamo all’Isles Inn, il pub del luogo. Gustiamo una buonissima zuppa di latte e pesce, filetto di Angus in salsa di whisky e salmone con contorno riso e salsa all’aglio. Tutti intorno a noi gustano la zuppa del giorno, la Mulligatawny. Sforzandoci un po’ riusciamo a capire che si tratta di una zuppa di cozze e rigatoni (la cui pronuncia in inglese è rigatawni). Divertiti dal gioco di parole, ma non dall’aspetto del piatto, ci spostiamo in un’altra sala del pub dove un gruppo locale sta suonando musica tradizionale. E’ troppo bello, tutti seduti vicino, nessuna divisione tra tavoli, tutti mischiati insieme solo per bere birra, chiacchierare e sentire musica.
Stanchi torniamo in tenda e ci mettiamo a dormire.
16/8/2005 8° giorno. Skye Ci svegliamo galleggiando nella tenda. Ha piovuto talmente tanto che ci sono state delle infiltrazioni dal pavimento e la cupola è bagnata sia nel telo esterno che interno. Decidiamo di cambiare posto alla tenda e di sistemarla su una collinetta in modo da non avere scoli, dato che prima come allocchi ci eravamo piazzati in una piccola conca, trasformatasi giustamente in palude con la pioggia. Sistemate le nostre cose, per riprenderci dal brutto risveglio andiamo a fare colazione nel bar vicino al campeggio e ordiniamo due breakfast (5 pound) spettacolari, complete di uova, pancetta, fagioli al sugo, pomodoro alla piastra, salsiccia, fette di pane, burro e marmellata. Satolli ci avviamo verso la Talisker Bay, dove c’è la distilleria omonima che produce un whisky buonissimo dal sapore affumicato. Dopo il giro nella distilleria con annesso assaggio alle 11.30 (un sentito grazie all’abbondante colazione), ci dirigiamo verso il Dunvegan Castle (6 pound), che l’attuale capo-clan dei MacLeod ha trasformato in attrattiva turistica di prim’ordine. Tutto al suo interno è classico ma abbastanza moderno dato che è ancora la sua residenza, ma più che questo a farci storcere il naso è stato vedere il fornitissimo negozio di souvenir e la pubblicità della linea di kilt e abbigliamento maschile della casa, con tanto di foto del Sig. MacLeod che posa come modello. Comunque il castello dall’esterno è molto bello, come anche l’area su cui si trova, affiancato dal Loch Dunvegan dove si possono fare gite in barca per l’avvistamento delle foche.
Torniamo in campeggio e altra brutta sorpresa, uno dei paletti della tenda si è rotto a causa del vento troppo forte. Carmine ha la brillante idea di “ingessare” il punto danneggiato con nastro adesivo e bastoncini, sperando che regga almeno per una notte. Ceniamo e ci mettiamo a nanna dato che il giorno dopo ci attende tutta una tirata fino all’estremo Nord. Ma anche se il rattoppo del paletto regge al meglio, non riusciamo a dormire a causa del rumore della pioggia e del vento fortissimo che continua a piegare talmente tanto la tenda da farcela arrivare in faccia durante il sonno. Alle 3.30 decidiamo di andare a dormire in macchina e mentre ci ripariamo al suo interno, nel buio sentiamo il rumore di tanti sportelli che si chiudono…Tutto il campeggio si sta rifugiando nelle auto! 17/8/2005 9° giorno. Loch Ness – Inverness/John O’ Groats Altro risveglio pessimo e altra luculliana breakfast per farci tornare il sorriso (e ci riesce sempre)! Dopodichè fuggiamo letteralmente da Skye che probabilmente è un bel posto, ma non siamo riusciti ad apprezzarla molto. Come ultima bellissima immagine, ma terrificante al tempo stesso, che questo luogo ci regala è il fiume accanto al campeggio che a causa delle piogge si è ingrossato a dismisura e mille piccole cascate si sono aperte sui lati delle montagne accanto alla strada. Fuggiamo.
La pioggia ci accompagna quasi fino al lago di Loch Ness dove mandrie di turisti sono appostate per fare fotografie. Decidiamo di non fermarci poiché pensiamo di tornarci a ritorno. Dalla macchina non ci sembra un granché dato che è un lago molto stretto e lungo e non si riesce ad averne una buona visuale. Loch Lomond ci aveva completamente stregati, nessun altro lago avrebbe potuto prendere il suo posto.
Tiriamo dritti fino a Inverness dove ci fermiamo per il pranzo e per ricomprare una coppia di pali per la tenda, nonché un buon impermeabilizzatore, dato che quello messo prima di partire Skye ce lo aveva lavato via. La città sembra carina ma non abbiamo tempo per visitarla, vediamo giusto il castello in lontananza, particolare perché in pietra rossa.
Il viaggio fino a John O’ Groats dura quasi 5 ore (dalla partenza da Skye) tra paesini minuscoli e alberi. Lasciata la regione delle Highlands prendiamo la strada costiera e iniziamo a vedere le prime falesie a picco sul mare che con la foschia sono ancora più affascinanti. Verso sera arriviamo a destinazione. Un paese costruito attorno al porto dei traghetti per le Orcadi, quattro case, un bar che apre alle 10 e chiude alle 17 (inservibile per chi si imbarca, dato che si parte alle 8.50 e si torna alle 20.00), un pub e il campeggio sul mare dal proprietario simpaticissimo (8 pound). Piantiamo la tenda in una piazzola molto appartata rispetto agli altri occupanti, sembra una terrazza privata, una piccola lingua di terra dove siamo solo noi, con intorno cespugli di cardi e di fronte il mare. Consapevoli che ci attende un’altra notte in macchina, dato il nostro igloo è ancora troppo bagnato, iniziamo a cucinare la nostra cena guardando lo spettacolo che si sta svolgendo davanti a noi. Un meraviglioso tramonto sul mare, prima rosa, poi rosso, poi viola e blu con simpatica foca che ogni tanto fa capolino nel tratto di mare appena di fronte a noi. Presto a dormire (si fa per dire in una macchina) e domani sveglia presto che si parte per le Orcadi! 18/8/2005 10°giorno. Isole Orcadi.
All’Eilean Donan Castle avevamo trovato un opuscolo che pubblicizzava un pacchetto da 36 pound a testa comprensivo di traghetto a/r e bus con giro sulle Orcadi. Dato che traghettare la macchina sarebbe stata impresa dispendiosa oltre ogni limite e se avessimo deciso di andare a piedi non avremo visto che poca parte delle isole, abbiamo pensato che in fondo anche se erano tanti soldi (e anche se si trattava di un viaggio organizzato tipo giapponese in gita) era l’unico modo di vedere il più possibile del posto dove mai avremmo avuto la speranza di arrivare veramente. Dopo appena 40 minuti di traversata eccoci sulle Orcadi, saliamo sul bus dove l’autista, oltre che a scarrozzarci, ha anche provveduto a farci da giuda, spiegando come si vive su queste terre isolate e dandoci informazioni su qualsiasi cosa incontrassimo, compresi due lama che non abbiamo ben compreso cosa ci facessero lì. Abbiamo così potuto visitare scendendo dal pulmann e ritornando ad orari stabiliti: -le Churchill barriers, ponti che uniscono le isole tra loro, costituiti di blocchi di cemento durante la II Guerra Mondiale dai prigionieri di guerra, tra cui erano molti italiani; – l’Italian Chappel, costruita e affrescata appunto dai prigionieri italiani; – Stromness dove abbiamo fatto colazione (data la chiusura del bar al porto di J O’G) con una fettona di apple pie che ci ha saziati fino a sera; – la baia di Scapa Flow con i relitti delle navi tedesche; – il favoloso sito archeologico di Skara Brae (5 pound con sconto grazie al pacchetto da 36 pound, altrimenti 6 p.) e la sua baia, nonché la vicina Skaill House casa colonica degli inizi del 900; – il circolo di pietre del Ring of Broadgar, semplicemente emozionante; – le Standing Stones of Stenness, idem; – e infine Kirkwall, la capitale delle Orcadi, dove visitiamo la Cattedrale intitolata a St. Magnus (St. Magno!!), metà del museo della città (la chiusura dei musei scozzesi è prevista per le 18, questo chiude alle 17, quindi ci invitano ad uscire) e concludiamo con una passeggiata alla vana ricerca di fish & chips che comincia a far sentire la sua mancanza al nostro fegato.
Ritorno a John O’ Groats in perfetto orario per trovare tutto di nuovo chiuso come lo avevamo lasciato, cena e a nanna stanchi morti, ma questa volta almeno si dorme in tenda!!!!!! 19/8/2005 11° giorno John O’ Groats/Edimburgo Prima di lasciare il Nord, dato che non siamo riusciti a toccare la punta più settentrionale (Dunnet Head) per mancanza di tempo, non voglio farmi scappare una veloce puntatina a Duncasby Head, un promontorio ad Est di John O’ Groats famoso per le sue falesie e per due faraglioni di roccia alti 60 metri. Arrivati sul posto non riusciamo a vedere nulla di quello che ci aspettavamo, c’è solo il faro e una falesia sulla quale non si può andare a causa delle recinzioni di protezione. Dopo un po’ di foto decidiamo di ripartire. Sulla strada vediamo un tizio in macchina fermo su una piazzola (passing place) che guarda alla sua destra. Carmine alla guida, mi volto nella direzione dello sguardo del tale e mi metto a gridare “Eccoli eccoli!!!!”, senza capirci più niente prendo la macchina fotografica e comincio a correre per il campo che ho davanti, in mezzo a pecore che non si scompongono neanche un po’ (saranno abituate a scene del genere!) e buche nel terreno che mi distruggono entrambe le caviglie e un ginocchio. Arrivata al punto più vicino possibile per una bella inquadratura, impugno la macchina la porto vicino all’occhio e…Mi metto a piangere. Lo so che sembra da idioti, ma lo spettacolo che avevo davanti era incredibile, una luce bellissima, la falesia, i faraglioni, un sacco di gabbiani che volavano tra le rocce…Torno indietro e si riparte.
Giornata passata praticamente tutta in macchina, arrivare da John O’ Groats a Edimburgo ci è costato quasi otto ore di viaggio con due soste. Non siamo riusciti neanche a ripassare né per Inverness né per il Loch Ness, abbiamo preferito scegliere una strada più veloce per paura di perdere la prenotazione del campeggio.
Giunti nella città l’atmosfera cambia, niente di selvaggio (automobilisti e tassisti a parte) avrebbe più fatto parte del nostro viaggio fino al ritorno in Italia. Un po’ ci è dispiaciuto.
Il campeggio di Mortonhall, periferia di Edimburgo, (18 pound elettricità compresa) è organizzatissimo e questo ci risolleva un po’ il morale. Non ce la facciamo a fare nulla e quindi piantiamo la tenda ci facciamo una doccia, mangiamo e ci mettiamo a dormire.
20/8/2005 12° giorno. Edimburgo Subito sul Royal Mile per immergerci nell’atmosfera della città. Abituati com’eravamo alla quasi completa solitudine, il bagno di folla del Fringe Festival ci spiazza non poco. Tutto il lungo viale è pieno di gente e di artisti di strada che si stanno esibendo o pubblicizzano i loro spettacoli. In dieci minuti siamo pieni di carta e opuscoli! Mentre camminiamo le nostre narici riconoscono un odore familiare e senza rendercene conto abbiamo in mano una porzione di fish & chips e una di cheese & chips con salsa al curry. Divine!!!!! Intossicati e felici ci avviamo schivando gli altri turisti verso il castello (8 pound). Bello, ma meno caratteristico del Doune o dell’Eilean Donan, svilito anche dall’enorme impalcatura in occasione del Military Tattoo. Bellissimi invece i gioielli della corona (corona, scettro, e spada, nonché la Pietra del Destino su cui sono stati incoronati tutti i sovrani scozzesi e poi inglesi) esposti in una stanza blindata nel castello. Bello anche il Palazzo di Holyroodhouse, visto da fuori per chiusura. Terribile, invece, la nuova sede del parlamento scozzese subito di fronte.
Ceniamo con panini nei Princes Street Gardens e ci infiliamo in un pub a bere birra e whisky in attesa che arrivi mezzanotte, ora per cui abbiamo acquistato due biglietti per il tour “City of the Dead”. L’aria nel locale non è la stessa incontrata nel pub di Skye, qua l’atmosfera è molto più cittadina e a differenza anche di Glasgow, molto più cosmopolita. Dong-dong! Ecco mezzanotte ed ecco che arriva la nostra guida. Un affascinante tizio che ci trasporta indietro nel tempo con racconti sulla storia di Edimburgo nel periodo dell’Inquisizione, descrivendo torture e utilizzando malcapitati del pubblico per fare dimostrazioni pratiche su come si dava prova dell’accusa di stregoneria…Sono stata scelta per la dimostrazione di colpevolezza dei bambini di cinque anni… Siamo poi entrati nel cimitero a tarda notte e in una camera di sepoltura dove si dice alcuni turisti abbiano visto il Poltergeist McKenzie.
Poi di corsa in tenda.
21/8/2005 13° giorno. Rosslyn Chapel/Melrose Abbey.
Un po’ delusi da Edimburgo decidiamo di anticipare la visita alla Rosslyn Chapel (6 pound). Poca distanza dalla città che vale davvero la pena di percorrere per vedere questa meraviglia. Una cappella privata, proprietà dal 1471 della famiglia del conte di Rosslyn, che vive lì accanto con la famigliola. Completamente rivestita di sculture, vale la pena di spendere altri 3,50 pound per comprare la guida (solo in inglese purtroppo, o scaricare da internet informazioni a riguardo) e capirci qualcosa. Simboli massonici (angelo caduto), pagani (il green man) e religiosi, nonché tombe di templari, sono dappertutto, e soprattutto queste ultime l’autoinvestitosi cavaliere (già medievista e vichingo) non risparmia con il suo inesorabile flash. Peccato davvero per l’impalcatura esterna che copre totalmente la visuale, ma se serve ad evitare le infiltrazioni d’acqua ben venga.
Nel pomeriggio ci dirigiamo verso l’abbazia di Melrose (6 pound audioguida compresa, solo in inglese), circa un’ora da Edimburgo, ma semplicemente meravigliosa. C’è sepolto il cuore di Robert de Bruce e se non ho capito male anche Walter Scott, ma non ne sono certa. Volevamo andare anche a visitare l’abbazia di Jedburgh, ma era ormai troppo tardi (chiude alle 18,30).
Quindi cena e materassino.
22/8/2005 14° giorno. Edimburgo Laviamo e aspiriamo la macchina che essendoci servita anche da giaciglio è in condizioni poco dignitose e domani dovremo riconsegnarla.
Dopo il car-wash quest’ultimo giorno decidiamo di passarlo all’insegna del relax per la città. Quindi percorriamo gli ultimi tratti ancora non visti come George St., Queen St., Charlotte Sq. E St. Andrews Sq., niente di che, come Calton Hill dalla quale Carmine vuole gettarmi giù per averlo costretto a salire. Un po’ delusi ci dirigiamo verso il Royal Mile, l’unica parte che in definitiva ci è piaciuta di questa città, per alcuni acquisti e per prendere posto nel pub dove ceneremo, il World’s End, chiamato così perché anticamente era l’ultimo edificio prima delle mura. Non ceniamo qui per caso, ma per necessità. Infatti dalla Lonely Planet si evince che qui si cucina un ottimo fish & chips ed essendo l’ultima sera in Scozia non possiamo fare a meno che mangiarne la nostra ultima porzione. Aggiungiamo come antipasti una buonissima zuppa di carote e del black pudding con formaggio di capra decisamente gustoso, ma forse sapendo di cosa si trattava non lo avremo preso (stolti!). Non informatevi e assaggiatelo, ne vale davvero la pena!!!!! A dormire che domani si parte.
23/8/2005 15° giorno. Edimburgo/Prestwick Tutto nelle borse e via verso l’aeroporto dove riconsegniamo la macchina che con nostra meraviglia non viene controllata (qualche graffietto era stato fatto) per il gran numero di persone che si sono presentate tutte allo stesso momento.
Check-in e imbarco, tutto perfetto e siamo di nuovo a Roma.
Consigli -I musei in Scozia chiudono presto 17.30/18.00, quindi tenetene conto nell’organizzazione del viaggio.
-Anche i TIC (Touristic information center) chiudono troppo presto, in genere verso le 18.00, quindi è difficile farsi aiutare dopo quell’ora). Sono comunque molto abbondanti in tutto il territori, anche nei paesini più piccoli se ne può trovare uno. Offrono tutte le informazioni sulle possibilità di alloggio e, di solito, offrono anche il servizio di prenotazione. A disposizione c’è anche moltissimo materiale riguardante i luoghi da vedere e le manifestazioni folkloristiche.
-Fate benzina sempre dove è più conveniente (a Sud), se dovete fare lunghi giri al Nord premunitevi per tempo e non fate rifornimento più su di Stirling, già inizia a salire il prezzo.
-In ogni museo o TIC sono presenti bacheche o espositori pieni di opuscoli che potranno esservi enormemente utili per il viaggio, buttateci sempre un occhio. -Le strade scozzesi sono tenute in ottimo stato, l’asfalto è eccellente ovunque, tranne a Skye, e non sono illuminate (quelle statali), ma grazie a un ingegnoso sistema di catarifrangenti (cat’s eyes) sulla linea di demarcazione delle strisce divisorie delle corsie non ci sono problemi di alcun genere.
– Non bevete birre d’importazione in Scozia, le locali sono molto più buone. Noi abbiamo provato la Black Island (scura) e la Skullsplitter entrambe delle Orcadi, la Deuchar’s IPA (speziata) e la Caledonian Brewery prodotte invece ad Edimburgo. Tutte buone e introvabili da noi a differenza delle altre più commerciali tipo Tennent’s o MacEwans.
– Ultimo ma più importante di tutti: quando visitate un posto, soprattutto di interesse naturalistico, guardatevi sempre alle spalle, in genere è lì che si nascondono i panorami più spettacolari.
Per qualsiasi informazione sul campeggio in Scozia non esitate a contattarmi: valentinasantonico@yahoo.It.