Cambogia, Vietnam e Laos – Tre magiche settimane
Giovedì 7 maggio 2009 Partiamo da Parigi (dove abitiamo) alle 23:35, con 45 minuti di ritardo. Sembrerebbe esserci un problema tecnico… iniziamo bene. Nel frattempo, nell’attesa, mangiamo la prima delle decine di scatole di biscotti. Tempo medio per biscotto: 0,2 secondi. Controllo passaporti, imbarco e siamo a bordo! Partiamo con la Qatar Airways (Parigi – Bangkok A/R via Doha 650€). Ci distribuisco acqua, caramelle e salviettine profumate. Finalmente si parte. La televisione di bordo sembra non funzionare, quella di Daniele un poco, quella di Domenico per nulla. Salviettina umidificata e calda, e cena servita “according to Islamic principles”. Stop a Doha il tempo di girare il Duty Free, e rovesciare un vasetto di crema da 700€ sui jeans di Daniele. Rapido imbarco e subito in volo per Bangkok. Il volo è semi-vuoto, cena, film e nanna. Sullo schermo della TV a intervalli regolari appare il “Mecca pointer” che indica la posizione della Mecca rispetto l’aereo. Colazione con panino caldo imbottito di verdure e biscotto al cioccolato. Venerdì 8 maggio 2009 Arrivo alle 19:00 all’aeroporto internazionale di Bangkok. Decidiamo di prendere il Bus Express fino alla stazione centrale di Hua Lamphong. Da lì cerchiamo l’hotel; lo troviamo dopo faticosa ricerca. Arriviamo al P&R Residence, al 34 di Captain Bushlane nel quartiere di Bangrak (prenotato su Expedia, da casa). Scopriamo che il 34 non è il numero civico ma il numero dell’isolato (Soi). L’Hotel non è male, il personale gentile. Prendiamo un tuk tuk per andare ai night markets, cena parca con riso, pollo e maiale. Frugale ma buona. Al posto dei tovagliolini, un bel rotolo di carta igienica. Facciamo due passi tra le bancarelle del mercato, circondati da copie delle marche di lusso europee. Decidiamo di fare due passi a piedi e andare in un locale al Soi 2 e 4 di Silom. Il posto non è male. Facciamo per prendere la prima pillola di malarone, una ci cade per terra e Domenico con non chalance la raccoglie e la ingoia.
Daniele finalmente assapora il Singapore Sling… buoooono… gin e sciroppo di ciliegia.
Ritoriamo in hotel in tuk tuk, circa 50 Bath.
Sabato 9 maggio 2009 Colazione all’inglese in albergo, piuttosto buona (100 Bath). In taxi arriviamo al Wat Pho dove visitiamo il tempio del Budda dormiente. Bellissimo. Ci togliamo le scarpe prima di entrare in ogni tempio facendo attenzione a non rivolgere mai la pianta dei piedi alle sculture sacre. Vorremmo visitare il Wat Phra Kaew ma è chiuso ai turisti perché è un giorno sacro. Il complesso di questi templi è tra le cose più belle che vedremo durante il viaggio.
Il caldo è insopportabile, ci sono almeno 40 gradi.
Inizia l’avventura in tuk tuk: concordiamo un tour per visitare tre templi a 60 Bath. Il conducente dovrebbe aspettarci durante ogni visita. Scopriamo nostro malgrado che il tour comporta anche la visita coatta di alcuni negozi di abbigliamo e gioiellerie. I proprietari sono in combutta con i guidatori di tuk tuk, a cui danno benzina gratuita. L’acquisto non è obbligatorio ma la perdita di tempo e la scocciatura sono insopportabili. AI tuk tuk successivi chiediamo chiaramente un solo tragitto senza stop intermedi a una cifra concordata. Protestano ma alla fine accettano. Il taxi è in generale preferibile, pochissimo più caro ma decisamente meno stressante. Per tragitti medio-lunghi il taxi è anche più conveniente del tuk tuk. Tra tuk tuk e taxi visitiamo il: Luky Budda, la montagna dorata (Wat Saket) con le reliquie del Budda, il tempio dello Standing Budda dove compriamo una gabbia di uccellini che liberiamo in segno benaugurale (80 Bath). Ci sorprendono i monaci buddisti, allo sguardo di un europeo vederli con l’iPhone in mano è quantomeno strano. Ritorniamo al Wat Phra Kaew (stesso complesso del Grand Palace). I templi sono magnifici. Nel tempo del Budda di Smeraldo c’è un gruppo di giovani monaci in preghiera. Troviamo anche una miniatura dei templi di Angkor Wat che visiteremo due giorni dopo. Riposiamo esausti al Parco Lumphini dove arriviamo in taxi. C’è gente che corre e fa sport (certi fisici). Nel parco passeggia tranquillo un varano… pauuura.
Ceniamo di nuovo ai night markets. Poi nanna in hotel.
Bangkok è caldissima, umidissima, caotica. I templi sono meravigliosi. Unica nota stonata, siamo infastiditi dai venditori insistenti e dai tuk tuk. Conviene farsi l’abitudine, saranno il filo conduttore di tutta la vacanza.
Domenica 10 maggio 2009 Sveglia alle 4:30 e corsa in taxi all’aeroporto internazionale di Bangkok (500 Bath tariffa fissa senza tassametro). Visitiamo l’infinito Duty Free e partiamo per Siem Reap, in Cambogia, con l’ottima Bangkok Airways. Il biglietto l’abbiamo acquistato da casa. Il volo è semivuoto. All’arrivo in Cambogia, ci sorprende un minuscolo aeroporto che assomiglia a un villaggio turistico senza turisti. Sbrighiamo le formalità per il visto (1000 Bath o 30 USD). Il passaporto passa di mano in mano tra una ventina di funzionari in fila uno accanto all’altro come una catena di montaggio. Che buffo.
Andiamo in hotel in Moto Dop (cioè semplicemente in sella a un motorino – 4 USD). L’Hotel è lo Shadow of Angkor II. 20 USD a notte in due, stanze spaziose e pulite con balcone e aria condizionata. Piscina ma colazione esclusa. Tra i migliori hotel che utilizzeremo. Si cammina scalzi. Ci sono diversi pc con connessione internet, gratuita ma lentissima. Concordiamo con un driver di Tuk Tuk (lo stesso che ci aveva portato in hotel) 3 giorni di visita per 50 USD. Ci scorazzerà per tutti i templi e luoghi che vogliamo visitare. È compresa tutta la zone dei templi incluso di tempio lontano di Banteay Srey.
Ci facciamo portare subito ai Flotting Villeages, sul lago Tonlé Sop. Sono i villaggi galleggianti di Chong Kneas. Costo del biglietto per i villaggi 20 USD a testa, più l’acquisto “obbligato” di quaderni e penne (in teoria) per i bambini poveri. Abbiamo la netta sensazione di essere stati fregati… vabbè. Ci fa da giuda tale Lady Boy. Compriamo i biglietti per tre giorni di visita di tutti i templi di Angkor a 40 USD/persona. Visitiamo subito i templi del gruppo di Ruolos (Loley, il più piccolo, Preah Ko, Batong).
Ceniamo per 10 USD in due all’ottimo Shadow of Angkor I con cucina Khmer (zuppa di pesce in latte di cocco, salsicce speziate e piccanti ecc.).
Lunedì 11 maggio 2009 Sveglia alle 6:00, colazione all’inglese e frutta in hotel e via per i templi.
Iniziamo la gita a dorso di elefante (15 USD a persona) che ci lascia vicino al tempio di Bayon. Tra tutti i templi minori che vedremo è quello che ci rimane più impresso. Le sue torri riportano i volti del re che guarda in tutte le direzioni, con uno sorriso enigmatico. La gita prosegue con tutti gli altri templi della città di Angkor Thom, Ta Keo, Ta Prohm (impossessato dalla natura) e Banteay Kdey. Per ultimo lasciamo Angkor Wap, enorme, vastissimo, ben conservato e pieno di turisti giapponesi vocianti. Ci colpiscono i bassorilievi, la vastità del tempio ed il buono stato di conservazione. Sfiniti e bruciati dal sole rientriamo in hotel. Cena al solito posto, sempre ottima.
Il tempo ci assiste, fa sempre bello, qualche pioggerellina la notte. Martedì 12 maggio 2009 Sveglia alle 7:00. Partiamo subito per Banteay Srey (a 20 Km circa). Molto diverso dai templi del giorno prima, fatto di mattoni rossi e non con enormi blocchi di pietra. Visitiamo Tha Som, Me Bon orientale dove ci colpiscono le sculture degli elefanti perfettamente conservate, Pre Rup, Neak Pean anticamente immerso e circondato da cinque vasche d’acqua. Infine Prea Khan con il suo immenso dedalo di corridoi. Sulla strada del ritorno ripassiamo davanti ad Angkor Vat e Bayon; la chiusura ideale per congedarci da Seam Reap. Pomeriggio di relax. Siamo storditi dalla quantità di templi visti. Partiamo portandoci via come immagini la grandiosità dei templi, l’estrema povertà della popolazione, il Tuk Tuk che ci scorazza in giro per tutto il giorno e un bambino che si arrabbia perché non gli compriamo i libri e ci insulta. Vabbè… Dei templi ci colpiscono le torri con i volti sorridenti che guardano in tutte le direzioni, le sculture degli elefanti, i bassorilievi con le sculture di donne sorridenti che danzano, le enormi statue che stringono un serpente (raffiguranti la spremitura del latte), i monaci buddisti e i loro iPhone, l’emergere maestoso dei templi dalla foresta.
In hotel prenotiamo il mini bus che ci porterà a Phnom Penh il giorno dopo, per 11 USD a persona.
Mercoledì 13 maggio 2009 Sveglia alle 5:00, colazione e partenza per Phnom Penh in mini bus. Servizio di bordo: acqua, panino e salviettine profumate. Durata del viaggio di 5 ore con fermata di emergenza a causa della pipì di Domenico (ma tutti gli altri ne approfittano).
Arrivati a Phnom Penh ci facciamo portare allo Sky Park Guesthouse (13 USD a notte con aria condizionata). Posiamo le valige e ci portiamo direttamente in Tuk Tuk alla sede della Capitol Tour dove prenotiamo il viaggio di tre giorni che ci porterà da Phnom a Saigon. Visitiamo il Vat Phnom (collina al centro della città, con una stupa commemorativa alla sommità) e subito dopo il mercato di Psar Thmei. Il mercato è affolatissimo, incasinatissimo ma Domenico si diverte come un matto. Daniele è un po’ disorientato. La guida parla di una meravigliosa cupola Art Decò; non ci sembra per nulla interessante. Vendono di tutto, compresi insetti fritti. Non osiamo mangiare al mercato, e puntiamo al moderno centro commerciale di Soraya. Ci dirigiamo a piedi in hotel, con pausa a metà strada (di fronte al palazzo reale) per una birra locale.
Giovedì 14 maggio 2009 Sveglia alle 8:00 e in tuk tuk andiamo ai Killing Fields, dove venivano uccisi e interrati nelle fosse comuni gli oppositori di Pol Pot e le loro famiglie.
C’è una grande stupa commemorativa contenente i teschi finora recuperati; tutto intorno una serie di buche nel terreno, un tempo usate come fosse comuni. Brandelli di vestiti escono dal terreno qua e là. Resti di ossa sono visibili ovunque. L’atmosfera è sconvolgente.
Ancora più terrificante è la prigione S21, che visitiamo subito dopo (nel centro di Phnom), dove venivano interrogati e torturati gli oppositori. Foto e strumenti di tortura sono esposti nei quattro complessi una volta adibiti a liceo. Con queste terribili immagini ancora negli occhi riprendiamo la visita, più tradizionale, della città.
A piedi andiamo al Palazzo Reale (ci sembra 12 USD a testa). Visitiamo la sala del trono, gli affreschi e concludiamo con la Pagoda d’Argento così chiamata per le sue piastrelle d’argento massiccio che rivestono tutta la superficie del tempio. Le piastrelle sono protette da tappeti ma incollate l’una all’altra con banalissimo scotch, antiesteticoooo…). Nella pagoda troviamo il Budda di Smeraldo (vetro di cristallo verde di Bakarat). Siamo troppo stanchi per visitare il museo nazionale e ci dirigiamo verso l’hotel con breve sosta per la cena.
Prenotiamo il volo da Luang Prabang a Bangkok via internet (160 $ a persona) con la Bangkok Airways.
Venerdì 15 maggio 2009 Sveglia alle 5:45, a piedi andiamo alla sede della Capitol Tour. Il tour organizzato è certamente il modo più semplice ed economico (circa 50 $ con trasporto, alloggio e pranzo incluso) per superare la frontiera e arrivare a Saigon. Prendiamo un mini bus fino al ferry boat. Qui prendiamo una barca scassata che in un’ora e mezza ci porta al posto di frontiera con il Vietnam. Paghiamo 2000 dong per il controllo medico (che non effettuiamo). Validiamo il visto di ingresso fatto a Parigi e con una seconda imbarcazione arriviamo Chau Doc. Check in presso il Delta Floating Hotel, un hotel galleggiante con stanze a 45°C. Prendiamo l’opzione aria condizionata per 7 $. Ci facciamo portare in barca a Chau Doc, al centro del villaggio, dall’altra parte del fiume. Facciamo un giretto e visitiamo il bel mercato (stavolta Daniele è a suo agio, Domenico basito).
Pranziamo in un pessimo ristorante cinese trovato sulla Lonely Planet. Il caldo e l’umidità sono insopportabili, passiamo quasi tutto il pomeriggio al Victoria Ressort (il migliore hotel della città) dove scriviamo il diario di viaggio, beviamo birra (Daniele) e the al lemon grass (Domenico), mentre osserviamo un salamandra a caccia di mosche, imbambolati di fronte ad una TV che manda in onda sempre le stesse immagini. Visitiamo la chiesetta cattolica; i bimbi con l’uniforme scolastica ci dicono sorridenti hello. Ci colpisce l’eleganza delle ragazze in bicicletta, vestite con l’abito tradizionale bianco. Torniamo in hotel, aria condizionata al massimo (16°C o giù di lì). Veniamo svegliati dalla pioggia, dall’eccesivo freddo dell’aria condizionata e dal rumore delle barche. Sabato 16 maggio 2009 Sveglia alle 5:45. Il fiume è bellissimo al mattino presto: la luce chiara, le barche dei pescatori, in lontananza la città già piena di ciclomotori. Visitiamo la Fish Farm, il villaggio Cham (mussulmani) e cerchiamo di andare in taxi sul monte Sam e visitare la pagoda nella roccia. Ma è un giorno di festa e la città è piena di motorini… un traffico che neanche sulla tangenziale di Milano… Siamo costretti a ritornare in motorino. Aspettiamo per un’ora all’imbarcadero di Chau Doc (giusto accanto all’uscita delle fogne) l’unica signora del gruppo, in ritardo a causa di una ruota forata. Domenico la dava già per rapinata, ed avrebbe voluto chiamare la polizia e le ambasciate. Inizia il viaggio per Vinh Long. In ordine: barca, minibus, piedi, ferry boat, bus. A Ving Long una barchetta ci porta presso la casa di un abitante del luogo. L’abitazione è su di un’isola immersa nella natura, con alberi di frutta, sentieri nell’ombra e vasche con i coccodrilli. La pace è assoluta… che differenza rispetto alle cittadine, piccole e grandi, visitate sino ad ora! Aiutiamo il padrone di casa nella preparazione della cena. Il menu comprende: zucca pho (in acqua salata bollente si versano delle fettine di zucca, carne macinata, zucchero, erba cipollina, sale e pepe quanto basta), verdure miste saltate nella wok con pezzettini di carne (carote, cavolo, fagiolini, erba cipollina). In una pentola con pochissimo olio di fa soffriggere per qualche secondo l’erba cipollina; si aggiunge la carne e si allunga con acqua per far cuocere le verdure; sale, pepe, zucchero quanto basta. Ceniamo da soli sotto il porticato con quanto abbiamo preparato, più riso e pesce preparati direttamente da chi ci ospita. La migliore esperienza culinaria fino ad ora. Il momento è magico, ci siamo solo noi.
Domenica 17 maggio 2009 Sveglia alle 7:00. Giù dalle brandine e fuori dalle zanzariere! Abbiamo dormito con il suono scrosciante della pioggia e il rumore degli animali. Le stanze per gli ospiti sono costituite da semplici capanne di legno totalmente aperte nella parte superiore, tra il tetto e le pareti. I letti sono semplici brandine, le docce e i bagni all’aperto. A Daniele la situazione piace molto, a Domenico un po’ meno.
Barba all’aperto, doccia e colazione: pane, marmellata di fragole collosissima, omelette e caffè. Ci recupera la guida, molto carina e simpatica, ed iniziamo il tour: il mercato flottante dove compriamo un’anguria (subito mangiata in barca con la guida), la fabbrica di caramelle dove assaggiamo di tutto ma non compriamo niente, pranzo in un ristorante locale, gita in bicicletta ed escursione in barca a remi nel dedalo di canali. Una barca ci riporta al molo dove ci aspetta un autobus che in tre ore ci porterà a Saigon.
Diciamo addio al delta del Mekong. Arriviamo in città e cerchiamo l’hotel: Madame Cuc 64, vicinissimo alla fermata del bus. Saigon ci colpisce subito, la quantità di gente, il dinamismo, le luci. Non eravamo più abituati.
Doccia e subito giro per la città, dopo aver velocemente cenato con la zuppa pho gentilmente offerta dall’hotel, assieme a caffè e banane.
Concordiamo con la receptionist (una vera e propria macchina da guerra… piccola, rapida ed efficace) il prezzo di 20 USD per una doppia spaziosa.
Passeggiamo verso il centro (Hotel de Ville e Opera… proprio come a Parigi…). Beviamo un Singapore Sling al 23° piano dello Sheraton Hotel da cui si gode una vista meravigliosa della città.
Lunedì 18 maggio 2009 Sveglia alle 7:00, colazione in hotel e subito fuori. Visitiamo il mercato coperto di Ben Thanh, i mercatini di strada, l’Hotel de Ville, da fuori il museo di Ho Chi Minh, il museo dei ricordi di guerra (chiuso per pausa pranzo), il palazzo della riunificazione, la cattedrale di Notre Dame. Compriamo il pranzo da una venditrice ambulante e lo mangiamo in un parco. Visitiamo l’ufficio della posta e la pagoda dell’imperatore di Giada. In taxi ci facciamo portare alla pagoda di Giac Lam e alla pagoda di Giac Vien (taoista). Ci colpiscono la gentilezza dei monaci, il forte odore di incenso, le sculture di legno e la svastica dietro ogni budda… è un simbolo comune nel taoismo ma per un europeo fa uno strano effetto.
Ci facciamo portare a Cholon (China Town) per visitare le sue pagode (tutte chiuse).
Ritorniamo in hotel, solita zuppa pho e uscita al Lush (locale molto carino ma deserto). Ritorniamo in hotel stanchissimi dopo aver camminato tutto il giorno.
Martedì 19 maggio 2009 Sveglia alle 4:00, taxi alle 5:00 e partenza per Danang (volo comprato su internet con Jetstar, 100 USD per due persone). Corsa in taxi all’aeroporto per 7 USD prezzo fisso, attesa al gate con gli annunci (continui e altissimi, quindi insopportabili) dei voli in partenza.
Arrivo a Danang alle 8:00. In taxi verso la fermata dei bus (70.000 Dong) e bus di un’ora per Hoi An. Domenico litiga pesantemente con il conducente sul prezzo, aumentato espressamente perché stranieri. Dopo un’ora di guida “sportiva” arriviamo ad Hoi An. Alla fermata dell’autobus, prendiamo un motodop per l’hotel (che in realtà era vicinissimo, e il tragitto non valeva il prezzo). Ci sorprende subito la calma e l’ordine della città. Qui non c’è la massa di motorini che sfrecciano senza regole per le vie.
Arriviamo in hotel (20 USD la doppia, colazione compresa) e prendiamo le bici dell’hotel (gratuite) per andare al mare, dove passiamo la nostra prima giornata di mare. La spiaggia è bella, il mare non eccezionale e c’è un po’ di gente. Il mare è pieno di meduse. Affittiamo due lettini (1 USD) e ci crogioliamo al sole. Delle donne ricoperte da strati e strati di vestiti per non prendere sole, cercano di venderci di tutto.
Cena parca con un pesce, un granchio alla brace, e ritorno in hotel.
Mercoledì 20 maggio 2009 Sveglia alle 7:00, colazione abbondante in hotel e visita di Hoi An. All’ufficio del turismo compriamo un biglietto (75.000 Dong) che dà diritto a visitare cinque siti. Scegliamo lo spettacolo di danza tradizionale, il museo della ceramica, la cappella della famiglia Tran, la casa comune della congregazione cinese del Fujian e dell’Hainan.
La cappella della famiglia Tran è molto bella e la guida ce ne spiega la storia in francese. Domenico per la prima volta si lascia convincere a comprare un souvenir: delle monete yin e yan dell’anno mille, taroccatissime. In generale visitiamo tutta la città, che è bellissima! E’ piena di viuzze e case antiche ben conservate (rarissimo in Vietnam). La città è molto più tranquilla del resto del paese visto fino ad ora.
Tappa immancabile è la visita al ponte giapponese (rappresentato anche sulle banconote da 20.000 Dong). Ritorniamo in hotel dove prenotiamo l’escursione del giorno dopo per My Son e il bus del giorno successivo per Hué. Compriamo su internet i voli Hué – Hanoi (40 USD a persona) e Hanoi – Luangprabang (130 USD a persona tasse escluse!). Per i voli interni al Vietnam conviene sicuramente comprare sul web.
Prendiamo la bici e andiamo in spiaggia. Non c’è il sole ma è comunque piacevole riposare un po’. Ci sorprende il temporale e decidiamo di fermarci a mangiare a un ristorantino sulla spiaggia.
Ritorniamo a casa in bici, che ancora piove. Per fortuna non usciamo mai senza kway.
Giovedì 21 maggio 2009 Sveglia alle 4:00 ed escursione a My Son (che vuole dire “bella montagna”). La guida parla un inglese incomprensibile. I templi costruiti dall’etnia Champa sono stati quasi interamente distrutti dagli americani durante la guerra. Rimangono soltanto un ammasso di rovine. Sparsi qua e là sul sito i Lingam di Shiva (simbolo fallico) di tutte le dimensioni. Dopo aver visitato Angkor Vat questi templi sembrano ben poca cosa. Ritorniamo in hotel giusto in tempo per fare la seconda colazione, prendiamo le bici e ci dirigiamo alla spiaggia Cai Day (ultima spiaggia di China Beach). Daniele si ustiona le gambe.
Ritorno in hotel, doccia, cenetta in riva al fiume e nanna.
Venerdì 22 maggio 2009 Sveglia alle 6:30. Colazione copiosa (come sempre) e partenza in bus per Hué. Il bus è strutturato con una ventina di cuccette su due livelle dove si viaggia coricati; è l’ideale per un viaggio lungo, ma noi abbiamo solo un tragitto di tre ore. Le cuccette comunque conciliano il sonno… Daniele dorme, Domenico guarda il paesaggio e fa fotografie. Arriviamo alle 11:00. Siamo assaliti da una dozzina di adolescenti che ci propone hotel a prezzi stracciati con corsa in taxi gratuita nel caso si accettasse l’offerta. Guarda caso ci propongono anche l’hotel che avevamo individuato in precedenza sulla Lonely e accettiamo. Rispettiamo quindi il programma e andiamo al Phuong Nha. Stanza da 12 USD.
Pranziamo con 50.000 Dong (poco meno di 3 USD) sulla strada per la Cittadella, che visitiamo subito dopo. Il biglietto di ingresso costa 60.000 Dong a persona. Hué era l’antica città imperiale e la Cittadella era la residenza dell’ultimo imperatore. I palazzi sono molto belli, e l’area molto vasta. Tuttavia l’incuria, il tempo e anni di guerra hanno lasciato il segno. Ci sono lavori di restauro in corso: le donne lavorano, gli uomini giocano a carte.
Piove, siamo esausti e Daniele soffre stoicamente in silenzio per il dolore delle ustioni del giorno prima. Resistenza esemplare.
Prenotiamo l’escursione del giorno dopo alle tombe imperiali (5 USD a persona). Cena senza infamia né lode da Friends al 30 di Nguyen Tri Phuong, proprio accanto all’hotel. Domenico fa per andare in bagno e trova un topo grande quanto un piede. Andiamo bene… 60.000 Dong (circa 3 USD) per due persone. Accanto all’hotel una pasticceria-ristorante fa dei dolcetti tipo Muffin molto buoni (10.000 Dong l’uno). Ci sorprende di non essere assaliti davanti ai ristorantini come ci succedeva nelle altre città del Vietnam fino ad ora visitate, dove chiunque cercava di venderci qualsiasi cosa. Soltanto i conducenti di risciò sono insistenti.
Ci colpisce il fatto che le abitazioni, viaggiando verso nord, assumono sempre più l’aspetto “occidentale”. Si passa da case con tetto di lamiera o fogliame di cocco, a case con tette di tegole e muri di cemento.
Sabato 23 maggio 2009 Sveglia alle 7:00. Ci recupera il pulmino per la visita delle tombe imperiali, fuori città. Visitiamo la tomba Tu Duc (55.000 Dong a persona per visitare ciascuna tomba), di Khai Dinh (imperatore omosessuale con la tomba in cima ad una collina, in stile cino-vietnam-europeo). Europee le ceramiche e i marmi, cinese le statue dei guardiani. Infine la tomba di Minh Mang.
Fermata alla fabbrica di bastoncini di incenso e cappelli a cono. Ritorniamo in città e prenotiamo lo shuttle per l’aeroporto.
Nel pomeriggio corsa in taxi alla pagoda di Thien Mu, simbolo del Vietnam. Ritorno in città in barca (40.000 Dong a persona).
Recuperiamo i bagagli in hotel, compriamo gli ultimi quattro muffin e ci dirigiamo all’aeroporto. Volo della Vietnam Airlines direzione Hanoi. Il servizio a bordo: miserrima bottiglia d’acqua e salviettine.
Arrivati ad Hanoi prendiamo il bus della Vietnam Airlines (2 USD) che con 1 USD in più ci porta fino all’hotel. Come da prassi l’autista cerca di portarci presso un suo hotel di fiducia, ma forti ormai della nostra esperienza di imbrogli organizzati, insistiamo e ci facciamo portare all’hotel da noi precedentemente scelto (Old Street Hotel) sulla Lonely Planet. Scelta rivelatasi poco fortunata. Benché poco costoso (15 USD colazione compresa), l’hotel è pessimo: rumorosissimo, l’aria condizionata non funziona e il personale di dubbia esperienza. Il giorno dopo non rifanno neanche le stanze. Decidiamo di non riconfermarlo per la seconda notte.
Breve giro nel quartiere in cerca di cibo. È mezzanotte, l’atmosfera è stranissima. Ha un che di ambiguo. Le strade sono deserte, i bar super affollati ma le porte sono chiuse e le saracinesche semi abbassate. Dei giovani girano in moto e auto. Ritorniamo in hotel cercando di addormentarci, nonostante il rumore dell’aria condizionata (della stanza accanto!).
Domenica 24 maggio 2009 Sveglia alle 7:30. In hotel prenotiamo la gita di due giorni alla baia di Halong (dopo aver verificato le condizioni e le diverse offerte presso cinque diverse agenzie viaggi della zona): 70 USD bibite escluse, barca tre stelle, pernottamento in nave, in cuccetta con aria condizionata.
Iniziamo la visita di Hanoi partendo dal Mausoleo di Ho Chi Minh (orario di apertura: 8:30 – 11:30). La coda è lunghissima, mai vista in Vietnam! Per fortuna scorre molto rapidamente e in neanche mezz’ora siamo dentro. L’organizzazione è militare: bisogna nell’ordine consegnare zaini e borse, successivamente tenere in mano le macchine fotografiche e consegnare a un secondo sportello. Infine, privati di ogni mezzo elettronico capace di far foto o filmati, si è pronti a rendere omaggio alla salma di zio Ho. Il corpo del padre della patria è perfettamente conservato, sembra che dorma (una volta l’anno la salma vola in Russia per restauro). L’atmosfera è solenne: soldati in divisa bianca sull’attenti circondano la teca, la luce è soffusa, alle spalle enormi falce e martello, e la stella del Vietnam.
Usciti facciamo per prendere un gelato. Non ne possiamo più di certi venditori truffaldini, il gelato costa 5.000 Dong e non 10.000 Dong come dice la venditrice, deve restituirci il resto quella ladra! Per fortuna noi siamo più furbi! Visitiamo la casa di Ho Chi Minh e da fuori vediamo il museo. Due ragazzine vietnamite, molto gentili, chiedono imbarazzate a Daniele di poter fare delle foto insieme. I due minuti di celebrità e i rari momenti di cortesia riservati ai turisti ci mettono di buon umore.
Visitiamo alla pagoda a pilastro unico (nello stesso complesso del mausoleo) e il museo della letteratura, che apprezziamo tanto. Un luogo tranquillo e ben preservato.
Passiamo il pomeriggio a gironzolare tra il laghetto, la chiesa di St Joseph e la città vecchia. Assaggiamo dolcetti disgustosi e un beverone (the e succo di frutta con palline di caramelle). Alle 20:00 assistiamo allo spettacolo di marionette sull’acqua (40.000 Dong per la seconda classe). Lo spettacolo ci piace molto, diverso rispetto le attese (Domenico pensava fosse una versione ad occhi a mandarla dei pupi siciliani). Le marionette sono mosse dal basso da bastoni immersi nell’acqua, così come gli stessi marionettisti nascosti da un sipario. Ceniamo in un ristorantino carinissimo vicino alla chiesa di St. Joseph, “La Place” (due birre, pho e involtini primavera: 152.000 Dong). Come dessert prendiamo crepe al mango e gelato di vaniglia: buonissima! Ripeteremo anche successivamente. Ritorniamo in hotel a piedi, e subito a nanna. La stanza non è rifatta, gli asciugamani non sono stati cambiati, l’aria condizionata non funziona e il rumore eccessivo. Insomma, un disastro di hotel. All’una di notte Domenico esasperato scende a discutere con il ragazzo della reception.
Lunedì 25 maggio 2009 Sveglia alle 6:30, colazione e partenza in pulmino verso la baia di Halong. Tre ore di tragitto. All’arrivo in città ci imbarchiamo sul battello e iniziamo la crociera tra gli innumerevoli scogli della baia.
Il tempo non è dei migliori ma il paesaggio da mozzare il fiato.
Sosta per la visita di una grotta, facciamo kayak (coordinamento zero, fatica massima), bagnetto e tuffi dal ponte della nave. Domenico si tuffa dal terzo piano, Daniele ha paura. Cena parca in hotel e serata sotto le stelle.
Martedì 26 maggio 2009 Sveglia alle 6:30, colazione leggera e riprendiamo la crociera nella baia. Il tempo non migliora. Rimaniamo sotto coperta al riparo della pioggia ad ammirare il paesaggio. Attracchiamo per l’ora di pranzo, consumato il un ristorante iper-turistico, e riprendiamo il viaggio in bus che in tre ore ci riporta ad Hanoi. Cerchiamo un nuovo hotel vicino alla cattedrale di Saint Joseph e facciamo un giretto in città: visita dell’Opera House, del laghetto, di alcuni negozi alla moda e del quartiere della cattedrale.
Cena da “La Place”, con immancabile crepe al mango come dessert.
Ritorno in hotel e nanna.
Mercoledì 27 maggio 2009 Sveglia alle 5:00. La giornata inizia bene: manca l’acqua in bagno. Esasperati chiamiamo la reception, e ci portano un secchio d’acqua fredda con cui lavarci. Vabbè con gli hotel di Hanoi siamo stati un po’ sfortunati.
Prendiamo la navetta della Vietnam Airlines a cinque minuti a piedi dall’hotel (25.000 Dong a persona) e ci dirigiamo all’aeroporto: destinazione il Laos.
Atterriamo a Luangprabang e seguiamo le procedure doganali. Il visto si compra preferibilmente in dollari (35 USD). Ne siamo sprovvisti e siamo obbligati a prelevare moneta locale. A conti fatti il visto in moneta locale costa molto di più (350.000 Kip a persona).
In Jumbo (un tuk tuk a quattro ruote, più o meno come l’Ape italiana) raggiungiamo per 6 USD la città. Cerchiamo con difficoltà l’hotel: l’Ammata Guest House. Ci costa 25 USD a notte; non negoziamo sul prezzo perché siamo ormai esausti di contrattare. In più il proprietario è particolarmente gentile e accogliente e la stanza molto bella. Luangprabang ci stupisce per la sua calma. È tranquillissima, ci sono pochi motorini, le persone sono molto gentili e non ci assalgono ogni cinque minuti. Ci sono negozietti, bar e ristoranti; ci sentiamo accolti.
Pranziamo con uno dei famosi sandwitch di pollo e maionese lungo in fiume. Iniziamo il giro della città: visitiamo il palazzo reale con il famoso Budda e scaliamo esausti la collinetta Phu Si. Il caldo è infernale, non si respira, l’umidità elevatissima. Ritorniamo presto in hotel a goderci una boccata di aria condizionata (w la tecnologia). Dormiamo dalle 16:00 alle 19:00: il caldo e la stanchezza hanno avuto la meglio. Usciamo con il tramonto. Visitiamo il mercatino dell’artigianato di notte. L’atmosfera è molto piacevole, i laotiani non importunano i turisti e i prodotti che vendono sono davvero molto belli e a buon mercato.
Ceniamo con un panino al pollo e un milkshake al mango (10.000 e 5.000 Kip rispettivamente). Compriamo due cakes per la colazione del giorno dopo (5.000 Kip). Rientriamo in hotel. Notte polare con l’aria condizionata, sembra di essere a Stoccolma: 12 ° C.
Giovedì 28 maggio 2009 Sveglia alle 6:50. I vetri sono appannati, il vapore si è trasformato in brina. Non siamo infastiditi dalle zanzare: sono tutte morte congelate. Colazione in veranda con caffè (gratis dall’hotel) e i dolcetti del giorno prima.
Andiamo all’agenzia viaggio dove il giorno prima avevamo prenotato l’escursione alle grotte di Pak Ou (7 USD a persona, ma costava molto meno non passare attraverso l’agenzie e andare direttamente all’imbarcadero). Crociera di due ore sul Mekong, con una barchetta lunga quanto instabile. Facciamo una sosta al villaggio di Ban Xang Hai, dove si distilla il wiskey Lao Lao.
Dopo un’altra mezz’ora arriviamo alle grotte. Si affacciano sul Mekong e sono piene di statuetta del Buddah, di ogni tipo, dimensione e materiale.
Una seconda grotta è raggiungibile sulla cima della montagna. Percorriamo un sentiero interminabile che si inerpica nella foresta. Domenico non apprezza per nulla l’escursione.
Rientriamo in città e pranziamo a base di pesce in un ristorantino del centro. Caffè e dolcetto alla Scandinavian Bakery (incredibile!).
Passiamo il pomeriggio a visitare gli innumerevoli templi di Luangprabang. Cena laotiana in un ristorante carino, giretto sotto la pioggia nel mercatino di notte e nanna presto. Domenico è intimorito da un geko di almeno 30 cm di lunghezza. Vuole sigillare la stanza.
Venerdì 29 maggio 2009 Sveglia alle 8:00 con la brina, di nuovo, sui vetri. Giriamo in città per visitare gli ultimi templi e poi via per l’aeroporto in tuk tuk (5 USD).
L’aeroporto è minuscolo, check-in e tutte le altre procedure d’imbarco sono semi –manuali. Spendiamo fino all’ultima Kip, ovviamente al bar.
Partiamo con un ATR72 ad eliche della Bangkok Airways. Pranzo a bordo di pessima qualità e volo di 2 ore. Arriviamo a Bangkok alle 16:00. In Taxi (senza tassametro 500 Bath) ci facciamo portare a Siam Square in centro città. Cerchiamo un hotel non troppo lontano dal Siam@Siam hotel, sul tetto del quale avevamo previsto di andare a bere un cocktail la sera e goderci così la vista sulla città. In effetti la visita merita il costo del cocktail: si vede tutta la città illuminata.
I costumi occidentali stanno avendo la meglio: ceniamo alla Australian Steak House dove mangiamo dell’ottima carne (a prezzi occidentali: due bistecche e due birre a 1.940 Bath). Non badiamo più ai prezzi, dopo aver passato tutta la vacanza a contrattare al centesimo ora siamo esausti.
Prendiamo il tuk tuk sotto la pioggia e ci facciamo portare a Silom. Il conducente ci lascia qualche isolato prima. Aspettando che la pioggia finisca assistiamo alle negoziazioni di un turista sessuale che alla fine va via in taxi con due ragazzini. Che schifo! Scampata la pioggia facciamo due passi verso la zona dei locali notturni. La serata sembra in tono minore e non entriamo. Rientriamo in hotel per 50 Bath e nanna a più di 30°C. Daniele non vuole più saperne della brina.
Sabato 30 maggio 2009 Sveglia alle 8:00, prepariamo i bagagli e passiamo l’ultima mattinata nei centri commerciali adiacenti. Soprattutto al Siam Parangon, con le sue boutique di haute cuture e l’aria condizionata. Prendiamo un tè con pasticcini all’ottimo Espace de l’Oriental, fra Bottega Veneta, D&G e Kenzo. Ci sentiamo a casa.
Quanto è diverso questo aspetto della città da quello visto all’andata, ma anche questa è Bangkok.
Approfittiamo dei bassi prezzi per acquistare prodotti in farmacia.
Recuperiamo i bagagli e in taxi andiamo all’aeroporto. Arrivederci Asia.
Scriviamo questo resoconto di viaggio ad agosto, in una giornata di sole sulle rive della Senna. I ricordi del viaggio sono ancora vivi. Siamo ritornati in Europa frastornati dalla quantità di meraviglie viste ed esperienze vissute: la maestosità dei templi di Angkor, i lasciti terribili della dittatura in Cambogia, il dinamismo di Saigon, l’atmosfera rarefatta di Hoi An, la magia della baia di Halong, la calma di Luanprabang, la bellezza dei templi di Bangkok. Tutto ci ha segnato e arricchito. Avremmo voluto vedere altro, conoscere nuovi posti: Sapa nel nord e la zona demilitarizzata nel centro del Vietnam, Vientiane in Laos, le spiagge nel sud, i parchi naturali in Cambogia. Ma pensiamo di aver approfittato del tempo a disposizione e di aver fatto quanto potevamo. Non abbiamo rimpianti. Abbiamo programmato l’itinerario da casa, cercando e confrontando le informazioni su internet, opuscoli di viaggio e l’immancabile Lonely Planet. Abbiamo comunque lasciato il nostro programma e la nostra mente aperti ai cambiamenti, agli imprevisti e alle curiosità del momento.
La continua contrattazione e l’insistenza dei venditori ci hanno talvolta irritato, senza tuttavia guastare l’atmosfera del viaggio. Le condizioni igieniche sono spesso precarie, ma non ci aspettavamo certo i confort all’europea. I costi, in compenso, sono estremamenti a buon mercato. Abbiamo sempre apprezzato la cucina locale, fatta dai locali e per i locali. Ci portiamo a casa anche il ricordo delle persone gentili e simpatiche che abbiamo incontrato, con le quali ci siamo confrontati per scoprire gli angoli e le soluzioni migliori, e il ricordi di chi ci ha aiutato e consigliato.
Per la prima volta siamo partiti con zaino in spalle, e ci siamo scoperti viaggiatori e non turisti.