Cambogia in tre giorni: Siem Reap, Angkor Wat e il villaggio galleggiante sul lago Tonle Sap
Dopo il controllo passaporti, all’aeroporto di Siem Reap c’è uno sportello di cambio, dove poter cambiare gli Euro. La moneta locale, il Riel cambogiano, non è praticamente mai utilizzata, quindi vi conviene prendere dei dollari americani.
Fuori dall’aeroporto ci aspettava il tuktuk inviato gratuitamente dall’Hotel Cyclo d’Angkor Boutique. Il tuktuk è uno scooter a cui attaccano un carretto per due/tre persone, con la possibilità di caricare anche le valigie. Non è il mezzo di trasporto più comodo e sicuro, ma vanno molto piano ed è impossibile cadere 🙂 Nel piazzale dell’aeroporto comunque si trovano tuktuk e taxi, con cui contrattare il trasporto fino al centro città. Considerate che un prezzo giusto è sugli 8$ per tuktuk e 14$ per taxi.
L’hotel Cyclo d’Angkor è molto carino, e lo consigliamo vivamente. Si trova a metà strada fra i templi e la movida del centro di Siem Reap, cosi da non dover dormire nel caos notturno delle strade centrali. Arredato con gusto, letto comodo, piccola ma deliziosa piscina e lettini per prendere il sole, bar e ristorante. L’unica cosa che non mi ha entusiasmata è stata la colazione: c’erano pietanze sia dolci che salata e frutta, ma niente di incredibile. Fuori dall’hotel ci sono sempre tuktuk disponibili, e alla reception ti aiutano a prenotare una guida per i templi.
Il primo giorno, siccome avevamo solo il pomeriggio disponibile, abbiamo affittato un tuktuk per 4 ore (circa 12$) che ci portasse ai templi principali, Angkor Wat, e al Bayon. L’autista ti aspetta fuori, e ti indica dove trovarlo dopo tot ore. Questi sono i due templi sicuramente più belli ed imponenti: ce ne sono altri molto belli ma nel complesso, per grandezza e stato di conservazione, questi sono i più “fotogenici”. Angkor Wat è immenso e 2 ore sono appena sufficienti per visitarlo velocemente. Una visita più approfondita richiede 3-4 ore. Però considerate che è bello vedere anche più templi, e che le decorazioni sono simili in quasi tutti (alcuni hanno stili molto diversi), quindi organizzate bene il tempo che avete a disposizione. Il Bayon, soprattutto se visto nel tardo pomeriggio (dalle 16:00 alle 17:30) con la luce bassa e calda, toglie il fiato. Gli immensi visi scolpiti nella roccia, prendono vita mentre ci si muove all’interno del tempio. Sul muro frontale, invece, sono presenti bellissimi bassorilievi che descrivono sia battaglie fra khmer e vietnamiti/cinesi, sia scene di vita quotidiana. Sulla strada per il Bayon, si passa sotto la Porta Sud (South Gate) che, dal lato del fiume, è preceduta da due eserciti (uno per lato) di dei e antidei, che tirano il corpo di un enorme naga (il serpente a 7 teste). Molte di queste statue sono conservate alla perfezione ed il loro profilo che si staglia sul fiume è poesia pura.
La sera siamo andati alla cena/spettacolo di danza apsara al Koulen Restaurant, in centro, di fronte ad un piccolo Night Market. Il buffet, enorme e ricchissimo di piatti tradizionali per tutti i gusti, apre verso le 18:30 ma lo spettacolo non inizia prima delle 19:30. Si trova posto anche all’ultimo momento ma prenotando in anticipo potete chiedere un tavolo vicino al palcoscenico per avere una vista migliore. Il palco è molto grande, i ballerini numerosi e con bellissimi costumi, il cibo buono: considerate che cena e spettacolo costa 12$, bevande escluse, quindi circa 10€.
All’uscita si può visitare il Night Market dall’altra parte della strada o muoversi verso Pub Street (a piedi o 1$ col tuktuk). La zona attorno a Pub Street vi lascerà stupefatti: tutta la pace e spiritualità dei templi si dissolve in un tripudio di luci, musica, urla, profumi della movida notturna. Locali moderni e arredati con stile, ristoranti per tutti i gusti, bancarelle di frutta e insetti allo spiedo, autisti di tuktuk che si contendono i clienti, negozietti e bancarelle di artigianato locale. Perdersi per qualche ora nelle viuzze del centro alleggerisce il portafoglio e ci riporta al caos quotidiano e alla folla a cui siamo abituati in Europa. Molti ristoranti propongono il Khmer BBQ (barbecue): si tratta di un vaso di terracotta ripieno di braci con una pentola di forma particolare sopra. In una parte vengono distribuite verdure crude e noodles (spaghetti asiatici) che cuociono nel brodo, nella parte alta sulle braci si mette la carne a grigliare. Normalmente ti portano pollo, maiale, pesce, gamberi e… alligatore! Noi consigliamo di provarlo, cosi come il piatto tipico fish amok (pesce al vapore in salsa di cocco e riso) ed il lok lak (carne di manzo e uova). Molto popolari sono anche gli involtini primavera, nella versione fritta (come quelli che mangiamo noi al ristorante cinese) o freschi (che però a noi non piaciuti) Altri suggerimenti di locali/ristoranti:
– BLUE PUMPKIN: ci sono due punti vendita in centro a Siem Reap, e uno all’aeroporto. E’ una pasticceria/gelateria con prodotti tipici un po’ occidentalizzati, tutti molto buoni. Ve lo consiglio perché in generale in Asia i dolci lasciano molto a desiderare nei ristoranti, o comunque ci stanca presto di trovare latte di cocco ovunque. Questi dolci e gelati invece sono diversi, ma comunque tipici.
– NEST: (Sivutha Blvd, Siem Reap) appena fuori dal caos delle strade attorno a Pub Street, questo bellissimo locale offre un’atmosfera più rilassata e meno rumorosa. L’arredamento esterno è stupendo, con divani bianchi grandi quando letti su cui mangiare e sorseggiare un drink. Prezzi sempre bassi rispetto ai nostri, ma qualità degna di un bar alla moda. Noi abbiamo preso una tartare di tonno crudo spettacolare, e il tipico piatto di riso e carne.
Tornando alla parte più culturale del viaggio, il secondo giorno abbiamo affittato (tramite l’hotel) una guida che parlava inglese (35$, quelli che parlano italiano sono più rare e costano di più) ed un tuktuk (34$) per 8 ore, dalle 8:00 alle 16:00. La guida ci ha portato come prima tappa al tempio più lontano ma anche più prezioso per la qualità dei bassorilievi: il Banteay Srei. Col tuktuk ci si mette circa 30 minuti ad arrivare al tempio, attraversando villaggi rurali dove si apprezza il vero stile di vita dei cambogiani. Consigliamo questa visita non solo per la bellezza del “tempio rosa” (cosi chiamato per il particolare colore rossiccio della pietra utilizzata), ma soprattutto come esperienza umana per capire le condizioni di vita e di igiene in cui ancora vive la maggioranza della popolazione, in capanne di legno di palma, senza elettricità né acqua corrente. Nonostante la palese povertà, il popolo è estremamente dignitoso: i bambini vanno a scuola scalzi, oppure in 3 su di una bicicletta, ma le loro uniformi sono impeccabili e i capelli pettinati.
Sulla strada verso il Banteay Srei, ci siamo fermati al museo delle mine anti-uomo, che è un piccolo museo molto dettagliato e con tantissimi reperti di bombe e mine che racconta il genocidio degli anni ’70 ad opera dei Khmer Rouges. Il fondatore del museo all’epoca era un bambino e fu obbligato dai Khmer a piazzare migliaia di mine nei campi: solo crescendo capì le conseguenze di quel suo “compito” giovanile, e decise di aprire una fondazione che raccoglie donazioni per la rimozione delle mine ancora disseminate nelle zone rurali, che ancora provocano molti feriti ogni anno. Al ritorno, invece, ci siamo fermati lungo un punto di produzione e vendita di zucchero di palma: tante contadine fanno bollire lo zucchero dentro enormi pentoloni e poi lo colano in formine tonde per fare delle specie di zuccherini, che poi vendono ai turisti.
Siamo poi andati al Ta Phrom, meglio conosciuto come tempio di Tomb Raider, venuto alla ribalta dopo che vi hanno girato il film di Lara Croft. Sopra e dentro al tempio sono cresciuti alberi giganteschi, le cui radici hanno avvolto la pietra e le statue creando uno spettacolo impressionante. Da notare, all’interno, un punto molto affollato in cui le numerose radici di un albero hanno lasciato libera solo una fessura da cui spunta il viso di un piccolo Buddha. Qui la guida ci ha portato a vedere la Porta Nord (North Gate) che è a 10-15 minuti a piedi in mezzo ai campi: si attraversa uno stagno dove brucano beati i bufali d’acqua e finalmente si arriva a questa bellissima porta abbracciata da rami e radici, lontana dalla confusione e senza turisti. Bellissime foto garantite!
Il terzo giorno, invece, abbiamo deciso di non dedicarlo ai templi, bensi ad attività alternative. Al mattino abbiamo visitato il Mercato Vecchio (Old Market o Psar Chaa) di Siem Reap. E’ un’esperienza forte, forse non per tutti, a causa dell’odore pungente e delle condizioni igieniche che lasciano molto a desiderare. Ma a livello socio-culturale è una perla per capire usanze e stili di vita del popolo cambogiano. Quindi tappatevi il naso, mettevi scarpe chiuse e avventuratevi dentro a questo mercato coperto dove le contadine portano ogni giorno frutta e verdura appena raccolta e le dispongono a terra in sacchi e ceste. A pochi centimetri, le pescivendole sventrano il pescato, tagliano teste, rimuovo interiora di rane, e friggono granchi ancora vivi, che cercano di saltare fuori dalle ceste in un ultimo disperato tentativo di salvezza. In tutto questo, inutile dire che a terra ci sono rivoli di liquidi di origine animale, scarafaggi e spazzatura.
Dopo, abbiamo camminato fino al famoso Artisans d’Angkor, che è una fabbrica/showroom di prodotti di artigiano locale di altissima qualità. La parte dove mostrano le varie lavorazioni è interessante (e gratuita), e alla fine si visita il negozio che è favoloso (mettete sottochiave il portafoglio, altrimenti rischiate di spendere una fortuna in sete, statuette, arredamento per la casa), ma anche molto caro. Alcuni manufatti si trovano simili in versione più economica nei mercati notturni; altri come i prodotti di seta pregiatissima e le scatole di legno dipinto e laccato si trovano solo agli Artisans d’Angkor. Volendo, un po’ più distante dal centro, gli Artisans hanno anche la fabbrica della seta, dove vedere il processo di filatura dai bachi al tessuto finito.
Al pomeriggio invece abbiamo fatto un’escursione al villaggio galleggiante sul lago Tonle Sap, organizzata da Tara River Boat. In teoria, direi che vale la pena fare questa escursione, che inizia alle 15:00 e dovrebbe finire verso le 18:30 con la possibilità di vedere il tramonto sul lago, e che costa circa 35$ a testa, comprensivi di cena (molto presto, verso le 17:00). Tuttavia sconsiglio di farla con Tara Boat perché l’organizzazione era pessima: la guida parlava un inglese incomprensibile (e noi conosciamo bene l’inglese), non ci ha spiegato niente di interessante sul perché questo popolo vive sopra al lago, su come sono costruite le case, ecc.., non ci ha portato vicino alle case ma solo su una piattaforma con 10 coccodrilli ammassati in una gabbia e un negozio di souvenir. In più il tramonto, se è nuvolo, non si vede. Questa è stata l’unica attività della nostra vacanza che ci ha lasciato un po’ insoddisfatti, sebbene il cibo servito per cena fosse molto buono. Nel nostro hotel ho trovato la brochure di un’altra agenzia che organizza questi tour. Vi lascio i contatti, ma non so dirvi se sia allo stesso livello di Tara Boat o meglio: Khmerdetours, www.khmerdetours.com, email: info@khmerdetours.com. Oppure c’è anche Hidden Cambodian Adcenture Tour: www.hiddencambodia.com.
Un altro consiglio: di massaggi a poco prezzo se ne trovano ovunque. Le affollatissime strade del centro di Siem Reap pullulano di negozi dove fare massaggi al corpo, alle gambe, e anche quelli coi pesciolini che mangiano la pelle morta dei piedi. Ma sinceramente rilassarsi in mezzo a quel marasma di gente e rumore è impossibile. Un’alternativa che tutti dovrebbero provare, invece, è Seeing Hands Massage ( 324 Sivatha Street, Siem Reap, sulla strada per i templi sulla destra). Si tratta di un centro di recupero per ragazzi ciechi e sordi, e per 5-10$ è possibile farsi fare un bellissimo massaggio di 30/60 min, in una pagoda arieggiata e silenziosa, da uno di questi ragazzi disabili. Fa bene al corpo, ma anche al cuore!
Un’altra attività molto consigliata da fare a Siem Reap (noi purtroppo avevamo poco tempo e non siamo riusciti) sono le lezioni di cucina cambogiana. Vi lascio i contatti di un corso che ci hanno consigliato in hotel: Cambodian Cooking Cottage, www.restaurant-siemreap.com, email: reservation@angkorw.com. Prenotare almeno 12 ore in anticipo, costo 25$ a testa, che comprende visita al mercato per fare la spesa di prodotti tipici, 2 ore di preparazione, 1 ora di degustazione. Tengono un corso al mattino ed uno al pomeriggio. Altro suggerimento: il circo Cambogiano: www.pharecambodiancircus.org ogni sera alle 20:00
Per finire, due ristoranti che ci avevano consigliato ma dove non siamo andati per motivi di tempo: VIRTOH’S al 246 Street Wat Bo, e FCC Angkor(www.fcccambodia.com)
Concludo dicendo che la Cambogia è stata per me la tappa più interessante del nostro viaggio (siamo stati anche a Kuala Lumpur e nel Sud della Thailandia).
Consiglio vivamente di visitare Siem Reap, ma di cercare di uscire dal centro occidentalizzato e pieno di turisti per avventurarsi nelle aree periferiche dove si apprezza la genuinità dei locali. E’ importante tenere a mente durante il viaggio che questo popolo è stato vittima di uno dei più terribili genocidi degli ultimi anni, e che ferite sociali e culturali sono ancora ben aperte. E’ sconvolgente notare i contrasti di questo popolo, la cui storia è stata praticamente azzerata negli anni ’70 e la cui forza e indipendenza sono state messe in ginocchio dalla tirannia di loro stessi compatrioti. Una pillola che ci ha aperto gli occhi: l’autista di tuk tuk diciassettenne con Iphone alla mano che ci chiede l’amicizia su Facebook, ma che non sa dove si trovi la Cambogia sul mappamondo.