Cambogia: impressioni e suggerimenti

Cambogia: impressioni da un viaggio di due settimane
Scritto da: emosc
cambogia: impressioni e suggerimenti
Partenza il: 19/08/2010
Ritorno il: 02/09/2010
Viaggiatori: 3
Spesa: 2000 €
Il viaggio che descrivo è stato fatto con famiglia (sottoscritto, moglie ed una figlia di 13 anni), nel mese di agosto (dal 19.8.2010 al 2.9.2010). Abbiamo visitato le seguenti località: Phnom Penh, Siem Reap, Battambang, Sihanoukville ed è stato programmato in autonomia, via Internet. Sul sito di “turistipercaso” potete trovare bellissimi racconti di viaggio in Cambogia: nel nostro caso vorremmo quindi proporre più che altro dei suggerimenti, basati sulle esperienze effettuate.

CLIMA in Agosto E’ il periodo delle piogge: in generale piove nel tardo pomeriggio (verso le 5) e per circa 30 minuti. Si tratta quindi di piogge intense ma di breve durata, bene accette in quanto riducono la calura e la polverosità delle strade (la Cambogia è molto polverosa!). Le piogge non sono particolarmente fastidiose, eccezion fatta per le località di mare, dove può piovere più volte nell’arco di una giornata e dove a volte si sollevano dei venti molto forti ed improvvisi. Se quindi il mare è una parte importante del vostro soggiorno in Cambogia, consiglierei di scegliere un altro periodo, a partire da fine settembre – inizio ottobre.

VIAGGIO in AEREO Anziché acquistare un biglietto diretto Europa-Cambogia, consiglierei di acquistare un biglietto verso Bangkok (in alternativa Kuala Lumpur) ed un biglietto separato, con una low-cost (LC), verso la Cambogia (meglio se verso Phnom Penh, in quanto meno costoso). Il risparmio può essere considerevole; occorre solo fare attenzione al fatto che le compagnie LC asiatiche (noi abbiamo scelto Air Asia, molto efficiente) sono dei point-to-point carrier, il che significa che la LC si occupa di portarvi da A verso B ma che non vi proteggerà affatto per ciò che concerne i voli in coincidenza e che non gestirà il transito dei bagagli imbarcati. Noi, infatti, arrivati a Bangkok abbiamo dovuto ritirare i bagagli, entrare in Tailandia passando il controllo pasaporti, fare il check-in normale al banco partenze Air Asia, re-imbarcare i bagagli. Stessa trafila al ritorno. Come detto, il tutto conviene (si risparmiano almeno 100 Euro a testa) a patto di pianificare coerentemente i voli, lasciando un intervallo di tempo adeguato tra di essi (almeno 3 ore).

AUTOBUS per spostamenti interni Vi è una offerta molto ampia di compagnie di autobus. Noi ne abbiamo provate tre e tutte si sono dimostrate affidabili e puntuali. In genere partono in ritardo (aspettano di riempire il bus) ma poi recuperano durante il tragitto, essendo tutti i guidatori dei veri e propri Schumi! Se volete prendere un autobus che non si fermi durante il tragitto per far salire chiunque chieda un passaggio, allora dovrete rivolgervi alle compagnie più costose (ad es. Mekong Express), pagando un supplemento di 2 o 3 dollari. Nel pianificare gli spostamenti, considerate che in pratica tutte le strade passano per Phnom Penh.

PHNOM PENH A noi la capitale è piaciuta: in particolare abbiamo trovato interessanti il Museo Nazionale, il complesso del Palazzo Reale (sebbene non paragonabile a quello di Bangkok), il S21, il lungofiume di fronte al Palazzo Reale. Il Russian Market, invece, è stato una delusione. Come albergo abbiamo scelto “The 252” ed “Anise”. Sono un pò cari (circa 70$ per tre persone con prima colazione inclusa), però belli, puliti ed in una zona tranquilla e ben frequentata. A Phnom Penh potete godere di una varietà incredibile di ristoranti per tutte le tasche. La cucina khmer è stata una ottima sorpresa: consigliamo il ristorante Malis, vicino al monumento all’indipendenza.

SIEM REAP Siamo rimasti a Siem Reap per 4 notti: infatti considerato il caldo, l’umidità e la estensione dei siti da visitare, volevamo avere del tempo per riposarci e sguazzare un pò in piscina. Comunque il bello del complesso di Angkor è che ognuno può farsi un suo piano personalizzato, sulla base delle proprie esigenze e resistenza fisica. In teoria un giorno è sufficiente per completare sia il piccolo che il grande circuito: consigliamo comunque di rimanere almeno due giorni interi, per visitare i templi un pò meno “turistici” (Preah Khan e Banteay Srey sono stupendi) e per godersi la “vita” di Siem Reap. Noi pensiamo di tornare in futuro per vedere anche i siti più lontani di Beng Mealea, Kbal Spean e Koh Ker. Di fatto Siem Reap era l’highlight del nostro viaggio!

BATTAMBANG e trasferimento in barca Il viaggio in barca da Siem Reap a Battambang dura almeno 8 ore (partenza alle 7 del mattino) e viene effettuato con vecchi barconi coperti, aperti sui lati, con panche di legno imbottite che orientativamente consentono una quarantina di posti a sedere. La barca ha un bagno (che fortunatamente non abbiamo avuto bisogno di provare) e non vengono vendute né bibite né snack. Viene fatta una sola sosta durante il tragitto, però sicuramente in caso di necessità si può chiedere di fermarsi anche in altri punti. Potete sedervi sul tetto: in questo caso però ricordate di coprirvi dal sole per evitare una insolazione. Il motore è di fatto all’interno della barca: quindi è meglio sedersi nei posti anteriori e dotarsi di tappi per le orecchie! Detto ciò il viaggio è molto bello, anche se in certi momenti un pò monotono, data anche la durata. A Battambang è bello girare per i vari villaggi ed i templi budisti circostanti: in questo senso è importante affidarsi ad un tuk-tuk driver che parli un pò di inglese e che conosca il posto. Abbiamo sperimentato il treno di bambù (norry), che è ora essenzialmente usato da turisti: verso ora di pranzo, sotto un sole incredibile e sferragliando tra i cespugli che costeggiano le risaie, il “trabiccolo” fa sollevare una miriade di farfalle di tutti i colori, alcune di apertura alare superiore a 15 cm! Vicino Battambang abbiamo visitato Phnom Sampeau che abbiamo trovato interessante non tanto per i templi ed il campo di morte dei khmer rossi, quanto per una caverna piena di pipistrelli, posta su di un lato della collina. I locali dicono che è abitata da almeno dieci milioni di pipistrelli che tutte le sere, verso le sette, escono con grande fracasso e si dirgono in massa sulle risaie circostanti, fino a Battambang. Facendo ritorno a Battambang, dalla strada principale, era possibile vedere una scia nera lunghissima che iniziava dall’imboccatura della caverna sulla collina e che, all’altra estremità, si spandeva sulle risaie. Sembrava di assistere ad uno di quei film apocalittici, tipo invasione delle cavallette: uno spettacolo veramente impressionante. A Battambang abbiamo anche “gustato”, presso il ristorante White Rose, il peggior cibo Khmer del nostro viaggio in Cambogia. SIHANOUKVILLE A S.Ville abbiamo passato 3 notti (due giorni pieni): ci sono spiagge discrete in una atmosfera tipica da turismo “backpacker”, molto rilassata, giovanile ed informale. Purtroppo non abbiamo potuto visitare le isole circostanti, causa maltempo. La spiaggia più bella in asoluto è quella di sokha beach: questa però è privata e l’abergo “proprietario” vi chiederà 10$ a testa, che includono asciugamani, un drink, uso della piscina e dell’area fitness. Altra spiaggia bella è quella di otres beach, mentre ocheteul e serendipity non sono nulla di eccezionale, da visitare essenzialmente per gustare un drink ed un bel bbq sulla spiaggia al tramonto (sarete presi d’assalto da venditori di tutti i tipi, mentre otres è molto più tranquilla e pulita). Tutto compreso, se dovessimo tornare in Cambogia sceglieremmo un’altra località di mare: ad esempio sia le guide che i viaggiatori con cui abbiamo parlato dicevano che Koh Kong, vicino la Tailandia, fosse fantastica! Ultimo suggerimento: se dovete andare all’aeroporto di Phnom Penh da S.Ville, chiedete al bus driver di farvi scendere vicino l’aeroporto: si tratta di un incrocio al termine della pista di decollo e da dove è molto facile trovare un tuk-tuk per accompagnarvi all’aerostazione. Così facendo guadagnerete almeno una ora, risparmiando anche sul trasporto verso l’aeroporto.

LA POPOLAZIONE La Cambogia viene definita come il “paese del sorriso”, ed i cambogiani come una popolazione cordiale, accogliente e disponibile. In effetti è così, ed il turista occidentale non può che provare un certo senso di “gratificazione”, considerato lo stress cui è sottoposto dal sistema delle relazioni sociali in cui è obbligato a districarsi giornalmente e considerato anche l’investimento fatto per visitare il paese. Allo stesso tempo, però, è difficile capire come un popolo così “cordiale” possa essere stato coinvolto nei crimini commessi dai khmer rossi: crimini di una violenza inaudita, commessi da cambogiani nei confronti di cambogiani, su larga scala (intero paese ed in pratica tutti gli strati della popolazione), nel nome di una utopia delirante e sconosciuta ai più. Il tutto non è successo cento anni fa: il trasformista principe Sihanouk, che aveva autorizzato i primi bombardamenti statunitensi sulla Cambogia e che aveva inizialmente appoggiato il regime dei khmer rossi ha abdicato a favore del figlio solamente nel 2004. L’attuale primo ministro Hun Sen, uomo forte di Phnom Penh, era inizialmente un khmer rosso, entrato trionfalmente a Phnom Penh al seguito di Pol Pot. Il ministro degli esteri di Pol Pot, Ieng Sary, definito da Sihanouk in una celebre intervista un “mostro” al pari di Pol Pot stesso, ma poi graziato con una amnistia reale, è stato arrestato solamente di recente. Nel S21 vedrete le testimonianze di khmer rossi, alcuni dei quali “lavoravano” all’S21: tutti dicono che le loro azioni erano dettate dalla paura e che se non avessero ubbidito sarebbero stati uccisi loro stessi. L’incubo del periodo dei khmer rossi è ancora presente in Cambogia, ed a me è sembrato che i Cambogiani stessi evitino il più possibile di parlarne. Scusate, mi rendo conto di aver divagato: volevo solamente dire che in genere diffido degli stereotipi. Il giorno prima di rientrare in Italia, stavamo, io e mia moglie, a Sihanoukville, cercando di goderci il tramonto sulla spiaggia di Serendipity. All’ennesimo venditore di braccialetti, una ragazzina di circa tredici anni, ho risposto in maniera un pò seccata, dicendole di andarsene, che in ogni caso non avremmo comperato nulla. La ragazzina, con uno sguardo gelido ed in un inglese stentato ma comprensibilissimo mi ha risposto: “Io sono Cambogiana e non me ne vado. Sei tu ad essere fuori posto!”.



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