Cambogia, fuori dei sentieri battuti

Erano anni che sognavo la Cambogia ed i suoi templi nascosti nella giungla. E’ una meta ancora turisticamente sottovalutata, forse perché viene ingiustamente considerata pericolosa. Alla Cambogia si associa il suo passato bellico e la feroce dittatura di Pol Pot. Passeggiare per Phnom o Siem Reap, e visitare i villaggi è tutt’altro che...
Scritto da: helene2
cambogia, fuori dei sentieri battuti
Partenza il: 24/12/2008
Ritorno il: 07/01/2009
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
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Erano anni che sognavo la Cambogia ed i suoi templi nascosti nella giungla. E’ una meta ancora turisticamente sottovalutata, forse perché viene ingiustamente considerata pericolosa. Alla Cambogia si associa il suo passato bellico e la feroce dittatura di Pol Pot. Passeggiare per Phnom o Siem Reap, e visitare i villaggi è tutt’altro che rischioso anzi, oggi giorno, lo è di più attraversare Roma o Milano. La Cambogia è in pace da 30 anni e ha tante bellezze da regalare. Non si può rimanere indifferenti al fascino degli antichi resti della civilizzazione Khmer. Ma quello che più colpisce è la gentilezza del suo popolo e la cordialità dimostrata verso i turisti. Dalla Cambogia si riparte con il cuore gonfio del calore umano, con mille sorrisi e la mente colma di panorami verdeggianti, da dove emergono templi misteriosi avvolti dalle radici.

Ho organizzato le visite e gli spostamenti con l’agenzia About Asia, che si trova a Siem Reap ed è stata creata da Andy Booth. Fin qua penserete non nulla di straordinario, ma invece appoggiarsi ad Andy è portare un piccolo contributo all’istruzione dei bambini cambogiani. In effetti, parte del compenso viene devoluto per costruire delle scuole. Ho conosciuto l’agenzia consultando internet (http://www.Asiatravel-cambodia.Com) e assieme a me hanno costruito un percorso su misura, seguendo le mie indicazioni e rispondendo tempestivamente alle miei mail. La loro filosofia è di mostrare la vera Cambogia, fuori dei sentieri battuti, evitando il più possibile le orde di turisti e gli orari di affollamento, basando il viaggio non solo sull’architettura ma facendo entrare il viaggiatore in contatto con la cultura e gli usi e costumi degli abitanti. About Asia mi ha prenotato gli alberghi, assegnato un autista per gli spostamenti ed una guida in italiano durante le visite. Abbiamo passato sei giorni a Siem Reap, quattro giorni al mare a Sianoukville e 2 giorni a Phnom Penh. Abbiamo approfittato al ritorno dello scalo a Hong Kong per visitare anche questa città. Finalmente si parte per Phnom Phenh Siamo partiti da Roma con volo della Cathay Pacific: il servizio a bordo è impeccabile e gli aerei decollano ed atterrano con una puntualità svizzera. Abbiamo fatto scalo ad Hong Kong ; la rotta più corta è via Bangkok, ma il costo del biglietto è notevolmente più alto. Siamo arrivati a Phnom Penh dopo 14 ore di viaggio e 6 ore di fuso orario. In Cambogia la moneta è il Riel ma è praticamente inutilizzata, prevale il dollaro americano per qualsiasi acquisto, ristorante ecc… Pur essendo stato un protettorato francese, la lingua un tempo parlata da tutti è ormai caduta in disuso, mentre è molto facile comunicare in inglese. E’ molto facile spostarsi per pochi dollari con un tuk tuk, una moto-taxi, oppure con il più tradizionale cyclo (sorta di riscio che risale all’epoca coloniale) Costo del biglietto aereo è di 1130€ a persona.

Hotel Sunway in centro E’ conveniente fare il visto online, prima della partenza, sul sito www.Tourismcambodia.Com, il costo è di 25$ pagabili con carta di credito, basta seguire le indicazioni e stamparlo.

Il primo giorno abbiamo girovagato per la capitale, per avere una vista d’insieme, e permettere di capire come spostarsi, dove andare e come organizzarsi. Di capitale, come l’intendiamo noi in occidente, Phnom Phen ha ben poco, se non è per il traffico caotico. I grattaceli sono pochi e fuori dalle grandi arterie, ci si sente già in una specie di grande villaggio. Abbiamo cenato in un ristorante indicatoci dall’autista, il FCC il cibo proposto è prevalentemente cambogiano. All’inizio bisogna abituarsi un po’ al lemon grass (erba che ha un forte profumo e sapore di limone / citronella) e allo zenzero che si trova nella maggior parte delle pietanze. La cucina è molto salutare, con tanta eccellente verdura e bolliti di pesce (amok) o di carne. Sono ottimi i noddels saltati ed è possibile assaggiare un ampia varietà di frutti tropicali. Il viale che costeggia la sponde del lago Tonlé Sap è molto animato di sera, e offre una vasta scelta di ristoranti e di bar dove l’happy hour è molto di moda. Si cena bene con 10$ per persona.

Il 26 dicembre siamo partiti in macchina lungo la Nazionale n°6 in direzione di Siem Reap, che dista circa 300km daPhnom Penh. Siem Reap gode di una posizione privilegiata essendo poco distante del sito archéologico di Angkor. Rappresenta una base turistica importante, pur mantenendo delle dimensioni ridotte ed una atmosfera piacevole. La cittadina pullula di ristorantini dove assaggiare le specialità locali e di pub dove sorseggiare una bibita. Durante il tragitto abbiamo fatto una breve sosta al villaggio di Skun, rinomato per le sue tarantole fritte, pare che abbiano il sapore del granchio, personalmente ho preferito rimanere col dubbio. Ci siamo fermati anche in una piccola comunità, dove siamo stati accolti a braccia aperti dagli abitanti. Ad un trentina di chilometri si trova un ponte in legno del VII° secolo, nello stesso paesino si svolgeva una festa di nozze, in abiti tradizionali, con pranzo sotto una tenda allestita per l’occasione. La fine della raccolta del riso segna l’inizio delle feste di matrimonio ed in effetti ne incontreremmo tantissime durante il nostro soggiorno. Siamo stati invitati ad unirci alla festa ed a bere una birra assieme agli invitati. L’ospitalità dei cambogiani e la loro gentilezza è infinita, pur essendo molto poveri offrono con il cuore quello che hanno.

Siamo arrivati a Siem Reap in fine pomeriggio, appena stabiliti all’hotel Steung, in centro, siamo andati a fare il giro della città a piedi. Cena al ristorante Angkor Palm, che si trova sulla strada principale, dove si può cenare all’apperto, l’ambiente è gradevole, con cibo tipico cambogiano.

Il 27 dicembre, dopo un abbondante collazione in albergo a base di frutta fresca e di ottimi croissant, savoir faire ereditato dal periodo coloniale francese, abbiamo fatto conoscenza con la nostra guida Pen che ci ha accompagnato per tutta la durata del nostro soggiorno a Siem Reap. Siamo andati in macchina fino alla zona d’imbarcazione sul fiume Tonlé Sap. Ci vuole 1.30 in motonave per arrivare a Kompong Phluk, attraversando una foresta di mangrovie immerse nelle acque. Il luogo non è assolutamente turistico, ma credo sia quasi d’obbligo una visita per entrare in contatto con lo stile di vita del paese. Le abitazioni sono sospese su palafitte di legno di 6metri. Durante la secca, si può passeggiare lungo l’unica via, costeggiata da quelle strane abitazioni. Durante la piena, le capanne di legno sembrano galleggiare sulle acque del fiume. E’ molto affascinante osservare la vita arcaica degli abitanti, che si aggira attorno all’attività della pesca ; e vedere, sulle lunghe tovaglie di paglia, stese al suolo, essiccare un infinità di piccoli gamberi, oppure incontrare un motociclista con un carico di maialini sul portabagaglio. E’ come essere catapultati secoli, forse millenni a ritroso, perché là, di moderno non è nulla ed il modo di edificare di allora era esattamente lo stesso di oggi. Sulla strada del rientro abbiamo fatto una sosta al villaggio galleggiante di Chong Kneas, una comunità vietnamita, le cui abitazioni sono le imbarcazioni di legno, vivomo amarrati sulle sponde del fiume e sussistono di pesca.

Durante tutto il nostro viaggio abbiamo fatto delle colazioni talmente abbondanti che abbiamo sempre saltato il pranzo. Durante le soste bevevamo un Angkor bire, e ne approfittavo per prendere appunti e sistemare le mie fotografie.

Al pomeriggio siamo andati a visitare il complesso del Roulos, capitale della Cambogia dal 879 al 893, dove si possono visitare 3 bei esempi di architettura pre Angkoriana. In tutti i templi in Cambogia, tranne che ad Angkor Vat, è possibile salire in cima agli edifici, dopo ripide arrampicate, non adatte a chi soffre di vertigini,sSi può godere di una splendida vista sulla fitta giungla dove è immerso il sito di Angkor.

In fine pomeriggio abbiamo incontrato Andy Booth negli uffici di About Asia. Ci tenevo molto ed è stato molto bello ascoltare, davanti una tazza da tè, il racconto della sua storia e quella del suo impegno per aiutare i bambini svantaggiati del paese. Dopo una doccia in albergo, ci siamo avviati verso una viuzza pedonale del centro, dove si mangia all’aperto tra insegne luminose colorate e flusso continuo di turisti, in cerca di un ristorate o di un bar. Consiglio vivamente il BBQ; noi ci siamo tornati 3 volte. Nel buco ricavato nel centro tavolo viene deposta una teglia, con ceneri incandescenti, con sopra un recipiente a forma di stampo per ciambella: serve per bollire le verdure nella zuppa e cucinare gli straccetti di pesce o carne marinati.. Il coccodrillo è eccezionale! Il 28 dicembre abbiamo visitato lo straordinario tempio induista di Angkor Vat. Costruito nel 1113. L’edifico rappresenta un bellissimo esempio di architettura khmer, lo stato di conservazione è ottimo. Oltre ad essere rappresentato sulla bandiera nazionale, Angkor Vat faceva parte degli 21 edifici in gara per l’elezione delle 7 meraviglie del mondo moderno. E’ molto bello visitarlo al mattino, quando il tempio si riflette nell’acqua sottostante, maculato del colore rosa delle ninfee. Peccato per le fotografie perché a quell’orario è in pieno controluce. Finita la visita abbiamo proseguito verso il tempio di Phnom Bakheng e al Ta Prohm (monastero Reale), reso celebre dalle gigantesche radici che invadono la costruzione. La visita è molto suggestiva, rappresenta uno dei più bei templi del complesso. Le guide non mancano mai di ricordare che sono state girate delle scene del film Tomb Rider con Angelina Jolie. Nel pomeriggio, dopo una sosta birra e appunti, abbiamo fatto una lunga camminata per raggiungere il villaggio di Vat Kdei. Non s’incontrano turisti, solo voi e chi vi accompagna, ed è veramente una bella esperienza. Non ci sono indicazioni solo una guida esperta può accompagnarvi. Nelle vicinanze dei templi, abbiamo abbandonato l’auto, per proseguire a piedi nel sentiero che attraversa la fitta vegetazione. Si possono vedere le tipiche abitazioni di legno sospese su palafitte. All’uscita della foresta, la strada polverosa, rossa mattoni, fiancheggia le risaie, s’incontrano solo qualche contadino, donne che lavorano il riso o bambini in bicicletta. Siamo arrivati ad un piccolo tempio buddista, dove alcuni monaci si prendono cura di un piccolo gruppo di orfani. Dopo 10 km, tra paesaggi incantevoli, siamo ritornati alla macchina passando dal villaggio di Pradak. Abbiamo visitato altri due templi Mebon e Pré Rup prima di rientrare in albergo. Abbiamo cenato di nuovo al BBQ.

Il 29 dicembre sveglia alle 7.30, colazione e via di nuovo per i templi del complesso di Angkor. Siamo andati nell’affascinante Banteay Srei, fatto di pietra arenaria rossa, perfettamente conservato e circondato da piscine dove si riflette il tempio in mezzo alle ninfee (da visitare assolutamente al mattino). Successivamente abbiamo visitato Phar Kran, un tempio buddista nel mezzo alla giungla dove, come a Ta Prohm, le radici degli alberi non sono state rimosse, conferendo un aspetto ancora più misterioso all’edificio, quasi inquietante.

Al pomeriggio abbiamo continuato la visita dei templi, ce ne sono più di 400 ad Angkor, con la porta nord della città di Angkor, Ta Re Lebbroso, Ta degli Elefanti, il Palazzo Reale, Phimean Akas e per finire l’impressionante Bayon con la moltitudine di facce che rappresentano Buddha. Alla sera abbiamo cenato all’Hotel de la paix , locale raffinato, servizio eccellente e piatti curatissimi per circa 27 USD a testa.

Il 30 dicembre siamo partiti alle 8.30 per raggiungere il parco nazionale che dista circa 70km da Siem Reap. Il nostro vecchio Mercedes ha faticato un po’ a salire per le strade tortuose che bisogna percorre per arrivare a Phnom Kbal Spean ed ammirare i simboli del IX incisi nel letto del fiume. Dopo avere attraversato un piccolo villaggio abbiamo ripreso l’auto per arrivare a Phnom Kulen. Una lunga scalinata porta ad un tempio, il Buddha, che data del XI, è stato ricavato dalla pietra della cima del monte: è il più grande Buddha steso del paese (17m). Abbiamo fatto una passeggiata nella foresta, ex covo khmer e ormai trasformato in una grande discarica, visto che è comparsa di carte, lattine e quant’altro. Dopo pranzo siamo andati a Beng Mealea, a 40km de Phnom Kulen, un tempio dello stesso periodo di Angkor Vat, ma quasi completamente distrutto. E’ molto affascinate passeggiare sui lunghi ponti di legno, allestiti per passare sopra i resti dell’edificio. Sulla strada del rientro ci siamo fermati per portare in una scuola di campagna le penne che avevamo portato dall’Italia. Il paese è molto povero e molte scuole mancano di materiale scolastico.

In serata abbiamo salutato la nostra guida Pen, essendo il nostro ultimo giorno a Siem Reap . Abbiamo cenato un ultima volta al BBQ, inutile dire che ci è piaciuto… Il 31 dicembre ci siamo alzati alle 5.30 per prendere la motonave express. Occorono 5 ore per raggiunge Phnom Penh. Il viaggio è molto gradevole e permette di osservare la vita sul fiume e godere del paesaggio. Il costo è di 25$ per persona, molto meno che con l’aereo. All’arrivo a Phnom ci aspettava un autista per portarci a Sihanoukville. Si trova al sud del paese e rappresenta la più bella località balneare. Abbiamo percorso i 230km in 4.30 ore. Il nostro hotel il Sohaka beach è l’unico resort della costa e possiede una spiaggia privata, un centro Spa e un ottimo ristorante sulla spiaggia con prezzi di circa 10 / 15 $ per persona. E’ un ottimo posto per rilassarsi, fare sci nautico o moto d’acqua. Abbiamo trascorso capodanno nella bellissima festa organizzata nel parco dell’hotel. Siamo rimasti a godersi la spiaggia bianca ed il mare cristallino fino al 5 di gennaio. La città di Sihanoukville si trova a qualche chilometro, non c’è nulla da vedere, l’interesse risiede solo nelle attività di spiaggia.

Il 5 gennaio Siamo partiti di prima mattina in macchina con destinazione la capitale. Abbiamo fatto diverse tappe durante il tragitto. La prima è stata Kampot, che era un luogo residenziale sotto il protettorato francese. L’archittetura coloniale è riconoscibile nelle costruzioni. Purtroppo oggigiorno la città è decadente e necessiterebbe d’interventi di ristrutturazione per ritrovare il suo antico fascino. Ad una ventina di chilometri, al confine con il Vietnam, si trova Kep, famosa per i suoi granchi, al mattino i pescatori riportano a riva le ceste piene di crostacei e che vendono sul posto. Le spiagge non sono molto curate e non sono attrezzate. Ad una trentina di kilometri più avanti siamo andati a comprare il famoso pepe di kampot, direttamente nella fattoria. Proseguendo ci siamo fermati alle grotte di Kbal Romeas, non sono di grande interesse, dei bambini fanno delle visite guidate, descrivendo mille animali immaginari formati dalla pietra. Purtroppo la stazione del Bokor è chiusa per almeno due anni e non si possono visitare, il casino e la chiesa abbandonata dai coloni. In fine abbiamo fatto una sosta a Tonlé Bati, dove si trova un tempio angkoriano di piccole dimensioni. Siamo arrivati in fine pomeriggio nel caos di Phom Penh nello stesso hotel Sunway. Abbiamo cenato al Bougainvillier, sul viale che costeggia il lago, dove si mangiamo piatti khmer o francesi in un ambiente raffinato, il tutto per una spesa di circa 20-25 dollari per persona.

Il 6 gennaio la nostra guida Ken ci ha accompagnato durante tutta la giornata per la visita della capitale. Parlava molto bene italiano e le sue descrizioni e commenti sono stati preziosi per approfondire le nostre conoscenze sulla Cambogia. Di prima mattina abbiamo visitato il Palazzo Reale, dove il re abita tutt’ora un edificio del complessov ; può rimanere improvvisamente chiuso per ore perché il sovrano deve uscire o entrare. Gli edifici sono ben tenuti, la visita comprende il palazzo reale e la pagoda d’argento.

Dopo il palazzo siamo andati negli Killing Field, in prima periferia di Phnom Pe nh. Si tratta di un campo di sterminio dove migliaia di persone hanno perso la vita durante il regime di Pol Pot. Ce ne sono altre 342 in Cambogia, per un totale di 19400 fosse comuni. In seguito siamo tornati nel centro di Phnom Penh per visitare il Mercato Russo. Un immenso mercato coperto dove si possono trovare prodotti alimentari, artigianato, gioielleria e pezzi di ricambio per auto e moto. Dopo la pausa pranzo siamo andati nella prigione S21. Si tratta di una scuola trasformata in carcere durante il genocidio di Pol Polt. Si possono visitare le celle dove si trovano ancora oggetti utilizzati per seviziare i prigionieri. La visita è molto impressionante, diverse stanze hanno dei grandi pannelli con le foto in bianco e nero dei detenuti ; dei dipinti illustrano le sofferenze che hanno dovuto subire. Siamo usciti molto sconvolti da tanto orrore, pensando che metà della popolazione è stata cancellata durante la dittatura (più di 3 milioni di vittime).

Nel pomeriggio siamo andati a visitare il museo nazionale, ci sono soprattutto delle sculture dei vari periodi cambogiani.

Al calare del sole siamo andati ad ammirare il tramonto in una piccola crociera sul lago Tonlé Sap. Alla sera siamo andati in tuk tuk a cenare sempre al Bougainvillier.

Il 7 gennaio è stato il nostro ultimo giorno in Cambogia. Siamo partiti con l’autista sulla nazionale 5, abbiamo percorso circa 40 kilometri in direzione di Prea Virhea per andare a Odongk. E’ un luogo di pellegrinaggio buddista. Bisogna salire su delle grande scalinate per arrivare alla cima della collina la, sotto un enorme Buddha dorato, qualche sciamano prevede il futuro ai pellegrini. Si prosegue lungo il circuito fino a raggiungere il monte successivo sovrastato da 3 pagode. Alla fine del percorso un ulteriore scalinata porta al livello inferiore.

Il nostro soggiorno si è concluso in primo pomeriggio con il volo di rientro. Conclusione In questo viaggio, abbiamo attraversato la storia della Cambogia, dalla più antica con i templi pre Angkoriani e Ankoriani, per arrivare all’attuale monarchia. Abbiamo visto i resti del protettorato e le tracce indelebili del genocidio. La guerra e le brutalità subiti hanno catapultato il paese anni a ritroso bloccandone lo sviluppo. Per capire il presente del paese bisogna conoscere il suo passato. Ma non si potrebbe avere una visone completa senza il contatto con il suo popolo, senza attraversare i villaggi per andare incontro i suoi abitanti e senza assaporare la cucina locale. Abbiamo aperto le nostre menti verso questo fantastico paese ed è stata una meravigliosa esperienza. Ringrazio Andy e le nostre guide per averci guidato attraverso la vera Cambogia, per avere fatto della nostra vacanza un ricordo intramontabile.



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