cambogia forever..
9 Novembre 2009
Aeroporto di Genova, pronti alla partenza, Simo, Roby, Maura, Giò, Nadia e Josefa tutti consapevoli di quello che ci aspettava (16 ore di volo ) ma con una gran gioia nel cuore, scalo a Roma, successivamente a Kuala Lumpur ed infine destinazione Phnom Penh. Le tante ore passate in aereo non tolgono l’emozione al momento di atterrare all’aeroporto di Phnom Penh. Per $20 si può ottenere il visto all’arrivo, sperimentando subito come la macchina burocratica cambogiana non abbia nulla da invidiare a quella italiana…Una schiera di circa 20 funzionari doganali, pagati non più di $100 al mese, si passano il passaporto l’uno con l’altro. Ognuno ha le sue funzioni ben precise: uno ti dice il prezzo, l’altro sfoglia il documento .Il seguente cerca la pagina vuota, uno mette il timbro e l’atro lo firma…e cosi via per 10 minuti… Troviamo ad attenderci all’uscita Socheat, guida dell’ Ascolotus, quest’ultimo un giovane cambogiano fantastico e molto preparato il quale ci accompagnerà per quasi tutto il tour ad eccezione di Angkor Watt. Oggi giornata libera per riposarci un pochino dopo il lungo viaggio,veniamo accompagnati al nostro Hotel il “Goldiana” e dopo un tuffo in piscina per rinfrescarci, eccoci pronti per primo approccio alla città di Phnom Penh. Il primo impatto è quello di trovare una città in evoluzione il cui profilo di stampo classico sta cambiando forse per sempre, per effetto di nuovi e imponenti investimenti. La città è adornata a festa, oggi si festeggia la giornata dell’Indipendenza, una volta visto l’omonimo monumento, ci ritroviamo a girovagare per le vie affollate di persone e tuk tuk alla ricerca del Mekong dove ci siamo prefissati di arrivare prima del tramonto, per una breve uscita in barca. Troviamo l’imbarcadero, e dopo aver trattato con un gentile personaggio locale ci ritroviamo a bordo di una caratteristica imbarcazione e sorseggiare una meravigliosa birra Angkor… è giunta l’ora del tramonto, le guglie del palazzo reale sembrano scintillare, un momento indimenticabile. Tornati sulla terra ferma assistiamo ad uno spettacolo di fuochi d’artificio che concludono questa giornata di festeggiamenti per i cambogiani. Torniamo in hotel, ad attenderci una succulenta cena a base di noodles fantastici, peccato che fossimo ridotti allo stremo delle forze e dopo cena immediatamente a dormire.
10 Novembre
Ci si alza di buon ora, Socheat ci attende nella hall. Il secondo giorno inizia con la visita al Palazzo Reale, il complesso di monumenti più importante della città, al cui interno si possono visitare la Sala del Trono, utilizzata in passato per le incoronazioni, e la bellissima Pagoda d’Argento, che prende il nome dal pavimento ricoperto da oltre 5000 piastrelle d’argento pesanti un kg ciascuna. Camminare su un pavimento così prezioso, seppur protetto da molti tappeti, fa una certa impressione. All’interno, numerose statue di valore, tra le quali spicca un Buddha completamente in oro, decorato da migliaia di diamanti e pietre preziose. Lo stile esterno degli edifici è di chiara ispirazione thailandese; nel cortile si trova anche una costruzione in ferro, riccamente decorata, donata al re da Napoleone III, che attira l’attenzione per il suo aspetto completamente diverso da tutti gli edifici circostanti. Le mete successive sono il Museo Nazionale, che all’interno di un gradevole edificio di colore rosso contiene la più ricca collezione al mondo di sculture khmer. Sosta per il pranzo in un fantastico ristorante il “Khmer Surin” dove abbiamo potuto gustare un innumerevole quantità di piatti tipici tutti buonissimi, e durante il quale abbiamo avuto modo di incontrare Stefano Cazzola, leader dell’Ascolotus, colui che con tanta pazienza ha costruito il nostro viaggio!!!. Dopo la pausa pranzo la nostra visita prosegue alla volta del museo Tuol Sleng è la testimonianza di uno dei più grandi crimini recenti dell’umanità: il genocidio perpetrato dai khmer rossi. Nella seconda metà degli anni settanta, la Cambogia è stata il teatro delle follie di Pol Pot e dei suoi uomini, i quali hanno instaurato un regime dittatoriale la cui ferocia ha pochi precedenti nella storia e che ha causato un numero altissimo di vittime, forse alcuni milioni di persone. Il museo è stato ricavato nella scuola, che all’epoca del regime era stata trasformata dai khmer rossi in carcere di sicurezza (noto come S-21), dove le vittime venivano torturate ed uccise. All’interno si possono vedere le reti di filo spinato che chiudevano i corridoi, le celle strettissime (un metro di larghezza) ricavate dentro le aule con muri divisori supplementari, le stanze e gli strumenti di tortura, un gran numero di teschi a ricordo di tutte le persone che qui hanno trovato la morte, e una ricca collezione fotografica delle fosse comuni e di tantissime vittime. Ciò che più di ogni altra cosa toglie il respiro durante la visita è il contrasto asperrimo tra l’assoluta ordinarietà del luogo (la scuola, i prati) ed il pensiero delle barbarie che qui sono state commesse. Nella loro lucida follia i khmer hanno schedato, registrato, fotografato, torturato e ucciso 17mila persone,di queste solo 7 sono sopravvissute. E ora, quando passeggi tra le aule della S21, puoi vedere, nelle foto, le facce e l’orrore negli occhi di tutti quelle persone consapevoli della loro morte, e non puoi non stare male, e non puoi non amare la nuova Cambogia, un paese giovane, che ha smarrito intere generazioni (1,8 milioni di morti tra il 1975 ed il 1980, circa un quarto della popolazione totale), e che sta provando a ripartire, dopo anni di oblio e di un dolore infinito. Dietro un vetro, esposti in un mobile, riposano decine e decine di teschi umani . Uomini, donne e bambini incarcerati e torturati nell’ S21 furono condotti nel campo di sterminio di Choeung Ek, dove molti di loro vennero uccisi a bastonate per risparmiare pallottole, i resti di migliaia di persone furono esumate,43 delle 129 fosse comuni non sono ancora state toccate. Frammenti di ossa e lembi di vestiti sono sparse intorno alle fosse aperte, e più di 8000 teschi ordinati per sesso ed età sono visibili dietro i pannelli di vetro dello stupa eretto in memoria delle vittime nel 1988. Ora finalmente si respira aria di pace.. Immagini dolorose, drammatiche, che però non si può far a meno di vedere. Per non dimenticare, o addirittura per “scoprire”, ciò che in questi posti è accaduto: terribili eventi che l’Occidente ha sottovalutato. Usciamo senza parole, Socheat ci sorride e con una frase che non potrò mai dimenticare ci rincuora, “ Noi cambogiani abbiamo perdonato tutto questo..vogliamo solo dimenticare e ricominciare..” Ultima visita della giornata è il Wat Phnom, un tempio situato in cima ad una collinetta a cui si accede percorrendo una maestosa scalinata protetta da una balaustra decorata da leoni e naga. Il luogo è interessante non tanto per il tempio in sé quanto per la sua genesi: secondo la leggenda, infatti, fu eretto per ospitare alcune statue di Buddha trovate sulle rive del Mekong da una donna di nome Penh e da qui fu poi fondata la città, il cui nome significa appunto “Collina di Penh”. Lungo la strada del ritorno ci facciamo lasciare al mercato Russo, la visita è breve, in quanto le saracinesche di ogni qualsiasi attività commerciale si abbassa alle 18. Torniamo in hotel , un bel tuffo in piscina e a cena, non ancora abbastanza stanchi decidiamo di fare una passeggiata lungo le rive del Mekong dove troviamo numerosi bar affollati una bevuta e poi a dormire…la giornata è stata lunga..
11 Novembre
Sveglia alle 8 si parte, dopo pochi km dalla caotica Phnom Penh, immediatamente il paesaggio cambia, ci si ritrova piacevolmente catapultati indietro nel tempo,ci fermiamo in piccoli villaggi di dove assistiamo all’essiccazione del pesce e alla lavorazione della pasta fermentata di quest’ultimo, con la quale i locali condiscono il riso. Ogni villaggio ha le sue particolarità, davanti ad ogni porta vi è un artigiano, da chi sbalza l’argento a chi vende i prodotti del loro orto tutti con il sorriso sulle labbra pronti ad offrirti la loro merce mai con invadenza. Giungiamo ad Udong ( La Vittoriosa ) antica capitale sotto diversi sovrani, attorno al sito si trovano innumerevoli banchetti che preparano cibi locali, dove i cambogiani spesso durante i giorni di festa si recano per fare pic nic con tutta la famiglia. Cominciamo a salire verso la collina di Phnom Udong, dalla quale si gode di una fantastica vista sulla campagna circostante, durante la salita ci imbattiamo in una enorme statua di Buddha. Sulla cima, si trovano 4 stupa reali, nei quali re Norodom fece custodire le ceneri di suo padre. Finita la visita proseguiamo verso Kompong Channang, si iniziano a vedere i primi pittoreschi villaggi galleggianti. Ci fermiamo a mangiare lungo la strada in un piccolo villaggio, il cibo è ottimo pollo ruspante, riso e frutta oggi abbiamo avuto il primo impatto con le bacchette!! Qui non si usano le posate, è stato divertente, la fame era tanta quindi abbiamo imparato ad usarle subito!, Dopo pranzo visita ad un villaggio dove si producono vasi di terracotta decorati con incisioni ma non dipinti, vengono realizzati con torni a pedale e spatole. Gli artigiani ci mostrano volentieri le loro tecniche di lavoro. Abbiamo attraversato la provincia di Pursat, fermandoci a visitare un villaggio dove si eseguono lavorazioni in pietra, Buddha di ogni dimensioni da pochi cm. A sculture gigantesche! Ci troviamo davanti ad una pagoda a due piani con una facciata magistralmente dipinta raffiguranti scene della vita di Buddha. Incontriamo alcuni monaci molto socievoli i quali ci hanno raccontato come trascorrono le loro giornate, veramente molto simpatici. Siamo al tramonto quando giungiamo a Battambang. Alloggiamo al “Kemera Battambang” hotel nuovo ma non troppo vicino al centro, dopo cena a dormire l’indomani altra giornata piena!!
12 Novembre.
Colazione velocissima, partenza per Phnom Banon, per arrivare ai templi ci aspettano 358 gradini di pietra, oggi la temperatura è di 30 gradi con un tasso di umidità mortale, ci segue una donna di mezza età che cerca di farci fresco con un rudimentale ventaglio, mi stringe il cuore vedere come questa povera gente cerca di arrangiarsi in ogni modo per riuscire ad guadagnare qualche spicciolo per portare a casa qualcosa da mangiare,tutti sorridono non si può non aiutarli. Arrivati sulla cima troviamo 5 torri khmer a pannocchia del XI – XII secolo che ricordano la disposizione dell’Angkor Watt. Con immenso piacere alla nostra discesa troviamo dei banchetti di frutta, una pausa assaporando ananas dolcissimi. Lungo la strada troviamo un vigneto, ci fermiamo, in questo paese è una rarità, la padrona di casa ci invita ad entrare e ci fa assaggiare il vino locale, troppo gentile per non comprarne una bottiglia. Nel pomeriggio visitiamo l’ospedale di Emergency , siamo stati accolti calorosamente dal personale che ci ha fatto visitare tutta la struttura, i vari reparti sono affollati soprattutto da bambini i quali ogni giorno purtroppo devono fare i conti con situazioni famigliari atroci, o si imbattono ancora oggi in mine antiuomo, disseminate sul territorio e vengono orribilmente mutilati. Un esperienza devastante, i medici di Emergency sono veramente degli angeli il loro lavoro impagabile. I medici hanno costruito all’interno della struttura una piccola scuola dove i bambini imparano a leggere e scrivere,se decidete di fare un viaggio in Cambogia, ricordatevi di visitare questo posto e di portare con voi penne colori e quaderni in questo posto indispensabili. Dopo alcune ore passate in compagnia di queste persone meravigliose con il cuore piccolo piccolo riprendiamo il nostro viaggio attraverso le campagne, ci fermiamo alla stazione del Bambù Train, questo semplice mezzo consiste in un’intelaiatura di legno lunga circa 3 metri coperta da leggerissime stecche di bambù poggiate su due rulli al quale è collegato un piccolo motore,viaggia su piccole rotaie viene usato dai cambogiani per spostarsi da un villaggio all’altro e per trasportare merci. Quando due di questi treni si incontrano il meno carico velocemente deve essere smontato per lasciare il passo all’altro mezzo. Da non perdere assolutamente un giretto su questo trenino, dal quale si possono ammirare verdissime risaie e fantastici villaggi. Ultima tappa della giornata è il tempio Wat EK Phnom purtroppo non è rimasto molto, è molto rovinato, sopra l’ingresso orientale del tempio si può intravedere una parte di architrave intatta dove è raffigurata la Zangolatura dell’Oceano di Latte. Ritorniamo a Battambang al tramonto e passeggiamo lungo il fiume, molti cambogiani a quest’ora si rilassano e fanno ginnastica in gruppo, mentre le mucche pascolano tranquillamente nelle aiuole. A fine giornata ci concediamo un massaggio Khmer, non del tutto rilassante, piuttosto doloroso ma efficace. Come di rito una fantastica birra Angkor e una indimenticabile cena in un locale tipico.
13 Novembre
Mattinata rocambolesca! Non ci hanno dato la sveglia, voliamo giù dal letto, la barca che ci conduce a Siem Reap parte alle 7, arriviamo per un pelo! Centinaia di persone, turisti e locali attendono per imbarcarsi, l’imbarcazione è una grande chiatta coperta da un tettuccio per proteggersi dal sole una volta saliti si inizia la navigazione,il viaggio è assolutamente spettacolare si attraversano numerosi villaggi,si può ammirare la vita lungo il fiume le famiglie che si svegliano, le canoe che trasportano merce di ogni genere, i pescatori che tirano le reti, le donne che allattano i propri bambini sedute sulla porta di casa tutto con una serenità incredibile..i bambini sguazzano festosi nel fiume tutti sorridono e ti salutano. Ad un tratto il panorama cambia , ci immettiamo nel grande lago Tonle Sap,è appena terminata la stagione delle piogge quindi la massa d’acqua è immensa, altrettanto la sua vegetazione, passiamo in mezzo a vere e proprie piantagioni galleggianti. In lontananza si intravedono case galleggianti quasi tutte su palafitte. Dopo circa 6 ore di navigazione arriviamo a Siem Reap. L’ hotel è bellissimo “ Casa Angkor” è in puro stile khmer, molto raffinato la cucina è ottima. Prima visita della giornata, il complesso dei Roluos, essi sono tra i più antichi grandi templi eretti dai khmer e segnano l’inizio dell’arte classica cambogiana. I templi sono 3, Preak Ko è molto danneggiato, le sei prasat (torri in pietra) sono allineate su due file,sono decorate con rilievi in arenaria e stucchi, le torri sono caratterizzate da tre nandi ( buoi sacri, dal quale deriva il nome Preak ko) tutti molto rovinati. Le quattro torri in mattoni del Lolei, sono quasi identiche a quello del Preak Ko ma in condizioni peggiori. Il Bakong è il tempio più grande e interessante del complesso dei Roluos, ospita un monastero buddhista tuttora in funzione,il complesso è circondato da 3 cinte murarie concentriche e da un fossato, ad ogni angolo del tempio centrale sorgono le statue di elefanti in pietra ben conservate mentre sul terzo livello vi sono 12 stupa. Fatto erigere dal re Indravaman I in onore di Shiva, questo tempio è la rappresentazione del monte Meru e svolse il ruolo di culto centrale della città. Dal primo livello, si gode un fantastico panorama sull’intero sito, siamo al tramonto tutto si tinge di rosso, fantastico! Torniamo al nostro hotel, ottima cena subito a dormire domattina sveglia alle 4!
14 Novembre
Alle 4 in piedi destinazione Angkor Watt, vogliamo arrivare sul sito prima dell’alba per ammirare il sorgere del sole alle spalle del sito. Arriviamo che è ancora notte fonda aiutati da una torcia, assaliti dalle zanzare, ci avviamo pensando di esseri tra i primi, ma aimè non è così tutti abbiamo avuto la stessa idea! Centinaia di turisti accalcati sulle sponde del laghetto antistante il tempio attendono l’alba. Appena inizia a schiarire ci accorgiamo che il cielo è terso e cupo quindi niente sole nascente purtroppo. Un po’ delusi aspettiamo che faccia giorno, se non bastasse ci accorgiamo che proprio nel bel mezzo del tempio sono in atto opere di restauro, un telone verde e uno blu ricoprono buona parte della torre centrale del santuario. Considerando che si tratta di una delle 7 meraviglie del mondo moderno, e che l’Unesco lo ha dichiarato patrimonio dell’umanità,credo che certi obrobri di cattivo gusto si sarebbero potuti evitare usando materiali e colori meno appariscenti! Corriamo al riparo, un violento temporale si abbatte sul sito, torniamo in hotel per colazione , è tornato il sole, andiamo a visitare Angkor Thom. Nel periodo del suo massimo splendore ,ad Angkor Thom e nei suoi dintorni vivevano un milione di persone. Accediamo dalla porta sud, la più importante delle 5 porte di ingresso alla città di Angkor, ognuna di queste si apre nelle mura di cinta in corrispondenza dei quattro punti cardinali. Le porte sono alte circa 20 m. E decorate da proboscidi di elefanti e sovrastati da quattro giganteschi volti di Avalokiteshvara, il Bodhisattva della compassione. Per accedervi attraversiamo un ponte sopra il Baray (bacino idrico) dove ergono due file composte da 54 statue raffiguranti a sinistra della strada le divinità e a destra i demoni che sorreggono un enorme serpente naga, motivo tratto dall’episodio dell’Oceano di Latte. Siamo giunti al sito di Preah Khan o della Spada Sacra costituito da un monastero e da un’università. Molte delle sale che costituiscono il tempio sono state devastate dalle radici degli alberi che si sono insidiate tra le mura. In alcune sale si possono ammirare alcuni bassorilievi ancora in ottimo stato di conservazione riguardanti la cacciata e la sconfitta dei Cham,e l’adorazione del Linga. Proseguiamo la nostra visita alla volta della Terrazza del re Lebbroso, essa è una piattaforma di circa 7 m. Di altezza sulla quale erge la statua nuda e asessuata che costituisce uno dei tanti misteri di Angkor. Secondo la leggenda fu commissionata da un re affetto da questa malattia, un’altra ipotesi è quella che si tratti di Yama dio della morte e che questo luogo venisse usato per le cremazioni reali. Ci addentriamo a visitare Preah Palilay, uno dei templi più suggestivi di Angkor Thom, il santuario centrale è sovrastato da alcuni alberi giganteschi,il palazzo reale costruito completamente in legno è andato distrutto, sono rimasti solamente gli edifici sacri costruiti in pietra. Dopo aver costeggiato il lago detto delle donne ci troviamo alla Terrazza degli Elefanti. Essa è lunga 350 m. Era una gigantesca tribuna usata dai sovrani per assistere a cerimonie pubbliche e per le udienze .Una volta saliti in cima non si può non immaginare quello che poteva essere lo sfarzo e la grandiosità dell’impero khmer nel suo momento di massimo splendore! I carri trainati dai cavalli, gli elefanti che sfilano in una miriade di colori le apsara che danzano….. Ci risvegliamo da questo sogno!! Una veloce visita a Phimeanakas chiamato palazzo celeste,un tempio sul quale sorgeva un palazzo reale, ora sono rimaste solo due vasche in arenaria un tempo usate per le abluzioni reali, ora usate dai bambini locali per rinfrescarsi! La visita al Baphon non è stata possibile in quanto chiuso per restauri da una decina di anni. Ultima visita della mattinata è il Meraviglioso Bayon la sua imponenza e la sua bellezza tolgono il fiato! Esso è un tempio Buddhista costruito su molti livelli. La porta di accesso meridionale è la più popolare, dato che è stata da poco restaurata, si tratta di un luogo pieno di passaggi inclinati,ripide scale,ma soprattutto 54 guglie goticheggianti ornate ognuna da quattro facce rivolte verso i punti cardinali. In tutto 216 volti di Avalokiteshvara che ti guardano incutendo un immagine di potere e di controllo, senza ombra di dubbio ti senti osservato! Sui muri di cinta si possono ammirare bassorilievi riguardanti vita quotidiana e battaglie tutti in ottimo stato di conservazione. Allo stremo delle forze ci concediamo una pausa… pranziamo all’ Indocina cafè un ottimo locale di Siem Reap dove si possono gustare piatti locali notevoli. Nel primo pomeriggio ci rechiamo al tanto sognato sito di Angor Wat. Trovarsi davanti tanto splendore è un emozione indescrivibile! Agkor Wat significa “Città Tempio” ed è facile capire perché: l’enormità della costruzione è spropositata e una volta entrati si impiegano alcune ore per visitarla tutta. Salgo i primi scalini rendendo grazie a chiunque dimori fra quelle pietre millenarie e mi avvio per attraversare il lungo ponte che sovrasta l’enorme fossato d’acqua.Una cosa importante da dire è che ogni cosa qui, anche quella più piccola, ha un preciso significato. Ad esempio il tempio è rivolto ad ovest come i siti funerari, al contrario dei normali templi indù che hanno l’entrata ad est, poiché entrare dentro Angkor Watt simboleggia il percorso spirituale che dopo la morte porta agli Dèi. Perciò attraversare il ponte è il primo passo per l’aldilà. Ai lati del ponte si trovano lunghissime statue del Serpente Naga, il serpente dalle 7 teste che rappresenta i colori dell’arcobaleno, dei chakra e quindi di tutto ciò che è potere positivo. Il ponte è “ spiritualmente parlando “ il Ponte Arcobaleno che collega la Terra alla dimora celeste e il fossato rappresenta l’intero Cosmo. In tutto Angkor sono presenti elementi decorativi ripetuti 7 volte: 7 colonne ogni finestrone; 7 gradoni ai lati delle porte; e così via… Inoltre la mattina del 21 marzo, durante l’equinozio di primavera, il sole sorge esattamente alle spalle della cupola centrale. Questo perché Angkor è un sito astronomico, esattamente come la totalità dei templi antichi. Un’altra cosa interessante da sapere è che i 72 templi che costituiscono la zona di Angkor sono la rappresentazione in terra della costellazione del Drago… Così come appariva in cielo 12.000 anni fa. Cosa strana, visto che la storia parla della sua costruzione a partire dall’802 d.C. In realtà il suo costruttore, il Re Suryavarman II, lo concepì in base a ad un progetto di 300 anni più vecchio, misteriosamente studiato sulle carte astronomiche di 10.000 prima (e misteriosamente arrivato in quell’epoca).
Camminiamo lungo il ponte con il sole che comincia a baciarci gli occhi. Ai lati ci sono centinaia di ragazze-madre con 3 o 4 bambini al seguito che mendicano. Alcuni ragazzi in divisa si offrono per farci da guida, 20 dollari per tre ore. Il ponte sembra non finire mai e qua e là offre scene di rara mostruosità. Donne in terra che chiedono elemosina, bambini piccoli che cercano di venderti qualcosa… E così via. Arriviamo alla prima entrata e la superiamo con il fiato sospeso. La guida ci invita ad andare verso destra dove una piccola saletta ospita la più vecchia statua del sito a cui esso è dedicato: Vishnù. Si tratta di una grossa statua alta circa tre metri di pietra nera che raffigura Vishnù con 8 braccia, il che sta a simboleggiare la protezione divina sull’uomo. La particolarità della statua risiede nei lineamenti del volto: sono evidentemente afroidi. La guida ci spiega che questo fatto indica che quando fu scolpita (oltre 1000 anni fa) gli uomini che giunsero qui dall’India conservavano ancora alcuni lineamenti più simili alle radici africane che non a quelle orientali, che assunsero solo in seguito. A mio modestissimo avviso, 1000 anni fa i lineamenti non potevano essere così marcatamente africani. Ma forse lo erano 12.000 anni fa… Superata la prima entrata ci troviamo di nuovo in un grande spazio aperto, dobbiamo quindi camminare ancora un po’ per arrivare all’entrata vera e propria. Potremo ammirare una delle cose più importanti di tutto il sito: l’Oceano di Latte, ovvero il bassorilievo che rappresenta la creazione del mondo. Passiamo a sinistra e raggiungiamo l’entrata a nord. Ai lati due grosse statue del serpente Naga ci danno il benvenuto. Alla fine riusciamo ad attuare la sospirata entrata nel tempio e devo dire che è emozionante sotto ogni punto di vista. Per centinaia di anni la gente comune non ha potuto fare questa esperienza poiché l’accesso al sito era consentito esclusivamente ai sacerdoti e alla famiglia reale. Questa è, una cosa molto preziosa e non va sottovalutata solo perché oggi è affollata di persone provenienti da ogni parte del mondo. Da qui in poi non so come riuscire a descrivere la straordinaria bellezza e l’incredibile perfezione dei bassorilievi che decorano ogni centimetro quadrato del tempio, dentro e fuori. Un lavoro di precisione durato moltissimi anni e pagato a caro prezzo: durante i lavori di costruzione era facile che gli operai perdessero la vita. Inoltre era prevista la pena di morte immediata per chiunque avesse sbagliato i lavori di scalpello, poiché non era possibile sostituire il pezzo. Una delle tantissime peculiarità di questo posto, è che prima è stato progettato in ogni sua parte, poi è stato costruito e solo alla fine è stato decorato. E’ quindi ovvio che non c’era possibilità di sostituzione per un pezzo venuto male. La maggior parte delle figure che abbelliscono tutto il sito (compreso anche Angkor Thom) sono le Apsarà: bellissime donne raffigurate nell’atto di danzare, esse sono le ninfe celesti nate dall’Oceano di Latte, che con la loro danza sacra purificano il tempio e chi lo abita. Il motivo delle Apsarà è talmente pregnante che in quasi tutti i ristoranti di Siem Reap è possibile assistere alla danza sacra che bellissime ragazze eseguono, vestite con gli abiti tradizionali. Oltre alle danzatrici ci sono le Devata, divinità femminili seminude in pose delicate e sensuali, che poi sono le guardiane del posto, coloro che vegliano e garantiscono la pace. Tra Devata e Apsarà in tutto Angkor ci saranno centinaia di migliaia di raffigurazioni… Ebbene nessuna di esse è uguale all’altra.
All’interno è un continuo stupore: colonne, pareti, soffitti… Tutto è estremamente bello e perfetto. Ma le parole proprio non bastano! Più rileggo quello che sto scrivendo e più sento che non è abbastanza e che vorrei esistesse una lingua in più che riuscisse a descrivere i sentimenti fino in fondo. Mi giro e mi rigiro a guardare e noto alcune parti più rossicce delle altre. La guida ci spiega che anticamente l’intera costruzione era dipinta con henné rosso, mentre le cupole erano totalmente bianche. Immaginate cosa poteva essere mille anni fa questo luogo al mattino, quando il sole colpiva il bianco e il rosso, i due colori sacri per eccellenza in ogni cultura antica… Piano piano ci stiamo avvicinando alle 5 cupole che rappresentano il Monte Meru, ovvero il monte sacro in cui dimorano gli Dei. E’ quindi giunto il momento di salire gli stretti scalini che portano alla cupola centrale, quella che contiene il cuore della spiritualità odierna cambogiana. Gli scalini sono talmente stretti che si può farli solo se ben attaccati al corrimano messo apposta per i turisti. La guida ci spiega ancora che questi scalini erano destinati agli Dei e agli spiriti celesti, e non agli umani. Saliti in cima davanti a noi si apre una specie di corridoio all’aperto ai cui lati si trovano due ampie piscine in cui anticamente si rinfrescava la famiglia reale. Al centro della cupola maggiore si trova una splendida statua del Buddha. Sì, il Buddha. Perché Angkor nasce come tempio indù costruito dal grande popolo dei Khmer, ma nel 15° secolo venne convertito al Buddhismo Theravada. Questo tempio millenario è ancora in pieno uso: i monaci buddhisti frequentano e celebrano esattamente come in qualsiasi altro tempio. E anche i fedeli sono qui ad accendere incensi di fronte al Buddha. Potrei stare qui a parlarvi per ore di Angkor Wat, di Angkor Thom e del suo straordinario Bayon con le gigantesche teste di Buddha,ma di questo potete leggere ovunque, guardare le foto e tanto non basterebbe neanche a darvi una lontanissima idea della straordinaria magnificenza e di ciò che riesce a smuovervi dentro. Angkor Wat va visto punto e basta. L’atmosfera, l’energia e le sensazioni sono amplificati e stravolti tanto da non poter essere descritti a parole.
Dopo tre o quattro ore di visita, anche se io non sarei proprio uscita di lì fino a sera, ce ne andiamo, stanchi ma piacevolmente soddisfatti; arricchiti da qualcosa di impalpabile eppure profondissimo. Riattraversiamo il Ponte Arcobaleno e vediamo alcuni scugnizzi che si tuffano nel fossato, le cui acque marroni non promettono nulla di buono ai nostri anticorpi occidentali. Ma per loro, sorridenti e scatenati, sono come la piscina del Re che mille anni fa dava conforto a dispetto del sole spietato di qui. Torniamo a quei gradini che ho salito nel primo pomeriggio. Mi volto un’ultima volta e sussurro “Namasté” e quando scendo l’ultimo mi prende una specie di fitta al cuore e un groppo in gola mi sorprende come un uragano di emozioni. Dentro di me desidero con tutte le mie forze di tornare ancora, prima o poi. Non ancora del tutto bolliti ci arrampichiamo su un sentiero che ci conduce al tempio di Bakheng che sorge su una collina dalla quale si dovrebbe ammirare un tramonto eccezionale, l’unico inconveniente è che il sole tramonta verso la giungla non verso il sito di Angkor comunque da qui si gode di un bel panorama..data la salita e il gran caldo questa visita si può anche evitare. Doccia veloce e cena al ristorante tipico Kulen stasera assisteremo alle danze tipiche.
15 Novembre:
si parte alle 7, stamattina visita a Bantey Srey,” il tempio delle donne”, così definito per la grazia e la bellezza delle sue decorazioni, è un tempio Indù consacrato a Shiva, considerato la perla del’arte ankoriana. Costruito con pietre di colore rosa, questo tempio conserva alcuni dei più bei rilievi del mondo. Questo tempio è contornato da un fossato ricco di ninfee, esso è a pianta quadrata e ha l’ingresso a oriente, molto interessanti le biblioteche riccamente decorate e le torri santuario. A pochissimi chilometri dista Kbal Spean, per raggiungere l’alveo del fiume dove sono stati scolpiti i sacri linga bisogna camminare per circa 2 km nella giungla in salita, il sentiero è comunque ben pulito dalla ricca vegetazione,bisogna comunque concedesi qualche pausa per riprendere fiato e bere un sorso d’acqua. Una volta arrivati si possono ammirare centinaia di Linga, quest’ultimo è ritenuto il simbolo fallico di Shiva, simbolo di fecondità. A monte, il fiume e contornato da innumerevoli sculture, da un imponente statua di Visnù, uno spettacolo veramente impagabile che ci ripaga della fatica fatta per raggiungere la cima. Scendendo verso valle imbrocchiamo in un altro sentiero che ci conduce ad una cascata, dove incontriamo un buddhista assolto nelle sue preghiere purificatrici, la voglia di tuffarsi in quelle fresche acque è tanta ma proseguiamo la nostra discesa. Riprendiamo la macchina e ci fermiamo a Bantey Samrè, il piccolo tempio si trova in discreto stato di conservazione, il complesso è formato da un tempio centrale con quattro ali, precedute da un atrio, e da due biblioteche, non lontano si trova Pre Rup, esso è formato da un tempio centrale piramidale su tre livelli,il più alto dei quali è sormontato da cinque torri a forma di loto. Pre Rup significa “ capovolgere il corpo” un espressione che si riferisce ad un antico metodo di cremazione reale, nel quale veniva tracciata la sagoma del cadavere nelle ceneri,prima in una direzione poi nell’altra.
Finalmente si pranza…dopo una breve sosta si riparte alla volta del Ta Prohm, esso è indubbiamente il più suggestivo tra i monumenti in rovina di Angkor. Il suo fascino risiede nel fatto che, a differenza di altri monumenti della zona, è stato lasciato in balia della giungla. Il tempio è sovrastato da alberi secolari di Kapoc le cui radici si sono avviluppate attorno alle pietre, un luogo veramente magico anche se in avanzato stato di degrado. Questo tempio è diventato famoso grazie al film Tomb Raider. Assolutamente da non perdere Preah Neak Pean, esso è un piccolo tempio buddhista il cui nome significa Tempio del Naga intrecciato, per arrivarci abbiamo dovuto attraversare un piccolo corso d’acqua e camminare su assi di legno. Il tempio è formato da una grande vasca quadrata, circondata da 4 vasche più piccole. In mezzo alla vasca centrale si trova un isola artificiale, circondata da 2 naga con le code intrecciate, da cui il tempio prende nome. Anticamente questo tempio sembra avesse una funzione taumaturgica, infatti pare che i malati si immergessero nelle acque delle vasche nella speranza di una guarigione.
Nelle vicinanze ci sono altri due piccoli templi ma purtroppo non siamo riusciti visitarli per mancanza di tempo, ci siamo fermati al Mebon orientale ma anche qui stavano chiudendo e quindi la visita è stata veloce , abbiamo raggiunto la terrazza, ai quattro angoli del basamento fanno la guardia altrettante statue di pietra di elefanti bardati, eseguite con grande maestria.
Rientriamo in hotel, bagno in piscina per riprenderci della dura giornata, dopo cena un Tuc Tuc e via verso il Night Market aperto fino a tarda ora dove si possono fare interessanti acquisti di prodotti artigianali.
16 Novembre .
Oggi giornata memorabile, visitiamo i villaggi galleggianti sulle rive del Tonle Sap, partiamo alle 8.30 dal porticciolo di Siem Reap con una piccola imbarcazione a motore, a mio giudizio un giro da non perdere assolutamente, innanzitutto perchè permette di allontanarsi dalla zona dei templi, assediata dai turisti, e permette di essere testimoni di una parte rilevante di vita della Cambogia, cioè quella che si consuma sopra le acque, sulle palafitte, sulle barche e lontano anni luce dalla vita che tutti noi conosciamo. Il primo villaggio galleggiante che incontriamo è quello di Chong Kneas, abitato in maggior parte da un etnia vietnamita insediata sul lago durante la guerra del Vietnam. Visitare questo villaggio nelle prime ore del mattino è fantastico si possono ammirare i bambini appena svegli che ancora assonnati vengono lavati nel fiume le donne che lavano i panni e sistemano il pesce ad essiccare su grandi grate,che battono le reti per eliminare tutti i piccoli pesciolini che rimangono impigliati, gli uomini che calano le reti, chi invece sta già rientrando con il loro carico di pesce…uno spettacolo impagabile. Questo villaggio formato di palafitte, si sposta all’interno del lago a seconda della piena di quest’ultimo. Riprendiamo la nostra barca e dopo circa due ore di navigazione ci troviamo nella foresta alluvionale circondati dalle mangrovie, arriviamo al villaggio galleggiante di Kompong Phluk, un villaggio anch’esso composto di palafitte che sembra appartenere ad un altro mondo. Alla fine della stagione monsonica questo villaggio è visitabile solo con le canoe di legno in quanto è completamente allagato, un esperienza molto suggestiva. Durante la stagione secca la zona è completamente asciutta e polverosa,e le abitazioni vengono raggiunte con scale di 7/8 metri. Noi abbiamo avuto la fortuna di poter visitare questo villaggio proprio alla fine della stagione delle piogge quindi il paesaggio era fantastico, la prima visita è stata in un tempio, dove un’anziana signora con il capo rasato si dedicava a preparare le offerte da recapitare al tempio e poi alla scuola del villaggio dove un innumerevole quantità di bambini tutti con la divisa ci sono venuti in contro, per loro vedere turisti non è cosa da tutti i giorni anche perché arrivare in questa zona non è semplice, solitamente la maggior parte dei tour operator offrono solo la visita del villaggio di Chong Kneas, molto più semplice da raggiungere. Per noi questa è stata l’esperienza più bella che potessimo fare, potersi fermare su di una palafitta e ammirare la vita quotidiana sul lago è impagabile, i bambini che finita la scuola si tolgono io vestiti e si tuffano a giocare nelle limacciose acque del lago, le donne che con le loro canoe stracariche commerciano frutta e verdura palafitta per palafitta. Abbiamo avuto la fortuna di assistere in diretta ad un funerale Buddhista, la salma, prima di essere portata al tempio per la cremazione, veniva accomodata sulla canoa che apriva il corteo funebre, a seguire i monaci officianti e ultime le canoe con i famigliari e gli amici.
I bambini, la loro allegria, i loro sorrisi, tutti ti salutano e ci fanno vedere acrobazie si lanciano nel lago dalle scale di casa, usano come imbarcazioni i tini dove le loro madri lavano i panni e ridono felici sono le cose che sempre porteremo nel nostro cuore.
Dopo aver gustato un ottimo pranzo sulle palafitte riprendiamo la canoa e ci dirigiamo verso la foresta di mangrovie, regna un gran silenzio l’unico rumore e quello degli uccelli che popolano la foresta,un luogo magico ci lascia senza parole il diretto contatto con la natura è indescrivibile.
Torniamo verso la riva e riprendiamo la nostra barca che ci porterà alla visita di un altro villaggio galleggiante, dove possiamo visitare un allevamento di coccodrilli, e di pesci gatto di grosse dimensioni che popolano il lago. Arrivati al porto ci fermiamo in un caratteristico mercato locale dove assaporiamo dei gustosissimi serpentelli alla griglia, veramente squisiti da non perdere assolutamente!! Allo stremo delle forze ma felici della giornata trascorsa un ultimo giretto al Old Market e in seguito in hotel a fare finalmente una doccia!
17 Novembre: sveglia alle 7,30, stamattina si parte per Koh Ker, date le condizioni delle strade viaggiamo in jeep. Abbandonata tra le foreste del nord, Koh Ker fu capitale dell’impero angkoriano, per molto tempo fu uno dei complessi religiosi più remoti e inaccessibili di tutta la Cambogia, sminata da poco tempo è accessibile al turismo da circa un anno. Si trovano parecchi templi quasi tutti deteriorati, purtroppo i lavori di restauro da parte dell’Unesco in questa zona non sono ancora iniziati. Si possono ammirare diverse torri contenenti i Linga, sembra che uno di essi fosse lungo 8 metri. L monumento principale di Koh Ker è il Prasat Thom, essa risulta essere l’unica costruzione khmer a forma di piramidale, è formata da 7 piani alta 40 metri rivestita di arenaria, una ripida scalinata porta sulla cima dalla quale si può ammirare il confine thailandese, purtroppo dal 2008 non si può più salire per ragioni di sicurezza. Pranzo veloce e si riparte per Beng Malea. Il tempio è spettacolare, esso è uno dei più misteriosi di Angkor, qui la natura si è espressa in tutta la sua devastante potenza. Entrando a sud ci si avventura in questo titanico complesso, ci si fa strada tra cumuli e macerie, la torre centrale e quasi completamente crollata e ingoiata dalla vegetazione, nascoste tra le rovine si possono ammirare magnifiche sculture di Apsara, grazie ad una passerella costruita da uno staff cinematografico francese il tempio è visitabile tranquillamente. Rientriamo in hotel, stasera ci concediamo un meraviglioso massaggio con l’olio, decisamente rinvigorente, da non perdere assolutamente, i luoghi dove vengono effettuati i massaggi sono puliti e con personale serio e preparato e il prezzo è decisamente abbordabile circa 10$. Se ne trovano tantissimi, e purtroppo tanti di dubbia fama e qualità si notano comunque in lontananza! State alla larga!!
18 Novembre.
Stamattina purtroppo con un po’ di tristezza ci lasciamo alle spalle Siem Reap, e ripartiamo alla volta di Kompong Thom, lungo la strada ci siamo fermati a vedere Kompong Khdey Bridge uno dei ponti più ben conservati della Cambogia, dopo una breve sosta proseguiamo per Sambor Prei Kuk, qui si possono ammirare uno dei gruppi di monumenti pre-angkoriani più imponenti della Cambogia, è costituito da oltre 100 templi quasi tutti in mattoni rossi,sparsi nella foresta, fu capitale nel Vl secolo. Immersa nella foresta e rinfrescata dall’ombra degli alberi, Sambor Prei Kuk, offre un atmosfera rilassante, i bambini ti seguono per tutto il percorso cercando di venderti una sciarpina, ma nessuno di loro è invadente, ti sorridono , non puoi non comprare qualcosa e alla fine del viaggio ti ritrovi sommersa da ogni genere di oggetti!!
Dopo una breve sosta a Kompong Thom per il pranzo si riparte per Kompong Cham il paesaggio è fantastico attraversiamo km di risaie, vediamo i contadini al lavoro e i buoi che trainano i carri, le donne intente a mietere il grano maturo, uno spettacolo di colori unico, spuntano solo i grandi cappelli di paglia adornati con le tipiche e coloratissime Krama per ripararsi dal sole. Arrivati in centro, ad attenderci una cittadina in evoluzione, diversa dai villaggi che abbiamo incontrato lungo la strada, facciamo una passeggiata sul Mekong dove ci imbattiamo in gruppi di cambogiani che fanno lezioni di aerobica in gruppo all’aperto. Visitiamo una pagoda dove viene custodita una barca sacra usata nelle regate ufficiali. Pernottiamo all’Hotel Mekong, un vecchio ospedale in via di ristrutturazione, la posizione è strategica sulle rive del Mekong, le camere essenziali, purtroppo siamo capitati in piena ristrutturazione, comunque tutto molto dignitoso, diciamo che Kompong Cham è solo un punto di transito, non offre molte attrazioni. Sorseggiamo una fantastica birra Angkor sulla terrazza dalla quale possiamo ammirare le rive del Mekong e poi al dormire.
19 Novembre
Dato che nel nostro hotel era privo della sala da pranzo, in quanto centro del cantiere, la colazione l’abbiamo fatta in un localino lungo il fiume, è stata celestiale, pane caldo burro e marmellata! Una meraviglia! Partiamo alla volta delle piantagioni di caucciù, km e km di piante tutte allineate in ordine producono una delle maggiori fonti di sostentamento della Cambogia. Il caucciù viene estratto da alberi di almeno 3 anni, vengono praticati dei solchi lungo la corteccia dai quali fuoriesce la linfa densa,che cola all’interno di gusci di noci di cocco legati alle estremità degli alberi, vengono svuotati più volte durante la giornata. Vengono riempite grosse cisterne che a loro volte vengono portate alla fabbrica per la lavorazione, abbiamo potuto assistere direttamente alla lavorazione, veramente interessante. Proseguiamo il nostro cammino e visitiamo Wat Nokor,essa è una moderna pagoda buddhista theravada,costruita all’interno di un tempio buddhista mahayana del Xl sec. E’ un posto decisamente kitsch, molte arcate del vecchio tempio sono state incorporate in quello nuovo formando piccoli santuari di preghiera. All’interno si può vedere una statua di un grande Buddha rovesciato. La nostra visita prosegue, arriviamo a Phnom Pros e Phnom Srey la “ collina degli uomini”e “collina delle donne”, una delle tante leggende del luogo racconta che un bambino rapito in tenera età,torna a casa dopo lungo tempo e incontrata la madre non la riconosce, si innamora di lei e la chiede in sposa,non sapendo come risolvere il disastro le donne creano uno stratagemma, una gara, tra donne e uomini, chi per primi entro l’alba costruirà la collina più alta avrà vinto. Se vinceranno le donne , la madre non dovrà sposare il figlio. Durante la notte le donne accendono un grande falò, gli uomini in lontananza vedendo chiarore, pensarono che fosse l’alba e smisero di lavorare, vinsero così le donne e le nozze vennero sventate. Sulla collina degli uomini, la più bassa, ci sona diversi templi, è un bel posto per fermarsi a bere qualcosa, mentre si è circondati da simpatiche scimmiette in cerca di qualche nocciolina. Ci fermiamo lungo la strada per il pranzo e finalmente arriviamo a Skun, il piccolissimo ma famoso villaggio dove si mangiano e vengono allevati i ragni. In effetti l’unica attrazione di questo posto e quella di fermarsi al mercato e assolutamente assaggiare i ragni fritti che sono una vera specialità!!
Ci rimettiamo in marcia e dopo un paio d’ore arriviamo nuovamente a Phnom Penh, orami siamo al tramonto , torniamo al nostro hotel Goldiana una doccia e facciamo un giro al centro commerciale, dove tra l’altro si trova ogni genere di taroccato dall’abbigliamento agli orologi di marche prestigiose, ovviamente nessuno di noi ha resistito tutti noi abbiamo acquistato una bella patacca!!!
20 novembre
Stamattina partenza per la provincia di Takeo, visitiamo un altro Ta Phrom, esso è molto ben conservato, un gruppo di vecchiette scorbutiche si occupano del tempio tenendolo in ordine e ricco di piante fiorite, ma non amano molto i turisti. All’interno si possono ammirare bellissimi bassorilievi scolpiti sugli architravi delle porte e sulle pareti esterne dei templi. Questo tempio si trova sulle sponde del lago Tonle Bati, dal quale abbiamo preso una lancia a motore per raggiungere Angkor Borei ,la piccola Angkor. L’attraversamento del fiume non è stato semplice, il vento era forte l’acqua poco profonda abbiamo preso diversi colpi, dopo un ora di supplizio siamo arrivati sull’isola e il museo era chiuso!!! Riprendiamo la navigazione, arriviamo all’isola di Phnom Da, piccolo villaggio che vive di pesca, ad accoglierci tutti i bambini dell’isola, non vedono molti turisti, per loro era un evento! Ci hanno accompagnato per tutta l’isola insieme abbiamo cantato e abbiamo fatto colazione tutti insieme mangiando biscotti al cocco, un esperienza indimenticabile! In cima alla collina dell’isola si gode di un fantastico panorama sul lago. A malincuore lasciamo questo posto gioioso, i bimbi ci rincorrono e salutano fino a che la nostra barca non scompare. Ci fermiamo a mangiare lungo il fiume il pranzo è a base di pesce e aragoste di fiume, quest’ultime buonissime. Riprendiamo il viaggio, ci aspettano un centinaio di km prima di arrivare a Kampot, essa sorge lungo il fiume, cittadina che vanta un bel patrimonio architettonico, purtroppo molto trascurato, di epoca coloniale francese. Kampot è il punto di partenza per visitare il Parco Nazionale di Bokor o per chi prosegue per Sihanukville.
Il nostro alloggiamento è uno spettacolo il “Rikitikitavi”, 5 stanze elegantemente arredate in stile Khmer, ristorante e bar al piano superiore di una enorme palafitta affacciata sul fiume, cibo ottimo accoglienza impeccabile, il locale è gestito da una giovane ragazza olandese, veramente molto bello e ben curato. Un giretto per il centro, purtroppo non ancora turisticamente pronto!
21 Novembre
Purtroppo la nostra escursione al parco di Bokor è saltata, a causa dell’inagibilità della strada, inoltre sembra che i lavori saranno ultimati tra alcuni anni. Facciamo una passeggiata in un mercato locale e ci mescoliamo tra la gente, e fantastico guardarli mentre vendono i loro prodotti… Proseguiamo per il tempio di Phnom Sorscha, arrivarci è veramente da pazzi, il sentiero e disseminato dalle spine, durante il tragitto si trova una caverna dove nidificano i pipistrelli, non vale la pena arrivare in cima è veramente pericoloso. Arriviamo a Kep, la più antica località balneare della Cambogia, ci fermiamo al mercato del pesce, centinaia di ceste di pesce freschissimo tra cui granchi , gamberi e calamari. La tentazione è troppo forte per non assaggiare succulenti spiedini di gamberi e granchi fumanti!
Riprendiamo il viaggio, arriviamo a Sihanukville, alloggiamo al “Seaside” hotel, esso si trova davanti alla spiaggia di Ocheauteal beach. Mollati i bagagli, immediatamente al mare, siamo stati immediatamente assaliti ma una miriade di bambini che vogliono venderti qualsiasi cosa! Dalla frutta ai braccialetti ai massaggi al pedicure, dopo un attimo di smarrimento riusciamo a tuffarci in mare e finalmente a rilassarci un po’ dopo quindici giorni di tour de force!! Dopo aver contrattato per un po’ troviamo un imbarcazione per farci accompagnare all’indomani all’Isola di bambù. La sera ci buttiamo nel centro il mercato si trova sotto un grande capannone, il caldo è soffocante, le bancarelle ti offrono ogni sorta di cibo, torniamo alla spiaggia per fare una passeggiata, lungo la battigia troviamo un innumerevole quantità di locali che cuociono pesce alla brace tra l’altro a pochissimi dollari!! Da domani sera le nostre cene saranno li, ci beviamo una birra fresca e poi a dormire!
22 Novembre
Ad aspettarci fuori dall’hotel il ragazzo con i quale avevamo preso accordi, prendiamo la barca e via verso l’isola di bambù, purtroppo il cielo è mezzo coperto. Una volta arrivati troviamo una bellissima spiaggia bianca semideserta ci consegnano le nostre sdraio e finalmente relax, nel frattempo il sole è tornato a splendere il mare è cristallino e caldissimo ci godiamo veramente questa giornata, con il passare delle ore la spiaggia si popola di gente…ci gustiamo un ottimo pranzo a base di pesce alla brace e dopo un riposino torniamo..io e Roby iniziamo ad essere tristi per noi oggi è l’ultimo giorno di vacanze, ci fermiamo a fare snorkeling, ma il mare è un po’ agitato e quindi pochi pesci.
Tornati prendiamo un tuk tuk e andiamo in centro per le ultime spese. Andiamo a cena al Full Moon sulla spiaggia ci hanno servito gamberoni , totani alla griglia e birra per la “ folle” cifra di 3.5 dollari, la luna brilla alta nel cielo sembra salutarci, con il nodo alla gola facciamo l’ultimo brindisi con Maura Giò Nadia e Josefa, loro hanno la fortuna di fermarsi ancora 2 giorni!!
23 novembre
Stamattina sveglia alle 5… ad aspettarci l’autista che ci condurrà all’aeroporto di Phnom Penh, lungo la strada senza parole cerchiamo di assaporarci ancora ogni piccolo istante in questo paese. Sono stati giorni intensi abbiamo cercato di cogliere ogni attimo ogni più piccola cosa che questo meraviglioso paese ha da offrire. Di una cosa siamo certi mai e poi mai potremo dimenticare quello che abbiamo vissuto in questi 15 giorni, porteremo questo popolo i loro sorrisi i loro occhi sempre nei nostri cuori.
Simo & Roby Un particolare ringraziamento all’Ascolotus e un GRAZIE DI CUORE a Stefano e Socheat.
Consigli di viaggio: La Cambogia è un paese che può tranquillamente essere visitato da soli, accompagnati nei siti da guide locali, veramente da sfatare l’idea del paese pericoloso sotto ogni punto di vista!! Certamente bisogna comunque fare attenzione non circolare in zone malfamate, ma certamente non è diverso da noi!! Se volete far contenti i bambini portate con voi materiale didattico nei villaggi è veramente molto gradito. Non accontentatevi di fare solo una capatina ad Angkor Wat, solo per visitare questo sito occorrono almeno 3 giorni (esiste un biglietto con tale validità molto più conveniente). Per andare a Siem Reap da Battambang effettuare il viaggio via lago non in macchina. Visitare l’ospedale di Emergency a Battambang per rendersi conto del duro lavoro dei nostri medici. Da non perdere assolutamente i templi del Bayon, Banteay Srey, Ta Prohm, Preak Neak. Le escursioni più suggestive sono : La foresta alluvionale di Kompong Pleouk ( villaggi galleggianti), Kbal Spean (Sacri Linga nel letto del fiume) e l’isola di Phnom Da (villaggio di pescatori poco visitato). Prima di andare in Cambogia documentatevi un pochino sulla sua storia.. Consigliati.”Ankor e l’Asia dei tempi perduti” di C. Bussolino, “ Il silenzio dell’innocenza” Somaly Man, “Fantasmi” di T. Terzani. Partecipanti 6: Roby, Simo, Giò, Maura, Jo, Nadia Tour operator:” Ascolotus “ di C.Bussolino Phnom Penn Spesa 1’200 euro