Cambogia e Vietnam, spunti di viaggio
Visti. Entrando in Vietnam via fiume e non con l’aereo non abbiamo potuto usufruire del servizio visti on-line. A questo punto le scelte possibili erano due, visto all’ambasciata di Roma al costo di 60 euro + 10 di spedizione oppure direttamente in Cambogia ad un costo sicuramente più contenuto. Abbiamo scelto di partire con i visti giù fatti, qualche soldo speso in più ma molte seccature in meno, il tempo in Cambogia l’abbiamo sfruttato per visitare anziché perderlo in burocrazia. Peraltro prima di farci salire sulla barca che ci avrebbe condotto alla frontiera hanno verificato che fossimo già in possesso dei visti, non avremmo dunque potuto farli al confine, sarebbe stato necessario pensarci già a Phnom Penh. Il visto per la Cambogia l’abbiamo invece fatto on-line, e contrariamente a quanto avevo letto non ci hanno fatto pagare nulla in uscita dal paese.
Clima. Caldo, umido, ma sinceramente pensavamo peggio. E la stagione delle piogge ha prodotto qualche acquazzone (quando eravamo sempre al coperto) e due interi giorni di pioggia che fortunatamente abbiamo trascorso in gran parte impegnati a spostarci con i mezzi pubblici. L’aspetto positivo della stagione delle piogge è che regala paesaggi verdissimi e scorci incredibili.
Alberghi. Abbiamo prenotato tutto via internet e ci siamo trovati bene su tutti ad eccezione di quello di Hanoi (diciamo un po’ sporchino, ma su richiesta hanno fatto pulizie supplementari al bagno!). Il fatto di avere già prenotato tutto ha l’indubbio limite di dovere già pianificare il programma e di avere poche possibilità di variazione (d’altra parte con già due voli interni prenotati non c’era molto spazio per la fantasia), offre però il prezioso vantaggio di non essere presi d’assalto alla discesa di un mezzo pubblico e in molti casi di poter usufruire del servizio pick up dell’albergo.
Bagaglio. Abbiamo usato lo zaino, in molte occasioni assolutamente più pratico di valigie e trolley. Il contenuto può davvero essere ridotto all’essenziale, qualsiasi albergo ha un servizio lavanderia ad un prezzo che si aggira sui due dollari al chilo di biancheria lavata e stirata (e profumata), al di fuori degli alberghi lo stesso servizio si può trovare a tariffe fino a cinque volte inferiori.
Voli interni. Da casa avevamo prenotato due voli interni con Vietnam Arlines pagandoli, poco, con la postepay. In entrambi i voli al check-in ci hanno chiesto di vedere la carta di credito con cui avevamo pagato i voli, e per fortuna casualmente l’avevamo con noi. Onestamente non so cosa sarebbe successo se non l’avessimo avuta, sarebbero arrivati a non farci partire? Non credo proprio….
Navigazione nel Mekong. Esperienza che volevamo fare ma analizzando le varie opportunità avevamo scartato l’opzione dei tre giorni di navigazione essendo totalmente disinteressati alla fabbricazione della carta di riso, e altre simili amenità che avevamo letto nei vari racconti di viaggio e ritenendo eccessivo il tempo trascorso in barca. Nel contempo non ci convinceva l’unico giorno di navigazione, con un programma un po’ limitato e una sfacchinata partendo da Saigon. Alla fine ci siamo mossi in autonomia. Volendo vedere i mercati galleggianti di Can tho, da Phnom Penh abbiamo preso lo slow boat con cui abbiamo attraversato il confine e siamo arrivati a Chau Doc. L’imbarcazione che abbiamo preso noi era piuttosto rumorosa, in alternativa c’era anche la barca veloce che prevedeva l’arrivo in quattro anziché in otto ore. Da Chau Doc con un mini van siamo arrivati a Can tho. La mattina dopo abbiamo navigato dall’alba fino a mezzogiorno con una piccola imbarcazione solo per noi due (20 dollari) visitando prima i due mercati galleggianti e continuando poi in un canale laterale al Mekong. Esperienza molto bella, da consigliare, con presenza turistica pressoché inesistente. Dopo pranzo abbiamo preso l’autobus per Saigon. Ci è sembrato un modo di vedere il Mekong senza annoiarci troppo e senza dover fare su e giù da HCMC.
Spunti di viaggio. A grandi linee ci siamo mossi nell’itinerario standard seguito dalla gran parte dei turisti. Ci permettiamo solo di condividere tre tappe che ci sono piaciute davvero molto.
Hoi An – Ci abbiamo trascorso tre giorni interi. La cittadina si visita in poche ore e francamente tutti i negozi di sartoria presenti sono abbastanza ripetitivi. Leggendo i racconti su turisti per caso avevamo pensato anche noi di farci confezionare qualcosa su misura, ma una volta lì abbiamo cambiato idea. Non vogliamo arrivare alla dispregiativa definizione che abbiamo sentito in loco da un italiano che vive ad Hoi An da anni “E’ tutta merce degna del catalogo di Postal Market”, ma davvero non abbiamo ritrovato in nessun negozio di Hoi An la magia di alcune stoffe viste nei mercati di Phnom Penh e di Saigon. La cittadina è comunque una piccola perla dall’atmosfera rilassata, imperdibile in un viaggio in Vietnam. Siamo appassionati di immersioni e quindi il secondo giorno l’abbiamo trascorso a Cham Island, un’isola bellissima proprio di fronte ad Hoi An. Il Vietnam non è certo una meta che si sceglie per le immersioni, ma visto che eravamo lì ci siamo presi una vacanza nella vacanza. Ci siamo affidati al Cham Island Diving Centre e ci siamo trovati bene. Siamo usciti con una barca abbastanza affollata, ma sono davvero efficienti e organizzati e la cosa non ha infastidito nessuno. Per scendere in acqua hanno organizzato piccoli gruppi ognuno con la propria guida, suddivisi per le diverse capacità e livello di esperienza. Le immersioni sono discrete, niente di eccezionale, con acqua a 29 gradi in profondità e visibilità onorevole. Non abbiamo fatto nessun incontro memorabile, diciamo che è una zona da macrofotografia, con coloratissimi alcionari, crinoidi e nudibranchi. La giornata prevedeva due immersioni una di seguito all’altra e poi pranzo e pomeriggio di riposo nell’isola di Cham Island. L’isola è così bella che questo sì sarebbe stato un fuori programma che ci sarebbe piaciuto fare, pernottare in tenda all’isola per rientrare solo la sera successiva. Non tanto per l’albergo già pagato ad Hoi An, è che non avevamo con noi nulla per poter restare anche la notte. Peccato, ma come si dice in questi casi, una cosa da fare la prossima volta. Il terzo giorno abbiamo noleggiato un motorino e abbiamo ripercorso all’indietro la strada già fatta con l’auto dell’albergo che ci era venuta a prendere al’aeroporto di Danang. Ad averlo saputo non avremmo neanche concordato con loro le soste a Marble Mountains e a China Beach, ci saremmo arrangiati. Con il motorino siamo saliti fino alla penisola di Monkey Mountain, fino a Son tra, con un panorama a 360° sulla baia di Danang e China Beach. Quest’ultima è proprio bella, così deserta, con le imbarcazioni tipo tinozze usate dai locali e che sembrano abbandonate sulla spiaggia, è davvero piacevole percorrerla, scegliere un angolo e fermarsi…
Isola di Cat Ba. Porta d’ingresso alla baia di Halong. Anche in questo caso non volevamo sobbarcarci il viaggio di andata e ritorno da Hanoi per la baia per cui dopo il volo serale Hue-Hanoi il mattino successivo abbiamo preso il primo treno (ore 6,00 costo 34000 dong) per Haiphong e dopo due ore siamo arrivati a destinazione. Dalla stazione con un taxi ci siamo fatti accompagnare al porto e alle 9,00 abbiamo preso l’aliscafo veloce per Cat Ba (200.000 dong). Alle 10,30 eravamo già in albergo. L’isola è molto tranquilla, abbiamo noleggiato un motorino per visitarla (sia all’interno che lungo la costa. La grotta dell’ospedale, che delusione!), per fermarci in spiaggia (abbiamo evitato le calette Cat Co 1-2-3 preferendo quelle non attrezzate ma deserte), e per goderci lo spettacolo mozzafiato dalla costa sulla Baia di Halong. Bella davvero Cat Ba, da qui siamo poi partiti per una escursione di una giornata sulla baia di Halong e forse in tutto il giorno avremo incrociato altre cinque imbarcazioni…
Ninh Binh. Ci siamo arrivati da Cat Bat con una combinazione bus + aliscafo veloce + bus prima per Haiphong poi per Ninh Binh. (partenza ore 9,00 arrivo ore 14,30 costo 210.000 dong). La cittadina non dice nulla, ma nei suoi dintorni ci sono Tam Coc, Hoa Lu e la Mua Cave. Nei nostri programmi c’era nel pomeriggio (visto l’orario di arrivo alle 14,30) Tam Coc, e il giorno successivo le altre due destinazioni. Invece data la pioggia abbiamo dovuto riprogrammare tutto. In ogni caso sempre con il nostro fedele motorino il mattino successivo siamo riusciti a vedere ciò che ci eravamo prefissati e nel primo pomeriggio a prendere il bus per Hanoi (ci sono corse ogni 15 minuti al costo di 45000 dong). E’ il Vietnam rurale che appare nelle nostre foto in questa zona, il Vietnam delle risaie, degli animali, delle persone con i cappelli a cono che lavorano i campi e che si spostano in bicicletta. La Mua Cave è inguardabile, ma non appena saliti i 500 gradini il panorama è affascinante, verde a perdita d’occhio, da restare senza fiato.
Indipendenza. Il motorino, è stato la nostra salvezza in parecchie occasioni. Il noleggio costa poco, dai 3 ai 5 dollari + benzina, regala un’impagabile indipendenza dai vari taxi-motorbike-cyclo. Un esempio? Il fiume dei profumi ad Huè, abbiamo volontariamente rinunciato alla escursione in barca, di barca ne avevamo già fatta a sufficienza in più occasioni, con il motorino abbiamo potuto vedere le varie pagode e tombe imperiali, senza dovere contrattare il passaggio dal fiume alla destinazione finale e (soprattutto), senza dovere subire la vendita di centrini-tovaglie-camicie proposta sulla via del ritorno.
Popolazione. Nota dolente, ci aspettavamo davvero di più. Dopo i formali inchini ricevuti in Giappone e mille gratuiti sorrisi ricevuti in Birmania, la popolazione è stata davvero la nostra grossa delusione. L’emotività che suscita un paese è data in grossa parte dal calore che si riceve dalle persone, e costa molto ammetterlo, questa empatia non c’è stata né in Vietnam né in Cambogia. Al contrario, ci hanno stremati, arrivavamo a sera esausti continuando a declinare offerte per qualsiasi cosa, in nessun popolo abbiamo mai incontrato una simile insistenza. E quando possono ci provano. Se si concorda qualcosa quello dev’essere e invece no, ogni volta che c’era da pagare veniva l’ansia che facessero obiezioni a quanto concordato, gli episodi che ci sono stati hanno lasciato il segno. E’ con l’amaro in bocca che facciamo queste affermazioni, non fosse altro che per il rispetto per i recenti orrori che entrambe le popolazioni hanno vissuto.
Mercati. E’ uno dei modi più belli e veri per vivere un paese. Diventa difficile curiosare in un mercato quando non appena ci metti il naso dentro, cominciano a toccarti, chiamarti, importunarti…. E invece così l’unico effetto che ottenevano era quello di farci allontanare. Solo alla nostra ultima tappa – Hanoi – siamo riusciti a fare acquisti, ad Hanoi ognuno si fa i fatti suoi, nessuno ti importuna e finalmente si può gironzolare indisturbati.
Conclusioni. Il viaggio per noi è stato stancante, ma adesso che sono passati anche solo pochi giorni, la stanchezza se n’è già andata e nei nostri occhi è rimasto l’incanto dei bellissimi luoghi che abbiamo visto e vissuto. Siamo contenti di esserci stati, l’esperienza è stata sicuramente positiva.