California on the road

Inizio il mio racconto dando innanzitutto l’itinerario di viaggio completo: 10 agosto: Los Angeles (arrivo) 11 agosto: Los Angeles 12 agosto: Los Angeles 13 agosto: Malibù - Santa Barbara - San Luis Obispo 14 agosto: San Luis Obispo - Santa Cruz 15 agosto: Santa Cruz - San Francisco 16 agosto: San Francisco 17 agosto: San Francisco 18 agosto:...
Scritto da: gattolibero
california on the road
Partenza il: 10/08/2006
Ritorno il: 26/08/2006
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 3500 €
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Inizio il mio racconto dando innanzitutto l’itinerario di viaggio completo: 10 agosto: Los Angeles (arrivo) 11 agosto: Los Angeles 12 agosto: Los Angeles 13 agosto: Malibù – Santa Barbara – San Luis Obispo 14 agosto: San Luis Obispo – Santa Cruz 15 agosto: Santa Cruz – San Francisco 16 agosto: San Francisco 17 agosto: San Francisco 18 agosto: Yosemite National Park 19 agosto: Yosemite National Park 20 agosto: Mammoth Lakes 21 agosto: Death Valley 22 agosto: Las Vegas 23 agosto: Grand Canyon 24 agosto: Las Vegas 25 agosto: San Diego 26 agosto: Los Angeles (partenza) Abbiamo scelto di fare il giro della California con una fermata a Las Vegas (Nevada), dalla quale abbiamo fatto un’escursione di un giorno al Grand Canyon in aereo (un’ottima idea).

Dall’Italia abbiamo prenotato il volo aereo, la macchina e l’hotel per i primi 3 giorni, tutto via internet. Consiglio di prenotare il volo con anticipo se andate via in agosto o in periodi di alta stagione, si rischia di spendere un capitale! Tutto il resto l’abbiamo deciso là sul momento, compreso l’itinerario. Abbiamo utilizzato la guida della California Rough Guide, con cui di solito ci siamo trovati bene (anche se non sono paragonabili alle vecchie FuoriThema), questa volta ci ha lasciato perplessi.

10 agosto – giovedì: Los Angeles (arrivo) Volo della United Airlines operato dalla Lufthansa, via Francoforte. Ci siamo trovati bene, siamo partiti il 10 agosto, in pieno allarme terroristico, per nostra fortuna nessuno ci ha detto niente a Francoforte, siamo partiti tranquilli e abbiamo scoperto tutto una volta arrivati in USA guardando la CNN. In aereo un simpatico diacono (prete) della chiesa metodista di LA ci ha fornito un sacco di consigli sul percorso da fare e sui posti da vedere, ci ha lasciato pure il suo telefono, questo è stato un assaggio della disponibilità degli americani che avremmo poi constatato lungo il viaggio.

All’arrivo, completamente distrutti dal jet-leg, abbiamo ritirato la macchina da Thrifty, categoria compact (800$ con assicurazione basic SLI e LDW per 16 gg), una Dodge Charger aggressiva. Los Angeles si presenta con un clima eccezionale e un viale di palme subito fuori dall’aeroporto.

M. Si cimenta subito nella guida a LA, da pazzi, strade a 12 corsie, ti sorpassano da destra e da sinistra, per fortuna avevamo il navigatore (ce lo siamo portati dall’Italia) e, non senza difficoltà, abbiamo raggiunto il nostro hotel: il Beverly Hills Reeves. Consiglio vivamente di alloggiare a Beverly Hills, è un gran bel quartiere, bella atmosfera, ottimi locali dove mangiare, è un posto dove si sta bene. Il nostro hotel era estremamente spartano, ma in buona posizione, l’abbiamo prenotato su Expedia.

11 agosto – venerdì: Los Angeles – Beverly Hills/Venice Beach Ci alziamo alle 6.30 di mattina a causa del fuso orario e andiamo a fare un giro per Beverly Hills. Naturalmente le strade sono deserte, a parte diversi ispano-americani che puliscono i locali e qualcuno che fa jogging. Ci saluta uno sceriffo nero con un gran sorriso, un bel “good morning” di benvenuto in America. Facciamo colazione da “Il Fornaio”, ottimo posto frequentato soprattutto dagli americani.

Dopo un giro a Rodeo Drive e per il quartiere che sicuramente merita, decidiamo di andare in spiaggia vista la bella giornata, e scegliamo Venice Beach. Dopo aver pranzato messicano (molto male) in uno dei locali vicino alla spiaggia, ci sdraiamo al sole. La temperatura è buona, la spiaggia è lunghissima, di sabbia chiara, il mare è azzurro, davvero molto bello, non me lo aspettavo con questi colori, peccato che è gelido. Gli americani si fanno tranquillamente il bagno (le onde sono alte, ma non spaventose), noi riusciamo appena a bagnare i piedi… Più tardi decidiamo di fare una passeggiata lungo la spiaggia di Venice Beach, c’è di tutto, sia in termini di umanità che di negozi vari. La cittadina di Venice, con i canali di Venezia non è granché.

Torniamo a Beverly dove mangiamo due ottimi harmburger con patatine da Ribs.

12 agosto – sabato: Los Angeles Hollywood/Downtown Andiamo a vedere la zona di Hollywood, il Walk of Fame, con tutte le stelle dei personaggi famosi, niente di interessante, tutto prettamente turistico, anche se cedo e mi faccio una foto con la stella di Phil Collins, il mio cantante preferito. Vediamo la collina con la scritta Hollywood e ormai che ci siamo ci facciamo un giretto in macchina sulle colline di LA sulla Mulholland Drv., dove si vedono mega-ville con piscina.

Al pomeriggio io mi ritiro in hotel per la stanchezza, mentre M. Va a vedere il centro di LA. Commento: qualche grattacielo come a New York, gente losca appena usciti dalla zona finanziaria, state lontani da Skid Row. Sera cena da Xiang, a Beverly Hills, ristorante cinese, lo consiglio vivamente.

Nota: quando siamo rientrati a Bologna, abbiamo preso spunto dalla filmografia consigliata dalla guida, ci siamo visti: Fuga da Alcatraz, Ragazze a Beverly Hills, Fuga da Los Angeles, per non parlare di Pretty Woman e Blade Runner che conoscevamo già, tutti ambientati ad LA.

Spesso ho letto commenti negativi su questa città, senza dubbio è un posto che noi italiani non possiamo concepire, questo groviglio di autostrade e umanità varie, un posto dove c’è di tutto, un posto già visto in innumerevoli film, va contestualizzato, non si può dire “vai a San Diego” che è meglio (come mi è capitato) sono due cose completamente diverse! 13 agosto – domenica: Malibù – Santa Barbara – San Luis Obispo Partiamo con destinazione San Francisco, percorriamo la splendida North 1 che si affaccia sulla costa. Siamo alla ricerca disperata di una cartina stradale della California, non ce la siamo portata dietro per comprarla sul posto, ed avendo il navigatore abbiamo sempre rimandato, ma è assolutamente necessaria per avere una visione d’insieme.

A un certo punto ci fermiamo lungo la strada in un posto che sembra un enorme supermercato, entriamo e vediamo uno scorcio di vera America.

Famiglie over-sized (dai bambini agli anziani un’obesità mai vista – anche perché in California la gente che incontri di solito è abbastanza in forma e palestrata) che acquistano confezioni enormi di cibo. Tutto è sovradimensionato, non è un supermercato normale, è una specie di discount all’ingrosso del cibo, tanto che ci vuole la tessera per entrare, ma noi abbiamo fatto i soliti infiltrati italiani. Ci sono vari assaggi di cibi disgustosi, mi sembra di essere dentro al cartone animato dei Simpson. Penso che non rivedrò mai più confezioni così enormi di cibo. Acquistiamo la guida-cartina stradale Randy Mc-Nelly, famosa, ma che poi non ci ha soddisfatto al 100%, più che altro perché manca la visione d’insieme dato che è fatta a riquadri non molto grandi e quasi tutte le destinazioni utili sono spezzate su più fogli. Alla cassa ci consentono l’acquisto anche se non potremmo.

Prima fermata a Malibù dove prendiamo un po’ di sole in spiaggia. Non è diversa dalle altre spiagge di LA, sabbia chiara, mare blu-azzurro molto bello, ma freddo, i baywatch vestiti con i costumi rossi – da telefilm. Le spiagge non sono attrezzate, gli americani si portano dietro di tutto: sdraio, ombrelloni, frigoriferi, griglia per il BBQ, tutti i tipi possibili di cibo. Noi ci siamo arrangiati con i teli da mare e basta…Pranziamo in un chiosco vicino alla spiaggia: disgustoso. Ripartiamo e proseguiamo fino a San Luis Obispo dove pernotteremo nel Travelodge locale (primo posto che abbiamo trovato). La sera ceniamo in un posto incredibile, una specie di fast food pieno di teenagers americani che si abbuffano di hot dog, hamburger e patatine e megaschermi con le partite di baseball. Ci divertiamo, mangiamo pesante e dobbiamo fare un giretto per il paese per digerire. Carino, pieno di studenti universitari, ci fermiamo dentro la libreria Barnes&Nobles che è aperta fino alle 23 ed è piena di studenti, bel posto.

14 agosto – lunedì: San Luis Obispo – Santa Cruz Proseguiamo sulla 1, panorami bellissimi, in particolare a Monterey, nella zona del Big Sur, un giro da non perdere.

Pranzo a Monterey, ristorante Francisco, non in centro, capitati per caso. Abbiamo preso carne asada e calamari fritti, posto molto valido.

Pomeriggio all’acquario di Monterey, consigliato da tutte le guide è molto rinomato. Una gran delusione, per chi ha visto l’acquario di Genova non c’è confronto, consiglio di non perdere tempo e denaro in questo posto.

Ripartiamo e arriviamo a Santa Cruz dove ci fermiamo a dormire al Sunset Inn (86$). Il posto è un ritrovo costoso di ex-hippy ed una località di mare rinomata, facciamo un giro sul molo dove vediamo anche un po’ di foche in mare. La sera prendiamo da mangiare al Natural Leaf, posto da hippies votati al cibo biologico, e lo consumiamo in camera.

15 agosto – martedì: Santa Cruz – San Francisco La mattina ci fermiamo subito in un internet café per prenotare l’hotel a San Francisco per 3 giorni su Expedia, abbiamo notato che è più conveniente che cercarselo da soli sul posto. Scegliamo il Monarch su Geary Street in centro (successivamente scopriremo sulla guida che è un hotel per gay, mah…Sinceramente era pieno solamente di gruppi di italiani!!!). Facciamo due chiacchiere con una signora americana che siede accanto a noi e sta prenotando anche lei un hotel a San Francisco.

Partiamo per San Francisco e arriviamo a mezzogiorno, usciamo da un labirinto di freeways ed entriamo in centro, mi fa pensare un po’ a New York, anche se è tutt’altro, si vede già che è una bella città. Lasciamo la macchina in un parcheggio (a 20$ al giorno – una mazzata) e andiamo in hotel. Il posto è buono, anche se è in una parte di Geary Street non proprio bellissima, piena di barboni e gente un po’ strana, ma inoffensiva, troppo vicina al malfamato quartiere Tenderloin.

La quantità di barboni, emarginati e matti vari che ho visto a San Francisco, non l’ho vista da nessuna altra parte, NY compresa, impressionante. Un giorno abbiamo sbagliato strada a piedi e ci siamo ritrovati al Tenderloin, siamo scappati di corsa.

Prosegue la nostra lunga giornata: andiamo a Chinatown dove pranziamo in un posto dove ci sono solo cinesi, prendiamo carne alla mongola, sapori mai sentiti. Dopo Chinatown, passiamo per Lombard Street a piedi (strada più tortuosa del mondo) e poi per North Beach, il quartiere italiano e arriviamo fino al Fisherman’s Wharf, pieno di turisti. Facciamo un giro al Pier 39, molto divertente anche se turistico: vediamo le otarie sul molo, tutti i vari negozi di souvenir e ceniamo. La sera per tornare all’hotel scegliamo il cable-car, bellissimo, ripeteremo l’esperienza nei prossimi giorni.

16 agosto – mercoledì: San Francisco San Francisco è una città senza dubbio molto bella e particolare, un posto da pazzi costruito sulle colline, con salite e discese ripidissime. Ha un’atmosfera europea ed un clima terribile, il 15 di agosto faceva un freddo tale da costringermi ad indossare felpa e impermeabile. Se uno pensa che il resto della California ha un clima eccezionale, caldo al punto giusto, da bermuda e t-shirt, ami un po’ meno questa città dal vento gelido.

M. Va a vedere il museo di arte contemporanea SFMoma (commento: niente a che fare con il Moma di NY ma una mezza giornata si passa volentieri), io che ho sempre meno forze di lui, mi riposo e lo aspetto per andare poi a vedere il famoso Golden Gate Bridge.

Prendiamo la macchina, cosa che consiglio di fare almeno un giorno, si evita di stancarsi su e giù per le discese, si riesce a vedere moltissimo ed è pure divertente andare su e giù per le strade con delle pendenze assurde! Il Golden Gate lo vediamo prima da sotto (bellissimo), a Fort Mason, poi saliamo sopra e lo percorriamo a piedi fino a più di metà. Le raffiche di vento freddo non ti fanno apprezzare molto la passeggiata, troppa sofferenza, ma tutto sommato è da fare.

Facciamo un giro in macchina sulla Scenic Road, lungo la spiaggia, poi andiamo su a Twin Peaks, abbiamo così occasione di attraversare vari quartieri della città, molto diversi dal centro.

A Twin Peaks c’è un vista magnifica a 360° di tutta la città e la baia, il freddo e il vento regalano ancora sofferenza, scattiamo diverse foto e poi scappiamo via. Da notare che questo è uno dei pochi posti dove non abbiamo incontrato Italiani, ma solo turisti stranieri o americani.

Andiamo a vedere le case vittoriane a Pacific Heights, molto belle, un giro da non perdere. Arriviamo fino ad Alamo Square, un piccolo parco con di fronte le 6 casette vittoriane più fotografate d’America, presenti in tutte le cartoline. Giriamo in macchina e ogni strada è interessante. Ci facciamo la tortuosa Lombard street in macchina (doveroso), essendo ormai al tramonto siamo gli unici a passare di lì e i turisti rimasti ci scattano un mucchio di foto…

17 agosto – giovedì: San Francisco Ci alziamo convinti di dover partire, prepariamo le valigie e ci rechiamo alla reception per il check-out. L’impiegato ci guarda perplesso e ci chiede se partivamo con un giorno di anticipo, noi eravamo convinti che fosse già venerdì! Riportiamo tutto in camera, siamo rintronati come pochi…

Ultimo giorno a Cisco, andiamo in giro a piedi, colazione dal fornaio al n.665 di Market Street come tutte le mattine (lo consiglio vivamente), facciamo un giretto in centro, a Union Square e dintorni, qualche negozio (non avevamo troppa voglia di shopping a Cisco) e andiamo di nuovo in giro per Chinatown e North Beach dove ci fermiamo nella splendida libreria City Lights. Assolutamente da non perdere. Qui trovo un libro raro che cercavo da tempo (Swastika Night di Burdkind, libro sulla distopia, genere tipo Orwell, diciamo), ci sediamo e curiosiamo tra i gli scaffali. Questa non è una libreria tradizionale, ma molto meglio, un posto in cui si ritrovavano i poeti della Beat Generation e non solo, un posto dove si fa cultura e letteratura. A chi non interessa il genere consiglio di andarci lo stesso, si sta bene.

Riprendiamo il cable-car divertendoci come matti su e giù per le stradine. La sera ceniamo a North Beach, nel ristorante italiano “Trattoria Contadina” consigliato dalla guida, sconsigliato da noi.

18 agosto – venerdì: San Francisco-Yosemite National Park Oggi è il vero giorno di partenza, riprendiamo la macchina dirigendoci verso lo Yosemite, ci fermiamo in un supermercato a Livermore, dove acquistiamo cose buone da mangiare.

Arrivo nel pomeriggio allo Yosemite (entriamo da Groveland), paghiamo 20$ all’entrata e giriamo per la Yosemite Valley. Scenari spettacolari, da cartolina senza dubbio. Problema alloggio: non abbiamo prenotato niente, siamo nel weekend e l’unica cosa che è rimasta è una tenda nel Curry Village alla bellezza di 81,40$, accettiamo per poi pentircene – sconsigliatissimo a meno che non siate dei fanatici del campeggio come tanti americani che ci circondano.

La tenda è una roba che forse i nostri alpini hanno utilizzato per l’ultima volta durante la Prima Guerra Mondiale – volevo dirlo agli americani – (telaio di legno vecchio verniciato di verde militare e tendone bianco cerato inchiodato sopra, due brande di ferro e materassi di plastica, lampadina attaccata ad un filo. Prezzo folle per nessun servizio. Abbiamo quindi dormito in mezzo al bosco, naturalmente noi non eravamo attrezzati né materialmente né psicologicamente e l’esperienza è stata pessima, magari per altri può essere un’esperienza sublime, dipende dai gusti.

Nota: se si dorme in queste tende, bisogna riporre tutte le cibarie, profumi e detergenti in apposite cassette di metallo esterne a “prova di orso”, noi non ne abbiamo visto neanche l’ombra, ma a quanto pare ci sono.

19 agosto – sabato: Yosemite National Park La mattina ci svegliamo presto con il canto degli uccelli, ci prepariamo in mezzo agli scoiattoli e iniziamo il nostro giro. Pensiamo bene di prendere lo shuttle gratuito del parco, per carità dopo un’ora persa, decidiamo di utilizzare la nostra auto. Gli americani ci provano sempre a convincerti a fare stupidate, bisogna essere più forti e far prevalere l’intelletto. Vediamo le Yosemite Falls e poi le Brideveil falls, ancora più belle.

Il parco è bello non c’è dubbio, e soprattutto è tenuto bene dagli americani, a volte sembra quasi finto, troppo ordinato. Usciamo dal parco per mangiare, dentro non c’è niente di valido, infatti gli americani si portano i soliti container di cibo, noi che ne siamo sprovvisti, andiamo dalle parti di Oakhurst e ci fermiamo in un ristorante sulla strada – hamburger e patatine, siamo soddisfatti.

Rientriamo nel parco e andiamo al Mariposa Giant’s Sequoia Grove a vedere le sequoie giganti. Un percorso a piedi davvero molto bello, assolutamente da fare, ci sono diverse sequoie giganti da vedere e poi è proprio bella la passeggiata nel bosco. Vediamo anche un cerbiatto con il suo piccolino a pochi metri mentre brucano l’erba, siamo proprio contenti.

Partiamo verso le 17,30 per fare il Tioga Pass, in pratica passiamo dall’altra parte della Sierra Nevada attraversando il parco, ci vogliono circa 3 ore in macchina per arrivare fino a Lee Vining, prima località fuori dal parco, ad Est. I panorami al tramonto sono bellissimi, da non perdere, è una strada meravigliosa (anche tenuta bene) e probabilmente è l’orario migliore per farla. Non si contano le volte che ci siamo dovuti fermare per fare delle foto. Arriviamo al Tioga Pass, oltre 3000 metri, molto felici dello spettacolo, usciamo dal parco e cerchiamo da dormire a Lee Vining, niente da fare, è weekend ed è tutto pieno.

È già buio pesto e un po’ preoccupati proseguiamo sulla 395, sperando nel paesino successivo. Non c’è nulla, neanche una buona illuminazione e pochissime macchine, ai lati solo le sagome nere delle montagne. La preoccupazione aumenta. Il navigatore ci segnala di imboccare più avanti una strada che ci condurrà a Mammoth Lakes, primo paese in cui possiamo fermarci. Dopo averci fatto svoltare su una strada sterrata (GPS stramaledetto), riusciamo a prendere la strada giusta, e finalmente arriviamo alle 22 a Mammoth Lakes. Ci sentiamo già meglio.

Ci fermiamo al Rodway Inn che è tutto pieno, ma l’impiegato, che è un grande, ci consiglia uno “special place” dove andare: l’Innsbruck Lodge (913 Forest Trail, www.Innsbrucklodge.Com) Arriviamo, c’è posto, il prezzo è ottimo (79 $), il padrone e il suo cane sono fantastici e l’alloggio è il migliore di tutta la vacanza. Lo consiglio a tutti, noi abbiamo deciso di rimanerci 2 giorni.

Mangiamo al ristorante Slocum Grill (buonissimo – ma chi dice che in America si mangia male? Bisogna saper scegliere) e andiamo a letto stanchi, ma felici.

20 agosto – domenica: Mammoth Lakes Ci svegliamo nella nostra splendida camera con vista sulla foresta, sembra proprio di essere in una baita sulle Alpi. Si sta bene, ottima temperatura, il cane Enzo ci fa una gran festa, usciamo per fare colazione. Ci fermiamo all’Old New York Bagel, dove gustiamo la colazione nei tavolini fuori all’aperto. Qui facciamo amicizia con una giovane coppia di americani di San Diego, chiacchieriamo con loro tutta la mattinata, ed è uno dei ricordi più belli di tutta la vacanza.

La giornata prosegue all’insegna del relax, al pomeriggio ci imbattiamo nell’outlet della Ralph Lauren, entriamo ed è pieno di italiani che si fermano a Mammoth Lakes apposta per questo, che tristezza. M. Va a vedere i laghi (molto belli), io torno al Lodge per riposarmi. Tutta la zona è bella e merita una visita, soprattutto se vi piace la montain bike o il trekking, il paese si trova nella Sierra Nevada e come paesaggi non ha molto da invidiare allo Yosemite. La sera ceniamo di nuovo allo Slocum Grill, ormai siamo buoni clienti.

21 agosto – lunedì: Death Valley Partiamo da Mammoth Lakes e già sentiamo nostalgia di questo posto tranquillo, ci fermiamo a Bishop (posto orrendo) per fare rifornimento di carburante, acqua e cibo e poco dopo entriamo nella Death Valley.

L’esperienza è indimenticabile. Il paesaggio cambia continuamente, è particolarissimo, cactus, dune di sabbia, montagne rocciose, strade infinite lungo questo deserto. È spettacolare, nessuna foto può riprodurre quello che vedi e che senti dal vivo. Scendiamo dalla macchina, il caldo è infernale (oltre 50°, siamo in pieno agosto), sembra di essere in un enorme phon. Arriviamo a Furnace Creek, ci fermiamo al Visitor Center dove paghiamo 20$ di ingresso (in verità potresti anche non pagarli, puoi girare per la valle e nessuno ti chiede niente, devi andare proprio apposta dentro al Visitor Center e andare apposta alla cassa per pagare – fate voi) e mangiamo in macchina in moto all’ombra con l’aria condizionata al massimo i nostri panini.

Andiamo a Badwater, il punto più basso sotto il livello del mare nell’emisfero Occidentale, si vedono distese bianche di sale, scendiamo dall’auto e percorriamo un piccolo tratto. Incredibile.

Al ritorno da Badwater facciamo l’Artist Drive, dove ci sono montagne di roccia con colori spettacolari: rosso, verde, giallo…Emozionante. Un ricordo che ci rimarrà sempre (anche perché le foto non rendono bene lo spettacolo) Infine andiamo a vedere Zabriskie Point dove incontriamo solo italiani (e intanto la colonnina di mercurio sale ancora…), posto dai colori bellissimi e poi Dante’s View (non è spettacolare quanto gli altri posti, ma è da vedere). Ci attraversa la strada una specie di topo del deserto e un leprotto, nonostante le temperature qui c’è vita.

Prendiamo la strada per uscire dalla Death Valley in direzione Las Vegas (passando da Pumphurst), il paesaggio è più monotono, ma sempre interessante. Ci lasciamo alle spalle l’esperienza più emozionante e più bella di tutta la vacanza, non l’avrei mai detto.

Ore 19, arriviamo a Las Vegas, avevamo già prenotato su Expedia per 3 notti l’hotel Montecarlo ad un buon prezzo andandoci durante la settimana (i prezzi raddoppiano nel weekend). Parcheggiamo (qui i parcheggi sono gratuiti, finalmente, ovunque abbiamo lasciato un sacco di soldi) e andiamo in hotel. Il caldo è più o meno lo stesso della Death Valley.

L’hotel è bellissimo, la gente insomma, secondo me a Las Vegas vedi il peggio dell’America. La sera ceniamo al buffet del Montecarlo (a proposito qui ci sono i migliori ristoranti e buffet di tutti gli Stati Uniti a prezzi oltretutto ragionevoli, provare per credere) e ci facciamo un giro sullo Strip, completamente allucinati da quello che vediamo e dalla giornata.

22 agosto – martedì: Las Vegas La mattina ci svegliamo tardi, facciamo colazione in hotel (very good) ed M. Si chiede dove sia finito il suo palmare con il GPS. Scopre di averlo lasciato in macchina sul sedile, con il finestrino completamente tirato giù e la macchina aperta per tutta la notte! Nessuno ce l’ha rubato, ma si è cotto a stare a 50° nel parcheggio e si è resettato. Non abbiamo più il navigatore, ok ne prendiamo atto e ci arrangeremo con la cartina per i prossimi giorni.

Giornata a zonzo per Las Vegas, è piena di outlet (pieni di italiani), facciamo un po’di shopping, ma dopo un po’ ci stanchiamo e rientriamo in hotel. Vorremmo fare un salto nella mega-piscina, ma prima dobbiamo prenotare l’escursione al Grand Canyon.

La cosa si rivela più difficile del previsto, prima andiamo in una specie di tourist office sullo Strip, impiegata gentilissima, ma assolutamente inutile…In hotel proviamo ad arrangiarci su internet, andiamo sul sito della Papillon e prenotiamo l’escursione Grand Canyon Deluxe che è il giro classico: in volo sopra al Grand Canyon, poi in pullman ti portano a vedere un po’ di view point nel South Rim da dove ammirarlo e ritorno in giornata. Prenotiamo, sembra tutto a posto. Per sicurezza telefono e scopro che è tutto esaurito per il giorno dopo e che noi siamo stati messi nel giorno successivo, quando cavolo aspettavano a dircelo?!! Annullo tutto, incazzata come una pantera, so che c’è un’altra compagnia, la Scenic Airlines (www.Scenic.Com), trovo il n. Di tel. E li chiamo subito, loro hanno posto per il giorno dopo, prenoto tutto via telefono e finalmente siamo a posto (costa $50 in più della Papillon, ma forse li vale). La Papillon mi ha restituito subito i soldi (ci mancherebbe), ma è stato un comportamento al limite della truffa.

Ceniamo al buffet del Bellagio, fa-vo-lo-so, ci vediamo lo spettacolo delle fontane, poi andiamo in giro per i vari hotel: New York-New York, Mandela Bay (un lusso quasi imbarazzante), Excalibur, Venetian (tanto per fare capire lo sfarzo: al primo piano c’è il Canal Grande con le gondole ed i gondolieri), Mirage, Bellagio, Luxor (si entra attraverso una sfinge talmente grande che i pullman ci passano attraverso), Paris (la torre Eiffel è un ristorante) questo suddiviso per tutte le 3 sere che siamo stati a Las Vegas. Abbiamo giocato anche con le slot machines (Coyote Moon, mitico), perdendo naturalmente.

23 agosto – mercoledì: Grand Canyon Alle 11.15 ci vengono a prendere in hotel quelli della Scenic Airlines, arriviamo all’aeroporto (hanno un loro terminal a Las Vegas) e prendiamo un piccolo aereo da 18 posti (neanche troppo recente a dire il vero) per il Grand Canyon. Ho paura, ma dopo un po’ passa e mi godo la vista dall’alto. Superiamo Lake Mead, Hoover Dam (agli americani piace molto, boh) e poi eccolo lì il Grand Canyon e il fiume Colorado (rosso per i sedimenti). Atterriamo nel piccolo aeroporto e ci portano in pullman (pranzo incluso) ai bordi del South Rim, nei vari vista point. È uno spettacolo emozionante, anche questo impossibile da riprodurre in foto, è un’esperienza che si deve fare dal vivo. Ci godiamo il Grand Canyon per un paio d’ore (se volete dedicarci più tempo in libertà ci dovete andare in macchina oppure prenotare una notte lì), poi ci riportano a prendere l’aereo. Il volo di ritorno è al tramonto, quindi ci godiamo un grande spettacolo, il Canyon non è mai lo stesso, cambiano continuamente i colori e gli scenari. Probabilmente deve essere molto bella un altro tipo di escursione: quella in elicottero che scende giù nel Canyon (solo nel West Rim) e poi in barca sul Colorado. Noi eravamo molto indecisi, dato che era la prima volta abbiamo optato per l’escursione “classica”, ma ci è rimasta la voglia di provare anche l’altra.

Torniamo a Las Vegas soddisfatti, dopo cena andiamo ancora in giro tra le mille luci dello Strip. Che posto incredibile, ci tornerei volentieri.

24 agosto – giovedì: Las Vegas-San Diego Siamo ancora indecisi se rimanere un giorno in più in questo posto dove siamo stati proprio bene o andare verso San Diego. Passiamo la mattina in giro per negozi, pranziamo sempre al Montecarlo e alla fine decidiamo di tornare in California. Abbiamo guidato ininterrottamente per quasi tutto il pomeriggio, arriviamo a San Diego alle 9 di sera circa. Iniziamo a cercare alloggio, sono tutti molto gentili nel darci indicazioni (anche perché l’America è veramente avara di cartelli stradali CHIARI) e andiamo nella zona dell’Hotel Circle, qui è facile trovare da dormire (chissà perché la Rough Guide non ne parla…), ci fermiamo nel motel Super8, niente di speciale. Ceniamo messicano (e a San Diego è veramente buono) e andiamo a dormire.

25 agosto – venerdì: San Diego La mattina andiamo al rinomato zoo, considerato uno dei migliori al mondo. Posso dire serenamente che è molto sopravvalutato, se volete vedere davvero lo zoo migliore del mondo andate a Berlino. La mattina basta e avanza per vederlo, gli highlights sono: i koala, splendidi, probabilmente li vedi molto meglio qui che in Australia e la famiglia di panda più famosa del mondo (perché il piccolino è nato qui dentro, caso unico). Dopo andiamo in centro, al Gaslamp, pranziamo messicano, il clima è piacevole (come ovunque in California) e decidiamo di andare in spiaggia al pomeriggio.

Vediamo la baia di San Diego passandoci in macchina (bella), vediamo le spiagge (belle) e ci dirigiamo verso la famosa località La Jolla.

Ci incasiniamo un po’ per trovarla non avendo più il GPS, alla fine ci arriviamo. Andiamo un po’ in spiaggia, solita distesa di spiaggia chiara e mare azzurro con le palme, tipica spiaggia Californiana, l’acqua però è più calda! Si può tentare un bagno nell’oceano.

Verso le 6 andiamo a fare un giro per il paese, un posto di fighetti per nulla interessante, ci facciamo un po’ la passeggiata sul mare (Ocean Walk), questa è bella, ci sono un sacco di piccole spiagge (vere e proprie calette) dove il mare è multicolore e calmo.

Riprendiamo l’auto e ci dirigiamo verso Los Angeles, ormai il viaggio è finito. Arriviamo dopo le 9, pernottiamo vicino all’aeroporto al Comfort Inn e ceniamo in un ristorante cinese lì di fronte.

26 agosto – sabato: Los Angeles (partenza) Le valigie sono pronte, riconsegniamo l’auto a Thrifty e ci rechiamo in aeroporto. Il check-in è veloce anche se l’impiegata, un po’ tonta, scambia l’etichetta delle nostre valige che dovevano andare a Bologna con quella di 2 passeggeri che vanno a Napoli, mi accorgo del fatto e lo faccio notare e lei tranquilla dice “beh, andavano comunque nella stessa nazione”, ma che c’entra?!! Appena prima di entrare in cabina (in aereo) ci troviamo schierati 4-5 Marines che perquisiscono minuziosamente il bagaglio a mano di ogni passeggero.

Si parte, volo Los-Angeles-London Heathrow della United Airlines perfetto. All’arrivo a Londra ci aspetta il caos, per via degli aumentati controlli di sicurezza, c’è un clima di isteria totale (not very english) vieni scortato passo per passo in piccoli gruppi da una parte all’altra dell’aeroporto, file interminabili per i controlli. Pensiamo che ormai la coincidenza è persa, invece no, gli aerei “aspettano” e partono in ritardo data la situazione.

Tutto bene, rientriamo a Bologna, dopo due settimane senza dubbio molto stancanti (io avrei bisogno di una vacanza ora!), ma che ci hanno arricchito molto come persone.



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