California, Nevada, Utah, Arizona

Attraverso l'ovest per più di 5000 km
Scritto da: acromion
california, nevada, utah, arizona
Partenza il: 04/08/2009
Ritorno il: 24/08/2009
Viaggiatori: 4
Spesa: 2000 €
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Mi sembra giusto seppur a distanza di qualche mese dopo aver lurkato molti resoconti che mi hanno dato più di un aiuto nella programmazione della nostra vacanza aggiungere il mio contributo che spero possa essere utile a qualcuno. DATE Partenza 4 agosto 2009, ritorno 24 agosto 2009. Io, mia moglie e due figlie di 14 e 10 anni VIAGGIO Malpensa-Los Angeles-Malpensa con Lufthansa (scalo a Francoforte all’andata ed a Londra, in code share con United Airlines, al ritorno), volo acquistato a metà maggio sul sito Lufthansa per 3 adulti e 1 bambino fino ad 11 anni per 1941 Euro totali!! Voli tutti in perfetto orario, ottimo servizio sull’intercontinentale di andata, più spartano su quello di ritorno anche se più confortevole dal punto di vista del posto, con più spazio per le gambe e schermo personale. ITINERARIO (principali tappe) Los Angeles-Santa Monica-Monterey-San Francisco-Yosemite-Valle della Morte-Las Vegas-Bryce Canyon NP-Arches NP-Monument Valley-Canyon de Chelly-Foresta Pietrificata NP-Grand Canyon NP- Route 66-Joshua Tree NP-San Diego-Los Angeles, percorsi 5500km AUTO Prenotata attraverso il sito di broker Auto Europe, con il quale ci siamo trovati molto bene dato che abbiamo modificato la prenotazione originaria a circa una settimana dalla partenza. Auto Europe ci ha venduto un contratto con la Dollar ad Euro 570, comprese seconda guida e pieno già pagato, altrimenti da pagare in loco. Del gruppo prenotato doveva far parte la Chrysler Sebring, invece ci è stata data dello stesso gruppo una PT Cruiser che ha svolto egregiamente il suo lavoro. Abbiamo aggiunto, su invito non pressante da parte della gentile addetta Dollar a Los Angeles, una copertura (Raoadsafe) di 100 Euro che comprendeva un pacchetto di garanzie (recupero in caso di incidente, sostituzione pneumatici in caso foratura, perdita chiavi, carburante a secco, batteria a terra…) In genere i noleggiatori cercano di fare un upgrade della vettura a modico prezzo, mi è stato tuttavia precisato telefonicamente da Auto Europe che in tal caso ci sarebbe un annullamento del contratto fatto col broker con conseguente penale. A noi è stato richiesto ma senza insistere più di tanto. Avevo il mio navigatore personale che reputo, se non strettamente indispensabile, comunque molto utile soprattutto nei grossi centri urbani. E’ vero che le segnalazioni sono ottime comunque sapere con precisione cosa fare, dal mio punto di vista, dà sicuramente molta tranquillità ed occorre tenere presente che le città non sono urbanisticamente tortuose come le nostre e quindi il navigatore praticamente non sbaglia mai, comunque è sempre meglio avere il supporto della classica cartina. ASSICURAZIONE SANITARIA Stipulata, sfruttando il codice sconto pubblicato sulla rivista Turistipercaso, per un totale di Euro 417 attraverso il sito e-mondial. Fortunatamente non ne abbiamo avuto bisogno. ALLOGGI Tutti prenotati in anticipo via internet, sfruttando in particolare le recensioni pubblicate su Tripadvisor e Google. Ogni albergo ha proprie regole di cancellazione, in genere fino a due/tre giorni prima si può cancellare la prenotazione senza alcuna penale, i Motel6 fino al giorno stesso! Non abbiamo avuto alcun problema né in fase di prenotazione né in fase di check in e check out, nessuna sorpresa nei conti finali, una correttezza esemplare! Abbiamo soggiornato sia in alberghi di catene (Best Western, Holiday Inn, Motel6) sia in Motel “privati” non legati ad alcuna catena in particolare. In generale posso dire che ovunque ci siamo trovati bene seppur con qualche distinguo tra qualche hotel ed un altro, comunque il prezzo medio pagato è stato ovunque basso rispetto ai servizi offerti. Abbiamo sempre soggiornato in una camera a due letti doppi (Double Beds o Queen Beds), il minimo pagato per notte è stato 46 euro a Holbrook, Arizona, il massimo 220 a San Diego presso l’Omni Hotel che è paragonabile ad un cinque stelle nostrano, sottolineo che il prezzo è per la camera e noi eravamo in 4!! Col senno di poi posso dire che in alcuni posti forse non era proprio indispensabile prenotare comunque ciò ci ha posto al riparo da perdite di tempo nella ricerca degli hotel che comunque in qualche posto (nei pressi dei parchi) ed in qualche momento (fine settimana) pullulavano di no vacancy. CONSIDERAZIONI GENERALI IN ORDINE SPARSO La prima considerazione riguarda la gentilezza delle persone. Ovunque siamo andati abbiamo sempre trovato persone gentili e disponibili nei confronti del turista, a partire dagli addetti agli hotels, pubblici esercizi ed in generale chiunque, un aspetto sicuramente positivo. Sempre pronti ad aiutarti o a capire il tuo inglese talvolta un po’ inciampante o a farsi capire. Complimenti!! Gli Stati Uniti sono a misura di automobilista. Parcheggi ben segnalati, a volte cari, segnali stradali ben posizionati e non inflazionati. Guida sicura, senza autisti fenomeni. In realtà non è vero che i limiti non vengono superati. In realtà vengono superati ma di poco e così si viaggia praticamente in massa alla (quasi) stessa velocità, la polizia c’è ma non mi è sembrato in maniera così massiccia. Diciamo che non si vedono manovre azzardate o sorpassi da parte di macchine che dopo dieci secondi non vedi più all’orizzonte. I segnali di STOP vengono rigorosamente rispettati ed anche ad un incrocio deserto su una strada deserta occorre fermarsi e poi ripartire. Ho visto a Beverly Hills autovetture fermarsi ad uno stop innanzi un passaggio pedonale senza pedoni…!! Un mito che per me è crollato è quello delle super macchine americane che ci sono sicuramente ma non così tante, ho visto molte macchine di taglia media e neanche tanto belle a dir la verità..forse Marchionne ha visto giusto…vedremo… Per il cibo abbiamo provato un po’ di tutto (escluso McDonalds) dalla catena KFC al Pollo Loco alla catena Denny’s ai ristoranti chic di cucina italiana a San Francisco e San Diego. Sicuramente il cambio euro/dollaro (1.41) ci ha aiutato non poco comunque anche nei posti più cari da noi visitati puoi mangiare un piatto unico con dolce ad una spesa massima di 30 euro a testa, occorre tener conto che le bibite vengono pagate una sola volta (circa 1,5 euro) ed il riempimento quando il bicchiere è semivuoto (refill) è gratuito, l’acqua in caraffa è gratuita (ma non sempre buona). Al conto, tranne nei self service, viene praticamente aggiunta in obbligatorio ed in automatico una mancia del 15% (gratuity) che si può lasciare in contanti o aggiungere a mano al conto della carta di credito. Non c’è coperto!! Bisogna riconoscere che quasi sempre il servizio è buono, c’è molto personale nei ristoranti che, a quel che ho avuto modo di capire, ha un salario di base minimo e vive praticamente con le mance. DIARIO DI VIAGGIO Martedì 4 agosto: Il volo per Francoforte è previsto per le 6:50 da Malpensa, arriviamo intorno alle 4.30 al parcheggio Travel Parking dove lasciamo l’auto pagando 110 euro per le tre settimane al coperto, nessun disguido. Ho già fatto il check in on line stampando la carta d’imbarco e questo ci permette di saltare una mega coda ai check-in aeroporto in quanto ci dirigiamo subito al banco accettazione bagagli. Molti voli sono in partenza in quella fascia oraria e passato il controllo neanche un bar aperto…va bene che sono le 5:30 ma passeggeri ce ne sono tantissimi…mah… Volo in orario per Francoforte dove arriviamo dopo un ora ed un quarto, il terminal dell’intercontinentale delle 10:05 è lo stesso del volo di arrivo, c’è molta ressa al gate, sul display nomi di gente in lista di attesa e un senso di “casino”, un’addetta Lufthansa che gira nei pressi del gate chiedendo di mostrare le carte d’imbarco.., comunque con un lieve ritardo si parte per il nostro primo volo transoceanico!! Sorvoliamo la Groenlandia e seguiamo sulla tv comune le info sul viaggio che scorre tranquillo con due pasti caldi e una miriade di passaggi di stewards e hostess per le bevande, ad un certo punto sono disponibili self service, con la United al ritorno un pasto caldo e passaggi per bevande molto meno frequenti. Nella parte finale del viaggio già sugli States si vedono chiaramente alcuni splendidi paesaggi che poi vedremo a terra, ci avviciniamo a Los Angeles, sterminata, urbanizzata all’ennesima potenza, si vedono le freeways e nodi di interscambio fra le stesse, chissà cosa combineremo, invece non sbaglieremo uno svincolo. L’atterraggio è puntualissimo, ci dirigiamo verso i temuti controlli dell’immigrazione, aspettiamo il nostro turno per circa venti minuti poi veniamo chiamati tutti insieme mostrando i passaporti ed i moduli che abbiamo compilato in aereo, vengono fatte le foto, prese le impronte, tranne alla figlia minore, ci viene chiesto quanto ci fermiamo, timbro e via: permesso accordato!! Al recupero bagagli c’è già una valigia, per l’altra attenderemo circa mezz’ora, nessun controllo sui bagagli. Seguiamo le indicazioni per lo shuttle degli autonoleggi, neanche il tempo di uscire fisicamente dall’aeroporto e siamo già sul bus che in 10 minuti circa ci conduce all’autonoleggio Dollar dove dopo circa tre quarti d’ora ed aver espletato tutte le pratiche burocratiche ci vengono mostrate una dozzina di Chrysler PT Cruiser: spetta a noi la scelta! Ne scegliamo una color vaniglia (meglio chiara con le temperature che troveremo…) che ci accompagnerà fedelmente per 5500 km. All’addetto all’uscita dall’autonoleggio faccio presente che c’è qualche graffio ma mi viene risposto che avendo l’assicurazione a copertura totale (vero) non mi devo preoccupare e che non è politica della Dollar chieder rimborsi per quel tipo di danno. Si alza la sbarra e….Stati Uniti on the road, finalmente!! Prima destinazione: Sea Shore Motel, Santa Monica, circa 15 minuti di auto. Arriviamo nel nostro primo motel americano! Espletiamo velocemente le pratiche e andiamo verso la camera, bella, spaziosa, pulita. Siamo oggettivamente frastornati, sono quasi 24 ore che siamo svegli, sono le 16.30, crolliamo ancora vestiti sul letto e dormiamo praticamente di filato fino alle 7 del mattino dopo, sarà l’unica concessione al jet lag relativamente al viaggio di andata. Mercoledì 5 agosto: Al risveglio siamo “leggermente” affamati. Praticamente accanto al motel c’è l’Amelia’s café, il modo migliore per iniziare la giornata. Servono anche croissants e tutto quanto di buono per iniziare bene la giornata. Tocchiamo subito con mano la disponibilità e la gentilezza nei confronti del turista, e di quello italiano in particolare. I proprietari ci raccontano le loro esperienze italiane, proprio in Piemonte, da dove proveniamo, un’amica di passaggio ci racconta i suoi anni passati a Firenze e ci racconta un po’ della sua vita… Dopo colazione ci dirigiamo a piedi, il motel è in posizione strategica, verso l’oceano e le sue spiagge. Bellissime, larghissime, vuotissime (è anche presto in verità). La percorriamo sulla battigia in direzione molo, incontriamo le famose postazioni baywatch e ci scappa anche la foto col muscoloso bagnino. Saliamo sul molo dopo aver notato come ci sia molta gente che corre, va in bici o comunque veicoli a pedali, medita, fa esercizi; insomma vive all’aperto. Sul molo c’è una bella vista sulla costa, ci sono un luna park e negozi di souvenirs. Ci dirigiamo verso la Third Street, cuore dello shopping si Santa Monica; nei pressi c’è anche un mercato contadino con alcuni prodotti che non abbiamo mai visto. Fa parecchio caldo, l’atmosfera che si respira è serena e rilassata. Scegliamo, quasi a caso vista la vastità dell’offerta, il posto dove mangiare: un locale della catena California Pizza Kitchen dove ci viene spiegato per la prima volta come funziona la gratuity sul conto e dove dopo aver preso due bottiglie d’acqua relativamente care capiamo che la dobbiamo chiedere still water, cioè acqua della caraffa. Proseguiamo nel tour di Santa Monica iniziando ad apprezzare la convenienza del cambio. Nel pomeriggio ci dirigiamo verso una spiaggia appena dopo il molo e facciamo il bagno nell’oceano. Nonostante siano le 18 e ci sia un discreto vento l’acqua è calda seppur mossa, ci sono molte persone che fanno il bagno ma TUTTE si mantengono ad una distanza ed ad una profondità di sicurezza. La sera ceniamo, bene, in un ristorante indiano. Giovedì 6 agosto: Ricominciamo la giornata all’Amelia’s café. Si punta il navigatore in direzione Hollywood. Percorriamo le freeways a più corsie di LA; per fortuna forti rallentamenti sono solo sull’altra carreggiata. A due isolati dall’inizio della Walk of Fame parcheggiamo in un multipiano presidiato a 12 dollari ed iniziamo la passeggiata lunghissima che ci porterà a vedere il Chinese Theatre e le sue famose impronte, il Kodak Theatre con l’annesso enorme centro commerciale, la vista sulla collina con la scritta Hollywood. Oggettivamente non mi ha impressionato la zona, dove tra l’altro sono presenti numerosi barboni che saranno presenza costante in tutte le grosse città che visiteremo, una presenza praticamente mai molesta ma molto evidente talvolta. Dopo la sosta in una creperie presso il centro commerciale riprendiamo l’auto e ci dirigiamo a Beverly Hills. Parcheggiamo a due passi gratuitamente nel parcheggio della bella biblioteca. Giriamo per Rodeo Drive ovviamente solo guardando le vetrine, si ritorna a Santa Monica dove acquistiamo un fedelissimo compagno di viaggio: il contenitore in polistirolo che diventerà il frigo portatile dove metteremo il ghiaccio disponibile gratuitamente in quasi tutti gli hotel ed a basso costo nelle aree di servizio e nei supermercati. La sera cena in un locale spagnolo a base di buonissime tapas ; dobbiamo aspettare che si liberi un tavolo, nel mentre ci portano fuori un pre antipasto da consumare sulla strada a scusarsi per l’attesa, stupiti apprezziamo il gesto. Nel locale scopriremo che i ristoranti di sicuro non hanno grosse spese in energia elettrica: piccole candele ai tavoli e luci soffusissime, facciamo fatica a leggere il menu, sul serio. Sarà così praticamente dappertutto. Venerdì 7 agosto: Partiamo dopo la solita ottima colazione in direzione nord, faremo una tappa questa sera a Monterey lungo la strada per arrivare a San Francisco. Decidiamo di non percorrere completamente l’autostrada ma preferiamo fare la strada costiera, più lunga ma credo più bella. Percorriamo quindi l’autostrada 101 per uscire a S. Luis Obispo per seguire la California 1. Qui sono alle prese col mio primo pieno di benzina e faccio clamorosamente cilecca…Non ho mai usato il self…Viene fuori la comprensiva addetta che mi abilita la pompa, in futuro al quarto tentativo riesco a capire i meccanismi, non difficili in realtà.., e solo il fatto che alcune pompe comunque non riconoscono carte straniere non mi permette sempre di andar via senza neanche passare all’interno. Facciamo tappa per pranzo a Morro Bay, splendido borgo marinaro dove facciamo la conoscenza con un leone marino che nuota tra le imbarcazioni. Mangiamo in una specie di panetteria self service nei pressi dell’ampio parcheggio presente, sarà uno dei pochissimi posti dove non ci accolgono a braccia aperte…Dopo pranzo proseguiamo la visita della graziosa cittadina e vediamo le sue enormi spiagge battute dal vento. Proseguiamo sempre in direzione nord con la strada che corre parallela all’oceano, ci sono numerosi vista point dove si fermano i turisti come noi. Durante una delle numerose soste per ammirare il paesaggio e far foto notiamo sdraiati a crogiolarsi sulla sabbia numerosi leoni marini. Si prosegue e la strada passa a mezza costa e l’oceano è decisamente più in basso, numerosi gli sguardi su splendide insenature, in particolare nella zona del Big Sur che si trova dopo esser passati all’interno di una splendida area forestale. Arriviamo a Monterey e ci dirigiamo verso l’hotel Best Western Ramona Inn (86 euro), appena al di là di un’uscita autostradale. La zona è costellata da numerosi motel. Rapide le formalità di check-in. Poco dopo (sono circa le 19) ci dirigiamo verso il centro di Monterey e parcheggiamo nei pressi della Cannery Row, la strada principale parallela all’oceano. Troviamo l’unico parchimetro dove hanno asportato l’adesivo degli orari del parking, così paghiamo per poi accorgerci che dopo le 20 il parcheggio è gratuito.. Facciamo un giro per la via e decidiamo di fermarci per la cena in un locale caratteristico (Louie Linguins), molto grande e dove mangiamo molto bene (60 euro). Siamo, nonostante non sia tardissimo, comunque tra gli ultimi. E’ meglio non arrivare più tardi delle 20 /20e30 per cenare nelle zone da noi toccate. Sabato 8 agosto: Dopo la buona colazione a base di paste, brioche caffè, ecc… nella strettina hall dell’hotel ,partiamo e ci dirigiamo a pochi chilometri verso la famosa 17 Miles Drive, un percorso automobilistico di 17 miglia a pagamento all’interno di uno splendido scenario. Vengono toccate le colline che circondano Monterey dove ci sono ville mozzafiato, il parco nei pressi dell’oceano, le solitarie spiagge affacciate sull’oceano e i famosi campi di golf di Peeble Beach. Un ambiente, questo della 17 Miles, molto esclusivo, secondo me un percorso da fare. Verso fine mattinata ci dirigiamo a Carmel dove parcheggiamo in un multipiano. La cittadina molto bella e vivace con le sue numerose gallerie d’arte e negozi d’antiquariato, pranziamo in un self service e ci dirigiamo verso l’immensa spiaggia dove qualcuno sta festeggiando qualcosa sotto un enorme gazebo, i camerieri servono pranzo sulla spiaggia… Si risale in macchina e, questa volta prendendo le veloci autostrade, ci dirigiamo a San Francisco, dove arriviamo intorno alle 16: L’impatto è un po’ forte: dalla zone dove arriviamo si passa attraverso quartieri periferici che, forse complice il fatto che sia sabato, sembrano popolati solo da barboni. Un sottile filo di inquietudine ci prende, sarà così anche nei pressi del nostro albergo? No, non sarà fortunatamente così , la zona è decisamente centrale, anche se, come detto, la presenza dei barboni nelle grandi città è importante. Arriviamo al nostro albergo Grant Hotel sito in Bush Street a qualche minuto a piedi dalla Union Square e proprio a due passi da una fermata dei famosi Cable car, la zona è molto animata. Ottimo il parcheggio, compreso nel prezzo del soggiorno, proprio innanzi l’hotel, la camera non è granché, un po’ fatiscente, siamo al piano terra proprio dietro la reception, la vista è su un muro di mattoni e su fili sparsi qua e là…comunque si può dalla stanza, data la vicinanza, usufruire della rete wi fi della hall senza dover quindi fare code al pc e manca l’asciugacapelli. Nell’insieme tuttavia sento di consigliare questo hotel proprio in centro ed anche nei pressi della Chinatown, ottimo rapporto col prezzo (circa 102 euro la camera, con prima colazione inclusa per quattro persone e parcheggio..). Il tempo di rinfrescarsi, c’è molto sole e fa caldo, e siamo in strada direzione Union Square dove non manchiamo di fare un passaggio allo store Levi’s, girovaghiamo per le affollate vie e decidiamo poi di prendere un taxi, anche perché non è più prestissimo, in direzione Golden Gate. Ci carica un autista di una etnia credo asiatica che ad ogni fermata apre la portiera per sputare a terra, anche il taxi non è il massimo della pulizia…arriviamo al Golden gate e ci spiega il discorso della tariffa se decidiamo che lui ci aspetti, lo ringraziamo e lo congediamo lasciando solo un dollaro di mancia sui 18 della corsa…Siamo fortunatissimi: il Golden è visibile per tutta la sua lunghezza senza presenza di nebbia. C’è molto vento e vedere l’acqua della baia dall’alto fa una certa impressione, il traffico automobilistico è notevole ed anche quello turistico. Si vede bene anche il profilo dei grattacieli e l’isolotto di Alcatraz. Ne percorriamo un pezzo a piedi. Si decide di tornare indietro. Ci sono dei lavori in corso e gli autobus non passano, prendiamo un taxi che ha appena scaricato dei turisti dopo aver battuto sul tempo altre persone…. Questa volta il taxi e l’autista (credo sikh) sono ineccepibili e ci facciamo riportare in hotel, mancia giusta e meritata. Cena presso uno pseudo ristorante italiano proprio all’angolo, senza infamia e senza lode. Domenica 9 agosto: Sveglia con giornata bellissima e soleggiata, si integra la colazione dell’hotel presso un bistrot proprio di fronte all’ingresso della Chinatown a due isolati dall’albergo. Dopo un passaggio proprio a Chinatown ,ci dirigiamo a piedi in direzione vecchia cattedrale di St. Mary che porta ancora le testimonianze del terremoto del 1906 e poi verso la Grace cathedral che si ispira a quella di Notre Dame a Parigi al cui interno c’u na zona dedicata alle vittime dell’Aids con tanto di nomi e cognomi. Abbiamo modo di sperimentare le notevoli pendenze delle strade. Ci riposiamo su una panchina del giardino di fronte alla cattedrale dove un distinto signore inizia a fare quattro chiacchiere rispettando il mio inglese alquanto zoppicante..Ci rimettiamo in cammino, in discesa però, e andiamo verso il Financial District, ammirando i grattacieli e lungo la Market street i tram che nelle altre città non vengono più utilizzati e qui invece fanno ancora regolare servizio. Arriviamo così al porto dove, stremati, mangiamo messicano, in uno dei numerosi punti ristoro che si accompagnano a negozi e vetrine, insomma un centro commerciale riqualificato da qualche anno. Dopo prendiamo un tram che passa lungo l’asse detto Embarcadero ed arriviamo al Fhiserman’s Wharf , cuore commerciale della zona marina: innumerevoli negozi e chioschi all’interno di un mercato coperto dove viene preparato cibo da strada a base di pesce, un panino con i gamberetti è bello e mangiato…Si va verso la Ghirardelli Square, mi fermo sulla striscia d’erba a contatto con il mare mentre mia moglie va dritta alla storica fabbrica di cioccolato. Naturalmente non manchiamo la visita al famoso Pier 39 dove staziona una numerosa colina di leoni marini. Il pomeriggio è ormai inoltrato, prendiamo un bus e ci spostiamo nella zona di North Beach (quartiere italiano) dove sono presenti numerosi locali italiani, noi andiamo al Mona Lisa per la cena. Sono solo le 18 ma la stanchezza si fa sentire e comunque il locale, di tono, è ben pieno, l’interno è forse un po’ kitsch ma sicuramente il cibo è buono e tutto sommato paghiamo secondo me il giusto. Poi si torna, a piedi in discesa, verso l’hotel. Lunedì 10 agosto: Ancora una bella mattinata soleggiata. Oggi si prende il cable car (consiglio l’abbonamento giornaliero venduto sul cable stesso): ne prendiamo uno in direzione del capolinea di Market street dove assistiamo al giro della carrozza fatto a schiena su piattaforma in legno. Prendiamo un bus per dirigerci verso Alamo Square, piazza ornata da case di epoca vittoriana, colorate, in legno, molto tranquilla e con bella vista sui grattacieli della downtown. Riprendiamo due bus per arrivare al capolinea di un cable all’angolo fra la California e la Van Ness Av. Facciamo il tragitto completo fino a Market st., ci dirigiamo nuovamente verso il porto e decidiamo di prendere un traghetto di linea in direzione Sausalito, proprio dietro il Golden Gate che vediamo dal traghetto così come Alcatraz e lo skyline di SF. Bellissimo!! Sausalito è un borgo molto turistico con bei negozi e molta gente per le strade, pranziamo anche qui in un ristorante nei pressi del porto che non delude il palato.. A metà pomeriggio riprendiamo il traghetto che viene anche utilizzato da chi fa il Golden Gate in una direzione in bici. Si torna in hotel per un momento di relax e poi di nuovo sul cable car direzione Lombard Street, la strada con maggior pendenza al mondo; sono solo credo 100 metri ma la vista di tutte le curve in mezzo alle aiuole fiorite e alle case è particolare, ci sono tantissimi turisti. Di nuovo cable e si torna verso il molo ma purtroppo è quasi sera e il movimento è decisamente minore e adesso sperimentiamo la nebbia ed il freddo della baia…riprendiamo un bus e torniamo in hotel. Per la cena scegliamo un bel locale a due isolati dall’albergo lungo la Powell street, dobbiamo aspettare e ci chiedono se siamo d’accordo a farci servire al bancone, accettiamo e ci troviamo molto bene. Martedì 11 agosto: Sveglia presto e dopo una veloce colazione a base di paste e caffè in hotel, alle 7 siamo già via. Oggi si va allo Yosemite National Park non senza prima aver impostato il navigatore ed esser passati con la macchina lungo i tornantini della Lombard St., imbocchiamo il trafficato ma scorrevole Oakland Bay Bridge e seguiamo le indicazioni del navigatore che senza problemi ci conduce in autostrada fino a Manteca ,da dove lungo la strada 120 passando da Big Oak flat entriamo nel parco. Facciamo il pass annuale da 80$. Si tenga conto che non tutti gli ingressi costano 20$ e che in alcuni parchi neanche c’è stato un controllo all’ingresso, anche se ovviamente vi può essere richiesto in qualsiasi momento come ci è capitato alla valle della Morte. Abbiamo deciso di non passare dal villaggio principale perché ciò avrebbe comportato una eccessiva perdita di tempo ed anche perché in questa stagione le famose cascate sono praticamente a secco. Abbiamo programmato il passaggio ovest-est lungo la spettacolare Tioga Road che raggiunge i 3030m al Tioga Pass. Il nostro programma prevede una sosta con gita al Toulomne Grove of Giant Sequoias, il percorso non difficile, è ben segnalato e si può fare anche senza attrezzatura specifica, molto bello in mezzo ad un bosco ed alla fine si trovano queste sequoie grandissime. Al termine c’è anche la possibilità di avere un’area attrezzata per pic-nic che noi non abbiamo fatto. Tornati dopo circa un paio d’ore all’imbocco del sentiero, riprendiamo l’auto e ci dirigiamo verso il Tioga Pass: ci si ferma spesso a fare foto, ad ammirare le caratteristiche venature delle rocce levigate dal ritiro dei ghiacciai, si passa accanto a splendidi laghi (es. Tenaya lake) di acqua cristallina, si costeggiano enormi prati, insomma non siamo pentiti della scelta del percorso. Arriviamo a Toulomne Meadows dove ci rifocilliamo, c’è anche un centro visitatori. Proseguiamo ed arriviamo al Tioga pass in uno scenario di paesaggio, vastissimo, alpino, ancora boschi e laghi… Iniziamo la discesa lungo un costone largo si ma senza guard rail…e col cambio automatico non puoi scalare ma solo lavorare di freno e dopo un po’ senti odore di bruciato… Si arriva al fondo e proseguiamo in direzione Mammoth Lakes, nota località sciistica ed anche luogo di villeggiatura estiva. Arriviamo al Motel6 dove con 50 euro pernottiamo, il motel è spartano ma essenziale ed è anche pieno…non danno lo shampoo, c’è la wi-fi con scheda da grattare a 3 dollari, inclusi nella prenotazione. Piccolo giro nei negozi di fronte al nostro motel e buona cena (di nuovo al bancone) presso un steak house. Si torna in hotel, siamo a 2500m e ci sono 22 gradi alle dieci di sera.. Mercoledì 12 agosto: Sveglia ancora relativamente presto (7:15) e colazione presso una spettacolare panetteria pasticceria dove è presente ogni ben di Dio, ci si può anche sedere!! Una scelta infinita di paste, torte, croissants, ecc…. Dopo aver fatto il pieno di calorie si parte verso la Death Valley, Valle della Morte. Percorriamo la 395 fino a Lone Pine per poi prendere la 163 e la 190, non vi descrivo l’assoluta mancanza di traffico e i km percorsi in apparenza in mezzo al nulla ma in realtà in un paesaggio mutevole. sarà caratteristica di tutti i luoghi da noi visitati, escluse le grandi città naturalmente. Arriviamo a Sand Dunes, dune di sabbia, scendiamo e la temperatura si avvicina ai 45 gradi, diciamo che è anche mezzogiorno e momento migliore non si poteva scegliere, comunque il fatto di essere in un posto così bello in una situazione così nuova e particolare per noi ci fa sopportare anche questi disagi, non siamo comunque i soli…Si prosegue ed arriviamo ad un cartello che indica che stiamo scendendo sotto il livello del mare, le condizioni sono sempre più estreme. Arriviamo al centro visitatori di Furnace Creek e qui i gradi sono ormai 50…Pranzo in un self –service, abbiamo anche modo di ammirare che anche qui come dappertutto negli States c’è un campo da golf con persone che giocano all’apparenza senza risentire del caldo, ci sono anche persone che tranquillamente mangiano su una panchina…Sono circa le 15 e 30 quando risaliamo in macchina e dopo 20 minuti siamo allo Zabriskie Point, non voglio aggiungere aggettivi, forse dovrei inventarmene..Ancora 40 minuti e siamo al Dante’s View, qui l’ultimo pezzo di salita è stato un po’ duro e davo sempre un’occhiata all’indicatore di temperatura dell’acqua…Da Dante’s View altra splendida vista, in particolare della sottostante depressione di Badwater. Si risale in macchina e all’accensione panico!! La macchina fa un’accelerata per poi spegnersi…Riaccendo e tutto è a posto, forse la centralina era in sofferenza per le condizioni estreme….la nostra amica PT Cruiser non ci farà più scherzi. Continuiamo il nostro percorso attraverso l’uscita dalla Valle per raggiungere la nostra prossima tappa: alle 18 siamo a Pahrump, i gradi sono solo 40, 100 km da Las Vegas, presso il Best Western Pahrump Station dove con 70 euro abbiamo una grande stanza, internet con cavo prestato alla reception ed usufruiamo della piscina con idromassaggio. Alla sera vogliamo provare l’all you can eat presso il Terrible Casino a qualche isolato di distanza ma il ristorante chiude alle 21…Ci fermiamo quindi presso il ristorantino attiguo all’hotel, lo stesso dove faremo colazione (compresa nel prezzo!!) il mattino dopo. Giovedì 13 agosto: Stamattina ce la prendiamo un po’ più comoda, destinazione Las Vegas, dove arriviamo lungo l’interstatale 15 intorno alle 11. Percorriamo l’interstatale che corre parallela alla strip e quindi vediamo tutti gli hotels casinò, ma adesso il nostro obiettivo è il Chelsea Premium Outlet dove dopo aver parcheggiato in un multipiano ci dirigiamo e dove resteremo, con carte di credito molto attive, fino alle 16 e30…Sembra un po’ Serravalle, comunque complice il cambio favorevole, convenienza ce n’è parecchia…Dopo l’outlet ci dirigiamo verso l’hotel prenotato: Excalibur, due pernottamenti 100 euro, proprio sulla Strip. Arriviamo e c’è una bolgia, almeno per me, incredibile. Scendo e dico a mia moglie di prendere i carrelli per i bagagli ma in realtà ci sono gli addetti specifici, uno di colore che ci individua subito come italiani dal nostro, secondo lui, accento del “Padrino”…, che lo fanno (prima volata per noi….), ti chiedono il nome, fanno una distinta e poi non li vedi più; c’è un valet parking (prima volta per noi…) gratuito, do al ragazzo due dollari di mancia chiedendogli se va bene perché non so, insomma un po’ di scene fantozziane…conquistiamo la zona reception dopo aver dribblato i venditori dello spettacolo serale a base di super fighi modelli australiani..e conquistiamo le chiavi della camera senza neanche dover attendere molto. Camera essenziale ma in bella posizione: 21mo piano con vista sulla strip e vista sul neanche tanto lontano aeroporto, insonorizzata. L’albergo è immenso, due grattacieli da 28 piani, più di 4000 camere…Naturalmente c’è il casinò, i percorsi sono guidati e ben segnalati, negozi, bar e ristoranti di ogni qualità. Non mi è sembrato, così come letto in altre recensioni che l’uscita sia così impossibile, certo, è tutto enorme e talvolta ci si può confondere. Quanto detto vale per tutti i casino da noi visitati, alcuni sono collegati fra di loro senza soluzione di continuità. La descrizione delle caratteristiche di ognuno la si trova ovunque. Una mega passeggiata per la strip dove vengono consegnati a TUTTI E TUTTE bigliettini pubblicitari con i numeri di telefono delle ragazze squillo, ci sono decine di persone che li distribuiscono a pioggia. Fa molto caldo e si aggiunga il notevole traffico veicolare, nel nostro girovagare ceniamo in uno dei ristoranti del Paris. Dopo cena proseguiamo verso il Bellagio dove assistiamo allo spettacolo delle fontane danzanti, carino. Proseguiamo all’interno del Bellagio che si presenta sfarzoso e con negozi anche di alta moda. Stremati torniamo verso il nostro hotel che in fondo è solo a 3/4 isolati, ma l’immensità degli edifici dà una distorsione delle distanze… Col senno di poi forse era il caso di prendere la macchina e parcheggiarla presso un hotel più centrale la sera in modo da non dover camminare molto anche se il traffico sulla strip è molto intenso e lento, il passaggio del bus non è regolare ed è anche molto affollato. Venerdì 14 agosto: Colazione da Starbucks all’interno del nostro hotel e si prosegue il tour degli hotel casino, prendiamo la monorotaia che unisce il nostro al Luxor, visitiamo anche il Mandalay. Ritorno all’Excalibur e pranzo a buon prezzo all”’all you can eat”: decine di tavoli e una scelta sterminata fra le varie cucine (asiatica, messicana, italiana, ecc…) senza limiti, anche per il bere e per i dolci, vediamo anche un’enormità di spreco… Pomeriggio all’MGM e al Planet Hollywood e poi verso le 18 bagno ristoratore nella piscina dell’excalibur, vengono da loro forniti gli asciugamani. A cena all’interno del New York e poi giro in notturna sulle montagne russe che circondano lo stesso, bella e particolare la location. Stremati come il giorno prima torniamo in hotel. Sabato 15 agosto: Dopo colazione facciamo il check-out attraverso la TV della nostra camera e lasciamo le tessere magnetiche in un contenitore presso la reception. Riprendiamo l’auto e partiamo da LV. Secondo me, al di là di ogni considerazione sulla “bellezza” del posto, credo che un tour in questa zona non possa prescindere da un giro a Las Vegas perché anche questa è America, con i suoi eccessi e le sue particolarità…Ci tornerei, dedicando non più di un paio di giorni. Prosegue a questo punto la parte “paesaggistica” del viaggio ed andiamo in direzione del Bryce Canyon. Lungo l’interstatale 15 usciamo a St. George, Utah, dove pranziamo al KFC e dove accanto allo stesso c’è un negozio che vende articoli come stivali, cinture, cappelli e dove mia figlia maggiore acquista un desiderato, per lei, cappello western. Mentre proseguiamo in direzione del Bryce il paesaggio inizia a cambiare e diventano sempre più frequenti le tipiche formazioni rocciose di colore arancione-rosso, le soste aumentano e le foto pure; occorre tenerne conto nel pianificare gli spostamenti. Arriviamo all’ingresso del parco intorno alle 16 e andiamo subito al Lodge prenotato (Xanterra a 113 euro): un attimo di respiro, prenotiamo la cena (che sarà corretta) presso lo stesso per il turno delle 21 e 30. Si parte verso il punto più distante del parco per poi ridiscendere fino al lodge che è praticamente dietro i due più famosi vista points. Alle 18 iniziamo la nostra visita che ci lascerà senza fiato di fronte alla bellezza di queste formazioni rocciose che man mano che scendiamo e man mano che il sole cala assumono colori e sfumature incredibili, nessun racconto può render l’idea di ciò che abbiamo visto e provato e niente riuscirà a descrivere la brillantezza della notte stellata al Bryce, addirittura abbiamo visto la nube della Via Lattea. Domenica 16 agosto: Colazione (non compresa) presso il lodge e partenza in direzione Arches NP, decidiamo di percorrere le scenic bways 12 e 24 e non l’interstatale. Mai scelta fu più felice, abbiamo percorso le strade più belle in assoluto del nostro viaggio. Scenari vari, fantastici, indescrivibili, quando riguardiamo le foto e i video stentiamo ancora a credere di aver visto quei luoghi bellissimi. Finalmente dopo innumerevoli soste verso le 17e30 arriviamo all’ Arches ed anche qui, complice la tarda ora pomeridiana assistiamo ad un festival di colori, vediamo sculture bizzarre della natura, archi in pietra con il cielo azzurro intenso dietro…insomma al pari del Bryce un altro meraviglioso posto. Nel frattempo si sta facendo tardi e così decidiamo di proseguire la visita l’indomani mattina e ci rechiamo presso il motel Apache a Moab dove ci accoglie una simpatica signora che ci chiede se si lavora ad agosto in Italia perché è pieno di italiani..Il motel è carino, ha una mega freccia al suo ingresso con un indiano stilizzato, pare che vi abbia soggiornato John Wayne durante le riprese di alcuni suoi film e le sue foto abbondano nella piccola hall, la wi-fi è gratuita e anche una piccola colazione a base di caffè e merendine. Per la cena decidiamo per una Steak house (Smitty’s golden steak house, 40 euro) indicataci dalla signora ma arriviamo che c’è una comitiva di over settantenni e dobbiamo aspettare prima di sederci ed esser serviti; è già un po’ tardi e dopo aver preso i piatti unici mentre pensiamo al dessert da prendere ci portano direttamente il conto… Lunedì 17 agosto: Proseguiamo la visita interrotta ad Arches, vediamo con nuova luce alcuni posti già visti il giorno prima, vediamo due daini abbeverarsi ad una fontana a 3 metri da noi e soprattutto seguiamo il mini sentiero che ci porta al Sand Dune Arch. Andiamo a piedi passando in uno strettissimo passaggio che si apre successivamente, tocchiamo con mano le rocce che ci sovrastano verticali per decine di metri, sprofondiamo nella sabbia che oserei dire marina, c’e anche un albero in questo anfratto che sembra lontano dal mondo. “Riemersi” da questo luogo magico e visto che ormai è quasi ora di pranzo, usciamo, non senza rimpianto e prima di prendere la strada verso sud direzione Monument Valley nella Navajo Nation ci fermiamo per il pranzo a Moab da Denny’s, una catena di ristoranti dall’ottimo rapporto qualità-prezzo. Anche verso la Monument la strada è bellissima, con sfumature di colori incredibili Qualche km prima dell’ingresso iniziano ad esserci gabbiotti presidiati da indiani che vendono i loro monili. Arriviamo e qui l’ingresso è 5$ a persona, parcheggiamo ed ammiriamo, ammiriamo, ammiriamo…il vento caldo dà un ulteriore effetto a questo posto visto decine di volte nei film western. Decidiamo di non fare l’anello stradale che passa proprio tra le rocce quasi voler evitare contaminazioni, in realtà tornassi indietro farei il giro. Ammiriamo da un’altra prospettiva e cioè quella dell’hotel appena inaugurato che si trova proprio di fronte alla Monument, un po’ a rischio impatto ambientale ma in realtà abbastanza ben integrato e comunque fonte di reddito per gli indiani che non sembrano passarsela molto bene. Usciti, anche qui con rimpianto, dalla Monument ci dirigiamo verso Kayenta entrando così in Arizona dove abbiamo prenotato all’Holiday Inn (135 euro). Il check-in è un po’ lento per problemi ai terminali e c’è tantissima gente, la camera è grande e non sembra un mostro di pulizia, la wi-fi non funziona, insomma niente proprio di grave ma eravamo abituati bene. Facciamo cena presso il ristorante dell’hotel Hampton inn a circa un km dal nostro hotel. Cena con prodotti tipici e cameriere con abbigliamento tipico, lo consiglio (53 euro). Martedì 18 agosto: Check-out e colazione presso un punto ristoro di un supermercato nei pressi dell’hotel, all’interno il personale è completamente navajo. Partenza verso sud direzione Canyon de Chelly percorrendo il cuore del territorio navajo, fatto di enormi spazi dove bivaccano apparentemente allo stato brado moltissimi cavalli. Qua e là ci sono anche piccoli agglomerati di “case”, in realtà sembrano più catapecchie dove vivono molti navajo..Verso le 12 siamo all’ingresso del Canyon, classificato monumento nazionale. L’ingresso è gratuito, nel centro visitatori ci accoglie un ranger naturalmente navajo. Anche qui decidiamo di partire dal punto più lontano per fare il percorso a ritroso. I vista points sono praticamente deserti, ci sono solo in alcuni venditori di oggetti che sono appoggiati sul cofano delle loro auto. Lo spettacolo è bellissimo, tanto per cambiare; si vede bene il fondo del canyon con la sua verde vegetazione e le sue formazioni rocciose che si innalzano verticali e si vedono anche abbastanza bene le rovine dei Pueblo, popolazione antenata degli indiani. Volendo c’era la possibilità di andare al fondo del canyon con un’escursione gestita dai ranger. Sarà per la prossima volta.. La visita dura circa un paio d’ore e poi pranzo presso il ristorante Junction’s a Chinle. Ancora direzione sud verso la Foresta Pietrificata NP dove giungiamo intorno alle 18. I colori, le forme ed il silenzio del Painted Desert sono indescrivibili. I tronchi di pietra una curiosità della natura; si incrocia anche il vecchio tracciato dismesso della Route 66. Percorriamo il parco in direzione nord-sud per uscire sulla strada 180 e puntare verso Holbrook. Qui abbiamo prenotato nel motel più curioso di tutto il viaggio, il Wigwam. Motel costruito credo negli anni 40/50 dove le stanze sono dei teepees singoli in muratura. Ce ne sono solo una dozzina. All’ingresso e nelle piazzole di parcheggio ci sono macchine d’epoca anni 50 ed anche l’insegna e le luci ricordano quel periodo. All’interno è presente un piccolo “museo” con oggettistica d’epoca e un piccolo negozio di souvenirs. Dietro passa la ferrovia ma sinceramente, complice forse la stanchezza, non ne siamo stati molto disturbati. Certo il teepee non è enorme, ma c’è tutto e poi per una notte e per 46 euro direi che si può e si “deve” fare. La cena è in una steak house a qualche isolato di distanza. Mercoledì 19 agosto: Sveglia presto, colazione nell’area di servizio quasi di fronte all’hotel, dove un locale, francamente obeso e un po’ male in arnese, ci chiede un dollaro dicendo che è affamato, mah..La direzione adesso è verso ovest, siamo diretti al Grand Canyon ma durante il tragitto, lungo l’interstatale 40, ci fermiamo al Meteor Crater. Un enorme cratere formatosi dopo un impatto di un meteorite milioni di anni fa. E’ letteralmente enorme, è carino pure il centro visitatori dove vengono spiegate con pannelli ed esempi anche pratici tutta una serie di proprietà fisiche. Verso le 12, dopo aver percorso una bella strada tra ampia vegetazione siamo al Grand Canyon. Nulla da dire, spettacolo dai vari vista points che facciamo un po’ in macchina ed un po’ a piedi, le anse del Colorado si vedono in lontananza. Qui c’è molta gente ed è l’unico posto dove dobbiamo fare un doppio giro per trovare parcheggio. Se si vuole si può comunque parcheggiare un po’ all’interno ed usufruire delle navette che sono comunque indispensabili per vedere alcuni vista points. Pranziamo in un self service. Decidiamo di percorrere la direzione est per arrivare all’ingresso, meno affollato, di Desert View dove c’è anche una torre da dove una splendida vista spazia sul Canyon. Lungo le strade 64 e 89 ci dirigiamo a Flagstaff dove abbiamo prenotato al Motel Highland Country Inn a 64 euro. La cittadina è veramente carina con un nucleo centrale dove ci sono numerosi ristoranti e negozi, c’è anche una piazza dove moltissimi giovani ballano il tango. Ceniamo a base asiatica in uno dei ristoranti del centro. Giovedì 20 agosto: Alle 9 siamo già in centro a Flagstaff per fare colazione; la facciamo in un posto carino. Ho qualche “problema” col parcheggio perché è zona disco 2 ore ma il disco non c’è in macchina, così lascio un biglietto sul parabrezza. Il cameriere mi spiegherà poi che passa qualcuno a segnare con un gesso le gomme, in effetti sarà così, vabbè diciamo che ho capito, comunque stiamo meno di due ore anche perché ci aspetta una lunga tappa, più di 600 km in direzione Twentynine Palms, California. Percorriamo l’interstatale 40 fino a Seligman per poi fare una deviazione lungo il tracciato reale della 66. Seligman (negozi a tema de vedere)-Peach Springs (il nulla totale)-Hackberry (uno store troppo carino)-Kingman. Il tragitto è suggestivo tra pompe di benzina e negozi abbandonati, la strada è parallela alla ferrovia dove passano treni merci che strombazzano alla grande guidati da tre locomotori e lunghi non meno di due km, insomma un concentrato di ciò che si è visto mille volte in TV, traffico inesistente. Arriviamo a Kingman dove pranziamo da Denny’s e dove visitiamo il centro visitatori della Route 66, non granché per la verità. Proseguiamo per la 40, ed ascoltare ad una radio locale The Joker della Steve Miller Band durante il viaggio in auto non ha prezzo.. Arriviamo al confine con la California e troviamo una specie di frontiera di ingresso dove ci viene solo chiesto da dove proveniamo. Proseguiamo per la 95 e la 62 in mezzo al nulla inteso come urbanizzazione ma in mezzo a paesaggi sempre vari e lambendo il Mojave giungiamo verso le 18 a Twentynine palms al Motel Harmony (75 euro). Il motel è fuori qualche km dalla città, praticamente in mezzo al deserto, contornato da brutte lamiere, tant’è che siamo pronti ad ammettere il primo errore nella scelta. Al contrario si dimostra un gioiellino con camere nuove, belle, ben arredate, veramente un’ottima scelta. C’è la piscina con vasca idromassaggio che noi sfruttiamo per ritemprarci dal viaggio, non così faticoso in realtà, e per combattere gli abituali ormai 40 gradi… facciamo conoscenza e scambio esperienza con un gruppo di francesi che hanno fatto un giro simile al nostro.La sera andiamo verso la cittadina e mangiamo un’ottima pizza da Pizza Hut. Venerdì 21 agosto: Che bello svegliarsi al mattino in mezzo al deserto, oggi è un po’ coperto e la temperatura è solo, alle 9, di 32 gradi.. Entriamo nel Joshua Tree NP dove non c’è nessun controllo pass all’ingresso, lo percorriamo in direzione nord-sud ammirando i caratteristici alberi che gli danno il nome ed il Cholla cactus garden. Bello anche il paesaggio, come sempre. Questo parco è sicuramente meno battuto di altri ma secondo me vale la pena visitarlo. Usciamo e prendiamo l’interstatale 10 verso Moreno Valley, lambendo Palm Springs. Usciamo a Moreno e facciamo pranzo al Pollo Loco, proseguiamo lungo le sempre più trafficate strade alle quali non eravamo più abituati da diversi giorni ormai ed arriviamo verso le 16 al nostro hotel (Omni Hotel) a San Diego. C’è parecchio movimento perché l’hotel è praticamente attaccato allo stadio del baseball (Petco Park) dove questa sera e domani sera giocherà la squadra locale dei Padres contro i Cardinals di St. Louis, l’albergo è sede del ritiro dei Cardinals. L’albergo è un cinque stelle (220 euro con prima colazione di 50 euro massimo inclusa e valet parking incluso!!) L’accoglienza è per noi inusuale, anche se Las Vegas ci è servita…, scarico bagagli e consegna vettura rapidi e senza scene fantozziane. Calda accoglienza alla reception, sorrisi e disponibilità. L’albergo è veramente molto bello. Ci danno una bellissima camera al 12mo piano, accappatoi disponibili, carta igienica col fiocchetto….Internet disponibile perché mi ero premurato, leggendo un’altra recensione, di attivare gratuitamente un account come select guest member che mi permette anche di avere due bevande portate in camera al mattino. Il ragazzo dei bagagli, che ha la nonna siciliana, mi dà qualche dritta sulla zona, molto gentile anche lui. Siamo proprio all’inizio del Gaslamp District, il cuore storico di San Diego, cuore commerciale e di locali, naturalmente lo percorriamo in lungo ed in largo per poi spostarci verso la zona portuale dove c’è una bellissima camminata, si passa anche dove c’è la portaerei Midway. Ci sono decine di ragazzi e ragazze diponibili, non a modico prezzo però, a fare da taxiisti con il risciò. Alle 19 siamo in hotel per un breve riposo. Si scende per cena restando in zona e cenando bene al Ristorante Acqua al 2. Nel frattempo termina la partita di baseball e partono i fuochi d’artificio, pare si faccia molto spesso al termine delle partite. Col senno di poi forse si poteva fare un giro durante il match ovviamente pagando l’ingresso, c’erano prezzi che partivano dai 10 dollari. La cosa che mi ha colpito è l’assoluta tranquillità dei tifosi, famiglie intere, tifosi delle due squadre a spasso insieme, insomma l’Italia… Sabato 21 agosto: Sveglia un po’ più tranquilla e mega colazione in hotel a base di pancetta ed affini.. Questa mattina abbiamo deciso di visitare l’Old Town Park, il quartiere messicano. Prendiamo il trolley (tram) che passa proprio accanto all’hotel e dopo un cambio un paio di fermate più avanti ne prendiamo un altro fino al capolinea, la frequenza non è per la verità esagerata. Mentre aspettiamo la coincidenza un semi barbone ci chiede da dove veniamo e sapendoci italiani ci fa un elenco completo di piatti degno di un ristorante e ce ne indica pure qualcuno…Arriviamo ad Old Town ed è tutto molto caratteristico, decine di negozi, locali tipici, la piazza, la chiesa, lo stage delle scuole di danza con i loro costumi variopinti, insomma un tripudio do colori, odori, sapori, mangiamo tacos ad un chioschetto mentre assistiamo ad uno spettacolino. Verso le 15 rientriamo in hotel, prendiamo la macchina e, con i costumi nella borsa, andiamo a Coronado Beach dove parcheggiamo con qualche difficoltà nei pressi di alcune ville pazzesche, alcune sono in vendita, per una chiedono 7 milioni di euro… La spiaggia è immensa, il bagno però non è strepitoso, ci sono parecchie alghe e l’acqua è decisamente più fredda che a Santa Monica. Restiamo ancora un po’ ad assaporare l’atmosfera e torniamo in albergo. Siamo un po’ tristi, la fine vacanza si avvicina. Per cena ristorante parecchio chic (Trattoria la Strada) sulla strada principale, il cameriere chiacchiera volentieri, ci dice che negli Usa la soddisfazione del cliente è sacra e se lui porta un piatto ed il cliente dopo aver assaggiato cambia idea anche senza spiegazioni lui lo porta via senza farlo pagare e senza batter ciglio, sarà vero??, stento a crederci… Assistiamo anche all’ingresso di una torta di compleanno per una ragazza con la sala che intona happy birthday… Domenica 22 agosto: Ancora mega colazione e verso le 11 partenza con destinazione Marina del Rey, a 15 minuti dall’aeroporto di Los Angeles. Un incidente in autostrada allunga i tempi. All’interno delle intricate, ma non con il navigatore, autostrade di LA troviamo il nostro primo ed ultimo casello, paghiamo 4,5$ all’addetto, pare che non vengano accettati tagli superiori ai 20$. Intorno alle 14 facciamo il check-in all’Holiday Inn Express (130 euro). Mentre scarichiamo i bagagli nel garage notiamo una vettura con un signore che dorme all’interno. Restiamo un po’ colpiti ma andiamo oltre. All’uscita circa un’ora dopo è ancora lì nella stessa posizione, mah… quando verso le 18 rientriamo c’è ancora…a quel punto segnaliamo la cosa all’addetto alla reception che non pare turbato e che comunque va a vedere, quando usciremo per la cena ci dirà che è una persona estranea all’hotel che talvolta usa il garage con la macchina per stare tranquillo, mah…,e che comunque l’ha fatto allontanare. Alle 15 dopo il check-in, complice la splendida giornata di sole, decidiamo di concederci ancora un bagno a Santa Monica, restando questa volta al di qua del molo. Bagno strepitoso con onde e acqua calda, non avremmo mai voluto uscire, ci resterà sempre nella mente questo ultimo pomeriggio in California.. Rientro in hotel e ritorno per la cena a Santa Monica (che se non si fosse capito ci è piaciuta..) dove ceniamo bene in un ristorante della catena il Fornaio nei pressi del molo. Lunedì 23 agosto: Il volo della United Airlines per Londra è previsto alle 13, facciamo una buona colazione in hotel e riportiamo la nostra amica PT Cruiser al noleggio dove non ci potrebbe essere formalità di rilascio più veloce. Arrivo, scendo, scarico, l’addetto con un palmare mi rilascia una ricevuta mentre mi chiede se ci sono stati problemi e grazie e arrivederci. Il magone aumenta…La navetta ci lascia proprio al terminal. Entriamo e….bolgia incredibile…coda che quasi arriva fuori dal terminal…Ci raccapezziamo un attimo e capiamo che dobbiamo anche noi fare la coda (più rapida del previsto in realtà) per dirigerci alle decine di postazioni di check-in self service, dove Fantozzi riprende il sopravvento e ci metto un attimo a capire come inserire per il verso giusto i passaporti, nella concitazione, anche se siamo in deciso anticipo, non stampo la carta d’imbarco Londra-Milano. Registro i bagagli e faccio una piccola coda per attendere che vengano pesati dai quattro addetti che, a turno, servono le varie postazioni. Fantozzi colpisce ancora…Una valigia è decisamente sovrappeso e l’addetta ci invita a ripartire il peso in eccesso tra l’altra valigia e il bagaglio a mano, così siamo costretti ad aprire e prendere le cose un po’ alla rinfusa…Riconsegniamo et voilà pesi perfetti…A Londra al momento del rilascio delle carte d’imbarco per Milano ci chiederanno i tagliandi dei bagagli…già… che fine hanno fatto? Semplice non li abbiamo presi, così dobbiamo andare al box United nell’area transiti e farci rilasciare il numero dei bagagli per ottenere la carta d’imbarco…Vabbè alla fine tutto si aggiusta… Il volo parte ed arriva a Londra puntuale. Martedì 24 agosto: Arriviamo a Londra alle 7.30 del mattino, il volo successivo per Milano è alle 12.25; dopo aver ottenuto la carta d’imbarco gironzoliamo per il terminal che sembra bello con molti negozi, ma iniziamo ad essere un po’ stravolti e quasi in trance aspettiamo il volo per Milano che parte ed arriva puntuale alle 15.30. Recupero auto ed ancora un’ora e mezzo di autostrada. Arrivo e a letto in meno dieci minuti, sono quasi 27 ore di fila che siamo in giro senza dormire. Ci metteremo tre, quattro giorni a recuperare il Jet-lag ma NE E’ VALSA LA PENA!!!!!


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